Openpolis - Argomento: clientelismohttps://www.openpolis.it/2013-06-05T00:00:00ZSeverino DAMIOLINI: IDROELETTRICO, SELLERO: MOLTE OMBRE E POCHE LUCI SULL'AMMINISTRAZIONE BRESSANELLI. su Etnicarchia2013-06-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it708157Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) <br/><br/>Negli scorsi giorni l'Unione Valsaviore (di cui anche il comune di Sellero fa parte) ha affidato un incarico di consulenza finalizzato all'ottenimento di una nuova concessione di derivazione per un impianto idroelettrico nel Comune di Sellero, questo perché – si legge nella determina - “a seguito della presentazione da parte di un operatore privato di un'istanza per la concessione di derivazione per un impianto idroelettrico sul fiume Oglio nei comuni di Sellero e Capo di Ponte si rende necessario ed opportuno presentare un'apposita istanza in concorrenza al fine di realizzare un impianto i cui proventi vadano a beneficio dei cittadini dell'Unione”.
Siamo ovviamente d’accordo sul fatto che l’acqua sia un bene pubblico e tale debba restare e anche che l’acqua sia una risorsa e che i “frutti” del suo sfruttamento (un impianto di questo genere può produrre molti utili) debbano rimanere in mano pubblica, è proprio per questo però che ci chiediamo perché nel recente passato non si sia seguito lo stesso criterio adottato in questa occasione. Forse perché quel operatore privato era “meno privato” di questo?
Già nel 2011 infatti avevamo manifestato non poche perplessità relativamente all'evidente ed inconcepibile appiattimento con cui l'amministrazione comunale di Sellero aveva accettato le sfavorevoli condizioni poste da un operatore privato intenzionato a realizzare un impianto idroelettrico sul fiume Oglio.
Al Sindaco ed alla sua maggioranza avevamo fatto presente che, invece di lasciar fare al privato, avremmo potuto valutare la possibilità di realizzare l'opera in sinergia con Valle Camonica Servizi, società pubblica, partecipata dal Comune ed indubbiamente in possesso del necessario know how (visto che ha già realizzato impianti simili per conto di altri comuni), operazione che ci avrebbe garantito introiti almeno dieci volte superiori ai miseri 15 mila euro annui riconosciuti dal privato a fronte della sottoscrizione di una convenzione che tra l’altro prevede per il privato ingenti agevolazioni anche dal punto di vista fiscale (niente tassa su immobili, rifiuti, etc.).
Per stessa ammissione del Sindaco in consiglio comunale però, l'ipotesi non è stata nemmeno presa in considerazione e si è preferito lasciar fare al privato che, una volta realizzato l’impianto, al Comune riconoscerà solo le briciole.
Perché in quel caso l'amministrazione di Sellero e l'Unione della Valsaviore hanno lasciato campo libero al privato e non si sono mossi presentando a loro volta una richiesta in Provincia?
Forse perché la Società richiedente era ed è espressione di persone, istituti di credito e società molto vicine alla compagine del Sindaco Bressanelli?
Il tempo ha già iniziato a darci delle risposte, di certo casi come questo e come quello della scuola materna di Novelle, azienda privata gestita dai familiari di un assessore ma sovvenzionata da cospicui finanziamenti pubblici (comunali ma non solo), potrebbero legittimare la convinzione che chi amministra lo faccia adottando criteri clientelari e per nulla trasparenti.
Fortunatamente, dopo quasi 30 anni di malgoverno, l’esperienza amministrativa di questa maggioranza volge finalmente al termine e tra pochi mesi i cittadini di Sellero e Novelle saranno chiamati a scegliere chi dovrà amministrare il nostro comune per i successivi 5 anni. Il nostro gruppo si farà trovare pronto a questo importante appuntamento; i prossimi mesi infatti ci vedranno impegnati in una serie di incontri finalizzati a raccogliere la voce della nostra gente per poi trasformarla in un programma per le elezioni Comunali che sappia rispondere concretamente ai bisogni della popolazione.<br/>fonte: <a href="http://blog.libero.it/theriddle/12343015.html?ssonc=1012895717">www.damiolini.it</a>Claudio FAVA: «Se volete favori non votate per me» - INTERVISTA2012-08-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648513<br />«Il mio progetto è quello che Orlando ha seguito a Palermo».
<p>Candidato di Sel alla Presidenza della Regione Sicilia, da outsider della sinistra a possibile protagonista; vola, a sorpresa, in un sondaggio che era stato commissionato da Pd-Udc per avere la certezza della vittoria del proprio rappresentante, Rosario Crocetta. Invece, il risultato dell'analisi Ipsos ha detto Claudio Fava. Tuttavia, la Sicilia è capace di frantumare sogni di gloria e statistiche in un lampo. Fava, che ha vissuto sulla sua pelle la durezza e le continue trappole della politica isolana, si rifugia in quel che pensa sia l'arma vincente: guidare da una città all'altra, confrontarsi con gli elettori che a volte possono essere facili prede di chi usa determinati linguaggi ed è artista nel gestire il consenso.
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<b>La politica dell'Isola è spesso basata sulla cultura del favore: quanti è disposto a farne?</b>
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Nessuno...
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<b>Con questa risposta ha perso una parte di possibili simpatizzanti cha dal candidato scelto si aspettano una mano, qualcosa che rientri pure nei loro interessi?</b>
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Ma io non voglio vincere in nome di chi nella politica vede merce di scambio. Torniamo invece ad una dimensione collettiva della politica. Ai bisogni di chi in Sicilia vive ogni giorno lontano da prebende e privilegi. Mandiamo a casa il clientelismo e sfruttiamo le occasioni: se fosse stato così anche prima quei 18 miliardi di fondi europei si sarebbero spesi.
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<b>Manca ancora l'alleanza con Idv che tergiversa, addirittura non esclude un proprio candidato...</b>
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Il mio è un progetto politico solido. Agli alleati di schieramento posso dire: ci dirigiamo verso la stessa direzione. Forse in certi casi siamo rimasti prigionieri, legati a vecchi vizi della politica. Ma, ripeto, il percorso è uguale; è quello che Orlando ha voluto seguire a Palermo e sta proseguendo da sindaco.
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<b>«Quella di Claudio Fava è una candidatura autorevole che può coagulare in un progetto unitario le forze migliori della Sicilia - afferma Rita Borsellino, deputato del gruppo Socialisti e Democratici al Parlamento europeo - ma prima dei nomi, come ho ribadito più volte, vengono i progetti». Che risponde?</b>
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Mi viene da dire che il progetto c'è da tre mesi e non ha bisogno di molti aggettivi.<br />
Parla ai siciliani di una rottura con il passato della vecchia politica; di una nuova sobrietà nella spesa, di una attenzione rivolta ai diritti dei cittadini. Il passato in Sicilia è stato legato al mantenimento del consenso, alla politica intesa come merce di scambio. Allora, torniamo al progetto di Fava candidato: ribadisco che sono disponibile con tutti ad affrontare gli argomenti che interessano l'isola, ma ribadisco, il mio dialogo principale è con gli elettori.
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<b>Gli altri schieramenti continuano ad avere fiducia nel successo. Il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini ha dichiarato «La coalizione che sostiene Crocetta è imperniata sull'asse Pd-Udc, è quella che tra qualche mese vincerà le elezioni in Italia e che avrà un buon inizio a cominciare dalla Sicilia». Insomma, la coppia Pd-Udc è pronta a sbancare e Fava non ha paura?</b>
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Hanno sbagliato i conti, la formula di base. Ricostruire il centrosinistra partendo dalla destra. Lo definirei quanto meno un ragionamento bizzarro. Vogliamo il rilancio ed il successo della sinistra? Allora puntiamo su quelle forze che la rappresentano veramente. Però devo fare un distinguo: sono aperto al dialogo ma il mio referente non può essere solo il ceto politico siciliano, rifuggo dagli inciuci altrimenti continueremo a governare spalla a spalla con chi ha saccheggiato la Sicilia negli ultimi dieci anni.
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<b>Quella che descrive è una trappola anche per l'avversario candidato della Destra (assieme a Pdl e Mpa), Nello Musumeci?</b>
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Musumeci è una persona perbene ed un valido avversario politico, ma potrebbe pagare un prezzo alto per la sua alleanza con l'Mpa di Lombardo.
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<b>Restano quasi settanta giorni alle elezioni: come li impiegherà?</b>
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Il 15 settembre a Palermo presenteremo i primi assessori della giunta.
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<b>Qualche anticipazione?</b>
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Preferisco di no.<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JE40C">il Fatto Quotidiano | Valerio Cattano</a>ANDREA CAUSIN: Sanità in Veneto: 15 anni per non cambiare nulla: un piano sanitario nato morto2012-06-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646366Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Dopo 15 anni, il Consiglio Regionale del Veneto si appresta in queste ore ad approvare il nuovo piano Socio Sanitario. Un documento di programmazione atteso dagli operatori e soprattutto dai cittadini, ma che è destinato a frustrare le aspettative.
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In 15 anni sono cambiate molte cose.
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La popolazione della Regione è cresciuta ma è anche invecchiata, seguendo il trend demografico della vecchia Europa. Il fatto che viviamo di più è sicuramente positivo, tuttavia è ineludibile che l’invecchiamento comporta un maggiore risorso alle strutture sanitarie.
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La revisione del Piano Sanitario, che definisce la programmazione del capitolo di spesa più importante della Regione (circa 8 miliardi e mezzo di euro l’anno), accade in un momento in cui il quadro delle risorse a disposizione è in continua contrazione.
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Dopo alcuni mesi di dibattito in commissione, di boutade giornalistiche del Presidente e le logiche e innumerevoli controspinte di conservazione la montagna sta per partorire il topolino.
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La politica non arretrerà di un millimetro dalla sanità, riservandosi arbitrariamente le nomine dei dirigenti strategici e conseguentemente anche dei primari, secondo criteri che a me francamente sembrano molto distanti da quelli del merito, della competenza e dell’efficacia.
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Serviva il coraggio di compiere una riforma vera, che prevedesse la riduzione delle Ulss e che potesse così porre fine a quella parcellizzazione amministrativa, dove si annidano le clientele del consociativismo dei partiti della prima e della seconda repubblica.
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C’era il bisogno di mettere mano con decisione alla medicina territoriale, che quando non funziona (e nella maggior parte dei casi purtroppo è così) finisce per congestionare gli ospedali.
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C’era il bisogno di dire con onestà che alcune strutture che ci ostiniamo a chiamare “ospedali” devono essere chiuse o riconvertite, per liberare quelle risorse economiche che servono per dare impulso alle strutture di eccellenza.
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Il nuovo piano Socio Sanitario sta nascendo “morto” perché tradisce quei principi riformatori che potevano garantire con certezza una prospettiva di crescita della qualità dei servizi.
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Ma ciò che viene tradito maggiormente è il principio della libera scelta della persona, che si concretizza nella possibilità di individuare il medico migliore e una struttura di elevata qualità, a scapito di un sistema che vuole conservarsi per mantenere posizioni di privilegio.
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Anche se la politica ha mancato l’appuntamento, potremo comunque contare sulla dedizione e passione dei medici, degli infermieri, del personale tecnico e amministrativo, che consente nonostante tutto di garantire un sistema capace di risponde con elevata qualità ai bisogni dei cittadini.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.andreacausin.it/component/content/article/173-15-anni-per-non-cambiare-nulla-un-piano-sanitario-nato-morto?tmpl=component&print=1&page=">andreacausin.it</a>Pier Paolo BARETTA: «Nella Finanziaria non ci sono interventi per famiglie e imprese ma tagli, mance e regali agli amici. E qualche amara beffa sugli ammortizzatori sociali». - INTERVISTA2009-12-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474371Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Nessun intervento per chi sta male, ma solo tagli. E' un Parlamento commissariato.
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«Non ci sono interventi per famiglie e imprese ma tagli, mance e regali agli amici. E qualche amara beffa sul fronte degli ammortizzatori sociali». Pier Paolo Baretta, responsabile dei deputati del Pd nella Commissione Bilancio della Camera, critica la Finanziaria «imposta da Tremonti che ha commissariato il Parlamento e la sua maggioranza» e che non «è in sintonia con i bisogni del Paese». In particolare in un momento come questo, segnato dalla crescita della disoccupazione e dall’ipotizzato aumento delle tariffe energetiche.
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<b>Perché parla di beffa per gli italiani sull’occupazione?</b>
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«Su un miliardo e cento milioni stanziati, 860 milioni sono destinati ad incentivare la contrattazione di secondo livello sulla produttività. Non mi sembra davvero una delle priorità della situazione economica del Paese».
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<b>E il resto dei finanziamenti?</b>
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«Solo 260 milioni per la cassa integrazione, uno schiaffo a chi vive una situazione drammatica. Per non parlare della finzione dell’aumento di disoccupazione destinato ai Cocopro. Pochi spiccioli per il lavoro in confronto ad altri interventi come i 400 milioni destinati, ad esempio, all’autotrasporto».
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<b>Cosa c’è dentro questa Finanziaria?</b>
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«Ripeto che mancano quegli interventi adeguati al sostegno del reddito. Ci hanno detto no su tutto: alle detrazioni che avevamo proposto fino a 55 mila euro e a quelle destinate alle famiglie con figli a carico. Sono state inserite invece altre misure davvero impressionanti e negative».
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<b>Vale a dire?</b>
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«Anzitutto la vendita dei beni immobili confiscati alla mafia che rischiano di tornare in mano ai boss. Inoltre il provvedimento che vuole mettere in ginocchio la stampa di partito, cooperativa e no profit che danneggerà davvero l’informazione non allineata. C’è anche il vergognoso provvedimento che chiede agli abruzzesi colpiti dal terremoto di pagare tasse e arretrati dal 1 gennaio 2010. Un vero affronto».
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<b>Cosa siete riusciti a ottenere come opposizione?</b>
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«Due cose: il patto per la salute, grazie all’impegno delle Regioni, che però in parte è finanziato dai fondi Fas che servirebbero per le aree sottosviluppate. L’altro punto positivo è il rimborso ai Comuni per i mancati introiti dell’Ici. Oltre a questi ci sono invece un’infinità di provvedimenti cuciti per soddisfare amici e clientele».
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<b>Perché la blindatura del provvedimento da parte della maggioranza?</b>
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«Il centrodestra è molto diviso al proprio interno e il governo aveva paura di andare in minoranza. Come d’altra parte era accaduto in commissione dove dodici dei quattordici emendamenti del governo erano stati bocciati perché inammissibili».
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<b>Col voto di fiducia bloccheranno i dissensi.</b>
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«L’hanno già fatto in commissione Bilancio: in dieci minuti hanno approvato duecento emendamenti. Tremonti ha commissariato la sua maggioranza e, purtroppo, l’intero Parlamento. La vicenda della Finanziaria è incredibile: prima una settimana di attesa in commissione, poi gli emendamenti bocciati e infine lo strangolamento del confronto». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=OO6WD">AGL - Gruppo Editoriale L'Espresso - Vindice Lecis</a>Ignazio Roberto Maria MARINO: «Stiamo svendendo il futuro» - INTERVISTA 2009-11-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it419096Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
“La storia del piccolo Daniele Amanti è uno scempio
e rappresenta bene dove va l’Italia”
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“Cosa ho pensato appena letto l’articolo su Daniele? Beh, che è
uno scempio”. Tono basso, parole scandite, concetti duri.
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Ignazio
Marino, una vita da luminare dei trapianti e ora, anche senatore del Pd, non è una persona portata all’eccesso: ma la vicenda del piccolo malato di distrofia l’ha colpito, molto. “Vede, alcuni pensano che i soldi per la ricerca siano riservati a persone bizzarre che giocano
con delle provette. Insomma, fondi buttati. Poi, però...”
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<b> Si fanno i conti con la realtà...</b>
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“Esatto. Ed è emblematica proprio la vicenda apparsa domenica sul
vostro giornale”.
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<b>Cosa in particolare?</b>
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“Vede, ora si parla di cellule staminali, di trapianti, o din tutta l’altra medicina definita moderna: queste tecniche nascono dalla ricerca. Quella che noi facciamo con grande difficoltà e in pochi casi”.
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<b> Un esempio?</b>
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“L’università di Pavia sta portando avanti un progetto dedicato a malattie simili a quella di Daniele. Lì hanno realizzato dello scoperte straordinarie iniettando delle staminali a cani affetti da distrofia: ebbene, da claudicanti, hanno ricominciato a camminare.
Però, non hanno soldi per andare avanti”.
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<b> E oltre a Pavia?</b>
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“Altri esempi? Basta guardare all’Europa: nel 2000 abbiamo firmato un accordo con tutti gli altri paesi per portare i finanziamenti a ‘ricerca, innovazione e sviluppo’ al 3 per cento del Pil (prodotto interno lordo, ndr) entro il 2010. Sa cosa è successo?”
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<b> È andata peggio?</b>
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“Molto peggio: allora eravamo all’ 1,2 per cento; ora, con l’ultima finanziaria del governo Berlusconi, siamo passati allo 0,9 per cento: ultimi nel Continente insieme a Grecia e Portogallo”.
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<b> Mentre gli altri paesi?</b>
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“La Francia è al 2,2; la Germania al 2,5; Finlandia al 3,5 e Svezia al 4,2. Ah! Non dimentichiamo gli Stati Uniti: loro sono al 2,8. E la crisi c’è per tutti”.
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<b> Per quanto riguarda i ricercatori, come siamo messi?</b>
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“Le offro altri numeri: l’Italia ne ha circa 83 mila; la Francia è a 205 mila, la Germania a 280 mila, gli Usa quasi un milione e 400 mila”.
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<b> Bene, allora tocchiamo l’argomento business: la ricerca porta guadagno, o è solo un costo?</b>
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“Allora prendiamo la Finlandia, un paese grande quasi come il nostro, ma con una popolazione di circa 5 milioni di persone: lì hanno investito e, grazie a una serie di brevetti, sono riusciti a costruire la più grande azienda mondiale di telefonia cellulare. Le basta?”.
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<b> Quindi, con solo 0,9 per cento di risorse impiegate, anche il prossimo futuro non sarà positivo...</b>
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“No, per niente. Ogni cinque anni l’Europa lancia un bando per la ricerca, il ‘Programma quadro’, dove vengono stanziati 52 miliardi di euro, da assegnare a vari progetti di ricerca. In questi anni molti paesi hanno lavorato, investito, promosso studi e pubblicazioni per ottenere i soldi. La Francia, in particolare, ha lavorato molto bene
sulle malattie neurogenerative, settore simile a quello che interessa Daniele. Noi, invece, siamo indietro quasi su tutto. E con le nostre menti più brillanti che preferiscono andare all’estero perché sanno di trovare paesi dove il valore viene privilegiato rispetto a logiche nepotistiche”.
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<b> In sintesi, come giudica l’Italia?</b>
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“Come una nazione che sta svendendo il suo futuro. Non c’è nessuna strategia. Vede, un individuo, dalle elementari fino all’università, costa allo Stato circa 500mila euro. <br />
E noi cosa facciamo? Nel momento in cui diventa produttivo lo lasciamo andare via, con paesi come gli Stati Uniti ben felici di accoglierli nel loro momento migliore. È
come una squadra di calcio che cresce un calciatore dai pulcini fino alla prima squadra e al momento del debutto in ‘A’ lo offre, gratis, agli avversari. Le sembra normale?”.
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<b> Proprio no..</b> <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=O8I46">Il Fatto Quotidiano - Alessandro Ferrucci</a>DIEGO BOTTACIN: Furto Usl 9: Richiesta di audizione. "Le risposte sono insoddisfacenti"2009-03-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390834Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
"Cosa sta facendo la direzione regionale della sanità per stabilire se e quante altre signore Bolzan stanno "lavorando" per sottrarre somme ingenti di denaro dalle casse delle aziende sanitarie?"
E' questa la domanda che il Consigliere regionale del Pd Diego Bottacin ha rivolto al Direttore dell'Usl 9 Claudio Dario e al segretario regionale per la sanità Giancarlo Ruscitti nel corso dell'audizione svolta questa mattina dalla V commissione del Consiglio regionale, su richiesta dello stesso Bottacin.
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"Purtroppo le risposte sono state generiche ed insoddisfacenti - dichiara Bottacin - le sottrazioni di denaro, proseguite per 10 anni, sono emerse per un errore commesso dall'impiegata infedele: non sono state intercettate né dal sistema informatico (lo stesso in tutte le usl venete) né dalle procedure organizzative e di controllo aziendale.
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Nonostante ciò, non sono stati indicati i provvedimenti assunti e nemmeno quelli che verranno attivati a breve per far emergere eventuali casi simili e, soprattutto, per introdurre nel sistema informatico e nelle procedure di liquidazione innovazioni atte a impedire che furti di questa natura possano verificarsi senza che il sistema li faccia immediatamente emergere.
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"Auspicando che l'indagine in corso faccia emergere per intero la complessa rete di complicità che ha permesso alla Bolzan di deviare presso congiunti e amici così tanto denaro pubblico - conclude Bottacin - ritengo purtroppo che la Regione non stia facendo quanto sarebbe dovuto per dare ai contribuenti veneti le necessarie garanzie".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=768">Uff. Stampa - Partito Democratico Veneto</a>Paolo GIARETTA: «Sul federalismo il PD responsabile. È la destra che tutela e alimenta la spesa clientelare»2009-03-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390684Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Quando parla un rappresentante delle istituzioni ci dovrebbe essere un limite al ridicolo». Paolo Giaretta, senatore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto, commenta con queste parole l’ingiustificato attacco dell’assessore regionale al Bilancio Marialuisa Coppola al Partito Democratico.
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«Come è noto il Partito Democratico è all’opposizione – continua il leader del PD veneto - e sia alla Camera che al Senato la maggioranza ha un vantaggio numerico molto ampio. Qualunque norma, dunque, passa solo se la votano i partiti di maggioranza: Lega Nord, Forza Italia e Alleanza Nazionale».
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«L’assessore Coppola si rivolga, dunque, al suo partito e alla sua coalizione di governo per farsi spiegare le ragioni di un testo sul federalismo che è solo un modestissimo passo in avanti, del tutto inadeguato rispetto alle esigenze del Paese – è l’invito del leader democratico - Il senso di responsabilità del PD sul federalismo è stato totale e guidato solo dall’obiettivo di migliorare il testo di legge, oggi di gran lunga migliore di quando uscì dal Consiglio dei Ministri».
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«Bastano del resto i 140 milioni di euro regalati dalla maggioranza al Comune di Catania per fare le porcherie ben raccontate dalla trasmissione Report di domenica – conclude Giaretta - per capire che gli argomenti della signora Coppola sono esclusivamente finalizzati a nascondere le pesantissime responsabilità del centrodestra, anche veneto, nel tutelare e alimentare la spesa clientelare».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=751">official web site - Partito Democratico Veneto</a>MARCO STRADIOTTO: «In 10 mesi di attività, il governo Berlusconi ha elargito ben 2.688 milioni di euro alle amministrazioni amiche»2009-03-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390660Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>
<p>In totale fanno 2.688 milioni di euro. È l’ammontare degli stanziamenti clientelari che il governo Berlusconi ha elargito nei primi 10 mesi di attività. Quasi tutti destinati al Sud Italia. Quasi tutti ad hoc verso amministrazioni amiche.
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Scelte concrete che gettano un’ombra pesante sulle reali intenzioni dell’Esecutivo di attuare un vero federalismo fiscale, che deve essere prima di tutto riqualificazione della spesa pubblica ed equità nella distribuzione delle risorse. Un tradimento del Nord del Paese.
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«La situazione economica è tale per cui è inimmaginabile che si possano buttare per questioni clientelari risorse di tale entità – afferma Marco Stradiotto, componente della Commissione Finanze del Senato, che si è preso la briga di scovare e mettere nero su bianco tutti gli stanziamenti-regalo contenuti in vari provvedimenti del Governo – Invece di fare regali agli amici il Governo farebbe bene a distribuire queste risorse tra i lavoratori che hanno sempre pagato le tasse e oggi si trovano, a causa della crisi, senza lavoro. Il Governo non può dire che per i lavoratori e per i precari non ci sono soldi e poi elargire alle amministrazioni amiche fior fior di denari».
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<b>Nel dossier Stradiotto non mancano le sorprese.</b><br />
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Tra cui il fatto che il famoso stanziamento a beneficio del Comune di Roma è ben più ricco di 500 milioni di euro. 500 milioni sì, ma moltiplicati per quattro, e poi previsti ogni anno a partire dal 2010.
A Roma 500 milioni sono stati assegnati per il 2008 dall’art. 5, co. 1 della legge 189/2008 “Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locale”; altri 500 milioni di euro nel 2009 dal co. 2 dello stesso articolo di legge, dove è previsto anche lo stanziamento di 140 milioni di euro al Comune di Catania.
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Altri 1000 milioni di euro a Roma capitale sono previsti dal co. 3: 500 per il 2010 e altri 500 per il 2011. Ma la norma fa di più: istituzionalizza la reiterazione annuale della lauta prebenda: “in sede di attuazione dell’articolo 119 della Costituzione viene riservato a favore di Roma capitale a decorrere dal 2010 un contributo annuale di 500 milioni di euro”.
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Il Governo Berlusconi destina insomma a Roma in quattro anni ben 2000 milioni di euro e, per evitare dimenticanze, istituzionalizza per sempre la “rata” annuale a carico dei contribuenti italiani. Quale Comune del Nord ha mai potuto beneficiare di un simile trattamento?
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A ciò si deve aggiungere l’esclusione del Comune di Roma dall’applicazione del Patto di Stabilità interno negli anni 2009 e 2010. L’ulteriore privilegio è sancito dall’art. 18 della legge 2/2008 “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale”.
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Se Roma la fa da padrona (e senza che la Lega Nord batta ciglio), la “generosità” del Governo premia altri enti “virtuosi”: 165 milioni di euro (55 nel 2009, 55 nel 2010 e 55 nel 2011) vanno alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati nei lavori socialmente utili nei Comuni della Regione Sicilia. A beneficiare del provvedimento (art. 41 legge 14/2009) è soprattutto il Comune di Palermo.
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Al quale vanno anche 80 milioni di euro (30 nel 2008, 30 nel 2009 e 20 nel 2010) come “contributo in favore dei Comuni delle aree rientranti nell’obiettivo ‘Convergenza’, aventi popolazione superiore a 500 mila abitanti e che abbiamo rilevanti passività nei confronti delle società affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale” (art. 4-bis co. 8-9 legge 129/2008). Non ci è voluto molto tempo per capire che l’unico beneficiario di tale norma fosse proprio il Comune di Palermo.
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Anche il Comune di Molfetta ha avuto il suo premio dal Governo Berlusconi: 12 milioni di euro per la realizzazione dei lavori di completamento, banchina mento, dragaggio e di raccordo stradale della diga foranea (Finanziaria 2009).
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Rimanendo in tema di rifiuti, quanto ha drenato dalle casse dello Stato l’emergenza rifiuti in Campania? 150 milioni di euro nel 2008 (art. 17, legge 123/2008 “Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile”) e ulteriori 141 milioni grazie all’art. 11, co. 12 delle medesima legge.
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Quante infrastrutture e investimenti in ricerca avrebbe potuto fare il Veneto con queste risorse?
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«Da un lato spese clientelari e d’altro poca cura nell’evitare gli sprechi – denuncia Paolo Giaretta, senatore e segretario del Partito Democratico Veneto – Il rifiuto del Governo di accorpare il referendum sulla legge elettorale con l’election day del 6-7 giugno costerà agli italiani 460 milioni di euro. Risorse che il PD propone di assegnare alla sicurezza e alle forze dell’ordine».
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«La grande considerazione che questo Governo ha per il Veneto si rivela anche nell’ultima delibera del CIPE – conclude Giaretta – Dove in un lungo elenco di 44 opere stradali, ferroviarie, di trasporto locale finanziate con denari pubblici la nostra regione non compare mai, eccetto che per un rifinanziamento del Mose e per un intervento legato alla base USA di Vicenza. Per il Veneto alle prese con un sistema viario stressato, con un trasporto metropolitano inadeguato al servizio di una grande area urbana diffusa, non c’è il becco d’un quattrino, non mancano invece i soldi per il Sud e la Lombardia».
<p><br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=744">official web site - Partito Democratico Veneto</a>Paolo GIARETTA: Milioni per salvare i bilanci di Palermo: «Ora i ministri veneti del Pdl si dimettano»2009-02-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388737Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Dopo i milioni a Roma e a Catania, ora piovono milioni anche su Palermo. E il Pd è deciso a opporsi e a smascherare la Lega, che si picca di difendere gli interessi del Nord e poi tollera e vota provvedimenti che usano i soldi dei contribuenti per ripianare i bilanci delle amministrazioni più inefficienti d’Italia. Lo annuncia Paolo Giaretta, senatore e segretario del Pd veneto: «Alla Camera presenteremo un emendamento per sopprimere lo stanziamento di 80 milioni che il Pdl ha inserito nel decreto mille-proroghe per risanare il bilancio dell’Amia, la società che gestisce i rifiuti della città di Palermo. E ancora una volta si vedrà chi difende gli interessi del Nord e il principio del buon governo e chi invece difende gli interessi dei sistemi clientelari».<br />
«Non può esistere un governo a doppia faccia - attacca Giaretta - Un governo che fa manifesti generici per il Nord e poi continua a premiare, con laute prebende, il dissesto finanziario dei Comuni del Sud. Di queste vergogne la Lega ha ampie responsabilità». Il democratico è categorico nel puntare il dito contro il Carroccio, che «a parole si riempie la bocca di federalismo e nella pratica avvalla provvedimenti indecenti a favore dei Comuni spendaccioni del Sud. Prima i 140 milioni regalati a Catania e i 500 milioni a Roma, oggi gli 80 milioni regalati all’Amia. E si prefigura un ulteriore stanziamento di 200 milioni per la città di Palermo».<br />
«Ormai è una regola consolidata: se amministri male il governo ti premierà - attacca Giaretta - Come è una certezza ormai il fatto che Berlusconi sia disponibile a concedere al Nord “manifesti generici” ma non il principio, sacrosanto, che le amministrazioni spendaccione vadano punite». La Lega, aggiunge, «deve rendersi conto che questi schiaffi, morali e materiali, ai Comuni virtuosi delle regioni del Nord rendono sempre più difficile avanzare un giudizio positivo sul loro disegno di legge sul federalismo».<br />
Scende in campo anche il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, che lancia un appello a tutti i parlamentari veneti: non votate la vergogna dei milioni a Palermo. Un ordine del giorno, primo firmatario Giovanni Gallo, impegna la Giunta regionale «a farsi parte attiva affinché i parlamentari veneti presentino e sostengano un emendamento al cosiddetto “decreto milleproroghe” che cancelli il finanziamento a Palermo. Gallo ci va giù duro, auspicando le dimissioni dei ministri veneti: «Ciò che lascia annichiliti è che i veneti Brunetta, Sacconi e Zaia votino in Consiglio dei ministri queste regalie, tanto più gravi nel caso di Palermo perché la Sicilia è Regione a statuto speciale già lautamente sostenuta dalle finanze pubbliche».<br />
«Dopo Roma e Catania adesso Palermo: uno schiaffo ai nostri sindaci. Subito il 20% Irpef!» incalza l’onorevole Massimo Calearo, imprenditore e coordinatore dei parlamentari veneti del Pd: «Il Centro Studi di Confindustria conferma che quella che stiamo vivendo è la recessione più forte dal dopoguerra. Nel mese di gennaio la produzione industriale è calata del 15,2%. Di fronte a questo scenario, quale serietà e coerenza dimostra il governo, la Lega, i ministri veneti Zaia, Sacconi e Brunetta, che dopo i 500 milioni concessi a Roma, i 140 a Catania, i soldi buttati al vento con la farsa Alitalia, ora si apprestano a votare l’ennesimo regalo al comune di Palermo per ripianare un buco di 200 milioni?».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KRI12">Il Gazzettino</a>Massimo CALEARO CIMAN: «Dopo Roma e Catania adesso Palermo: uno schiaffo ai nostri sindaci. Subito il 20% Irpef!»2009-02-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388724Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) <br/><br/><br />
«In un momento difficile come questo ci vuole serietà, coerenza e unità d’intenti». L’onorevole Massimo Calearo, imprenditore e coordinatore dei parlamentari veneti del Partito Democratico, commenta la notizia che il governo si prepara a ripianare il buco del bilancio del comune di Palermo.
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«Il Centro Studi di Confindustria conferma, dati alla mano, che quella che stiamo vivendo è la recessione più forte dal dopoguerra. Nel mese di gennaio la produzione industriale è calata del 15,2%. Anche nel Vicentino, terra con i tassi di disoccupazione tra i più bassi in Europa, la crisi si fa sentire negli ordinativi e nei livelli occupazionali. E non si vede ancora la luce alla fine del tunnel.<br />
Di fronte a questo scenario quale serietà e coerenza dimostra il governo, la Lega, i ministri veneti Zaia, Sacconi e Brunetta, che dopo i 500 milioni concessi a Roma, i 140 a Catania, i soldi buttati al vento con la farsa Alitalia, adesso si apprestano a votare l’ennesimo regalo al comune di Palermo per ripianare un buco di bilancio di 200 milioni di euro?
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Vadano a spiegarlo ai nostri sindaci, che non ci sono i soldi per finanziare gli investimenti in infrastrutture, in capitale umano e per gli ammortizzatori sociali. Vadano a spiegarlo a quei sindaci, come ad esempio quelli di Schio, San Vito di Leguzzano, Santorso, Monte di Malo e Torrebelvicino – solo per citarne alcuni - che ogni anno versano 140 milioni di euro nelle casse dello Stato e ricevono indietro la briciola di 9 milioni di euro.
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Se questo governo fosse coerente e realmente interessato al federalismo fiscale dovrebbe dare immediatamente il via al provvedimento che consente ai comuni di trattenere il 20% dell’Irpef. <br />
Come ha dimostrato lo studio dell’Anci regionale l’applicazione di questa semplice e legittima richiesta di trattenere nei comuni parte delle tasse pagate allo Stato, darebbe ai nostri comuni ossigeno e risorse per fare opere pubbliche e fornire servizi in maniera sicuramente più efficiente ed efficace di quanto sia in grado di fare lo Stato oggi.
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Solo questa è la via per anticipare quel federalismo fiscale che finora è solo lettera morta in un libro dei sogni. Buono solo per la campagna elettorale prossima ventura di una maggioranza di governo litigiosa su tutto ma pronta a votare senza indugi provvedimenti come quello per ripianare il buco di bilancio del comune di Palermo. Un insulto e uno schiaffo ai tanti bravi e seri amministratori della nostra regione».
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=681">official web site - Pd Veneto</a>Paolo GIARETTA: Soldi a Palermo. «Pronto l'emendamento soppressivo. Vedremo da che parte, nei fatti, si schierarà la Lega»2009-02-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388723Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Presenteremo un emendamento soppressivo alla Camera contro lo stanziamento di 80 milioni di euro che il Pdl ha inserito nel decreto mille-proroghe per risanare il bilancio dell’Amia, la società che gestisce i rifiuti della città di Palermo. E ancora una volta si vedrà chi difende gli interessi del Nord e il principio del buon governo e chi invece difende gli interessi dei sistemi clientelari».
Lo annuncia Paolo Giaretta, senatore e segretario del PD veneto.
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«Non può esistere un governo a doppia faccia. Un governo che fa manifesti generici per il Nord e poi continua a premiare, con laute prebende, il dissesto finanziario dei Comuni del Sud. Di queste vergogne la Lega Nord ha ampie responsabilità».
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Il leader democratico è categorico nel puntare il dito contro il Carroccio, che a parole si riempie la bocca di federalismo e nella pratica avvalla provvedimenti indecenti a favore dei Comuni spendaccioni del Sud. Prima i 140 milioni di euro regalati a Catania e i 500 milioni a Roma, oggi gli 80 milioni di euro regalati all’Amia. E si prefigura un ulteriore stanziamento di 200 milioni per la città di Palermo.
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«Ormai è una regola consolidata: se amministri male il governo ti premierà - attacca Giaretta - Come è una certezza ormai il fatto che Berlusconi sia disponibile a concedere al Nord “manifesti generici” ma non il principio, sacrosanto, che le amministrazioni spendaccione vadano punite».
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«La Lega deve rendersi conto che questi schiaffi, morali e materiali, ai Comuni virtuosi delle regioni del Nord rendono sempre più difficile avanzare un giudizio positivo sul loro disegno di legge sul federalismo – conclude Giaretta - Una proposta che rischia di diventare senza credibilità, visto che i fatti dicono tutt’altro».
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=678">official web site - Pd Veneto</a>ANTONIO BASSOLINO: "Io cacicco? Vado avanti ma non tiro a campare. Ora pago per aver ascoltato troppo il partito" - INTERVISTA2009-01-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388245Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Campania (Partito: DS) - Consigliere Regione Campania (Lista di elezione: DS) <br/><br/><br />
Il cacicco dei cacicchi, il vicerè di Napoli e della Campania Antonio Bassolino, non arretra di un pelo e, dopo il confessionale senza perdono di martedì scorso con Walter Veltroni e Massimo D'Alema al Largo del Nazareno, finalmente parla e si arrocca nella resistenza istituzionale a oltranza, negando orgogliosamente - vecchia, rocciosa scuola comunista - il ruolo di icona nazionale del malgoverno. Anzi è lui stesso a somministrarci didascalico la nascita nel lessico politico del termine e la fenomenologia del cacicco: "Guardi, per sua conoscenza, il termine cacicco fu usato in politica per la prima volta da Massimo D'Alema negli anni Novanta durante la stagione dei sindaci eletti direttamente dai cittadini. D'Alema si riferiva all'autonomia che conquistavano i primi cittadini. Autonomia giusta, termine critico. In un momento di crisi dei partiti l'autonomia dei sindaci fu il modo per riaprire il canale di comunicazione tra la politica e i cittadini".<br />
<b>Non divaghi, presidente, stiamo parlando della sua "cacicchità", quella di uno che governa a Napoli e in Campania da quindici anni con il suo partito degli assessori e con i risultati che sono sotto gli occhi del paese e anche del mondo.</b><br />
"Allora D'Alema intendeva: attenzione sindaci, sono importanti anche i partiti. Oggi il termine cacicco viene inteso come sinonimo di capobastone. E allora dovremmo chiederci: a chi ci si riferisce? A chi lavora nelle istituzioni o a chi lo fa nel partito? Sergio Chiamparino non ha torto quando dice che i cacicchi abitano anche a Roma. Se a Roma intendono dire che non li stanno a sentire, io posso garantirle che sono sempre stato a sentirli, forse anche troppo".<br />
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Ma ora le chiedono un passo indietro e lei, con la sua socia cacicca Rosetta Jervolino, li manda, come dire.</b><br />
"Guardi, io ho ascoltato il partito nel 2000, quando mi hanno candidato in regione. Avrei potuto completare il mandato di sindaco e poi stare a Roma a fare una vita più tranquilla. Ho ascoltato nel 2005, quando sono stato rieletto col 62 per cento in una regione che cinque anni prima era del centrodestra. Si disse che la mia ricandidatura rendeva meno difficili le elezioni politiche del 2006, nelle quali la Campania poteva essere determinante. E sa chi portò i 24 mila voti che consentirono a Prodi di diventare presidente del Consiglio?"<br />
<b>Suppongo che sia stato lei.</b><br />
"Esattamente. Fui io che, nella notte chiamai Prodi per annunciargli: " Romano, ce l'abbiamo fatta". Forse sarebbe stato meglio che fossi stato a sentire un po' meno i vertici del partito. Altro che cacicco".<br />
<b>E infatti ha deciso di non ascoltarli più.</b><br />
"Guardi, l'anno scorso nel momento piu critico era legittimo chiedere un mio passo indietro. Ne discussi con Veltroni e in quella discussione affermai il mio dovere di andare avanti e di non scappare, di rimanere sul campo per uscire dalla fase acuta dell'emergenza. Cambiai metà della giunta e affrontai un anno di intenso lavoro in collaborazione col governo, quello prima e quello dopo".<br />
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Qualche risultato mediatico l'ha però portato a casa Berlusconi.</b><br />
"Io non sono un partito che ha il diritto-dovere di fare l'opposizione, sono un'istituzione che collabora con chi governa".<br />
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La santificazione di Berlusconi per la monnezza (quasi) scomparsa è quindi dovuta anche a lei?</b><br />
"La settimana prossima si accende la prima linea di Acerra. Ho messo a disposizione 25 milioni di euro, più 75 su Salerno e 150 per il piani comunali di raccolta differenziata. E nessuno può negare che su Acerra sono sempre stato sulla linea giusta del sì ai termovalizzatori, combattendo contro ostacoli di centrodestra e di centrosinistra. Aprii io il cantiere di Acerra e con Beppe Pisanu ministro dell'Interno concordai di mandare la forza pubblica"<br />
<b>
Ergo, non ravvisa alcuna necessità di dimettersi neanche in vista delle elezioni europee che rischiano di essere un bagno pazzesco per il suo partito.</b><br />
"Tra febbraio e marzo, come dissi un anno fa, faremo il punto in consiglio regionale e vedremo se ci sono le condizioni politiche per andare avanti, o se dare la parola ai cittadini. Io comunque lavoro per andare avanti con l'approvazione dello statuto regionale, la metropolitana di Napoli, la rete del ferro, che è la più grande opera pubblica in costruzione dopo l'alta velocità. Le ricordo, tra l'altro, che l'alta velocità tra Roma e Napoli, fino a Gricignano di Aversa, l'abbiamo aperta un anno e mezzo prima del previsto. Se non si va avanti sarò io stesso a dire: decidano gli elettori".<br />
<b>Ma Veltroni le aveva chiesto comunque un "gigantesco rinnovamento".</b><br />
"E ha ragione, ma il gigantesco rinnovamento deve esserci nelle istituzioni e anche nel Partito democratico. Io sono verso la conclusione della mia esperienza, la Iervolino non è più ricandidabile a sindaco di Napoli. Bisogna che anche il Pd si rinnovi nella costruzione della sua identità e nella strategia delle alleanze. Quanto a me non tirerò a campare".<br />
<b>
La sua esperienza proseguirà con un suo partito, una sua lista civica magari per ricandidarsi a sindaco di Napoli per la terza volta?</b><br />
"Io lavoro per fare il Pd e rinnovarlo. Il partito è nato troppo tardi rispetto a quando io stesso ne auspicavo la nascita nel 1996. Sono passati dodici anni e siamo stati stretti nella morsa tra la nascita ritardata e le elezioni politiche troppo anticipate per la crisi del governo Prodi".<br />
<b>Le hanno offerto un seggio a Strasburgo se lascia subito?</b><br />
"Non se ne è affatto parlato con Veltroni e D'Alema. E in uno scenario difficile io lavoro per una maggiore unità del partito, per dare anche segnali che vengano da Napoli. Per esempio l'elezione, con il contributo del commissario Morando, di un nuovo segretario del Pd di Napoli all'unanimità".<br />
<b>Chi? Lei stesso?</b><br />
"No, io l'ho già fatto da ragazzo. In un partito lacerato in molte parti d'Italia e a Roma, credo che da Napoli possa partire un segnale che non ci porti a elezioni europee e amministrative distruttive per il partito nascente".<br />
<b>E se tutto esplode prima di giugno?</b><br />
"Il crinale è stretto, ma io intendo lavorare perché non esploda, perché sono convinto che nessuna forza riformista, ex Pci, cattolici, socialisti, laici, potrà mai essere da sola forza di governo e grande forza popolare di massa".<br />
<b>Governatore, lei parla come se il caso Napoli non sia diventato l'epitome del malgoverno, come se non sia nata una questione immorale targata a sinistra. Non crede che ogni tanto sarebbe utile fare un po' di autocritica?</b><br />
"Napoli è la città più difficile d'Italia. Noi abbiamo introdotto cambiamenti forti non solo sul piano civico. Per anni è stata tra le città più pulite. Abbiamo fatto le piazze, riaperto i musei, fatto il metrò. Abbiamo fatto la prima privatizzazione di un aeroporto in Italia affidandolo al 70 per cento al miglior gestore europeo. E Capodichino, ricordatevene, era un suk arabo. Sapemmo interpretare lo spirito del tempo, l'elezione diretta dei sindaci anche in un comune in dissesto finanziario. Poi sono cominciate le difficoltà, gli scontri, con danni sulla fiducia, sull'identità, sull'orgoglio urbano che erano valori fondamentali di quel rinnovamento. E molti sono tornati a pensare: "Non c'è niente da fare". Un sindaco o un presidente di regione non può rovesciare i dati di un'economia ferma, non può creare industrie. La vicenda locale non è separabile da quella nazionale".<br />
<b>Chiamata di correità?</b><br />
"A livello nazionale non si vinceva senza larga coalizione. In Campania il centrosinistra governava quasi tutto e quella coalizione larga era necessaria per vincere a Roma, mentre da noi sarebbe bastata una coalizione più stretta. Ma quei 24 mila voti che fecero vincere Prodi".<br />
<b>Insomma, lei non demorde. Non si attribuisce neanche una delle tante colpe che le vengono accreditate?</b><br />
"Il presidente della regione era per prassi commissario ai rifiuti. Quando lasciai si succedettero Catenacci, Bertolaso, Pansa, Cimmino, De Gennaro e di nuovo Bertolaso. Io non ero più commissario da quattro anni quando la crisi esplose, anche se poi tutto è stato messo in conto a me".<br />
<b>Presidente Bassolino, apprezziamo il suo orgoglio, ma non possiamo passare la sua totale autosantificazione. Chi ha fatto assunzioni clientelari invece di spendere i fondi comunitari per opere utili?</b><br />
"Alt. In regione l'unico concorso pubblico nella storia l'ho fatto io nel 2002, con l'assunzione di centinaia di ragazze e ragazzi. Non le racconto cosa dovetti affrontare per aver interrotto la pratica della chiamata diretta e clientelare. Il numero dei dirigenti è dimezzato. Per scelte come queste, per il mio onore e per quello del mio partito dovrà essere rivisto - mi auguro al più presto - il giudizio almeno su questi anni in cui abbiamo fatto tante cose positive".<br />
<b>Presidente, neanche una piccola resipiscenza?</b><br />
"Credo si sappia che non mi piace perdere. Rivendico l'autonomia delle istituzioni dai partiti centrali, ma questa autonomia non deve diventare separazione. Si ripropone il tema del giusto rapporto tra centro e periferia".
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<b>Chiamparino e i suoi colleghi sotto le Alpi vogliono fare il Pd del Nord.</b><br />
"E hanno ragione. Ma non solo il Pd del Nord, quello del Mezzogiorno, quello del Centro. Sarebbe un arricchimento per un grande partito nazionale che deve radicarsi sul territorio e non può nascere e agire solo a Roma. Il partito nazionale, se vuole decollare, deve avere la pazienza di confrontarsi con Chiamparino, con Cacciari, con Domenici, con me. E con tanti altri amministratori".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KGTUL">La Repubblica - Alberto Statera</a>Gianfranco ROTONDI: Berlusconi non ha mai avuto ha che fare con tangenti e clientelismo ed è uno dei motivi per cui è così amato.2008-12-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382835Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/>Sulla moralità pubblica di Berlusconi nessuno può parlare perché è l'unico politico italiano che non ha avuto a che fare con tangenti e commercio clientelare. Una delle ragioni per cui gli italiani lo votano e lo amano è esattamente questa.<br/>fonte: <a href="http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=37391&sez=ITALIA">Il Mattino</a>ROSA Jervolino Russo: "Non fuggo, io ho le mani pulite ma se il Pd me lo chiede lascio" - INTERVISTA2008-12-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382745Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA)<br/><br/><br />
"Comincio a essere stufa. Anche il più integro dei meccanismi alla fine si rompe". Sono le prime parole di Rosa Russo Iervolino, sindaco di una Napoli politica e amministrativa sull'orlo di una crisi che si annuncia rovinosa.<br />
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Dicono che sia stata convocata con urgenza dal segretario del Pd, insieme ad Antonio Bassolino. Dicono che Veltroni pretenderà le dimissioni del governatore. Che c'è di vero?</b><br />
"E' una sciocchezza che sia stato Veltroni a convocare, a Roma, me e Bassolino. Sono io che ho cercato oggi Veltroni e non il contrario. Purtroppo Walter è in viaggio verso Atene. Sapete, noi del Pd ci occupiamo molto di politica internazionale.."<br />
<b>La convocazione per martedì pare che sia stata confermata da Giuseppe Fioroni.</b><br />
"Un altro genio. Ma che si sappia: sono io che voglio sapere dal mio partito, dal segretario, dal gruppo dirigente che cosa hanno in mente per Napoli. Stiamo parlando della terza città italiana e dell'unica governata dal partito democratico. Sono io ? con le mie mani pulite ? che chiedo a loro di mettere sul tavolo i rilievi che merito io personalmente e le critiche, le censure per la mia giunta".<br />
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L'inchiesta della procura di Napoli non pare rassicurante per la sua giunta.</b><br />
"Non conosco le carte di quest'inchiesta, ma conosco la Costituzione. L'ho studiata e ancora la frequento. So che la responsabilità penale è personale e, prima di dire colpevole un imputato, bisogna attendere una sentenza definitiva. In ogni caso, le responsabilità di uno o di pochi non possono ricadere sulla giunta".<br />
<b>Ma se dovessero emergere, come a questo punto è molto probabile, comportamenti penalmente scorretti di alcuni dei suoi assessori, lei che cosa farà?</b><br />
"Quel che ho già fatto. Per quanto è nella mia possibilità e competenza, di fronte a un'indagine penale che coinvolge un mio amministratore, prenderò subito provvedimenti. L'ho fatto anche con il povero Giorgio Nugnes, un ragazzo che mi era molto caro. Per il resto voglio capire però se la polemica contro la mia giunta è frutto di un giudizio etico e politico o l'effetto di una bega politica. Perché - guardi - io, che sono in politica da trent'anni, sono abituata a un altro metodo: c'è un problema, si riuniscono gli organi di partito, si analizza la situazione, si discute anche con franchezza, si decide".<br />
<b>
Lei chiede un confronto. Ma immagino che lei abbia già avuto modo di discutere con i suoi?</b><br />
"No. Accade che qualche tempo fa, con tutti i miei assessori, discuto a lungo e con serenità con Luigi Nicolais (già ministro della funzione pubblica nel governo Prodi, oggi segretario del Pd napoletano). Poi oggi apro il giornale e leggo: ultimatum di Nicolais, o giunta nuova o me ne vado. Prima di consegnare l'ultimatum a mezzo stampa, Nicolais non poteva dire a me il suo disagio? Se era già a disagio perché non ce lo ha detto quando ne ha avuto l'occasione?".<br />
<b>Glielo chiedo io, perché?</b><br />
"No, lo deve chiedere a Nicolais, a Veltroni o magari a Fioroni. Io so soltanto che non cederò alle liti di partito. Non si può fare delle istituzioni un solo fascio. Di che cosa parlano? Della Regione Campania e del comune di Napoli? Di Bassolino e di Rosetta Iervolino?"<br />
<b>C'è però in arrivo un tsunami politico, è chiaro a tutti. Per quel che se ne sa, i rilievi penali saranno il meno, a petto del quadro etico che verrà fuori.</b><br />
"Io sto ai fatti. Quest'inchiesta di cui lei parla ancora non c'è e io non ne so niente. Dunque, dove sta il problema? Qualcuno ha fatto parte di camarille? Qualcuno sa di avere uno scheletro nell'armadio e si dimette? Ben fatto, io accetto le dimissioni e tiro avanti. Con un comitato di saggi, ho già disposto severe regole di controllo degli atti amministrativi. Non è sufficiente? Lo si dica. Si presenti una mozione di sfiducia, la si approvi e il sindaco se ne va. Questa è la democrazia, non lo spettacolo che ho sotto gli occhi".<br />
<b>Qual'è questo spettacolo?</b><br />
"Le insalate dove tutte le responsabilità sono uguali. I patti trasversali, mai resi pubblici. Gli appetiti per il nuovo piano regolatore che condizionano l'informazione e le opinioni di alcuni organi di stampa. Le debolezze di un partito democratico che non decolla. Da parte mia, posso soltanto dire ai miei: lavorate, lavorate, lavorate. Fatelo con mani pulite. Che posso fare di più? Me lo dica lei?".<br />
<b>Lei parla spesso della sua forza, della sua tenuta d'acciaio, delle sue "spalle larghe". Ma un sindaco è anche l'espressione di una coalizione politica, la sintesi della qualità di un ceto politico, il custode di un progetto, il garante della correttezza di un'amministrazione. Converrà che non lei, ma la reputazione e la credibilità delle forze politiche che la sostengono sono oggi al grado zero. Questa criticità può essere senza conseguenze?</b><br />
"A parte il fatto che anche l'acciaio si spezza e io mi sento ormai vicino a quel punto di frattura, voglio capire di che cosa stiamo parlando. Finora, io vedo soltanto un polverone. Voci. Insinuazioni. Accuse senza padre?".<br />
<b>C'è stato un suicidio, sindaco.</b><br />
"Non deve dirlo a me che ero affezionata a Nugnes come mi ha dato atto a Pianura la sua famiglia e la sua gente, nonostante qualche titolo sciacallesco. Voglio chiederle: perché devo pagare io? Qual è la mia responsabilità? Che c'è di concreto in questo polverone che ci impedisce di vedere e ragionare?".<br />
<b>Sembra che lei non voglia prendere in considerazione nemmeno le parole del presidente della Repubblica. Le ripeto che cosa ha detto Giorgio Napolitano qui, a Napoli, ai napoletani e a chi li governa: "E' assolutamente indispensabile che cambino i comportamenti di tutti i soggetti, pubblici e privati, che condizionano negativamente il miglior uso della risorse disponibili con il peso delle intermediazioni improprie che possono ricondursi a forma di corruzione e clientelismo, interferenza e manipolazione. (Bisogna) mettere in discussione la qualità della politica, l'efficienza delle amministrazioni pubbliche". Che cosa doveva dire di più, e di peggio, il capo dello Stato per scuotere l'albero?</b><br />
"Senta, Mino Martinazzoli più di quindici anni fa mi acchiappò dal mio seggio di Lanciano-Vasto, dove venivo eletta da più legislature, e mi fece rientrare a Napoli. Sono napoletana, la mia famiglia è napoletana. Accettai volentieri la prova. In città la Democrazia Cristiana era stata distrutta da Tangentopoli. Mario Condorelli rifondò il partito popolare allontanando i personaggi più discussi e discutibili. Nel corso del tempo, questa gente è rientrata nel partito. Non gliel'ho consentito io, di rientrare. Però, sono io a doverci fare i conti. Ogni giorno, i miei figli mi dicono di lasciar perdere, di non sporcare in questo palazzo il mio nome, la mia storia, il nome e la storia della mia famiglia. Appena cinque minuti fa, è stata qui mia figlia. Senza dire una parola, con il solo gesto della mano oscillandola come un pendolo da destra a sinistra, mi ha implorato ancora una volta di filare, di andarmene. Lei crede che io non ci pensi ogni giorno a quanto sia più facile tornarmene a casa? Ogni giorno ci penso e ogni giorno mi dico che sarebbe vigliacco scappare per salvare il mio buon nome e lasciare la città ai suoi conflitti, dilaniata da una guerra per bande. Che alibi offrirei a chi - nelle élite culturali cittadine - già oggi pensa che bisogna tenersi lontano dalla politica perché la politica ti può soltanto sporcare? Ho compreso benissimo le parole del presidente Napolitano e sono quelle parole che mi convincono a chiedere al segretario e alla direzione del mio partito di dirmi se devo restare e, in questo caso, qual è il progetto che il partito democratico ha in serbo per Napoli. Se mi dicono: dimettiti, lo farò. Non sono il tipo che si incatena alla poltrona".<br />
<b>Quanto pesano sulle sue difficoltà, le difficoltà di Antonio Bassolino e la sua ostinazione a restare alla guida della Regione Campania?</b><br />
"Io rispondo soltanto dei miei atti e delle mie decisioni. Bassolino delle sue. Sarei attenta, comunque, a dire ostinato Antonio. Bassolino sta affrontando un rinvio a giudizio, ma io so che è una persona onesta, come sua moglie Anna Maria Carloni".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=K3FIA">La Repubblica - Giuseppe D'Avanzo</a>Renato BRUNETTA: Brunetta: gli enti lirici sono centri di spesa clientelari2008-10-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375622Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL) <br/><br/>Il ministro per la pubblica amministrazione e l' innovazione Renato Brunetta critica gli enti lirici come "centri di spesa clientelari ed inefficienti" e segnatamente il Teatro San Carlo, e chiede "trasparenza" nei costi ed adeguamento dei prezzi dei biglietti.
Brunetta ha concluso il "Ravello Lab '08", dedicato alle "politiche culturali nel quadrante euromediterraneo". "Spesso sotto il pannolone un po' indecente della cultura si nascondono rendite personali - ha detto - ed in suo nome si compiono le peggiori nefandezze". Il ministro ha citato i 4mila 200 musei italiani "parte dei quali sono in realta' depositi polverosi" e gli enti lirici, "15-16 centri di spesa clientelari, inefficienti e costosi". "Dobbiamo avere il coraggio di dirlo - ha affermato - quale cultura puo' produrre un teatro commissariato come il San Carlo, che sceglie il Parsifal, cioe' l' opera piu' costosa, per l' inaugurazione? Chiediamocelo, al di la' del solito buonismo. Dico no all'ennesima rappresentazione del Parsifal per un pubblico a volte ignorante oppure dedito alla rappresentazione di se, come la borghesia che paga il 20% del prezzo dello spettacolo a teatro, mentre l' operaio se va alla partita la paga". "Prima di chiudere una scuola - ha concluso Brunetta - io chiuderei il Fondo unico spettacoli. Se la borghesia vuole vedere l' opera la paghi".<br/>fonte: <a href="http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsID=86953">Rai News 24</a>Paolo GIARETTA: Lega: «Pseudo federalismo straccione e clientelare»2008-10-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375116Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Duro attacco in Aula del senatore Paolo Giaretta, segretario regionale del PD veneto, alla politica economica del governo. Giaretta, che già aveva bollato il DPF come «troppo rinunciatario e privo di coraggio», boccia ora anche la Nota di Variazione, in discussione questa mattina in Senato, alla luce anche della «drammatica crisi della finanza globale in atto».<br /><br />
«Mancano risposte adeguate alla gravità della crisi. Si premia la cattiva spesa, si scoraggia la responsabilità pubblica e privata, si abbandonano i più deboli. È perciò una politica da respingere – ha detto il senatore veneto del Partito Democratico – Se il quadro è fortemente peggiorato rispetto alle previsioni di solo un trimestre fa e se il nostro Paese ha le peggiori previsioni di crescita, anzi di mancata crescita dell’intero continente europeo con indicatori sul potere d’acquisto in forte peggioramento, con i dati sull’occupazione che dimostrano un cedimento, con un reale impoverimento dimostrato dal pesante calo dei consumi, prima quelli voluttuari, poi quelli essenziali per la sopravvivenza, come si fa a non prevedere nulla per una politica attiva di correzione del ciclo economico?»<br /><br />
Di fronte alla conferma che «non vi sarà nessuna riduzione della pressione fiscale, anzi fino al 2012 sarà in aumento, e che non vi sarà nemmeno nessun intervento a sostegno dei redditi più deboli e allo sviluppo», a Giaretta non sono bastate le dichiarazioni di intenti fatte dalla maggioranza sul federalismo.<br /><br />
«Cari colleghi della Lega – ha attaccato il senatore del PD - ci sono le parole e ci sono i fatti. Ci sono le parole di un disegno di legge generico, senza cifre, che rinvia ad un futuro piuttosto lontano ed incerto la realizzazione del federalismo. E ci sono i fatti: che è diminuita con le scelte di questo Governo la libertà economica dei Comuni, costretti a ritornare sulla strada di incerti e incompleti trasferimenti dello Stato centrale, che i Comuni, anche quelli virtuosi e ben amministrati hanno meno denari, e vuol dire tagliare servizi di welfare di base che riguardano il benessere dei cittadini. I fatti sono che temiamo fortemente che vi state avviando sulla strada di uno pseudo federalismo straccione e clientelare».
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La dichiarazione integrale:<br /><br />
Il nostro giudizio negativo formulato sul DPEF presentato nello scorso luglio si basava sulla convinzione che esso fosse troppo rinunciatario, mancasse di coraggio nel predisporre risposte adeguate ai due grandi problemi della mancata crescita e dell’aggravarsi degli squilibri nella
distribuzione del reddito, con un impoverimento non sostenibile di
un’amplia platea di ceti a reddito medio-basso.<br />
Giudizio che dobbiamo riaffermare di fronte ad una Nota di Variazione
che non corregge quell’errore di origine e di più non sfiora neppure le
conseguenze ulteriori della drammatica crisi della finanza globale.<br />
Noi condividiamo la scelta fatta dal Governo italiano di proporre interventi
predisposti a livello europeo, con strumenti comunitari e non solo con un
coordinamento di azioni da parte di singoli stati. La crisi è sistemica e
richiede risposte di sistema.<br />
E’ una scelta che condividiamo e che vorremmo sostenere, se ci fosse data
la possibilità di un serio dibattito parlamentare, che insistiamo nel chiedere
al di là delle irresponsabili dichiarazioni del presidente del Consiglio, su
una questione che riguarda gli interessi nazionali e le aspettative ed i
timori della maggior parte delle famiglie italiane.<br />
E’ una scelta che condividiamo non solo perché l’ampiezza e la profondità
della crisi del sistema finanziario rendono inadeguate le risposte dei singoli
stati, con perturbazioni gravi in un sistema profondamente interdipendente.<br />
Il coraggio e la lungimiranza della moneta unica richiede eguale coraggio
per scelte conseguenti. Ciò che si nega oggi, un’azione dell’Unione
Europea che vada oltre illusioni di autosufficienza nazionale potrebbe
purtroppo rendersi necessario domani in condizioni più difficili ed
onerose. <br />
Non serve meno Europa, serve meno Europa burocratica e più
coraggio e lungimiranza europea, un coordinamento delle politiche di
bilancio per stimolare la crescita, sostenere il sistema produttivo,
rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali
Serve l’Europa perché affrontata l’emergenza della disastrosa crisi
finanziaria e di fiducia dei mercati occorre impedire che essa possa
ripetersi nel futuro e dunque occorre pensare ad un nuovo ordine mondiale
per i mercati finanziari, un rilancio degli strumenti multilaterali di Bretton
Woods.<br />
Bisogna anche avere le idee chiare sulle radici culturali, politiche,
ideologiche di questa crisi. Essa è figlia diretta dell’ideologia dei “Chicago
boys”, delle parole d’ordine di un mercato senza regole, dell’appello agli
animal spirits al di fuori di ogni etica pubblica, all’ideologia della
creazione di una crisi fiscale dello Stato per ridurne il perimetro (affamare
la bestia dicevano).<br />
Sono parole d’ordine utilizzate nelle scelte politiche
della stagione reaganiana e thacteriana e fatte proprie dalla destra italiana
nella sua esperienza di governo, anche nel suo entusiasmo per quella
cosiddetta finanza creativa che ha generato un gravissimo ulteriore
indebitamento per la nostra finanza pubblica.<br />
Ora che gli spiriti animali hanno generato il disastro che vediamo si chiede
allo Stato, quella bestia che si voleva affamare, un intervento di
dimensioni colossali. Solo negli Usa si supera ormai la cifra di 1000
miliardi di dollari. Il Fondo Monetario parla di un onere globale di almeno
1400 miliardi di dollari. E’ un intervento necessario, certo. E tuttavia
occorre chiedersi. Se le economie e i governi occidentali fossero stati
capaci di mobilitare , insieme ad una regolazione del mercato finanziario
globale più stringente a tutela dei risparmiatori, interventi finanziari di
queste dimensioni per predisporre l’ammodernamento di sistemi di welfare
in grado di accompagnare le conseguenze sociali della globalizzazione,
interventi lungimiranti in tema di energia, acqua e cibo che restano per una
parte importante del mondo vere emergenze, programmi di ricerca e
innovazione a sostegno del sistema dell’economia reale avremmo potuto
evitare di rimediare con denari pubblici alla conseguenze della distruzione
di ricchezza generata da mancanza di regole e dalla illusione di creare
ricchezza stabile dalla pura speculazione.<br />
Perché è un fatto: oggi il
contribuente onesto è chiamato a pagare al posto dello speculatore
disonesto.<br />
Ma se questo è il quadro fortemente peggiorato rispetto alle previsioni di
solo un trimestre fa e se il nostro paese ha le peggiori previsioni di
crescita, anzi di mancata crescita dell’intero continente europeo; con
indicatori sul potere d’acquisto in forte peggioramento, con i dati
sull’occupazione che dimostrano un cedimento, con un reale
impoverimento dimostrato dal pesante calo dei consumi, prima quelli
voluttuari, poi quelli essenziali per la sopravvivenza, come si fa a non
prevedere nulla per una politica attiva di correzione del ciclo economico?<br />
Cito un solo aspetto: confermate che non vi sarà nessuna riduzione della
pressione fiscale, anzi fino al 2012 sarà in aumento, nessun intervento a
sostegno dei redditi più deboli e di sostegno allo sviluppo.<br />
Dite: però ci
sarà il federalismo. Sono tra quelli che sperano che un federalismo ben
congegnato e ben applicato nel tempo possa innalzare l’efficacia e la
responsabilità della macchina pubblica. Ma ci sono le parole e ci sono i
fatti. <br />
Cari colleghi della Lega: ci sono le parole di un disegno di legge
generico, senza cifre, che rinvia ad un futuro piuttosto lontano ed incerto la
realizzazione del federalismo. Andrà bene per le manifestazioni politiche e
per le pagine della Padania, ma a queste parole generiche si
contrappongono fatti molto concreti.<br />
I fatti sono che è diminuita con le
scelte di questo Governo la libertà economica dei comuni, costretti a
ritornare sulla strada di incerti e incompleti trasferimenti dello Stato
centrale, che i comuni, anche quelli virtuosi e ben amministrati hanno
meno denari, e vuol dire tagliare servizi di welfare di base che riguardano
il benessere dei cittadini.<br />
I fatti sono che temiamo fortemente che vi state
avviando sulla strada di un pseudo federalismo straccione e clientelare. <br />
Lo
scandalo dell’intervento straordinario di 140 milioni a favore del
malgoverno del Comune di Catania, il regno delle spese clientelari fuori
bilancio, dei dirigenti pagati a peso d’oro, delle assunzioni clientelari, che
ha il solo merito di essere governato da un Sindaco che è medico personale
del presidente del Consiglio, è un’offesa alle migliaia di Sindaci italiani
che amministrano i denari dei contribuenti come se fossero denari propri.<br />
Mancano risposte adeguate alla gravità della crisi. Si premia la cattiva
spesa, si scoraggia la responsabilità pubblica e privata, si abbandonano i
più deboli. E’ perciò una politica da respingere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=442">Uff. Stampa - official web site Pd Veneto</a>Maria Rosaria CARFAGNA: Il governo non salverà Bassolino.2008-07-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358169Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Pari opportunità (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>«Collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini, giusto andare al più presto al voto»</b><br /><br />
Fisciano. È un uno-due. Prima il senatore Antonio Paravia, poi il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna: «Bassolino vada via». È la seconda fase dell’operazione anti-Bassolino, quella che nasce in qualche modo dal basso, dal territorio. E se Paravia ha dato voce al «ventre» del partito (annunciando la riproposizione in Senato «di una mozione per lo scioglimento del consiglio regionale da sottoporre al Quirinale»); la Carfagna, salernitana come il primo, rilancia con dignità «ministeriale»: «Il governatore deve lasciare, meglio votare subito». Carfagna conferma che non c’è nessun «aiutino» da parte del cavaliere al governatore. «Solo un sostegno istituzionale, doveroso, nessun salvataggio governativo. Il governo doveva stare vicino a una regione in grave difficoltà. Finita l’emergenza rifiuti si tratta di rimettere in campo ogni azione per portare a conclusione questa stagione politica». Mara Carfagna si era distinta nei mesi scorsi in campagna elettorale per un’aspra critica al governatore della Campania, a cominciare proprio dalla crisi rifiuti. «Ora che abbiamo risolto il problema, dobbiamo andare oltre i doveri strettamente istituzionali. Bisogna mettere in campo un confronto serio che ci porti sulla strada del ricambio». Il ministro ieri era a Salerno all’ateneo di Fisciano (l’università dove ha studiato e si è laureata in Giurisprudenza) per inaugurare il cantiere di un asilo nido per aiutare le mamme («dipendenti dell’ateneo o studentesse, non cambia», ha sottolineato). Non ritiene nemmeno un problema reale la mancanza di un nome già pronto da contrapporre al governatore uscente: «Non si tratta di fare nomi: abbiamo una squadra da cui attingere che lavora a un progetto serio che sta mettendo da tempo al centro dell’attenzione nazionale i veri nodi irrisolti del Mezzogiorno. Quel che noi abbiamo è un’idea forte di sviluppo e rilancio». Anche l’effetto Bossi per il ministro salernitano è trascurabile: «Bossi ci ha abituati alle sue uscite clamorose (dice riferendosi all’attacco agli insegnanti meridionali, ndr)». E aggiunge rispetto alle criticheo per la scarsa sensibilità ai temi che riguardano il sud: «Nel governo ci sono diversi ministri meridionali, al di là delle singole e strette competenze, spesso il confronto nasce proprio a partire dai temi del territorio meridionale. E non è un particolare secondario se il consiglio dei ministri si svolge anche a Napoli, no?». Per Franco D’Ercole, consigliere regionale del Pdl: «L’era Bassolino è finita e non può sopravvivere grazie a un contributo che viene dal governo centrale». Insomma, altro che combine: «Il governo risolve il problema per far star meglio i cittadini». La soluzione? «L’unico strumento serio per mettere fine a questo tormentone è che lui dia le dimissioni». D’Ercole è realista; «L’altra strada, quella della sfiducia, non è praticabile: finora non ho riscontrato i numeri in consiglio e altre procedure non ce ne sono». Lo scenario per D’Ercole è chiaro: «Bassolino ha la volontà di arrivare al 2010 e ci fa votare candidandosi alle europee. Per farsi eleggere e dimettersi dopo le elezioni e giungere al voto regionale. Questo non è nell’interesse dei campani. Dire: ”ho fatto bene a non dimettermi” è tacere che anche senza di lui il problema dei rifiuti sarebbe stato risolto. Lui vuole rimanere per gestire i fondi europei: il clientelismo che nasconde l’operazione fa spavento. Sui nomi da candidare non c’è che scegliere. E non credo al leaderismo, che è fallito (Bassolino ne è la prova). Temo solo che tra di noi si faccia gioco di interdizione; ecco, semmai è questo il nostro problema».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IROJ6">Il Mattino - Gianni Colucci</a>MARIO FACCIOLI: Io dialogherò, ascolterò, ma poi deciderò2008-05-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it355433Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Villafranca di Verona (VR) (Gruppo: Altro) - Consigliere Provincia Verona (Lista di elezione: AN) - Sindaco Comune Villafranca di Verona (VR) (Partito: LISTA CIVICA) <br/><br/>"E' dai tempi della Serenissima che il Pa-Tre-Ve domina il Veneto. Dare la colpa a questa giunta. dunque, mi pare assurdo anche perché, a proposito di autodromo, sono l'unico che è andato sui giornali a porre obiezioni mentre a Venezia anche il Centrosinistra ha votato a favore. Quindi se ne esce se i Comuni sapranno ragionare oltre il proprio confine. E basta parole inutili. Ho detto tanti no? I consigli di frazione sono uno di questi. Basta carrozzoni, basta clientelismi e altre perdite di tempo. Se ci hanno eletti dobbiamo essere in grado di rispondere alle esigenze delle frazioni. La gente è stufa. Per questo io dialogherò, ascolterò, ma poi deciderò."<br/>fonte: <a href="http://pervillafranca.wordpress.com/?p=150">Target</a>