Openpolis - Argomento: mediasethttps://www.openpolis.it/2013-08-02T00:00:00ZGiorgio NAPOLITANO: La strada maestra è il rispetto verso la magistratura2013-08-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it703642Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
"La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge".
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"In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all'attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l'on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=38015">www.quirinale.it</a>Furio COLOMBO: Rai, Schifani il fuorilegge2012-07-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646616Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Paolo Amato era un senatore Pdl membro della Commissione di Vigilanza Rai. In queste ore era chiamato, con i suoi colleghi di destra e di sinistra, a indicare e votare alcune persone, presumibilmente con qualche titolo e qualche valore in qualche campo,
per comporre il nuovo consiglio di amministrazione della Rai. Questo piccolo, modesto intervento parlamentare nella storia italiana, non è mai avvenuto.
<p>Il sen. Paolo Amato non ha scelto né votato nessuno perché al momento di votare non c’era più.<p>
Era accaduto che il suo partito l’aveva improvvisamente rimosso per
divergenza di idee: non aveva indicato e non avrebbe votato la stessa
persona imposta dal suo partito. C’è però una fastidiosa complicazione: la Costituzione stabilisce che i parlamentari sono eletti “senza vincolo di mandato”.
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Provvede subito il presidente del Senato. Rimuove subito e sostituisce
un membro della Commissione di Vigilanza Rai sgradito a Berlusconi.
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La prima, ferma protesta, anche piuttosto rude, è di Gianfranco Fini,
che vede e denuncia la rottura del gioco. Formalmente, infatti, è il
presidente di ciascuna Camera che (ovviamente su indicazione dei
partiti) nomina e assegna i componenti delle Commissioni. Il potere di
nomina non comprende il potere di revoca. La revoca non esiste.
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In un articolo della legge che istituisce la Commissione, si dice che
l’incarico cessa soltanto per dimissioni, per sopraggiunto incarico di
governo, o per fine legislatura. Infatti, nei Parlamenti democratici
qualsiasi possibilità di rimozione di una persona eletta da una
commissione parlamentare configurerebbe un limite alla libertà dei
suoi componenti, qualunque sia la ragione, salvo richieste della
magistratura, se accolte dal voto degli altri parlamentari.
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<b>Ricostruiamo la sequenza.</b>
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Il senatore Amato, del Pdl, viene mandato in Commissione di Vigilanza con precise istruzioni. Prima di votare annuncia che non seguirà quelle istruzioni, che ha altro in mente. Fa il nome di una persona di buone credenziali culturali, attualmente
alla guida dell’Istituto Sturzo. Niente di rivoluzionario, ma non è questo il punto.
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Bolle ben altro in pentola per gli interessi del gruppo Berlusconi- Mediaset, altro che la buona reputazione culturale. Poiché Amato appare persuaso di questa sua candidata, che farebbe mancare un voto indispensabile ai piani già predisposti non dal
Senato, non dalla Commissione di Vigilanza Rai, ma negli uffici di
Merdiaset (di cui la Commissione si vuole che sia il vero organo
tutelare) occorre rimuovere il senatore che non sta al gioco.
<p>A un lavoro sporco di questo genere di solito provvede il Gruppo, tanto più
che il Gruppo dei senatori Pdl è presieduto da uno fidato come
Gasparri, che darebbe l’anima (anzi, l’ha data e non solo quella) per
essere il nuovo Dell’Utri o il nuovo Previti di Berlusconi (il suo
Provenzano no, non gli piace il 41 bis).
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Ma l’intervento del Gruppo, che può agire solo con un adeguato misto
di minaccia e promessa per arrivare a una decisione “spontanea” è
troppo lungo, chiede troppo tempo.<p>
Serve l’autorità insindacabile del presidente del Senato. Non può farlo ma lo fa.
E lo fa, nel giro di un po’ meno di un’ora, con autorità indiscutibile
e inesistente. Rutelli, nella stessa seduta d’emergenza del Senato, formula questa
accusa: “È come fare irruzione in un seggio elettorale e fermare
qualcuno mentre sta per votare”.
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La differenza grave, nel caso di cui stiamo parlando, è che il voto che viene fatto mancare d’autorità, è il voto decisivo.
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Questo è accaduto il giorno 4 luglio. Il 5 luglio, verso sera, Schifani si precipita in aula e si difende con una affermazione curiosa. Dice: “Non ho fermato la mano del senatore mentre stava votando. L’ho fatto prima.” Non si vede che cosa cambi.
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Glielo dicono i senatori Pardi e Zanda. Schifani, seconda carica dello
Stato, non poteva prendere quella decisione che ha falsato il voto.
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La vera giustificazione, che Schifani non può esibire in Senato è che
il Pdl, partito di Berlusconi, di Merdiaset e il conflitto di
interessi che non dorme mai, hanno esigenze e ragioni che non possono
essere negoziati, meno che mai, discussi e spiegati in Parlamento.
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Ne consegue che l’intera operazione “elezione del nuovo consiglio di
amministrazione della Rai” è avvenuta fuori dalla legge, in violazione
della Costituzione, e agli ordini esclusivi di Pompetta Berlusconi,
eseguiti dal presidente del Senato.<p>
<a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/05/paolo-amato/cda-rai-%C2%ABfatto-fuori-democratici-pi%C3%B9-liberi-di-noi%C2%BB-intervista/646592"><b>Qui l'intervista al senatore Paolo Amato: «Fatto fuori, democratici più liberi di noi»</b></a>
<p><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HAH5R">il Fatto Quotidiano</a>Corrado Passera: «La rotta del governo non va modificata» - INTERVISTA2012-04-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626690Alla data della dichiarazione: Ministro Sviluppo economico- Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti<br/><br/><br />
<b>Ministro, il clima però è peggiorato. La sensazione crescente è che i veti incrociati possano bloccare l’azione del Governo. Quanto potrete andare avanti nella palude dei veti incrociati?</b>
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«Io invece sono convinto che l'azione riformatrice del Governo Monti possa e debba andare avanti. Finora abbiamo portato a casa tutto ciò che abbiamo proposto e in più occasioni con dei miglioramenti da parte del Parlamento. Per rilanciare il nostro Paese le riforme devono continuare, la rotta impostata non deve essere modificata anche se il mare è molto mosso. Insieme al Parlamento e alle parti sociali abbiamo già superato scogli difficilissimi e varato riforme impensabili solo qualche mese fa. Questo lavoro continuerà, ne sono certo, soprattutto a favore della crescita. Dobbiamo creare le condizioni per cui si creino posti di lavoro: il lavoro è la prima delle preoccupazioni della gente e deve essere la prima preoccupazione della politica».
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<b>Ma se vi impedissero di lavorare non dovreste prenderne atto e andare a casa?</b>
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«Non vedo e non mi aspetto comportamenti di questo genere. Al di là degli interessi di questa o quella parte politica o sociale, vi è una diffusa convinzione che siamo già andati vicino al disastro una volta e che solo con grande determinazione e senso di responsabilità possiamo evitare di ritrovarci tutti nella stessa situazione».
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<b>I dati sull'economia sono brutti e con conseguenze drammatiche, da gennaio 23 imprenditori si sono uccisi a causa della crisi...</b>
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«Casi umani drammatici che dobbiamo comprendere fino in fondo, perché rappresentano le situazioni più diverse. I dati dell’economia sono quelli che ci aspettavamo e sulla base dei quali abbiamo costruito il piano di salvataggio e l’agenda della crescita. Stiamo avvicinandoci al momento più difficile perché oggi si sommano gli effetti della recessione, gli effetti psicologici e finanziari nelle tasche dei cittadini del riassetto dei conti pubblici, gli effetti di una gestione del tutto inadeguata della crisi a livello europeo, mentre in pochi mesi non si possono ancora avere gli effetti né della spending review, né del recupero dell’evasione, o di eventuali privatizzazioni. Dobbiamo accelerare tutte le riforme e tutti gli interventi per uscire dalla recessione partendo dalle priorità della gente e delle imprese. Possiamo uscire dalla recessione prima di quanto pensino i pessimisti valorizzando le indubbie forze del sistema Italia».
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<b>Finora sembrano emergere debolezze, quali forze intende?</b>
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«Ci confermiamo uno dei Paesi più forti e in crescita in tema di esportazione e continuiamo ad avere migliaia di aziende che crescono in tutto il mondo, complessivamente famiglie e imprese non sono sovra indebitate e non dobbiamo smaltire bolle finanziarie e immobiliari. Abbiamo inoltre un sistema di protezione sociale che la gran parte dei cittadini del mondo si sognerebbero».
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<b>Perché allora in questi ultimi dieci anni siamo cresciuti meno di tutti gli altri e continuiamo ad avere la maglia nera della crescita? Cosa proporrà al vertice di martedì con i leader della maggioranza?</b>
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«Quel vertice serve per fare il punto delle cose fatte, dei progetti in corso di realizzazione e di quelli che andremo a realizzare. I dati medi del Paese, come sa, nascondono opposti in tutti i campi. Abbiamo regioni e province - non solo al Nord - al top della classifica europea dell’attività economica, della ricerca, dell’internazionalizzazione, della sanità ed altre in fondo alla classifica. L'Agenda per la crescita, che è già parte integrante del Salva-Italia, Cresci-Italia e mercato del lavoro, intende incidere strutturalmente su tutti i fattori di forza e di debolezza del nostro Paese e su ogni capitolo le azioni concrete sono già in corso: dalle liberalizzazioni alle regole sul lavoro, dall’innovazione - dove stiamo ridisegnando gli incentivi - alla internazionalizzazione - dove si sta completando il rilancio dell'Ice - dai costi dell’energia alle semplificazioni. Ma oltre agli interventi strutturali che portano crescita sostenibile nel medio periodo vogliamo far affluire risorse nell’economia anche nel breve termine».
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<b>E come?</b>
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«Innanzitutto accelerando infrastrutture grandi e piccole: dalle autostrade ai porti, dalle metropolitane alle reti di telecomunicazione di nuova generazione, dal piano casa al piano scuola. Aver sbloccato circa 25 miliardi di cantieri - chiaramente identificati e con la possibilità di seguirne l'evoluzione, uno a uno, su un sito dedicato del ministero on line tra pochi giorni - è stata una operazione non facile. I 25 miliardi - dei quali oltre dieci al Sud - diventano almeno 50 entro l’anno. In molti casi abbiamo dovuto risolvere problemi di risorse, in altri casi stiamo risolvendo problemi procedurali e di contenzioso infiniti. Prenda ad esempio il caso della nuova Pontina: i soldi ci sono, dobbiamo risolvere il contenzioso che li blocca da anni e far partire i lavori».
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<b>Ci sono anche il gravissimo problema delle banche che non finanziano le imprese e quello della pubblica amministrazione che non paga le aziende fornitrici. Lei ha convocato i banchieri giovedì...</b>
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«E infatti un’altra macro operazione riguarda il credito e lo scaduto: 20 miliardi di garanzie di credito alle piccole e medie imprese sono state tra i primi interventi del Salva Italia insieme ai 13 miliardi di riduzioni fiscali per le aziende che aumentano le loro risorse patrimoniali e che crescono. Sul rientro dello scaduto - sia tra privati che tra Pubblica Amministrazione e privati - siamo già intervenuti normativamente su tutta la filiera dell’agroalimentare, adotteremo in anticipo sulle scadenze europee la direttiva che costringerà tutti a pagare entro 30-60 giorni, pubblico compreso, e abbiamo già messo a disposizione 6 miliardi per cominciare a pagare i debiti delle Amministrazioni centrali. Con il Tesoro e l’Abi puntiamo ad aiutare le piccole e medie imprese a rientrare dal debito forzoso dovuto allo scaduto per almeno qualche decina di miliardi».
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<b>L'effetto delle liberalizzazioni quando si vedrà?</b>
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«Certi interventi avranno effetti a breve, altri più a lungo. La separazione di Snam da Eni, che contribuirà all’apertura del mercato del gas, è questione di pochi mesi. L'obbiettivo è di ridurre in prospettiva la bolletta degli Italiani. La liberalizzazione del trasporto pubblico locale è destinato a rivoluzionare un intero settore che tocca la qualità della vita e del lavoro di decine di milioni di italiani ogni giorno e che oggi, per inefficienze e pigrizie politiche accumulate, costa più di 10 miliardi alle casse pubbliche, e quindi al contribuente. Alcune gare si svolgeranno già quest'anno nelle Regioni più virtuose. Mi aspetto la partecipazione dei migliori operatori europei. In campo ferroviario abbiamo in corso anche un rinnovamento del materiale rotabile circa 3 miliardi, ma siamo solo all’inizio».
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<b>Ma tutto questo come si finanzia? Nuove tasse? Siete il governo che ha già portato ai massimi la pressione fiscale...</b>
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«Le tasse sono già molto alte, per chi le paga, e appena possibile - anche facendole pagare a tutti - l’obbiettivo sarà, se mai, di ridurle. L'agenda per la crescita deve finanziarsi soprattutto con recupero di evasione, riduzione di sprechi e di spese meno utili, valorizzazione di attivi pubblici, attrazione di fondi privati sui progetti infrastrutturali, miglior uso dei fondi europei».
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<b>Non si può utilizzare il tesoretto della lotta all’evasione fiscale per abbassare le tasse?</b>
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«L’uso del tesoretto - quando ci sarà - verrà deciso dal presidente Monti e dal Consiglio dei ministri. Ma è ovvio che uno dei modi più intelligenti di usare il ricavato della lotta all’evasione è quello di ridurre le tasse a chi ne paga già tante e ai redditi più bassi».
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<b>E’ possibile allentare la pressione fiscale con in Pil in picchiata che rende già arduo il pareggio di bilancio nel 2013?</b>
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«L’obiettivo degli obiettivi è garantire al mondo che noi manterremo il bilancio in pareggio. Questo è irrinunciabile, altrimenti finiamo in una situazione come la Grecia. Se perdiamo la credibilità di avere i conti sotto controllo, schizza in alto lo spread e con lui gli interessi che tutti paghiamo, famiglie, imprese e Stato, l’Italia non riceve più credito e qualsiasi agenda per la crescita diventa impossibile. Ma è chiaro che appena avremo le risorse punteremo anche ad abbassare le tasse».
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<b>Qual è il capitolo della sua agenda per la crescita al quale tiene di più?</b>
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«Forse quello delle start up. Mettere in condizione giovani - e meno giovani - di creare nuove imprese, di realizzare loro sogni, di innovare sfruttando le enormi possibilità che la web economy crea in tutti i settori, significa tirar fuori il dinamismo latente che la nostra società ha sempre prodotto e continua a produrre. Abbiamo messo insieme alcune delle persone più in gamba e con più esperienza per individuare e introdurre in pochi mesi quei cambiamenti che servono per rendere più facile fare impresa».
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<b>Punta tanto sulla spending review. Proviamo a dare sostanza a questo intervento sui conti?</b>
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«Dalle grandi cose: oggi quasi ogni amministrazione ha suoi sistemi informativi con centuplicazione di spese che si potrebbero mettere in sinergia, oppure spendiamo oltre 10 miliardi di affitti mentre abbiamo migliaia di immobili di proprietà pubblica malamente utilizzati, ma sono solo esempi. Alle piccole cose che però moltiplicate per cento o per mille potrebbero fare la differenza. Nel ridisegnare le strutture di mia diretta pertinenza nei due ministeri che dirigo abbiamo ridotto del 30% gli addetti e del 50% le automobili».
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<b>Di valorizzazione di attivi pubblici hanno parlato in tanti in passato con pochi risultati.</b>
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«Il lavoro in corso sta per dare risultati molto concreti e vede la Cassa depositi e prestiti svolgere ruoli importanti. Ma quando si parla di attivi pubblici si parla anche, per esempio, di frequenze».
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<b>Il famoso addio al «beauty contest». Mediaset non l’ha presa bene.</b>
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«Abbiamo messo a punto una soluzione equilibrata che evita di cedere gratuitamente beni pubblici di valore e ci permetterà di chiudere una infrazione europea che dura da troppi anni».
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<b>Basteranno 13 mesi per completare la riforma del Paese? Oppure servirà un vostro impegno anche dopo le elezioni?</b>
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«In oltre un anno di lavoro comune si possono impostare e realizzare tante riforme e mettere in moto un percorso virtuoso dell’economia. E’ chiaro che per ricostruire tutte le condizioni per la crescita in un Paese che da 10 anni non cresce, bisognerà impegnarsi per molti anni ancora. E questo sarà l’impegno di chiunque avrà le leve del governo nei prossimi anni».
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<b>Potreste essere ancora voi?</b>
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«La politica non è sostituibile da nessuna forma di tecnocrazia».
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<b>C’è chi sostiene che il montismo rappresenti la resa dei partiti, incapaci di riformare il Paese perché assillati dalla ricerca del consenso. E’ d’accordo?</b>
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«Questo governo composto da tecnici nasce su iniziativa del Presidente Napolitano per affrontare una grave emergenza, in un momento di forte difficoltà della politica. Il nostro Paese deve fare riforme da troppo tempo rimandate e bisogna farle con ottica di bene comune, senza guardare a scadenze elettorali».
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<b>Il bipolarismo può avere aggravato la sindrome populista?</b>
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«Da cittadino e non da ministro credo si possa dire che forzare il sistema politico a creare coalizioni di governo troppo disomogenee tra di loro non ha aiutato la governabilità».
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<b>Lei è un lombardo. La crisi del berlusconismo e della Lega lasciano senza rappresentanza la questione settentrionale?</b>
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«La politica deve sapere interpretare le energie del Nord e molti partiti non sono riusciti in questa missione. L'Italia è fatta di situazioni diversissime. E' una nostra forza per certi versi, certamente è fonte di complessità gestionali e di governo. Disegnare un federalismo efficace rientra, a mio parere, tra le priorità. Il caso di molte regioni, province e città del Nord, del Centro e del Sud dimostrano che l'Italia nel suo insieme ha un enorme spazio di miglioramento sia al Nord, che al Centro che al Sud. L'assetto politico certamente anomalo che ci siamo dati per questo periodo difficile va sfruttato fino in fondo». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilmessaggero.it/stampa_articolo.php?idapp=47414">Il Messaggero.it</a>Claudia Porchietto: Soddisfazione per l'accordo raggiunto sul proseguo di Centovetrine2012-01-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it623438Alla data della dichiarazione: Consigliere Provincia Torino (Gruppo: FI) - Assessore Regione Piemonte (Partito: PdL) <br/><br/><br />
“Sono molto soddisfatta per l’accordo raggiunto sul proseguo di Centovetrine: l’auspicio è che l’accordo non si fermi ad un anno che Mediaset e la società Mediavivere si metta al lavoro anche su nuovi format da sviluppare sempre negli studi di Telecittà”.
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“Negli ultimi anni, complice anche l’immagine della Torino olimpica Torino e il Piemonte in genere sono tornati ad essere set di numerose fiction e film: questo ha generato importanti ricadute occupazionali che sicuramente vanno tutelate. Da non sottovalutare poi la crescita all’ombra della Mole di una serie di professionalità legate al mondo dello spettacolo che devono essere da stimolo per la politica a puntare su di loro. Oggi con il rinnovo di Centovetrine si sono salvati 150 posti di lavoro lanciamo però un appello affinché Rai e Mediaset continuino a privilegiare il Piemonte anche per nuove produzioni”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.claudiaporchietto.it/ufficio-stampa/comunicati-stampa/tv-porchietto-soddisfazione-per-l%e2%80%99accordo-raggiunto-sul-proseguo-di-centovetrine/">www.claudiaporchietto.it</a>David-Maria SASSOLI: Mediaset: la corte UE chiede che rimborsi gli aiuti per i decoder2011-07-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590438Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/>Per <b>David Sassoli</b>, capogruppo PD al Parlamento Europeo, "respingendo il ricorso di Mediaset, i giudici europei confermano definitivamente la decisione della Commissione Europea che aveva contestato al governo Berlusconi di avere avvantaggiato le TV del Biscione incentivando con soldi pubblici l'acquisto di decoder digitali terrestri. Si tratta di una sentenza largamente annunciata vista la palese violazione - da sempre denunciata dagli esponenti del PD - della normativa europea in materia di concorrenza. Ancora una volta questa sentenza dimostra come il conflitto di interessi di Berlusconi abbia causato all'Italia anni di malgoverno e di sprechi economici"
<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/economia/2011/07/28/news/mediaset_decoder-19726530/?ref=HREC1-3">Repubblica</a>Marco CAPPATO: Denunciato alla procura Berlusconi e i direttori dei TG che hanno trasmesso le sue pseudo interviste2011-05-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572829<br />
Depositato una denuncia alla Procure della Repubblica di Roma e di Milano contro Berlusconi ed i direttori dei TG che venerdì 20 maggio hanno trasmesso le pseudo-interviste registrate del Presidente del Partito del Popolo della Libertà.
<p>Al riguardo la dichiarazione: “Si è trattato di spot analoghi a quelli, celebri, che Berlusconi inscenava per Forza Italia sino a quando è entrata in vigore la legge n. 28 del 2000; mancava solamente la foto di famiglia in bella vista sulla scrivania.
<p> L'occupazione delle TV da parte di Berlusconi non è cosa alla quale si può rimediare con dei semplici spazi di riparazione, ne può essere sufficiente l'intervento dell'AGCOM. Fatti così gravi debbono essere valutati anche in sede penale, come da tempo sottoponiamo alla Procura di Roma”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/comunicati/20110523/bonino-cappato-denunciano-alla-procura-berlusconi-direttori-dei-tg-che-hanno-tra">radicali.it</a>David-Maria SASSOLI: Agcom? I cittadini pagano la campagna elettorale del premier2011-05-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572816Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
''Ok le multe, ma il riequilibrio quando arrivera', ad urne chiuse?''. E' quanto chiede in una nota il capogruppo del Pd al Parlamento europeo, <b>David Sassoli</b>, commentando la notizia delle sanzioni stabilite da AgCom.
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''La decisione dell'AgCom conferma quello che avevamo denunciato - aggiunge <b>Sassoli</b> - ma non va oltre le sanzioni economiche, che nel caso specifico si trasformano in una voce della campagna elettorale di Silvio Berlusconi pagata dai cittadini''.
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''Di fronte alla presa d'atto che c'e' stata una vilolazione, l'azienda del servizio pubblico adotti immediatamente criteri di riequilibrio alle spudorate interviste del presidente del Consiglio, dando la parola ai candidati a sindaco del centrosinistra'', prosegue Sassoli, secondo cui ''il crollo del centrodestra rischia di trascinare con se' anche il servizio pubblico radiotelevisivo, l'azienda intervenga prima che sia troppo tardi''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-ELEZIONI__SASSOLI__AGCOM__CITTADINI_PAGANO_CAMPAGNA_ELETTORALE_PREMIER-1019977-POL-1.html">ASCA</a>Roberto ZACCARIA: Con le interviste di ieri Berlusconi straccia la par condicio2011-05-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572590Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
Le interviste videomessaggio a reti unificate di ieri hanno segnato una pagina nuova e inquietante. Berlusconi ha disapplicato, stracciato la legge sulla par condicio senza farsi neppure scrupolo di passare in Parlamento per l’abrogazione.
<p> Noi abbiamo fatto tre ricorsi insieme a tutte le opposizioni. Uno sullo squilibrio mostruoso tra i leader politici, nel pieno della campagna elettorale su cinque tg, due pubblici (TG1 e TG2) e tre privati (TG4,TG5 e Studio aperto).
<p> Un secondo ricorso riguarda addirittura la legge sul conflitto di interessi per il sostegno privilegiato che i TG di Mediaset offrono al loro padrone. <br />
E’ la seconda volta che ci rivolgiamo all’Agcom che ha il dovere di pronunciarsi; se non lo farà dovremo rivolgerci ad altre istanze di garanzia.
<p> Il terzo ricorso riguarda i ballottaggi di Milano e anche Napoli. Com’è possibile che nel pieno dei ballottaggi, il Presidente del Consiglio, con tanto di Logo elettorale dietro le spalle, critichi violentemente i candidati a lui avversi e non ci sia uno straccio di direttore che senta il dovere morale e professionale, prima che giuridico, di dare la parola ai candidati attaccati.
<p>Quando saltano così clamorosamente le regole non restano che gli organi di garanzia che devono applicarle. L’Agcom forse non comprende che se salta la legge salta anche lei e sarebbe un peccato perché cose buone in altri campi le ha fatte.
<p>C’è poi il Presidente della Rai che è stato indicato anche dalle opposizioni come soggetto di garanzia, che è anche un giornalista, vorrei proprio conoscere il suo giudizio, non solo privato sulle interviste di ieri sera che due suoi telegiornali hanno trasmesso con enfasi.
<p><b>Con le regole elettorali non si gioca.</b>
<p>Oggi ho perfino poca voglia di dare i dati del nostro osservatorio. Sono raccapriccianti Berlusconi 768 sec di tempo di parola e 602 di notizia; Bersani 119 sec parola e 155 sec notizia; Fini 35 sec parola e 97notizia (riunione di partito); Casini 0 di parola e 17 di notizia; Vendola 49 parola e 52 notizia; Bossi 13 sec parola e 186 notizia. La maggioranza ha collezionato su tutte le emittenti televisive nazionali nella giornata di ieri il 70% contro il 30% per l’opposizione. Sempre così.
<p> Al proposito, quando ero in Rai sostenevo il criterio dei tre terzi nel periodo ordinario e non in campagna elettorale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.robertozaccaria.it/">robertozaccaria.it</a>Dario FRANCESCHINI: Orrore e vergogna per la finta terremotata2011-03-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559469Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Dario Franceschini</b> del ha duramente criticato la puntata di 'Forum' con una finta terremotata dell'Aquila. "Brividi di orrore e vergogna", ha scritto il capogruppo del Pd alla Camera su twitter, accanto a un link che rimanda a un articolo sulla trasmissione.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.leggimi.eu/quotidiano/pescara/14166-forum-con-finta-terremotata-franceschini-orrore.html">leggimi.eu</a>Dario FRANCESCHINI: Berlusconi sta facendo male all'Italia2011-02-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557652Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
''Lei sta facendo del male all'Italia e l'unico atto che puo' fare per il bene del suo Paese adesso e' dimettersi e consentire al nostro Paese, alla politica di tornare ad un normale confronto tra maggioranza e opposizione, tra avversari che finalmente possono trovare intese sui problemi del Paese, anche a cominciare dal federalismo''.
<p> Lo ha detto il presidente dei deputati democratici, <b>Dario Franceschini</b>, intervenendo per la dichiarazione di voto in aula alla Camera sulla richiesta di autorizzazione a perquisire l'ufficio del contabile di Berlusconi.
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''Qualsiasi persona, qualsiasi coalizione che verra' dopo di lei - ha aggiunto Franceschini rivolgendosi sempre a Berlusconi - trovera' montagne di macerie e non parlo solo di macerie economiche e istituzionali o legislative, purtroppo parlo di macerie di valori. Chi ha un ruolo pubblico, chi guida uno Stato con le sue parole, con i suoi comportamenti indica dei modelli sociali, indica al suo Paese delle gerarchie di valori. E' per questo che deve cercare di dare l'esempio''.
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''L'Italia, nella sua storia si e' sempre basata su valori positivi e condivisi, al di fuori di distinzioni tra laici e cattolici, tra destra e sinistra; parlo di solidarieta', accoglienza, uguaglianza, la famiglia, la straordinaria autorita' morale delle donne italiane che il 13 di questo mese saranno in piazza... <br />
Tutto e' stato travolto - ha detto Franceschini - dal messaggio e dal modello che ha incarnato: la gerarchia di valori che le sue televisioni hanno diffuso, contano solo i soldi, conta solo il potere, conta solo la notorieta' che si vuole raggiungere ad ogni costo perche' consentono di comprarsi tutto. Queste sono le gerarche sociali che lei ha rovesciato, queste sono le macerie che lei lascia alla fine inesorabile del suo percorso politico. Ma gli italiani, anche nella loro storia recente, hanno dimostrato tante volte di sapere ricostruire sulle macerie.
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Ricostruire con fatica, con sudore, con orgoglio, anche con la rabbia civile dentro.<br />
Noi saremo con loro''.<br />
<p><b><a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=4703">Testo completo dell'intervento di Dario Franceschini</a></b><br>
<b><a href="http://www.youtube.com/watch?v=m4WN-xcMcpE">Video dell'intervento di Dario Franceschini</a></b>
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-CASO_RUBY__FRANCESCHINI__BERLUSCONI_LEI_STA_FACENDO_DEL_MALE_ALL_ITALIA-987270-ORA-.html">ASCA</a>Marco CAPPATO: Eutanasia e alternativa. L’essere altro Radicale2010-12-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548869<br />
Per un attimo il silenzio sul tabù dell’eutanasia è saltato. La parola, che per il teologo Jacques Pohier significa “morte opportuna”, era rimasta relegata ai margini della politica, tutt’al più agitata come un fantasma per impedire ogni discussione.
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Per un attimo il silenzio sul tabù dell’eutanasia è saltato.<br />
La parola, che per il teologo Jacques Pohier significa “morte opportuna”, era rimasta relegata ai margini della politica, tutt’al più agitata come un fantasma per impedire ogni discussione. Solo di testamento biologico si poteva parlare, per meglio accompagnare l’imbroglio della legge in preparazione “contro” il testamento biologico. Poi sono accaduti alcuni fatti, molto diversi tra loro: prima lo spot australiano per la legalizzazione dell’eutanasia, presentato in Italia dall’associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale. Poi Saviano che ha raccontato a 10 milioni di persone la storia d’amore e di vita di Piero e Mina Welby, e anche quella di Beppino Englaro.
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I falsari di Rai/Mediaset hanno subito messo in scena il gioco sporco di presentare i “malati-che-vogliono-vivere” in contrapposizione ai “malati-che-vogliono-morire”, come se noi volessimo far morire chi vuole vivere. <br />
Infine, il suicidio di Mario Monicelli, avvenuto con motivazioni che nessuno può conoscere, ma realizzato in una modalità atroce e, almeno quella sì, evitabile.
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In poche settimane abbiamo avuto un esempio di cosa accade quando una delle questioni che solleviamo entra in contatto con l’opinione pubblica. Nonostante la grande confusione di termini e situazioni, l’effetto è esplosivo: la riflessione entra nelle conversazioni quotidiane, scatena la reazione scomposta dei potenti contro ciò che i cittadini possono pensare quando non addomesticati dalla tv delle risse e dell’indottrinamento.
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Nel suo nuovo numero, Agenda Coscioni vi propone di rileggere l’anno radicale così, guardando a una serie di fatti e di obiettivi, e a fare uno sforzo di fantasia: cosa accadrebbe se su quei temi la gente davvero fosse informata, se fosse coinvolta nel dibattito pubblico, se davvero potesse scegliere? Rispondere serve per il futuro.
<p>Nello sfascio delle istituzioni e nell’abuso di potere che si fa regola, la violenza investe i corpi: quelli della morte nella sofferenza, della malattia senza assistenza, della fecondazione assistita impedita, della tortura penitenziaria, del fascismo proibizionista, delle speranze negate ai malati nel nome dell’embrione-feticcio.
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Se non perdiamo fiducia nel nostro essere “altro” rispetto al bla bla politicante, possiamo costruire l’alternativa con la disobbedienza civile, la resistenza giudiziaria, la nonviolenza: quella di Welby, Englaro e Nuvoli; <br />
dei malati di Sla e di Maria Antonietta Farina Coscioni che chiedono i Livelli Essenziali di Assistenza; <br />
dei portatori di malattie geneticamente trasmissibili che con noi demoliscono la legge 40; <br />
dei ricercatori che sfidano il divieto alla finanziabilità della ricerca sulle staminali embrionali; <br />
dei disabili che abbattono barriere architettoniche.
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Diverse persone chiamano l’Associazione per chiedere l’eutanasia, e noi cerchiamo di aiutarli. Ci sono laboratori di ricerca internazionali pronti a ricevere gli embrioni che marciscono nei centri di fecondazione, e noi li stiamo inviando. Sono aperti molti fronti - dalla cannabis terapeutica alla “vita indipendente”- e devono stare aperti tutti insieme, perché non sappiamo quale sarà la nostra prossima incursione, cioè quale dei nostri obiettivi raggiungerà la gente.
<p>Dobbiamo restare pronti, cercando di iscrivere anche solo una persona in più per il 2011, perché da lì arrivano le risorse minime indispensabili. Ed è importante fare tesoro di queste pagine clandestine, rappresentazione unica in Italia delle nuove libertà possibili.
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*<i>Questo editoriale apparirà sul numero di dicembre dell'agenda Coscioni</i>
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<br/>fonte: <a href="http://www.terranews.it/print/18300">Terra - Marco Cappato</a>Anna FINOCCHIARO: Presidente Berlusconi, eviti di "irritare" ancora di più le vittime del terremoto.2010-12-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548849Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Sia che lei ottenga la fiducia alla Camera, sia che questo non accada, niente sarà più come prima. Permane in molti lo stupore di fronte ad un'eclissi tanto rapida del sole sfolgorante della vittoria sulla sua Invincibile Armada.
<p>Ricordiamo tutti i numeri del voto di fiducia del 30 settembre scorso (una squisita vittoria di Pirro), così celebrati dai suoi cantori come prova di esistenza in natura del gigante Anteo che, atterrato, dalla terra riceve nuovo e più grande vigore. Eppure a questo siamo. Parafrasando "vedo le mura e gli archi, e le colonne e i simulacri e l'erma, ma la gloria (più) non vedo".
<p>E lei Presidente è ridotto a contabile (io so di che si tratta) perché quadri, di uno, due, quattro voti, la sua maggioranza alla Camera. Se vuole vincere quello stupore (che in lei credo rabbioso) non basta evocare la categoria del tradimento. Quella è buona per l'epos, ma non aiuta a capire. Per capire, agli umani è normalmente richiesto un faticoso esercizio di umiltà, l'abbandono di un punto di vista che comincia e finisce in se stessi, un poderoso senso della realtà.
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Noi, che siamo in suoi avversari, le diciamo le ragioni che abbiamo visto - sempre più velocemente- causare eventi imprevedibili per il suo governo e per l'Italia. Ragioni che non sono l'atto di superbia di un arcangelo e cioè, fuori da metafora, il tradimento del Presidente Fini.
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La prima ragione sta in questa legge elettorale e, in particolare, proprio in quella norma sul premio di maggioranza che lei non intende in nessun modo cambiare. Le ha fatto ipervalutare il suo consenso elettorale, che era di un terzo dell'elettorato. Anche perché gli elettori della Lega votarono tracciando la croce su un simbolo che recava non il suo, ma il nome di Umberto Bossi, a segnare una prudente autonomia che lei ha ben conosciuto nel 1996.
<p>Lei si è creduto perciò più forte di quanto non fosse. Errore strategico, in guerra come in politica, che si è saldato ad un altro errore, grave e risalente. Quello di non essere stato capace di onorare le aspettative che aveva suscitato. Ne ha scritto Galli della Loggia sul Corriere "c'era l'idea che quello che nasceva, nel quadro di un bipolarismo finalmente conquistato, doveva essere, sarebbe stata, una destra liberale adeguata ai tempi (quindi liberista ma con giudizio, per esempio solidarista ma decisamente anticorporativa), pregna degli umori della società civile, ma dotata di senso delle Istituzioni, capace di esprimere un'adeguata cultura e capacità di governo...." "Berlusconi non è stato capace di dare vita a nulla di tutto questo".
<p> "La grande scommessa berlusconiana è fallita".<br />
Peraltro il senatore Pera ha detto ieri cose analoghe.
Un errore grave. Perchè su quella aspettativa che non ha onorato, Lei aveva fondato due convincimenti illusori
- di avere saldato un'alleanza stabile e fidelizzata con soggetti importanti (come i ceti produttivi) radicando una stabile rappresentanza di interessi;
- di non avere avversari nel campo della destra.
Ma di fronte al fallimento di quell'illusione operata dai suoi governi la pretesa alleanza è diventata, com'era ovvio, convenienza utilitaristica, pronta a cedere di fronte all'incapacità di adottare politiche addirittura necessarie, come avviene oggi nella crisi. E dovrebbe dirle molto che il tavolo spontaneo di produttori e sindacato per un nuovo patto sociale non è stato né pensato né convocato né diretto da Lei e dai suoi ministri. Significa che oggi, quando ci sono in gioco interessi vitali per il Paese, si prescinde da questo governo, e si fa da soli.
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Ancora: il Presidente Fini e il suo movimento la insidiano sul suo stesso terreno, la destra italiana. Il nostro campo avversario, per essere chiari. E Futuro e Libertà sta tentando di rappresentare una destra europea, moderna, liberale e rispettosa della Costituzione. Ma, appunto, una destra che a qualche furbacchione torni utile dire che Fini si è spostato a sinistra è roba buona per comizi di paese e mancanza di argomenti. Temo che quello che trae in inganno qualcuno è il muoversi di Futuro e Libertà nell'ambito della Costituzione, del rispetto della democrazia. Atteggiamento consueto per le destre europee. Roba forte, lo capisco, per un partito che per dirlo con la soavità dell'On. Verdini, di queste questioni "se ne frega".
Insomma è chiaro: la crisi è esplosa nella sua maggioranza.
<p> Lei ha messo in pericolo il suo governo, in grave difficoltà l'Italia. Il suo essere tycoon, è diventato una debolezza. Ha cacciato il cofondatore, aperto il fuoco con ogni mezzo, ne ha fatto una questione personale, ha proclamato: o me o nessuno. Cioè, come ha detto ieri il sen. Zanda, non ha capito, e saputo affrontare, la qualità politica della crisi della sua maggioranza, le sue ragioni, i suoi argomenti. E ha impedito al suo partito, ai suoi dirigenti politici di intervenire.
<p>Un partito che ha avuto tanto credito dagli italiani, e che fosse stato normalmente responsabile, avrebbe dovuto invitarla alle dimissioni, e sostituirla alla guida del governo.<br />
Questa si chiama responsabilità nei confronti del Paese, non tradimento del popolo. Lo sanno tutti che lei non è stato eletto dal popolo. Questa è una Repubblica Parlamentare, e infatti lei è qui per ricevere o vedersi negata la fiducia dal Parlamento. Altro che crisi al buio in cui le opposizioni cacciano il Paese! Lei ha cacciato l'Italia, il suo governo e il suo partito in una crisi politica, rischiosa e incerta, che dura da mesi.
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Che fare adesso? Noi rispondiamo di noi. Siamo il secondo partito del Paese, di gran lunga il primo dell'opposizione, senza il PD tutti capiscono che non c'è possibilità di cambiamento. Abbiamo un solo dovere: quello di mettere responsabilmente la nostra forza al servizio dell'Italia. E questo gli italiani lo capiscono. Potete raccontarla come vi pare, ma il punto è questo. Mettiamo la nostra responsabilità al servizio del Paese, pronti a continuare a farlo da opposizione, pronti a farlo in un governo transitorio di responsabilità nazionale, pronti alle elezioni, se, sciaguratamente per gli italiani, a questo ci portasse.
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Abbiamo per farlo le nostre proposte (quelle che non volete sentire e quelle che storpiate per la vostra propaganda), dirigenti politici ed eletti, partito e quel popolo appassionato e civile che avete visto sabato in Piazza San Giovanni; ne abbiamo la serietà e l'esperienza.
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Infine, Presidente Berlusconi, voglio onorare le sue pirotecniche conclusioni con un modesto contributo di verità:<br />
- Sulla ricostruzione in Abruzzo mi pregio di fornirle una nota che le <b>eviti di "irritare" ancora di più le vittime del terremoto con le "strane" cose che ha detto ieri</b>;<br />
- Sull'emergenza rifiuti in Campania sarà bene che non vinciate il Comune di Napoli, altrimenti non saprete più su chi scaricare la colpa della vostra incapacità (per non dire altro);<br />
- In ultimo: quanto al debito pubblico le fornisco la sua storia dal 1972 (dati BanKitalia).
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Lo sa che le punte più alte si hanno nel '96, dopo due anni di Governo Berlusconi, con il 124.5% e oggi con il 121%?
E lo sa che l'impennata si ha con il governo Craxi '83-'87? Dovrebbe ricordare quegli anni: furono quelli del famoso D.L. Berlusconi, due volte reiterato diventato legge nell'85 per durare sei mesi e durato fino al 1990, e con il quale, in dispregio della sentenza 202/76 della Corte Costituzionale si permetteva alle sue televisioni di trasmettere sul territorio nazionale.
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Ho concluso. E' con queste considerazioni, e con le molte, di merito, svolte dei miei colleghi che a nome del gruppo del PD annuncio che voteremo contro la risoluzione Gasparri e che la invitiamo a dare per il bene dell'Italia le sue dimissioni.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/dettaglio/74570/">senatoripd.it</a>Giuseppe GIULIETTI: Bondi, licenza di uccidere il cinema italiano2010-10-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547423Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Ci sono tanti modi per mettere i bavagli ed ammanettare le forme espressive sgradite:quella più classica, almeno da noi, è rappresentata dagli editti, più o meno bulgari, del signore e padrone del conflitto di interessi. Quando un autore o un programma non gli garbano, il piccolo Cesare provvede a richiedere la testa, per ora solo simbolica, dei reprobi. Così è stato per Enzo Biagi, per Michele Santoro, per Marco Travaglio, per Carlo Freccero, per Daniele Luttazzi, per Sabina Guzzanti, per ricordare solo alcuni nomi.
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In questi giorni l’attenzione del capo e dei suoi bravi si è invece concentrata su Roberto Saviano, su Roberto Benigni, su Milena Gabanelli, su Fabio Fazio, su Rai Tre, con il dichiarato intento di tenere, sempre e comunque, sotto tiro quei programmi che l’ossessionano e che, per altro, sono indicati con assoluta precisione nelle telefonate intercettate tra Berlusconi, il commissario della autorità Giancarlo Innocenti, il direttore Masi, il direttore Minzolini.
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In qualsiasi altro paese, dopo quelle intercettazioni, si sarebbe dimesso spontaneamente, quanto meno, il direttore generale del servizio pubblico, il quale, al contrario, invece di sospendere se stesso a vita, sta cercando di sospendere Michele Santoro.
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Questa, come scrivevamo all’inizio, è la censura classica, quella di tipo esplicitamente politico, quella che discende dal conflitto di interessi, brutale, ma immediatamente percepibile.
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In questi giorni, invece, si sta manifestando un altro tipo di censura, quella economica, non meno invasiva e pericolosa. Ci riferiamo, per esempio, alla clamorosa protesta messa in atto da tante associazioni del cinema italiano che hanno deciso di occupare la Casa del Cinema a Roma.
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Tante le ragioni della clamorosa protesta, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima stesura della legge finanziaria. Il ministro Bondi, sì proprio lui, aveva promesso che, almeno in questo provvedimento, sarebbero state assunte le misure urgenti per impedire un tracollo del sistema industriale del settore. Qualche credulone aveva abboccato, invitando tutti ad aspettare con fiducia il regalo di Babbo Bondi.
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Invece non è accaduto nulla. La finanziaria di Tremonti non contiene nulla, nulla sul tax credit, nulla su Cinecittà, nulla sul reintegro del Fus nulla sulla futura legge di sistema. Non parliamo poi della cosiddetta tassa di scopo, quella che dovrebbe essere pagata dai grandi gruppi televisivi per dare linfa vitale alla industria del cinema e dello spettacolo, che tanto ha contribuito e contribuisce alla vita e ai palinsesti dei media tradizionali.
Figuratevi se il governo delle tv può chiedere un euro alle medesime tv, sarebbe come parlare di corda a casa dell’impiccato!
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Questa è la censura economica, quella che è già stata praticata nei confronti delle case editrici, degli istituti di cultura e delle fondazioni, degli enti lirici e dell’editoria, per non parlare del settore della formazione, dove il ministro Gelmini non essendo riuscita a trovare i soldi per le riforme, ha pensato bene di redigere una circolare bavaglio per impedire ai presidi di esprimere critiche nei confronti di sé medesima e delle sue proposte, per altro pessime.
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Questo governo, al di là delle parole, continua ad essere il governo che ha in testa e nel cuore il bavaglio e le manette per tutte le forme di espressione che rivendichino libertà ed autonomia e non siano comunque riconducibili alla logica del conflitto di interessi.
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Nei prossimi giorni si svolgeranno iniziative, già annunciate, dei sindacati dei giornalisti, delle associazioni di impresa, dei lavoratori e delle lavoratrici del cinema e dello spettacolo, della scuola e dell’università, degli istituti e delle fondazioni culturali. Iniziative sacrosante, ma non sarebbe il caso di coordinarle e di promuovere, anche e non solo, una grande manifestazione contro tutte le forme di censura, contro ogni oscurantismo, contro la demolizione del sistema formativo ed informativo?
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Non si potrebbe pensare ad una tenda delle libertà costituzionali da piantare davanti ai palazzi delle istituzioni, durante la discussione della legge finanziaria, per richiamare l’attenzione collettiva sui rischi individuali e collettivi che potrebbero derivare dal progressivo oscuramento del diritto della pubblica opinione ad essere informata e formata attraverso una molteplicità di fonti e di segni?
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A chi dice e pensa, anche nel centro sinistra e magari anche in qualche settore del mondo del cinema, che non ci sia nulla di voluto, ma solo sciatteria e dilettantismo, vorremmo ricordare che il ministro Bondi, ben assistito dai colleghi Tremonti e Brunetta, ha spesso lanciato i suoi strali contro il cinema, a suo dire, in mano ai bolscevichi, contro i film “disfattisti”, che poi sarebbero quelli che osano criticare l’Italia di Berlusconi; non contento, ha provato anche a scomunicare Sabina Guzzanti ed Elio Germano e, a tempo perso, è riuscito a polemizzare con Saviano, con Scalfari, con Santoro, e con tutti quegli intellettuali che non adorano il piccolo Cesare, cioè quasi tutti, senza più neanche distinzione di appartenenza politica.
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Negli ultimi giorni il medesimo ministro ha più volte annunciato che non esiterà a dimettersi qualora nella finanziaria non ci saranno alcune delle misure reclamate dall’industria della cultura e dello spettacolo. Per ora, tali misure non ci sono, ma la lettera di dimissioni non è ancora pervenuta.
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Del ministro si sono perse le tracce, le sue ultime dichiarazioni riguardano tutte la necessità di regalare uno scudo giudiziario all’amico Silvio. Se avesse dedicato un centesimo delle sue energie alla necessità di regalare uno scudo legislativo anche al mondo della cultura e delle arti, ogni problema sarebbe stato risolto per l’oggi e per i secoli a venire…<br />
Confidiamo che, almeno questa volta, Bondi voglia mantenere il punto e rassegnare le dimissioni!
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Vi alleghiamo i punti del documento votato all’unanimità da tutte le associazioni che hanno partecipato all’occupazione della Casa del Cinema.
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<b>Per il Cinema:</b>
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• immediato e certo rinnovo del tax credit e del tax shelter;<br />
• approvazione di una legge di sistema che crei un Centro nazionale della cinematografia sganciato da qualsiasi controllo della politica;<br />
• un prelievo di scopo con il quale chi utilizza il cinema e l’audiovisivo italiani (televisioni generaliste e satellitari, provider e Telecom) reinvesta un a parte dei profitti nella produzione nazionale e un prelievo sul costo del biglietto delle sale che inciderebbe per il 70%
sui profitti delle major straniere.<br />
• Reintegro del FUS, che può avvenire immediatamente e senza oneri per lo Stato semplicemente mettendo all’asta, come accade in tutta Europa, le frequenze del digitale terrestre che oggi vengono regalate a Mediaset;<br />
• Sostegno e difesa delle sale di città, spazio privilegiato del cinema italiano;<br />
• Promozione del cinema italiano all’estero;<br />
• Divieto per i network televisivi di mantenere posizioni dominanti sul mercato con il controllo di produzione, distribuzione e sale;<br />
• Salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio storico come Cinecittà.
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<b>Per la televisione:</b>
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• Nascita di un mercato liberato dal monopolio di Rai e Mediaset; Riappropriazione dei diritti sulla fiction da parte di autori e produttori, in grado di creare un mercato internazionale per le opere televisive italiane;<br />
• Utilizzazione dei canali del digitale terrestre e dei canali satellitari - molti dei quali sfruttano gratuitamente e illegalmente le nostre opere - come nuove opportunità di una pluralità narrativa;<br />
• Obbligo di realizzare sul territorio nazionale la fiction finanziata con i l soldi del servizio pubblico;<br />
• Attenzione alla produzione e diffusione del documentario in tutte le sue forme.
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Per la Casa del cinema chiediamo al Comune di Roma:
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• La revoca della memoria di Giunta che affida di fatto la gestione a una sorta di "comitato d’affari";<br />
• La convocazione delle associazioni del mondo del cinema che si propongono come protagoniste della gestione della Casa e del suo indirizzo culturale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/bondi-licenza-di-uccidere-il-cinema-italiano/?printpage=undefined">micromega-online</a>Francesco PARDI: «Berlusconi al Quirinale? Mai!» 2010-10-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546637Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: IdV) - Senatore (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
Le ultime notizie dal fronte televisivo sono chiare.
Berlusconi lascia l’interim del Ministero per lo Sviluppo Economico e la Comunicazione. L’aveva mantenuto per cinque mesi, durante i quali ha provveduto in tutti i modi a facilitare il destino di Mediaset: ostacoli a Sky nel digitale terrestre, regalo a sé stesso con la riduzione al 5% del contenzioso tributario accumulato per la sottrazione di Mondadori alla Cir di De Benedetti; 7 milioni invece di 180. Lascia l’interim e passa le consegne a Paolo Romani, già Viceministro e fedele esecutore da decenni di tutte le direttive berlusconiane in campo editoriale: un ministro ad personam.
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Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, con un colpo di mano toglie a Carlo Freccero la direzione di Rai 4. Non ci sono motivazioni ma la ragione è evidente. Non conta nulla che Freccero sia uno dei più apprezzati inventori di programmi televisivi. Anzi è probabile che sia un’aggravante: con l’avvicinarsi di una nuova campagna elettorale il dominio sul mezzo deve essere totale e non è tollerata alcuna indipendenza. Tramite Masi il padrone unico blinda la comunicazione televisiva a proprio vantaggio.
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Anche le notizie dal fronte politico sono chiare.
Nello stesso tempo la sua maggioranza gli confeziona uno scudo definitivo per le sue numerose vicende giudiziarie. E non solo prevede la sua immunità come Presidente del Consiglio ma aggiunge addirittura il prolungamento dell’immunità nel caso in cui divenisse Presidente della Repubblica. Avremmo così intoccabile al Quirinale il campione del falso in bilancio, l’ispiratore di dimostrate corruzioni di magistrati, il pluriinquisito e pluriimputato sfuggito ai suoi processi solo perché si è confezionato le leggi per garantirsi ripetute prescrizioni.
<p>Chi predica la necessità di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura diventerebbe presidente del Consiglio superiore della magistratura.
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Nell’opposizione molti tendono a non prendere sul serio il pericolo. Appare loro come un timore eccessivo. Ragionavano così anche quando rinunciavano a fare una legge rigorosa sul conflitto d’interessi. C’erano geni nel centrosinistra che, interpellati da colleghi giustamente in allarme, rispondevano: state tranquilli, lo teniamo per le palle. Indovinate l’autore della frase.
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Oggi molti, troppi, nell’opposizione contano sulla fronda di Fini e sulle obbiettive difficoltà di Berlusconi. Ma trascurano la sua potenza mediatica e la forza persuasiva dell’enorme ricchezza. Essere realisti oggi significa tenere conto che nelle condizioni date ha ancora la possibilità di scalare il Quirinale. Sarebbe un’ignominia incancellabile per la democrazia italiana. E’ necessario spiegare bene a tutti il pericolo e prima di tutto non nasconderlo, non considerarlo evanescente.
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Da qui alle nuove elezioni dobbiamo far ripartire un’opera di persuasione di massa: Berlusconi al Quirinale mai!<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/berlusconi-al-quirinale-mai-2/?printpage=undefined">micromega-online</a>Luca Giorgio BARBARESCHI: «Nel Pdl forse sono di sinistra» - INTERVISTA2010-08-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504240Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />«Il Pdl per ora non c'è. E' un partito che ha perso i valori dell'etica e della politica in generale.»
«Sui rapporti tra Fini e Berlusconi non c'è alcun dubbio: è il Cav che vuole rompere con i finiani»
<p><b>Il caso Brancher e le dimissioni:
qualcuno ha parlato di una vittoria dei finiani, lei come la vede?</b>
<p> Io piuttosto che vedere una vittoria dei finiani ci vedo un autogol della Lega e questo con tutto il mio spirito critico nei confronti del Pdl e anche nei confronti di Berlusconi. Credo che paradossalmente in questo caso Berlusconi non c'entri niente, dopodiché chi è finiano come me sa che quello dei finiani è un movimento d'opinione all'interno di un partito, il Pdl, che per ora non c'è. Un partito che ha perso i valori dell'etica e dell'estetica e della politica in generale. Amavo la politica prima di farne parte e poi quando sono entrato mi sono accorto del rischio che quotidianamente corriamo e cioè un continuo scollamento fra quello che è il palazzo e quello che accade fuori dal palazzo. Ma non solo. C'è uno scollamento fra il
palazzo, il popolo e chi realmente gestisce il potere. La politica e questo Obama ce lo sta insegnando, dovrebbe riavere centralità, ma politica nel senso di una politica altissima dal punto di vista etico, estetico, morale, della responsabilità. La posizione dei finiani rispello a queste vicende io la vedo da padre di famiglia: ho quattro figlie ed ho insegnato loro che ci sono regole da seguire e che farlo è difficile ma visto in un percorso che tende al miglioramento di noi stessi è una bella sfida, come nella visione spinozia della realtà l'uomo al centro dell'universo e le sue responsabilità.
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<b>E del ddl intercettazioni cosa ne pensa?</b>
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Se io forzo il diario di una delle mie figlie per capire se sta rubando qualcuno potrebbe obiettarmi che non avrei dovuto farlo, perché in tal modo ho violato la sua privacy. Nel caso in cui io per scoprissi che i miei sospetti erano reali, mi chiedo: la cosa grave sono io che apro il diario di mia figlia o lei che ruba? Per me il dolo è ancora il furto, non l'intercettazione dopodiché sono d'accordo che in questi anni l'uso delle intercettazioni in maniera strumentale abbia creato molti danni ma stiamo attenti a non spostare la responsabilità politica sul dolo perché altrimenti continueremo a vedere processi finiti per decorrenza di termini. Io, ad esempio sto pagando una causa a Previti per 23mila euro perché gli ho detto che è un ladro e la cosa più comica è che è reo confesso, condannato a nove anni agli arresti domiciliari.
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<b>
Iei ha parlato spesso di un partito, il Pdl, che non è mai nato davvero. Perché questa idea?</b>
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Quando si dice a noi finiani vi manderemo via dal partito io mi chiedo, ma quale partito? C'è mai stato un partito? Io ho tentato per due anni di parlare con i capi-gruppo, e questi non avevano mai tempo, poi ho letto sui giornali ed ho capito: erano affaccendati in altro. Sono sempre stato molto critico nei confronti di un partito che non è tale, avrei votato una monarchia costituzionale o una oligarchia economica come il partito di Mediaset e Mondadori, dove tutti noi saremmo stati funzionali a rendere più ricco il nostro sovrano. Sinceramente io sono un ex socialista e credo in uno Stato socialista. Forse sono di sinistra. Sicuramente lo sono più di Berlusconi a cui sono serviti i socialisti ma per diventare ricco non per dare un nuovo incipit al Paese. A Berlusconi abbiamo dato fiducia una volta, gliel'abbiamo ridata una seconda volta con qualche dubbio, ma questa è stata l'ultima chance.
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<b>Tra Fini e Berlusconi si va verso un'intesa o verso una rottura definitiva?</b>
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La rottura la vuole Berlusconi, nessuno vuole andarsene dal Pdl, ma Berlusconi deve capire che ha fatto un partito e che non siamo a Publitalia, qualcuno glielo spieghi, glielo ricordi, perché la ybris in greco arroganza, fa perdere di vista le cose normali della vita. Berlusconi non si rende conto della volgarità che ha nei confronti delle donne e soprattutto pare non rendersi conto delle responsabilità che ha: editoriali, grazie alle sue tv; verso la Rai per le nomine che lui fa e che mettono Viale Mazzini in grande imbarazzo. Certo è stato eletto democraticamente ma ricordiamoci che non sempre il popolo ha una grande visione, la peggiore elezione democratica è stata quella di Hitler.<br />
La democrazia italiana è la più giovane al mondo per cui è rischiosissimo fare del populismo fra slogan, proclami sul predellino e ghe pensi mi.
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<b>La manovra finanziaria ha ricevuto molte critiche dal mondo dello spettacolo, sono critiche che condivide?</b>
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Il mondo dello spettacolo ha il mio completo appoggio e contemporaneamente ha anche la mia disistima nel senso che questo mondo lo conosco come le mie tasche e dovrebbe iniziare a ragionare con parametri di logica. Perché c'è da ammettere che negli ultimi venti anni sono stati fatti dei furti in tutte le associazioni, in tutte le fondazioni in cui i produttori prendevano i soldi dallo Stato e non facevano i film. Noi esportiamo solo cultura museale, non innovativa. Viviamo delle innovazioni fatte dai grandi mecenati del 600, ma non di arte contemporanea e di innovazione tecnologica. In Israele è come l'Emilia Romagna: ci sono otto milioni di abitanti e la più grande concentrazione di brevetti in campo di ricerca tecnologica. Perché non possiamo creare una realtà del genere anche in Italia? La finanziaria tiene conto della realtà del Paese. Quando perciò Tremonti dice che è stufo del sud ha ragione, sempre considerando che in realtà del genere, accanto ad una spiccata malvivenza ci sono delle eccellenze degne di nota.
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<b>Ha seguito il presidente della Camera Fini in Israele, cosa ha capito da questo viaggio?</b>
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Per prima cosa mi sono reso conto della concentrazione di aziende e di know how con il quale dovremmo interfacciarci creando una condivisione delle intelligenze. Aprirsi ad altre realtà, come quella di Israele per esempio, ci aiuterebbe anche a capire cos'è il problema dell'Islam.
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<b>In una puntata del programma in onda su La7, Barbareschi Sciock si è occupato dei detenuti e della situazione italiana delle carceri, cosa ha capito?</b>
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Mi è venuto in mente Cesare Beccaria con il suo Dei delitti e delle Pene ma soprattutto ho capito quanto sia importante il percorso di rieducazione, più che il semplice stare in cella. Una pena detentiva, per quanto breve sia, produce effetti devastanti sulla persona, quindi diventa importante la rieducazione, in un percorso che miri comunque a far capire alla persona che ha sbagliato, senza però attivare l'annientamento della persona.
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<b>Il suo nome è fra quelli che circolano per la direzione del Teatro Argentina a Roma, la lusinga la cosa?</b>
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Da pazzi e sarei davvero molto contento perché Roma ha bisogno di un'accademia nazionale di un grandissimo progetto e questo perché ritengo, come ha detto anche il ministro degli Interni tedesco che i paesi che hanno grande sviluppo culturale hanno minore delinquenza.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TCHZ5">l'Opinione - Afra Franizzi</a>Giuseppe GIULIETTI: «Prima del voto risolvere il conflitto d’interessi»2010-08-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503978Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
"Prima di un eventuale voto, sarà necessario cambiare la legge elettorale", più o meno con queste parole quasi tutti i rappresentanti del centro sinistra hanno indicato la priorità per un eventuale governo di transizione che dovrebbe preparare le elezioni anticipate.
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Proposito condivisibile, ma che non tiene conto del fatto che il Berlusconi furioso non si farà cucinare a fuoco lento e tenterà di travolgere tutto e tutti e lo farà come sempre utilizzando a mani basse l’impero mediatico del quale dispone a suo piacimento. Se, come appare probabile, dovesse decidere di anticipare tutti e chiedere il voto immediato non sarà facile fermarlo. In queste condizioni il voto sarebbe trasformato in una sorta di giudizio di dio:
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"Volete voi Barabba o Gesù?", sarà uno degi slogan di una blasfema campagna elettorale.
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Per tutte queste ragioni, più o meno fantasiose, se potessimo dare un consiglio ai cosiddetti leader delle opposizioni, ma anche al presidente Fini, li vorremmo invitare a non separare mai l’urgenza di una nuova legge elettorale da quella di una "neutralizzazione" degli effetti peggiori dell’irrisolto conflitto di interessi.
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Se e quando dovesse comparire un governo d’emergenza o tecnico che dir si voglia, sarà almeno il caso di chiedere la nomina di un direttore generale di garanzia alla Rai, un rafforzamento della par condicio (altro che la sua abolizione!), un rafforzamento dei poteri delle autorità di garanzia affinchè possa intervenire in tempo reale quando le violazioni vengono commesse e non dopo, a fucilazione mediatica ormai eseguita.
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Se le autorità non dovessero sentirsela di fare il loro mestiere sarà il caso di chiedere all’Unione europea e all’Ocse di vigilare sul comportamento del polo Raiset e certificare il libero esercizio del voto.
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E’ assai probabile che gli eventi delle prossime ore rendano sorpassati tutti gli schemi e tutte le previsioni, ma se e quando dovesse mai aprirsi uno spiraglio sarà davvero il caso di non archiviare per l’ennesima volta il conflitto di interessi .
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Nel passato questa rimozione ha prodotto effetti nefasti, questa volta potrebbe rivelarsi esiziale, anche e soprattutto per quella destra che non intende piegare il capo e la schiena di fronte alle minacce del piccolo Cesare.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/prima-del-voto-risolvere-il-conflitto-dinteressi/?printpage=undefined">micromega-online</a>Luca Giorgio BARBARESCHI: «Il Pdl è solo un partito di sudditi fa gli interessi di Silvio e di Mediaset» - INTERVISTA2010-07-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503555Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
La premessa: «Berlusconi? Lo conosco come le mie tasche». <br />
Le conclusioni: «Ha preso in giro me e gli italiani». In mezzo c' è un ragionamento sul Pdl («È il Partito Dei Ligi agli ordini»), su Mediaset («Frena gli interessi del Paese»), su Gianfranco Fini («Un vero statista, l'unico che ha un valore») ma anche sul suo futuro. «Perché - spiega Luca Barbareschi, attore, regista e deputato finiano alla prima legislatura - è l' ultima volta che mi butto in un' avventura così».
<p> <b>È deluso da quello che ha visto dentro al Palazzo?</b>
<p>«Quando sono venuto qui pensavo che avrei fatto politica, non gli interessi del premier. Ma non ho mai creduto granché nel Pdl».
<p><b> Cosa non la convince?</b>
<p> «Forse si confonde il Pdl che doveva nascere con Verdini e un gruppo di persone che si fa gli affari propri. <br />
Io Verdini l' ho cercato un paio di volte, per parlare, per capire alcune cose. Non mi ha mai ricevuto».
<p><b>E ora, cosa dovrebbe fare il coordinatore del Pdl indagato nell' inchiesta P3? Dimettersi?</b>
<p> «Assolutamente sì»
<p> <b>I finiani hanno vinto la battaglia su Brancher, su Cosentino e sulle intercettazioni. Vi accusano di mettere in difficoltà il partito.</b>
<p> «Male non fare, paura non avere. È semplice. E poi, dove c'è una macchia la magistratura deve avere la possibilità di fare chiarezza. Io, per dire, sarei felice di essere intercettato perché non ho fatto nulla di male. Ora bisogna affrancare la politica dai comitati d' affari».
<p> <b>Ha detto che Berlusconi è mal consigliato. Lo pensa ancora?</b>
<p> «Sì. Il problema è chiedere a Berlusconi cosa vuole fare da grande: lo statista o l'uomo di comunicazione? Tutto insieme non si può fare. Se diventi premier hai bisogno di qualcuno che ti consigli di occuparti solo del bene del tuo Paese. E noi non lo stiamo facendo. Basta vedere quello che accade nelle comunicazioni. Telecom licenzia migliaia di lavoratori, in Francia nello stesso comparto ne assumeranno 100mila in tre anni».
<p> <b>In Italia, invece?</b>
<p> «Mediaset frena gli interessi del Paese. Blocca tutto, ne fa una questione di monopolio, controlla la Rai, frena La7. Berlusconi gestisce le nomine Rai, fa fatturare alla Rai Endemol che è sua, distrugge le piccole aziende di contenuti».
<p> <b>Non è che ha il dente avvelenato perché Mediaset ha bloccato un suo film?</b>
<p> «Ma che mi frega? Il problema è più serio».
<p> <b>E il problema è Berlusconi?</b>
<p> «Siamo già al dopo Berlusconi. Lo accompagnerei giusto fino a fine mandato. Ma qualcosa deve cambiare. Manca di rispetto al Paese e ai lavoratori. E a noi deputati: non possiamo essere trattati come sudditi mentre si trasforma lo Stato in un bordello».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=SYJA3">la Repubblica - Mauro Favale</a>Andrea MARTELLA: «1547 secondi a 3. Questi i dati delle presenze televisive tra i due candidati per l'elezione a sindaco di Venezia».2010-02-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it477947Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«1.547 a 3: questi sono i dati (in secondi) delle presenze televisive di Renato Brunetta e Giorgio Orsoni sulle reti Rai e Mediaset nelle prime due settimane dopo la loro candidatura, cioè dal 25 gennaio al 6 febbraio». Lo dichiara il deputato del Partito democratico, Andrea Martella. Una denuncia che si associa all’annuncio dei parlamentari Paolo Gentiloni e Beppe Giulietti di presentare un ricorso all’Autorità delle Comunicazioni.
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«I numeri dimostrano uno squilibrio scandaloso», denuncia Martella, ricordando che ieri è entrata in vigore la par condicio: «E adesso questo squilibrio è anche illegale. Secondo il regolamento tra i due candidati deve esserci equilibrio e la carica di Ministro non può giustificare una presenza televisiva diversa tra i concorrenti. Bene hanno fatto i deputati Gentiloni e Giulietti a presentare un ricorso all'Autorità delle Comunicazioni».<br />
<p>Sullo "squilibrio televisivo" interviene anche il segretario comunale del Pd Alessandro Maggioni: «Sono numeri inequivocabili e che dimostrano nero su bianco come si stia giocando una partita dove le più elementari regole della democrazia vengono violate. È necessario che la competizione per l’elezione del sindaco di Venezia rientri immediatamente nei ranghi dell’equilibrio informativo in televisione. In questo senso chiediamo formalmente che i direttori delle testate televisive nazionali vi provvedano invitando Giorgio Orsoni a trasmissioni di informazione politica. In ogni caso - dice Maggioni - Orsoni riuscirà a conquistare la città: lo farà parlando a tu per tu con i cittadini, in un rapporto reale e non virtuale. Venezia ha bisogno di un sindaco da incontrare per strada e non da vedere solo alla tv. E se Orsoni è senza dubbio un candidato in 3D, una dimensione in carne ed ossa, Brunetta invece resta in versione 2D, quella degli schermi televisivi».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraStoria.php?TokenStoria=314787&Data=20100212&CodSigla=VE">Il Gazzettino.it</a>Cesare DAMIANO: MEDIASET:BERLUSCONI, DIA IL BUON ESEMPIO2010-01-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475354Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>LETTERA APERTA A PREMIER SU PREVISTO SCIOPERO MEDIASET (ANSA) – ROMA, 9 GEN – ‘Caro presidente, mi rivolgo anch’io a Lei, sperando di interpretare le richieste dei lavoratori di Mediaset, per chiederLe di dare il buon esempio ad un paese che, per uscire dalla crisi ha bisogno di buona occupazione e di qualita’ nello sviluppo’. Lo scrive Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione lavoro di Montecitorio, in una lettera aperta inviata al premier Berlusconi in merito al previsto sciopero di Mediaset.
‘Cosi’ come chiediamo alle grandi imprese multinazionali e non di evitare la delocalizzazione delle loro produzioni in altri paesi e al sistema produttivo di non esternalizzare parte delle loro attivita’ nella infinita rincorsa della diminuzione dei costi a scapito della qualita’,- sottolinea l’ex ministro del lavoro – riteniamo necessario che anche i lavoratori Mediaset possano beneficiare di una scelta aziendale che punti alla valorizzazione della risorsa umana e della attivita’ economica.
Compia un gesto immediato e autorevole – conclude l’esponente Pd – impedisca che, ancora una volta, i lavoratori siano costretti a ricorrere allo sciopero per tutelare i loro ed il loro futuro.
Cordiali saluti’.
<br/>fonte: <a href="http://cesaredamiano.wordpress.com/2010/01/11/mediasetberlusconi-dia-il-buon-esempio/">http://cesaredamiano.wordpress.com</a>Silvio BERLUSCONI: La Consulta da organo di garanzia si è trasformato in organo politico che abroga le leggi.2009-12-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474402Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Silvio Berlusconi esporta in Europa la polemica personale contro i giudici italiani accusati di voler sovvertire con i processi nei suoi confronti il voto popolare e solleva un nuovo scontro istituzionale con il presidente della Repubblica e il presidente della Camera.
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L'occasione per un nuovo attacco ai pm e alla Corte costituzionale è stata data dal congresso del Partito popolare europeo a Bonn dedicato al tema dell'economia sociale.
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"La sinistra cerca di avere ragione del centrodestra con i processi", ha detto Berlusconi. La Consulta "da organo di garanzia si è trasformato in organo politico che abroga le leggi".
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"Il Parlamento fa le leggi ma, se queste leggi non piacciono al partito dei giudici, questo partito si rivolge alla Corte costituzionale, dove 11 giudici su 15 sono di sinistra perché purtroppo sono stati eletti dagli ultimi tre presidenti della Repubblica di sinistra, e abroga le leggi. Così la sovranità è passata dal Parlamento al governo dei giudici", ha aggiunto.
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Con questo sistema, secondo il premier, sono state abrogate la riforma della giustizia che non permetteva l'appello per chi veniva assolto in primo grado ed il lodo Alfano sulla sospensione dei processi per le prime quattro cariche dello Stato tra cui il capo del governo.
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In questo modo, ha proseguito Berlusconi, la Consulta ha detto ai giudici "riprendete la caccia all'uomo contro il presidente del Consiglio".
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Il Cavaliere, che con l'abrogazione del lodo Alfano deve essere sottoposto ad almeno due processi - uno sui diritti tv Mediaset per frode fiscale e falso in bilancio e l'altro per corruzione giudiziaria, per avere versato, secondo l'accusa, 600.000 dollari all'avvocato inglese David Mills affinché rendesse falsa testimonianza in due processi - sostiene di essere perseguitato dai giudici e, per dimostrarlo, ha detto oggi di essere stato coinvolto in "2.520 udienze".
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Berlusconi ha rassicurato i presenti dicendo di non preoccuparsi per gli attacchi che deve subire in patria perché lui è uno "con le palle".
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<br/>fonte: <a href="http://it.reuters.com/articlePrint?articleId=ITMIE5B90AK20091210">Reuters.com</a>