Openpolis - LE ULTIME DICHIARAZIONI DI MARCO GIOVANNI REGUZZONIhttps://www.openpolis.it/2011-10-24T00:00:00ZNostro governo ha contribuito più di tutti a risanamento bilancio2011-10-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617556Il nostro governo ha fatto dei passi da gigante ed è quello che ha fatto più di tutti gli altri nella storia della Repubblica e che ha contribuito al risanamento del bilancio.Pensioni:forse anzianità a 62 anni con 35 di contributi2011-09-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609415Un peso da 75 miliardi sui conti pubblici. Come rimedio il governo valuta anche di lasciare dal 2015 solo quella di vecchiaia, con 2,6 miliardi di risparmio. Ritocchi al decreto: no della Lega, ma per il Cav il tema tornerà in agenda
Roma - <b>Nessun intervento post ma¬novra sulla previdenza; «non ne vogliamo sentire parlare» confer¬ma il leghista Mauro Reguzzoni.</b> Il ministro Umberto Bossi è ancora più esplicito e mostra il dito me¬dio ai cronisti che gli chiedono se è vero che il governo metterà ma¬no alle pensioni. Ma il tema è desti¬nato a tornare nell’agenda del go¬verno, come ha confermato ieri il premier Berlusconi. Se le istituzio¬ni europee lo dovessero chiedere dando un’indicazione precisa su dove piazzare l’asticella dell’età pensionabile, se ne può parlare. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha chiesto giorni fa alle parti sociali un tavolo per discute¬re di misure che incidano sulla spesa nel medio e breve termine, ricevendo peraltro un rifiuto da tutte le sigle dei lavoratori. Se il go¬verno vorrà intervenire, dovrà far¬lo da solo e con l’opposizione dei sindacati. Tra le misure possibili, resta quella soft, con un anticipo di quota 97 al 2012.Quindi l’antici¬po di un anno dell’entrata in vigo¬re dell’ultima riforma, che porta i requisiti minimi per l’anzianità a 62 anni e 35 di contributi. Ma resta¬no forti le spinte di chi vorrebbe «quota 100» e quindi l’abolizione dell’anzianità, con un aumento graduale dell’età pensionabile fi¬no a 64 anni nel 2015, che porte¬rebbe a regime, circa 2,6 miliardi di risparmi all’anno.
Chi chiede interventi drastici lo fa perché le pensioni pesano trop¬po sui conti pubblici. Dai 30 miliar¬di all’anno del 1980 si è passati ai quasi 300 miliardi di spese corren¬ti¬complessive degli enti previden¬ziali. Limitandosi ai privati, nel 2009 le pensioni Inps sono costate più di 250 miliardi di euro per una percentuale del Pil che nel 2009 era del 16,7% e si assesterà sul 13,5% solo nel 2060, lasciando po¬co spazio alle altre politiche.
Al netto dei contributi pagati dai lavoratori - ricorda Alberto Brambilla, presidente del nucleo di valutazione della spesa previ¬denziale- ogni anno restano da pa¬gare 75 miliardi di euro, tutti a cari¬co della fiscalità generale.
Se le pensioni pesano sulla spe¬sa pu¬bblica è perché il sistema pre¬videnziale italiano è stato, in un passato recente, generosissimo e quando è diventato ineludibile mettere in sicurezza i conti, ha sca¬ricato i sacrifici sulle generazioni future. Il «peccato originale» è la ri¬forma Dini del 1995 che introdus¬se il sistema contributivo (pensio¬ni calcolate sulla base dei contri¬buti versati) ma mantenne per al¬cuni il retributivo (calcolate sugli ultimi stipendi) o il misto.
La misura della disparità di trat¬ta¬mento tra vecchie e nuove gene¬razioni la dà un altro indicatore classico della previdenza, le «ali¬quote di equilibrio teoriche», cioè quelle che ogni lavoratore dovreb¬be pagare per coprire l’importo della sua pensione effettiva. I lavo¬ratori dipendenti privati che sono andati o andranno in pensione con il retributivo o il misto- calco¬la sempre Brambilla - avrebbero dovuto pagare il 46,6% dello sti¬pendio, mentre l’aliquota media è del 33%. C’è un 13% di contribu¬to che viene f¬inanziato con la spe¬sa pubblica e con i contributi paga¬ti dalle nuove generazioni. Nel ca¬so di chi ha iniziato a lavorare do¬po il 1995 l’aliquota di equilibrio teorica e quella effettiva coincido¬no. Le nuove generazioni, le pen¬sioni, se le pagheranno da sole.
La tesi di Brambilla è che «ci vor¬rebbe il coraggio di spiegare, con argomenti tecnici, le cose come stanno agli italiani, in primo luo¬go sulla spesa sociale». Il welfare italiano «che fino a pochi anni fa era sotto di 2-3 punti percentuali rispetto a quello europeo, ormai è sopra. È intorno al 26% se si consi¬dera solo quello dello Stato, ma ar¬riva al 28% con le spese di regioni e comuni, circa due punti sopra la media europea». È una verità sco¬moda, ma è un dato che sarà sem¬pre più difficile ignorare.
ATTO DOVUTO PER EVITARE RISCHIO GRECIA2011-07-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590094MANOVRA: REGUZZONI (LNP), ATTO DOVUTO PER EVITARE RISCHIO GRECIA
<b>"Bene ha fatto il governo ad intervenire con urgenza, visto che la manovra è un atto dovuto per evitare al nostro paese il rischio della Grecia".</b> Lo afferma il capogruppo della Lega Nord Marco Reguzzoni.
<b>"Una volta approvata, però - aggiunge Reguzzoni - si tratterà di mettere in piedi le riforme che servono al nostro Paese".</b>
AGENPARL) - Roma, 15 lug - Venerdì 14:32
http://www.agenparl.it/articoli/videos/primo-piano/20110715-manovra-reguzzoni-lnp-atto-dovuto-per-evitare-rischio-grecia
Intercettazioni. La Lega fiduciosa di trovare un'intesa.2010-07-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503423<br />
''E' in corso un confronto costruttivo fra forze politiche per arrivare nel piu' breve tempo possibile all'approvazione della legge sulle intercettazioni. Siamo fiduciosi che l'intesa verra' trovata e che finalmente giunga a termine una vicenda che ha tenuto il Parlamento impegnato per piu' di due anni''.
<p>
A dichiararlo e' il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni, in merito allo slittamento dell'esame degli emendamenti al ddl sulle intercettazioni dopo i lavori in Aula di oggi.
<p>
''Si tratta di un ulteriore approfondimento che dimostra come nessuno nella maggioranza intende fare forzature.
<p>
L'obiettivo finale -ha detto Reguzzoni- rimane quello di arrivare a una legge largamente condivisa che pur rispettando la privacy dei cittadini permetta lo svolgersi delle indagini da parte degli inquirenti''.<br />
Intercettazioni: dalla Lega ok a Napolitano2010-07-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502671 "Credo che l'appello del capo dello Stato sia la sintesi a cui dobbiamo attenerci"«Brancher ? Un vero pasticcio fin dall'inizio. Ma non si occuperà di federalismo» - INTERVISTA2010-06-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502477<br />
«Brancher? Lui non si occuperà di federalismo, ma di decentramento».
<p>
<b>Questa vicenda rischia di pesare come
un macigno sul governo Non le pare?</b>
<p>
«Indubbiamente è stata una vicenda
pasticciata fin dall'inizio. Prima quel
nome è stato fatto per un ministero con
portafoglio. Poi le cose sono cambiate.
E certo qualche perplessità l'abbiamo
avuta».
<p>
<b>Esistono delle responsabilità anche
della Lega: non trova?</b>
<p>
«Quando è stato fatto il nome di
Brancher per il ministero allo Sviluppo
l'idea non ci dispiaceva».
<p>
<b>Perché?</b>
<p>
«E un uomo del Pdl, ma da
sottosegretario - per le deleghe - che ha
avuto a cavallo dei ministeri di Bossi e
di Calderoli, ha maturato un rapporto
di collaborazione preziosa con il
Carroccio».
<p>
<b>Poi il ministro ha dato mandato ai
legali di avvalersi dello «scudo». E il
popolo leghista è insorto sul web.</b>
<p>
«Di perplessità ne abbiamo avute. Poi è
arrivata la nota del Quirinale con quelle
considerazioni cosi forti»
<p>
<b>E anche la Lega lo ha mollato</b>
<p>
«Ma no La Lega non c'entra niente né
con il processo, né con certe scelte».
<p>
<b>Le opposizioni chiedono le
dimissioni. Che ne pensa?</b>
<p>
«Lui è il nome giusto, proprio per
l'esperienza che ha maturato da
sottosegretario».
<p>
<b>Tutto resta com'è, dunque, per voi?</b>
<p>
«Sì, lui si occuperà di decentramento,
qualcosa che ha a che fare con il
federalismo, ma federalismo non è».
<p>
<b>Può spiegarci meglio?</b>
<p>
«In uno stato federale alcuni funzioni
dello Stato possano essere spostate
fuori dalla Capitale. Una città come
Napoli può tranquillamente ospitare
un ministero».
<p>
<b>Al turismo?</b>
<p>
«Magari anche qualcosa di più
importante. La Difesa ad esempio: le
funzioni sono dello Stato, ma la
struttura può essere delocalizzata. Il
decentramento è una scommessa
importante. Soprattutto per il Sud».<br />
Se va giù Malpensa chiude baracca tutta la Penisola - Il Nord a convegno per salvare l’hub. La Lega attacca: tutti i dipendenti Alitalia sono a Roma, da noi solo in 682008-02-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328506<b>«Piú mercato, piú liberalismo, piú federalismo. Se li avessimo avuti, oggi non saremmo qui a parlare del futuro di Malpensa». Esordisce cosí, al convegno sul futuro dello scalo lombardo a palazzo Mezzanotte di Milano, il presidente della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni. Uno che non le manda certo a dire. E che stavolta spara a zero dritto dritto sulla gestione di Alitalia «avallata dalla miopia di questo Governo».</b>
<b>«Io rappresento il territorio dove sorge Malpensa, il Varesotto. Una provincia che da sola esporta qualcosa come otto miliardi di euro all'anno, una volta e mezzo di quanto esporta la provincia di Roma. Allora qualcuno mi deve spiegare se ridimensionare Malpensa per potenziare Fiumicino sia strategia o ignoranza. Perchè io non lo capisco».</b> La relazione di Reguzzoni è tra le più seguite e strappa gli applausi di Diana Bracco, numero uno di Assolombarda. Anche lei come molti big del mondo imprenditoriale e istituzionale lombardo sono presenti al convegno su Malpensa. Un incontro a porte aperte organizzato in un amen dalla Camera di Commercio e che arriva a dieci giorni dalla manifestazione organizzata dalla Lega direttamente al terminal di Malpensa. <b>Uno scalo dove, dall’anno della sua nascita, «Alitalia non ha assunto alcun dipendente» , ammonisce Reguzzoni che subito dopo rincara: «E sapete quanti sono i dipendenti di Alitalia di stanza a Malpensa? Sessantotto. Credo non servano commenti».</b> Eppure di riflessioni, politiche, ne sono piovute a dozzine a Palazzo Mezzanotte. <b>Ad aprire le danze il sindaco di Milano, Letizia Moratti,</b> che chiede una moratoria di tre anni su Malpensa: «Costerebbe circa 200 milioni di euro l’anno. Sarebbero 600 milioni in tre anni per salvare un aeroporto che genera oltre 10 miliardi di utili per il Paese. Nella trattativa per Alitalia basterebbe fare un piccolo sconto sul prezzo».
«Non capisco - continua il primo cittadino - perchè il governo non abbia intrapreso questa strada».
Come detto sono tanti i politici presenti. C’è Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture<b>. C’è Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano.</b> Ma soprattutto <b>si vede, verso mezzogiorno per i saluti finali, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni,</b> particolarmente caloroso: «Chiedo al Governo di convocare immediatamente il Tavolo Milano. Altrimenti si fermi e blocchi la mano di Alitalia», chiosa Formigoni quasi battendo i pugni sul tavolo.
<b>«Air France? E’ come vendere al tuo maggior concorrente». E sull’offerta di Air One annuncia: «Il Tar potrebbe rimettere in corsa la compagnia ma fino ad allora, la cessione di Alitalia deve essere bloccata».</b>
Poi è un susseguirsi di incoraggiamenti al mondo imprenditoriale e politico lombardo per fare quadrato attorno a Malpensa, una risorsa «da difendere e valorizzare», infine una battuta sugli slot e le rotte a cui spetterà al nuovo ministro degli Esteri impegnarsi per riconsegnarle ad un eventuale nuovo vettore. Una riflessione che richiama la possibile candidatura del governatore Formigoni proprio alla Farnesina. la sua comparsata nel salotto di “Porta a Porta”, insolita quanto azzeccata, non è passata inosservata ai più. Proprio lo stesso Governatore non ha nascosto la possibilità di una sua candidatura alle prossime elezioni che certamente dovranno spianare la strada ad un Governo più sensibile anche a Malpensa. Altrimenti la pista Air France sarebbe sempre più libera e veloce. Con tutti relativi danni snocciolati al convegno sullo scalo lombardo.
Non la pensa così Penati, altro potenziale parlamentare in lista Pd per le prossime elezioni (anche se lui smentisce: «Rimango dove sono»): <b>«Se aspettiamo il 13 aprile finisce che Alitalia fallisce e chiude baracca pure Malpensa».</b>