Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Francesco RUTELLIhttps://www.openpolis.it/2011-07-15T00:00:00ZSenato, Rutelli presidente gruppo “Per il Terzo polo” 2011-07-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590124«Ci unisce la volontà – si legge nel documento costitutivo del gruppo Fli-ApI – di promuovere nella fase conclusiva della legislatura un’azione parlamentare innovativa e propositiva». «L’esaurimento politico della maggioranza formata da Pdl e Lega e la funzione ripetitiva e culturalmente minoritaria delle opposizioni di sinistra, offrono un’opportunità preziosa ed aprono uno spazio politico importante: l’unione di forze riformatrici, moderate, liberali capaci di proporre un’agenda politica e parlamentare credibile nella difficilissima situazione economico-sociale dell’Italia», sottolineano.
«Il nostro operato – precisano i senatori del gruppo – sarà coerente con il “Patto tra i parlamentari del Terzo Polo”; mira a sostenere, dall’opposizione, quelle misure riformatrici necessarie per il bene del Paese; intende consolidare la nostra capacità di formare in Parlamento un’agenda per il buongoverno futuro dell’Italia».Rutelli: «Coalizione coesa? È formata da 17 partiti»2011-06-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it585458«L'elogio del bipolarismo, sentito oggi, finisce nel ridicolo se vediamo la natura della vostra coalizione». Lo dice Francesco Rutelli, durante il dibattito sulla informativa del presidente del Consiglio in Senato. Il leader di ApI replica alle critiche al Terzo Polo, ricordando che la coalizione di governo non è formata solo da Pdl e Lega «con relative correnti», ma da «17 partiti» elencando i vari gruppi e esponenti politici che hanno supplito all'uscita dei finiani. «E ci venite a parlare di coalizione coesa?», chiede Rutelli tra gli applausi dell'opposizione. «Oggi sarebbe stata una buona occasione per il governo di non ripetere schemi logori: promettere miracoli, realizzare ben poco, dare la colpa a qualcun'altro. Ma così non è stato, tanto che - ricorda Rutelli - già nel 1994 abbiamo sentito promesse sulla riforma del fisco». «All'Italia - conclude Rutelli - serve una soluzione alla tedesca. Il Paese ha bisogno di una convergenza su riforme strutturali dell'economia, così come indicato dal governatore della Banca d'Italia, Draghi nelle sue considerazioni finali».Pontida, Rutelli: «Ormai governo al tutti contro tutti»2011-06-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it585460«Dopo il triste incontro di Pontida, il governo è al tutti contro tutti»: lo afferma il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli. «Ogni partito e partitino, ogni corrente e personaggio locale spara improbabili pretese per dimostrare di contare in una coalizione paralizzata e impotente di fronte alla gravissima crisi economico-sociale», sottolinea Rutelli. «Il Terzo polo - conclude il leader dell'Api - deve rapidamente organizzarsi ed integrarsi per affrontare in modo adeguato le sfide davanti alla Nazione».Rutelli: no sull'acqua, il Pd rinnega se stesso2011-06-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583834Rutelli: no sull'acqua, il Pd rinnega se stesso
Alle prese coi suoi due cani, in un sabato di tutto riposo, <b>Francesco Rutelli fa il punto sui referendum e non solo. Intanto quelli sull’acqua: «Non sono veritieri».</b> Alleanza per l’Italia <b>«lascerà libertà di voto, ma io voterò “no”»</b>. Il Partito democratico? «<b><b>Si è rimangiato la linea che aveva per inseguire posizioni movimentiste. La legge che si vuol abrogare è al 100% quella che avevamo voluto quando eravamo al governo</b><b>».</b> E sullo scenario politico, lancia un segnale di distensione non da poco: «Non voglio lo scalpo di Berlusconi, ma che si chiuda al più presto una stagione».</b>
Partiamo dai quesiti sull’acqua. Insomma non è vero che si vuole privatizzare?
<b>«È falso. Se passano i “sì” diventerà più difficile avere acqua a buon mercato e investimenti in un settore per il quale non possiamo chiedere ai cittadini di pagare costi che il pubblico non può sostenere. Toccherà all’Autorità, da poco istituita, vigilare che non ci siano abusi. Lo slogan per cui l’acqua deve restare pubblica è solo simbolico. L’acqua è pubblica e resterà tale».</b>
http://www.libero-news.it/blog.jsp?id=1580Commissione su magistratura. "Non ci perderei nemmeno un minuto"2011-05-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560452<br />
Il leader dell'Api, Francesco Rutelli, liquida l'idea Commissione dichiarando che "non ci perderei nemmeno un minuto. Berlusconi pensi a governare - ha aggiunto - e faccia le riforme che servono al Paese".<br />
ApI, Rutelli: «Siamo il terzo partito a Roma»2011-02-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558117«A Roma oggi l’ApI è il terzo partito della città dopo Pdl e Pd». Lo dice il leader dell'Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli, arrivando all'assemblea regionale del suo partito.
ApI, spiega Rutelli, è terza per numero di eletti nei municipi e nelle istituzioni territoriali: «Ha decine di amministratori ed è una forza determinante per il presente ed il futuro della città». Non solo, aggiunge il senatore: «Ormai abbiamo duecento amministratori nelle cinque province del Lazio». «L'Api è nel Terzo Polo e vuole aggregare anche realtà civiche - sottolinea Rutelli - il mio impegno è far emergere nuovi amministratori e nuovi politici giovani che si candidino per raddrizzare le sorti di questa città che versa in una crisi gravissima».Governo di larghe intese. Due anni per rilanciare l'economia - INTERVISTA 2010-12-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548593<br />
<b>Francesco Rutelli, il premier Silvio Berlusconi ha definito lei, Casini e Fini, «maneggioni della vecchia politica».</b>
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Il leader dell'Api (Alleanza per l'Italia), alleato di Udc e Fli, risponde al veleno con il veleno: «Non mi interessano queste polemiche. Se poi vengono da un governo che passa dal caso Verdini a quello Cosentino, alle preoccupazioni americane sulle forniture energetiche russe...».
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<b>Scambio di accuse a parte, che cosa succederà il 14 dicembre?</b>
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«Berlusconi cerca di avere almeno un voto in più, ma è evidente che, se anche ciò avvenisse, non basterebbe per governare il Paese. Due anni fa il governo Prodi non cadde per la defezione di alcuni senatori, ma per motivi politici: l'Unione era scoppiata. Oggi accade lo stesso, perché la crisi è già in atto ed è provocata dalla rottura tra Fini e Berlusconi: quella maggioranza non c'è più, si è chiusa un'epoca».
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<b>Se sarà crisi di governo e non si dovesse andare al voto, come si comporterà il Terzo Polo?</b>
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«La via maestra è la creazione di una larga maggioranza: sarebbe inconcepibile affrontare l'attuale, grave, crisi economica con un governicchio. Ci vuole un esecutivo di larga convergenza che faccia scelte coraggiose per la crescita dell'economia. Ormai è sotto gli occhi di tutti: la mezza mela di destra ha fallito, come anche quella di sinistra. E domani saranno più deboli di ieri. La missione del Nuovo polo è quella di creare un nuovo equilibrio».
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<b>Ma con chi dovrebbe allearsi il Terzo o, come dice lei, «Nuovo polo», per dare vita a questo governo di «larghe convergenze»?</b>
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«Bisognerà costituire una maggioranza più larga possibile, che a destra dovrà coinvolgere il Pdl e fare i conti con la Lega, cioè con l'attuale maggioranza, e a sinistra il Pd. Con Di Pietro sarà più difficile perché non è interessato a soluzioni costruttive: è l'altra faccia del populismo».
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<b>Si dovrà occupare solo di economia o anche di legge elettorale?</b>
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«La legge elettorale resta sullo sfondo perché è a tutti evidente l'assurdità di un sistema che offre il premio di maggioranza, il 55% dei seggi, a coalizioni che ormai viaggiano sotto il 40% dei voti. Non succede neppure in Birmania. La vera emergenza italiana è la stagnazione economica e la crisi del lavoro. È su questo che si dovranno concentrare gli sforzi del nuovo governo che, speriamo, abbia i prossimi due anni per approvare quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno e che né questo governo, né quello dell'Unione è riuscito a fare. Una cosa comunque è certa: il Nuovo polo non sarà, come dicono alcuni, "il partito della spesa". Anzi, il nostro obiettivo sarà quello di dare stabilità ai conti e ricostituire l'avanzo primario».
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<b>Ma chi dovrà guidare il governo delle «larghe convergenze»? Anche lo stesso Berlusconi?</b>
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«Io non l'ho mai votato per 16 anni. Le pare che possa votarlo adesso? Ci sono almeno cinque personalità in grado di farlo, ma è presto per fare nomi e chi decide è il presidente della Repubblica».
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<b>Chi sarà il leader del Nuovo polo: lei, Fini, Casini o, magari, un «papa straniero»?</b>
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«È prematuro parlare di leadership, noi tre ci stimavamo già prima, oggi abbiamo una bella intesa, non ci divideremo».
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<b>Ma se si andrà invece a votare dovrete porvi il problema.</b>
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«Certo. Ma una cosa è sicura. Anche se non si cambierà la legge elettorale saremo comunque determinanti. I sondaggi già parlano del 20% e ciò vuol dire che chiunque vincerà alla Camera, con il premio di maggioranza, al Senato dovrà fare i conti con noi. In altre parole: se non sarà possibile creare da oggi un nuovo governo di larga maggioranza, come noi auspichiamo, si perderà solo del tempo prezioso per l'Italia perché si sarà costretti comunque a farlo dopo le elezioni, dato che nessuno prevarrà a Palazzo Madama. E, intanto, l'Api sta crescendo: è nata appena un anno fa e oggi già conta 1.200 eletti nelle amministrazioni locali. Raccoglierà presto altri 5 consiglieri regionali. Più che sui deputati in cerca di conferma, puntiamo su molti giovani che, controcorrente, si riavvicinano alla politica: li raduneremo a Siena all'inizio di gennaio».<br />
«Casini si decida. Non capisco la sua strategia, ma sarà la Lega a staccare la spina a questo governo» - INTERVISTA2010-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502961<br />
«Sarà la Lega a staccare la spina a questo governo». Francesco Rutelli, leader di Api non ha dubbi. Si dice d'accordo con Casini su molti punti, e auspica, viste le difficoltà della maggioranza, un «governo del presidente, ma la vedo dura, perché dovrebbe condividerlo anche Berlusconi», capace di avviare «le riforme necessarie al Paese», perché «è chiaro a tutti - sottolinea - che l'Italia è in una trappola e non ce la fa ad uscirne».
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<b>Di quale trappola parla?</b>
<p> «Questi diciassette anni di bipolarismo, che non ha portato alle riforme. Funziona nelle città, ma non al governo. Ha fallito nel creare un centrodestra europeo e un moderno centrosinistra. Si è fondato sulla delegittimazione dell'avversario politico».
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<b>Ma la maggioranza, in questi giorni, più che alle riforme guarda ai problemi interni. Berlusconi ha visto Casini ma dalla Lega è subito arrivato lo stop all'Udc. Cosa ne pensa?</b>
<p> «Penso che sarà la Lega a staccare la spina a questo governo... Berlusconi, infatti, si è ormai reso conto che il suo governo dipende esclusivamente dalle volontà del Carroccio. E per questa ragione cerca di riaprire altri dialoghi. Ma sul piano sostanziale se la Lega, che ormai è azionista decisivo del bipartito di maggioranza, non incasserà i dividendi annunciati nel Nord col federalismo, si chiamerà inevitabilmente fuori. Perché lo scopo vero di questo partito non è unire e guidare, ma dividere il Paese».
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<b>E Casini a quel punto potrebbe tornare in gioco. Da qui l'incontro a cena?</b>
<p> «Di cene se ne fanno a centinaia. E Berlusconi se vuole complottare con qualcuno ha mille occasioni per farlo, senza finire sui giornali. Di Casini condivido molte scelte politiche. Così come ho condiviso le sue critiche sulla manovra e sul federalismo fiscale. Ora c'è da chiedersi, però: qual è la sua strategia? Perché se non si concretizza la strategia che io chiamo Terzo Polo, con obiettivi ben precisi, allora Casini rischia un predellino bis. Perché Berlusconi, in questi anni, ha già dimostrato di essere il più concreto nelle strategie, ma anche il più veloce e il più furbo».
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<b>Pensa che il terzo polo sia l'approdo naturale anche per Casini?</b>
<p> «Sì. Certo, il terzo polo non sarà solo un'aggregazione di partiti, di questo o quel capo, ma un soggetto capace di fare proposte al Paese per l'uscita dalla crisi, che ci inchioda e ci impoverisce. Perché l'Italia è in trappola, e insieme dobbiamo trovare il modo di farla uscire per superare una crisi economica strutturale: il senso di questa nuova aggregazione sarà per mettere in piedi le riforme».
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<b>Ma il terzo polo non è mai decollato, e poi chi farà il leader?</b>
<p>«Intanto creiamone le basi. Api sta crescendo ogni giorno, ma non vogliamo essere un partito in più; progettiamo di unirci, di concorrere alla forza centrale della politica futura. Quanto alla leadership, si conquista sul campo. Si vedrà alla prova del coraggio, delle idee e dei fatti».
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<b>Lei vede un rischio elezioni? Il presidente Schifani ha sostenuto che se non si trova una pace strategica con Fini c'è il rischio rottura...</b>
<p> «Non metto il becco nel dissidio tra il presidente della Camera e quello del Senato. Di certo Fini è un leader politico e cofondatore del Pdl. A Schifani chiediamo, invece, di essere un buon presidente del Senato. Ciò detto non credo che ci sarà la crisi di governo, perché tutti corrono il rischio di trovare un quadro peggiore di quello che lasciano. Ci vorrebbe un governo del presidente, ma non vedo oggi la disponibilità a condividerlo da parte di Berlusconi. Temo, quindi, logoramento, proliferazioni di correnti nel Pdl, paralisi delle riforme».
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<b>E il Pd cosa farà?</b>
<p> «II Pd è sempre abbastanza qualcosa. È abbastanza favorevole al federalismo, è abbastanza favorevole alle primarie, è abbastanza socialdemocratico, è alquanto favorevole alle riforme della giustizia. Ma anche, spesso, abbastanza contrario. Alla fine di tutto questo essere abbastanza qualcosa, rischia di non rimanere nulla».<br />
Festival Energia, tra elogio delle fonti e polemiche 2010-05-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it500580Il senatore, Francesco Rutelli, presidente del Centro per un futuro sostenibile, intervenuto al festival, ha parlato di rinnovabili e Green economy, sottolineando come per una seria politica ambientale in Italia occorra risolvere due questioni: "Da un lato - ha dichiarato -, un ambientalismo negativo, che si pone come gendarme del no piuttosto che come forza innovativa; dall’altro, un Governo che su questi temi sembra essersi semplicemente lasciato trascinare, anche piuttosto malvolentieri, su una strada tracciata da altri, con atteggiamenti contraddittori. Durante il G8 all’Aquila, il nostro Paese si è fatto promotore di un documento finale sull’ambiente di grande impatto e poi nelle diverse sedi europee, nei diversi momenti di confronto di questo negoziato complesso, guida il fronte dello scetticismo".
Secondo Rutelli, i governi italiani succedutisi nel tempo, hanno avuto un atteggiamento discontinuo in materia ambientale ed energetica, con provvedimenti parziali ed efficaci (come gli incentivi alle rinnovabili e al settore edile; misure per il risparmio energetico e l’efficienza oppure il miglioramento dei carburanti); per questo servirebbe assumere questo tema come centrale per lo sviluppo, recuperando il passo rispetto ai maggiori paesi europei (la Francia, che ha unificato le competenze in un unico Ministero, quello dell’Ecologia, dell’Energia, dello Sviluppo durevole e del Mare, la Gran Bretagna e la Germania): "Con il 'Centro per uno Sviluppo sostenibile' - ha dichiarato Rutelli -, di cui sono presidente, abbiamo fissato un appuntamento nazionale, a fine giugno, per tirare le somme delle negoziazioni dopo Copenaghen, per capire dove si può andare e quale deve essere il ruolo dell’Europa e dell’Italia. Intorno a questo tema vorrei riuscire a sviluppare una cinvergenza bipartisan".
In merito alla questione del nucleare, l'ex ministro ha precisato di avere perplessità, ritenendo più giusto attendere "una generazione di reattori tecnologicamente più affidabili e soprattutto economicamente più interessanti": "Perché Berlusconi - ha puntualizzato Rutelli - in campagna elettorale è andato in Puglia a rassicurare 'non costruiremo centrali nucleari in questa regione'? Perché non ha chiesto un esplicito impegno da parte dei candidati del centro destra a sostegno di una politica che hanno molto chiaramente delineata, in merito alla quale sono stati siglati accordi internazionali? Insomma, ci sono delle contraddizioni evidenti".
Quanto allo sviluppo della green economy, cioè di un tessuto industriale reale, italiano, significativo, ci sono alcuni interventi che Rutelli pensa fondamentali: "Agire sulla rete, definire una legislazione semplice e coerente, dare stabilità agli incentivi. Impedire ogni possibile infiltrazione della criminalità: non possiamo permetterci che questo settore - innovativo e promettente - sia condizionato fin dalla sua nascita da poteri mafiosi, per arrivare a due obiettivi prioritari, ossia "limitare la dipendenza energetica e ridurre il costo dell’energia per le imprese".«Il nuovo partito si chiamerà "Alleanza per l'Italia". Il simbolo definitivo sarà scelto online»2009-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418862<br />
«La prima convention a Parma l'11 e 12 dicembre»
«Il Pd è andato a sinistra. Presto collaborazione con Casini»
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“Alleanza per l'Italia”, è questo il nome del partito lanciato da Francesco Rutelli insieme ad altri esponenti politici come <a href="http://www.ilmessaggero.it/stampa_articolo.php?id=79658"><b>Bruno Tabacci</b></a>, Lorenzo Dellai e altri esponenti della società. Il movimento celebrerà la sua prima convention a Parma i prossimi 11 e 12 dicembre.
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«Ci saranno nuove adesioni». Nella conferenza stampa, Rutelli si limita a una battuta telegrafica: «Comincia oggi il cammino per aggregare l'Italia popolare, liberale e riformatrice». Per poi aggiungere di attendersi «una crescita» del movimento, perchè «c'è una dinamica molto forte che si tradurrà in nuove adesioni».
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Simbolo sarà scelto online. Il simbolo, per ora è formato dalle due parole Alleanza e Italia unite da una «X» in bianco e rosso: ma il simbolo definitivo sarà scelto attraverso un concorso su internet. In sala, come «osservatori» i liberali Carlo Scognamiglio e Paolo Guzzanti; mentre Giorgio la Malfa, uscito dalla coalizione di centrodestra, dice di sperare di «trascinare il Pri in questa avventura».
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Umiltà e ambizione. Il compito di presentare il progetto politico è affidato a Dellai e Pisicchio. Il sindaco di Trento annuncia il nome e il primo appuntamento ufficiale del movimento. «Umiltà e ambizione» sono le parole chiave suggerite da Dellai: «Intendiamo allargare l'alleanza, incontrare tante altre realtà. Non siamo un piccolo partito di chi deve ricollocarsi, il nostro è un obiettivo più ambizioso».
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Alternativa al populismo. «Vogliamo essere un'alternativa - dice invece Tabacci - al populismo che viene seminato a piene mani dal premier e dal suo principale alleato, la Lega. Ma siamo critici anche verso l'opposizione : il Pd è diventato un prolungamento dei Ds, e la corrente giustizialista non ci piace». Alleanza per l'Italia , spiega Tabacci, giudica «indifendibile» l'attuale bipolarismo, ed è alla ricerca di nuove strade, perchè, dice sempre Tabacci, «siamo convinti che qualcosa si sta muovendo nel paese». Il manifesto del movimento, insiste anche sulla necessità di superare «la contrapposizione cieca» tra maggioranza e opposizione.
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«Il Pd è andato a sinistra. Io lo rispetto, ma noi abbiamo creato un movimento in grado di unificare le forze democratiche, riformiste e liberali per migliorare questo nostro paese», ha spiegato Francesco Rutelli a margine della conferenza stampa di presentazione del movimento. Alla domanda su quale sarà il rapporto con Casini, Rutelli risponde: «ci sarà una collaborazione molto presto».
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Tabacci sostiene che «Berlusconi ha in mente il modello Putin, nel quale il parlamento non conta. Noi invece guardiamo al modello delle democrazie parlamentari europee». Per quanto riguarda il futuro dei parlamentari che hanno aderito al progetto, Tabacci spiega: «per ora andiamo nel gruppo misto. Poi dipenderà da chi verrà».
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Casini: «La sua battaglia è la nostra battaglia. Sono convinto che sia un tentativo, quello di Rutelli, che vada incoraggiato, la politica la si fa con i desideri e la realtà. La realtà è che c'è una costituente di centro che ha ottenuto due milioni e mezzo di voti. E se Rutelli lavora bene raddoppiamo», ha dichiarato il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in un'intervista a Radio Anch'io.
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«Il mio partito è pronto» - INTERVISTA2009-11-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418754<br />
Francesco Rutelli sta preparando il lancio del suo nuovo movimento politico. «Ancora qualche giorno di pazienza - dice al <i>Riformista</i> - mercoledì prossimo presenteremo il nome e il portavoce, che non sarò io». Con la crisi del centrodestra che precipita di giorno in giorno si potrebbe pensare che l'uscita di Rutelli dal Pd sia stata calibrata proprio in previsione di nuove elezioni anticipate. Ma l'ex leader della Margherita nega. Considera una iattura il ritorno alle urne: «Non produrrebbe altro - dice - che una ulteriore radicalizzazione dello scontro. Sarebbe una catastrofe».
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<b>Lei infatti ha già caldeggiato la nascita di un governo del presidente per fronteggiare l'emergenza. Ci crede ancora?</b>
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Un piccolo spiraglio pu esserci, ma è prematuro parlarne e resta largamente improbabile, perché non so se esista in questo Parlamento una maggioranza di liberi e forti.
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<b>Si dice che Berlusconi voglia tornare alle urne per mettere a tacere i suoi oppositori interni.</b>
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E cosa cambierebbe? La situazione del paese è drammatica. <br />
E io la vivo con profonda angoscia. La promessa elettorale del centrodestra non è realizzabile, sia per la crisi economica sia per l'emergere di una crisi politica interna alla coalizione. La crisi ha portato indietro di dieci anni la ricchezza nazionale. Le ricette del governo non sostengono la crescita. Tremonti è in trincea per evitare maggiori spese, ma tutto conferma che in Italia il vero partito della spesa pubblica è il centrodestra. <br />
Ogni anno che il Signore ci manda noi spendiamo 75 miliardi di interessi sul debito pubblico e ci scanniamo per decidere come allocarne due o tre, come sta accadendo oggi (ieri, ndr) al Senato. Ma dopo la guerra dei quindici anni, e finché resta questa offerta politica bloccata, non ci sono le condizioni per una generale assunzione di responsabilità.
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<b>Sul premier incombe anche una questione giudiziaria. Può essere questa a riportare il paese alle urne?</b>
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Se qualcuno ancora pensa che si può ancora sconfiggere Berlusconi per via giudiziaria sbaglia oggi come sbagliava in passato. Non è così che Berlusconi si farà da parte.
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<b>Ma in molti scalpitano per la successione. Gianfranco Fini, per esempio.</b>
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Fini è in una crisi profondissima e si sente più fuori che dentro il progetto politico del Pdl.
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Tremonti?</b>
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Tremonti aspetta dal 1994 di succedere a Berlusconi. E' uno dei papabili, ma è anche chiaro che per la prima volta si è aperta una falla nel suo fronte di riferimento:
aveva la Lega dietro di sé, adesso ne ha solo una parte.
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<b>Anche Casini spera di ereditare?</b>
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Casini è fuori dal Pdl. E sta conducendo una battaglia coraggiosa.
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<b>Ora si è aperta pure la sfida per la successione a Bossi nella Lega.</b>
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Bossi comanda l'agenda del governo. <br />
Questa situazione sta provocando un profondo disincanto nell'elettorato moderato.
E rischia di produrre altri danni. Perché uno schema politico in cui continua a crescere lo spazio della Lega porterà alla nascita di un partito del sud, ma non nel senso lombardo. Si metteranno insieme pezzi di classe dirigente locale che sentendosi esclusi dalla cabina di comando si attrezzeranno per mantenere una capacità contrattuale. <br />
E questo non avverrà nell'interesse generale o del Mezzogiorno ma di interessi particolari, e non è detto che siano sempre limpidi.
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<b>Si dice che anche Rutelli voglia partecipare alla spartizione dell'eredità politica del Pdl.</b>
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La successione nel centrodestra non è affare mio. <br />
E' evidente che non ce la fa un centrodestra che diventa sempre più destra, come è evidente che la sinistra non offre un'alternativa. L'opposizione rimpicciolisce anziché espandersi. <br />
L'unica possibilità è preparare una nuova offerta politica. A questo sto lavorando. Non alla fondazione di un partitino centrista, ma al nucleo di una iniziativa destinata crescere e ad aggregarsi con altre forze. Certamente la nostra strada incrocerà l'Udc. Ma dobbiamo immaginare qualcosa di molto più ambizioso.
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<b>Confida nella scesa in campo di Montezemolo?</b>
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Con lui i rapporti sono più che amichevoli, ma Luca ha spiegato che non vuole pronunciarsi oggi sul suo impegno in politica e non sarò io a tirarlo per la giacca o a collegarlo alla nostra iniziativa. E' incoraggiante intanto che tra i firmatari e gli aderenti al nostro manifesto ci siano già molte personalità dell'impresa e dell'economia.
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<b>Dal Pd continuano a pioverle molte accuse. Parisi e Prodi sostengono che se il Pd non è nato lei è tra i principali responsabili.</b>
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Una sciocchezza. Ho sciolto un partito, la Margherita, per far nascere il Pd, senza chiedere nulla in cambio, e mentre altri parlavano ancora di Ulivo.
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<b>Lei si è opposto a più riprese alle liste unitarie dell'Ulivo da cui il Pd è poi nato.</b>
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Abbiamo fatto liste dell'Ulivo in Europa nel 2004 anche se ci siamo subito divisi tra socialisti e liberaldemocratici.<br />
Le abbiamo fatte alle regionali del 2005. Ma per fare liste nelle elezioni politiche ci vuole un partito, non un cartello. Cos'era l'Ulivo, del resto? Oggi l'alleanza anche con Diliberto, un altro giorno il quasi - partito di Prodi e quello dopo l'alleanza Ds-Margherita. <br />
L'Ulivo non era altro che il modo di accompagnare la transizione della sinistra postcomunista verso un approdo democratico compiuto.
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<b>Cos'ha contro la parola sinistra?</b>
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Ho posto delle condizioni quando abbiamo sciolto la Margherita: mai coi socialisti europei, no al collateralismo, cioè autonomia rispetto alle strutture organizzate del Pci, e fondazione di un nuovo pensiero pluralistico. Tutte mancate. <br />
Se qualcuno pensava che potessi entrare in un partito di sinistra faceva bene a dirmelo prima. Schroeder ha chiamato nuovo centro la Spd di dieci anni fa. Blair ha rivoluzionato il Labour dodici anni fa. E noi stiamo ancora a discutere di una fisionomia socialdemocratica?
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Il programma di Veltroni era molto blairiano. Gli elettori lo hanno bocciato.</b>
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Il Pd ha ottenuto un buon risultato col 33 per cento. Poi è annegato in una attività quotidiana che non rispondeva a messaggi e priorità forti, ma a un eclettismo senza fine. Un partito dell'alternativa deve dire al paese le due, tre cose che vuole fare. Se ne vuole fare sessanta, non ne rimane nessuna.
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<b>Lei rimprovera al Pd anche la deriva dipietrista, ma fu tra i dirigenti che tacquero davanti alla scelta di Veltroni di allearsi con l'ex pm.</b>
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Veltroni ci spieg che, secondo i sondaggi, con l'alleanza con Di Pietro eravamo a pochi punti da Berlusconi e ci giocavamo la possibilità di vincere. Si è assunto questa responsabilità e nessuno si è sentito di rifiutare una chance competitiva. Ma il problema è che non è stato congegnato un meccanismo di gestione di questo rapporto che garantisse il Pd dai voltafaccia di Di Pietro. <br />
E così Di Pietro si è preso sia l'agenda girotondina sia i voti del Pd.
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<b>Si prepara a lanciare ufficialmente il suo movimento. Non è un obbligo politico misurarvi alle prossime regionali? O avete paura di contarvi?</b>
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Abbiamo ricevuto un numero pazzesco di messaggi di appoggio e solidarietà. Di delusi del Pd, di disillusi della politica e di curiosi del centrodestra.
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Solo nella mia mail personale ho ricevuto 500 messaggi di diversi esponenti politici territoriali: sindaci, assessori, consiglieri. Presenteremo subito un elenco di proposte chiare, a cominciare dal tema della laicità. E alle regionali non faremo da spettatori.<br />
«Non saremo subalterni al Pd» - INTERVISTA2009-11-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418694<br />
«Col nuovo centro tra me, Casini e Dellai, la democrazia dell’alternanza resta
Le attuali coalizioni Pd e Pdl, schiave dei rispettivi estremismi, vanno cambiate»
<p>Con D'Alema i democratici
continuano
la biografia del Pds»
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"La svolta" sembrava quella del Pd. Invece, nel sottotitolo del suo libro ("Lettera a un partito mai nato") si esplicita che il soggetto ipotizzato non esiste. E quindi di che svolta si doveva parlare? Ovviamente della sua, quella di Francesco Rutelli (ieri a Mestre ospite degli artigiani della Cgia) autore del "pamphlet" con il quale, salutando il Pd e affossandone le velleità riformiste, mette il punto sul suo nuovo approdo; un nuovo soggetto politico, un "nuovo conio" da costruire con l’Udc di Pier Ferdinando Casini «interlocutore essenziale».
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<b> Rutelli, «l’intesa con il centro è inevitabile, è sta frittata qui, un centrosinistra da prima Repubblica che è il vecchio disegno di D’Alema che non mi interessa». Parole di Cacciari. Condivide?</b>
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«L’offerta della politica va riorganizzata su basi tutte nuove. Fuori dagli schemi topografici del vecchio centro e tantomeno della sinistra. Cacciari è un bravo sindaco, un grande filosofo, un grandissimo amico. Non è un tessitore, visto il suo carattere... Le sue idee, però, sono sempre brillanti. E guai a chi me lo tocca».
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<b> Nel Pd comanda ancora D’Alema che insiste con lo stampo socialdemocratico del partito che poi si allea con un centro che però resta in posizione subalterna?</b>
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«Sì. D’Alema ha affermato la sua linea. Io mi ero affidato a Veltroni per far nascere un partito nuovo; ma, purtroppo, non ce l’ha fatta. Per questo non mi interessa un Pd che continua la biografia del Pds. Né un’alleanza subalterna. Non era subalterna la mia Margherita, figuriamoci se lo sarà la nuova creatura che prepariamo con Dellai, Tabacci, Lanzillotta».
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<b>Un nuovo conio Casini-Rutelli, ma per fare cosa? Non certo per morire democristiani.</b>
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«Quando ho parlato di “alleanze di nuovo conio”, era la stagione difficile del governo Prodi: non potevamo rinnovarci, senza che cadesse il governo, ma dovevamo far capire l’impossibilità di alleanze per il governo nazionale con le forze della sinistra massimalista. In fondo, se il Pd si ricongiungerà con parte di queste forze, e noi saremo in grado di creare un’aggregazione democratica, liberale, popolare, riformatrice, potremo avere un’alleanza di nuovo conio. Ma, attenzione, ci vuole più ambizione: i guai del Pdl, dove molti moderati non ne possono più, libereranno nuove energie».
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<b>Si è fatto tanto per cercare di arrivare al bipolarismo, e ora rimescolate le carte?</b>
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«La democrazia dell’alternanza non si tocca.Queste attuali coalizioni, sempre più spostate a destra e a sinistra, schiave di formazioni populiste o giustizialiste, vanno invece toccate, eccome».
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<b> Come nel 2004 ("Rutelli è nu bello guaglione") Prodi ha avuto un giudizio impietoso sulla sua "svolta" centrista. Sentenziando: "Anche con la scissione di Rutelli, non cambia nulla". Come dire: Francesco, tanto non ti porti via nessuno.</b>
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«Spesso subisco polemiche ingenerose. Certo: da quando Prodi ha annunciato l’abbandono della politica non passa giorno senza che faccia un’intervista politica... ma io preferisco evitare le polemiche».
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<b>Con lei alleato, Casini ipotizza il raddoppio dei consensi: 14% con quattro-cinque milioni di voti. Dato che l’Udc ha quasi l’8%, lei dovrebbe garantire il restante 6%. Dove pensa di trovarli?</b>
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«Non ho fretta. Oggi voglio misurarmi con chi condivide la nostra strategia. Ecco: punto su idee comuni e una buona organizzazione. I consensi verranno, al momento giusto, e saranno abbondanti».
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<b>In Veneto l’Udc insiste con l’ipotesi di liste civiche di appoggio a Galan nel caso il governatore uscente strappasse con il Pdl. Lei è disposto ad essere della partita?</b>
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«Se Galan si sganciasse dall’alleanza stritolante con la Lega, si tratterebbe di un fatto di grande rilievo. Non sono certo che accadrà. Ma se fosse, guai a lasciare senza risposta questa novità».
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<b> Durante la campagna per le primarie, Franceschini ha chiesto scusa al Veneto per il giudizio dato da lei sull’essere evasori fiscali dei veneti. Oggi vuole fare come Franceschini?</b>
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«È stata la mossa migliore della campagna di Franceschini, credo saggiamente ispirata da Massimo Calearo. Purtroppo, è stato un annuncio, come tanti episodi che poi sono rimasti abbandonati. Comunque, è assolutamente ridicolo che si richiami oggi una frase che avevo smentito addirittura dieci anni fa! Siccome l’economia in nero che ci deve preoccupare è quella della mafia e della camorra, non perdiamo tempo in chiacchiere. Invece, come ho scritto nel mio libro (“La Svolta. Lettera a un partito mai nato”), proprio su un nuovo rapporto con le partite Iva, il sistema delle piccole e medie imprese e del lavoro autonomo si giocano le risposte alla crisi e la possibilità di nuove alleanze nel Nordest».<br />
«Sì, lascio il Pd. Questo non è il mio partito» - INTERVISTA 2009-10-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418635<br />
«Vado via subito, con dolore. Casini interlocutore essenziale»
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Francesco Rutelli, 55 anni, volta di nuovo pagina.
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<b>Lascia il Partito democratico?</b>
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«Sì».
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<b>Eppure lei è stato uno dei fondatori di questo partito, nato da pochissimo tempo.<br />
La creatura è ancora piccola e lei va già via di casa?</b>
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«Il Pd non è mai nato. Nonostante la passione e la disponibilità di tanti cittadini, non è il nuovo partito per cui abbiamo sciolto la Margherita e i Ds. Non ho nulla contro un partito democratico di sinistra, ma non può essere il mio partito».
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<b>Si è pentito di aver sciolto la Margherita?</b>
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«Vede, abbiamo posto tre condizioni, sospendendo l’attività della Margherita: niente approdo nel socialismo europeo; ma siamo finiti lì. Basta collateralismo, basta vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne siamo fuori. Pluralismo politico; ma anziché creare un pensiero originale, si oscilla tra babele culturale e voglia di mettere all’angolo chi dissente. La promessa, dunque, non è mantenuta:<br />
non c’è un partito nuovo, ma il ceppo del Pds con molti indipendenti di centrosinistra».
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<b>La Margherita può rispuntare?</b>
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«No. Ma occorre riflettere su quelle tre condizioni politiche. Erano tassative. E non sono state rispettate».
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<b>
Perché aborre la socialdemocrazia?</b>
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«Non aborro assolutamente la socialdemocrazia. Anzi: se fossimo nel 1982, le direi che la ammiro. Ma siamo nel 2009: è un’esperienza storica che non ha alcuna possibilità di parlare ai contemporanei. Non ci sono più le fabbriche, i sindacati, le strutture sociali del Novecento».
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<b>Quando va via ufficialmente?</b>
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«Subito, anche se con dolore. Il Pd è stato il sogno di molti anni. C’è però una cosa che mi angoscia: l’incomprensione della gravità assoluta della condizione del Paese. <br />
È possibile uscirne, è possibile, come dice il nostro Manifesto per il cambiamento e il buongoverno, trovare le soluzioni giuste per l’economia, il lavoro, le piccole imprese, la crescita e la coesione del Paese. Ma se non cambia quest’offerta politica, tutto è già scritto: vince una destra dominata dal patto Berlusconi-Lega».
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<b>Quali sono le prospettive politiche?</b>
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«Cambiare l’offerta politica significa unire forze democratiche, liberali, popolari. Contrapporsi al populismo di destra, alla xenofobia, al radicalismo di sinistra, al giustizialismo. E definire una proposta credibile. Io la mia decisione l’ho presa. La manterrei, anche se fossi solo. Ma non sarò solo. Vedo molte forze che erano in fuga dalla politica tornare in campo. Quindi, una crescita per tutti».
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<b>La meta è la fine del bipolarismo e la nascita di un nuovo centro?</b>
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«L’alternanza, in democrazia, è indispensabile. Il Pd era concepito per riconquistare il cuore, il centro della società italiana. Il suo spostamento a sinistra impone che altri assolvano questo impegno fondamentale. Oggi, né la sinistra, né il cosiddetto centrismo parlano ai giovani, alle partite Iva, alle persone sensibili all’ambiente. Occorrono progetti pragmatici, ed emozioni. Occorre un’onestà senza macchie. Una laicità senza intolleranza».
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<b>Quale sarà il nome del nuovo partito? Chi vi finanzia? E dove sarà la sede?</b>
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«È troppo presto per parlare di nomi, di finanziamenti e di sedi. La scelta politica è fatta, per il resto c’è tempo».
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<b>Lei, come ha scritto Pierluigi Battista, ha alle spalle una storia di partiti cambiati o abbandonati. I radicali, i Verdi, la Margherita. Ma è possibile, nel volgere di pochi lustri, parlare di una sempre nuova offerta politica o, come disse una volta, di un nuovo conio, senza che si capisca mai bene il portato ideale di questi mutamenti?</b>
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«Sì, in trent’anni mi onoro di aver aderito ai radicali, ai Verdi, alla Margherita. <br />
E allora? Quanti ex fascisti non vengono interpellati allo stesso modo? Quanti ex rivoluzionari di sinistra oggi siedono nel governo Berlusconi? Che vengano da destra o da sinistra, nel Pdl sanno che il loro potere non sopravvivrà nel dopo Berlusconi. Guardando a sinistra, ho ricordato che molti altri hanno avuto almeno tre partiti, prima del Pd: Pci, Pds, Ds. La differenza è che in cuor loro si sentono in perfetta continuità. <br />
Ecco: questa mancata discontinuità è uno dei maggiori problemi che avrà il Pd. <br />
Però gli auguro sinceramente il meglio, nell’interesse del Paese e dell’alternativa al populismo di destra».
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<b>Come risponde alle accuse d'incoerenza o di opportunismo?</b>
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«Su di me si esercita una polemica che non finisce mai. Ricorda, ai tempi del Giubileo, "l’ex-radicale che è diventato amico di Giovanni Paolo II"? Come se non si potesse essere credenti, secondo certi laicisti furiosi — come ha scritto Giancarlo Bosetti — senza stringere patti di potere con le gerarchie vaticane! C’è una contraddizione di fondo, però, in queste polemiche contro di me: essere un laico cristiano risponde a una scelta di opportunismo? Oppure è il contrario, visto che per difendere alcune convinzioni ho certamente pagato, e tuttora pago, un prezzo molto maggiore dei supposti benefici?».
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<b>Se avesse vinto Dario Franceschini, sarebbe rimasto nel Pd? O aveva già deciso prima di conoscere l’esito delle primarie?</b>
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«Guardi, l’esito del congresso era chiaro da parecchi mesi. E l’ho anticipato nel mio libro, La svolta» .
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<b>Qual è il suo giudizio su Pier Luigi Bersani?</b>
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«Persona seria. Non so come intenda fare il suo lavoro d’inclusione nel partito che guida. A me, ad esempio, da quando si è candidato, non ha fatto neppure una telefonata. Ma non mi offendo certo: è politica».
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<b>Che cosa le ha detto Massimo D'Alema nel colloquio dell’altro giorno?</b>
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«Abbiamo parlato di economia, dell’incredibile caso Marrazzo, della sua candidatura — che giudico eccellente — per la guida della politica estera europea. Quanto al Pd, mi ha garbatamente detto che ci sarebbe spazio per me, ma gli ho spiegato che questo non è il Pd che avrei voluto far nascere. Potremo collaborare da postazioni diverse, e ho fiducia che questo amplierà le forze».
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<b>Chi l’ha chiamata in questi giorni? Chi ha cercato di frenarla e chi al contrario l’ha sollecitata a fare questa traumatica scelta?</b>
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«Ho ricevuto migliaia di messaggi d’incoraggiamento, adesioni, sostegni. Molti, prestigiosi.<br />
Tante email di critiche da elettori del Pd: cercherò, nei prossimi giorni, di rispondere a tutti. A frenarmi? Alcuni amici di lungo corso, come Paolo Gentiloni. <br />
Ma è stato più formale che altro. Sanno perfettamente, da anni, che non sarei mai entrato in un Pd post-Pci. Quanto a loro, purtroppo, s’illudono».
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<b>Ha parlato con Silvio Berlusconi?</b>
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«No».
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<b>Qual è il suo stato d’animo?</b>
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«Determinazione, e desiderio di far crescere una squadra: assolutamente, non un 'partito di Rutelli'. Del resto, i nomi di Bruno Tabacci, Lorenzo Dellai, Linda Lanzillotta, già dicono molto. Le firme al Manifesto indicano una potenzialità enorme, che può raggiungere anche settori moderati, e in sofferenza, del centrodestra».
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<b>Pier Ferdinando Casini sostiene che assieme potreste prendere cinque milioni di voti.<br />
È il leader dell’Udc il suo alleato naturale?</b>
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«Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese».<br />
«Se decade il Lodo, spazio a un governo non politico»2009-10-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418049<br />
«Nessuno immagina oggi che il governo possa avere motivi di crisi.
Invece motivi di crisi ce ne possono
essere».
<p> Francesco Rutelli guarda al
futuro, scorge le avvisaglie di un progressivo logoramento della maggioranza e torna a non escludere la prospettiva di un «governo del presidente», già segnalato nel suo libro La
Svolta.
<p>I motivi di difficoltà, spiega a Lucia Annunziata nella trasmissione In mezz’ora su Raitre, sono evidenti.
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«C’è una crisi tra i contraenti del patto di governo, c’è uno spostamento a destra nell’accordo Bossi-Berlusconi
e c’è una condizione psicologica del premier» che potrebbe pesare sugli equilibri della coalizione.
<p>Rutelli osserva che «Berlusconi è tornato dall’Assemblea generale dell’Onu e dal G20 molto scontento, perché non ha
ottenuto dai leader mondiali l’attenzione che aveva avuto in precedenza». <br />
Rutelli critica però anche l’opposizione e lo stesso Pd («mai nato»). «Il premier sta scegliendo sempre di più la strada del populismo e cosa si trova di fronte? Un Pd che,
anziché avanzare negli spazi aperti della società italiana, si rifugia nella sua tradizione di sinistra, mentre
l’Idv aiuta Berlusconi, lo rende sempre di più un bersaglio».
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In caso di crisi, dice Rutelli «è giusto evitare una nuova prova di forza che divida ulteriormente il Paese», cioè elezioni anticipate, e «trovare invece il sistema per unirlo con un governo non politico che risolva i problemi dell’economia, che faccia le riforme che questo esecutivo non
è in grado di fare».<br />
«La tratta di schiavi va fermata e punita. Ora il Pd raccolga la sfida» - INTERVISTA2009-05-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391211<br />
«Respingere senza ipocrisie l`immigrazione clandestina»: Francesco Rutelli, presidente del Copasir, chiama il Pd ad un vero riformismo.
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<b>Il Copasir ha studiano l`immigrazione. Deducendo cosa?</b>
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«I migranti illegali non spuntano dal nulla: sia l`immigrazione clandestina, sia il traffico di persone, che coinvolge milioni di "nuovi schiavi”, vengono gestiti da reti criminali sempre più efficienti. Il Comitato ha analizzato il fenomeno, descritto rotte, organizzazioni criminali, aree grigie istituzionali. E indicato proposte precise: tra queste, collaborazione e accordi internazionali; formazione degli operatori; contrasto delle mafie che gestiscono i traffici con un`azione più forte di intelligence, forze dell`ordine, magistratura. Sono 110 cartelle, chiunque può leggerle su Internet».
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<b>La soluzione è respingere chi arriva?</b>
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«I problemi legati alle migrazioni ci accompagneranno sempre. Fino alla passata generazione, emigrare era affare di una vita. Oggi, di pochi giorni; persino di una notte, se pensiamo ai pullman dalla Romania. Riguarda crescenti masse umane, spinte dall`immediatezza della comunicazione, che sperano di migliorare la loro vita. Gli immigrati che sbarcano a Lampedusa li vediamo in TV, dimenticando che sono una quota minima di quelli che entrano in Italia. Certo: testimoniano l`inadeguatezza delle politiche del governo, che non mantiene gli impegni presi e tenta dì nascondere gli insuccessi con dibattiti folli, tipo la proposta di apartheid sui trasporti milanesi. Ma se noi pensassimo di reagire mandando un messaggio opposto ("in Italia entri chiunque") sbaglieremmo alla grande. Anche qui deve esprimersi il riformismo del Pd»
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<b>La Chiesa è preoccupata. Denuncia violazioni dei diritti e razzismo.</b>
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Al razzismo è una intollerabile violazione dei diritti umani, indegno di un paese civile. È un grave limite del nostro dibattito: destre irresponsabili che guadagnano voti con slogan razzisti; alcune sinistre che li perdono con slogan idioti tipo "siamo tutti clandestini". Ci vuole una politica condivisa, invece, perché è un impegno severo: in Italia vivono milioni di stranieri, indispensabili per prestazioni lavorative e sociali vitali. Sono benvenuti, sono in grandissima parte onesti. Vanno integrati soprattutto dagli enti locali, che debbono averne i mezzi. I richiedenti asilo vanno accolti, secondo regole precise. I clandestini vanno respinti con fermezza. Le vittime della tratta vanno liberate dai loro schiavisti».
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<b>Berlusconi dice «no a un`Italia multietnica». Ma l`Italia lo è già.</b>
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«Il multiculturalismo è una realtà globale, irreversibile. Ma una comunità è tale se le persone convivono civilmente, senza paure, non separate da muri. L`Italia non potrà diventare come gli Stati Uniti, in cui il melting pot è stato costitutivo di una giovane nazione. Da tempo dico che un astratto multiculturalismo è uno slogan vuoto. Abbiamo un senso nazionale fragile, problemi come la casa, la scuola, la qualità dell`occupazione che possono fare corto circuito con una cattiva gestione dell`occupazione. Non siamo un paese che può immaginare di avere 15 milioni di immigrati! Dobbiamo sapere che 1 immigrazione di religione islamica comporta un impegno molto più delicato perché l`integrazione sia dignitosa. Insomma: c`è da lavorare per creare la nuova cittadinanza italiana se non ci vogliamo svegliare con conflitti inediti come nelle banlieue parigine».
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<b>È possibile se un pezzo del governo è razzista?</b>
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«Le pare che possiamo sentir parlare per mesi dì sciocchezze come le ronde? Di fronte a fenomeni criminali ben organizzati, serve professionalità, noti i rondisti del sabato sera. Ma il loro obiettivo è l`annuncio incessante, non la soluzione dei problemi. Se lo spieghiamo agli italiani, perderanno consensi».
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<b>Troverete un alleato in Fini, convinto che il fenomeno non vada osteggiato ma governato?</b>
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«Fini, è l`autore della Bossi-Fini; non si era distinto per il contrasto al "reato di immigrazione", solo una norma-manifesto; non si era sottratto alle strumentalizzazioni elettorali dell`insicurezza. Ma è giusto oggi dargli fiducia, visto che ha cambiato posizione».
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<b>Non cambia la Lega, e nel governo vince.</b>
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«Nel Pdl borbottano, ma alla fine la Lega la spunta. E se io voglio definire una strategia comune contro l`immigrazione clandestina e per una civile integrazione degli stranieri in Italia, se voglio incalzare il governo a definire aree di impegno comune, pretendo una condanna permanente, dura, in equivoca del razzismo, che instilla intolleranza e guasta la convivenza civile».
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<b>Alla Camera sarà presentata una proposta bipartisan sulla cittadinanza, diritto di voto compreso. È daccordo?</b>
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«Ben venga, con precisi diritti e doveri. E usciamo, finalmente, dal pendolo incessante che una volta va sull`accoglienza (quando vediamo una barca di disperati che annegano nel Canale di Sicilia) e la successiva sulla paura e l`intolleranza (quando degli stranieri si rendono colpevoli di gravi delitti). Dobbiamo comportarci come un grande paese. Respingere senza ipocrisie l`immigrazione clandestina, organizzare senza paura e con costanza l`integrazione.
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«Il piano casa ? Può rilanciare l’economia, ma servono regole» - INTERVISTA2009-03-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390746<br />
“Il piano casa ? può rilanciare l’economia, ma servono regole” Rutelli apre: con sanzioni credibili e misure per gli affitti non diremo no.
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Un piano “in bilico” tra rilancio dell’economia e mega-condono: Francesco Rutelli oltre ad essere stato sindaco di Roma, vicepremier e ministro dei Beni Culturali, è oggi consigliere comunale nella Capitale, non boccia il decreto del governo sulla casa, ma chiede “regole precise e sanzioni credibili”.
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<b>Il Pd ha fin qui rimproverato al governo di aver fatto poco o nulla contro la crisi. Questo piano è un cambio di marcia?</b>
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Un piano-casa per gli italiani può essere una risposta anticiclica importante, muovere alcuni punti di PIL in un momento in cui il paese rischia grosso. Ma bisogna farlo bene, e non provocare guasti ingovernabili. Il PD, con Franceschini, ha giustamente detto “non chiudiamo la porta”. Non dobbiamo dimenticare che proprio sulla casa è iniziata la sconfitta del centrosinistra. Era l’inizio del 2006: vinte nei 4 anni precedenti tutte le elezioni, eravamo in netto vantaggio per le politiche. Berlusconi propose l’eliminazione dell’ICI e, soprattutto, noi incespicammo in fantomatiche “tasse sulla casa”. Dalla vittoria passammo ad un precario pareggio.
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<b>Il rilancio dell’edilizia aiuterà l’economia ? Come si inserisce nel quadro degli altri interventi, ad esempio gli incentivi per l’auto ?</b>
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Proprio le rottamazioni dell’auto sono un buon esempio: lo Stato sostiene il settore e in cambio ottiene un ambiente meno inquinato. Demolizioni e ricostruzioni remunerate con maggiori cubature e con criteri di sostenibilità ambientale vanno nella direzione giusta: c’è un vasto parco edilizio da rinnovare, c’è lavoro per la filiera edilizia mentre si migliorano le città e si riduce la bolletta: oggi siamo un colabrodo energetico.
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<b>La possibilità di ampliare l’abitazione interessa molti italiani. Ma cosa dovrebbe pensare chi la casa non ce l’ha ?</b>
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Un piano-casa straordinario non deve escludere nessuno: chi vive in un condominio; chi ha una casa mono-bifamiliare; chi vive o cerca una casa in affitto. Con la crisi, chi non ha casa non avrà il mutuo per comprarla, né il reddito per affittarla. Secondo il Cresme, negli ultimi dieci anni sono stati costruiti 3 miliardi di metri cubi. Penso che il provvedimento potrà avere l’appoggio dell’opposizione solo se favorisce l’ingresso sul mercato, con incentivi sociali, delle abitazioni invendute; se si occupa degli affitti; se si eliminano gli aspetti inaccettabili.
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<b>Il decreto legge si sovrappone di fatto alle scelte delle Regioni. Non vede il rischio di uno scontro ?</b>
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Sarebbe la certezza del suo fallimento: le Regioni hanno la competenza in questo campo. E non possiamo avere un “federalismo pasticcione” e incostituzionale, con regioni che vanno ciascuna in una direzione diversa. La Corte accoglierebbe i ricorsi. Risultato: la paralisi. Ecco perché Governo e Parlamento dovrebbero definire una cornice e dare un tempo preciso alle regioni per legiferare e ai Comuni per definire regolamenti attuativi. Senza rapidità, perderemmo un’occasione contro la crisi. Ma senza certezza avremmo caos, abusivismo, anni di conflitti.
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<b>Oltre alle Regioni ci sono i Comuni: che ruolo avranno ?</b>
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Lei pensa che ogni inquilino possa farsi la veranda di un edificio degli anni ’30 senza regole comuni? Oppure che si ristrutturino le “chiostrine”, o gli impianti energetici in perfetta anarchia? Vanno dati dei criteri unitari che migliorino le città anziché massacrarle. Due esempi della mia esperienza di Sindaco: il piano delle facciate per il Giubileo, motore di sviluppo, incentivato con contributi e procedure semplificate, e di abbellimento della città. O l’eliminazione delle vecchie edicole: molte baracche anti-igieniche, sostituite con un programma di strutture più che dignitose. I Comuni potrebbero anche orientare all’edilizia sociale – con moderni criteri ecologici – il bonus delle demolizioni/ricostruzioni.
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<b>Tra ampliamento delle singole unità e demolizione con ricostruzione, quale percorso la convince di più ?</b>
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Il secondo ha già avuto l’ok di massima del PD. Ma anche l’ampliamento delle residenze familiari può portare buoni risultati: le famiglie che hanno piccoli risparmi li investiranno volentieri, e la filiera produttiva dell’edilizia può uscire da una crisi che sta per esplodere. Ragioniamo in positivo sulle procedure semplificate. Ma dentro delle regole precise che assicurino qualità, niente abusivismo, sanzioni credibili.
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<b>A proposito: i meccanismi di controllo previsti dal decreto saranno efficaci?</b>
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La casa conta molto per gli italiani. Nei miei due anni al governo, ho ottenuto l’abolizione dell’ici per i redditi medio-bassi e mi sono battuto, invano, per abbattere le tasse sugli affitti, a beneficio dei proprietari e dei senza-casa: è un disegno di legge che ho ripresentato pochi mesi fa. Allo stesso tempo ho varato il Codice del Paesaggio, ma l’attuale governo lo sta rinviando colpevolmente. Mi batterò con tutte le forze contro la cementificazione delle zone vincolate; contro le manomissioni nei centri storici; contro le ulteriori devastazioni delle coste, dei bacini a rischio e del nostro paesaggio fragile e prezioso. Se si vuole un impatto rapido per l’edilizia si deve puntare, come nel Regno Unito, sulle aree già compromesse. Il silenzio-assenso delle Soprintendenze, poi, è tecnicamente impossibile: occorrerebbe piuttosto assumere migliaia di architetti, tecnici e paesaggisti. Lo ha autorevolmente detto Andrea Carandini, neopresidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali.
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L’impostazione generale del provvedimento, meno vincoli e procedure più semplici, è quella giusta ?
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Guardi: siamo in bilico, tra un mega-condono caotico ed irreparabile, cui ci opporremo fermamente, e un piano impegnativo e condiviso, con procedure più semplici, per le abitazioni degli italiani. Il Pd si batterà in Parlamento per dare una spinta all’economia, tutelare la Storia, qualificare il territorio.
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Ho diritto al dissenso2009-02-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390477Intervista a "Il Manifesto"
Presidente Rutelli, anche lei come D’Alema ai tempi di Veltroni? Denuncia che nel Pd chi dissente viene considerato uno che fa complotti o scissioni ?
Superior stabat lupus … Non voltate la frittata. Mi limito a leggere i giornali. Per anni si è letto che Rutelli non avrebbe mai fatto il PD per restare nella Margherita centrista; dal giorno dopo, che sarei uscito dal PD. E ogni volta si sono lette le mie opinioni politiche piuttosto che per quelle che sono, in funzione di queste presunte strategie.
Lei chiede “pari dignità” per le sue posizioni. Però ora, con Franceschini segretario, su temi come il testamento biologico non c’è più un orientamento prevalente nel Pd, c’è una “linea” che ammette libertà di coscienza. Cioè che ammette il dissenso.
Me lo auguro, e non può che essere così. Secondo lei, i radicali che votano a favore dell'eutanasia dovrebbero essere espulsi dal gruppo del PD - e magari quelli che li appoggiano? Io penso di no.
Dalla legge 40 ad oggi, c’è chi la sospetta di volersi accreditare come un referente delle gerarchie Vaticane nel Pd.
Se è per questo, anche da prima. Ho avuto, da Sindaco di Roma, un rapporto eccezionale con Papa Wojtila. Ho curato l'organizzazione civile del Giubileo, che ha contribuito a migliorare molto Roma. E qualcuno ancora non mi perdona che mi sia sposato anche con rito religioso, in una cerimonia silenziosa dopo 16 anni di convivenza, di cui 13 di matrimonio civile. Come vede, gli indizi sono molti. Vado anche a Messa di domenica, nella mia parrocchia. Secondo lei sono irrecuperabile?
Vada pure a amessa di domenica. Il sospetto però riguarda i giorni feriali. Binetti dice: “Il Pd sta andando da un’altra parte”. Europa ha scritto che Franceschini si sposta a sinistra. È d’accordo ?
Mah, se Franceschini tonifica un pò l'elettorato di sinistra che ha votato per il PD non fa male. Avrà cura di non far scappare quello che ci rimane di elettori moderati e non politicizzati. Per arrivare a dodici milioni ce ne vogliono parecchi, non trova?
Fra gli emendamenti Pd alla legge sul testamento biologico, non ha firmato quelli sul comma 2 dell’articolo due, che dice che non si possono mai disattivare i trattamenti medici. Il cuore della differenza fra Pd e Pdl.
Ho firmato solo alcuni emendamenti che mi stanno a cuore (cure e rete delle cure palliative), per il semplice motivo che li ho ricevuti solo mezz'ora prima della scadenza dei termini. Vedrò, come tutti i miei colleghi, come votare quando arriveranno in Aula.
A proposito della senatrice cattolica Dorina Bianchi, alcuni suoi colleghi non la ritengono adatta a ricoprire una carica di equilibrio come quella di capogruppo in commissione sanità.
Non mi pare proprio disequilibrata (sic, ndr). Ci sono tante persone caratterizzate politicamente che occupano posizioni di responsabilità e sanno farlo benissimo tutelando il pluralismo e proponendo la sintesi politica.
Il Professor Ignazio Marino dice che la sua proposta di dare al medico la facoltà di scegliere sul fine-vita è incostituzionale.
Addirittura?
Visto il caso Englaro, con i pareri diversi dei diversi medici curanti, a quale medico affiderebbe lei la decisione finale?
Ma non si capisce che il galoppo dei cambiamenti scientifici comporta migliaia di casi ciascuno diverso dall'altro per il tratto di fine della vita? Che non essendoci più l'esperienza antropologica della morte "naturale" propria delle generazioni che ci hanno preceduto, si tratta di sfide terribilmente difficili, e che migliaia di ammalati, di anziani, di medici e di familiari sono già chiamati a risolverle ogni giorno nei nostri ospedali? La legge deve fissare dei principi, e per me è importante che tra questi non ci sia il diritto all'eutanasia, né esplicito né mascherato.
Crede, come Binetti, che fra le proposte Pd ci sia il diritto all’eutanasia?
Guardi, ogni caso è diverso. La vicenda Englaro è stata definita in maniera diversa. L’eccesso di definizione, in questa materia, è sbagliato.
Torniamo al Pd. Lei smentisce chi le attribuisce l’intenzione di uscire verso una formazione di centro. Però ha scritto il “manifesto dei ceti medi” con Casini e non Veltroni. E ieri una sua collega a lei vicina, Lanzillotta, dice che con Tabacci è d’accordo quasi su tutto.
Anch'io con Tabacci sono d'accordo quasi su tutto. Certo, non sono un uomo di sinistra. Ma ho scelto in tutta la mia vita politica di allearmi con la sinistra, e non con la destra, per i valori che mi animano. Da giovane radicale, da ambientalista e verde, come nella Margherita e nell'Ulivo, ho meritato rispetto, spero, per la mia onestà personale e per una collocazione politica di centro-centrosinistra. Meno di un anno fa, sono venuto in questa vostra redazione a spiegare perché sarebbe stato meglio avere a Roma un Sindaco tanto spaventosamente moderato, che ha dimostrato di saper amministrare la città e di farlo nell'interesse dei ceti popolari, piuttosto che uno di destra. I risultati li abbiamo visti. Io non mi pento - mentre ho difeso le "alleanze di nuovo conio" a livello nazionale, ovvero con chi condivida davvero un progetto di governo - di essermi alleato con la Sinistra Arcobaleno a Roma. E' una città dove il rischio di emersione di un radicalismo populista di destra contrapposto a uno di sinistra può far saltare la convivenza civile.
Nei mesi scorsi lei ha aperto la discussione sulla collocazione europea del Pd. “mai nel Pse, neanche con il trattino” ha detto. Resta su questa posizione ?
Non ho aperto nulla. Ho dato atto del mandato inequivocabile su cui abbiamo sciolto la Margherita, oltre che di convinzioni certo non solo mie. Lei pensa che una lista riferita al gruppo socialista raccoglierebbe alle Europee il 33% dei voti? Noi dobbiamo costruire un'alleanza e collaborazione con i socialisti e con tutti i riformisti e democratici pro-europei.
Binetti parla anche di un “pressing” dentro il Pd su “noi diversi”. Lei si è lamentato del trattamento ricevuto dall’Unità, che è uno dei giornali del suo partito. Sente questo pressing anche su di lei?
Su questo giornale campeggia la dizione "quotidiano comunista". Se 30 anni fa il PCI avesse posto un credente nella condizione di sentirsi ospite mal tollerato in un partito di massa e popolare, pur con le enormi differenze, allora, verso il "partito unico dei cattolici", non avrebbe mai ottenuto i successi che ha avuto. E non intendo solo quelli elettorali, ma quelli di radicamento sociale. La storia è cambiata, certo. Ma oggi non stiamo parlando della difesa dell'indissolubilità del matrimonio. Stiamo parlando delle nuove frontiere dell'umanesimo laico, che impongono di confrontarsi sul valore della vita degli ultimi, degli "imperfetti". Viviamo un tempo in cui si dà fuoco a un barbone sulla panchina di una stazione come un gioco di ragazzi. E la priorità della sinistra è per il "diritto di staccare la spina"? Per me è un diritto-dovere della società, invece, assicurarsi che migliaia di vecchi soli, che magari non hanno nessuno che aspetti la loro eredità, siano accuditi dignitosamente; e si stacchi loro la spina solo quando è certo che il loro percorso è terminato. Del resto, voi siete stati tra i pochi a riferire, e ve ne dò atto, che la mia posizione è per lasciare al medico l'ultima parola. E' ben diverso da quello che mi è stato dipinto addosso: imporre e obbligare sondini e tubi, torture per legge alle persone in coma vegetativo o in fin di vita. Vorrei, piuttosto, affrontare i rischi dello sfruttamento commerciale del DNA, l'impatto delle nuove droghe, i temi etici e sociali che dovrebbero spingere il centrosinistra a guidare questi cambiamenti. Più che sentire un 'pressing' nel PD, avverto un'assenza culturale. Imperdonabile, perché rischia di spostare a destra il senso comune prevalente nel popolo italiano sugli eventi e gli interrogativi ultimi dell'esistenza.
Intervista a cura di Daniela Preziosi'Le mie posizioni strumentalizzate'2009-02-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388864<br />
L'ultima parola «se assistere una persona con nutrizione e idratazione artificiale o altri tipi di cure non può spettare né al giudice, né al sacerdote, né al parlamentare ma al medico, sentiti i familiari e il fiduciario». Lo ha detto Francesco Rutelli, in una conferenza stampa dove ha spiegato gli emendamenti che ha presentato sul testamento biologico. «Quando si firmano le dichiarazioni anticipate di trattamento - ha spiegato - colui che stabilisce se le condizioni mediche, scientifiche e tecnologiche presenti al momento possono alleviare le sofferenze e tenere in vita una persona o avviarla verso la morte, è solo il medico. A lui deve spettare l'ultima parola in virtù della sua autorità scientifica e morale».Rutelli ha voluto precisare che, contrariamente a quanto riportato da alcuni mezzi di informazione, non vuole «costringere nessuna persona morente ad avere sondini naso-gastrici, né a torturarli. Quello che ho scritto nell'emendamento - ha concluso - l'ho elaborato dopo aver parlato con diversi medici e operatori del settore». «È intollerabile -incalza Rutelli-. Io di rado faccio polemiche ma sono incavolato perché non è possibile leggere tutti i santi giorni sulla stampa e in particolare su l'Unità che "Rutelli divide il Pd". L'Unita è uno dei dei giornali del Pd, vorrei solo che rappresentassero le posizioni in modo corretto mentre c'è una inaccettabile faziosità. Io ho espresso una posizione e, come fanno tutti i parlamentari, ho presentato un emendamento che la rispecchia. La mia amarezza -prosegue Rutelli- è vedere che ogni volta che assumo una posizione politica c'è una strumentalizzazione intollerabile e viene sempre dipinta come se avessi dei secondi fini. Io non sto facendo una battaglia con lo scopo di avvicinare un pezzo del Pd a un altro partito, porca miseria!»
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«Il Pd ha fissato nella mozione d'indirizzo in 15 punti. Di quei 15 punti ce n'è uno solo che non condivido e ho fatto un emendamento. È un delitto? C'è una posizione prevalente nel Pd, ma se non è obbligatoria, visto che è stato stabilito che ci sia pari dignità, chiedo che sia effettivamente così. Io credo che in un partito democratico sia necessario garantire che chi ha una posizione di minoranza veda garantita la possibilità di parlare senza essere tacciato di tramare, fare strappi o di perseguire un secondo fine politico».
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Per fare il punto della situazione Franceschini parteciperà oggi pomeriggio a Palazzo Madama alla riunione con i componenti del gruppo presenti in commissione Sanità del Senato.<br />
«Veltroni faccia il leader. Cinque mesi per salvare il Pd» - INTERVISTA2009-01-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388298<br />
«Confusione, imperizia, errori. Una conflittualità interna ereditata da scontri ventennali nel Pci-Pds-Ds... Il passato ognuno lo giudichi come crede. Ora abbiamo davanti a noi mesi decisivi per uscire dalle difficoltà e puntare al riscatto. C'è un'occasione preziosa e Walter Veltroni deve sfruttarla. Dovrà esercitare la leadership per forgiare l'identità del Pd, per parlare a un Paese che attraversa il deserto della grande crisi». È sul tema dell'economia che si giocherà il destino del Pd, secondo Francesco Rutelli: «E per mobilitare l'opinione pubblica dovremo offrire una ricetta capace di mordere, non come la petizione "Salva l'Italia" per la quale abbiamo sprecato mesi a raccogliere le firme».
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Non ha incarichi nel partito, Rutelli, «ma ciò non significa che assista disinteressato alle sorti dei democratici. Il Pd vive una fase molto delicata e ha bisogno di una robusta cura ricostituente. Per questo d'ora in avanti dirò con libertà quello che penso, darò una mano con proposte che spero siano ascoltate. Anche per spazzare il campo da immagini caricaturali sul mio conto, sulle voci di disegni ostili al partito: nessuno immagina il ritorno ai Ds e alla Margherita. Il passato resterà passato, sebbene alcuni aspetti del presente diano la sensazione di ritorni all'antico. Piuttosto, concentriamoci sui prossimi mesi, che saranno decisivi».
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<b>E qual è il nesso tra la crisi economica e la crisi del Pd?</b><br />
«La crisi economica è un'occasione troppo importante perché sia sprecata. Finora al Pd è mancata un'identità, che non si può costruire — come accadeva un tempo — usando l'ideologia o facendo un patchwork di idee ereditate dai partiti fondatori. Oggi l'identità e anche il consenso si formano nella battaglia politica, come dimostra Silvio Berlusconi. E la situazione economica ci offre la possibilità di rilanciarci. In direzione Veltroni ha avanzato un progetto coraggioso, in particolare sulle questioni del lavoro. Serve un'azione determinata, a fronte di un governo immobile e che ha varato un piano di stimolo all'economia impalpabile».<br />
<b>Voi sfidate il governo?</b><br />
«Per la prima volta dal voto, la maggioranza si mostra divisa. Si evidenziano linee diverse tra Forza Italia e An, e tra il Pdl e la Lega. Forse le crepe sono frutto della troppa sicurezza, del fatto che non si sentono insidiati dall'opposizione. Il punto è che il Pd è andato alle urne con un solo alleato. E nel tempo l'alleato si è rivelato un acerrimo avversario. Il suo leader...».<br />
<b>Si riferisce ad Antonio Di Pietro...</b><br />
«... Il suo leader ha usato il profilo monocratico del suo partito per metterci in difficoltà. Paradossalmente, dopo aver criticato per anni il carattere monarchico del berlusconismo, ci siamo accompagnati a un partito-proprietario, basato su un forte populismo. Oggi emergono tutti i limiti dell'Idv, che conosce una fase di grave difficoltà. Non mi riferisco ai problemi giudiziari, parlo di politica. Ebbene, oggi noi possiamo liberarci da questo attacco».<br />
<b>Non sarà tardi, visto che i sondaggi vi danno al 23%?</b> <br />
«Non bisogna nevrotizzarsi, non sono voti, segnalano difficoltà di cui siamo consapevoli. Semmai il rischio maggiore per il Pd è la demotivazione della base, che può tradursi in un pesante astensionismo nelle urne».
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<b>E le urne si avvicinano, a giugno ci sono Amministrative ed Europee: cosa accadrebbe se il Pd scendesse sotto il 30%?</b> <br />
«È vero che Ds e Margherita, quando si sono uniti nel voto, non sono mai scesi sotto il 30%. Il fatto è che in una fase post-ideologica l'eredità non può essere una rendita. Ecco perché serve una ripartenza del Pd: con proposte concrete e con il progetto di Veltroni, che va implementato».<br />
<b>Dunque se il progetto di Veltroni non funzionasse...</b> <br />
«Viviamo nell'età della leadership. Con le primarie abbiamo dato al segretario un mandato forte. Ha un potere che nè io nè Piero Fassino abbiamo avuto quando eravamo i leader dei Dl e dei Ds. Insomma, Walter ha una responsabilità speciale».
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<b>Ma se è sempre invischiato in lotte di potere interne...</b> <br />
«Veltroni è il leader. Ha un mandato e l'autorità. La eserciti».
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<b>La si esercita attaccando i telequiz, o criticando il governo perché non va alla cerimonia di insediamento di Obama?</b> <br />
«Battute se ne fanno, quando si parla. Contano altre cose. E io mi concentrerei sui temi economici e sociali, rilanciando al governo la richiesta di un punto di Pil per una manovra anti-ciclica: occupazione, meno tasse sul lavoro, aiuto alle piccole imprese, famiglia, liberalizzazione. Qui dovremo raccogliere le firme, mobilitare i militanti. Mi aspetto che Veltroni lo faccia».<br />
<b>Ciò vuol dire che se a giugno vince, vince lui. E se perde...</b> <br />
«Perde il Pd, non Veltroni. Nel senso che, certo, sarebbe sua la responsabilità. Ma in caso di sconfitta non basterebbe solo cambiare una persona. Sarebbe un evento traumatico, una botta: vorrebbe dire che il partito non riesce a decollare».<br />
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Intanto non riuscite neanche ad avere una visione comune sulla politica estera.</b> <br />
«Sulla politica economica e su quella estera c'è sintonia. Massimo D'Alema è stato un titolare della Farnesina molto apprezzato. In effetti sul Medio-Oriente ci sono storiche divergenze con lui. Io, che da sindaco di Roma offri all'Anp la sede italiana, penso a Israele come a una grande democrazia in un piccolo Paese, minacciata da Teheran, attaccata da Hezbollah e Hamas, bersagliata dal terrorismo fondamentalista. Non possiamo essere equidistanti tra Israele e Hamas».<br />
<b>Ma a Roma l'altro giorno un pezzo di sinistra ha mostrato tratti anti semiti.</b><br />
«Ci sono frange, ma sono fortemente minoritarie rispetto ad altri Paesi europei. Piuttosto, della manifestazione mi ha colpito la preghiera dei musulmani davanti al Colosseo, in un corteo con vari esponenti politici. Se penso alle polemiche sulla laicità, se penso al putiferio che si scatena a sinistra appena un prete parla di aborto o di famiglia... C'è una certa asimmetria, diciamo».<br />
<b>Le stesse polemiche che si scatenano a sinistra appena si sente parlare di riforma della giustizia.</b> <br />
«Sulla giustizia si sono registrati degli avvicinamenti con la maggioranza. Penso all'interessante lettera del presidente della Camera pubblicata dal Corriere, ma anche all'approccio positivo del ministro della Giustizia con l'opposizione. Sì, stavolta forse è la volta buona: perché non si discute più di leggi ad personam ma di come far funzionare il sistema al servizio dei cittadini».
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<b>Non la preoccupano le resistenze dei magistrati?</b> <br />
«Fatta salva l'autonomia dell'ordine giudiziario, le riforme le fa il Parlamento, che non dev'essere condizionato dall'esterno».<br />
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Il Pd si è convinto al dialogo dopo esser stato colpito dalla questione morale?</b> <br />
«Tutti i fatti di corruzione e disonestà che vanno perseguiti con intransigenza. Lasciamo lavorare i magistrati. Per ora abbiamo letto sui giornali atti di indagini con tonnellate di intercettazioni, dove comparivano molte parole e pochi delitti».<br />
<b>Alcune «parole» hanno colpito anche lei nell'inchiesta di Napoli sul «caso Romeo».</b> <br />
«Comparivano terze persone che parlavano di me. Per questo sono andato e ho chiarito tutto e subito con i magistrati».<br />
<b>Tra le «terze persone» c'è il deputato Renzo Lusetti, a lei molto vicino: in quali rapporti siete ora?</b> <br />
«Più che definirlo esuberante non posso. Rispetto a quello che è apparso sui giornali, dico solo che — dopo un mese — tutto conferma la mia correttezza».<br />
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In quei giorni però da Veltroni non è giunta la stessa solidarietà riservata poi a Di Pietro.</b> <br />
«La solidarietà si esprime a chi si trova in difficoltà. Non c'era dunque motivo che mi venisse data. Piuttosto bisognava darla all'onorevole Margiotta, per il quale era stato chiesto addirittura l'arresto, che poi la stessa magistratura revocò. L'Idv in Parlamento votò per togliergli la libertà. Quello fu un atto politicamente enorme, lì il Pd avrebbe dovuto dare una risposta fiera ma non la diede».
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«Un esposto al Csm ma dico sì alle intercettazioni»2008-12-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383127<br />
Caro Direttore, fa amaramente riflettere la pubblicazione sul Corriere di frasi che io avrei pronunciato due giorni fa presso la Procura di Napoli. Si tratta di un reato; e di una violazione del segreto istruttorio che mi ha spinto a presentare ieri un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. Quelle frasi, peraltro, in più parti alterano il mio pensiero e riferiscono opinioni che non ho espresso. È bene riassumere i fatti.
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<b>1)</b> Non c'è neppure una parola, tra le 550 pagine dell'Ordinanza del Gip di Napoli riferite a mesi e mesi di intercettazioni, che abbia pronunciata io. Tutte le parole pronunciate da altri che si riferiscono alla mia persona sono relative a circostanze o appuntamenti ai quali io non ho partecipato, come ho spiegato analiticamente ai magistrati di Napoli.
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<b>2)</b> Non ho confidenza con il dott. Romeo, che ho conosciuto e verso il quale non ho avuto alcun motivo di sospetto, anche visto che la sua impresa ha vinto gare presso le più alte Istituzioni della Repubblica, grandi aziende pubbliche, imprese private. Non mi sono mai, e dico mai, occupato di promuovere o difendere gli interessi del dott. Romeo.
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<b>3)</b> Ci sono varie frasi, in un articolo apparso ieri che contraddicono radicalmente le mie dichiarazioni a Napoli. Ma ciò sarà evidente solo quando verrà pubblicato il verbale. Oggi il danno è fatto. Come è stato fatto il danno della pubblicazione dei verbali delle intercettazioni, con le ormai consuete modalità. Non rendono giustizia, ma sommaria ingiustizia alle persone coinvolte? La risposta inarrestabile, a quanto pare, è: Chi se ne frega.
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<b>4)</b> Scrive il Corriere: «Si parla di un avviso di garanzia in arrivo e a questo punto Rutelli chiede di essere ascoltato». Non è vero. La richiesta che ho subito rivolto — non appena ho saputo che gli atti erano depositati e che le intercettazioni erano online — è stata di poter dire in modo trasparente, senza avvocati, senza carte in mano, tutto quello che so; e cioè che non ho nulla a che spartire con questa vicenda.
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<b>5)</b> Per avere un'idea dell'intollerabile confusione che scaturisce dalla pubblicazione di queste intercettazioni, basta leggere quello che ha scritto il Corriere a proposito di mia moglie Barbara, che «nega di avere avuto incarichi dai Beni Culturali, quando lui era ministro, come invece aveva affermato Romeo in una conversazione allegata agli atti». Incredibile. In una conversazione, Romeo chiede se Barbara curasse — nientemeno — il Teatro Festival di Napoli. Il suo stesso interlocutore lo smentisce; per il vostro giornale sarebbe stato molto semplice verificare chi si occupi di questo Festival. E, invece, il Corriere sente il bisogno di pubblicare per due giorni di fila questo non-fatto, che certamente, e ingiustamente, danneggia una giornalista che ha una sua vita indipendente e mai ha collaborato alle mie attività politiche o istituzionali.
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In conclusione, caro Direttore: io sono una persona corretta e onesta che non farà mai il callo all'idea che si sollevino dubbi sulla propria onorabilità. E che pretende che la magistratura, di cui ho profondo e autentico rispetto, sia sempre molto attenta a separare gli onesti dai delinquenti, e le chiacchiere dai fatti. Continuo, però, a non essere d'accordo con chi vorrebbe impedire le intercettazioni per i reati contro la Pubblica Amministrazione. Mi batterò perché si continui a farle. Certo: è consigliabile che le inchieste giudiziarie non si riducano in alcuni casi a registratori tenuti accesi per migliaia di ore, che sostituiscano le attività di indagine. E che i frutti delle intercettazioni non possano finire in pasto all'opinione pubblica fuori dalle regole.
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<b>Mi sono limitata a riportare quanto era contenuto negli atti e nelle intercettazioni e quanto mi ha riferito il portavoce dell'on. Rutelli dopo il suo incontro con i magistrati. Purtroppo sono 15 anni che chi viene in qualche modo coinvolto o citato in vicende giudiziarie tende ad accusare i giornali che si limitano a descrivere, pur con molta parsimonia, quanto è contenuto negli atti delle inchieste.</b><br />
(f.s.)<br />