Openpolis - Argomento: Ferrerohttps://www.openpolis.it/2010-11-24T00:00:00ZRamon MANTOVANI: Un buon congresso2010-11-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558146Senza nasconderne i limiti e i problemi è opportuno sottolineare i passi avanti e i risultati positivi del Congresso della Federazione della Sinistra.
1) la Federazione è stata immaginata, proposta e discussa a lungo per reagire e rispondere a due problemi posti dalla sconfitta del 2008 e all’idea che per unire la sinistra si dovessero cancellare le identità e sciogliere le organizzazioni comuniste. I due problemi sono: la frammentazione e dispersione delle forze politiche della sinistra e la tendenziale subalternità al PD, sia nella versione governista sia in quella testimoniale, entrambe prodotte del bipolarismo. Alla fine è chiaro che la Federazione è un progetto strategico che si propone di unire la sinistra anticapitalista italiana. Non una generica sinistra senza principi e senza confini. Non l’unità comunista con la promozione di una dialettica a sinistra sulla base di discriminanti ideologiche. Per altro non chiare sul versante delle scelte politiche, a cominciare dal rapporto col PD e con la questione del governo. E’ stato molto faticoso in questi due anni superare le spontanee e/o maliziose interpretazioni e proposte di una Federazione come partito unico dei comunisti con l’aggiunta di qualche indipendente, che avrebbero prodotto nuove divisioni e una forza politica tanto capace di esibire una identità astratta e sempre meno attrattiva, quanto incerta e moderata nelle scelte politiche. Il compito della Federazione è chiaro. Costruire, nel vivo delle lotte, un programma di fase per l’uscita a sinistra dalla crisi capitalistica e su questa base partecipare alle elezioni a tutti i livelli. Sono due compiti, collegati intimamente fra loro, che necessitano dell’unità di tutte le donne e gli uomini che pensano che la critica del capitalismo, e del modello sociale conseguente, sia la base indispensabile per rapportarsi con le lotte e per costruire un programma autonomo ed indipendente dal centrosinistra, per sua natura ambiguo o addirittura apologetico nei confronti del mercato e del liberismo. L’unità si deve fare, quindi, sul punto fondamentale di cui necessita la lotta di classe ed ogni movimento di trasformazione, senza che nessuno, collettivamente o individualmente, debba rinunciare ad un grammo della propria cultura politica e soprattutto delle proprie pratiche. Senza egemonismi (che sono sempre stati il contrario dell’egemonia) e senza riduzioni ad uno o semplificazioni che, come insegna l’esperienza, hanno sempre e solo prodotto nuove divisioni. In altre parole la Federazione vuole essere il luogo politico dell’unità dei partiti, delle associazioni e comitati, delle persone che decidono di fare quelle due cose insieme in modo democratico e che continueranno ad avere le proprie differenze culturali, di pratiche politiche e di organizzazione per fare tutto il resto. Ovviamente questo è difficile da capire e digerire per chi pensa che un partito, comunista o meno, debba solo elaborare programmi e liste elettorali e partecipare al “gioco politico” nelle relazioni fra partiti nelle istituzioni. Come è difficile da capire per chi, impegnato in lotte e attività sociali, pensa che la rappresentanza delle stesse possa essere risolta al momento delle elezioni con la scelta di una lista, o peggio ancora di un leader, rifiutando o accettando il ricatto del bipolarismo e del meno peggio con l’astensione o con il voto utile. Ma su questo punto documento e statuto della Federazione sono chiarissimi. Restano nel corpo militante e fra le persone di sinistra molte perplessità ed anche una notevole dose di confusione. Dovute al fatto che i mass media le poche volte che hanno parlato del nostro progetto lo hanno fatto occultando, per ignavia o per malizia fa lo stesso, la vera portata della proposta unitaria per descriverlo, invece, come orticello comunista privo di una proposta politica. Ed anche dovute al fatto, bisogna pur dirlo, che molti militanti sono totalmente disabituati a fare ragionamenti complessi di fronte a problemi complessi. Che non leggono e non studiano nemmeno i documenti politici per poi affidarsi alle semplificazioni dei mass media e/o per discutere sulla base di suggestioni e soprattutto di contrapposizioni astratte e demagogiche. Ma, lo ripeto, essendo chiaro il progetto della Federazione c’è la possibilità, con pazienza e perseveranza, di farlo vivere e crescere. Innanzitutto con il lavoro di allargamento della Federazione, sia a livello locale con collettivi e persone impegnate nelle lotte, sia a livello nazionale ribadendo la necessità di unire davvero tutta la sinistra anticapitalista. La Federazione vuole essere l’unità di tutta la sinistra anticapitalista. Attualmente non lo è affatto, anche se non è poco aver invertito la tendenza alla divisione e unito ciò che fino a ieri sembrava impossibile unire. Sul piano delle forze organizzate permangono profonde divisioni. Sul piano delle persone di sinistra senza partito permangono diffidenze, dubbi e soprattutto contrarietà dovute alle pratiche autoreferenziali, elettoraliste e istituzionaliste dei partiti, Rifondazione compresa. Da una parte alcune formazioni, come Sinistra Critica, PCL ed altri, e dall’altra SEL hanno proposte politiche contrapposte e, lo dico brutalmente, totalmente subalterne al bipolarismo. Da una parte l’idea che la ripetizione ossessiva di slogan radicali e di anatemi ideologici (spesso scagliati contro chi è più vicino) e la fuga dal problema di contribuire o meno alla cacciata di Berlusconi con il sistema elettorale esistente, possa costituire la base per l’accumulazione di forze sufficienti per cambiare qualcosa di concreto. Dall’altra l’idea che cavalcando (con successo) proprio uno degli aspetti più deleteri (e distruttivi di tutte le culture critiche della sinistra) del bipolarismo si possa ottenere una ristrutturazione del centrosinistra che apra le porte ad una svolta di sinistra reale nel paese. Non è necessario ripetere per l’ennesima volta quanto queste idee siano illusorie e quanto siano corrispondenti esattamente al disegno sulla base del quale è fondato il bipolarismo. Ridurre alla testimonianza impolitica le istanze radicali o trasformarle in “speranze”, tanto suggestive in campagna elettorale quanto irrealizzabili in un governo, comunque dominato dai poteri economici e dal vaticano. Non sono differenze sostanziali di contenuto, come la contrarietà alla legge trenta, il ritiro dall’Afghanistan, l’opposizione alle politiche economiche dell’UE ecc a motivare una divisione che persiste. Sono scelte ideologiche e di linea politica che impediscono l’unità. Indulgere all’infinito in discussioni circa il novecento e il nuovismo o fare la gara a chi è più comunista o più radicale è insensato, oltre che inutile. La Federazione deve rispettare i progetti altrui, pretendere il rispetto per il proprio, e soprattutto deve continuare a ribadire, con ostinazione, che permanendo i progetti e le linee diverse, sui contenuti di lotta si può e si deve combattere insieme. E che anche il confronto, su progetti e linee diverse, si può e si deve fare a partire dal riconoscimento della centralità dei contenuti che uniscono. Proprio per misurare l’efficacia dei progetti e delle linee rispetto al rafforzamento delle lotte e al raggiungimento di obiettivi concreti per milioni di italiani. Alla manifestazione del 16 ottobre c’era la sinistra reale di questo paese. I contenuti della piattaforma della FIOM (ben ribaditi nell’intervento di Landini al congresso) per la Federazione possono essere sposati integralmente e possono essere la base per discutere con SEL come con Sinistra Critica e il PCL sul come farli diventare obiettivi concreti, oggi e subito. E’ il modo concreto per rispondere a quella domanda di rappresentanza politica che è salita dalla manifestazione. Mentre citarli strumentalmente per scagliarli contro altri, che pure li condividono, per farli diventare un espediente retorico e demagogico al servizio di proposte politiche che, essendo interne alle logiche bipolari, li riducono a slogan impotenti o a sogni irrealizzabili è il contrario. Per il banale motivo che alla fine, o la piazza e i suoi contenuti saranno in grado di dare una spinta all’unità a livello politico della sinistra o le diverse opzioni della sinistra mortificheranno e divideranno la piazza e il movimento di lotta. E non avrà molta importanza ciò che dicono i sondaggi o diranno gli stessi voti elettorali se la sinistra politica che dice di condividere quei contenuti sarà divisa in tre pezzi in lotta fra di loro. Perciò è giustissimo che la Federazione, ben sapendo le differenze di progetto e di linea che esistono con altri, continui a sfidarli su questo terreno della discussione.
2) sebbene non si possa dire di possedere un programma di fase, complesso e articolato, capace di unificare i fronti di lotta e di accumulare le forze per passare dalla resistenza ad una controffensiva del mondo del lavoro e dei movimenti progressisti, il congresso ha chiarito a definito alcune linee di fondo sulla base delle quali costruire un tale programma. E su queste basi ha approvato e sancito una proposta politica chiara ed inequivocabile. C’è nel documento e c’è stata nel dibattito l’idea che alla finanziarizzazione e al mercato senza regole liberista sia necessario assegnare al mondo del lavoro il ruolo di fulcro dell’unità di tutte le lotte. Come è già stato evidente nella manifestazione della FIOM del 16 ottobre. La Federazione ha chiaramente l’idea della costruzione di tale unità sulla base di una alleanza strategica dei movimenti ambientalisti e dei diritti civili con quello dei lavoratori, degli studenti, dei precari e degli immigrati. La Federazione propone cose precise per l’oggi. Sulla base di scelte di fondo che in politica economica sono totalmente controcorrente rispetto agli indirizzi dell’Unione Europea, a cominciare dalla riproposizione dell’intervento pubblico in economia e dalla subordinazione dei bilanci e delle politiche monetarie rispetto ai diritti sociali. Che in politica estera sono contrapposte a guerre e spese militari sostenute da tutti i partiti socialisti, socialdemocratici, e in Italia del PD. Che sulle politiche sociali e dei diritti sono all’opposto dei “patti sociali” di confindustria e alla subalternità al vaticano. E’ su queste basi, e non su altre, che è stata approvata la proposta di dare vita ad una alleanza democratica in difesa dei principi costituzionali, per battere Berlusconi, senza fare un impossibile accordo di governo. Al di la di sfumature, di suggestioni, di ovvie differenze culturali e perfino di propensioni ben visibili sulla stampa e in diverse dichiarazioni e discorsi, questo è quanto è stato deciso ed approvato. Con il dissenso dei compagni di Falce e Martello sul versante di sinistra e con quello del documento di una parte di Rifondazione (primo firmatario Bonadonna) sul versante di destra. Questa proposta politica è stata accettata e difesa, nei loro discorsi, da Salvi, da Patta, da Diliberto, oltre che da Ferrero. Con toni e sfumature diverse? Ovviamente si. Ma senza che sia stata proposta alcuna alternativa. Per altro, voglio dire esplicitamente che io sono d’accordo con Diliberto quando dice che se si fa un accordo senza entrare al governo questo non comporta che il confronto con il PD e con gli altri partiti di centrosinistra, a cominciare da SEL, debba escludere temi sociali e concreti che riguardano milioni di persone. Non fosse altro che è proprio sulla base di quei temi sociali, e non su anatemi astratti, che si misura la distanza e la stessa impossibilità di fare un governo insieme. Come non esclude che si facciano anche proposte e accordi minimi su temi specifici. Esattamente come bisogna sempre fare in qualsiasi istituzione con qualsiasi governo. Infine è chiara l’idea che l’obiettivo di superare il bipolarismo sia prioritario, come è chiara la contrarietà a qualsiasi uscita dalla crisi del centrodestra sulla base di governi tecnici o simili. Questi indirizzi programmatici di fondo e la proposta politica dell’alleanza democratica senza accordo di governo sono la linea politica della Federazione per navigare nella complessa situazione della crisi economica, della offensiva liberista e padronale e della crisi latente del governo Berlusconi. Questa è la linea politica sulla base della quale confrontarsi a tutto campo con chiunque, con il massimo di apertura e di duttilità tattica.
3) la vita della Federazione è stata contraddistinta, fino a qui, da una inevitabile logica pattizia fra le forze che hanno partecipato alla sua fondazione. È inutile menare scandalo per questo. Senza quella logica pattizia non ci sarebbe nessuna unità con basi solide per resistere a qualsiasi novità sulla scena politica. Non ci sarebbe la forza organizzata minima per sorreggere e sviluppare nessuna linea politica. La permanenza di divisioni (anche elettorali) avrebbe provocato la definitiva e più che giustificata delusione di altre decine di migliaia di militanti e il totale disorientamento dei potenziali elettori. Lo statuto approvato definisce con chiarezza che il futuro della Federazione sta nelle mani degli iscritti e delle iscritte. Il principio di una testa un voto è inequivocabile. Come lo è quello delle maggioranze qualificate al fine di evitare che chiunque possa sopraffare gli altri. Soprattutto al fine di impedire che coalizioni improvvisate di correnti possano snaturare la Federazione e cambiare la linea sulla base di cordate e di manovre di corridoio. Ma qui comincia la vera sfida. E bisogna avere la consapevolezza che la sfida è persa in partenza se si usa la demagogia e il basismo. A nulla vale il principio di una testa un voto se poi dobbiamo fare il prossimo congresso con una decina di documenti politici in guerra fra loro. A nulla vale il principio delle maggioranze qualificate se provoca solo mediazioni al ribasso. A nulla vale la Federazione con compiti ben precisi sui quali cercare permanentemente l’unità se poi si portano nella federazione discussioni su compiti e contenuti propri dei partiti che la compongono ed estranei a quelli della Federazione. Ma queste cose attengono alla maturità e alla qualità dei gruppi dirigenti e dei militanti. Attengono perfino all’onestà intellettuale con la quale si discute e al principio di lealtà verso chi la pensa diversamente. Non c’è norma statutaria e non c’è declamazione di principio che possano magicamente infondere qualità e buon senso in chi non legge, non studia, non ascolta, e pensa che qualsiasi mezzuccio o manovretta di corridoio sia un mezzo lecito, giustificato dal fine di imporre ciò che vuole agli altri. La democrazia funziona non solo se si vota continuamente su tutto. Funziona se quando si vota i votanti sanno cosa votano sulla base di una conoscenza approfondita e non sulla base di opzioni presentate demagogicamente, che contano proprio sulla ignoranza diffusa e sulle suggestioni da quattro soldi. Funziona se dopo aver votato qualcosa chi è in disaccordo non tenta di impedirne la realizzazione o non tenta ad ogni riunione, su qualsiasi tema sia convocata, di riprodurre sempre la stessa discussione. Funziona se dopo una decisione chi si è dichiarato d’accordo votandola non fa subito un bell’articolo che la contraddice. Magari al fine di marcare la differenza necessaria a giustificare l’esistenza della propria corrente o, peggio ancora, al fine di ritagliarsi uno spazio politico personale fittizio da usare per rivendicare un posticino negli organismi e nelle liste. E potrei continuare. Queste cose affliggono tutti a sinistra. Non esistono scorciatoie leaderistiche e basiste che possano risolvere questi problemi. Al contrario sia il leaderismo sia il basismo alimentano passività, ignoranza e superficialità all’ennesima potenza. Solo la fatica di una lotta culturale e ideologica attiva e permanente, con l’obiettivo di curare la malattia e salvare il malato, può sortire degli effetti positivi. Solo valorizzando le pratiche sociali e culturali ricche, alla lunga, si possono superare le discussioni astratte che sono il terreno privilegiato per le cordate e i personalismi di tutti i tipi.
4) sebbene sia chiaro che la Federazione non è l’unità dei comunisti, tanto che al congresso tutti gli emendamenti che insistevano sul tema sono stati giustamente dichiarati inammissibili, il tema esiste ed è bene discuterne. E’ evidente che proprio nel momento nel quale il PRC e il PDCI condividono lo stesso progetto di unità della sinistra anticapitalista e la stessa proposta politica è necessario affrontare seriamente il tema. Non lo era prima sia perché avrebbe sostituito e fagocitato il progetto dell’unità della sinistra anticapitalista e perché avrebbe subordinato la scelta della linea politica ad una immatura unificazione organizzativa dei due partiti. Oggi il tema dell’unità comunista è da affrontare seriamente. Dico oggi ma è evidente che in caso di elezioni anticipate sarebbe idiota metterlo al centro delle nostre attenzioni. Resta da vedere se si vuole affrontare sulla base di una suggestione e come se le differenze culturali, di concezione politica ed organizzativa del partito, fossero all’improvviso sparite. La demagogia dell’unità, per ricevere applausi, scagliata contro altri implicitamente accusati di non volere l’unità, non produce unità. Bensì diffidenze e nuove divisioni. Nessuna persona dotata di buon senso pensa che due, tre, quattro o cinque partiti comunisti siano meglio di uno. Non fosse altro che per il banale motivo che il numero e l’attività complessiva dei militanti si riducono proporzionalmente al proliferare di sigle e di partiti. Fermo restando tutto ciò bisogna sapere che le differenze e le divisioni esistono. E che possono perfino aumentare con la demagogia e con le semplificazioni. Se, per esempio, Rifondazione dicesse una cosa banale e apparentemente di buon senso come “chi è uscito dal partito ritorni, le nostre porte sono aperte e non chiediamo nessuna autocritica” provocherebbe solo un solco più profondo con gli altri e anche nuove divisioni al proprio stesso interno. Se di unità c’è bisogno e se di unità è opportuno parlare bisogna farlo seriamente e con i piedi piantati per terra. L’unità dei comunisti è innanzitutto un tema ideologico, politico e culturale. Non un tema organizzativo per unificare due o più gruppi dirigenti. L’unità dei comunisti non è un tema sostitutivo dell’unità della sinistra anticapitalista. Ci sono due terreni precisi sui quali fondare la discussione sull’unità dei comunisti. Il primo è quello delle pratiche sociali condivise, è lo stare nelle lotte e nel radicamento sociale insieme, senza egemonismi e stupide competizioni, è quello sul quale avviare con i soggetti sociali l’elaborazione di obiettivi di lotta. Il secondo è quello dell’analisi del capitale e della formazione sociale plasmata dal capitalismo di questa fase storica. È quello della difesa della propria storia dal revisionismo imperante e, al tempo stesso, della critica della propria storia. È quello della critica di un modello organizzativo e di una concezione del partito verticistico, intriso di predominio maschile e di istituzionalismo. Senza che questa critica dia luogo a sette o, peggio ancora, a leaderismi e basismi che di democratico non hanno nulla. Insomma, come si vede i problemi sono seri. E a nulla vale ignorarli unificando due o più partiti per poi tornare a dividersi, in modo lacerante, alla prima occasione nella quale i problemi che si credevano superati si ripresentano violentemente. Comunque non è questa la sede per approfondire questo tema. Penso che il prossimo congresso del PRC debba offrire una proposta e una discussione a tutte le comuniste e a tutti i comunisti di questo paese. Una proposta e una discussione capaci di far scoprire a molti e a molte di essere comunisti. E di far scoprire a molte e a molti che si ritengono comunisti di non esserlo sul serio.
Ma questa è un’altra storia…
ramon mantovani<br/>fonte: <a href="http://ramonmantovani.wordpress.com/2010/11/24/un-buon-congresso/">Blog Ramon Mantovani</a>GIOCONDO TALAMONTI: In uscita il 2° numero de "La Scossa" - Il periodico del gruppo consiliare di RC/CI2010-02-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it477540Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
In arrivo il 2° numero de "La Scossa"<br />
Il periodico del Gruppo Consiliare RC/CI di Terni <b>"La Scossa"</b> è in uscita con il suo <b>2° numero</b>. Gli argomenti trattati:<br /><br />
- Introduzione: A chi Giova di Giocondo Talamonti<br />
- Tre domande a Paolo Ferrero di Giocondo Talamonti<br />
- Brevi su: Acciaio in crisi, Una piccola percentuale di laureati trova occupazione, Espenhahn se ne va?<br />
- Interrogazioni del gruppo RC/CI presentate in Consiglio Comunale (Pericolosità strada viale Aleardi, Biblioteca Comunale, Apprendistato, Terremoto ad Haiti)<br />
- 2° parte dell'intervista di Alberto Tomassi al sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo<br /><br />
Il periodico verrà distribuito gratuitamente davanti alle fabbriche e per chi ne farà richiesta all'indirizzo (<b>giocondo.talamonti@email.it</b>) verrà inviato in formato elettronico<br />
<br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.com/2010/02/in-uscita-il-2-numero-de-la-scossa.html">Il Blog Personale di Giocondo Talamonti</a>Silvio BERLUSCONI: «Il ddl che parifica partigiani e repubblichini sarà ritirato» [Link interno: partigiani]2009-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391058Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Franceschini al premier: «Non cambi la Costituzione a colpi di maggioranza»<br />
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La proposta di legge presentata dal Pdl che prevede la parificazione dei <a href="http://www.ilmessaggero.it/stampa_articolo.php?id=55864">partigiani</a> con i repubblichini della Rsi sarà ritirato. Parola del premier Silvio Berlusconi che ha così sconfessato il suo partito e accolto l'invito del segretario del Pd, Dario Franceschini, che ieri aveva chiesto al presidente del Consiglio di ritirarlo.
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Berlusconi. «Non sapevamo che fosse stato presentato questo disegno di legge che sarà certamente ritirato», ha detto Berlusconi. «Mi sembra che, anche leggendo la stampa, si possa pensare davvero a superare il periodo che abbiamo alle spalle e di andare verso un comune sentimento nazionale», ha aggiunto il premier. «Ho detto - ha proseguito - che il 25 aprile dovrebbe veramente diventare la festa della riacquistata libertà».
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Il leader del Pd Dario Franceschini, oggi a Venezia, risponde con una battuta alla richiesta di un commento sull'annuncio fatto da Silvio Berlusconi. «Mi hanno detto - afferma - che poteva essere un boomerang invitare Berlusconi in piazza per il 25 aprile. Poi gli ho chiesto anche di ritirare il pdl. Questa seconda cosa è un boomerang o è una cosa buona?». Poi rivendica la linea seguita: «Il Pd è nato per cambiare la politica italiana e continuerà a chiedere, a fare richieste alla maggioranza anche se qualche volta possano costare qualche voto, ma che sono richieste giuste per il paese». Prima delle dichiarazioni del premier, Franceschini aveva chiesto a Berlusconi di non cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza. «A Berlusconi chiedo un secondo passo di coerenza dopo quello di ieri: dica che non cambierà mai più la Costituzione a colpi di maggioranza».
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Ferrero: bene, ma dica che è antifascista. Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, ha commentato così: «Bene che Berlusconi ritiri il progetto di legge che equiparava i partigiani a i repubblichini. Ma non risolve il problema di fondo: Berlusconi deve riconoscere che l'antifascismo è il fondamento della repubblica. Tutto qui. Come è indiscutibilmente. E deve spiegarlo ad Alemanno che non ha invitato l'Anpi al Campidoglio per la prima volta dalla fine della guerra per il festeggiamento del 25 aprile».
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Storace: grande ingiustizia. Questo il commento del segretario di La Destra, Francesco Storace: «Nella sua fretta di farsi applaudire a sinistra, Berlusconi commette una grande ingiustizia verso qualche decina di migliaia di ultraottantacinquenni ai quali una proposta di legge vuole dare duecento euro di vitalizio. Bell'esempio di pacificazione...».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=56015">Il Gazzettino.it</a>Nichi VENDOLA: Europee con "Sinistra e libertà". «Possiamo lanciare il quorum oltre l`ostacolo».2009-03-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390672Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) <br/><br/><br />
Ottimisti. E di sinistra. I sondaggi, assicurano, li collocano fra il 3,3 e il sei per cento, e dunque ad un passo dal superare lo sbarramento per le europee. E quindi, come riassume con una battuta Nichi Vendola, «possiamo lanciare il quorum oltre l`ostacolo». Quanto alla sinistra, ce n`è per tutti i gusti nel cartello appena nato. <br />
A cominciare dal simbolo, "Sinistra e libertà", metà rosso e metà verde, con in piccolo i loghi dei partiti europei di riferimento. <br />
Dentro Sl, il nuovo contenitore che prova a far dimenticare il disastro dell`Arcobaleno alle politiche, trovano posto gli ex rifondaroli di Vendola e Giordano e gli ex Pdci di Guidoni e Bellillo, i Verdi di Grazia Francescato, il Ps di Riccardo Nencini, e la Sinistra democratica di Fava e Mussi. «Non saremo un partito ma nemmeno un semplice cartello elettorale», sintetizza in conferenza stampa il socialista Marco Di Lello, presenti anche nomi illustri della diaspora a sinistra, come Achille Occhetto e Giovanni Berlinguer.<br />
Ottimisti e di sinistra ma, di sicuro, alle prese con una dura caccia al voto, complicata anche dallo "spostamento" del segretario del Pd Franceschini proprio sul fronte sinistro. Per disinnescare il bis del voto utile, perciò, servono in lista nomi di richiamo, a cominciare dal presidente della Puglia che, a sorpresa, si dichiara pronto a valutare una sua personale candidatura. «Decideremo tutti insieme» spiega, ma la decisione sembra già presa.
<p>Vendola potrebbe capeggiare la lista Sl nel sud ma anche nella circoscrizione del nord est. Se eletto a Strasburgo, però, opterebbe per la presidenza della Puglia, dove intende ricandidarsi nel 2010.<br />
Sarebbero in corso (oltre alla riconferma degli eurodeputati uscenti Frassoni, Musacchio, Guidoni, Fava, Locatelli) trattative per assicurarsi alcuni candidati di grido, come Antonello Venditti, Margherita Hack, Moni Ovadia, Andrea Camilleri, mentre Marco Pannella potrebbe trovare ospitalità da indipendente. Il segretario del Prc Paolo Ferrero - che presenterà un`altra lista insieme a Oliviero Diliberto boccia subito i rivali, «a Strasburgo si divideranno fra tanti gruppi diversi». Che invece ricevono la benedizione di Occhetto, l`uomo della Bolognina che oggi si ritrova insieme a tanti che all`epoca osteggiarono la sua svolta. «Non c`è incoerenza – assicura l`ex segretario del Pds - perché finalmente, come auspicavo, c`è una sinistra unita. lo ne sarò il mentore critico».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L3G81">La Repubblica - U.R.</a>Nichi VENDOLA: «Basta con Rifondazione. Costruiamo una cosa nuova» - INTERVISTA2009-01-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388186Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) <br/><br/><br />
La Direzione del suo Partito (anzi ormai quasi ex Partito) destituisce il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, e lui manda un comunicato da Bari per dire che si dimette da quell’organismo. E con lui molti suoi compagni di corrente, quelli che hanno perso il congresso di luglio, quelli che hanno gestito il Partito insieme a Fausto Bertinotti. E che adesso, ormai mancano dieci giorni, si preparano ad andarsene da Rifondazione comunista per fondare un nuovo soggetto politico (così lo chiamano).<br />
<br />
<b>E’ così, Vendola, state facendo le valigie?</b><br />
«Io dico che prima la finiamo di insultarci reciprocamente - a colpi di stalinista sei tu, no stalinista sei tu è meglio è per tutti. A questo punto mi sembra giunta l’ora di trarre le conseguenze politiche della situazione».<br />
<b>Cioè, addio a Rifondazione?</b><br />
«Lo decideremo insieme il 24 e 25 gennaio a Chianciano, però certo se Rifondazione diventa - come mi pare stia diventando - un luogo impossibile per fare politica, io scelgo la politica come possibilità».<br />
<b>Ci può tradurre la metafora?</b><br />
«Mi sembra evidente che la Rifondazione che anch’io ho fondato (sono l’unico "socio fondatore" superstite) è stata archiviata già al congresso di Chianciano. E’ nata un’altra cosa che mi ricorda molto quei gruppi extraparlamentari degli anni Settanta, nei quali io non sono mai entrato ma che consideravo comunque importanti perché erano un pungolo nei confronti del Pci. Ma oggi che il Pci non c’è più, noi che facciamo? Un gruppetto extraparlamentare trent’anni dopo, senza nessuna prospettiva, senza guardare al di là del proprio naso. Senza neanche renderci conto che tutta la sinistra in Europa si interroga sul proprio futuro mentre noi ci rinchiudiamo in noi stessi. Per fare che cosa, non si sa».<br />
<b>
Scusi Vendola, l’attuale segretario Paolo Ferrero è un dirigente di lungo corso dei Partito, è stato anche il vostro unico ministro, e voi scoprite solo ora che non è uno di voi?</b><br />
«Non mi piace personalizzare lo scontro, dico solo che lui viene da un’altra storia, un altro Dna, abbiamo ricevuto un’educazione sentimentale alla politica molto diversa. E comunque io non voglio più esistere politicamente per contrastare quello che dice o fa Ferrero, voglio costruire una nuova cosa. Un nuovo soggetto della sinistra italiana».<br />
<b>Come mai il casus belli è diventato la direzione di Sansonetti? In fondo si tratta «solo» del giornale...</b><br />
«Come solo? Ma stiamo scherzando? Per me l’autonomia, la libertà del giornale sono beni inviolabili. Per me e per tutta la "mia" Rifondazione è sempre stato così. Abbiamo avuto direttori che erano giornalisti di razza, gente che non stava lì per rappresentare la linea del Partito. Persone giustamente riottose a trasformare il giornale in un bollettino della segreteria, qualsiasi fosse il segretario in carica. Luciana Castellina, Lucio Manisco, Sandro Curzi, e infine Piero Sansonetti. Nessuno di loro è mai stato un agit prop, nessuno di loro ha mai praticato quel vecchio vizio comunista, ossia la manipolazione pedagogica delle masse considerate sempre infantili. Temo che invece si voglia tornare a quella odiosa pratica».<br />
<b>E dunque addio a Rifondazione?</b><br />
«Entrare in un Partito è un atto individuale, uscirne in questo caso lo considero l’esito di un percorso politico collettivo. Ecco perché insisto: decideremo insieme tra dieci giorni, cercando di convincere più gente possibile, dentro e fuori Rifondazione, a partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto della sinistra italiana».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KFK0S">La Stampa - Riccardo Barenghi</a>Antonio DI PIETRO: «Rai, è un blitz contro l’Idv Orgogliosi della nostra lotta» - INTERVISTA2008-11-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382212Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />«In Abruzzo se andiamo a votare
non è perché domani piove ma
perché ha piovuto governo ladro».
Così Di Pietro introduce il tema del
“miracolo” compiuto dall’Idv nel
mettere insieme una coalizione che
terrà testa al Pdl. «All’inizio dell’estate,
eravamo a -22. Ci ho creduto e
oggi siamo in gara».
<p>
Orgoglioso» per la battaglia
di «principio»
e di «rispetto per le
istituzioni» sulla Vigilanza
Rai. Nessun
rancore col Pd e meno che mai
con Veltroni «tradito» da Villari e
«a cui per primo ho telefonato per
dire che avremmo fatto un passo
indietro». Il senatore Latorre e i
suoi pizzini “un problema che non
ci tocca». Nel centrosinistra, in
una coalizione «riformista» a prescindere
da Berlusconi. Fiero del
cartello elettorale messo in campo
in Abruzzo. E infine esplicito sul
G8 di Genova: «Un anno fa mi sono
opposto a una Commissione
parlamentare d’inchiesta, con poteri
quindi pari a un magistrato,
perché non c’era stato ancora il primogrado
di giudizio. Oggi chiedo
un organismo d’indagine perché
la politica deve poter dare la sua
ricostruzione di quei fatti. Insomma,
a ognuno il suo mestiere».
Antonio Di Pietro,leader unico
e indiscusso dell’Italia dei Valori,
è ospite de l’Unità per il forum in
redazione. È tarda mattinata e il caso
Villari-Rai sembra concluso. Cosa
che poi non sarà.<br />
<b>Onorevole Di Pietro, la storia della Vigilanza,
in pillole e come se dovesse
spiegarlo a un bambino. Soprattutto,
perché è significativa non solo politicamente.</b><br />
«L’Italia dei Valori,43 parlamentari
eletti e rappresentanza completa
a Camera e Senato,cosa che ad
esempio non ha l’Udc, ha avuto un
consenso elettorale tale per cui ha
maturato il diritto di partecipare a
ruoli e incarichi istituzionali e parlamentari.
Come vuole la consuetudine
e la prassi. Dopo il voto, però, ci
è stato notificato che non era esattamente
così. Ad esempio all’Idv non
poteva andare una delle vicepresidenze
della Camera. E noi abbiamo
detto “vabbè, lasciamo stare”. In
cambio ci hanno offerto la Vigilanza,
una commissione di garanzia
importante, ci fu detto, anche per
dare un messaggio a Berlusconi.
Erano tutti d’accordo, Pd e anche
Udc».<br />
<b>Così nasce la candidatura di Orlando.</b><br />
«Quando abbiamo fatto il suo nome
hanno gioito tutti, la sua storia come
ex sindaco di Palermo parla per
lui. Questo lo dico per dire che è stata
una candidatura dell’opposizione,
tutta».<br />
<b>E qui, siamo a giugno, cominciano subito
le barricate, le votazioni a vuoto,
la maggioranza che fa mancare il numero
legale.</b><br />
«A dimostrazione che il problema
non era Orlando ma l’Italia dei valori.
Non è vero che Berlusconi non
vuole Orlando, Berlusconi non vuole
l’Italia dei Valori.Una volta chiarito
questo si capisce perché abbiamo
tenuto la posizione e la candidatura
di Orlando fino in fondo: è una questione
di principio e di dignità politica,
non gliela si può dare vinta... Berlusconi
non può fare il controllore e
il controllato, non può scegliere lui
chi dirige un organo di garanzia che
per prassi istituzionale tocca all’opposizione.
Per tutti questi motivi, a
cui aggiungo il rispetto della dignità
politica del partito e personale di Orlando,
abbiamo scelto di non cedere».<br />
<b>Avete tenuto il punto. Nelle opposizioni
tutti d’accordo?</b><br />
«Tutti,lo dico con soddisfazione e
con orgoglio».<br />
<b>Beh, ogni tanto qualcuno si è alzato
per dire la sua...</b><br />
«Sono stati casi singoli di mal di pancia.
Io dico sempre che ci sono due
categorie di persone: i protagonisti
e quelli che parlano dei protagonisti
per diventare protagonisti».<br />
<b>E arriviamo a una settimana fa, quando il
senatore ex Margherita Riccardo
Villari ottiene la maggioranza dei voti
in Vigilanza.</b><br />
«Un blitz: Villari è stato contattato
da maggioranza e ha detto sì. Uno
dei voti che gli hanno dato la maggioranza
è il suo. L’altro... lo chiederò
a Bocchino visto che si cambia
pizzini con Latorre. Comunque Italia
dei valori ha ancora tenuto fermo
il punto per qualche giorno poi
martedì mattina ho chiamato Veltroni
e gli ho detto che avremmo fatto
un passo indietro. Visto che qualcuno
ci definisce eversivi, vorrei ricordare
che noi abbiamo difeso fino
in fondo una questione di principio
in quanto di democrazia. Poi ho delegato Veltroni
per trovare una soluzione...
sempre che questo Villari si
dimetta,sarei curioso di sapere se
lo fa (Di Pietro è ospite dell’Unità
tra le 12 e le 13 e 30. La notizia che
Villari non si dimette arriva alle 15
e 40 ndr). Tanto non è certo la Vigilanza
in quanto tale a dare garanzia
di una risposta da parte degli elettori».<br />
<b>Orgoglioso di questa battaglia.</b><br />
«Molto, ancora una volta abbiamo
smascherato Berlusconi che ha mentito
e corrotto politicamente. C’è
una fila enorme di casi. Vorrei ricordare
che nel 1994 Berlusconi comincia
così,prima con Cusumano, poi
Grillo,pah ... in una settimana tutto
il Patto Segni era passato con Forza
Italia. Se non è corruzione politica
questa, ditemi voi come la dobbiamo
chiamare. Anzi, direi che sta diventando
una dazione ambientale
anche questa».<br />
<b>
La transumanza politica è fenomeno
antico.</b><br />
«La transumanza c’è sempre stata
ma qui il problema è che il diavolo
tentatore è sempre lui. Il problema è
il diavolo tentatore».<br />
<b>Oltre che con Villari hanno provato a
contattare anche altri?</b><br />
«Il primo che hanno cercato è stato
proprio Orlando. Secondo copione
Orlando doveva andare là e mettersi
a disposizione. Orlando è venuto
da me e mi ha detto, “ma ti rendi
conto”. Poi hanno trovato Villari,
ma Villari farà la fine di Mastella».<br />
<b>Sono arrivate in redazione molte mail
sul famigerato pizzino che il senatore
diessino Nicola Latorre passa in tv al
vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino.
I commenti non variano molto:
«Scandaloso, penoso, vergognoso».</b>
<b>Onorevole Di Pietro, ha ancora senso
parlare di centrosinistra oppure in
Parlamento, anche nel partito Democratico,
c’è chi rema contro di lei?</b><br />
«Il problema di Latorre non ci tocca,
punto. Non vorrei che si invertisse
l’ordine dei problemi e ci sfuggisse il
senso generale. Quella del pizzino è
stata una boiata pazzesca. È anche
vero che nei nostri confronti c’è una
certa irridenza e riserva mentale,
ogni volta che prendiamo la parola
in Parlamento sale sempre un certo
chiacchiericcio. Ma giudicare i comportamenti
in base a questo sarebbe
riduttivo. Purtroppo l’Italia dei valori
e DiPietro servono per fare polemica.
Io sono molto amareggiato
per questo e me ne faccio una colpa.
Ad esempio, io non ho mai chiesto
al Pd un’istruttoria su Latorre e i pizzini.
Mercoledì per tutto il giorno
l’Idv ha ripetuto che non ci riguarda,
che semmai era un problema del
Pd. Poi in serata a Montecitorio mi
compare accanto un giornalista e ripeto
che se il Pd vuole un’istruttoria
se la vedranno loro. Titolo di oggi su
quel giornale: Di Pietro vuole
un’istruttoria».<br />
<b>Quindi il senatore Latorre e i pizzini
non sono un problema.</b><br />
«No,lo dico a verbale. Non me ne
può fregà de meno. Se fosse questo il
problema sarebbe risolvibile in 24
ore con una stretta di mano, magari
ci si manda a quel paese e poi finisce
lì. Il problema è un altro: Idv e altri
partiti che si contrappongono a Berlusconi
possono fare squadra oppure
no? Più volte,ad esempio,mozioni
e ordini del giorno del centrosinistra
hanno perso per una manciata
di voti mentre dall’altra parte decine
di persone che votavano per due
o per tre. Anche ieri - dopo un battibecco
con il presidente Fini per la
solita scena dei pianisti e perchè gli
avevo fatto notare che quando una
persona fa finta di non vedere un reato
o è connivente o è colluso - hanno
battuto le mani anche nei banchi
del centrosinistra. Allora, abbiate
pazienza...».<br />
<b>Risulta però che Di Pietro sia tra i più
assenti dall’aula.</b><br />
«È un’ingiustizia totale specie accanto
a un Bossi che risulta aver votato
il 99 per cento delle volte o Brunetta
che risulta al 100 per cento.
Io però, se si va a vedere meglio, ho
votato 450 volte e Bossi tre. Però io
risulto con il 26 per cento. Sapete
perchè? Perchè chi è in missione risulta
votato anche se assente. Ma
per favore...Noi non facciamo doppi
voti e risultiamo più assenti degli
altri. Se non è un’ingiustizia questa...».<br />
<b>Lei conferma di non rientrare in Commissione
Vigilanza?</b><br />
«Assolutamente no, per noi è un capitolo
chiuso».<br />
<b>E nel Consiglio di amministrazione
della Rai.</b><br />
«Nessuno ci ha contattato. D’altra
parte quello che succede nel Parlamento
e nelle sacrestie non ci ha
mai interessato. Noi abbiamo sempre
detto che nel Cda Rai ci devono
stare le maestranze».<br />
<b>Sarebbe strano se l’Italia dei Valori
mostrasse una disponibilità ad entrare
nel Cda Rai e poi venisse eletto da un organismo che lei non riconosce tanto da dimettersi in blocco.</b><br />
«La prima vera contraddizione è
quella per cui i membri del Cda della
Rai sono scelti dai partiti anzichè
all’interno della professione.
Ripeto: nel cda Rai ci devono stare
le maestranze e non i partiti».<br />
<b>Corre voce di una nomina per Marco
Travaglio.</b><br />
«Vorrei sapere chi è quello che l’ha
detto. Non ci risulta, nè a me nè a
lui. Dopodichè, ce ne fossero come
Travaglio nel Cda Rai. Comunque,
non ci sono là dentro (in Vigilanza
ndr) e non so che dire».<br />
<b>Arrivano mail in continuazione. Insistono
con il caso Latorre e la vigilanza
Rai. Un lettore la ringrazia
per come fa opposizione, le chiede
perchè Orlando non è stato eletto
e se “all’interno del Pd c’è una spaccatura
tra Veltroni e D’Alema di cui
ne fa le spese il suo partito”. Un altro
fa notare se “per caso qualcuno
rema contro Veltroni e la sua leadership
per mettere nell’angolo il
rapporto con l’Italia dei Valori nell’angolo”.</b><br />
«Chiedetemi dell’Italia dei Valori,
non chiedetemi degli altri altrimenti
poi esce sempre e solo quello
che dico degli altri e del mio
partito. Comunque io penso che
Veltroni sia vittima di questa storia
di Villari. L’ho vissuto sulla
mia pelle e so quello che dico. Cosa
deve fare Veltroni? Tutti noi
nelle opposizioni stiamo facendo
una battaglia di principio e di legalità
contro una prepotenza del
Presidente del consiglio che non
contento va a fare ammuina con
uno del Pd, come si deve sentire il
capo di quel partito? Come faccio
a prendermela con lui? Che gli
faccio a Veltroni che è stato tradito.
Prendetevela col traditore
non con il tradito. E... con il diavolo
tentatore».<br /><br />
Rapporto comunque complesso
tra voi e il Pd: dagli screzi di piazza
Navona all’addio di settembre fino
alle cortesie di questi ultimi giorni.
Voglia e tentativo di fare squadra?
O necessità di concordia in vista
delle regionali in Abruzzo?
«All’indomani del voto Pd e Idv
partono su binari paralleli ma non
coincidenti. Il punto di divisione
era questo: la semplificazione ricercata da
Veltroni sarebbeun tentativo
più che apprezzabile in un
paese normale ma qui siamo in sudamerica;
a questo dai un dito e si
prende un braccio; predica bene e
razzola male; è uno che non finirà
mai di fare gli interessi propri e dei
suoi amici. Ecco perchè dal primo
giorno, dalla prima Navona in poi,
ho detto ci stiamo incamminando
in un regime. Il Parlamento non è
più in funzione tra pianisti, decreti
legge e voti di fiducia; la giustizia
non è in grado di operare; l’informazione
viene imbavagliata o
comprata. In queste condizioni il
segretario del Pd ha continuato a
ripetere, fino all’estate: “Ma io così
non riesco a dialogare bene e a costruire
quel paese normale”. Il problema
è che a questo paese va tolto
il tumore altrimenti restano le
metastasi che colpiscono a raffica,
pa-pa-pa-pa. Il problema non è Berlusconi ma sono
i berluschini: nel paese
si sta riproducendo ad ogni livello
un modo di governare come quello
di Berlusconi.
Detto questo, oggi non c’è più la
ragion del contendere. Oggi da ogni
parte si ripete la parola regime, anche
l’Associazione nazionale magistrati
lo dice. Forse il contadino Di
Pietro tanto scemo non è».<br />
<b>L’Anm chiede l’intervento dell’Onu
per i troppi attacchi da parte del premier.</b><br />
«La magistratura è sopraffatta su
più fronti. Il rapporto tra magistrati
e imputati ormai, nell’opinione pubblica,
è diventato una questione tra
bande di ladri. Da una parte il magistrato
è stato volutamente e dolosamente
criminalizzato nel suo ruolo
per depotenziare il risultato delle
sue indagini. Dall’altra sono state
create norme che hanno reso impossibile
accertare fatti e arrivare a sentenze
e verità.È stato ridotto volutamente
il fondo finanziario per il
comparto giustizia, non ci sono più
strumenti e mezzi. La magistratura
è stata oggettivamente menomata
nella sua indipendenza. Così come
ogni organo indipendente che pensa
di poter restare tale, viene prima
mortificato e poi cambiato. Nasce
da qui l’appello all’Onu».<br />
<b>La «messa in prova» per sfoltire le carceri.
Alfano dice che è stata una sua
idea.</b><br />
«È deprimente assistere a un ministro
della Giustizia che copia: se gli
interessava me lo diceva e gli avrei
spiegato come fare. Il problema è
che lui ha stravolto quello che avevamo previsto
noi, cioè la messa in prova
fino a tre anni e nelle more del
giudizio. Loro, al solito, prendono,
copiano e se l’aggiustano come serve.
Nel loro progetto rientrano un
sacco di reati che noi avevamo escluso.
Fanno sempre così: con i recidivi,
con le intercettazioni. Prendono
una bottiglia buona e invece di metterci
l’acqua ci mettono veleno».<br />
<b>Altri lettori, altre mail, chiedono consulenze
che possiamo far diventare
domande. Ad esempio se il ministro
Brunetta può essere denunciato per
diffamazione per aver detto che i fannulloni
sono di sinistra. Oppure capi
di imputazione per Cossiga per aver
suggerito di infiltrare agenti provocatori
nel movimento studentesco.</b><br />
«In un paese normale altro che impeachment.
Il problema è che ormai si
è creata una giurisprudenza per cui
ogni parlamentare può dire tutto».<br />
<b>Voto gli immigrati, sempre contrario?</b><br />
«Veltroni, che una volta ha detto
che io sono contario, mi deve due
caffè. Questa affermazione non ha
nè capo nè coda. È chiaro che nel
momento in cui uno straniero diventa
cittadino italiano, può votare alle
politiche. Per quello che riguarda le
amministrative abbiamo sempre
detto che uno straniero può votare».<br />
<b>Il suo partito nell’ottobre 2007 votò
contro la Commissione d’inchiesta
sul G8 di Genova. Ora la chiede. Cosa
le ha fatto cambiare idea?</b><br />
«Non ho cambiato idea. Credo che
ognuno debba fare il suo mestiere.
Ero e resto contrario a una Commissione
parlamentare d’inchiesta, con
poteri identici a quelli di una procura,
che indaga mentre ci sono inchieste
e processi in corso. Sono adesso,
dopo le sentenze di primo grado, favorevole
a che il Parlamento avvii
una commissione di indagine, e non
d’inchiesta, su quei fatti per ricostruire
il clima politico e tutto quello che
non ha funzionato e che i processi
non hanno potuto fissare. Credo sia
nell’interesse di tutti sapere che la
magistratura non deleghi ad una
maggioranza politica il giudizio su
fatti come questi».<br />
<b>Secondo lei durante i processi sul G8
sono intervenuti fatti nuovi, che hanno
a che fare ad esempio con la reticenza,
e che chiedono supplementi di
indagine?</b><br />
«Ci sarà il secondo grado, l’appello,
e valuterà il giudice. Ha i mezzi per
farlo».<br />
<b>Come valuta la lettera del capo della
polizia, il prefetto Antonio Manganelli,
in cui dice che “il paese ha bisogno
di spiegazioni su ciò che accadde a Genova”.
È un fatto nuovo per un eventuale
processo di appello?</b><br />
«Quella lettera non è nè una chiamata
di correità nè in reità ma qualcosa che nobilita l’attuale Capo della polizia
che si assume la responsabilità
morale per quello che è successo e
chiede scusa. Quella lettera, però,
può essere utile a una Commissione
parlamentare d’indagine».<br />
<b>Di Pietro, il cemento e il motore della
sua opposizione è l’antiberlusconismo?</b><br />
«Se Berlusconi non ci fosse noi saremmo
comunque in una formazione
riformista, e ci saremmo convintamente
e determinatamente. Ma
Berlusconi c’è, è un’anomalia ed è
giusto parlarne. Accusare me è come
accusare quello a cui schiacciano
i piedi, il poveretto urla e gli altri
dicono “ma perchè urli sempre”. Ecco
io sono contro il perbenismo di
facciata per cui non bisogna disturbare
il manovratore. Non si penserà
mica per davvero che Berlusconi, a
lasciarlo fare, si possa convertire sulla
via di Damasco? Vi cito il mio maresciallo
che mi diceva: “Dottò, qui
bisogna infrenare il fenomeno”. Voleva
dire che bisognava limitarne i
danni».<br />
<b>Va bene, ma con chi si vede meglio,
con l’Udc o con la sinistra radicale?
Con Tabacci, Casini o Ferrero?</b><br />
«Grande rispetto per Tabacci, uomo
e politico molto preparato. Casini
vedo che ogni volta si astiene dal voto,
è come quello che sta lì in bordo
fiume per vedere su quale barca è
meglio salire».<br />
<b>Con la sinistra più radicale?</b><br />
«Italia dei valori non si è mai voluta
dare un’etichettatura ideologica. E
infatti i nostri elettori hanno origini
culturali e politiche più svariate. Detto
questo non siamo extraparlamerntari
no global. Non lo siamo. Noi siamo
moderati. Ripeto: noi saremmo
da questa parte a prescindere da Berlusconi
perchè crediamo che una formazione
conservatrice e destrorsa
non possa fare il bene di tutti e che
invece possa fare il bene di pochi. Da
qui a passare per extraparlamentare,
no global, ce ne corre».<br />
<b>In Abruzzo siete alleati con Ferrero.</b><br />
«Certo, è stato il primo nucleo della
coalizione che correrà in Abruzzo.
Io con Ferrero ho sempre lavorato
bene. L’ho avuto di fianco per quasi
due anni in Consiglio dei ministri e
posso dire che è una persona corretta
pur non condividendo alcune sue
posizioni».<br />
<b>Quindi con la sinistra radicale sono
possibili alleanze su alcuni punti.</b><br />
«Lo stiamo già facendo. Sulla giustizia
- stiamo raccogliendo insieme le
firme contro il lodo Alfano - e sulle
questioni sociali. In questo momento
quale altra battaglia va fatta se
non quella di contrastare un governo
che toglie ai poveri e dà ai ricchi?
E chi lo deve fare se non queste forze
politiche che hanno un contatto
diretto con le fasce sociali più deboli?
Ogni provvedimento deciso da
questo governo va a favore di una
casta imprenditoriale finanziaria
speculativa. Ma insomma: perchè
togliere i soldi alla scuola e alla sanità,
alla giustizia? Toglili agli evasori
fiscali confessi che non hanno pagato
per sei miliardi».<br />
<b>
Elezioni in Abruzzo.</b><br />
«Abbiamo ricostruito una coalizione
che non c’era più. E nessuno dei
candidati ha problemi con la giustizia.
È una scommessa in cui bisogna
credere. Io ci ho creduto, dall’inizio».<br />
<b>L’Idv è favorevole alla scuola privata?.</b><br />
«Anche le private hanno diritto di
esistere ma non quando sottraggono
risorse a quelle pubbliche. Ciò
detto la scuola, specie l’università,
va riformata sotto il profilo della trasparenza,
dei corsi di laurea e degli
incarichi». Dopo aver ribadito che
sul capitolo Vigilanza e Pd «l’Italia
dei valori ci hamesso una pietra sopra
», Di Pietro concede la sua firma
autografa al forum. La vedete qui accanto.
L’ex pm, è diffidente. E borbotta
che non è solito concederla così
facilmente.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JY5MM">l'Unità - Claudia Fusani</a>Livia TURCO: «E adesso non si torni al "ma anche". Dialogo con tutte le opposizioni» - INTERVISTA2008-10-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it381803Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Dopo la manifestazione di sabato, non si torni al "ma anche". Non ci possiamo più permettere oscillazioni». Per Livia Turco il Pd deve ripartire dalla piazza che è riuscito a radunare il 25 ottobre al Circo Massimo. Una piazza «inedita» di questi tempi, osserva la deputata democratica, membro del comitato di presidenza di "Red", l'associazione pensata da Massimo D'Alema. Una mobilitazione che dice di quanta gente «non accetti i dictat del centrodestra» e che forse dà ragione ai dalemiani, da sempre sponsor del dialogo con le altre forze di opposizione, fuori e dentro il Parlamento, e critici della linea isolazionista di Veltroni.<br />
<b>«Ora tutte le opposizioni, dentro e fuori le Camere, devono unirsi», lo dice anche Dario Franceschini.</b><br />
Meno male, sono d'accordo e considero importante questa affermazione di Franceschini, non scontata. Bisogna riprendere un forte rapporto con la società italiana, rimasta attonita per la nostra sconfitta elettorale, ma non interamente risucchiata dalla propaganda del governo su sicurezza, paura, autorità. C'è un'Italia che sta male, che vuole essere ascoltata, che ha ancora pensieri per valori come la democrazia. Ammetto che fino a due mesi fa mi chiedevo se fossi sprofondata in un altro Paese, non mi riconoscevo in questa Italia, non mi pareva possibile... Adesso dico che dalla piazza di sabato emerge che c'è una parte di Italia che non ci sta alla propaganda di Berlusconi, all'idea dell'ordine...<br />
<b>
Quanto è stata aiutata quella piazza dalle contestazioni degli studenti e dalla scelta del premier di alzare i toni minacciando l'uso della forza contro le occupazioni?</b><br />
La manifestazione è stata comunque preparata con iniziative e strumenti nuovi di partecipazione, internet...<br />
<b>Certo, ma anche D'Alema riconosce che le ultime dichiarazioni di Berlusconi hanno "aiutato"...</b><br />
Un clima sociale più vivace aiuta, un maggiore scontro politico rende molto più attuale la manifestazione. Sull'immigrazione, il governo ha proprio esagerato, pensando alle classi separate per gli extracomunitari... Una cosa inammissibile che ha turbato la gente. E poi la questione scuola, i tagli all'istruzione e alla ricerca...<br />
<b>
La fetta di società che "non ci sta" vira innegabilmente a sinistra. Se n'è accorto persino Veltroni, anche prima di sabato. A sentirlo parlare ora contro le classi differenziali per gli immigrati, fai fatica a ricordarti di quando il Pd varava gli "editti" contro i lavavetri, com'è successo a Firenze. Che strada imboccherà ora il partito dei democratici? Rivede davvero molte delle sue scelte passate?</b><br />
La manifestazione è stata un evento fondativo: inedita, con una mescolanza di bandiere che dice di un soggetto nuovo che non è nè Ds, nè Margherita. Certo, una manifestazione non basta. Bisogna lavorare alla costruzione di una cultura politica. Dobbiamo essere interlocutori dei movimenti con un profilo di governo, ma questo significa che dobbiamo deciderci, dobbiamo decidere se il diritto di voto agli immigrati, la loro integrazione sia un'idea riformista o estremista. Io penso che sia riformista, che non abbia senso dover scegliere tra sicurezza e legalità, da una parte, e integrazione e solidarietà, dall'altra. Sono idee che non vanno contrapposte. Le persone devono potersi sentire sicure, ma per ottenere questo risultato bisogna favorire l'integrazione. Questo concetto va affermato una volta per tutte, senza tornare al "ma anche", senza oscillazioni che non possiamo più permetterci.<br />
<b>Un ragionamento che può applicarsi anche alla crisi finanziaria globale. Lo dico citando una frase scelta dall'Unità per l'apertura di oggi (ieri per chi legge): "Con il tipo di capitalismo ereditato dalla Seconda Guerra mondiale non andiamo lontano. Un capitalismo senza quadro etico è nemico del genere umano. Bisogna chiedere scusa a Marx: aveva visto giusto". La citazione è del cardinale Reinhard Marx, fa ridere che sia pure omonimo...</b><br />
E' evidente che il mercato abbia bisogno di regole, di soggetti pubblici che controllino, di politiche pubbliche per il sostegno allo sviluppo. Oggi sostenere salari e stipendi è la condizione per rimettere in moto lo sviluppo.<br />
<b>Come costruire ponti con il resto dell'opposizione, con la sinistra extraparlamentare? E' alquanto frantumata. Possibile dialogare con tutti?</b><br />
Confronto e azione comune sui problemi concreti. Faccio l'esempio dell'Ilva di Taranto.<br />
<b>L'acciaieria più grande d'Europa, nell'occhio del ciclone per la produzione di diossina. Il governatore pugliese Vendola pensa ad una legge regionale per imporre la riduzione delle emissioni dannose, il Pd in Parlamento prepara interrogazioni contro la ministra Prestigiacomo e il governo che sembrano stare dalla parte di Riva, il patron dell'Ilva...</b><br />
Esattamente. E' una questione concreta che riguarda l'ambiente e la salute dei cittadini. Con il resto dell'opposizione dobbiamo costruire luoghi comuni di discussione. Sto lavorando, per esempio, ad un'iniziativa di "Red" sui "30 anni di tre grandi riforme", per il 5 dicembre. L'intento è quello di invitare anche esponenti della sinistra extraparlamentare. E' importante avere luoghi in cui si riprenda il filo di una discussione non scontata. Di errori ne abbiamo fatti, ma non dobbiamo disperdere l'aspetto positivo del governo di centrosinistra: ha comunque dimostrato che anche la sinistra può e deve partecipare al governo del paese, è un'idea alla quale non rinuncio, è il modo per contrastare una democrazia decisionista che svuota il Parlamento e riduce il perimetro delle forze politiche riconosciute, coinvolte. Ciò è inaccettabile, è lo svuotamento della democrazia stessa. La sinistra radicale può dare un contributo importante alla qualità della nostra democrazia. Per questo, dico che Ferrero sbaglia a ricostruire una battaglia di opposizione identitaria e rinunciando alla prospettiva di governo. Siamo stati sconfitti ed è ovvio che quella prospettiva deve essere ricostruita su nuove basi, ma rinunciarvi aprioristicamente è sbagliato.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JOPAP">Liberazione - Angela Mauro</a>Fabio MUSSI: Cara Rifondazione, è ora di fare un altro partito. - INTERVISTA2008-09-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it361018Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Rio Marina (LI) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/><br />
<b><i>Intervista all'ex ministro (Sinistra democratica). «Gli elettori non si sono fidati di un miniprogetto
partorito in qualche mese». «C'è un'ultima chance per ricominciare. Ma dobbiamo farlo ora, adesso</i>»</b><br /><br />
Bisogno di un partito. Di un nuovo partito della sinistra. «Perché la situazione non è mai stata così difficile come adesso, ma c'è anche una straordinaria opportunità per mettere in campo un pensiero nuovo». Fabio Mussi, ex ministro della ricerca, dirigente del Pci e dei diesse prima di "rompere" con Fassino al congresso di Firenze, per un po' di tempo - a cavallo delle elezioni - è stato costretto a stare lontano dalla battaglia politica. Un'operazione difficile e poi una dura convalescenza. Ora torna a dire la sua. E a fare. Per esempio, quando lo si sente al telefono, è appena tornato da una riunione sull'occupazione di una scuola. Torna a dire la sua, sul futuro della sinistra. Un tema che, lo sa bene, divide le forze politiche, un tema sul quale - anche questo sa bene - in Rifondazione ha prodotto un dibattito lacerante. Ma la sua la dice lo stesso. E a quell'obbiettivo - un nuovo partito della sinistra, «un nuovo partito alla sinistra del piddì» - ci arriva con un lungo ragionamento. Che comincia con una domanda sull'attualità, sulle cose di questi giorni.<br /><br />
<b>Proprio stamane Maurizio Zipponi, sul nostro giornale, scriveva che sarà in piazza l'11 ottobre nella manifestazione promossa da un appello di intellettuali. Ma che quella manifestazione rischia di rivelare l'inefficacia di questa oppposizione. Che ne pensi?</b><br />
Ho letto... Penso soprattutto una cosa: credo che le manifestazioni, i cortei siano importantissimi. Anche quelli che magari servono solo a scaldare i cuori. Sono importanti anche quelli. Ma mai risolutivi. Sono un evento, se si è in tanti è meglio. Ma poi i cortei finiscono e c'è il giorno dopo. E non si sfugge al problema: un corteo non risolve nulla se non c'è un progetto. Un progetto politico.<br />
<b>Progetto che, naturalmente, non c'è.</b><br />
Vedo i tentativi che si fanno per definirlo, vedo i passi in avanti che non sottovaluto ma ancora non siamo approdati. Siamo lontani, insomma. E stando così le cose, la strada è chiusa per tutti.<br />
<b>Per tutti chi?</b><br />
Sto parlando di quel campo che è azzardato definire oggi di centrosinistra. Piuttosto lo chiamerei antiberlusconiano e a-berlusconiano. E in questo campo tutti mi sembrano in un vicolo cieco. Perché c'è un piddì che galleggia sul trenta per cento e che - come dice oggi anche D'Alema, ripetendo una cosa che avevo già sostenuto tempo fa... ma non ha molto senso rivendicare primogeniture davanti a questi drammi...<br />
<b>Perché, cosa sostiene oggi D'Alema?</b><br />
Che il piddì è passato da quella che chiamavano "vocazione maggioritaria" ad una situazione di strutturale minoranza. Un'aspirazione a rimanere minoranza. Con una continua emorragia verso l'altro partito personale della politica italiana, l'Italia dei Valori. E naturalmente, con una sinistra che - lo sanno tutti - è restata fuori dal Parlamento. E che oggi appare come una micronesia di forze, divise, frammentate. Che potranno offrire una testimonianza, ma così non c'è partita.<br />
<b>Però, non si può far finta di nulla: la partita l'hanno chiusa soprattutto gli elettori. Non è così?</b><br />
Non credo di dire nulla di originale se ti rispondo che gli elettori non si sono fidati di un miniprogetto partorito in qualche mese, vissuto soprattutto fra stati maggiori. E che già all'epoca faceva capire che si sarebbe dissolto. La Sinistra arcobaleno, insomma, ha chiesto un voto per la sopravvivenza. Anche lì, senza un progetto. E la gente non dà mai una cambiale in bianco. Ma tutto questo l'abbiamo analizzato, capito, su questo abbiamo riflettuto. Ma oggi intanto...<br />
<b>Già, intanto cosa accade?</b><br />
Che è finita quell'orribile manfrina: dialogo sì, dialogo no. Ed è venuta fuori la destra, il pugno di ferro della destra. Che sta modellando un paese esattamente come vuole lei. Senza incontrare una efficace, vera resistenza. Questo è il problema. Se fossi un esperto militare direi che le truppe nemiche stanno dilagando nella pianura, hanno rotto tutti gli argini.<br />
<b>Ma forse gli argini non li hanno superati col voto di aprile. Forse la destra ha vinto tanto tempo fa, quando le sue politiche, le sue scelte sono entrate dappertutto.</b><br />
In qualche modo hai ragione. Anch'io sono convinto che le ragioni della drammatica sconfitta di aprile siano da ricercare in una lunga storia. In cui la parte maggioritaria della sinistra ha perseguito un'idea di modernizzazione che l'ha portata a spostarsi progressivamente a destra. Ma dall'altra parte, fammelo dire anche se so che susciterà polemiche fra i tuoi lettori...<br />
<b>Nessun problema, di che si tratta?</b><br />
Credo che qualche responsabilità l'abbia anche una sinistra che è rimasta ancorata a puri principi identitari tradizionali. Questi due movimenti contrapposti hanno prodotto il deserto.<br />
<b>E adesso?</b><br />
C'è un'ultima chance per ricominciare. Ma dobbiamo farlo ora, adesso. Tenendo presente però che abbiamo un doppio problema, che non può essere separato. Nè affrontato uno alla volta.<br />
<b>Qual è questo doppio problema?</b><br />
Sto parlando della sinistra e del centrosinistra. Due questioni che si tengono. Sto parlando in sostanza del tema del governo.<br />
<b>Non è per sminuire il senso delle tue affermazioni ma ti sembra un tema di attualità?</b><br />
Non c'entra nulla. Non credo che il tema vada posto quando ci sia la possibilità di andare al governo. E' un argomento che però la sinistra deve porsi. Poi, può essere delegata dagli elettori a governare, scegliere se collocarsi in un'alleanza, se rinunciarci, può decidere dove stare, ma deve porselo. Ti faccio un esempio, così ci capiamo. Nel '56, il Pci non aveva la minima possibilità di governare. Le elezioni le vinceva la Dc, c'era una situazione internazionale che non rendeva possibile l'alternanza. Eppure, anche in quella situazione, il Pci proponeva un progetto politico, faceva una proposta di governo: si chiamava esecutivo per la pace. Insomma, io non credo che la politica sia solo potere. E' passione, valori, ideali. Ma esiste una questione che riguarda il potere, ignorarla non serve.<br />
<b>Resta la domanda: e ora che si fa?</b><br />
La sinistra ha un compito immediato. Quello di ricostruire un popolo, una coscienza, una visione, una cultura politica. Costruire un nuovo blocco sociale, che sappia immaginare alleanze. <br />
<b>Continui a parlare di sinistra. Ma te come la immagini?</b><br />
A me piace parlare in modo diretto: io immagino un partito. L'alternativa quale sarebbe? La micronesia di cui ti parlavo. Servirebbe a qualcuno? A qualcosa? Ma ci rendiamo conto con che cosa abbiamo a che fare?<br />
<b>
Con cosa?</b><br />
Io vedo che nel nostro paese parliamo di tutto meno di quel che accade nel mondo. Ma ci rendiamo conto che c'è il gigante Usa che ha nazionalizzato il debito delle più grandi banche d'affari? Ci sono osservatori che hanno scomodato Keynes per l'occasione. Ma ad una cosa così Keynes non aveva mai pensato. Aveva pensato ad interventi sulla domanda aggregata, aveva immaginato lavori per far crescere la domanda. Ma mai ad un intervento come quello deciso dal governo Usa. Il tutto dopo anni in cui ci hanno spiegato e insegnato che doveva essere il mercato a dettare le regole. Noi, la sinistra, sapevamo che il puro mercato era un'idea immaginaria. Evocarla significava solo adattarsi ai rapporti di forza economici, sociali, adattarsi alla legge del più forte. Sono anni, da Seattle, che la sinistra elabora progetti nuovi per contrastare la "bestia feroce" - per citare Spiegel - del capitalismo finanziario. E quando si arriva al dunque che accade? Che la sinistra non c'è. Sono anni che la sinistra si affanna a riflettere su come governare la complessità. E poi che accade? Che arriva la destra e offre la risposta più semplice. E noi, a guardare.<br />
<b>
Ma insomma cosa proponi?</b><br />
Te l'ho detto e lo ripeto. Un nuovo partito, una nuova sinistra. Naturalmente anch'io penso ai movimenti, ai movimenti sociali. Che sono in una fase di riflusso ma non mi preoccupo. So che torneranno. Ma ha poco senso credo indicare l'obiettivo del semplice ritorno al sociale...<br />
<b>Come fa Ferrero. Ce l'hai con lui?</b><br />
Sto discutendo, non faccio polemiche. Ma anche qui, nel sociale occorre tornare non a fare propaganda, non testimonianza. Ma a dire: badate, stiamo lavorando a trasformare la vostra condizione con un progetto politico che ha l'ambizione di diventare maggioranza. Non lo sarà oggi, ma io voglio diventare maggioranza. E a scanso di equivoci ti dico che quando parlavo di alleanza non mi riferivo all'attuale fase, all'attuale piddì. Oggi vedo una fase di conflitto coi democratici. Ma non dobbiamo smarrire l'obiettivo di cambiare la loro linea, di costringerli a fare i conti con i bisogni di chi vogliamo rappresentare.<br />
<b>E tutto questo lo può fare un partito?</b><br />
Lo deve fare un partito. Che avrà un compito immane. Non deve rinunciare alle culture di provenienza, libertaria, socialista, comunista. Ma deve essere in grado di costruire una sinistra che sfida i meccanismi che regolano il mondo. L'alternativa, ti ripeto, è coltivarsi il proprio orticello. Ma di sinistra in Italia non se ne parlerà più per un pezzo. E' una prospettiva che a me fa paura, vale la pena provarci.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JBNSK">Liberazione - Stefano Bocconetti</a>Paolo FERRERO: Di Pietro in piazza l'11 ottobre. «Noi no»2008-09-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359109<br />
L’annuncio era arrivato dalle colonne de Il Riformista: anche Rifondazione Comunista, come l’Italia dei Valori, scenderà in piazza l’11 ottobre. Un “piazza Navona-bis”, in sostanza, dove però, Di Pietro e Ferrero si sarebbero confrontati in una sorta di “opposizione day”: due manifestazioni «complementari»: diversi cortei, quindi, ma unità d’intenti. Sul quotidiano diretto da Polito un virgolettato del neo segretario del Prc riportava: «Scenderemo in piazza anche noi l’11 ottobre – la data annunciata da Di Pietro due giorni fa per il bis di piazza Navona, ndr - La piattaforma della nostra manifestazione, aperta a tutti i partiti della sinistra – proseguiva Ferrero – terrà insieme le questioni sociali e la grande questione democratica».
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Ma il segretario del Prc ora smentisce: «A differenza di quanto scritto oggi sul quotidiano Il riformista - si legge in un comunicato – Rifondazione comunista non ha affatto convocato, per il prossimo 11 ottobre, alcuna manifestazione “aperta ad altri”. Stiamo invece lavorando – prosegue la nota – assieme alle diverse forze ed esponenti sociali, culturali e politiche della sinistra, per verificare la possibilità di costruire una manifestazione unitaria di tutta la sinistra d'opposizione».
<br />
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Insomma, al momento, Di Pietro in piazza ci andrà da solo. Intanto, oltre a dover costruire una nuova unità a sinistra, Paolo Ferrero ha altre preoccupazioni, decisamente più impellenti. Il quotidiano del partito, Liberazione, sabato ha pubblicato un comunicato del comitato di redazione in cui si chiede a chiare lettere al partito di dire che fine intende fare del suo organo di stampa. Liberazione, infatti, non solo, come si legge nel comunicato del Cdr, «rischia di essere colpita "mortalmente" dall'ultima finanziaria che ha tagliato i contributi pubblici alla stampa cooperativa e di partito», ma non ha più garanzie nemmeno dall’editore, ovvero il partito stesso: la filiazione è già stata ridotta, il contratto di stampa con la tipografia di Catania è già stato annullato, mentre da tempo sono bloccati i pagamenti dei collaboratori e girano voci sulla possibilità di ricorrere allo stato di crisi o addirittura alla procedura fallimentare. <br /><br />
Ferrero ha promesso che «la discussione sulla situazione del giornale e sul suo futuro sarà, in ogni caso, il primo impegno che i nuovi organi dirigenti del partito, che verranno eletti nel Cpn (Comitato politico nazionale) del prossimo 13 settembre, affronteranno».
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<br/>fonte: <a href="http://www.unita.it/view.asp?IDpag=13&IDcontent=78775">L'Unità</a>Wladimiro Vladimir Luxuria GUADAGNO: Il congresso di Rifondazione? Un brutto «compagnicidio». Così ha perso tutto il partito. - INTERVISTA2008-07-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358511<br />
«Una brutta lotta compagnicida». A Vladimir Luxuria non ha fatto una bella impressione il congresso di Rifondazione comunista. «Ero presente quando, dopo il discorso di Ferrero, una parte della platea ha intonato Bandiera rossa, come per far passare l’idea che c’è chi difende il comunismo e chi invece vuole annacquarlo». A Chianciano è andata come osservatrice esterna, visto che la tessera del Prc non l’ha mai presa: «La mia non è una storia di militanza nel partito. La candidatura è stata frutto della decisione di aprire a personalità esterne. Io mi considero un’espressione del movimento lesbo gay trans, e ho continuato a mantenere questa mia autonomia». Però dice: «Le storie dei partiti vanno calate nel contemporaneo, le ideologie non vanno viste come rifugio ma bisogna essere pronti alle contaminazioni, a mettersi in discussione. Le identità forti sono quelle capaci di avere dei dubbi, di assorbire i cambiamenti che avvengono nella società e anche di dialogare con i movimenti che lottano per la libertà».<br />
<b>Sperava in un esito diverso?</b><br />
«Ho sperato fino alla fine che si evitasse la spaccatura. Alla fine a decidere è stata una manciata di voti. Per me non ha né vinto Ferrero né perso Vendola. Ha perso tutto un partito, che ha fatto quanto di peggio potesse fare dopo una batosta elettorale: una lotta compagnicida. E agli altri non va meglio. Mi sembra siamo in pieno divide et impera, stiamo attraversando davvero un deserto: il Prc con questo congresso di spaccatura, i Verdi con i fischi, il Pdci con una parte dei delegati che non è rimasta fino alla votazione finale. Per non parlare di come si stanno muovendo Pd e Di Pietro. Ci sarebbe da resettare tutto, per sperare di poter davvero riconsegnare l’Italia a un centrosinistra».<br />
<b>Come si può rilanciare la sinistra, secondo lei?</b><br />
«Sicuramente non con un dialogo privilegiato tra comunisti, tenendo fuori le altre forze politiche e i movimenti. Io continuo a credere in un forte partito della sinistra unita, che abbia anche interessi ambientalisti e animalisti».<br />
<b>Ferrero pensa a un’immersione nel sociale, evitando operazioni politiciste. Che ne pensa?</b><br />
«È giusto immergerci nel sociale. Ma non bisognava aspettare una batosta elettorale per farlo. Ognuno dovrebbe mantenere i rapporti col proprio elettorato e la propria storia. Io sono stata applaudita in tutti i Gay pride, non ho ricevuto fischi. Forse perché, io che provengo dal movimento lesbo gay trans, in questi due anni ho continuato a mantenere questo rapporto».<br />
<b>Cosa è mancato in questi congressi, secondo lei?</b><br />
«La solidarietà, la coesione, il rimboccarci le maniche e invece di cercare i capri espiatori di lottare e coalizzarci. Credo fosse anche quello che si aspettava il nostro elettorato».<br />
<b>Ferrero ha detto: meno televisione e più popolo. È la ricetta giusta?</b><br />
«La televisione è un grande strumento, come lo sono i comizi, le feste di partito. Io ho fatto e continuerò a fare tv, ma in questi giorni sono stata alla Festa di Liberazione a Osnago, in provincia di Lecco, al campeggio dei Giovani comunisti a Pineto, sabato sarò alla Festa di Liberazione di Chioggia, poi a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Non mi sembrano incompatibili le due cose. Bisogna parlare alla gente che già ci vota e anche alla gente che o non vota o preferisce altri a noi».<br />
<b>È per questo che ha deciso di partecipare all’Isola dei famosi, scelta che ha creato anche dei malumori nell’elettorato Prc, per veicolare messaggi?</b><br />
«Io spero di poter fare un’Isola dei famosi civile, nella quale cioè a prevalere non siano le risse e l’idea che per vincere bisogna essere lupo tra lupi, ma l’idea che si possa essere coesi e che si possa anche parlare di argomenti interessanti».<br />
<b>Non sarà facile, visti format e precedenti, non crede?</b><br />
«Si devono rispettare coloro che vedono questa trasmissione. Io mi auguro di vincere questa sfida. Si può essere vittime di momenti trash anche in luoghi importanti. L’episodio con la Gardini (la deputata forzista l’attaccò perché aveva usato il bagno delle donne, ndr) è avvenuto dentro un Parlamento. Magari invece all’Isola dei famosi potremo dimostrare una convivenza con le donne più da sorellanza. È una sfida. Magari la perdo, magari avrò fame e andrò subito fuori di testa. Però più le sfide sono difficili e più mi stuzzicano».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IURSO">L'Unità - Simone Collini</a>Massimo D'ALEMA: «Sinistra radicale, addio senza rancore...» - INTERVISTA2008-07-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358466Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br /><b>«La sinistra italiana era originale
ora è tornata nella normalità»</b><br /><br />
Massimo D'Alema mi accoglie sulla porta del suo studio, a piazza Farnese (sede di Italiani Europei) allegro e scherzoso. Ma non mi sembra ottimista. Ci conosciamo da un po' più di trent'anni e quindi niente diplomazie. Scherza. E canticchia alcuni versi di uno strano inno con parole incomprensibili. Strabuzzo gli occhi, e lui mi spiega che è l'inno del «pionere» in lingua russa. Lo conosce solo lui. Neanche Cossutta, perché non è mai stato tra i pionieri. I pionieri erano i ragazzini comunisti under 14, dopo i 14 anni si passava alla Fgci. D'Alema era un leader dei pionieri ai tempi di Togliatti. Mi prende in giro per la svolta iper-comunista sancita dal Prc al congresso di Chianciano.<br />
<b>Non ti è piaciuto questo congresso?</b><br />
Lo ho seguito con interesse. Come avevo seguito la discussione prima del congresso. Al di là della crisi politica ed elettorale di Rifondazione comunista, io so che in Italia esiste un'area di sinistra radicale che ha una sua funzione, uno spazio, che è importante. Non credo che questa area sia la continuazione della tradizione del Pci. Il cuore vero della tradizione del Pci, secondo me, è trasmigrato nel partito democratico.
Del partito comunista, l'unico filone che regge ancora è quello riformista. Oltre questa tradizione è sempre esistita una sinistra che possiamo definire «massimalista», nella quale hanno confluito diverse aree di pensiero politico, e il destino di questa sinistra massimalista è tutt'altro che irrilevante ai fini dell'equilibrio politico del paese e della forza del sistema democratico. Perciò, dopo la sconfitta elettorale di aprile, mi chiedevo se sarebbe maturata una svolta in avanti, un modo di declinare in forme moderne il massimalismo italiano. Era una cosa molto importante. Aspettavo una risposta dal congresso del Prc. Diversa da quella che è arrivata. <br />
<b>Cos'è che ti preoccupa?</b><br />
Io speravo che si potesse arrivare a una coalizione di forze diverse, in grado di costruire una sinistra di tipo rosso-verde. Una sinistra cioè che non smarrisse il tema della questione sociale, però si aggregasse attorno anche ad altre istanze: ambientaliste, pacifiste, femministe... la sensazione è che invece ci sia un arroccamento che ricorda più certi gruppi della sinistra extraparlamentare di una volta, di matrice un po' stalinista.<br />
<b>Dai un giudizio così duro su Paolo Ferrero?</b><br />
No, non su di lui. Ferrero è una persona assolutamente ragionevole. Non dico certo che lui sia un estremista. L'ho conosciuto bene durante l'esperienza di governo: qualche volta avrebbe potuto essere più combattivo. Però mi sembra che nel partito che è stato chiamato a dirigere si delinei un arroccamento identitario. Persino dal punto di vista simbolico: che segnale è la decisione di abbandonare il tema classico dell'unità della sinistra?<br />
<b>E' la fine di una stagione?</b><br />
Si è chiusa l'era di Bertinotti. Era stata una stagione in cui l'idea di costruire una forza radicale di sinistra aveva un riferimento soltanto simbolico al comunismo. Non era dentro la storia del comunismo e dei comunismi. Bertinotti immaginava una forza di sinistra critica, che però non rinunciasse a misurarsi col tema del governo e della trasformazione. Non si può negare che avesse una sua forte originalità. Oggi il Prc ha deciso di porre fine a questa era, in modo drastico, in nome di qualcosa che a me pare un puro ritorno indietro. Non getta le basi di una possibile convergenza con altri segmenti della sinistra. A me sembrava che solo dalla convergenza dei vari pezzi della sinistra radicale (verdi, sinistra Ds eccetera) potesse nascere una prospettiva nuova.<br />
<b>Una ripetizione dell'Arcobaleno?</b><br />
L'arcobaleno è fallito clamorosamente alle urne. Però io immaginavo che dal congresso di Rifondazione potesse emergere una proposta unitaria meno aborracciata, una costituente basata su riflessioni politiche più approfondite, su elementi culturali, su analisi e programmi politici...Però non è successo. E quello che è successo è abbastanza preoccupante. Anche perché potrebbe avere conseguenze sul piano dei governi locali. Tra meno di un anno si vota in migliaia di comuni e in moltissime province.<br />
<b>Non credi che la sconfitta della sinistra radicale, e quindi anche le sue reazioni alla sconfitta - le scelte di queste ore - siano in parte dovute all'atteggiamento settario del partito democratico, alla dichiarazione di autosufficienza, alla decisione di rifiutare una alleanza elettorale ad aprile?</b><br />
Io credo che la sconfitta della sinistra radicale sia dovuta fondamentalmente al modo nel quale ha vissuto l'esperienza di governo. Il rapporto tra sinistra e Pd si è consumato nell'esperienza di governo. La difficoltà di tenuta da parte del Prc è stata evidentissima. E io credo che siano state evidentissime anche le rincorse estremiste tra Rifondazione e Diliberto, sia sulla politica estera che sulle questioni sociali. Penso ad esempio all'assalto di Rifondazione all'accordo sindacale del 23 luglio di un anno fa...<br />
<b>Ma quello era un accordo che non poteva essere digerito..</b><br />
Non è vero. Era un buon accordo. Era stato approvato da un referendum sindacale con l'85 per cento di consensi. Rifondazione lo ha contestato in quel modo così aspro avendo attenzione più al dibattito interno alla Cgil che non al rapporto con la società italiana. Io avrei capito contestazioni di Rifondazione alla linea del governo, anche molto dure, su altre questioni. Su alcune scelte di politica economica che avevano una impronta tecnocratica, per esempio sulla prima finanziaria, quella da 30 miliardi, che forse era eccessiva...<br />
<b>Sulla politica estera Rifondazione è stata molto leale.</b><br />
Obtorto collo. Diceva: «Voto per disciplina», ma poi sommergeva di critiche la politica estera. In Parlamento molti vostri deputati e senatori dicevano cose orribili della politica estera. Tanto che io mi chiedevo: ma in che modo il gruppo dirigente di Rifondazione ha scelto i suoi parlamentari? Adesso ho capito che in realtà Rifondazione rappresentava settori politici e di società molto più estremisti di quello che io pensassi. E mi spiego la rottura. E capisco che non era possibile nessun'altra scelta che la fine della collaborazione.
<br />
<b>Secondo te dal congresso del Prc sono venuti solo segnali negativi?</b><br />
Trovo utile la volontà di dar voce ad una questione sociale che si propone in termini sempre più drammatici. Credo che sia una strada che dovremmo percorrere anche noi del Pd. Che su quel terreno, sia noi che voi dovremmo contendere lo spazio alla destra. Questa è l'unica luce che vedo spuntare da Chianciano. Il tema che viene posto è vero, è un tema classico e sacrosanto di tutta la sinistra: l'uguaglianza o perlomeno la lotta alle crescenti e intollerabili diseguaglianze sociali. Ed è un tema che interessa anche noi, che deve interessarci. E comunque penso che se il Prc si mette a svolgere questo compito, se fa un buon lavoro, contribuisce all'equilibrio democratico del paese. <br />
<b>La sinistra radicale è in crisi. Ma Il Pd non è in ottime condizioni di salute, né in grado di indicare grandi prospettive. La destra sta trionfando?</b><br />
Non mi pare. I rapporti di forza fondamentali sono quelli consolidati. La mia paura è che torni una specie di bipartitismo imperfetto. Con una forza riformista che non trova più la via del governo. Come era negli anni '80, con la Dc che comandava e il Pci che restava fuori. Alle elezioni di aprile il Pd ha subito una sconfitta consistente, raccogliendo 3 milioni e mezzo di voti meno della destra. Il rischio che vedo è che il Pd diventi una minoranza strutturale.<br />
<b>In questo quadro non diventa decisiva la possibilità di alleanza con la sinistra radicale?</b><br />
Il problema è costruire un nuovo centrosinistra, imperniato sul Pd, che ha un ruolo fondamentale ma non esclusivo. Dopo il congresso di Rifondazione, mi sembra difficile che da quella parte possa venire un contributo a questo progetto. In fondo si sta superando quella anomalia italiana che consisteva nel fatto che in Italia - e solo in Italia - c'era una sinistra radicale interessata a misurarsi con l'ipotesi di partecipare al governo. Ora non è più così. In Italia, come in Europa, c'è una sinistra riformista, che sfida i conservatori per governare, e una sinistra radicale all'opposizione comunque. E' così, da tempo, in Spagna, in Portogallo, in Germania: ovunque. L'Italia costituiva una originalità, che ora è stata cancellata.<br />
<b>Questo vuol dire anche fine della collaborazione nei Comuni e nelle regioni?</b><br />
Spero di no. Bisogna sempre evitare che meccanismi di politica nazionale si riflettano automaticamente sulle realtà locali.<br />
<b>Si va verso le elezioni europee. C'è il rischio di una riforma della legge elettorale con uno sbarramento così alto da impedire l'accesso al Parlamento della sinistra?</b><br />
Io credo che uno sbarramento al 3 per cento sia necessario, per evitare un eccesso di frammentazione. L'importante è che lo sbarramento non sia troppo alto, e soprattutto che avvenga su base nazionale e non in ogni circoscrizione elettorale. Cioè che non sia cancellato il recupero dei resti. Altrimenti uno sbarramento del 3 per cento può diventare in realtà del 7 o dell'8. E questo non sarebbe democratico.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IUCLB">Liberazione - Piero Sansonetti</a>NICOLA ATALMI: dopo i congressi, la politica2008-07-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359057Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Comunisti italiani) - Consigliere Consiglio Comunale Treviso (TV) (Gruppo: SinArc) <br/><br/>Scrivo queste poche righe dopo il congresso nazionale del mio partito ed alla luce delle conclusioni di quello di Rifondazione. Lo faccio perché il Congresso ha lasciato l’amaro in bocca per l’oscuramento sistematico dei nostri lavori sui media, per le tensioni emerse tra le due mozioni, per l’esito finale che si è limitato ad eleggere il segretario nazionale ed un Comitato Centrale elefantiaco senza riuscire a portare a termine quel rinnovamento più volte promesso.
La fase politica nel Paese era ed è difficile e la sinistra nel suo complesso si trova in una situazione disastrosa. Per questo è stato utile, comunque, fare il nostro Congresso in stretta relazione con i Congressi delle altre forze dell’ex arobaleno e ritengo anche che il bilancio alla fine possa dirsi positivo. Abbiamo tentato di analizzare le cause della sconfitta e di individuare delle possibili vie di uscita. Fuori da ogni formalismo non credo che nessuno abbia, alla stato dei fatti, la proverbiale verità in tasca.
Innanzitutto il nostro Congresso era in qualche modo vincolato all’esito finale di quello di Rifondazione ed abbiamo potuto constatare come la linea più vicina alle nostre posizioni (opposizione sociale e alternatività a questo Pd) ha vinto con l’elezione di Paolo Ferrero, che nei giorni precedenti al nostro congresso, aveva più volte incontrato Diliberto. Io credo che la nostra posizione espressa nel documento di maggioranza, di ricostruire la sinistra a partire dai comunisti, che aveva sollevato inizialmente delle perplessità anche nel sottoscritto, depurata dalle vulgate rizziane su “costituente del nuovo partito comunista”, risulti effettivamente, alla luce dei fatti come l’ipotesi più seria e praticabile. Sono tra quelli che credono che ciò sarà necessario ma probabilmente non sufficiente perché esiste nel Paese una sinistra non comunista con la quale dovremo riprendere il discorso imparando però dalla disfatta e dagli errori arcobalenisti.
L’oscuramento mediatico, quando non la vera e propria invettiva, contro il Congresso dei Comunisti penso dipenda molto anche dalla “scelta” precisa dell’informazione “democratica” verso l’ipotesi vendoliana. Ovviamente non basta sapere che questa era la motivazione, bisognerà anche attrezzarci in futuro per uscire da questo oscuramento.
Infine il rapporto con i compagni della seconda mozione. Ho difeso e difenderò l’agibilità politica dei compagni e delle compagne che hanno sostenuto la seconda mozione perché ritengo vi siano buone e serie ragioni in quel documento. Io personalmente mi impegnerò in Veneto e negli organismi di direzione nazionale perché quelle proposte e quelle sensibilità abbiano occasioni di confronto e dibattito nel partito. Perché se abbiamo scelto il centralismo democratico - peraltro i giornali l’hanno venduta come una novità mentre è stata solo una conferma, semmai poco rispettata da qualche dirigente nazionale europeo - dobbiamo ricordarci che deve essere, appunto, democratico ovvero frutto di un dibattito libero ed approfondito nel Partito e che deve valere per tutti.
Dobbiamo ripartire dall’opposizione sociale alle politiche liberiste sul tema del lavoro e dello stato sociale, contro la deriva razzista delle politiche migratorie, contro gli assalti alla Costituzione sui temi della giustizia e delle libertà individuali. Ma soprattutto dobbiamo ripartire dal basso ricominciando a metterci in connessione con il nostro popolo. Qui nel profondo nordest questa ripartenza dal basso è possibile.In Regione, nei Comuni come a Padova, a Treviso, a Verona la sinistra già lavora proficuamente assieme. Nei territori ci sono esperienze unitarie sui luoghi di lavoro o tra i comitati a Rovigo come a Vicenza, a Venezia e Belluno dove concretamente i comunisti e la sinistra si stanno riconnettendo con la nostra gente ed i loro bisogni.Avremo bisogno della passione e dell’intelligenza di tutte e tutti per rispendere il cammino.
<br/>fonte: <a href="http://www.atalmi.it/?p=229">Atalmi.it</a>Paolo FERRERO: «La Costituente è chiusa ora ricostruiamo il partito» - Intervista2008-07-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358233<br />
«Non è un problema di analisi logica. È un problema politico». Paolo Ferrero, firmatario della mozione 1 al Congresso di Rifondazione che si apre domani, ha le idee chiare sul futuro della Sinistra. E del Prc. Per questo preferisce non addentrarsi nelle distinzioni grammaticali che Nichi Vendola, firmatario della mozione 2, ha utilizzato per tentare di aprire ad una parte dei sostenitori della mozione dell´ex ministro della Solidarietà sociale. «Per me - dice Ferrero - costituente e processo costituente sono esattamente la stessa cosa». Invece la priorità è «il rilancio del partito», ergo «la costituente è chiusa». Più chiaro di così. Indubbiamente le posizioni tra le due mozioni arrivate in testa al voto degli iscritti restano ancora lontane e domani, molto probabilmente, a Chianciano la platea dei delegati sarà divisa in due. I sostenitori del governatore della Puglia (che ha raccolto il 47,3% dei voti) da una parte e quelli dell´ex ministro (40,3%) dall´altra.<br />
<b>Ferrero, Nichi Vendola ha detto che vuole incontrare i rappresentanti delle altre quattro mozioni per ricostruire l´unità di Rifondazione. Lo ha già visto?</b><br />
«Non ancora, molto probabilmente lo vedrò domani (ndr oggi)».<br />
<b>Però sembra che Vendola abbia dialogato con Claudio Grassi, firmatario della sua mozione...</b><br />
«Non voglio trasformare il congresso in una specie di telenovela. Preferisco attenermi alle notizie ufficiali. E vedo che Claudio ha respinto al mittente le aperture. La nostra mozione resta compatta».<br />
<b>Cosa pensa di questa sorta di «bilaterali» lanciati dalla mozione della maggioranza relativa?</b><br />
«Noi pensiamo che la sede più opportuna per il confronto sia la Commissione politica del congresso. Crediamo che sia un luogo più trasparente, per il semplice fatto che vi siedono tutte le mozioni».<br />
<b>
In molti hanno evocato un congresso della doppia platea, con voi da una parte e vendoliani dall´altra...</b><br />
«Indubbiamente è stato un congresso molto combattuto, ma spero si riescano a trovare degli elementi di ascolto reciproco. Del resto anche durante le discussioni nei circoli, qui e là, questi elementi si sono trovati».<br />
<b>Quindi esclude lo spettro della scissione?</b><br />
«Nessuno ne ha mai parlato, quindi credo che non si possa prendere in considerazione».
<br />
<b>Quali sono i margini di ricomposizione?</b><br />
«Questi si verificheranno nella commissione politica dove noi proporremo una gestione unitaria, di tutte le mozioni, e cercheremo una convergenza sui nostri punti prioritari».<br />
<b>E il segretario?</b><br />
«Quello viene dopo, prima dobbiamo definire una linea politica».<br />
<b>Quali sono i punti qualificanti della vostra mozione?</b><br />
«Per prima cosa ripartire da Rifondazione, la costituente è chiusa».<br />
<b>Andrete alle europee insieme ai Comunisti italiani come ha chiesto Diliberto?</b><br />
«Credo che dovremmo andare alle elezioni col nostro simbolo, non credo sia il caso in questo contesto andare col Pdci. Dobbiamo rifondare il partito attraverso la ricostruzione della sua utilità sociale. E per mettere il sociale al centro abbiamo bisogno della nostra autonomia. Anche dal Pd che ha scelto la strada sbagliata. Per uscire dalla crisi bisogna scavare in basso a sinistra, il contrario d quello che fanno i democratici».<br />
<b>Che vuol dire scavare in basso?</b><br />
«Ricostruire il conflitto tra il basso e l´alto perché l´alternativa è tra il conflitto di classe e la lotta tra poveri».<br />
<b>Cioè?</b><br />
«Nella crisi della globalizzazione la destra rischia di essere egemone proponendo la guerra tra i poveri, cioè gestendo le paure dei cittadini e mettendoli gli uni contro gli altri. Una volta è colpa dei cinesi, un´altra dell´immigrato, un´altra ancora dello zingaro».<br />
<b>E come si fa opposizione?</b><br />
«Appunto, ricostruendo il conflitto tra chi sta in basso e chi sta in alto. Non solo sui luoghi di lavoro, ma in un senso molto più ampio. Per chiedere gli asili, le scuole, etc. Solo così usciremo dalla crisi che ci ha travolto dopo l´esperienza del Governo Prodi».<br />
<b>Un'esperienza fallimentare?</b><br />
«Sui punti fondamentali per i quali la gente ci aveva votato, non siamo riusciti a dare risposte concrete. Chi non arrivava a fine mese nel 2006 continua a non arrivarci ora. Chi era precario lo è restato. Tra le altre cose non abbiamo risolto il conflitto d´interessi. È anche questa mancanza che ci ha travolto».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IS2S9">l'Unità - Luca Sebastiani</a>Flavio TOSI: Seguendo Ferrero, la colpa sarebbe di Zanotto2008-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it355249Alla data della dichiarazione: Consigliere Provincia Verona (Lista di elezione: Lega) - Sindaco Comune Verona (VR) (Partito: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Verona (VR)- Consigliere Consiglio Comunale Verona (VR) (Lista di elezione: Lega) <br/><br/>"Prima di massacrare Nicola Tommasoli, il branco in precedenza, dal 2006 al 2007, aveva già compiuto, secondo gli inquirenti, 13 aggressioni: 11 durante la Giunta di centrosinistra e 2 durante la mia amministrazione. Allora, se fosse vero, come afferma l'ancora per poco ministro Ferrero, che la colpa è del clima costruito dalla politica dei Sindaci, la responsabilità dovrebbe ricadere sul mio predecessore di centro-sinistra, che non avrebbe creato un clima favorevole alla convivenza e al rispetto delle diversità". Questa la replica del Sindaco di Verona, Flavio Tosi, alle "false, strumentali e infondate" dichiarazioni dell'esponente di Rifondazione Comunista.
"L'uso fatto da alcuni media e da politici come Ferrero del tragico e brutale assassinio di Nicola Tommasoli - aggiunge Tosi - assomiglia molto alla richiesta della sigaretta fatta dal branco alla povera vittima: un puro pretesto per massacrare mediaticamente la città".
"Non era e non è purtroppo una novità: è accaduto altre volte, ricordo per tutte il caso Marsiglia. Se si fidasse meno dei racconti dei suoi correligionari veronesi e se la sua propensione allo sciacallaggio non gli facesse velo sugli occhi - continua Tosi - si sarebbe già accorto che: solo 1 dei 5 appartenenti al branco di assassini è di Verona; che dei 4 venuti da fuori, 2 sono di Illasi, comune amministrato dal centrosinistra e il cui clima politico, quindi, secondo il suo teorema, sarebbe responsabile il suo sindaco. A Verona non ci sono zone proibite né la caccia al diverso: la filosofia di fondo che guida la mia amministrazione non è l'intolleranza, ma il rispetto per le regole, specie a fronte dell'emergenza educativa, sottolineata anche dal Papa, nelle famiglie. E' del rispetto delle regole, per portare un contributo positivo all'educazione dei nostri giovani, che parlo quando vengo invitato nelleassemblee scolastiche".
"Il rischio grave della strumentalizzazione di questo agghiacciante delitto e del gioco, tutto politico, al massacro della città di Verona - prosegue Tosi - è che passi in secondo piano il vero problema: la disintegrazione sociale di alcune frange giovanili, che si aggregano solo sulla base del branco e della violenza, seguendo logiche non riconducibili a movimenti politici determinati e la crisi dei valori e del ruolo educativo della famiglia e della scuola. Ma il disagio giovanile e l'emergenza educativa - aggiunge Tosi - sono un problema nazionale, non della sola Verona, se penso, per citare solo uno dei casi, che tra sabato e domenica scorsi, a Torino (per Ferrero, è per caso colpa di Chiamparino?), qualche qualche centinaio di giovani ha aggredito (e naturalmente ripreso e mandato su You-Tube), vigili e poliziotti solo perché multavano auto in divieto di sosta. E l'altro rischio grave è che le strumentalizzazioni di Ferrero e dei piccoli Ferrero locali - che se non altro per rispetto al giovane ucciso e ai suoi familiari sarebbe tempo cessassero - fanno volutamente passare in secondo piano un'altra cosa: che in Francia, Germania, Usa o in qualsiasi altro paese normale, questa tragedia non sarebbe accaduta perché il branco di assassini, già individuato per 11 aggressioni da oltre un anno, sarebbe stato fermato in tempo"<br/>fonte: <a href="http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/05_maggio/06/verona_tosi_se_vero_teorema_ferrero_colpe_sarebbero_di_zanotto,14741996.html">Virgilio notizie</a>Paolo FERRERO: Morte di un lavoratore alla Fiat di Melfi2008-03-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331000Alla data della dichiarazione: Ministro Solidarietà Sociale (Partito: PRC) <br/><br/>“La vicenda di Domenico Monopoli, il lavoratore morto nello stabilimento della Fiat di Melfi indica quale sia il gravissimo clima che si respira in molte fabbriche. Invece di intervenire per modificare una situazione di pericolo, già resa nota dai delegati sindacali e segnalata da molti operai, l’azienda ha infatti scelto di scaricare sui lavoratori la responsabilità del rispetto delle norme sulla sicurezza. E’ tragico e paradossale che in una fabbrica dove si contano moltissimi provvedimenti disciplinari contro i lavoratori si preferisce non intervenire quando in gioco c’è invece la loro vita, ritenendo evidentemente che la produttività non deve arrestarsi neppure davanti a questo rischio. E di fronte alla morte di un lavoratore, costretto come altri a operare in condizioni di disagio e pericolo, si finisce per addossare allo scomparso ogni responsabilità. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile: la Fiat deve garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure per tutti gli addetti delle sue fabbriche, facendo in modo che simili tragedie, insopportabili per un paese civile, non si ripetano mai più"
<br/>fonte: <a href="http://www.paoloferrero.it">blog</a>Paolo FERRERO: Iniziativa del Sert di Pescara e della casa vinicola che metterà sulle bottiglie l’etichetta “Se bevi non guidare”: “Un’iniziativa importante. Questa volta è un’impresa e un Sert a fare quello che dovrebbe fare il Governo. Spero che altri seguano l’esempi2008-03-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it330958Alla data della dichiarazione: Ministro Solidarietà Sociale (Partito: PRC) <br/><br/>“Se si continuano a veicolare messaggi televisivi, in cui il piacere ed il divertimento vengono associati all’utilizzo delle sostanze alcoliche, continueremo a produrre stili di vita che ne banalizzano il consumo, e quindi i rischi ad esso derivati, come la guida in stato di ebbrezza e le morti ad esso collegate resteranno una tragica normalità. Per questo considero davvero importante l’iniziativa assunta dal Sert di Pescara e da un’azienda vinicola locale che metterà sulle sue bottiglie la scritta “Se bevi non guidare”. In sede di Governo non siamo riusciti ad arrivare ad una modifica della normativa al fine di proibire le pubblicità dirette che invitano ad assumere alcool, esattamente come facciamo con le sigarette. Era uno dei miei obbiettivi ma evidentemente mi sono scontrato con poteri e interessi troppo forti. Questa volta è venuto da un Sert e da un’azienda il segnale che le cose si possono però cambiare in senso positivo. Spero che altri in tutte le Regioni d’Italia seguano ora questo importantissimo esempio”.
<br/>fonte: <a href="http://www.paoloferrero.it">blog</a>