Openpolis - Argomento: servizi segretihttps://www.openpolis.it/2010-10-03T00:00:00ZRoberto MARONI: «Diamoci tre settimane per capire. O il governo va o si stacca la spina» - INTERVISTA2010-10-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it507701Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Interni (Partito: Lega) <br/><br/><br />
«Ci diamo tre settimane di tempo per vedere se questa maggioranza ha davvero la forza di sostenere l'azione del governo. Se così non è, meglio staccare la spina subito».
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Non arretra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e con lui tutta la Lega. Anzi, rilancia il programma di governo e detta condizioni chiare sulla tenuta dell'esecutivo.
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<b>Dunque si vota a marzo?</b>
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«Noi avremmo preferito farlo subito e l'abbiamo detto a Berlusconi. Andiamo alle urne a novembre, vinciamo e da dicembre siamo molto più forti, pronti a fare le riforme».
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<b>E invece?</b>
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«Il presidente del Consiglio ha voluto testare la maggioranza e noi abbiamo deciso di sostenerlo lealmente, ma è difficile che così possa durare».
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<b>Non si fida dell'appoggio dei finiani?</b>
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«Non è una questione di fiducia. Il vero problema è che se si dovrà trattare su ogni cosa, mediare, stare attenti agli equilibri, rischiamo di fare la fine del governo Prodi che era sospeso su ogni votazione. Un incubo per noi e per gli italiani, che non è accettabile».
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<b>Perché concedete tre settimane?</b>
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«Entro quel termine devono essere nominati i nuovi presidenti delle commissioni parlamentari e quello sarà il primo vero banco di prova. In quella sede potremo misurare la lealtà del gruppo di "Futuro e Libertà". E capiremo pure, se si formerà davvero un nuovo partito, in che modo hanno intenzione di restare all'interno della maggioranza».
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<b>Intanto i ministri di Fli sono rimasti nel governo.</b>
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«Ho grande stima di tutti i colleghi di governo e non vorrei mai che prevalesse il metodo doroteo dello "sto dentro però sono pronto a uscire, denuncio però rimango". Se fosse così sarebbe più serio comportarsi come fece Fausto Bertinotti che, contrario alla linea del governo, lo fece cadere».
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<b>Con l'apertura della crisi il presidente della Repubblica potrebbe anche esplorare l'ipotesi di un governo tecnico per la riforma elettorale.</b>
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«È un'ipotesi che non esiste visto che al Senato abbiamo la maggioranza anche senza Fli».
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<b>Se ne potrebbe creare una cosiddetta di larghe intese.</b>
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«Per favore, parliamo di cose serie. Sorrido all'idea di vedere insieme Bocchino, Bersani, Casini e Di Pietro. Però faccio loro i miei auguri, pur sapendo che durerebbero mezza giornata».
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<b>Nel centrosinistra dicono la stessa cosa di voi, dopo che Fini ha accusato il presidente del Consiglio di aver compiuto attività di dossieraggio e ha parlato di infamie contro la sua famiglia.</b>
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«Proprio per questo motivo noi non eravamo favorevoli a tenere insieme la maggioranza. La nostra azione ha bisogno di un mandato forte. Finora abbiamo avuto successo perché abbiamo mostrato decisione e caparbietà. Così rischiamo di mostrarci deboli anche nel contrasto alla criminalità e non possiamo consentircelo».
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<b>Non ritiene altrettanto grave accusare i magistrati di essere un'associazione per delinquere come ha fatto il presidente Berlusconi?</b>
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«Io credo che come governo dovremmo evitare di continuare a stuzzicare la magistratura annunciando riforme che poi non si fanno e invece procedere. Continuare a parlarne genera solo tensioni. Comunque si tratta di cose che Berlusconi ha già detto riferendosi a quella parte della magistratura che usa la toga per fare lotta politica. Per me conta solo quanto ha sostenuto in Parlamento».
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<b>Però tutto questo contribuisce ad alimentare il «clima d'odio» che viene poi denunciato quando ci sono episodi come quelli che hanno coinvolto il direttore di «Libero» Maurizio Belpietro.</b>
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«Sul caso specifico non mi pronuncio fino alla fine dell'indagine. Certamente ci sono stati una serie di episodi - penso agli attacchi contro Pietro Ichino e Raffaele Bonanni durante la festa del Pd - e le notizie che abbiamo di possibili infiltrazioni della rete no global nelle prossime manifestazioni sindacali, che provocano grande inquietudine».
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<b>Davvero teme altri episodi?</b>
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«Il rischio esiste con l'arrivo dell'autunno e i problemi economici che coinvolgono moltissime aziende. Per questo nei prossimi giorni incontrerò i leader sindacali e i rappresentanti delle istituzioni delle Regioni che maggiormente subiscono gli effetti di questa crisi».
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<b>C'è anche la polemica, fortissima, con il Vaticano dopo la bestemmia pronunciata da Berlusconi.</b>
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«Su questo non commento».
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<b>In questo clima di contrapposizione i finiani hanno accusato «i servizi segreti deviati» di aver alimentato la campagna contro il presidente della Camera.</b>
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«Da ministro dell'Interno, conoscendo bene i vertici e in particolare il prefetto Gianni De Gennaro, posso garantire sull'operato dell'intelligence. Ma voglio anche essere più chiaro: chi si permette di parlare a sproposito dei nostri Servizi dovrebbe rendersi conto del danno che fa a loro e al Paese. <br />
Queste strutture sono affidabili sulla scena internazionale quanto più operano nella riservatezza. Metterle alla berlina significa esporci soprattutto sul fronte dell'antiterrorismo».
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<b>Dagli Stati Uniti arrivano allerta precisi su possibili attacchi in Europa. Quanto rischia l'Italia?</b>
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«Siamo attrezzati, ma come dimostra quanto accaduto l'anno scorso a Milano quando uno straniero si fece esplodere di fronte alla caserma, il quadro è complicato. Anche per questo dobbiamo lasciare stare i Servizi e la loro attività, tenerli lontani dalle beghe immobiliari».
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<b>Sabato scorso, dopo aver visto il videomessaggio del presidente della Camera, avrebbe scommesso sul voto di fiducia di Fli?</b>
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«Proprio in quel momento ho capito che avrebbero sostenuto il governo. Mi ha provocato una profonda tristezza vedere Gianfranco Fini costretto ad ammettere che sulla casa di Montecarlo non conosce la verità che aveva promesso di rivelare».
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<b>Lei parla di debolezza, però i numeri alla Camera dimostrano che senza il Fli voi non avete la maggioranza.</b>
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«Non a caso La Lega voleva votare subito. Le urne forniranno un dato certo su chi ha il consenso».
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<b>Berlusconi vuole prima l'intesa sulla giustizia. Anche voi ritenete così urgente approvare uno scudo per il presidente del Consiglio?</b>
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«Pensiamo che debba avere la garanzia di poter governare, almeno fino a che lo vogliono gli italiani. Per questo dico: facciamo un "reset" sulle polemiche e decidiamo in tempi rapidi qual è la nostra proposta di riforma della giustizia. Alla Camera i finiani hanno votato la fiducia. Se in tre settimane gettiamo le basi bene, altrimenti la legislatura è finita».
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<b>La scorsa settimana lei e il sindaco Moratti vi siete divisi su come affrontare l'emergenza campi nomadi.</b>
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«Non vorrei che si enfatizzasse ancora una normale discussione. Io credo soltanto che non si debba dare neanche l'impressione che i milanesi vengano discriminati a favore degli stranieri e per questo ho chiesto al prefetto di trovare una soluzione che possa soddisfare l'esigenza di tutti».
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<b>Sarà lei il candidato sindaco di Milano per il centrodestra?</b>
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«Ne sarei lusingato, ma visti gli avversari messi in campo dalla sinistra credo che chiunque possa batterli».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=UDFDY">Corriere della Sera - Fiorenza Sarzanini</a>Paolo GUZZANTI: «Napolitano? Su di lui non può esserci sospetto» - INTERVISTA2010-08-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504506Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
«Il capo dello Stato fu setacciato in lungo e in largo
ai tempi della Mitrokhin. Mai una voce o sussurro».
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Mai sentita alcuna voce su Napolitano. Mitrokhin o spie russe?
Macché il Kgb non arruolava membri del PCI» racconta Paolo Guzzanti dall'America, che ha rotto con Berlusconi ed è rinato nel Partito Liberale.
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<b>Lei è a conoscenza di eventuali dossier contro Napolitano del quali Carmelo Briguglio ipotizza l’esistenza?</b>
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«Non ne so assolutamente nulla. Napolitano è stato già setacciato in lungo e in largo. L'unica cosa tutta politica, che nel ‘56 fu a favore dell'intervento sovietico in Ungheria, su questo fu attaccato politicamente».
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<b>Non era il solo tra i dirigenti del Pci e comunque non c'entra nulla.</b>
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«Infatti, a parte questo fatto storico-politico non so che altro si possa trovare su Napolitano. Io non ho mai raccolto o udito voci su di lui. Può darsi che a Briguglio sia arrivato qualche boatos dalla stampa berlusconiana. Se sa qualcosa, lo dica».
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<b>Magari cercheranno appigli nel dossier Mitrokhin, lei è stato presidente della commissione, che ne dice?</b>
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Nel dossier Mitrokhin nessun membro del Partito comunista italiano era compromesso perché c'era una direttiva precisa del Kgb: per prudenza nessun membro del Pci poteva essere assunto nel Kgb. Quindi nessuno ha mai cercato spie russe nel Pci o cose simili nonostante il mantra della vulgata. Mai stato nulla su Napolitano, e se non c'era qualcosa nel dossier Mitrokhin è già una prova al contrario perché l'avremmo saputo.
Né si puo dire che abbiamo nascosto voci o sussurri su Napolitano perchè non esistevano. Tutti lo conosciamo come persona molto perbene sul quale nessuno ha mai avuto da ridire né da ipotizzare»
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<b>Che pensa di questo attacco al Colle?</b>
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«E' il primo caso nella storia delle democrazie in cui un capo della maggioranza distrugge con le sue mani la propria maggioranza, perchè Berlusconi non può lamentarsi di un ribaltone, ha fatto tutto da solo e poi frigna perchè vorrebbe le elezioni anticipate. Il Colle gli risponde: t'arrangi perchè lo decido io se si fanno e se c'è una maggioranza diversa non si fanno. Cosi Cicchitto chiama alla
piazza e parte un tam tam implicito: facciamo a Napolitano la cura Boffo.<br />
E’ la politica dell’intimidazione».
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<b> Napolitano ha sfidato il Pdl a chiedere l’impeachment. Ha fatto bene?</b>
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«Che abbia lanciato questa sfida, anche a muso duro, la trovo una mossa efficace».
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<b>Settori dei servizi creano i dossier?</b>
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Mah, i servizi segreti non sono la Cia dei film, né la Spectre, sono delle adunate di brigadieri, funzionari che aspettano la spinta per la carriera o di far assumere il cognato. Si attivano se sanno che il presidente del Consiglio vuole fregare qualcuno. Se Berlusconi dice: datemi delle armi per ammazzare Fini è immaginare che si diano da fare. Non ho elementi precisi, so che è un ambiente di fureria… Così è stata messa in moto la macchina infernale contro Fini su un episodio ridicolo che non riguarda un ente pubblico ma un partito e chissenefrega… Ma perchè tutti i giornali vanno dietro a Feltri come tanti polli?»
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TEWJ1">l’Unità - Natalia Lombardo</a>Marco PANNELLA: «Il governissimo è una porcata» - INTERVISTA2010-08-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504505<br />
«Serve un`opposizione vera, ma ci sarà un candidato alternativo al Cavaliere solo quando si faranno delle primarie come quelle americane»
<p>«Non c`è alternativa a questa maggioranza, ma andare al voto adesso sarebbe una iattura per il Paese. I radicali? Pronti ad allearsi con chi vuol cambiare la legge elettorale».
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Marco Pannella ha un suggerimento per il popolo di "quelli che la politica oggi si fa coi dossier". Codino grigio e sigaro d'ordinanza, il leader dei Radicali spiega: «Berlusconi faccia una telefonata a D'Alema».
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<b>Cioè?</b>
<p> «Silvio Berlusconi o è il mostro che descrivono, o è il più liberale degli statisti contemporanei».
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<b>Quale delle due?</b>
<p> «Mi segua. Berlusconi ha la maggioranza assoluta e dice comunista con quattro "C". Ma quando può proporre il ministro degli Esteri di mezzo miliardo di europei riunisce il Consiglio dei ministri e candida il CCCComunista D'Alema. Ma possibile che nessuno - dico nessuno - da mesi a sinistra, a destra, al centro abbia sprecato una sola parola?».
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<b>Quindi?</b>
<p> «Fallita la candidatura, Berlusconi decide poi di nominarlo presidente del Comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti. Nel mondo globalizzato per un regime partitocratico questo incarico può essere molto più importante e delicato di quello del ministero degli esteri ufficiale. Nei due casi, D'Alema accetta e ringrazia. E ancora tutti zitti».
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<b>Quindi anche i comunisti nel loro piccolo servono?</b>
<p> «II regime da sempre sceglie innanzitutto a chi assegnare il ruolo dell'opposizione prima ancora di aver ben chiaro quello di maggioranza, ma questa volta si va ben oltre».
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<b>E il terzo polo che ruolo gioca?</b>
<p> «Ma si riferisce a noi?».
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<b>Veramente a Fini, Rutelli, Casini...</b>
<p>«Se mi dà un binocolo glielo dico».
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<b>Purtroppo non ce l'ho.</b>
<p> «Allora quelli là proprio non li vedo».
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<b>Favorevole ad elezioni anticipate?</b>
<p> «Le elezioni anticipate sono una iattura di tipo suicidario per il Paese, ma può anche fornire l'illusione di rimandare lo sfascio partitocratico».
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<b>Quindi, in teoria, lei è contrario ad andare al voto subito...</b>
<p> «Quando, in Italia, si inizia una frase dicendo "in teoria siamo d'accordo", si prosegue sempre dicendo che "però in pratica siamo contro". Noi no, restiamo contro».
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<b>I radicali alleerebbero con il centrosinistra o con il centrodestra?</b>
<p> «Noi ci alleiamo con chi accetta di essere nostro alleato».
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<b>Alleanza a quali condizioni?</b>
<p> «Riforma della legge elettorale e dello Stato sul modello anglosassone».
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<b>Come vedrebbe un governo tecnico per cambiare legge elettorale?</b>
<p> «Aspetterei solo di sapere quali sono i nuovi porci autori della nuova porcata».
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<b>Rai e partitocrazia. Anche Fini tiene famiglia e l'ha favorita in Rai...</b>
<p>«Sarebbe allora il millesimo ad averlo fatto! Tranne noi».
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<b>Fini si deve dimettere?</b>
<p> «No, ma lo chiedono per avere elezioni che facciano strage di legalità e di democrazia».
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<b>Che dovrebbe fare Napolitano?</b>
<p> «Io non posso che auspicare che il presidente continui a dimostrarsi consapevole di quanto incostituzionale e antidemocratico oggi connoti financo le istituzioni e sappia trovare per sé e per noi tutti la difficilissima, tanto quanto necessaria via di uscita».
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<b>Chi vede come candidato all'opposizione?</b>
<p>«All'opposizione di regime? Non lo vedo, onestamente, perché ad esempio né Gianfranco Fini né Nichi Vendola si sono nemmeno sognati di opporsi ai contratti Berlusconi-D'Alema per il ministero degli esteri di mezzo miliardo di europei o di gestore di quella pericolosa multinazionale che sono, in sostanza, i nostri servizi segreti».
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<b>Almeno ci dica chi secondo lei sembra il meno peggio.</b>
<p> «Di altri oppositori di (e non al) regime non ce ne è bisogno, perché non servirebbero a nulla, ma c'è bisogno e urgenza di opposizione alternativa ad esso, a tutti i ruoli di questo regime. Insomma, ci sarebbe un candidato alternativo - Radicale - quando ci fossero primarie vere, cioè solamente quelle di un sistema elettorale e statuale anglosassone, quelle che, ad esempio, hanno coinvolto il mondo intero nelle primarie che hanno portato alla candidatura ed alla vittoria di un Barack Obama».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TEXFB">Libero - Chiara Buoncristiani</a>Benedetto Fabio GRANATA: Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D'Amelio2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503737Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/>«Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D'Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura». A denunciarlo è Fabio Granata, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, nel giorno della commemorazione del giudice Paolo Borsellino a Palermo. «Mi riferisco certamente anche ad oggi», ha aggiunto a chi gli chiedeva a chi si riferiva. «Questo è molto grave, molto più grave di un fatto già gravissimo da non sottovalutare come il danneggiamento delle statue di Falcone e Borsellino a Palermo. Ma da parte nostra siamo consapevoli che c'è una parte positiva della politica e della stessa Commissione che spinge verso la verità».<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/10_luglio_19/granata-pezzi-stato-ostacolano-indagini-via-damelio_53ad5dba-935e-11df-a33b-00144f02aabe.shtml">www.corriere.it</a>Luigi de MAGISTRIS: Borsellino a chi lo merita.2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503442Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Ricordare Paolo Borsellino in questi giorni di cronaca politico-giudiziaria desta amarezza perché la luminosità della sua esperienza contrasta col buio di un presente che vede montare nelle istituzioni una questione morale profonda. Fa male ricordare il sacrificio per la legalità di Borsellino mentre il Paese è costretto ad aprire gli occhi su una melma di collusione fra politica e magistratura che aspirava a controllare la vita pubblica e istituzionale, riconsegnandolo alla coscienza drammatica che una democrazia non è mai completamente vaccinata dalla patologia della devianza eversiva.
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La magistratura dei Miller, Marra, Lombardi e la politica dei Verdini, Cosentino, Caliendo ci costringono a ratificare che la P2 di Gelli non è mai morta e che questo virus infame della massoneria deviata, in concorso con pezzi insani delle istituzioni e con le mafie, è sempre pronto ad aggredire l’equilibrio costituzionale che a tanti di noi sta a cuore. Insomma quel puzzo del compromesso morale, che Borsellino ci esortava a scacciare, ancora si respira pesantemente nel nostro Paese.
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Ma se fa male e desta amarezza ricordare Borsellino oggi, in questi giorni tristi per la democrazia e la legalità, allo stesso tempo il ricordo del suo sacrificio appare ancor più importante e imprescindibile perché rinnova l’attualità del suo insegnamento e ci rinnova nella missione di esserne eredi e realizzatori.
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Senza retorica ipocrita – che pure trionfa da parte della politica in occasione degli anniversari delle stragi di mafia del ’90-, l’anniversario di via D’Amelio può essere, per la società civile e la politica sana, un’opportunità per riconfermare l’impegno nel contrasto alle mafie e nella ricerca della verità su quella stagione oscura.
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Soprattutto alla luce delle inchieste della magistratura toscana e siciliana che stanno cercando di far luce in merito al rapporto torbido realizzatosi in quel periodo fra Stato e cosa nostra, nel tentativo di chiarire perché Borsellino e Falcone furono trucidati e in particolare nell’interesse di chi. Soprattutto alla luce del tabù crollato recentemente, cioè quello riguardante la cosiddetta trattativa: oggi parola che può esser pronunciata nel dibattito pubblico senza dover esser tacciati di fantasia malata e malato complottismo (come pure accaduto, fino a ieri, a molti di noi).
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E nonostante la violenza con cui parte della politica e delle istituzioni si accaniscono a delegittimare e contrastare questa ricerca della verità, aggredendo magistrati coraggiosi che in Toscana e in Sicilia cercano di sapere e di capire cosa successe nel Paese durante la fase dello stragismo, non accontentandosi di una verità parziale, cioè che la morte di Falcone e Borsellino sia stata solo una vendetta della mafia nei confronti di un pool di magistrati coraggiosi che le avevano assestato un colpo tanto pesante quanto, purtroppo, non definitivo.
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Perché oggi si può dire, grazie anche alle nuove collaborazioni giudiziarie, che Borsellino fu trucidato perché di quella trattativa vergognosa era venuto a conoscenza e l’aveva scoraggiata. Perché oggi si può dire che quella trattativa chiama in causa non solo i Riina e i Provenzano o i Graviano, ma richiede spiegazioni anche a personaggi come Mori, De Donno, Ayala, Mancino, Martelli, Violante, Berlusconi, Dell’Utri e l’elenco sarebbe infinito.
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Dopo 18 anni dalla strage di via D’Amelio sono emersi fatti, tutti da verificare dal punto di vista giudiziario, che comunque assumono tinte agghiaccianti per il ruolo giocato dallo Stato, o meglio da pezzi deviati di esso. Il merito di questa ricerca è della magistratura e delle forze dell’ordine ma soprattutto di quei familiari delle vittime che con ostinazione hanno continuano ad invocare la verità, accompagnati spesso dal solo sostegno della società civile di fronte al muro di gomma istituzionale.
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Poche ore fa ricordando Borsellino, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha detto: "Bisogna fare memoria insieme, ma è importante anche scegliere i compagni di memoria, perchè non tutti hanno il diritto di ricordare Borsellino. Non tutti sono suoi discepoli o alleati. In molti lo hanno ostacolato e tradito. Questi ultimi non hanno nessun diritto per ricordarlo".
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Sicuramente non ne hanno quanti allora, dentro la magistratura e i palazzi della politica, di fatto lo hanno isolato in quanto scomodo perché contrario alla trattativa, ma altrettanto privi di diritto a pronunciare il suo nome, in queste ore del ricordo, sono quanti approvano leggi come il ddl intercettazioni e la norma con cui si consente la vendita all’asta dei beni confiscati; quanti propongono la revisione della legge sui pentiti o negano punitivamente la protezione al collaboratore Spatuzza, grazie al quale si sono aperti scenari importanti che chiamano in causa Berlusconi e Dell’Utri; quanti affermano che nel paese non c’è una questione morale che inghiotte il governo e coinvolge parte del mondo giudiziario e siedono in Parlamento dopo condanne per concorso in associazione mafiosa; quanti attaccano Saviano accusandolo di denigrare l’Italia all’estero oppure aggrediscono la magistratura con il j’accuse del toghe rosse perché si sentono al di sopra della legge a cui dovrebbero dar conto del loro passato e presente politico.
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Lasciamo Borsellino al Paese sano e ai giovani, alla società civile e ai familiari, affidiamo a loro il suo ricordo e la staffetta del suo sogno. Sono gli unici legittimati a farlo, sono gli unici che lui vorrebbe per essere ricordato. Come uomo vivo e non come martire ideale, come maliziosamente spesso viene commemorato per svuotare d’attualità la dignità e la forza del suo messaggio e della sua vita. <br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/borsellino-a-chi-lo-merita/?printpage=undefined">micromega-online</a>Gianfranco FINI: Omicidio Borsellino: "Non fu soltanto un attentato di mafia"2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503422Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/>"Sulla strage di via D'Amelio non e' stato fatto tutto e lo dimostra il fatto che a Caltanissetta le indagini stanno mettendo in evidenza che non fu soltanto un attentato di mafia, ma la contiguita', la collusione e di segmenti certamente deviati e personaggi che agivano in quel momento nel nome dello Stato". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, parlando della strage di via d'Amelio.<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Borsellino-Fini-su-strage-non-e-stato-fatto-tutto_707390086.html">www.adnkronos.com</a>Benedetto Fabio GRANATA: Stagi di mafia: "Pezzi dello Stato ostacolano le indagini"2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503420Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D'Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura». A denunciarlo è Fabio Granata, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, nel giorno della commemorazione del giudice Paolo Borsellino a Palermo. «Mi riferisco certamente anche ad oggi», ha aggiunto a chi gli chiedeva a chi si riferiva.<br />
«Questo è molto grave, molto più grave di un fatto già gravissimo da non sottovalutare come il danneggiamento delle statue di Falcone e Borsellino a Palermo. Ma da parte nostra siamo consapevoli che c'è una parte positiva della politica e della stessa Commissione che spinge verso la verità».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/10_luglio_19/granata-pezzi-stato-ostacolano-indagini-via-damelio_53ad5dba-935e-11df-a33b-00144f02aabe.shtml">www.corriere.it</a>Carmelo BRIGUGLIO: G8 Genova: Solidarietà a De Gennaro, servitore Stato 2010-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501988Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/>Il vicepresidente dei deputati Pdl Carmelo Briguglio esprime "solidarietà" a Gianni De Gennaro, dopo la condanna in appello per i fatti del G8 di Genova. "Mi consta personalmente che nell'esercizio delle sue funzioni - afferma in una nota - il prefetto Gianni De Gennaro si è dimostrato sempre uomo delle istituzioni e grande servitore dello Stato. In questo momento di amarezza gli esprimo la mia personale e politica solidarietà".<br/>fonte: <a href="http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/6_giugno/17/g8_genova_briguglio_solidarieta_a_de_gennaro_servitore_stato,24815358.html">notizie.virgilio.it</a>Felice CASSON: Dopo condanna per il G8: "De Gennaro un funzionario che ha sempre lavorato bene, con qualunque governo: di centrosinistra, di centrodestra"2010-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501987Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"Fino alla sentenza definitiva della Cassazione non c'è obbligo giuridico. C'è una sensibilità culturale e politica della persona: lui sa benissimo che cosa ha fatto e che cosa contenuto negli atti del processo. Tutto è rimesso alla sensibilità del prefetto". E' quanto afferma il senatore del Pd ed ex pm Felice Casson alla domanda se il capo del Dipartimento informazioni per la Sicurezza, Gianni De Gennaro, debba dimettersi in seguito alla condanna di appello a un anno e quattro mesi per istigazione alla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova. "De Gennaro un funzionario che ha sempre lavorato bene, con qualunque governo: di centrosinistra, di centrodestra", afferma Casson al Corriere della Sera, motivando la reazione prudente del Pd alla condanna e respingendo l'ipotesi che la prudenza dei Democratici sia legata a rapporti consolidati tra l'ex capo della Polizia ed esponenti del partito. "Questa attesa - aggiunge - un segno di riconoscimento: aspettiamo".<br/>fonte: <a href="http://www.telenord.it/genova/genova-news-menu/8641-casson-per-de-gennaro-nessun-obbligo-di-dimissioni-.html">www.telenord.it</a>Luigi Li Gotti: Dopo condanna per il G8: "Contro De Gennaro preconcetto ideologico da resa dei conti"2010-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501986Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: IdV) <br/><br/>"a Genova non si sta scrivendo la verità ": contro De Gennaro ci sarebbe un "preconcetto ideologico da resa dei conti"<br/>fonte: <a href="http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2010/06/18/visualizza_new.html_1824360538.html">www.ansa.it</a>Antonello SORO: Dopo condanna per il G8: "Rinnovo stima a De Gennaro"2010-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501985Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>''Nel rispetto dovuto al lavoro della magistratura e nella consapevolezza che nel nostro ordinamento esistono tre gradi di giudizio sento di dover rinnovare la mia stima per un uomo che nella sua universalmente apprezzata carriera al servizio dello Stato ha ottenuto straordinari risultati contro la criminalita'". Lo afferma Antonello Soro, del Pd, a proposito della condanna di Gianni De Gennaro.<br/>fonte: <a href="http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=436000">www.libero-news.it</a>Pier Ferdinando CASINI: Dopo condanna per i fatti del G8: "Per me De Gennaro è, e rimane, un grande servitore dello Stato di cui essere orgogliosi"2010-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501984Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/>"Sono molto rammaricato per la sentenza della Corte d'Appello di Genova che riguarda il prefetto De Gennaro". Lo ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini dicendosi "certo che la Cassazione ristabilirà la verità dei fatti come già acclarata dalla sentenza di primo grado. Per me De Gennaro è, e rimane, un grande servitore dello Stato di cui essere orgogliosi".<br/>fonte: <a href="http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/6_giugno/17/g8_genova_casini_rammaricato_per_de_gennaro_e_servitore_stato,24814308.html">notizie.virgilio.it</a>Carlo Azeglio CIAMPI: "La notte del '93 con la paura del golpe" 2010-05-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it500799Alla data della dichiarazione: Senatore a vita<br/><br/>"Non c'è democrazia senza verità. Questo è il tempo della verità. Chi c'è dietro le stragi del '92 e '93? Chi c'è dietro le bombe contro il mio governo di allora? Il Paese ha il diritto di saperlo, per evitare che quella stagione si ripeta...".<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/politica/2010/05/29/news/notte-golpe-4418306/?ref=HRER2-1">www.repubblica.it</a>VALTER VELTRONI: Su Falcone e Borsellino: "Dubbi tremendi su quelle morti. Forse un pezzo dello Stato tradì" 2010-05-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it500800Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Il Paese non può assistere da spettatore indifferente a notizie sconvolgenti che in altre democrazie sarebbero priorità assolute. Mettiamo per un momento da parte tutto il resto, la manovra finanziaria e la crisi, Berlusconi e Fini, le questioni interne ai partiti e fermiamoci tutti, destra e sinistra, a riflettere sulle parole di Piero Grasso. Si, i galantuomini di destra e di sinistra, perché in ballo ci sono i fondamentali della democrazia. C'è davvero un pezzo dello Stato dietro la morte di Falcone e Borsellino, le stragi del '92 e '93? Se é così, che cosa c'è di più importante da chiarire ora e subito?". La denuncia di Walter Veltroni arriva dopo quella scioccante del procuratore antimafia Piero Grasso: "Nel '93, Cosa nostra ha avuto in subappalto una vera e propria strategia della tensione" "Le stragi furono organizzate anche da pezzi dello Stato per aiutare una nuova forza politica".<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/28/news/dubbi_tremendi_su_quelle_morti_fforse_un_pezzo_dello_stato_trad-4395225/">www.repubblica.it</a>Marco PANNELLA: «D'Alema al Copasir? Degno di Putin» - INTERVISTA2009-12-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474665<br />
Intervistare Marco Pannella non è mai un compito facile. Questa volta, per esempio non mi ero ancora seduto, che lui già affondava la lama: II Fatto è un giornale di regime, ma non dei peggiori. Ecco perché non mi dispiace questa occasione.
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Se persino il Fatto è di regime, chi non lo è?</b>
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Noi. Lo dimostrano settant`anni di battaglie contro la partitocrazia. Le datazioni con Pannella sono vari abili: a volte risalgono alla sua data di nascita, a volte alla Rivoluzione francese, altre volte all`università: "La democrazia della rappresentanza l`abbiamo inventata noi, all`Ugi", mi dice. Il luogo, invece, è sempre lo stesso. L`Ufficio-non-ufficio a via di Torre Argentina. Un grande tavolo ovale, lui, come sempre, a capotavola: scrive, legge, corregge. Questa volta i capelli argentei sono lunghi, pare il generale Custer. Non resisto, gli chiedo perché. Mi rivela che per andare da Fazio se li è raccolti con un codino. Non li taglia per una forma di protesta contro il suo storico barbiere abruzzese, Zazzera: "Ha avuto la cattiva idea di andare in pensione", dice, nell`unica nota di colore. Poi inizia a parlare con furia alluvionale di quel che gli sta a cuore. "C`è un nuovo patto del regime, il Dalesconi". Ma prima, ovviamente, mi mette un po` allo spiedo. Gli do del tu: con Pannella è impossibile il lei: "Vediamo cosa mi attribuisci, questa volta!", ammonisce.
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Quello che mi dirai, più o meno.</b>
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Nell`ultima intervista hai stravolto persino il mio lessico. Non rispetti la letteralità delle mie parole!.
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<b>Se avessi sbobinato l`integrale ci sarebbe voluto un libro.</b>
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Per dire: tu scriveresti dalemoni, e non dalesconi.
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<b>
Pansa ha inventato l`espressione.</b>
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Non mi importa. Io dico dalesconi, il peso onomastico deve essere equilibrato. C`è dale e sconi.
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<b>
Quale è il nuovo patto?</b>
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Prima delle domande, se permetti, partiamo dalla cosa più seria.
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<b>Quale sarebbe?</b>
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L`immagine di Silvio ferito a Milano. E vorrei che tu scrivessi Silvio.
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<b>Cos`ha quell`immagine?</b>
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E` il simbolo più eloquente di come l`Italia sta oggi. E di come Berlusconi sta oggi.
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<b>
Intendi dire ferito?</b>
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Intendo quel che tutti hanno visto. Se dico sta così, ognuno capisce.
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<b>
Perché allora bisogna partire da questa immagine?</b>
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Il disegno di Berlusconi è in crisi.
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Sembrerebbe il contrario.</b>
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Non mi importa quel che sembra, ma quello che vedo.
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<b>
Dici che stanno costruendo un nuovo patto.</b>
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Oh, sì! Ma questo non toglie che non riusciranno a fare né la riforma, né la conservazione. Nemmeno Berlusconi si salva con il processo breve.
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<b>Tecnicamente sì, direi.</b>
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Ma politicamente no, ed è questo quello che conta.
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<b>
Quindi pensi che Berlusconi sia sconfitto?</b>
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Non ho detto questo. Ma che il disegno che Berlusconi aveva in mente fino a ieri non c`è più. E che ora il regime ha bisogno di un nuovo assetto. Di cui Berlusconi è l`anello debole. Come lo fu Gelli.
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<b>Gelli? Anello "debole"?</b>
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"Come il regime in crisi nel 1978 fu costretto alla grande alleanza del compromesso, a vagheggiare il governo degli onesti - era contro solo Malagodi! - così adesso il regime ha bisogno del dalesconi".
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<b>Ti sei pentito dello slogan Pci-Pscalfari-P2-p38?</b>
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"Lo rivendico! Era così vero che quando il patto è saltato hanno scoperto, guarda caso, gli elenchi della P2. Così vero che quando cercavano Moro non lo hanno trovato. Ma quando le Br hanno preso Dozier le hanno beccate subito. Ma torniano ad oggi.
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<b>
Non sei andato da Silvio.</b>
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Non vado né ai matrimoni né ai funerali. E` un modo per andare in tv.
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<b>
Cosa pensi dei discorso di D`Alema sull`Inciucio?</b>
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Non usiamo quella parola, è una cosa troppo piccola.
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<b>
Cos`è abbastanza grande?</b>
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Quel che torna è l`essenza del compromesso storico che portò all`assassinio di Moro.
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<b>Addirittura?</b>
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Cosa fa D`Alema? Esalta il togliattismo degli anni `50 e l`articolo 7, a favore del concordato: il primo atto del regime clerico-fascista che abbiamo combattuto coi diritti civili.
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<b>Nientemeno.</b>
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Tant`è vero che nello stesso tempo rispolvero l`odio contro gli azionisti e i liberali.
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<b>
E Berlusconi che c`entra?</b>
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"D`Alema fa il komunista e scrivilo con la K! – e Berlusconi lo candida alla carica più importante a livello europeo. Tous se tien".
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<b>
Mica tanto. La candidatura non è andata in porto.</b>
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(Sgrana gli occhi). Già! E allora ecco che sconi propone dale alla guida dei servizi segreti. Il cerchio si chiude di nuovo.
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<b>
Il Copasir non è i servizi!</b>
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Peggio. E` la politica di controllo e di indirizzo.
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<b>
E` come la Vigilanza Rai...</b>
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Col cavolo. La Vigilanza è pubblica. Il Copasir segreto.
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<b>Se c`è Rutelli è sicuro, se c`è D`Alema è un golpe?</b>
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Francesco infatti l`ha tenuta con grande correttezza.
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<b>Vuoi dire che D`Alema non farà altrettanto? Dico che la storia combinata di Berlusconi, che non senso dello Stato. E quella di D`Alema, che lo subordina alla ragion di partito, produce un`unità di intenti putiniano-gheddafiana. Putiniano evoca il liberticidio, l`omicidio politico della Politkovskaja.</b>
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Anche questa unità può produrli. Non commissionarli, ma produrli.
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<b>E' un modo per distendere i toni.</b>
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"Cerchi il retroscena e non vedi la scena. Ho detto, non a caso, anche gheddafiana...
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<b>Insinuai che c`è di mezzo la geopolitica del gas?</b>
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Dico che il patto su cui si regge il dalesconi è così fragile che non ci sarà nessun 25 luglio. La partitocrazia è debole.
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<b>E Quindi?</b>
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L`unica possibile alternativa di regime è il sentimento di massa del popolo. E noi radicali.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=OYLE7">Il Fatto Quotidiano - Luca Telese</a>Franco Frattini: «In Afghanistan la pace non c’è. I nostri soldati si devono difendere» - INTERVISTA2009-08-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it402009Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Affari Esteri (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Buccaneer? Niente riscatti, la parola di un pirata non vale la mia.<br />
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Il ministro degli Esteri: dovremmo interpretare il rifiuto alla guerra dell’articolo 11 includendo le azioni, anche in armi, che mirano a pacificare.
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«Togliamo il velo dell’ipocrisia. Ragioniamo su un mondo che 35, 40 anni fa, o 61 anni fa quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, non era neanche immaginabile », dice Franco Frattini. Il ministro degli Esteri, in questa intervista, riconosce che per alcuni dei posti nei quali l’Italia manda soldati «parlare di una situazione di pace è come nascondersi dietro a un dito».
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L’aumento degli attacchi ai militari italiani in Afghanistan sta producendo la caduta di remore consolidate, almeno nel linguaggio. Da quando sono laggiù, conferma Frattini dopo La Russa, le pattuglie italiane «subiscono delle perdite, ma i talebani ne subiscono di più». Dunque Frattini è favorevole a varare, come ha proposto ieri sul Corriere il suo collega della Difesa Ignazio La Russa, un codice militare specifico per le missioni internazionali dei soldati italiani, adesso sottoposti al codice militare di pace e non a quello di guerra. <br />
Secondo l’uomo del Popolo della Libertà che Silvio Berlusconi ha voluto alla Farnesina, il nuovo ordinamento potrebbe essere introdotto senza toccare l’articolo 11 della Costituzione che rifiuta la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. D’estate, di fatto, si è aperto un dibattito su una delle questioni più delicate: le norme sulla guerra e la pace. <br />
Il ministro della Difesa sostiene che il codice militare di pace in Afghanistan non basta più.
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<b>Il ministro degli Esteri che ne dice?</b>
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«Concordo. Credo sia sbagliato adattare alla partecipazione di un contingente come quello italiano le regole del codice militare di pace, perché ci possiamo trovare in condizioni in cui questa pace non deve essere soltanto mantenuta, ma portata perché pace non c’è».
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<b>Non è un dettaglio.</b>
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«Qui non si tratta di esercitazioni, bensì di azioni nelle quali davanti a noi ci sono terroristi, talebani, insorti ai quali la pace la dobbiamo imporre perché non c’è ancora. La imponiamo con la legittimazione della Nato, dell’Onu, ma parlare di una situazione di pace è come nascondersi dietro a un dito ».
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<b>Allora perché non il codice militare di guerra?</b>
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«Non lo ripristinerei perché queste missioni hanno come obiettivo la pace anche se al momento non è la realtà».
<p><b>Secondo lei in che cosa dovrebbe differire il codice per le missioni internazionali dal codice militare di pace?</b>
<p>«Introdurrebbe il concetto della pace come obiettivo. Oggi la Costituzione con l’articolo 11 rifiuta la guerra. Dovremmo interpretare quel rifiuto alla guerra includendo anche le azioni propedeutiche al creare la pace».
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<b>Che poi sarebbero azioni in armi.</b>
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«Dovremmo prevedere un codice sulle azioni e missioni che servono a creare la pace, ma non necessariamente si fanno soltanto con azioni civili. Anche con vere azioni militari.<br />
Come i bombardamenti dei cannoni montati sui Tornado o gli atti a cui i nostri vanno incontro quando, attaccati da terroristi, si devono difendere. <br />
Sparano. Non sono azioni di pace, però la preparano».
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<b>Lei dice che l’articolo 11 va interpretato, non toccato. Ma come si fa a introdurre il nuovo codice senza una legge costituzionale?</b>
<p>«L’articolo 11 possiamo interpretarlo, quindi né cambiarlo né integrarlo. C’è chi aggiungerebbe un capoverso ad hoc per disciplinare costituzionalmente queste missioni. <br />
Se c’è accordo sulla sostanza, il livello giuridico lo troviamo: legge costituzionale, legge ad hoc ... <br />
Ciò che conta è far entrare il concetto: se una missione autorizzata dall’Onu prepara la pace o ne crea le condizioni, come in Afghanistan, non necessariamente è una in cui non si combatte».
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<b>E senza un avallo nella Costituzione non può essere un po’ come un condono edilizio, una sanatoria?</b>
<p> «L’articolo 11 fu scritto quando si usciva dalla tragedia della guerra, è ovvio che sia stato molto semplice e chiaro. Nessuno nel ’45 aveva in mente le attuali missioni di pace. Il mondo delle missioni in Libano e in Afghanistan non è quello dei nostri padri costituenti ».
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<b>La Russa, sul codice, ritiene «possibilissima » un’intesa in Parlamento con l’opposizione. Lei?</b>
<p> «Credo si debba cercare, non so se si troverà. Ma abbiamo impegni con Nato e Onu ai quali siamo legatissimi».
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<b>I precedenti non mancano. No?</b>
<p> «Quando l’allora capo del governo Massimo D’Alema fu accusato di aver mandato i cacciabombardieri sul Kosovo prima delle regole dell’Onu noi lo sostenemmo. <br />
C’era un obbligo Nato».
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<b>Ministro, sulla Somalia lei dichiara che per il rilascio della nave Buccaneer l’Italia non ha pagato riscatti. Uno dei sequestratori ha detto alla Reuters: è stato pagato, 4 milioni di dollari.</b>
<p> «Con tutto il rispetto per la stampa estera che riprende queste voci, spero che nessuno al mondo voglia paragonare la parola di un pirata criminale a quella di un membro del governo italiano».
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<b>Vero è che sarebbe strana la rivendicazione di pagamento da parte di uno Stato e che di queste cose se ne occupano i servizi segreti, per loro natura addetti ad azioni inconfessabili.</b>
<p> «Certo, ma in molti casi le rivendicazioni di pagamento ci sono state. Ad esempio dagli armatori. Noi invece lì abbiamo mandato due fregate».
<p> <b>E quale sarebbe la chiave del rilascio?</b>
<p> «Che ci siamo impegnati a fornire al governo somalo strumenti per affrontare alla radice il problema pirateria: programmi di cooperazione, mezzi per la polizia, istruiremo somali a Genova su come pattugliare in mare. Abbiamo offerto al governo un contributo a risolvere il problema, non trattato con i pirati» . <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=N49NI">Corriere della Sera - Maurizio Caprara </a>GIOACCHINO GENCHI: «Un archivio? Leggenda. Sono contatti incrociati tra cellulari di servizio» - INTERVISTA2009-01-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388434<br />
L’archivio Genchi? «Una mistificazione». I milioni di dati in suo possesso? «Leggende. Tanto per cominciare non esistono intercettazioni ma solo tabulati, cioè i contatti di una utenza telefonica con altre utenze». Gioacchino Genchi, il perito informatico custode «del più grande scandalo nella storia della Repubblica» (Berlusconi) e « un pericolo per la sicurezza del Paese» (magistrati di Catanzaro), trova pace un’oretta intorno alle sei di pomeriggio in una giornata dedicata a interviste radio e tivù. È in un albergo nel centro di Roma. L’uomo è di stazza robusta («ciò che temo di più è la dieta a cui cerca di costringermi il mio dietologo»), ha occhi chiari e indossa un gessato scuro, beve un caffè ristretto e molta acqua.<br />
<b>Chi è Gioacchino Genchi?</b><br />
«Ho 48 anni, sono palermitano e laureato in Giurisprudenza, sono cresciuto in polizia avendo come punti di riferimento uomini che si chiamavano Parisi, Masone e La Barbera. Sono sempre stato un esperto di tecnologie e nel 2000, per evitare conflitti di interesse, ho preso una aspettativa sindacale (difende i poliziotti, ndr) e ho aperto un ufficio per le consulenze alle procure».<br />
<b>Secondo un rapporto del Ros dei carabinieri trasmesso al Copasir lei ha archiviato 578 mila dati record anagrafici (telefonate), 1.042 tabulati relativi a 392 mila persone fisiche. Non sembra «una mistificazione».</b><br />
«Qualcuno si diverte a dare i numeri. Nell’ambito dell’inchiesta “Why not” di cui era titolare il pm De Magistris, su sua delega, ho acquisito 792 tabulati relativi a 641 utenze e 151 apparati Imei (il numero del telefono senza la scheda, ndr)».<br />
<b>Come è possibile questa differenza di cifre?</b><br />
«Perchè sviluppando tabulati e singole utenze, cioè lavorando e cercando di capire cosa si è mosso intorno a un numero di telefono in un certo periodo in cerca di indizi e prove, i numeri sono aumentati».<br />
<b>Si spieghi meglio.</b><br />
«Il magistrato mi incarica con un quesito di acquisire, elaborare e analizzare i dati relativi a una persona utile alle indagini. Nell’inchiesta Poseidon (fondi per l’ambiente in Calabria, ndr) e Why not (truffa alle Ue, ndr) parliamo di imprenditori in contatto con politici locali e nazionali e magistrati e uomini delle forze dell’ordine. Non è colpa mia se queste persone utilizzano centinaia di volte per fini personali e impropri il cellulare di servizio».<br />
<b>Quindi lei, nel suo ufficio di Palermo, dispone di queste migliaia di dati?</b><br />
«Ne dispone la procura. E io in quanto perito, oppure testimone o, anche, parte offesa».<br />
<b>
9 anni di attività e decine di processi. Quanto materiale ha archiviato?</b><br />
«Quando cessano le esigenze processuali butto tutto via. Conservo solo le mie relazioni che sono mia proprietà intellettuale».<br />
<b>Perchè tra i tabulati ci sono anche quelli di persone estranee alle indagini come l’ex capo del Sismi Pollari, l’ex capo della polizia De Gennaro, politici come Prodi e Mastella, Cesa o Minniti? La lista è lunga.</b><br />
«E comprende anche magistrati. Ma di questi non si parla. Comunque, arriviamo a Pollari, quando non è più capo del Sismi, perché analizziamo l’utenza del generale della Finanza Cretella che fu perquisito in Poseidon. De Gennaro non c’è. Indagavamo su una grave fuga di notizie su Fortugno e strage di Duisburg».<br />
<b>Prodi e Mastella e altri politici sì. E non ha chiesto l’autorizzazione.</b><br />
«Se fossero state utenze con prefissi riconducibili a Camera, Senato, Palazzo Chigi, ancora di più alla nostra intelligence, lo avrei fatto. Invece i parlamentari usano anche decine di utenze tramite società esterne. Insomma, non posso sapere a priori chi vado a vedere».<br />
<b>Nei tabulati è andato indietro anche di due anni. Grave, non crede?</b><br />
«Se avessimo potuto saremmo andati ancora più indietro. I fatti reato cominciano nel 2000, quando in Calabria c’è il passaggio delle consegne tra il presidente Chiaravalloti (Fi) e Loiero (centrosinistra) e quest’ultimo fa fuori l’imprenditore Saladino. Noi cominciamo ad acquisire nel 2005...».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KKWFR">l'Unità - Claudia Fusani</a>GIOACCHINO GENCHI: «Ecco i segreti del mio archivio. I veri scandali li hanno fatti altri» - INTERVISTA2009-01-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388420<br />
SCANDALO? «Lo scandalo - ribatte il perito Gioacchino Genchi, nel mirino del premier Berlusconi per il maxi-archivio di utenze telefoniche - lo dà piuttosto chi si intesta decine di utenze coperte dal segreto parlamentare e le dà agli amici».
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Gioacchino Genchi è l’uomo del giorno. È il perito nel mirino delle polemiche, il grande esperto dell’inchiesta Why Not di Luigi De Magistris, l’uomo indicato da Silvio Berlusconi come «la persona che ha messo sotto controllo 350 mila telefoni». E il suo archivio, per il presidente del Consiglio, è «il più grande scandalo della storia della Repubblica». Lui non ci sta. E insiste ancora: «Forse sono altri che danno scandalo. Ad esempio quel parlamentare che ha intestato a suo nome decine di schede telefoniche e le ha distribuite ai suoi conoscenti. Schede che giravano per tutta la Calabria e che non si potevano controllare, perché erano coperte dal segreto parlamentare».
<br />
<b>Chi è questa persona?</b><br />
«Sono pronto a dirlo non appena la Commissione Antimafia mi convocherà».<br />
<b>Non poteva essere sempre lui ad utilizzarle?</b><br />
«No. C’è la prova provata. Ha partecipato a una votazione in Parlamento. E non poteva essere coperto da un “pianista”, perché era una votazione ad appello nominale. Eppure, mentre lui era a Roma a votare, altre schede telefoniche a suo nome avevano contatti inquietanti in Calabria. Ma non si sarebbero mai potute intercettare se non chiedendo l’autorizzazione alla sua Camera. Come dire? A quel punto non sarebbe servito a nulla».<br />
<b>Ecco. L’hanno accusata di aver intercettato senza autorizzazione il telefono dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella.</b><br />
«Premessa: io non ho mai fatto intercettazioni in vita mia. Ho solo controllato dei numeri di telefono e dei tabulati. Cioè ho ricostruito chi parlava con chi. Ma mai ho ascoltato una telefonata in vita mia».<br />
<b>Però il caso Mastella l’ha tenuto sulla corda...</b><br />
«Il Ros dei carabinieri non ha saputo nemmeno acquisire correttamente l’intestatario dell’utenza cellulare di Mastella, che non era da tempo intestata alla “Camera dei Deputati” ma al Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ndr) quando ne sono stati acquisiti i tabulati. Mai e poi mai avrei potuto ipotizzare o supporre, quando ho acquisito il tabulato, che quel numero fosse di Mastella. Peraltro non mi sarebbe servito a nulla. Posto che avessi voluto dimostrare i contatti di Mastella con Saladino (Antonio, imprenditore e tra i protagonisti della vicenda giudiziaria di Why Not, ndr), questi sarebbero già emersi dal tabulato di quest’ultimo».<br />
<b>
Poi c'è la vicenda delle utenze riservate dei servizi segreti che sarebbero contenute nel suo archivio.</b><br />
«Mi è sembrato sin da subito che preludesse ad un tranello l’equivoca ed indeterminata asserzione del dottor Dolcino Favi (il procuratore generale di Catanzaro che ha avocato l’inchiesta Why Not, ndr) secondo cui io avrei detenuto “documentazione riservata ed in un caso almeno anche classificata”».<br />
<b>Non era così? Non ha controllato l’utenza di uomini dell’intelligence?</b><br />
«Non ho eseguito alcuna acquisizione di tabulati dell’utenza cellulare riferita a Massimo Giacomo Stellato (capocentro del Sismi a Padova, ndr) e indicata nella delega del dottor Favi al Ros. E non ho mai nemmeno rilevato l’utenza, nemmeno in modo indiretto, nei tabulati da me acquisiti, fino al momento della revoca dell’incarico».<br />
Un numero di telefono, quello di Stellato, che il Secolo XIX ha provato a comporre. Risulta però disattivato.<br />
<b>Genchi, quella dei numeri riservati degli 007 è però una delle accuse che le viene rivolte con maggior clamore.</b><br />
«In questi giorni si sono aggiunte non poche inesattezze sul numero dei tabulati da me acquisiti, come quelle sulle “utenze coperte dal Segreto di Stato”. Che ancora non capisco come avrei potuto individuare. Sempre che esista un “Segreto di Stato” sui numeri telefonici».<br />
<b>Non esiste?</b><br />
«Hanno forse un prefisso particolare? Hanno una intestazione particolare? C’è qualche indicazione che mi è sfuggita e che fa riferimento al “Segreto di Stato”?».<br />
<b>Sull’ampiezza del suo dossier? Del suo archivio “segreto”?</b><br />
«Sul numero delle utenze acquisite, 792, debbo precisare che in capo a diversi soggetti è stata accertata la disponibilità di diverse utenze telefoniche, con le quali sono state nel tempo utilizzate decine e decine di Imei, con l’ulteriore utilizzazione di decine e decine di altre sim. Quasi sempre intestate a soggetti terzi, appartenenti cioè a reti straniere, o intestate ad Enti, alla Regione Calabria ed altri uffici. È conseguita un’acquisizione di dati di traffico assolutamente ridotta e selettiva».<br />
<b>Però questa “selezione” poi si è ampliata...</b><br />
«Si è stati costretti ad ampliarla solo dopo le acquisizioni della Procura della Repubblica di Reggio Calabria sulle gravissime fughe di notizie sulle indagini sull’omicidio Fortugno e sulla strage di Duisburg, la faida di San Luca. Anche a seguito delle vibrate denunce del Procuratore Nazionale Antimafia».<br />
<b>Il suo, insomma, è stato solo estremo scrupolo professionale.</b><br />
«In un procedimento penale non si può certo indugiare con dei pressapochismi nell’attribuzione di una data utenza ad un dato soggetto, specie quando possono discendere delle conseguenze. Ricordo un paio di casi».<br />
<b>Quali sono?</b><br />
«Quello delle indagini sulla cosiddetta banda della Magliana. Danilo Abbruciati, esponente di spicco della criminalità romana, era ritenuto autore dell’attentato al vicepresidente del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone. Da controlli frettolosi risultò che Abbruciati avesse chiamato, prima dell’attentato, il procuratore generale della Cassazione Ferdinando Zucconi Galli Fonseca».<br />
<b>Risultò poi che non era così.</b><br />
«Ma la vicenda ha suscitato interventi parlamentari, atti di sindacato ispettivo, interventi del Csm, impugnative del Procuratore generale della Cassazione, decisioni delle Sezioni Unite, iniziative disciplinari del Ministro della Giustizia, oltre alle polemiche politiche, alle querele ed agli strascichi giudiziari e parlamentari, protrattisi per quasi venti anni. Sta di fatto che le indagini hanno dissipato ogni sospetto su Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, escludendo in modo categorico l’esistenza di contatti telefonici con l’Abbruciati. Poi c’è il caso Biagi».<br />
<b>Marco Biagi, ucciso dalle Br.</b><br />
«Come si ricorderà, prima di essere ucciso aveva denunciato di avere ricevuto delle minacce telefoniche. Biagi aveva pure informato vari politici, oltre al Presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, al sottosegretario al ministero del Welfare, Maurizio Sacconi, a Stefano Parisi, direttore di Confindustria, a Roberto Maroni, ministro del Welfare, al prefetto di Bologna Sergio Iovino. Nessuno lo ha scritto, in molti lo hanno pensato e qualcuno lo ha pure detto (incautamente). Biagi stava passando per un mitomane, che aveva denunciato le minacce per avere la scorta e beneficiare di alte considerazioni».<br />
<b>Non fu così, evidentemente.</b><br />
«Mesi dopo l’omicidio e le dimissioni del ministro Claudio Scajola si è scoperto che gli accertamenti svolti sui tabulati delle utenze erano stati fatti in modo errato e parziale e che le telefonate di minaccia vi erano state, proprio come le aveva denunciate il consulente , senza essere creduto».<br />
<b>Poteva essere evitato, quell’omicidio.</b><br />
«A parte le sorti politiche del ministro Scajola, costretto alle dimissioni per delle dichiarazioni che mai avrebbe fatto se fosse stato correttamente informato, penso a come si sarebbe potuto certamente evitare l’omicidio del professor Biagi, se le autorità di pubblica sicurezza di Bologna e di Roma fossero state correttamente informate sulle telefonate».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KKHPO">Il Secolo XIX - Marco Menduni</a>Marco PERDUCA: Guantanamo: non si tratta di nuovi Ocalan, ma di innocenti vittime della guerra al terrorismo di Bush2008-12-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383175Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Phnom Penh, 24 dicembre 2008<br />
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Occorre che la Farnesina contatti immediatamente tanto il Portogallo e la Germania che gia' si sono resi disponibili, come l'Albania e la Bosnia nei mesi scorsi, ad accettare alcuni dei detenuti di Guantanamo, per capire di che tipo di casi stiamo parlando. A quanto si apprende dalla lettera inviata dal Ministro degli Esteri portoghese Amado e si capisce dagli articolo apparsi da giorni sulla stampa italiana e internazionale, gli Stati uniti sono alla ricerca di paesi che possano ospitare individui che non sono stati trovati colpevoli di alcuni crimine ma che, se trasferiti sul suolo americano, potrebbero fare - giustamente - causa al Governo di Washington. Ora, fermo restando che un giorno andranno ben evidenziate ed affrontare le responsabilita' del modo con cui si e' risposto agli attacchi dell'11 di settembre, e' urgente sostenere la decisione del Presidente eletto Obama di smantellare Guantanamo, offrendo ospitalita' umanitaria a persone che, come per esempio gli uiguri, potrebbero essere maltrattate una volte rimpatriate in Cina.
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Approfondire, far emergere anche questa verita' troppo spesso liquidata o dimenticata per non interferire con la guerra alle organizzazioni terroristiche, e' quanto un paese democratico dovrebbe perseguire. Sapra' l'Italia essere all'altezza della sua tradizionale ospitalita'?
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Al ministero citano il caso dei terroristi palestinesi ospitati in Italia per chiudere la crisi della Basilica della Natività tra Israele e i palestinesi: "Ne stiamo pagando ancora il peso economico e di attenzione dei nostri servizi di sicurezza, così come per anni abbiamo pagato il prezzo per aver ospitato in Italia il curdo Ocalan". Frattini nelle discussioni con i suoi collaboratori ha fatto notare che in Italia mancano i tribunali speciali e la legislazione eccezionale che permetterebbe di mantenere in Italia dei presunti terroristi che non sono stati condannati da nessun tribunale riconosciuto da Roma. "Certo, prima o poi gli americani potrebbero chiedercelo", dice un ambasciatore, "ma davvero andarci a cercare una bomba terroristico-giudiziaria del genere è qualcosa che l'Italia non ha nessuna intenzione di fare, non vogliamo un caso Ocalan moltiplicato per dieci.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=134513">Radicali.it</a>Silvio BERLUSCONI: Per Contrada trattamento inaccetabile.2008-01-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it327871Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Consigliere Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: FI) - Consigliere Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: FI) <br/><br/>Il leader azzurro Silvio Berlusconi appoggia la richiesta di senatore azzurro Lino Iannuzzi di una Commissione d'inchiesta sulla vicenda di Bruno Contrada. In collegamento telefonico con Neveazzurra di Roccaraso (Aq) il cavaliere ha sostenuto che 'non si puo' pensare che un servitore dello Stato, condannato con le accuse di chi ha contribuito a far arrestare sia dimenticato e trattato in questo modo. Sono cose che non possiamo accettare'.<br/>fonte: <a href="http://www.agi.it/politica/notizie/200801131230-pol-rt11009-art.html">AGI</a>