Openpolis - Argomento: softwarehttps://www.openpolis.it/2009-05-19T00:00:00ZGiampaolo FOGLIARDI: Studi di settore: «Prorogare i termini per la dichiarazione dei redditi. Il Software non è ancora aggiornato»2009-05-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391282Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Impossibile compilare i nuovi studi di settore, commercialisti nel caos. L'Agenzia delle Entrate intervenga».
<p>L'on. Giampaolo Fogliardi (PD) è intervenuto oggi in Commissione Finanze alla Camera dei Deputati a nome del gruppo del Partito democratico per chiedere la proroga dei termini della presentazione delle dichiarazioni dei redditi dato il grande disagio causato dal mancato aggiornamento da parte dell'Agenzia delle Entrate del sistema informatico GERICO per la compilazione degli studi di settore che paralizza il lavoro di professionisti e intermediari (commercialisti).
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«La situazione è insostenibile - tuona il deputato, Segretario della Commissione Finanze - dato che mancano i parametri per compilare le dichiarazioni dei redditi. Gli studi di settore sono stati aggiornati, ma non GERICO, il software che permette ai professionisti di operare. Di conseguenza non si riesce neppure a chiudere i bilanci delle società: i contribuenti non possono sapere quanto dovranno pagare!»
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«Continuano a contattarmi professionisti - prosegue Fogliardi - che non riescono a svolgere il proprio lavoro e si trovano in uno stato d'impasse. L'Agenzia delle Entrate deve metterli in condizione di lavorare»
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«Per questo - conclude Fogliardi - ho chiesto al presidente della Commissione, on. Conte, che venga immediatamente sollecitata l'Agenzia delle Entrate e che si valuti quanto tempo serve per aggiornare GERICO e sulla base di questo considerare l'ipotesi di una proroga dei termini per le dichiarazioni dei redditi. Il presidente si è impegnato a inviare urgentemente una comunicazione al direttore dell'Agenzia delle Entrate e al Ministro dell'Economia riguardo alla questione»
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=825">Uff. Stampa - Pd Veneto - Sito Ufficiale</a>MASSIMO GIORGETTI: Rovigo. Accordo Comune-Regione per potenziare la polizia locale2008-12-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383192Alla data della dichiarazione: Assessore Regione Veneto (Partito: AN) - Consigliere Regione Veneto (Gruppo: AN) - Assessore Provincia Padova (Partito: AN) - Assessore Regione Veneto<br/><br/><br />
L'assessore regionale alla Polizia locale e alla sicurezza Massimo Giorgetti ha siglato un accordo con il Comune di Rovigo per attivare con un finanziamento di 126 mila euro una piattaforma di iniziative coordinate in materia di polizia locale e di sicurezza urbana. L'attenzione è rivolta principalmente alle azioni che mirano, tra l'altro, ad attivare forme di più stretta collaborazione tra le polizie presenti nel territorio d'intesa con i diversi enti locali. «Con le risorse regionali - ha anticipato l'assessore - l'amministrazione rodigina si è prefissa il compito di intensificare il controllo dei quartieri con un incremento di mezzi e di personale; di raddoppiare le verifiche in materia di edilizia, curando in modo particolare la sicurezza nei cantieri; di acquistare mezzi per il reparto motorizzato; di dotare l'ufficio infortunistica stradale di un veicolo adeguatamente attrezzato con un software e un misuratore a distanza laser; di attribuire agli operatori esterni palmari multifunzionali; di ammodernare la centrale radio».
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La Regione del Veneto, ha sottolineato Giorgetti, sostiene economicamente interventi concreti in materia di sicurezza e di promozione della legalità, grazie anche all'adozione di una legge innovativa che non trova per il momento corrispondenza in nessuna altra realtà italiana.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=39401">Il Gazzettino - Rovigo</a>Silvio BERLUSCONI: «Da gennaio sarò presidente del G8. E mi farò promotore di una regolamentazione della rete».2008-12-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382714Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Un annuncio che suona come una minaccia. Molto perché a formularlo è lui, Berlusconi. Il premier dell'unico paese occidentale dove l'informatica non solo non cresce ma va indietro. Ma il sospetto verrebbe anche se a parlarne fossero altri, uno qualsiasi dei «potenti». Il tema è Internet. Ieri, Berlusconi ha tagliato il nastro di un nuovo servizio offerto dalle Poste. Nell'occasione, il premier ha regalato qualche frase fatta. Prima dell'annuncio: <b>«Da gennaio sarò presidente del G8. E mi farò promotore di una regolamentazione della rete».</b> Nuove leggi, insomma.
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Berlusconi ne parlerà al vertice dei «grandi», a La Maddalena, e non all'Onu. Perché il Palazzo di vetro è ormai diventata un'organizzazione «pletorica». Che cosa proporrà ? Su questo, il presidente non ha detto una virgola di più. Forse l'idea gli è venuta ieri, sul momento, forse la deve dettagliare. Comunque per ora non si sa nulla.
C'è solo l'annuncio. Che appunto suona come una minaccia. Perché è lo stesso premier che 24 ore fa - non qualche anno fa col caso Biagi, ma l'altro ieri - ha proposto il licenziamento dei direttori dei due più importanti quotidiani perché poco graditi. Perché è alla testa di un governo che in meno di otto mesi, è riuscito a vietare tutto. Dalla possibilità di entrare in questo paese all'elemosina. Tutto vietato.<br />
La sua suona come una minaccia, dunque. Ma la verità è che quelle frasi sarebbero pericolose anche se a pronunciarle fossero altri. Perché il problema della rete non è nella mancanza di regole. E' nel fatto che non arriva dappertutto, perché costa troppo. E chi dovrebbe farlo, fa i conti solo con i bilanci. E' nel fatto che due terzi del mondo dispone del 95% delle connessioni. Quindi del 95% delle informazioni. Il problema della rete è che lo strumento più democratico di fruizione della cultura sta per essere soffocato dalle lobby del copyright.<br />
Le regole, allora. Le regole che ha in mente Berlusconi hanno poco a che fare con tutto questo. E di tutto la rete sente il bisogno meno che di nuove leggi. Che esistono già, e sono operative. La lotta alla pedofilia è condotta dal Canada al Sud Africa sulla base di norme esistenti, così come la lotta al terrorismo. E laddove non è arrivata la legge, la rete si è autogovernata. Per fare un esempio: tutti conoscono «wikipedia», l'enciclopedia on line fatta col contributo di milioni di utenti. Bene, «wikipedia» si è data norme quasi ferree, che impediscono, o attenuano, gli abusi. No, Berlusconi pensa ad altro. E infatti dice che <b>Internet è «un forum mondiale che va regolamentato».</b>
<b>Che va controllato.</b> In questo, rivelando molte analogie col centrosinistra. Visto che in Italia la proposta più liberticida di «regolamentazione» dei blog - cioè dei luoghi dove si esprime il massimo di libertà d'opinione - porta la firma dell'ex sottosegretario del governo Prodi, Levi.<br />
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La rete va imbavagliata, ancora. Come ha fatto il suo amico Sarkozy che ha deciso di espellere dalla rete chi è sospettato di scaricare file protetti dal copyright. Come vorrebbe fare l'Europa dove il consiglio dei ministri ha varato una proposta che - se approvata - consentirebbe alle polizie di introdurre virus nei pc in modo da poterli spiare. Come ha fatto l'America di Bush che, dopo l'11 settembre, s'è arrogata il diritto di violare qualsiasi privacy. Sì, l'America di Bush.
<p> <b>Quella di Obama non si sa ancora ma in ogni caso la sua prima mossa è in controtendenza.
E' di ieri l'annuncio che tutto ciò che era leggibile, ascoltabile, visibile sul sito del neo presidente sarà disponibile sotto licenza «creative commons». Basterà citare la fonte e chiunque potrà prendere quel che vuole, rielaborarlo, assemblarlo, smontarlo. Non ci sarà copyright.</b><br />
Nel suo piccolo Obama comincia a disegnare una rete libera. Per realizzarla, però, dovrà fare i conti con Berlusconi e gli altri. A cominciare dal prossimo vertice. Economico.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=K2ZY1">Liberazione - Stefano Bocconetti</a>Marco CAPPATO: Free software: il Consiglio riconosce l'importanza degli standard aperti ma continua a rimandare la migrazione verso il software libero.2008-09-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359333Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
<b>Doverosa un'analisi costi-benefici immediata</b><br /><br />
Bruxelles, 15 settembre 2008<br /><br />
Rispondendo a un'interrogazione scritta di Marco Cappato sull'adozione dei formati aperti come standard di lavoro per i propri documenti, il Consiglio ha comunicato che il formato ODF "rappresenta un'opzione pertinente e seria, suscettibile di arricchire ulteriormente i livelli dei servizi offerti ai partner". Tuttavia il Consiglio, insieme ai propri "partner", ha finora convenuto che i propri formati di lavoro siano "il PDF e il formato proprietario DOC della società Microsoft". Un'eventuale migrazione verso l'adozione di softwarwe libero è rimandata ad un "prossimo futuro", quando si prevede di "avviare esperimenti tecnici, nonché i relativi studi di impatto", precisando però che "un'eventuale decisione a favore dell'utilizzazione del formato ODF potrà esser presa solo al termine di un processo di concertazione con i partner in materia di comunicazioni".
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«Il Consiglio, pur riconoscendo l'importanza dei formati
aperti, decide di non fare nulla per verificare, da subito, la possibilità di adottarli nei propri standard di lavoro, apparentemente chiamando in causa difficoltà tecniche e di cautela. Si tratta di un'occasione sprecata e di una contraddizione con quanto la Commissione ha dichiarato nella risposta a una mia precedente interrogazione, chiarendo non solo "di essere attualmente in grado di accettare e produrre documenti nel formato ODF", ma anche "di avere già presentato ad altre istituzioni europee l'approccio tecnico utilizzato per accettare e produrre documenti nei formati ODF". Il Consiglio, come sarebbe doveroso per ogni istituzione pubblica, dovrebbe fare un'analisi costi-benefici immediata, e pubblicamente verificabile, dell'opzione software libero».<br /><br />
Link all'interrogazione<br />
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2008-3322+0+DOC+XML+V0//IT&language=IT
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=128674">Radicali.it</a>Marco CAPPATO: Basta con i computer parlamentari accessibili solo in lingua inglese!2008-06-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it356746Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/> <br />
Bruxelles, 9 giugno 2008<br />
<b>• Interrogando il Presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering, il deputato europeo radicale Marco Cappato ha richiamato l'attenzione sul tema del multilinguismo in seno al Parlamento.</b><br />
Nonostante il multilinguismo sia tutelato dall'<b>articolo</b> <b>290</b> del trattato UE e dal regolamento del Parlamento che sancisce che <b>"Tutti i deputati hanno il diritto di esprimersi in Parlamento nella lingua ufficiale di loro scelta"</b>, i computer di tutti i deputati e dei loro assistenti sono equipaggiati solo di programmi in lingua inglese.<br />
L'interfaccia-utente è dunque accessibile soltanto a chi conosce l'inglese.
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<b>Gli strumenti informatici non possono essere considerati dei semplici strumenti di lavoro ma dei veri e propri mezzi di comunicazione</b>, di interfaccia tra il deputato e l'istituzione parlamentare, ormai indispensabili per svolgere molte attività istituzionali.<br />
Non vedo perchè si debba continuare a fornire ai deputati gli attuali <b>applicativi proprietari</b> nella sola lingua inglese, quando esistono oggi sia versioni multilingua degli stessi programmi, sia programmi come Open Office che garantiscono, <b>senza dover pagare licenze</b>, di lavorare con i menù, le finestre di dialogo, le guide nella propria lingua.<br />
Muovere verso l'adozione di tali formati sarebbe un ottimo modo per garantire il <b>rispetto delle norme europee sul multilinguismo facendo risparmiare denaro al contribuente europeo.</b><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=123907">Radicali.it</a>Marco CAPPATO: Free software: Consiglio e Parlamento Europeo seguano la Commissione nell'utilizzo di formati aperti.2008-06-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it356609Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Bruxelles, 6 giugno 2008 -
Interrogazione di Marco Cappato.<br />
Rispondendo a un'interrogazione del radicale Marco Cappato che chiedeva conto alla Commissione europea delle politiche attualmente in corso per promuovere l'utilizzo di formati aperti, a partire dai computer delle stesse istituzioni europee, il Commissario Siim Kallas sostiene che la Commissione è “attualmente in grado di accettare e produrre documenti nel formato ISO 26300:2006 (altrimenti denominato e comunemente noto come formato ODF)".<br /><br />
"La Commissione desidera essere in grado di accettare e produrre documenti conformi a diversi formati standardizzati (ad esempio i formati standard ISO PDF e ODF) e, se opportuno, anche ad alti formati largamente utilizzati (standard ISO o no) dai privati, dalle imprese e dalla pubblica amministrazione”.<br /><br />
La Commissione dichiara inoltre di aver “già presentato ad altre istituzioni europee l'approccio tecnico utilizzato per accettare e produrre documenti nei formati ODF.<br />
Inoltre, nell'ambito del suo programma IDABC, la Commissione sta lavorando insieme ai rappresentanti degli Stati membri alla promozione e semplificazione degli Open Document Exchange Formats (ODEF).<br />
Per ulteriori informazioni si veda il sito:<br />
http://ec.europa.eu/idabc/en/document/3439/5585".<br />
<b>A partire da questa risposta positiva, Cappato ha interrogato allo stesso riguardo il Consiglio e soprattutto il Parlamento europeo, che ad oggi non è in grado di ricevere documenti in formati diversi da quelli Windows.</b><br />
<b>Chiede Cappato</b>:<br />
"Considerato che l'attuale capacità dei servizi del Parlamento obbliga, di fatto, chi si vuole rapportare con esso al quasi esclusivo utilizzo di software proprietari e obbliga i deputati, nell'espletazione del proprio mandato, a ricorrere a tali formati, al Parlamento come nei propri uffici all'esterno dell'istituzione;<br />
considerato che nel regolamento non c'è -né vi può essere- nessun esplicito riferimento all'utilizzo di un formato piuttosto che di un altro; <br />
Si chiede di sapere quali misure immediate intende adottare il Parlamento affinché le infrastrutture informatiche di cui dispone siano pienamente conformi per poter ricevere e diffondere i documenti ISO 26300:2006?".<br />
Ad una prima lettera, inviata 2 mesi fa al Presidente del Parlamento Poettering, il questore responsabile per le infrastrutture informatiche, James Nicholson, aveva risposto che una configurazione prova basata su software libero è attualmente alla fase di sperimentazione seguendo un "procedimento prudente, che tiene conto del bisogno di continuità di servizio delle nostre infrastrutture e dei nostri ambienti informatici".
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=123806">Radicali.it</a>LUIGI BAIOCCO: Varato il sistema informatico per le poltiche sociali. Baiocco: "Portale unico in Italia"2008-04-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331666Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Ascoli Piceno (Partito: IdV) <br/><br/><i>Da un articolo di R.Cirenei</i> - <b>Software per aiutare chi soffre.</b><br />
FERMO - Dopo una gestazione di 3 anni è stato presentato ufficialmente il progetto provinciale delle “politiche sociali in rete”.
Baiocco: “E’ un progetto che nasce da una sinergia molto forte tra gli ambiti sociali (che sono le persone distribuite sul territorio e interfacciano con i cittadini per cercare di sopperire ai loro bisogni), la Provincia e le tecnologie – dice l’assessore provinciale all’Informatizzazione, Luigino Baiocco –: oggi possiamo dire di avere un portale, a livello provinciale unico in Italia. Crediamo di aver fatto una scelta assolutamente economica (costata in tutto alla Provincia 40.000 euro) e che ha utilizzato dei software i quali non hanno bisogno di pagamento di licenza”. Quest’applicazione, esistendo un catalogo a livello nazionale delle amministrazioni pubbliche (“catalogo del riuso”), ha comportato la partecipazione ad un bando del Ministero dell’Innovazione che consente a tutte le entità pubbliche (Comuni, Province e Regioni) d’attingere a questo ‘catalogo’, in modo da poter replicare l’applicazione in altri ambiti. “Da casa, quindi, a partire da oggi, tutti i cittadini hanno un portale nel quale poter verificare queste cose, prima tra tutte – conclude Baiocco – le tipologie dei servizi sociali di cui possono fruire. Possono, dunque, verificare la loro situazione e fare delle attività che hanno come scopo il conseguimento dell’obiettivo finale”.<br/>fonte: <a href="http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=852494">Corriere Adriatico</a>Antonio DI PIETRO: Pubblica Amministrazione e Software Open Source2008-04-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331865Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) - Ministro Infrastrutture (Partito: IdV) <br/><br/>Mi risulta che le stesse società di software stiano aprendo all'Open Source.
Di fatto si parla di software in uso gratuito o meno.
La risposta non può essere univoca, vanno considerati, di volta in volta, anche i costi di gestione e di evoluzione delle applicazioni open source.<br/>fonte: <a href="http://punto-informatico.it/2247057/PI/Interviste/Speciale-Elezioni--Decreto-Urbani-e-open-source/p.aspx">Punto Informatico</a>Franco GRILLINI: Pubblica Amministrazione e Software Open Source2008-04-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331863Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: SDSE) <br/><br/>Non solo è giusto ma è auspicabile.
Sono stato il firmatario ed il promotore di molte iniziative a favore di una visione open source della PA. Oracle, Microsoft, solo per fare due nomi eccellenti, dedicano addirittura interi reparti delle vendite a seguire la PAC (pubblica amministrazione centrale e la PAL pubblica amministrazione locale) nelle loro problematiche e questa attenzione non è per nulla gratuita.
Vogliamo davvero che i nostri dati più sensibili, come quelli riguardanti le dichiarazioni dei redditi, i record dell'anagrafe, i sistemi informatici degli ospedali pubblici che immagazzinano lastre, storia clinica e addirittura le carte RFID delle Aziende di trasporti siano basate su software proprietario di proprietà di multinazionali quasi sempre di origine statunitense?
Il software open source è più robusto, più sicuro e naturalmente molto più economico. Investiamo piuttosto di più sui nostri giovani e sulle nostre menti, questa è la chiave di svolta per la PA italiana.
Software ad hoc ed open source. Teniamo gli investimenti "in casa" e se creiamo soluzioni di eccellenza, come sicuramente sappiamo fare, vendiamole agli altri paesi del mondo ed una spesa si trasformerà in una resa!
Creiamo un nuovo modo di lavorare e pensare all'informatica e scoprirete che tutti gli impiegati di Trenitalia non vedono l'ora di abbandonare Os/2 Warp.<br/>fonte: <a href="http://punto-informatico.it/2247057/PI/Interviste/Speciale-Elezioni--Decreto-Urbani-e-open-source/p.aspx">Punto Informatico</a>Maurizio GASPARRI: Pubblica Amministrazione e Software Open Source2008-04-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331861Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: AN) <br/><br/>L'Open Source è una opportunità per lo sviluppo del Paese perché mette la PA nelle condizioni di risparmiare ed essere indipendente dai fornitori. Tuttavia è bene vedere questa opportunità senza pregiudiziali di tipo ideologico.
L'adozione di software Open Source va valutata con attenzione caso per caso, perché talvolta riduce i costi, ma a volte ne nasconde altri.
Per questo credo che gli Open Standard siano la scelta più giusta che darà vero valore alla pubblica amministrazione, rendendola autonoma e in grado di crescere con il contributo di tutte le comunità di sviluppatori.<br/>fonte: <a href="http://punto-informatico.it/2247057/PI/Interviste/Speciale-Elezioni--Decreto-Urbani-e-open-source/p.aspx">Punto Informatico</a>MICHELE VIANELLO: Amministrare 2.0: Quantificare le connessioni al web2008-03-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382750Alla data della dichiarazione: Vicesindaco Comune Venezia (VE) (Partito: PD) <br/><br/><br />
<b>Amministrare 2.0</b>, ovvero applicare il Web 2.0 alla Pubblica Amministrazione: è questa la sfida lanciata dal vice sindaco di Venezia all'interlocuzione tenutasi lunedì 10 marzo al Telecom Future Centre, a cui sono intervenuti anche il vice presidente di Cisco Systems, Stefano Venturi, la vice presidente di Sun Microsystems, Maria Grazia Filippini, il responsabile Marketing ICT di Telecom Italia, Claudio Contini, il responsabile Mercato Pubblica Amministrazione di Telecom Italia, Ettore Spigno, il responsabile dello sviluppo Partnership di Google Italia, Aldo Spivach, il direttore del Mobile Experience Lab del Massachussetts Institute of Technology, Federico Casalegno.
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Web 2.0 è partecipare, condividere, collaborare: per il vice sindaco è giunto il momento di trasferire questo tipo di approccio alla Pubblica Amministrazione per innovarla dal suo interno, <b>a partire dal tipo di lavoro che svolgono i suoi impiegati, senza aspettare una legge che la riformi</b> dall'alto. Il primo passo da compiere è allora quello di mettere a disposizione della collettività la "professionalità da dilettante" del lavoratore pubblico, facendo in modo che questi usi anche al lavoro le competenze informatiche e tecniche di cui quotidianamente si avvale nel privato, possedendo magari cellulari di ultima generazione, oppure interagendo su web nelle diverse forme possibili. Il vice sindaco ha dunque auspicato che si affermi una nuova <b>idea di produttività, che sia il risultato di una maggiore condivisione della conoscenza e si possa quantificare con il numero delle connessioni al web</b>, così come avviene con le sinapsi del cervello. L'obiettivo del vice sindaco è che la Pubblica Amministrazione diventi una rete sociale fatta di partecipazione attiva e dinamismo interattivo, tenendo il passo con un processo irreversibile che è in atto a livello globale. Piattaforma ideale di questa "rivoluzione" è l'open source, che consente l'utilizzo in rete di software e la condivisione del dato in un formato libero da schemi proprietari.
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E' alla luce di tali considerazioni che si spiega la decisione del Comune di Venezia di bloccare l'acquisto di tutti i pc e di avviare al contempo il processo di acquisizione di prodotti open source. A tal proposito, il vice sindaco ha voluto citare alcuni esempi concreti di applicazioni che già si potrebbero adottare: "Fixami", una piattaforma aperta per segnalare on-line la necessità di interventi manutentivi, cui l'amministrazione dovrebbe garantire una risposta pressoché immediata, essendo sottoposta alla "giuria degli utenti"; voip e chat, per far dialogare in maniera veloce il libero professionista con i tecnici dello Sportello unico; un programma che visualizza costantemente entrate e uscite del bilancio comunale, per garantire la massima trasparenza gestionale; videocamere che monitorano costantemente aree urbane critiche e proiettano le immagini su megaschermi, per disincentivare attività illecite. Il vice sindaco auspica anche che si arrivi al più presto ad un'integrazione tra le diverse cartografie che l'Amministrazione comunale già possiede.
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Tanti prodotti innovativi già pronti, dunque, che però necessitano di un nuovo approccio mentale da parte del dipendente pubblico. Per il vice sindaco, infatti, se si opera per obiettivi, si può anche superare la classica "timbratura del cartellino", sostituendola magari con l'utilizzo di una smart card inserita nel pc usato per lavorare a distanza. Il cosiddetto tele-lavoro, che finora è stato legato a fasce marginali di dipendenti, dovrebbe essere molto più diffuso, per contribuire a risolvere, tra l'atro, problemi di non poco conto per l'Amministrazione, quali la cronica carenza di spazi lavorativi, l'inquinamento atmosferico dovuto allo spostamento quotidiano dei pendolari su quattro ruote, il degrado urbano e la viabilità congestionata conseguente al traffico urbano ed extra-urbano.
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Si tratta di cambiamenti epocali, culturali ancor prima che tecnici, ma il vice sindaco è fiducioso: "se non cambiamo noi la città non cambia: proviamo dunque a cambiare noi".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15703">Redazione web - Comune di Venezia</a>