Openpolis - Argomento: galanhttps://www.openpolis.it/2011-03-23T00:00:00ZGiorgio NAPOLITANO: “Gli sviluppi del procedimento giudiziario chiariscano al più presto l’effettiva posizione del nuovo ministro dell’Agricoltura”2011-03-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559244Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Il Presidente della Repubblica ha oggi firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri vengono accettate le dimissioni rassegnate dall'on. Sandro Bondi dalla carica di Ministro dei Beni e Attività culturali. Con altro decreto è stato nominato Ministro per i Beni e Attività culturali il dott. Giancarlo Galan cessando dalla carica di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
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Il Capo dello Stato ha quindi firmato, su proposta del Presidente del Consiglio, il decreto di nomina dell'on. Francesco Saverio Romano alla carica di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Subito dopo si è svolta la cerimonia del giuramento del nuovo Ministro.
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In una nota dell'Ufficio Stampa si è rilevato che "il Presidente della Repubblica dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'on. Romano a ministro dell'agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane, il Capo dello Stato ha espresso riserve sulla ipotesi di nomina dal punto di vista dell'opportunità politico-istituzionale.
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A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=15613">Il Quirinale.it</a>Rosanna FILIPPIN: Galan ministro? «Per Pdl e Lega la politica è solo un affare di careghe»2009-12-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474925Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
«Lo stato maggiore del Pdl, senza il diretto interessato, ha comunicato che il “soldato” Galan è stato accontentato con una comoda poltrona ministeriale e che la storia è bella che finita. Ecco cosa è servito il can-can con cui ci hanno annoiato in questi mesi. Se qualcuno pensava che si agitassero tanto per nobili motivi - quale il futuro della nostra regione, il benessere di noi cittadini, eccetera - si deve ricredere». È il commento di Rosanna Filippin, segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, all’annuncio del “futuro del presidente Galan legato a un ruolo ministeriale”.
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«È l’ennesima dimostrazione ai veneti, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che per Pdl e Lega la politica è solo un affare di careghe – attacca la democratica -. Le loro baruffe domestiche non contemplano progetti, idee o visioni strategiche per il Veneto e le sue prospettive, ma solo posti di potere da spartire».
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1176">PdVeneto.org</a>Rosanna FILIPPIN: «Galan faccia ricorso alla Corte costituzionale contro la privatizzazione del servizio idrico nazionale»2009-11-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it419173Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
No alla privatizzazione dell’acqua. Il Partito Democratico del Veneto stigmatizza la scelta del governo Berlusconi di privatizzare il servizio idrico nel nostro Paese, tanto più con il ricorso alla fiducia, che impedisce al Parlamento un dibattito ragionato su un cambiamento così determinante per i cittadini.
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«Su questo tema, il centrodestra veneto non può rimanere indifferente – afferma di Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd veneto – Invito pertanto il Presidente Galan, insieme ad altri presidenti di regione, a presentare ricorso di costituzionalità contro l’art. 15 del decreto 135 a tutela dell’autonomia degli enti locali, sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione».
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La battaglia per mantenere l’acqua pubblica è condivisa da tutto il Pd veneto: domenica 15 novembre, infatti, l’assemblea regionale, riunita a Padova per l’elezione del nuovo segretario, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui impegna il partito, a tutti i suoi livelli, a battersi contro la privatizzazione di questo bene essenziale e a sensibilizzare l’opinione pubblica su tale questione.
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«La privatizzazione del servizio idrico è un gravissimo colpo di mano inferto a uno dei settori più delicati del servizio pubblico – conclude Rosanna Filippin – Con questo provvedimento si scippa agli enti locali un patrimonio di cultura amministrativa e di buon governo. È una scelta inaccettabile fatta oltretutto da chi, come la Lega Nord, ogni giorno si riempie la bocca con il federalismo e ogni giorno assume decisioni concrete che vanno in senso opposto».
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1122">partitodemocraticoveneto.org</a>Massimo CALEARO CIMAN: «Confermo l’addio al Pd. Via dalla socialdemocrazia di Bersani» - INTERVISTA2009-11-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418769Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) <br/><br/>
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«Sono un moderato, mi sento tradito dalla svolta a sinistra del partito che ora guarda alle componenti estreme. Voglio vedere quanti avranno il coraggio di fare come me»
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«Adesso potete usare l’indicativo presente: Calearo lascia il Pd». <br />
Massimo Calearo, l’industriale vicentino ed ex presidente di Federmeccanica prestato alla politica, cancella il condizionale rimasto d’obbligo fino all’altroieri e relativo alle sue dimissioni dal Partito democratico. «Da martedì prossimo - anticipa al Giornale con il tono sollevato di chi si è tolto un peso - siederò nei banchi del gruppo misto».
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<b>Che cosa è successo, onorevole? Effetto “B”, come Bersani?</b>
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«Sì, il motivo è quello. Bersani intende legittimamente trasformare il Pd in una moderna socialdemocrazia, abbracciando tutte le diverse componenti della sinistra. <br />
Io però - e chi mi conosce lo sa - non sono mai stato uomo di sinistra, bensì un moderato. Quello che vedo profilarsi non è quindi più il mio progetto. Adesso staremo piuttosto a vedere chi avrà il coraggio di fare quello che ho fatto io, dicendo di no alla logica dei papà politici e dei capicorrente».
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<b>La sua uscita apre scenari imprevedibili, con il Veneto per l’ennesima volta laboratorio politico. Se cioè alle prossime regionali lei si affiancasse a un Giancarlo Galan sacrificato sull’altare della Lega, agli scontenti del Pdl e all’Udc di Casini, gli esperti di cifre parlano di una potenziale forza del 18-20%. Nascerà un nuovo soggetto politico?</b>
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«Ben venga un nuovo soggetto. Del resto rivendico il fatto di essere stato uno dei primi, insieme all’onorevole Paolo Costa, a levare alto il grido “salviamo il soldato Galan”.<br />
E confermo di essere già pronto a dire ad altri “diamogli una mano”. Perché se la presidenza del Veneto dovesse finire nelle mani di un leghista, ancorché uno sveglio e capace come Luca Zaia, io dico che per la nostra terra sarebbe un disastro».
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<b>Perché un disastro?</b>
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«Mi riferisco al mio mondo, quello delle imprese e dell’economia, che richiede libertà. La Lega, oltre a essere ormai l’ultimo partito leninista, dove se dici una cosa intelligente, ma quella cosa non piace al capo, ti mettono a tacere, ha un progetto fondato sulla diffusione della paura, sulle barriere commerciali, sul sospetto verso gli immigrati. Insomma, privo di quella visione globale di cui ha invece bisogno come l’aria una terra imprenditoriale come questa, dove la sola provincia di Vicenza esporta più della Grecia e dove quelle di Vicenza e Treviso insieme superano l’export dell’Argentina. Una terra per di più schiacciata tra due Regioni a statuto speciale come Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige».
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<b>Regioni dove ci sono, guarda caso, due amministratori, uno in attività e uno in momentanea “quiescenza” - Lorenzo Dellai in Trentino e Riccardo Illy in Friuli - i cui profili paiono calzare perfettamente con quell’ipotetico nuovo soggetto.</b>
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«Certo, da un lato guardo al movimento di Dellai con grande attenzione e dall’altro voglio dire che se il mio grande amico Illy è “in parcheggio”, è colpa del partito che non lo ha capito. Se si ripresentasse la gente lo voterebbe, ma è il partito che non lo vuole».
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<b>Tornando alla Lega, sbaglia allora l’ex sindaco di Padova, Giustina Destro, del Pdl, descrivendola come uno “più leghista che del Pd”?</b>
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«La Destro ha forse detto così perché io sono uno che parla come mangia, un po’ politicamente scorretto, com’è del resto naturale per uno cresciuto in azienda e non in un partito».
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<b>A proposito, si è abituato a sentirsi chiamare “onorevole”? Che effetto le fa?</b>
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«Ci sono così poco abituato che a volte rischio di essere villano, nel senso che nemmeno mi giro, pensando che stiano rivolgendosi un altro. Sono più abituato a essere chiamato come in azienda, ovvero “presidente”».
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<b>Un’ultima curiosità. Circola la voce che lei anni fa tenesse nel telefonino l’inno di Forza Italia come suoneria?</b>
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«Lo giuro, è totalmente falsa. Da anni uso l’Inno di Mameli. Posso portare testimoni illustri, perché quando ero in giunta di Confindustria e mi suonava il cellulare, il presidente Montezemolo scattava sempre in piedi.<br />
Sull’attenti». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=O1B9B">Il Giornale - Giudo Mattioni</a>Massimo Cacciari: Veneto. «Sì a nuove alleanze per le regionali» - INTERVISTA2009-10-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418431Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Venezia (VE) (Partito: DL) <br/><br/><br />
In gran forma. Massimo Cacciari se lo aspettava.<br />
Il "trambusto" nell’area del centrodestra - quasi avesse la sfera di cristallo - non lo meraviglia. Anzi.
Sotto barba & baffi guarda con attenzione alle scosse telluriche dello schieramento che governa la maggioranza.<br />
«Sarebbe sciocco banalizzare quello che sta accadendo. <br />
Esistono e stanno emergendo in maniera decisiva fortissime contraddizioni - dice il sindaco di Venezia.<br />
I nodi stanno venendo al pettine, c’è aria di cambiamento reale».
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<b>Sindaco Cacciari, Piero Fassino ha detto nei giorni scorsi al Gazzettino "Pd pronto per nuove alleanze"...».</b>
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«Mah, guardiamo prima a casa nostra... Certo dobbiamo osservare con attenzione quello che sta accadendo, ma dobbiamo sviluppare ed elaborare una nostra posizione.<br />
Non dobbiamo stare alla finestra e aspettare che nell’altro schieramento succeda qualcosa o attendere che altri si muovano. <br />
Dobbiamo fare le nostre proposte: rilanciare l’idea del federalismo, puntare alla riforma sociale, dialogare con i ceti medi. Insomma, "captare" ampie fasce ora rappresentate dal centrodestra, quelle che più si riconoscono nell’area liberale e cattolica, ad esempio, e che vivono, anche con difficoltà, il rapporto con la Lega. <br />
Detto questo, comunque, dobbiamo guardare con rispetto a quello che sta succedendo nel centrodestra».
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Sembra facile. Intanto Galan è sulla graticola.</b>
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«Ma va là. Non mi interessa almanaccare sul futuro del presidente della Regione. Ma lo dico chiaramente è il Pd che deve intervenire, che deve metterci del suo».
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<b>Ad esempio?</b>
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«Dire no al ritorno di formule come quella dell’Ulivo e non arroccarsi nelle "casematte" della sinistra europea. Se Galan cede è chiaro che poco o nulla cambia, ma se terrà duro le contraddizioni in seno al centrodestra saranno ancora più forti. <br />
La situazione è in movimento. Noi non possiamo aspettare il presidente della Regione, e non possiamo fare un mero gioco di careghe. Lo sottolineo».
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<b>Riforma sociale, federalismo, addio al radicalismo e tanto più all’antagonismo.</b>
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«Allora chiariamolo: Berlusconi quanto può durare?<br />
Tre, quattro anni ancora? Direi che il "berlusconismo" è finito. E anche il Pd non sta proprio in ottima salute... <br />
E solo per dirne una ci si appresta a celebrare un congresso. Tutto ciò certo non facilita. È indispensabile puntare su nuove alleanze e nuove convergenze, allontanando lo spettro del trasformismo».
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<b>Insomma, parafrasando un vecchio slogan: puntare alla "cosa nuova".</b>
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«Qui da noi può prendere forma un laboratorio politico nuovo e che potrebbe coinvolgere tutto il Veneto.<br />
In più occasioni questo territorio e la sua classe politica in altri tempi hanno dimostrato di essere qualcosa di diverso, di avere una marcia in più rispetto al resto del Paese. <br />
Peraltro, in passato, il Veneto è spesso stato non in linea con i criteri politici nazionali».
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<b>Controcorrente, quindi.</b>
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«Basti pensare agli anni Ottanta al modello rappresentato da Antonio Bisaglia, all’autonomia e alle basi del cattolicesimo sociale; al ruolo di Gianni De Michelis e del riformismo che, al di là della volontà egemonica intrinseca, è stato rilevante. <br />
E poi il movimento dei Sindaci per il Nordest e infine le trasformazioni di una sinistra che si scopre più moderna e più liberale».
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<b>Sindaco, lei sta disegnando uno schieramento politico ampio. Magari Galan ci fa anche un pensierino...</b>
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«Stiamo vivendo processi importanti, lunghi e particolarmente complessi. Dico solo che se ci fosse stato un partito democratico del Nord come spesso e volentieri in passato abbiamo detto con Penati e Chiamparino, magari saremmo molto più avanti in questo processo. <br />
Ma questo Paese, ma anche lo stesso Pd, lo sappiamo ama mettersi in difficoltà».
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Quasi una via politica "stile Baviera" per il Veneto.</b>
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«Non mettiamo confini. Certo si potrebbe dare il via ad un progetto rigenerante».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?idapp=23045">Il Gazzettino - Paolo Navarro Dina</a>ANDREA CAUSIN: Regione Veneto. «No al listone allargato: sarebbe un'alleanza innaturale»2009-10-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418404Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
La componente del Pd Veneto che si riconosce nella mozione Franceschini esclude categoricamente alleanze «innaturali» che dovessero vedere per le regionali 2010 un listone allargato con candidato Giancarlo Galan. Lo ha detto oggi all'Ansa Andrea Causin, candidato alla segreteria regionale Pd, rispondendo all'appello di Pierferdinando Casini che ipotizzava la nascita di una lista «per il Veneto» a sostegno di Galan, in contrapposizione alla Lega Nord.
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Una lista per Galan presidente con dentro il Pd, ha affermato Causin, sarebbe «un'alleanza innaturale» dopo 15 anni di opposizione al governatore forzista. Quanto all'Udc «non ci sono le condizioni - dice Causin - per un accordo con un partito che in questi anni ha votato il 100% dei provvedimenti con la Lega». <br />
Se l'Unione di Centro, sottolinea, vuole aprire un dialogo con il Pd «deve dimostrare con dichiarazioni pubbliche e atti concreti di essere alternativa alla destra veneta».
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«Altrimenti - aggiunge - le affermazioni di Casini e Cesa sono pura astrazione». «Intanto - conclude Causin, rivolto all'Udc veneto - rinuncino ai due assessorati in giunta, quindi vengano in consiglio a dichiarare che sono alternativi alla Lega, e ci saranno così le condizioni per parlare».
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Causin sottolinea tuttavia come, di fronte alla «frattura vera e reale nel centrodestra» esista «un sentire comune con i moltissimi amministratori locali che fanno riferimento al centrodestra, i quali esprimono grande preoccupazione per la possibilità che la Regione possa essere governata dal sistema di disvalori della Lega Nord».
<p>Il Pd, secondo Causin, «ha il dovere di essere attento a questi amministratori, già hanno affiancato il partito in battaglie come quella per il 20% dell'Irpef ai Comuni».
<p>Il consigliere regionale pidiellino invita per questo «tutti i dirigenti veneti del Pd ad avere la massima attenzione verso questa occasione straordinaria, che è quella di portare la Lega all'opposizione in questa regione».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilgazzettino.it/stampa_articolo.php?idapp=22987">Il Gazzettino.it </a>Piero FASSINO: «Veneto regalato alla Lega, patto scellerato Berlusconi-Bossi» - INTERVISTA2009-10-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418403Alla data della dichiarazione: Deputato<br/><br/><br />
«Regione sacrificata sull'altare
degli equilibri di governo. Lista con Galan? Nulla è escluso»
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<b>Onorevole Piero Fassino, lei prima di altri aveva detto di osservare con attenzione alle dinamiche interne al centrodestra veneto. Adesso pare certo che il candidato alla presidenza della Regione nel 2010 sarà della Lega Nord.</b>
<p> «Avevo visto giusto, mi permetto di rivendicarlo. Circa un mese e mezzo fa, in una intervista al Gazzettino, dissi: attenzione, la conflittualità del centrodestra non è un fatto momentaneo, si sta aprendo una contraddizione profonda, si possono produrre dinamiche tali da cambiare</b> la situazione politica in Veneto. Avevo ragione: la crisi è scoppiata».
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<b>Ma potrebbe rientrare.</b>
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«Vedremo. La mia impressione è che qualunque sia l’esito di queste ore il centrodestra veneto non sarà più quello di prima. Berlusconi ha sacrificato e umiliato il Veneto sull’altare del suo rapporto nazionale con la Lega. Sta usando il Veneto come una moneta di scambio, sta mortificando una terra nella quale l’orgoglio di appartenenza e identità è radicato nella storia. Il Veneto rischia di essere l’agnello sacrificale di un patto scellerato».
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<b>Il Pd cosa pensa di fare?</b>
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«Si tratta di vedere, la questione è aperta: Berlusconi tornerà indietro o confermerà la svendita del Veneto alla Lega? E se tornasse indietro, cosa farà la Lega? Viceversa, se Berlusconi non cambia idea cosa farà Galan? E, in ogni caso, cosa faranno i 150 sindaci del Pdl che hanno sottoscritto il manifesto "mai il Veneto alla Lega"? Vediamo cosa matura. Noi non staremo con le mani in mano, assumeremo delle iniziative, responsabilità che compete ai dirigenti del Pd veneto, ma mi pare evidente che non saremo spettatori passivi».
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Ipotizziamo che il Veneto vada alla Lega. Il Pd potrebbe appoggiare Galan?</b>
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«Non disegniamo scenari a priori. A seconda di come la situazione evolve, lavoreremo per favorire uno scenario politico nuovo. Si vedrà con quali spazi e come».
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<b>Il segretario del Pd, Dario Franceschini, l’altro giorno a Thiene ha detto che Berlusconi e Bossi stanno giocando con il Veneto come quando ci si scambiano le figurine dei calciatori. Ma del Pd ha anche detto che sarà sempre in alternativa alla destra.</b>
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«Sono d’accordo con Franceschini, ma il punto è che la destra qui sta rompendosi ed è dovere del Pd e del centrosinistra mettere in campo una iniziativa per aprire una pagina nuova in Veneto».
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<b>A Venezia si ipotizza anche un listone con Pd, Pdl, Udc, ma con un candidato diverso da Galan.</b>
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«È uno dei possibili scenari, ma non è l’unico. C’è anche la proposta dell’Udc di una civica veneta. Ripeto, bisogna vedere cosa succederà: Galan cosa farà? Darà lui vita a un movimento civico? Oppure si arrenderà? Oppure saranno gli stessi 150 sindaci a dar vita a un movimento civico? Certo è che si è prodotta una rottura che non è tattica né contigente, che mette in causa la coesione del centrodestra e apre degli spazi nei quali noi dobbiamo giocare le nostre carte per aprire una nuova fase politica veneta».
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Che tempi prevede?</b>
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«Si vota tra meno di sette mesi: i tempi per le scelte non possono essere lunghi».
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<b>Veniamo all’economia e alle strategie del Pd. Franceschini ha chiesto scusa agli imprenditori, trattati finora dal centrosinistra come potenziali evasori. Condivide il "mea culpa"?</b>
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«Franceschini ha fatto bene a usare parole chiare e forti dicendo quello che forse troppo a lungo non era stato detto. E cioè che occorre dare a Cesare quel che è di Cesare: riconoscere alla piccola e media impresa italiana il ruolo che ha nella struttura produttiva e nella vita sociale ed economica del paese. <br />
Si dimentica spesso che il 95% delle imprese italiane ha meno di 30 dipendenti e l’80% ne ha meno di 20. Il che significa che la nervatura del sistema economico del paese poggia su queste imprese e sul coraggio imprenditoriale di chi le ha fondate e dirette, impegnando i beni di famiglia, coinvolgendo nella crescita dell’azienda i propri figli, creando lavoro, sviluppo, ricchezza in aree che sono state di sottosviluppo».
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E questo finora non era stato riconosciuto?</b>
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«In linea di principio sì, ma non nelle politiche. Gli imprenditori non hanno bisogno di pacche sulle spalle per poi essere lasciati soli. Hanno bisogno di politiche concrete. Specie in questo momento di crisi».
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Ad esempio con la riduzione dell’Irap?</b>
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«La proposta di Franceschini di una modifica dell’Irap corrisponde alle richieste delle piccole e medie imprese. È una tassa che rischia di penalizzare le aziende che hanno un maggior numero di occupati e di addetti. Ma non solo l’Irap. Bisogna andare verso un diverso sistema di deducibilità. Rivedere lo strumento degli studi di settore, che è diventato una forma di accertamento presuntivo che spesso non corrisponde al reale fatturato e agli utili dell’impresa. E ancora ci vogliono misure per l’accesso al credito bancario, il sostegno all’innovazione e alla specializzazione dei prodotti, il sistema delle infrastrutture di cui le imprese hanno bisogno, il costo energetico. <br />
E tutto il tema dello snellimento della burocrazia che spesso è un onere aggiuntivo e pesante per le pmi».
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<b>In questo modo il Pd può recuperare la fiducia degli imprenditori?</b>
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«Credo proprio di sì. Se molti di questi piccoli imprenditori si sono rivolti alla Lega o a Berlusconi non è perché siano di destra, ma perché lasciati soli hanno pensato di trovare là qualcuno che li ascoltasse. Dimostriamo loro che noi abbiamo idee e proposte più concrete e più giuste».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=NPV5Q">Il Gazzettino - Alda Vanzan</a>LUCIO TIOZZO: «Per colpa della litigiosità del centrodestra si continua a tenere bloccata l’approvazione del Piano regionale di tutela delle acque»2009-10-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418110Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) - Consigliere Consiglio Comunale Chioggia (VE) (Lista di elezione: DS) <br/><br/><br />
Il Piano regionale di tutela delle acque non è ancora stato approvato e le spiagge rischiano la chiusura. Dopo la querelle per i canoni demaniali con le concessione che, per colpa di una normativa Ue, potrebbero non essere più automaticamente rinnovate, arriva sugli operatori turistici un’altra tegola.
<p>Secondo il consigliere regionale del Pd Lucio Tiozzo la colpa in Regione è tutta del centrodestra: «Gli arenili – afferma - rappresentano un’irrinunciabile risorsa per l’economia turistica della nostra Regione: è inaccettabile che per colpa della litigiosità del centrodestra si continui a tenere bloccata l’approvazione del Piano regionale di tutela delle acque, strumento indispensabile per consentire la balneazione lungo le nostre coste».<br />
«Il piano - prosegue l’esponente del Pd - è stato licenziato dalla commissione competente addirittura il 2 dicembre 2008 ed è da allora che attende di approdare all’esame del consiglio regionale. Per caso la maggioranza di centrodestra con in testa il presidente Galan, ormai assenteista cronico, intende far chiudere tutte le spiagge venete provocando così un danno economico gigantesco?».
<p> Tiozzo chiama a raccolta le Amministrazioni locali: «Queste, assieme alle categorie economiche, devono battere un colpo pretendendo la convocazione di un tavolo istituzionale con tutti i gruppi che siedono in Consiglio regionale, in modo che si svelino finalmente le reali intenzioni di questa sgangherata maggioranza di governo del Veneto».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=858863&Data=20091009&CodSigla=VE">Il Gazzettino - VeneziaMestre</a>LAURA PUPPATO: «Patti col Pdl? Costa e Fassino hanno troppa fretta» - INTERVISTA2009-08-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it402636Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Montebelluna (TV) (Partito: Ulivo) <br/><br/><br />
«Non chiudo la porta. Ma proporli adesso è prematuro, si rischia di finire sedotti e abbandonati»
<p><b>Laura Puppato, lei che è "gradita" al governatore del Veneto, dice sì a un’alleanza Pd-Pdl?</b>
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«Io non chiudo la porta in faccia a nessuno, neanche a Galan. Solo che la proposta lanciata da Paolo Costa - "salvare il soldato Galan, che lo voglia o no" - così come la riflessione di Piero Fassino sulle alleanze innovative in Veneto e nel nord, hanno entrambe un errore non solo di sostanza, ma soprattutto temporale. In una parola: è prematuro».
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<b> Lei è sindaco di Montebelluna, con il centrosinistra governa in un’area dove la Lega è quasi al 30% e le amministrazioni sono quasi tutte in mano al centrodestra. Di lei Galan ha detto che è la parte del Pd «che stimo e con cui si può dialogare». Secondo lei perché?</b>
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«Ho conosciuto Galan in questi sette anni di sindaco, all’inizio è stato un rapporto turbolento. Sono stata eletta, non solo, ma anche, per dare una soluzione alla vicenda di un inceneritore su cui la Regione aveva dato parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale. <br />
Io e Galan ci siamo trovati su opposte sponde. E ho avuto il mio bel daffare per portare il segno negativo al progetto. Che non è stato più realizzato. Penso che Galan, come spesso accade, abbia maturato la convinzione che non basti essere di centrosinistra o ambientalista per avere, dal suo punto di vista, poco valore. A volte i nemici sono più frequentemente in casa, specie quando i sodalizi manifestano crepe, che non all’esterno dove puoi trovare persone più corrette».
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<b> Crepe in casa di Galan. Cioè le tensioni tra Pdl e Lega?</b>
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«La Lega al suo interno ha due anime: una più istituzionale - penso ad esempio al vicegovernatore Manzato - e una più caustica, che manda messaggi faziosi e a cui si deve qualche "prova tecnica di regime" che francamente non ci piace».
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<b> Con queste "crepe" è possibile un laboratorio veneto? Un’alleanza con Galan?</b>
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«Già Galan, quando parlava di "Forza Veneto", credo non escludesse un laboratorio politico. Io non dico no a priori. Però, la proposta di Costa, in questo momento io non l’avrei fatta: la trovo poco avveduta, anche se Costa ha indubbiamente più esperienza di me».
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<b>Perché non avveduta?</b>
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«Si rischia di fare come chi si vuole maritare a tutti i costi, e poi si finisce come in letteratura: sedotti e abbandonati. E il rischio è reale».
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<b> Fassino chiede: il Pd vuole vincere o stare all’opposizione?</b>
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«È chiaro che non dobbiamo considerarci minoranza assoluta, come se fosse stabilito da Dio. Non solo Toscana ed Emilia, anche realtà come Venezia, Padova, la stessa Montebelluna dimostrano che non abbiamo dovuto nasconderci o farci assoggettare per governare. Ma prima di pensare a nuove alleanze dobbiamo presentarci con proposte chiare. E trovare unità al nostro interno».
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<b> Quindi Galan ha ragione quando dice che non sa con quale Pd parlare?</b>
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«Quando cita Zanonato, Cacciari, Puppato, effettivamente Galan cita tre figure del Pd che sono indiscutibilmente diverse per storia e cultura, ma credo tutte e tre capaci di fare il proprio lavoro.<br />
Ma c’è bisogno di tutte queste figure e non di una parte sola per un lavoro di crescita politica e di buona amministrazione, capace anche di governare questa regione. Certo, per il Pd è prioritario programmare una corsa alle Regionali del 2010 con una immagine unitaria. Oggi c’è troppa frammentazione, troppi "galli nel pollaio", troppe voci distorte».
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<b> Ad esempio?</b>
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«Penso alla proposta che ha fatto Costa. Paolo Costa ha avuto ruoli importantissimi nel centrosinistra, non è l’ultimo dei mohicani: ma la proposta che ha fatto non è compresa dalla base, ha sollevato tante voci critiche. Non dimentichiamo che in questo momento al Pd manca una guida, siamo in piena fase congressuale, non c’è una voce unica oggi. Sì, Galan dice una cosa vera quando chiede: chi è il Pd? quello di Zanonato o di Cacciari o di Puppato?».
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<b> Quindi "salva" o no il soldato Galan?</b>
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«In questo momento stiamo parlando di una cosa senza costrutto mentre invece bisognerebbe partire da una base programmatica. Dico che adesso è prematuro».
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<b>Prematuro rispetto al congresso del Pd?</b>
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«Prematuro anche sul fronte del Pdl. Bisogna vedere fino a che punto Galan ha autonomia rispetto al Pdl nazionale e al suo "padre padrone" Berlusconi e, ancora, quanta voglia ha di fare scelte coraggiose accogliendo tesi che non gli sono proprie. <br />
Per intenderci: io, sul nucleare, non la penso come Galan.<br />
Io non so quanto questa scaramuccia estiva tra Lega e Pdl abbia il valore di una separazione e se un domani possa sfociare in un divorzio. So però qual è il mio approccio: mi piace la chiarezza, nella chiarezza si possono fare scelte coraggiose. Ma nella certezza, non nell’equivoco. Questa condizione di chiarezza oggi non c’è: non ce l’abbiamo noi del Pd alle prese con il congresso, non ce l’ha Galan né il Pdl veneto».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=748606&Data=20090822&CodSigla=PG">Il Gazzettino - Alda Vanzan</a>GIANCARLO GALAN: Veneto. «Via libera alla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle»2009-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391824Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Veneto (Partito: FI) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: FI) <br/><br/><br />
La commissione Via (valutazione impatto ambientale) della Regione Veneto ha approvato oggi il progetto di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.<br />
Lo ha reso noto noto il governatore Giancarlo Galan, secondo il quale la decisione è l'esempio di di quanto una Regione «sappia assumersi le proprie responsabilità».
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Il parere favorevole della commissione è stato espresso con alcune prescrizioni. «Sono soddisfatto di quanto deciso - afferma Galan - e proprio per questo desidero sottolineare il merito di una Regione che si assume le proprie responsabilità su questioni decisive, sia dal punto di vista economico e sociale che ambientale».
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Lavoratori soddisfatti. I lavoratori Enel di Porto Tolle giudicano positivamente la scelta della Commissione Via di approvare la riconversione a carbone della “loro” centrale. «Si avvicina il momento della più grande opera cantierabile subito in Italia - sostiene in una nota Maurizio Ferro, portavoce del Comitato d'Azione dei Lavoratori della centrale di Porto Tolle - Occasione unica per la crescita delle imprese polesane, che diventeranno più competitive».
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Secondo i lavoratori la scelta della Commissione Via regionale va «nella direzione di una politica energetica più responsabile, rispetto alla dipendenza dal gas naturale».
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In attesa del decreto della giunta regionale, e poi della firma del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo oggi, sostiene Ferro, si può cominciare a credere che sia finito il tempo delle piccole idee di provincia, delle lungaggini amministrative e degli ostacoli “a orologeria”. «Ora aspettiamo, prestissimo, la delibera della Regione. Grazie Galan perché oggi, dopo oltre quattro anni anni di attesa, si avvicina il momento della grande opera che porterà 350 milioni di euro di indotto per le imprese del Veneto e dell'Emilia Romagna, fino a 3.500 lavoratori in cantiere, 700 posti di lavoro stabili con la centrale a regime e nuove professionalità e occasioni di formazione per la crescita delle imprese polesane».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=64051">Il Gazzettino.it - Rovigo</a>GIOVANNI GALLO: Piano Casa. "PDL e Lega proseguono la guerra. E il Veneto va alla deriva"2009-06-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391711Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
“Anche dopo le elezioni la musica non è cambiata: PdL e Lega proseguono con la loro spietata guerra di potere e intanto il Veneto continua ad andare alla deriva”.
Questo il commento del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giovanni Gallo, dopo l’interruzione della seduta odierna e il rinvio a domani dell’esame sul piano casa.
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“Per ben tre volte in una mattinata i consiglieri di maggioranza e, come sempre primo tra tutti, il presidente-fantasma della Regione, Giancarlo Galan, hanno fatto saltare il numero legale con le loro assenze di massa. Eppure - sottolinea l’esponente democratico - si doveva decidere delle sorti di un provvedimento, il piano casa, ritenuto di estrema urgenza dallo stesso centrodestra. E’ il segnale di un abbandono totale dell’istituzione e del governo regionale”.
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“In attesa che la maggioranza si materializzi, ribadiamo comunque i nostri punti fermi: sì agli ampliamenti di cubatura per la prima casa; sì ai premi per chi costruisce secondo tecniche di bio-edilizia e fonti di energia rinnovabili; no agli ampliamenti nei centri storici. Il PD – conclude Gallo - è comunque disponibile a ragionare sull’ipotesi di ampliamenti per gli impianti produttivi collocati esclusivamente in aree proprie, ovvero industriali e artigianali”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=866">pdveneto.org</a>Silvio BERLUSCONI: «Niente Regione Veneto se la Lega sorpassa»2009-06-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391454Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Improvviso, inatteso, l’annuncio di Berlusconi che il prossimo Governatore del Veneto potrebbe non essere Giancarlo Galan è arrivato a ridosso di un voto che in Veneto è atteso anche per verificare la tenuta del Pdl di fronte alla annunciata avanzata della Lega.
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Perché proprio ieri? E perché un’uscita così inattesa, nemmeno pre-anticipata con l’interessato? Perché un’apertura così decisa alla Lega? O si tratta invece di una sferzata ai pidiellini?
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È evidente che al di là delle dichiarazioni di facciata che ostentano ottimismo garantite dai sondaggi, che danno ancora il Pdl in testa in Veneto e in Lombardia, il Cavaliere sente il fiato sul collo dell’alleato Bossi. E non passa giorno senza che Galan mandi messaggi ad Arcore per ricordare a Berlusconi che sulla poltrona di palazzo Balbi lui ci sta benissimo.
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Come spesso accade il premier ha quindi preferito giocare d’anticipo sparigliando le carte, così da ripassare ad altri il cerino acceso. Da un lato il Premier ha messo Galan di fronte a un obbligo: vincere. Solo così il Governatore potrà sentirsi autorizzato e legittimato a chiedere per sè il quarto mandato o a candidarsi per un posto di rilievo a Roma, magari in un colosso di Stato. Tocca quindi a Galan e al Pdl veneto, con i fatti (i voti) smentire gli scenari prospettati dal Cavaliere. Il messaggio è chiaro e non è rivolto solo agli eletti, ma soprattutto agli elettori veneti per incitarli ad andare alle urne sabato e domenica se non vogliono che la loro regione passi nelle mani del Carroccio.
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Un invito che Berlusconi non poteva rivolgere in maniera troppo esplicita per evitare di mettersi in contrapposizione palese con Bossi in un momento delicato come questo. Insomma, se Galan e i veneti vogliono una regione a guida Pdl hanno una sola arma: votare per Berlusconi. Un principio che vale anche per la Lega: e vinca il migliore.
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Ma l’offerta al Carroccio ha un altro risvolto. Il Cavaliere infatti sa che il vero, grande obbiettivo del Senatùr è la guida della Regione Lombardia: è lì il cuore della Lega, è lì che davvero il Carroccio può consolidarsi come forza di un "governo alternativo". Milano è saldamente in mano al Pdl, la Provincia secondo i sondaggi potrebbe arricchire il patrimonio del Cavaliere passando da Penati a Podestà, e l’ultimo piano del Pirellone è occupato da quel Roberto Formigoni forzista della prima ora ma che coltiva da tempo ambizioni di leadership nazionale. Sia nel partito che nel governo.
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A questo punto tocca al capo leghista uscire allo scoperto dichiarando - se lo ritiene - il suo vero obbiettivo. Ma come farebbe a spiegare a Gobbo e compagni che preferisce la parte lombarda a quella veneta?<br />
Insomma, la mossa di Berlusconi mirava a prendere due piccioni con una fava. Domenica si vedrà se ha centrato l’obbiettivo.
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<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=60838">Il Gazzettino.it</a>GIOVANNI GALLO: "Consiglio sospeso per il Vinitaly, caro Finozzi nessun imbarazzo con Galan".2009-04-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390893Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
"Caro presidente Finozzi, nessun imbarazzo con Galan sulla seduta di ieri del Consiglio andata a vuoto". Il capogruppo del Partito democratico Giovanni Gallo replica a distanza al presidente del Consiglio Marino Finozzi che ieri, dopo aver sciolto la seduta per la reiterata mancanza del numero legale, aveva dichiarato con amarezza alla stampa "La prossima volta che il governatore Galan attaccherà il Consiglio io sarò in difficoltà. Non potrò difendere ancora il Consiglio né quei consiglieri che non sono in aula a fare il proprio lavoro". "La seduta è andata a vuoto - afferma il capogruppo del Partito Democratico - perché i consiglieri del PdL sono accorsi in massa all'inaugurazione del Vinitaly, dove avevano l'ingrato compito di fare da coreografia al presidente Galan, altrimenti soverchiato dalle prime linee leghiste: il ministro Zaia, il sindaco Tosi, il vicepresidente Manzato". "Il governatore del Veneto - prosegue Gallo - sempre assente dai lavori consiliari, questa volta non solo ha continuato a dare il cattivo esempio, ma ha anche imposto un perentorio ordine di servizio ai suoi consiglieri, visto che anche il capogruppo di Forza Italia Remo Sernagiotto, astemio doc, ha dovuto preferire le bollicine del prosecco all'acqua minerale di Palazzo Ferro Fini".<br />
"Ancora una volta - sottolinea Gallo - Galan ha dimostrato di non avere nessun rispetto per il Consiglio regionale, che concepisce solo come palcoscenico per la sua campagna elettorale. Come sicuramente accadrà - conclude l'esponente PD - il prossimo 15 aprile, in occasione della seduta straordinaria sulla crisi economica, chiesta dal Presidente della Regione 5 mesi dopo che l'aveva chiesta il Partito Democratico.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.pdconsiglioveneto.org/dett_PP.asp?ID=37">web site - pdconsiglioveneto</a>Massimo Cacciari: «Marghera, Galan convochi un tavolo»2009-04-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390836Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Venezia (VE) (Partito: DL) <br/><br/><br />
Sono pronto a collaborare su bonifiche e riutilizzo delle aree. Commissario o agenzia? «L’importante è rilanciare la zona industriale»<br />
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Un commissario straordinaro come quelli che hanno permesso la realizzazione del Passante e lo scavo dei canali portuali? Oppure una «agenzia» o la «società mista» capace di coordinare e realizzare i progetti di riutilizzo delle aree di Porto Marghera? Negli ultimi giorni, sulla scia delle notizie di nuove chiusure di attività produttive, il problema delle mancate bonifiche e delle aree inutilizzate a Porto Marghera, è tornato d'attualità.
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Un’area «ideale». Ai bordi della laguna esiste il più grande area portuale e industriale d’Italia, al primo posto della lista dei «siti d’interesse nazionale da bonificare» riconosciuti da un’apposita legge dello Stato che sta garantendo un afflusso, seppure insufficiente, di finanziamenti. Oltre 2 mila ettari di terreni - lambiti da canali banchinati con centinaia di capannoni, strade e binari ferroviari - in buona parte abbandonati dalle industrie chimiche e siderurgiche e ora inutilizzato e da bonificare. Un sito già infrastrutturato e decisamente concorrenziale rispetto il Quadrante di Tessera o Veneto City a Dolo, tutti da realizzare. Un luogo «ideale» per far logistica, insediare nuove attività industriali avanzate e sostenibili, centri di servizio e ricerca e, volendo, grandi centri commerciali specializzati, fiere, poli per la moda e nuovi distretti economici da aggiungere a quelli già avviati al parco tecnologico e scientifico Vega di Marghera.
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Le cose da fare. Il fatto è che, Vega a parte, gran parte delle aree - in maggioranza di proprietà dell’Eni - dismesse dalle industrie chiuse nel corso degli ultimi vent’anni non sono ancor state bonificate e restano inutilizzate. Eppure, già da dieci anni è stato messo a punto in Regione il «Master plan» che fotografa, metro per metro, tutto il «sito di interessa nazionale» di Porto Marghera - con migliaia di carotaggi del sottosuolo per stabilirne il grado di contaminazione da inquinati di origine industriale - e delinea le procedure da adottare nelle aree da bonificare (con interventi più o meno radicali, a seconda del nuovo utilizzo) e quella da metterle semplicemente in sicurezza.
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Caos di leggi e competenze. Sul riutilizzo di aree industriali dismesse e pesantemente inquinate da oltre 600 diverse sostanze tossiche decreti, leggi e norme non mancano di certo, anzi - come denunciano sia le istituzioni locali veneziane che le associazione imprenditoriali - ce ne sono fin troppe e tra loro spesso e volentieri molto contraddittorie. Oltre tutto, i «soggetti» istituzionali preposti a intervenire - ministeri, Regione, Comune, Provincia, Autorità Portuale, Magistrato alle Acque, Salvaguardia, Arpav, ecc. - e le rispettive competenze spesso si accavallano, creando un labirinto di autorizzazioni che oltre a frenare anche i più entusiastici progetti, aumentano tempi e costi di riutilizzo delle le aree.
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Chi deve fare cosa. La richiesta di un commissario straordinario o di un’agenzia con poteri altrettanto straordinari - invocata un po’ da tutti a Venezia - deriva proprio dal caos legislativo e dalle «infinite» competenze del ministero dell’Ambiente che nella persona del direttore Giancarlo Mascazzini, sta continuando a chiedere ai proprietari, vecchi o nuovo, delle aree da bonificare, risarcimenti e contributi per mettere in sicurezza i suoi inquinati, la laguna e le falde sotterranee. Secondo l’assessore regionale, Renato Chisso «bisogna creare una struttura che abbia al suo vertice un personaggio di spessore internazionale con l’autorità necessaria a reperire le aree dell’Eni e di altri soggetti, per bonificarle e collocarle sul mercato».
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«Per fare ciò - aggiunge Chisso - non può bastare un tecnico dell’amministrazione pubblica, come si è fatto per la realizzazione del Passante autostradale e per lo scavo dei canali portuali e la sitemazione dei fanghi. Ci vuole, invece, un personaggio di spessore internazionale, capace di mobilitare l’interesse di grandi investitori, a capo di una società o agenzia dotata degli strumenti e delle risorse necessari per intervenire su una questione così complessa». Dal canto suo, l’Eni di Paolo Scaroni fa sapere attraverso l’ufficio stampa veneziano, di «non essere contraria a qualsiasi iniziativa che possa accelerare i processi di autorizzazione degli interventi nelle aree». E a proposito di chi o quale struttura debba gestire il riutilizzo delle aree, Eni aggiunge che ciò «è di esclusiva competenza e scelta delle istituzioni pubbliche». L’assessore comunale, Laura Fincato, fa notare che «bisogna fare i conti con i proprietari delle aree e in particolare con i più importanti, cioè Eni e Autorità Portuale».
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«Quel che si deve assolutamente fare e presto - precisa l’assessore - riguarda innanzitutto la struttura da creare, chiamiamola società o agenzia ma quel che importa è che abbia poteri e le sia riconosciuto da tutti il ruolo di cordinatore e promotore degli interventi, pubblici e privati che siano». A parere dell’assessore provinciale, Ezio Da Villa «l’idea di commissario per le bonifiche è solo «una boutade», quel che serve è «una programmazione pubblica, condivisa inevitabilmente con Eni, che consenta di superare l’inutile burocrazia, sbloccare risorse e obbligare i soggetti restii a intervenire».
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«Lo dico da anni - osserva a sua volta il sindaco Massimo Cacciari - che ci sono troppe leggi e competenze, mentre mancano poteri effettivi a chi, come noi enti locali, vorrebbe intervenire. Se si fa qualcosa, ecco che arrivano i veti del ministero dell’Ambiente e scattano ricorsi. L’unica via d’uscita da questa situazione è l’individuazione di un soggetto o di un organismo dotato di poteri effettivi, in grado di decidere e di attuare quanto stabilito».
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Certo, ammette Cacciari, a Porto Marghera esistono così tante competenze istituzionali e soggetti proprietari di questa o quell’area, che è difficile, per non dire impossibile, ipotizzare la creazione di un «commissario straordinario» sull’esempio di quelli creati per il Passante per lo Scavo dei canali portuali o per prevenire gli allagamenti a Mestre e Marghera. «Dobbiamo inventare un sistema d’intervento, qualunque sia, che, comunque abbia dei poteri commissariali capaci di bypassare le forche caudine di leggi e procedure - conclude Cacciari, confessando di essere stanco di ripetere le stesse cose che poi non si realizzano -. Io sono pronto a sedermi in qualsiasi tavolo purché si arrivi, una buona volta a decidere. Se il presidente Galan è d’accordo, lo convochi lui questo tavolo, sennò se lo faccio io, come ho già fatto, mi accusano di protagonismo e poi boicottano ogni iniziativa».
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<br/>fonte: <a href="http://nuovavenezia.gelocal.it/stampa-articolo/1612163">La Nuova di Venezia e Mestre - Gianni Favarato</a>GIOVANNI GALLO: "Decisione sfacciata il Maxi premio di 15.000 euro ai dirigenti regionali" [Link: Regione]2009-03-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390619Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
“Le risorse per garantire la cassa integrazione a migliaia di lavoratori del Veneto non le trovano. Però, per coprire d’oro i top manager della <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=408284&Data=&CodSigla=PG&TestoRicercaUrl=regione%20veneto">Regione</a> , Galan e la sua Giunta i soldi li scovano subito”.
Il commento è del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giovanni Gallo, dopo la notizia riportata oggi da alcuni organi di informazione.
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“Scegliere, in piena crisi economica, di elargire indistintamente ai top manager il <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=408245&Data=&CodSigla=PG&TestoRicercaUrl=regione%20veneto">premio massimo </a> premio massimo consentito è a dir poco sfacciato. Non è infatti normale - sottolinea Gallo - votare una delibera dove si dice che tutti questi dirigenti hanno raggiunto il 100% del risultato”.
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“D’altra parte questa vicenda è solo l’ultimo dei capitoli di una lunga storia fatta di privilegi. Recentemente infatti - ricorda il capogruppo del PD - gli stessi dirigenti avevano tentato di mettersi al riparo dai tagli imposti dal ministro Brunetta in caso di malattia.
Per non parlare poi dei Direttori generali delle Ulss, anch’essi premiati con palate di euro e anch’essi in maniera indipendente dai meriti e dai risultati ottenuti.
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“Questo è l’andazzo nel palazzo.
E Galan - conclude Gallo - ne è il massimo responsabile: senza alibi né giustificazioni.
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=732">official web site- Partito Democratico Veneto - Il Gazzettino ed. Venezia</a>GIOVANNI GALLO: Veneto in Cassa integrazione. "Oltre 1000 richieste rimaste inevase: sbloccare i finanziamenti"2009-03-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390584Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
"Mentre la bufera della crisi economica ed occupazionale infuria nel Veneto, il presidente Galan continua a blaterare di carnevale e nucleare". Il giudizio tagliente è del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giovanni Gallo, che ha depositato un'interrogazione alla Giunta in merito al quadro di crescente emergenza vissuta dal mondo del lavoro veneto.
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In particolare, l'esponente del PD punta l'indice sull'esplosione del fenomeno cassa integrazione: "com'è noto - prosegue - a partire dal mese di settembre 2008, le domande di Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria) sono aumentate in modo esponenziale. Alla Direzione regionale del lavoro erano giunte, già alla data dell'8 gennaio 2009 ben 1200 domande. Ma la situazione relativa al 2008 si è ulteriormente aggravata, considerato che le aziende potevano fare richiesta di Cigs entro 60 giorni dalla sospensione dal lavoro".
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Nella sua interrogazione Gallo denuncia una situazione "che ha del paradossale e sulla quale va fatta luce. Molte domande di Cigs in deroga presentate nel 2008 sono state finora ignorate per mancanza di fondi: mancherebbero all'appello 17 milioni di euro. In realtà con una lettera dello scorso 27 febbraio l'Inps ha confermato alla Regione Veneto una disponibilità di residui pari a quasi 18 milioni di euro, che sarebbero sufficienti a coprire il migliaio di domande inevase, ma inspiegabilmente la Direzione Regionale Lavoro non ha ancora dato l'autorizzazione".
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"Cosa si attende, di fronte all'aggravarsi di una crisi economica e occupazionale già pesantissima, per provvedere al sostegno delle migliaia di lavoratori in difficoltà, e in primo luogo a rilasciare l'autorizzazione per l'accoglimento delle domande di Cigs relative al 2008 ancora inevase? Galan - conclude Gallo - la smetta di parlare di maschere e centrali nucleari e pensi invece a sollecitare il Governo perché adegui con la massima urgenza gli ammortizzatori sociali all'eccezionale gravità della crisi economica e occupazionale".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=724">Partito Democratico Veneto</a>Giulio Claudio Rizzato: Il crollo della sanità veneta2009-01-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388323Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: PD) <br/><br/><br />
Equità, efficienza e trasparenza sono obiettivi lasciati oggi a marcire nel dimenticatoio, dopo che per lungo tempo hanno svolto, basandosi sui dettami costituzionali, un ruolo cruciale e concreto nella nascita e nello sviluppo del sistema sanitario nel nostro Paese.
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Oggi chi ha la responsabilità politica di guidare il Veneto è lontano anni luce dall’idea di essere tutore del sacrosanto diritto dei cittadini di essere curati a prescindere dalla condizione economica e dal luogo in cui vivono o dal quale provengono.
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Si assiste ad un atteggiamento di assoluta leggerezza e sufficienza nei confronti di questo settore fondamentale per la vita di tutti noi. Basti pensare al fatto che dal 2005 ad oggi la Giunta Galan ha avvicendato ben tre assessori alla sanità: neppure nei condomini gli amministratori hanno un tale turn-over.
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Tre assessori e tutti e tre leghisti che, alla faccia dei paladini delle ragioni del nord e dei veneti, hanno contribuito in modo decisivo a questa fase di implosione, ovvero di incapacità del sistema di rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei cittadini.
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Le liste d’attesa chilometriche, che penalizzano soprattutto le persone anziane, così come la mancanza di equità nel ripartire tra le Ulss le risorse messe a disposizione del Veneto, sono il risultato di una latitanza cronica da parte del centrodestra di governo.
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Dove sta l’eccellenza del modello sanitario veneto, così tanto sbandierata dal presidente Galan?
Negli ultimi 12 anni la Giunta regionale non ha avuto la volontà di affrontare il nodo della necessità di riprogrammare la sanità attraverso una strategia a vasto raggio che fosse degna di questo nome, partendo dai bisogni di salute dei cittadini.
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Si è unicamente limitata a presentare dei piani che tuttavia non hanno trovato alcuna discussione
E tutto questo non per pura casualità, bensì per una scelta politica chiara di restringere gli spazi di confronto e di democrazia all’interno del sistema sanitario, escludendo da ogni processo decisionale soggetti come il Consiglio regionale, organismo di massima rappresentanza dei cittadini veneti, le conferenze dei sindaci e gli amministratori locali, nonché gli operatori della sanità sulle cui spalle ricade la responsabilità e l’onere di tenere in piedi un servizio dignitoso.
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Un disegno questo che si è esplicitato anche negli ultimi giorni con la delibera della Giunta del 30 dicembre che accentra in capo alla segreteria regionale della sanità gli appalti per l’acquisto di beni e servizi, esautorando i direttori generali e gli organismi territoriali da ogni ruolo. La verità è che oggi, a fare programmazione, non è la politica.
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Tutto infatti ruota attorno alla parola d’ordine degli ultimi anni: project financing.<br />
Una pratica che ha permesso al privato di introdursi nella sanità attraverso cordate di imprese e di interessi, conquistando così uno spazio che gli consente di incassare una remunerazione del capitale investito molto più alta di quanto non avrebbe se facesse un altro tipo di investimento.
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Il ricorso continuo al project financing in sanità è diventato il fattore che ne determina la programmazione ed il mezzo attraverso il quale le risorse pubbliche vengono drenate per ricompensare il privato degli investimenti che fa in sanità. In sostanza, il vero terreno sul quale si fanno gli affari non è più la costruzione di strade, autostrade o di altre opere pubbliche, ma è la sanità.
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"L'evoluzione che sta avendo il sistema sanitario richiede invece l'individuazione e la dotazione di strutture intermedie che diano la risposta della continuità assistenziale dopo la fase acuta della malattia ai cittadini, in modo tale che questo bisogno di cure non si scarichi sulle famiglie".
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Queste strutture intermedie, che nel Veneto abbiamo chiamato ‘ospedali di comunità’, non ci sono e noi vogliamo andare in questa direzione consapevoli che la maggiore emergenza stia nell’assenza di adeguati livelli assistenziali in tutto il territorio regionale.
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Il Partito Democratico ha presentato un progetto di legge che costituisce un vero e proprio Piano sanitario e sul quale la Giunta potrebbe avviare un confronto se volesse appunto assegnare un ruolo alla politica nella programmazione socio sanitaria.
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Vogliamo tornare ad un modello socio-sanitario, quello che lo stesso Galan aveva ereditato, che sia basato su una forte integrazione tra servizi sociali e sanitari, tra ospedale e territorio.<br />
E per far questo è necessario che la politica si riappropri delle scelte in materia di sanità e non se le faccia dettare da chi invece interviene nella sanità per obiettivi che sono in larghissima parte di natura economica.
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Se la politica veneta farà questo passo allora tornerà a svolgere il ruolo che le è proprio, rispondendo alle esigenze reali dei cittadini della nostra regione.
Altrimenti, dopo l’implosione di un sistema, si assisterà all’esplosione di un’emergenza sociale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=640">web site - Pd Veneto</a>Paolo GIARETTA: «Galan ha la facoltà di impugnare il provvedimento di fronte alla Corte costituzionale»2009-01-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388268Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Presenterò, assieme ai senatori veneti del PD, un emendamento soppressivo della norma contenuta nel decreto anti-crisi che esonera il solo Comune di Roma dal rispetto del patto di stabilità allo scopo di realizzare il metrò. Al Senato dunque ci sarà il momento della verità: vedremo se i parlamentari della Lega e del Pdl eletti in Veneto onoreranno il loro patto di rappresentanza nei confronti dei cittadini che li hanno eletti». Lo annuncia Paolo Giaretta, senatore e segretario regionale del PD veneto.
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«Se invece il decreto dovesse uscire dal Senato con quella norma odiosa immutata, la strada è impugnare il provvedimento davanti alla Corte costituzionale, in quanto è lesivo del principio di uguaglianza di tutti i cittadini – conclude Giaretta – Chiederemo a Galan di farlo, visto che come presidente di Regione, ne ha le facoltà. Ci aspettiamo che alle proteste, la destra veneta segua con i fatti».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=635">sito web - Pd Veneto</a>GIOVANNI GALLO: Patto di stabilità. la deroga al Comune di Roma. "La Lega prende voti al nord per dare soldi al sud"2009-01-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388231Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo) <br/><br/><br />
“Finalmente il giochetto della Lega è stato svelato: prende i voti al nord per dare i soldi alla capitale e al sud. Altro che federalismo fiscale, questo è il peggior centralismo romano.<br />
Verrebbe da dire: Lega ladrona e bugiarda”.
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Il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giovanni Gallo, attacca duramente la decisione del governo di concedere al Comune di Roma la possibilità di derogare ai vincoli del patto di stabilità.
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“Prima il governo concede 500 milioni a Roma e 140 a Catania. Poi - prosegue il capogruppo del PD - svende Alitalia, penalizzando unicamente gli scali aeroportuali del nord, tra cui quello veneziano che, come denunciano le organizzazioni sindacali, subirà tagli drastici ai voli (quelli che erano garantiti dalla vecchia compagnia di bandiera passeranno da 23 a 3 con il generico impegno di portarli a 13) e ai posti di lavoro pattuiti (da 41 a 21).<br />
Ed ora questo nuovo, inaccettabile tradimento”.<br />
“Tutto questo con il silenzio-assenso di tre ministri veneti, del Carroccio e di Forza Italia, tutti determinati, a parole, nel voler risolvere i problemi del nord, ma in realtà sempre più passivi e arrendevoli nei confronti di questo governo centralista. E al di là di qualche flebile lamento - conclude Gallo - cosa ha fatto il presidente Galan per difendere davvero gli interessi del Veneto?”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=622">Uff. Stampa - web site - Pd Veneto</a>Massimo CALEARO CIMAN: Lavoro gratis per lo Stato: «Sì, ma solo dopo la crisi» - INTERVISTA [Link all'interno. Dichiarazione di Tomat, Confindustria]2008-12-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383210Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) <br/><br/><br />
Raccolgo la proposta di Tomat:
«Ottima idea, ma oggi poche imprese potrebbero aderire»<br />
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Vicenza - A volte per capire molte cose basta un caffè con un amico che vive da anni in una regione lontana come la Sicilia. Per capire ad esempio che c’è sempre qualcuno che se la passa peggio. Massimo Calearo quel caffè l’ha bevuto nella sua Vicenza pochi giorni fa in compagnia di un collega imprenditore che opera da tempo nel Sud: «Gli ho chiesto come stanno vivendo la crisi economica da quelle parti, e lui mi ha dato una risposta molto pragmatica. "In Sicilia ci sono cento problemi, la crisi economica è il centounesimo"».
Calearo, parlamentare del Pd ed ex presidente di Finmeccanica e di Confindustria Vicenza, vuole essere altrettanto pragmatico nel commentare la <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=39615">proposta-provocazione</a> lanciata la vigilia di Natale da Andrea Tomat in un’intervista al Gazzettino: «Altro che settimana corta - aveva detto il presidente della Fondazione Nord Est e futuro leader di Confindustria veneto - questo è semmai il momento di lavorare di più, e magari di regalare qualche giorno al Paese per risanare il debito pubblico».<br />
Calearo raccoglie la provocazione ma, pragmaticamente, la rinvia a tempi migliori: «È sicuramente una proposta da prendere in considerazione ma temo che possa e debba essere attuata solo quando la crisi avrà superato la sua fase più acuta, e ci sarà la ripresa».<br />
<b>Quindi non ritiene che sia una proposta irrealizzabile?</b><br />
«Tomat è una persona che conosco e che stimo moltissimo, e mi auguro con tutto il cuore che la sua provocazione possa realizzarsi. Perché vorrebbe dire che i mercati hanno ripreso a funzionare. È giusto che da imprenditore in questo momento veda il bicchiere mezzo pieno; ma la situazione reale dice che la crisi c’è, e che soprattutto le piccole e medie imprese non hanno lavoro perché non hanno ordini. Se non ci sono ordini, cosa si produce a fare?».<br />
<b>Il governatore del Veneto Giancarlo Galan ha dato alla proposta di Tomat un significato "etico", che prescinde dal suo valore economico: un rilancio proprio per "sfidare" la crisi.
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«Lavorare di più e dare quella parte allo Stato per sanare i suoi, i nostri, debiti è sicuramente etico; ma in un momento così difficile, con un 2009 che si annuncia molto nero e un rapido aumento del numero di lavoratori che andranno in cassa integrazione, le imprese che vanno bene e che potrebbero aderire a una simile proposta sono poche. La maggioranza va male, e per queste vanno cercate altre soluzioni».<br />
<b>Come la "settimana corta"?</b><br />
«La proposta del ministro Sacconi dimostra che finalmente tutti, anche nel Governo, si sono resi conto che la crisi è globale: dobbiamo essere più vicini a chi è in difficoltà, ai terzisti, a chi perde il lavoro. La proposta di "lavorare meno ma lavorare tutti" ha un senso di fronte a una crisi profonda, a patto però che sia transitoria e concordata situazione per situazione».<br />
<b>Quindi, adesso la "settimana corta" e quando ci sarà la ripresa "lavorare di più"?</b><br />
«La settimana corta è una cura palliativa in una situazione di crisi che ha molte analogie con quella devastante del 1929. All’epoca durò cinque anni, stavolta la velocità dei cambiamenti farà sì che duri al massimo un anno o due. Rafforzerà i più forti e indebolirà i più deboli, e la politica deve fungere da punto di equilibrio per evitare disparità. Poi, quando si potrà ricominciare a parlare di competitività è ovvio che dovremo puntare sulla produttività e quindi diventerà di attualità la proposta di Tomat.
Ma ripeto, finché non ci sono gli ordini, c’è poco da competere: dobbiamo difenderci, cercando soprattutto di evitare che si inaspriscano gli animi e che non si ripetano qui situazioni preoccupanti come quelle che abbiamo visto accadere in Grecia».
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Anche lei, come Tomat e un mese fa Riello, teme che l’acuirsi della crisi possa determinare tensioni sociali pericolose?</b><br />
«È un dato di fatto. Così come è evidente che chi nel Nordest subirà gli effetti della crisi non potrà più accettare situazioni come quelle di Alitalia o sprechi nelle amministrazioni pubbliche.<br />
Queste sono terre solidali, fortemente impegnate nel volontariato: siamo vicini agli ultimi, la pace sociale creata in questi anni anche con gli immigrati è stata resa possibile dalla forte presenza del lavoro. Ma se viene a mancare si può acuire un malessere in particolare nelle fasce più deboli e negli immigrati».<br />
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Le reazioni di molti lettori alla proposta di Tomat denunciano una sfiducia totale nello Stato.</b><br />
«È una la reazione comprensibile di una società che ha paura. Proprio in questi giorni sto leggendo un libro sulla vita di Kennedy, e condivido ciò che ha detto Galan riportando le parole del presidente americano: "Non chiederti ciò che il tuo Paese può fare per te, ma ciò che tu puoi fare per il tuo Paese". Dobbiamo ritornare a ciò che avevamo una volta, il senso civico dello Stato. Stiamo vivendo in un clima di caccia alle streghe, e si riflette nella critica al sistema.<br />
È evidente che ci sono distorsioni, ma è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Perciò, ricominciamo dai fondamentali: ad esempio, chi paga le tasse sia considerato un cittadino di serie A invece che uno stupido. Questa parte del Paese è fatta di gente onesta che è stanca di fare la figura dello stupido.<br />
È necessario un colpo di reni, una botta di orgoglio per dimostrare quanto siamo bravi e onesti: oggi vince l’esempio più che la critica, e in questo senso noi abbiamo tante carte da giocare».<br />
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Ma tra i commenti ce n’è anche per voi imprenditori: quando l’economia tirava avete delocalizzato per guadagnare ancora di più, e adesso chiedete sacrifici comuni.</b><br />
«Ricordo che la delocalizzazione ha avuto inizio negli anni in cui non si trovava manodopera. Ma è anche vero che la delocalizzazione intesa come semplice ricerca di operai a costo più basso non ha avuto senso; infatti ben presto le aziende sono andate all’estero solo per aprire basi produttive destinate a nuovi mercati.<br />
Anche in questo caso, dobbiamo ritornare ai fondamentali, all’impresa, alla produzione: è finito il tempo in cui ci si vergognava di dire "faccio il metalmeccanico", è il momento dell’orgoglio».<br />
<b>Non crede che la ripresa debba anche passare attraverso la fine della speculazione sui prezzi al consumo? La gente non compra perché non ce la fa, non perché non ha voglia.
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«È palese che il passaggio all’euro ha scatenato una speculazione molto superiore ai dati dell’inflazione ufficiale. La mia azienda ha un ufficio a Parigi, e ho rappresentanze in Spagna e Slovacchia: i nostri ingegneri hanno registrato in Francia un aumento dovuto al passaggio dal franco all’euro del 5-6%, in Spagna del 15-18%, in Slovacchia si prevedono aumenti del 6%. In Italia è stato del 100%.<br />
Altrove si sono preparati al cambio rendendo obbligatoria l’esposizione per un anno dei prezzi con la doppia valuta: sarebbero bastate cose semplici, di buon senso».<br />
<b>Sarà possibile tornare indietro, o rimediare?</b><br />
«In alcuni Paesi come l’Inghilterra i prezzi al dettaglio sono crollati. Lo scorso 8 dicembre sono andato a Londra, e ho acquistato lo stesso modello di scarpe che due anni fa in quello stesso negozio avevo pagato 300 sterline: stavolta erano in vendita a 160 sterline, con uno sconto ulteriore del 50%. Ho speso 80 sterline. Era pieno di italiani. Se vogliamo rilanciare i consumi anche qui, è chiaro da dove cominciare...».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/stampa_articolo.php?id=39854">Il Gazzettino - Ario Gervasutti</a>