Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Piero Giardahttps://www.openpolis.it/2012-07-13T00:00:00ZEcco la seconda fase della spending review2012-07-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647276<br />
Per comprendere il significato e l'obiettivo della spending review, questo "oggetto misterioso", rimando a due documenti. Il primo è la relazione da me presentata al Consiglio dei ministri i130 aprile scorso; il secondo, ancora più importante, è il Documento di economia e finanza 2012, dove è riportato, tra l'altro, il conto economico delle amministrazioni pubbliche con le previsioni per il periodo 2012-2015.
<p> Come si evince dal Documento, la proiezione della spesa per il personale nei cinque anni, 2011-2015, passa da 170 a 169 miliardi, quindi resta stabile in termini nominali. Anche la spesa per consumi intermedi è sostanzialmente invariata. All'interno di queste due categorie, la spesa sanitaria aumenta invece di 6 miliardi di euro. Ciò implica che tutte le altre voci di spesa si riducano di importi che sommati danno una cifra analoga.
<p> E' uno scenario che non ha precedenti nella storia economico-politico-sociale del nostro paese. Coloro che hanno un minimo di responsabilità, ruoli di direzione, di governo, di controllo all'interno di qualunque segmento di settore pubblico, hanno di fronte compiti di straordinario rilievo.
<p>Associata a queste dinamiche della spesa complessiva va segnalata una categoria che aumenta nel corso di questi cinque anni: è la spesa per le pensioni, la quale, nonostante le riforme, si porta appresso la storia del paese. L'Italia ha una spesa per i servizi pubblici tra le più basse dell'Europa e dell'Ocse ma una spesa per interessi e per pensioni tra le più elevate al mondo.
<p>La responsabilità di amministratori e politici è quella di limitare i danni, di evitare che i nostri figli e i nostri nipoti abbiano troppo a soffrire delle dissennatezze del passato. C'è bisogno di una cura dimagrante che gli amministratori dovranno gestire attraverso le tecniche sofisticate della revisione della spesa.
<p>Come è noto, la spending review si può realizzare secondo vari stadi. C'è quello più semplice, che il popolo ama, ovvero l'eliminazione degli sprechi. C'è quello più complesso, la parte più apprezzata dal ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ovvero la riorganizzazione della vita delle amministrazioni pubbliche rendendole più efficienti e meno costose.
<p>C'è, infine, lo stadio che reclamano alcune voci critiche nei confronti del governo, vale a dire un'operazione di arretramento strategico - come è stato scritto - della presenza pubblica nell'economia, ad esempio trasferendo parte dei servizi pubblici al settore privato con il finanziamento a carico dei cittadini. Credo che questa terza parte normalmente non venga insegnata e non faccia parte dei corsi di formazione, di preparazione e di acculturamento, anche se molti la considerano, in prospettiva, necessaria.
<p>Immagino che gli amministratori dovranno occuparsi dei primi due livelli. Ridurre gli sprechi, quindi, e a questo riguardo ci sono tante iniziative da prendere. Perché continuare a stare in uffici di 30 e 40 metri quadri? Bisogna rassegnarsi a un ufficetto di 15 metri quadri. Riorganizzare la vita delle amministrazioni pubbliche: ed è proprio a questa seconda parte che nel nostro lavoro di revisione della spesa abbiamo dedicato l'attenzione maggiore.
<p>Concludo con un augurio, rivolto a tutti gli uomini e le donne delle amministrazioni: riuscire dove altri non sono riusciti, così da rimettere ordine nel funzionamento della macchina pubblica e consentire al nostro paese di evitare di aumentare ulteriormente le tasse. <p>
<b>N.B.</b> <i>Introduzione al libro</i> "Spending review.
E' possibile tagliare la spesa pubblica italiana senza farsi del male?"
<p> «La spesa dei ministeri diminuirà di tredici miliardi»2012-04-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626863<br />
«Scribacchio». Risponde al cellulare, sobriamente, il ministro-professore Piero Giarda. Poco dopo l’ora di pranzo sta già lavorando all’attesissimo rapporto sulla spending review, cioè sulla revisione voce per voce della spesa pubblica. Rapporto che - conferma - presenterà al consiglio dei ministri per la fine del mese. Giarda è l'uomo cui Mario Monti ha affidato la missione impossibile di comprimere la spesa pubblica italiana. Attenzione, comprimere e non tagliare. Perché i tagli si fanno sulle voci che crescono. Ma adesso siamo entrati in un’altra fase: le spese ora devono diminuire in cifra assoluta, anche se il Pil tornerà a crescere.
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Tutto scritto. Quali cifre sta limando professore? Giarda questa volta non si sottrae. «E’ tutto scritto nel Def, Documento di Economia e Finanza», ricorda. Eccoli, finalmente, i numeri veri sul taglio della spesa pubblica. La tabella sul Conto economico delle amministrazioni centrali parla chiaro: la spesa corrente quest’anno dovrà scendere di 10 miliardi passando da 352 a 342 miliardi. Nel 2013 lo stesso comparto è in ulteriore dimagrimento a quota 339 miliardi. In tutto fanno 13 miliardi in due anni. Poco rispetto all'incremento delle tasse? Il prof non raccoglie. Del resto, il calo previsto di tutte le voci della spesa corrente è netto: rispetto al 2011 le uscite per gli stipendi dei dipendenti pubblici (sempre solo delle amministrazioni centrali, quindi non degli ospedali o dei Comuni) scenderanno di 1,5 miliardi su 95, tantissimo; i trasferimenti complessivi calano di quasi 10 miliardi; i consumi intermedi (dall’acquisto delle penne agli appalti) viaggiano su una riduzione assoluta di 3,5 miliardi.
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Due anni decisivi.I dati 2013 hanno un doppio valore non solo per la riduzione in sé ma anche perché il governo prevede per l’anno prossimo un aumento del Pil che - inflazione compresa - dovrebbe salire di una quarantina di miliardi. Insomma già nel 2013 - l’anno dello storico pareggio di bilancio - la spesa pubblica corrente delle amministrazioni centrali (cui andranno aggiunti gli interventi sulle periferie) inciderà meno sul Pil.
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«L’ulteriore salto di qualità che l’Italia sta perseguendo sulla spesa deve ancora essere interamente percepito nella sua portata», dice Giarda. Che spiega: «Vent’anni fa, ai tempi dei miei primi incarichi di governo, la spesa pubblica corrente, escludendo pensioni e interessi che hanno una propria dinamica, cresceva in termini reali del 2/2,5% l’anno. Negli ultimi anni i governi hanno imparato a gestirla meglio e la crescita si è fermata. Il suo peso sul Pil non è più aumentato. Ora si tratta di farla scendere in senso assoluto».
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Le resistenze. Obiettivo difficilissimo. «Quando si tratterà di passare dai progetti ai fatti occorrerà una vera e propria task force», dice il professore, che nelle scorse settimane ha parlato con il premier Mario Monti dei mille nodi che dovranno essere sciolti. Incontri che hanno fatto parlare di resistenze da parte dei ministeri (e dei ministri) sulla cui pelle i tagli andranno ad incidere. «Per quanto mi riguarda ho avuto collaborazione piena - ci tiene a sottolineare Giarda – dai Ministri e dalle strutture ministeriali. E non lo dico per diplomazia perché è ovvio che su questa materia convivono anche opinioni legittimamente diverse. Tuttavia da parte di tutti c’è la consapevolezza che la riduzione della spesa è un passaggio ineludibile». Per questo Anna Maria Cancellieri, agli Interni, ha messo in piedi una struttura che sta facendo quelle che in gergo sono state chiamate «autovalutazioni». In pratica il ministero si interroga sulla qualità della spesa dei suoi uffici (le Prefetture sono da anni nel mirino). Lavoro delicato visto che si tratta di infilare le mani nella divisione dei compiti e nelle gelosie dei nostri sei corpi di polizia. «Analogo discorso vale per il ministero della Giustizia», sottolinea Giarda. Ed è noto che il Guardasigilli, Paola Severino, sta lavorando alla chiusura di una piccola miriade di tribunali minori, la Difesa punta a ridurre il personale (ma è tiepida sull'eliminazione di alcune indennità riconosciute ai militari) e gli Esteri dovrebbero ridefinire la rete degli uffici e le retribuzioni riconosciute al personale all’estero.
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Gli incontri. Un lavoro certosino. «Che io sto seguendo per la mia parte - assicura Giarda - Incontrando per ora le amministrazioni centrali». L’ultimo vertice, di pochi giorni fa, con il top management dell’amministrazione penitenziaria nella monastica cornice dei benedettini di Subiaco. Risultati? Tutto top secret. L’ultimo interesse di Giarda è quello di accendere focolai di tensione.
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Ma non è un mistero che siano tornate a galla ipotesi alle quali avevano lavorato negli anni Novanta le squadre tecniche di Sabino Cassese e Franco Bassanini: l’ufficio unico provinciale (dove raggruppare le sedi periferiche di varie amministrazioni per migliorare il servizio e ridurre le spese e gli affitti); l’eliminazione di doppi servizi - e carriere - nelle forze dell’ordine; lo snellimento a tutti i livelli di strutture e di dirigenti; l’introduzione di criteri manageriale nella gestione delle strutture pubbliche. «Ma nessuno si attenda miracoli - si schermisce Giarda - Per ora sto lavorando a fissare la strategia, fatta di comportamenti e regole». Poi si passerà ai fatti. E qui dovrà dire la sua Mario Monti.
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