Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI Riccardo VILLARIhttps://www.openpolis.it/2009-01-23T00:00:00ZVigilanza Rai. «Sono pronto al ricorso» - Colloquio2009-01-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388385<br />
Sorridente, perfettamente sbarbato, le guanciotte un po’ scese che lo fanno somigliare a Mastella, e poi tutto vestito di blu - l’abito, i calzini, la cravatta - in ghingheri come per salire all’altare o al Quirinale, Riccardo Villari, il quasi ex presidente della commissione di Vigilanza Rai, sale invece sul palco del teatro Parioli e a Maurizio Costanzo detta le sue (già parzialmente intuite) prossime strategie.
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«I presidenti di Camera e Senato - argomenta con una decisione senza precedenti, hanno deciso di sciogliere l’organo da me presieduto ma io, beh... se verificherò che ne esistono le condizioni, sono intenzionato a fare ricorso».
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Prende fiato, smaliziato guarda come si dice in gergo in camera: e subito riparte. «Sto valutando con i miei legali se, dal punto di vista tecnico, posso rivalermi e in quale sede sia più opportuno farlo... Se al Tar o alla Corte costituzionale o, eventualmente, perché no? in tutte e due le sedi...».
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Maurizio Costanzo ha con un, soprassalto. Vecchia anima di cronista, intuisce che, ancora una volta, Villari sta rimestando il minestrone del dubbio e della minaccia. «Scusi, Villari: sia chiaro. Questo ricorso vuol farlo o no? Sono giorni che valuta, i suoi legali le avranno pur fatto sapere qualcosa, no? Forza... dica: da zero a dieci, quante effettive possibilità ci sono che lei avvii un ricorso?».
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Va bene che era stata concordata, questa intervista. E va bene che Villari non è solo un politico abile e spregiudicato, ma anche un uomo che non teme di essere incalzato, uno che insomma non riesci mai (o quasi) a mettere nell’angolo. Però Costanzo è talmente netto, secco, che Villari è costretto a rispondere senza indugi: «La mia volontà è dieci. La possibilità otto, anche otto e mezzo...».
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Nemmeno mezzo applauso e non pochi, tra il pubblico, gli sguardi annoiati. La maggior parte dei presenti non ha infatti idea di chi sia questo epatologo napoletano, elegante e disinvolto, charmant con le donne e con altre due passioni sfrenate (per il cachemire e per Maradona) prima che poi nella sua esistenza prevalesse la febbre per la politica, per la carriera politica, con tutti i passaggi noti a chi legge i giornali: la Margherita, il Pd, quindi il Senato e quell’elezione a sorpresa a presidente della commissione di Vigilanza (con i voti decisivi del Pdl) che il suo segretario Veltroni gli ha fatto pagare cacciandolo dal partito.
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Su tutto ciò, in realtà, Costanzo sorvola; preferendo soffermarsi su alcuni dettagli effettivamente curiosi di questa vicenda.
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«Mi faccia capire, Villari: gli stessi membri della commissione che in parte l’avevano eletta, e che adesso di sono dimessi, tra qualche giorno si apprestano a riprendere il loro posto, in una nuova commissione, come se niente fosse?». illari allarga le braccia, Costanzo gli prepara la battuta e lui, teatrale: «Caro Costanzo, vuole la verità? Sono incensurato e l’unica colpa che ho è quella di aver fatto lavorare la Commissione che presiedo...».
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Qualche cronista smette di prendere appunti. Spettatori che sbadigliano. Fotografi che mettono via il loro cannoncino, tanto i primi piani di Villari sono sempre gli stessi: la smorfia di uno sereno, non vinto, non disperato, non arrabbiato; semmai a tratti sorpreso, come incredulo. In realtà l’uomo è furbo, e ha una strategia precisa.
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Ne sapremo di più oggi. La commissione, nonostante le decisioni di Fini e Schifani, resta convocata per questa mattina, a Palazzo San Macuto. Antonio Di Pietro fa sapere che, qualora davvero ne dovesse essere costituita una nuova, non ha ancora deciso se farvi prendere parte l’Idv. Ma sono minacce per il futuro. Il fatto è che Villari continua a comportarsi da presidente. Saluta Costanzo da presidente. Si atteggia da presidente. Poi, certo, va via dal teatro utilizzando un’uscita secondaria inseguito dalla segretaria e da un’altra signora, in bilico su tacco dodici.
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«La mia testa per spartirsi le poltrone Rai» - Colloquio2009-01-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388305<br />
Accerchiato. Ma per niente intimorito. Riccardo Villari ha i «fucili» spianati addosso, braccato come una lepre sia dagli uomini del Pdl, che pure prima lo avevano convinto a rendersi disponibile per l`elezione a presidente della Commissione di Vigilanza della Rai (e poi eletto); sia dal Pd che, sin dall`inizio - lo scorso 13 novembre - lo aveva immediatamente disconosciuto come figlio «legittimo», espellendolo dal «club» dei «fondatori» del partito.<br />
Ma Riccardo Villari, fibra napoletana non si scompone nemmeno più di tanto, «tant`è - spiega - che per quanto mi riguarda rispetto ai giorni scorsi non c`è nulla di nuovo. Con la lettera di sabato scorso ai presidenti di Camera e Senato non ho fatto altro che ribadire la mia disponibilità al confronto e ieri ho fatto la stessa cosa. Insomma, voglio dire che con il mio gesto ho solo offerto - continua il presidente della Vigilanza - un`opportunità per il funzionamento delle istituzioni: tutto qui.<br />
Ma loro devono rispondere a questa domanda:<br />
perché mi vogliono cacciare? Sappiano che non mi faccio intimidire, massimo rispetto per tutti ma non mi spavento».<br />
Disponibilità, dunque, al confronto, ma nessun tentennamento.<br />
«E`- riprende Villari - quello che ho sempre fatto in questi mesi, e che sin dalla mia elezione vado ripetendo. Avete visto le reazioni? E` così che si fanno funzionare le istituzioni? Per sei mesi sono state bloccate, vi pare possibile? Il mio partito nemmeno mi ha avvertito sull`accordo raggiunto con Zavoli.
Certo, un galantuomo, ma che a quell`età non va certo in trincea».<br />
Dunque, Villari non arretra di un millimetro, «non farò il capro espiatorio», anche se la pressione aumenta di ora in ora. Ribatte punto su punto alle «accuse» che gli piovono addosso.<br />
«Figuriamoci - dice il senatore campano - se sono incollato alla poltrona. Io non ho mai trattato nulla per me, forse altri sì anche nelle ultime ore («pressing sul radicale Beltrandi»), con intimidazioni di ogni tipo.<br />
Io, per ciò che mi riguarda, mi sono solo preoccupato che le istituzioni funzionassero anche in relazione ai richiami autorevoli del Capo dello Stato. Invece, mi pare di capire che sono restato solo io a preoccuparmi di questi aspetti. Tant`è che sino ad oggi ne ho viste di tutti i colori:<br />
offeso e accusato, con un`unica responsabilità, forse - mi chiedo - quella di aver fatto funzionare una Commissione ferma dalla passata legislatura. Nessuno, ad esempio si è mai preoccupato del cosiddetto vincolo di mandato, del rispetto nei confronti di chi ci ha eletto. Pensate il comportamento comico del mio vicepresidente, Giorgio Merlo:<br />
mentre mi insultava chiedendo le dimissioni non ha mai ritenuto (per se stesso) di dimettersi... <br />
Pensate, dunque, quanto siano blindate le posizioni». <br />
Dunque, queste le rivendicazioni dell`ex esponente del Pd («ma io non mi sento tale» - ha sempre sostenuto - «perché quel partito ho contribuito a fondarlo), dell`uomo che sino ad oggi ha tenuto ai margini del campo Sergio Zavoli, sul quale sia il Pdl che il Pd avevano ottenuto, previo accordo di Gianni Letta e Walter Veltroni, un accordo superblindato.
Poi nulla. Villari è rimasto immobile, fermo al suo posto, mentre intorno a lui tutti lo invitavano a lasciare, compresi i presidenti di Camera e Senato.<br />
«Vuol sapere cosa ne penso? Che ho il massimo rispetto per le istituzioni - riprende Villari - pensi che mai mi sono permesso di commentare le loro iniziative né ho mai fatto trapelare le mie istanze ufficiali di replica. Intorno a me, invece, ho trovato il vuoto. Dall`esperienza a San Macuto, di questi due mesi, ho tratto allora un dato, che le forze politiche sono troppo poco interessate alla funzionalità della Commissione ma sono proiettate altrove. Altri obiettivi, dunque».
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Obiettivi, che partono dalla torta di nomine relative alla Rai (non solo il cda scaduto da mesi) e arrivano alle poltrone di tg e reti. «Io credo - conclude Villari per come si sono messe le questioni in questi mesi, che le forze politiche vogliono la mia testa non perché vogliono far funzionare la Vigilanza, ma piuttosto per accaparrarsi la mia poltrona, legittimamente votata. Insomma, vogliono quel posto per spartirsi le poltrone Rai. <br />
E per come si erano messe le cose io non facevo al caso loro. Di certo rivendico la mia onestà e il no a qualunque inciucio. Di voce ne ho tanta, e poi del resto siamo ancora solo al primo anno di legislatura».
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«Vogliono la poltrona, non che la Commissione funzioni» - INTERVISTA2009-01-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388299<br />
«Nella seconda Repubblica abbiamo visto di tutto, ma mai il mio partito si era mosso con questa violenza»<br />
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<b>Presidente Villari, ora che si è detto disponibile alle <a href="http://www.ilmattino.it/stampa_articolo.php?idapp=13830">dimissioni</a> c’è chi dice che è un gesto che andava fatto prima…</b> <br />
Sono stato legittimamente eletto con voto segreto, dopo oltre sei mesi di votazioni andate a vuoto. Non ho trattato sotto banco né fatto accordi con la maggioranza; tantomeno tradito il partito democratico, del quale tuttora mi onoro di essere stato tra i fondatori. La testardaggine di Veltroni e la prepotenza di Di Pietro hanno consentito al centrodestra di rompere una prassi – non, però, di contravvenire ad una Legge - che voleva l’opposizione eleggere un presidente con i voti della maggioranza, risultando quindi non sgradito a quest’ultima. Ricordo, ad esempio, che Storace prevalse per un voto sul candidato “ufficiale” dell’opposizione (l’onorevole Fumagalli Carulli) con i voti dell’allora maggioranza di centrosinistra. <br />
<b>Però i voti dell’opposizione di centrosinistra nel suo caso sarebbero stati soltanto due…</b> <br />
Poche ore dopo la mia elezione mi sono piovute accuse da una parte del Pd, Veltroni in testa, di essere stato eletto con i voti della destra e che si doveva tornare ad Orlando presidente. <br />
<b>E lei?</b> <br />
Mi sono rifiutato. Da allora un continuo di offese, intimidazioni, insinuazioni di essermi venduto al Pdl. Ho chiesto a Veltroni ed al mio capogruppo Finocchiaro di difendere la mia reputazione e la mia moralità, pur non condividendo loro il mio atteggiamento politico. Niente, per tutta risposta è proseguito ed anzi si è intensificato il fuoco amico, insieme a Di Pietro. Senza contestarmi nulla che mi consentisse la difesa, mi hanno espulso dal gruppo, dal partito e cancellato dai costituenti del Pd nonostante fossi stato eletto con le primarie, come Veltroni. <br />
<b>Ma il Pd voleva un’altra persona alla presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai….</b> <br />
Avevo offerto ampia disponibilità per superare lo scontro che il mio stesso partito aveva determinato sul mio nome: in cambio pretendevo solo il riconoscimento della mia correttezza e dignità per le istituzione che rappresento. <br />
<b>
Alla fine però un’intesa tra maggioranza e opposizione sul nome di un nuovo presidente era stata trovata…</b> <br />
Veltroni, trattando con una parte della maggioranza ha tirato fuori dal cilindro il nome di Sergio Zavoli, un galantuomo di 85 anni. A quella età si è un padre nobile, non uomo di trincea che va in Commissione ogni mattina. Come ha affermato Gianni Letta, tirarlo in ballo è stato un gesto poco generoso ed aggiungo anche cinico. In sintesi, non hanno voluto restituirmi onore e dignità. Non mi hanno nemmeno informato dell’intesa su Zavoli, non consentendomi di uscirne a testa alta. Al contrario, pretendevano che me ne andassi come un ladro, un abusivo, come un’ammissione di colpa. Mi si dica piuttosto di cosa sono responsabile e perché dovrei dimettermi. <br />
<b>E’ anche vero che fino ad oggi la sua indisponibilità alle dimissioni ha di fatto bloccato il lavoro della Commissione…</b> <br />
Chi mi ha eletto conosceva le prerogative e le funzioni della Commissione, la sua delicatezza e immodificabilità, affinché non si potesse orientarne compiti e funzioni. Mi si risponda allora: sono un ladro, non sono degno, sono inadeguato? Perché volete cacciarmi? Chiedo che mi si risponda con la stessa pubblicità con cui sono stato offeso. <br />
<b>
C’è anche chi l’ha accusata di non essere all’altezza del ruolo…</b> <br />
Fino ad un minuto prima della mia elezione ero indicato nell’ufficio di presidenza, quindi ritenuto idoneo.<br />
<b>Anche dal segretario del Pd non sono mancate le critiche…</b> <br />
Veltroni è venuto nella mia città in campagna elettorale, in una Napoli coperta dai rifiuti e svillaneggiata sui giornali e le televisioni di tutto il mondo. Da allora il segretario ha difeso tutto e tutti: Bassolino, Iervolino, Di Pietro, il figlio, tutti tranne me; un suo senatore, numero tre nella lista dell’Ulivo del 2006, candidato a sindaco di Napoli allorquando la Iervolino comunicò ufficialmente la sua iniziale volontà di non ricandidarsi per un secondo mandato, una persona perbene. <br />
<b>L’hanno anche accusata di essere attaccato alla poltrona…</b> <br />
Se il mio torto è la consapevolezza delle regole ma sempre nel rispetto delle istituzioni, non essere servo e prono agli apparati e ai partiti, ebbene allora mi prendo tutto il torto. <br />
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Poi però è arrivata una richiesta di dimissioni anche dai presidenti delle Camere…</b> <br />
Dov’era il presidente Schifani, uno dei leader del centrodestra, oltre che presidente del Senato, allorquando gli esponenti della sua stessa maggioranza membri della commissione RAI, preannunciavano la loro intenzione di votare un’esponente dell’opposizione diverso da Orlando come poi è accaduto? E i ripetuti appelli che vengono rivolti alla mia persona solo perché convoco la Commissione per ottemperare agli obblighi, garantendo così il funzionamento delle istituzioni cosi come sollecitato dal capo dello Stato, questi appelli i presidenti delle Camere perché non li rivolgono anche a coloro i quali in commissione non vengono? <br />
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Resta il fatto che la Commissione con la sua presidenza è rimasta impantanata…</b> <br />
Non si tratta di ostruzionismo perché non ho commesso alcun atto politico da contrastare. Si tratta invece di un atteggiamento violento e partitocratrico nei confronti di un’istituzione delicata perché di vigilanza e di garanzia. Non ho mai avuto poltrone né le ho cercate. Non c’era il mio nome tra gli oltre cento nomi del governo Prodi né tra gli infiniti incarichi assegnati e decisi da Veltroni in persona quasi ogni giorno. Hanno minacciato revoche, espulsioni, scioglimenti, incuranti della mortificazione cosi inflitta alle istituzioni. <br />
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Vuol dire che ce l’hanno con lei?</b> <br />
Il leader del Pd, partito al quale continuo a sentirmi di appartenere, ha messo in campo una campagna di pressione che non è stata adottata contro nessun altro, nemmeno nei momenti più difficili dello scontro politico. Nella seconda repubblica abbiamo visto di tutto, ma mai il mio partito si era mosso con questa, lo voglio dire, violenza.<br />
<b>Di che cosa lo accusa?</b> <br />
Sia chiaro: non vogliono che la Commissione funzioni, ma esclusivamente la disponibilità del mio incarico, la poltrona. Intanto la Commissione ha lavorato e ad una delle sedute hanno partecipato i componenti di tutti gli schieramenti politici: sono venuti a votare se stessi, a sistemare alcuni di loro sulle poltrone di vicepresidenti e segretari, incarichi per i quali percepiscono un’indennità, in nome dei quali, c’è chi mi attacca sui mezzi d’informazione, anche se non ne assolvono gli obblighi. <br />
<b>Cosa le lascia questa esperienza?</b><br />
Tra le cose spregevoli che mi sono state rinfacciate ci sono le indennità dovute alla carica di Presidente. Tengo a comunicare che non intendo avvalermi dei 3.200,00 euro lordi mensili previsti per il mio incarico, dei rimborsi telefonici previsti né dell’auto di servizio. Ho offerto ampia disponibilità ad un confronto politico ma nel mio partito la “politica” soccombe alla disciplina e all’autoritarismo. <br />
<b>Risvolti positivi?</b><br />
In questo scontro politico ho trovato la solidarietà dei Radicali e dell’MpA. Beltrandi e Sardelli hanno garantito il funzionamento dell’istituzione, Marco Pannella con generosità e coraggio ne ha denunciato il vulnus.<br />
<b>Che cosa si aspetta adesso?</b> <br />
Non ho alcuna intenzione di essere il capro espiatorio di atteggiamenti contraddittori da parte di alcuni dei protagonisti di questa triste vicenda. Offro quindi al giudizio di tutti quella valutazione politica cui ho fatto inutilmente riferimento: si permetta alla Commissione di assolvere agli obblighi previsti dalla Legge (regolamento per le elezioni in Sardegna, Sottocommissione per l’accesso, Consiglio di Amministrazione della RAI, regolamenti per le funzioni ispettive e di vigilanza proprie della Commissione già discusse in precedenti sedute). Tutti sappiamo che per esaurire questi punti c’è bisogno di una sola seduta, specie allorquando se ne avverte l’urgenza e si è sensibili alle ragioni delle istituzioni e della più grande azienda che produce cultura nel nostro Paese, la RAI appunto. <br />
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E poi?</b> <br />
Un secondo dopo sono disponibile a mettere all’ordine del giorno la discussione sulle mie dimissioni che, per rispetto alle istituzioni non intendo tenere in altra sede, magari nelle segrete stanze dei partiti.<br />
«Io mi attengo a un percorso istituzionale. Si rileggano bene la legge»2009-01-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388210<br />
«Io mi attengo a un percorso istituzionale, come ho detto fin dall’inizio della vicenda», dice Riccardo Villari, presidente della commissione di Vigilanza che ostenta tranquillità. Oggi alle 14 si riunisce la commissione. Ci sarà sicuramente Villari e con lui Marco Beltrandi (radicale nel Pd) e Luciano Sardelli (Mpa) che lo hanno sostenuto sempre. «L’unica cosa che mi sentirei di suggerire a tutti - spiega Villari - è di rileggersi la legge istitutiva della Vigilanza. Non la legge del 1975, no, ma la legge del 1947, la prima legge che ha istituito la commissione e che non è stata superata dalla legge del 1975». «Chi continua a bloccare la Vigilanza per motivi misteriosi lavora, di fatto, per indebolire la Rai e renderla sempre più vulnerabile», dice Giorgio Merlo, Pd. <br />
«E una vergogna. Sarebbe meglio che la Vigilanza non ci fosse nemmeno», dice Antonio Di Pietro.
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I democrat imparino da Fiorello - INTERVISTA2008-12-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383128<br />
«Sono addolorato».<br />
<b>Ma come, presidente Villari, non gode a vedere com’è il partito che lo ha espulso?</b><br />
«No. Perchè il Pd è ancora, e sempre sarà, la mia casa».<br />
<b>I padroni di casa si tirano i piatti?</b><br />
«Ma senza il coraggio e l’umiltà di mettersi in discussione. Quasi nessuno fa autocritica. Si credono intoccabili. Si auto-promuovono per cooptazione, quando invece io sono stato votato, e molto, alle primarie».<br />
<b>Lei un eletto del popolo e loro dei mandarini?</b><br />
«Quanti voti ha preso in Sicilia la Finocchiaro, che poi è stata fatta presidente del gruppo al Senato? Pochissimi. Chi sono quelli della corte di Veltroni? Gente senza radicamento. Anonimi. Sconosciuti. Sanno solo sentenziare. Poi arrivano nei territori e nessuno li conosce. Sa qual è la cosa che più mi fa male?».<br />
<b>No.</b><br />
«Vedere il nostro partito che non riesce a darsi una radice popolare. Il Pd è elitario e autoreferenziale. Pensano agli organigrammi. Fanno piccola tattica....».<br />
<b>Mentre lei fa grande politica?</b><br />
«Io dico che vanno recuperati il profilo valoriale e il progetto politico».<br />
<b>L’unico immacolato è lei, per questo l’hanno espulsa?</b><br />
«Non dico questo. Dico che io l’autocritica la faccio. Mentre Veltroni e altri, no. La colpa di quello che sta succedendo di chi è: degli amministratori napoletani, degli elettori abruzzesi?».<br />
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Se il popolo non ti vota va cambiato il popolo e non il vertice del partito, diceva Brecht. L’hanno preso in parola?</b><br />
«Quella è una compagnia di giro che si passa vicendevolmente le poltrone. E sta sentendo il tono di voce con cui le sto parlando?».<br />
<b>Non scoppi a piangere.</b><br />
«No. Ma a me che credo in un partito popolare e riformista, questa situazione procura sofferenza. C’è un peccato originale. Quello di voler somigliare a Berlusconi. Facendo un partito dove non ci si parla e si danno e ricevono soltanto ordini. L’autoritarismo non dovrebbe far parte del nostro Dna».<br />
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Lo dice proprio lei che viene accusato di intendersela col Cavaliere?</b><br />
«Berlusconi esclama spesso: io questo Villari non lo conosco. Dice il vero. Ma ciò che è più paradossale è che io non ho mai parlato personalmente con Bettini. Eppure, l’avrei voluto fare».<br />
<b>Ma nel Pd le chiacchiere sono troppe, non poche.</b><br />
«Manca la discussione vera. Non ci conosciamo. Non c’è fraternità. E al vertice del Pd siede troppa gente che sta solo sui giornali e non conosce la realtà. Sono degli zombie».<br />
<b>Pure D’Alema, pure Rutelli?</b><br />
«Dell’uno ho apprezzato che s’è candidato in Campania, mettendo la propria faccia in una battaglia difficilissima. Di Rutelli apprezzo l’autocritica su come è stata gestita la vicenda della Vigilanza Rai».<br />
<b>Di Pietro vi si mangerà?</b><br />
«Ha molto appetito nei nostri confronti».<br />
<b>Ma perchè «nostri»: lei è fuori!</b><br />
«Aspetto di essere risarcito».<br />
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E ora «lardo ai giovani»? Cioè diamo un po’ della ciccia del potere ai 30-40enni?</b><br />
«Di solito vengono cooptati, mandati in Parlamento e di loro si perdono le tracce. E invece, sarebbe educativo favorire il ricambio, mandando i giovani sul territorio a farsi le ossa, a imparare il linguaggio delle periferie. Fiorello mica ha esordito su RaiUno in prima serata! Ha fatto la gavetta nei villaggi turistici». <br />
Io vado avanti con il mio lavoro2008-11-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382266<br />
C`è qualcosa di grandioso in questo Riccardo Villari, bisogna comunque avere del fegato per lasciare che i commessi di Palazzo San Macuto stiano li, chini, a chiederti se il signor presidente ha bisogno di questo, o di quello, e se la poltrona è abbastanza comoda, la scrivania di suo gradimento, e soprattutto «se possiamo far entrare il sottosegretario Letta che, intanto, è arrivato...».
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A metà mattina, la strategia di Villari è piuttosto chiara: in attesa di eventi (e quali siano questi eventi, davvero, solo lui lo sa) ha deciso di far finta di niente, e di cominciare ad agire, sul serio, nonostante la bufera politica che infuria, da presidente della commissione di Vigilanza Rai.
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Quindi, prima mossa: andarsi a prendere il caffè alla buvette di Montecitorio. Farsi una vasca di Transatlantico, il nodo della cravatta morbido e il mento alto come quando entra nel - la chicchettosa caffetteria dipiazza dei Martiri, a Napoli (mentre Fabrizio Morri, capogruppo democratico in Vigilanza, non smette di ripetere:
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«Questo Villari, mio ex compagno di gruppo al Senato, è un degnissimo erede dei maggiori maestri del teatro napoletano, da Scarpetta a De Filippo...»).<br />
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Cronisti che lo seguono, pressanti. E lui, Villan, che si volta sorridente, rilassato: «Sono sereno... ma non vi dico nulla».
Invece, quattro passi dopo, quando gli chiedono dell`invito «a fare un passo indietro» che s`è visto recapitare dai presidenti delle Camere e da Berlusconi:<br />
«Mah... voi mi fate mille domande... Però dovete tenere conto che io non leggo giornali, non leggo agenzie di stampa, non guardo la televisione e...». C`è un momento di silenzio.<br />
«Vabbé, no, per la verità ora dovrò cominciare a guardame almeno una..».<br />
Se ne va ammiccante: «Ma che domande mi fate? Certo che mi do da fare... ho sentito il direttore generale della Rai... e a tutti i capigruppo ho già inviato la bozza di regolamento per le elezioni politiche in Abruzzo... insomma, lavoro sodo...».
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E infatti poi viene qui, a Palazzo San Macuto. Chiede una bottiglia d`acqua. Si fa portare il carteggio relativo alle domande per la programmazione dell`Accesso (gli spazi autogestiti della tivù di Stato). Quindi spegne i due cellulari: «Oh, guagliò, mi sa che a tenerli sempre nelle orecchie fanno male...
quasi quasi mi gira la testa...».
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La testa non gira a <b>Marco Pannella</b>, nonostante sia in sciopero della sete. L`incontro con Villan è cordiale, ci scappa un altro caffè. Poi Pannella esce magrissimo, i capelli di un bianco fiabesco - e annuncia:
«Ho sospeso lo sciopero della sete, e sapete perché? Perché Villani si sta comportando con dignità e fermezza».<br />
Bell`incontro. Ma l`incontro del giorno è quello che i commessi annunciano facendo capolino dalla porta: «Allora, lo facciamo entrare il dottor Letta?».<br />
Villani e Letta restano a colloquio per lunghi minuti. Letta è molto determinato nel chiedere a Villari di dimettersi. Però Villari non cede. Con Letta non è facile. Ma lui (chiedendo tempo? o cosa?) ci riesce. Solo che quando Letta esce, Villani riaccende un cellulare e scrive un sms al suo amico Gianfranco Rotondi, ministro per l`Attuazione del programma. Testo:<br />
«Gianfrà, calma i tuoi...».<br />
In verità, c`è poco da calmare.
A quanto sembra, ad essere molto preso da questa storia è soltanto Letta. Da Palazzo Chigi, infatti, ripetono un concetto vecchio ormai di tre giorni:<br />
«Villani? Un problema del Pd.<br />
L`hanno eletto loro in Parlamento, e loro, poi, l`hanno espulso...».<br />
Vigilanza RAI: "Penso di non essere il problema, ma la soluzione. Spero di riuscire a spiegarlo al mio partito."2008-11-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382149Riccardo Villari è pronto a dimettersi se si trovera' "una soluzione condivisa" alla vicenda della Vigilanza Rai ed e' convinto di non rappresentare lui "un problema". Arrivando al Partito democratico per incontrare il segretario Walter Veltroni, Villari risponde ai giornalisti che lo avvicinano: "Penso di non essere il problema, ma la soluzione. Spero di riuscire a spiegarlo al mio partito. Se si trova una altra soluzione condivisa io non ho nessun problema...".
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Vado dal mio segretario con grande piacere con rispetto e non faccio previsioni. In questi giorni mi sono dato la consegna di non avere immaginazione. Vedremo come andrà". Se Riccardo Villari non avanza previsioni è il Pd invece che conferma di aver maturato l'orientamento di espellerlo dal partito, se il senatore non si dimetterà dalla presidenza della Vigilanza Rai dove è stato eletto con l'apporto determinante della maggioranza.
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"La maggioranza ha rotto una prassi che noi dell'opposizione avremmo voluto non fosse infranta", osserva lo stesso Villari che peraltro confessa di essere "rimasto male nel vedere giudicata la mia moralità, che - sottolinea - non è una categoria della politica". Oggi il faccia a faccia con Veltroni, e gli esiti che ne seguiranno, poi Villari conferma che incontrerà i presidenti di Senato e Camera "tra martedì e mercoledì, sicuramente": "Questa è l'idea che mi sono fatto, il percorso che voglio svolgere. Dopodiché mi auguro che si trovi una soluzione.
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Credo che l'obiettivo che tutti dobbiamo avere - rileva ancora - non e' Villari si' Villari no, e' quello di trovare una soluzione che ci faccia trovare piu' avanti di dove eravamo e non piu' indietro". In difesa del presidente eletto della Vigilanza si schiera il Pdl. "Le minacce di espulsione dal Pd che Veltroni fa a Villari violano gravemente la Costituzione", dice Italo Bocchino osservando che "contrastano apertamente con l'assenza di vincolo di mandato del parlamentare prevista dalla Carta costituzionale" e che "porterebbero a uno stallo istituzionale che, come dice Pannella, prefigura un vero e proprio attentato a un organo costituzionale".Vigilanza Rai, Villari a Veltroni: non mi dimetto. E non me ne vado dal Pd.2008-11-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382159Riccardo Villari conferma la sua volontà di non lasciare la presidenza della Vigilanza finché non si sarà trovata una soluzione condivisa per la sua sostituzione. Al termine dell'incontro con i vertici del Pd, Villari ha spiegato: "Come ho già detto e ribadito: se, come mi auguro, si realizza al più presto una candidatura condivisa, sarò ben lieto di dimettermi, ma finché questo non accade ho il dovere istituzionale di andare avanti".
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"C'è stata qualche divergenza ma con il segretario ci siamo parlati con grande franchezza e io ho spiegato che mi dimetterò se al più presto si trova una candidatura condivisa". Così il senatore democratico Riccardo Villari spiega i termini del faccia a faccia appena conclusosi con il leader del Pd Walter Veltroni sulla presidenza della Vigilanza.
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Riccardo Villari sottolinea con soddisfazione che da parte del Pd e' stato fatto "un passo avanti per superare l'impasse" della Vigilanza perché "intende lavorare rapidamente al superamento della candidatura di Orlando".
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Al termine dell'incontro con i vertici del Pd il presidente della vigilanza ha sottolineato che "con Veltroni abbiamo ragionato sulla sua richiesta di dimettermi subito, c'e' stato un confronto animato", ma da parte del segretario "c'è stato un passo avanti perche' ha chiaramente manifestato la volontà di un superamento della candidatura di Orlando ora, con l'ausilio di Idv, si puo' superare l'impasse".
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Riccardo Villari esclude la sua espulsione dal partito a causa del suo rifiuto di dimettersi dalla presidenza della Vigilanza a cui e' stato eletto con i voti della maggioranza e solo due dell'opposizione. Al termine del vertice con Veltroni e i dirigenti del Pd, a chi gli chiedeva se si fosse parlato della sua espulsione, Villari ha risposto: "Il Pd e' casa mia, non me ne vado".