Openpolis - Argomento: Inailhttps://www.openpolis.it/2014-05-07T00:00:00ZMaurizio SAIA: Centri commerciali in piazza I candidati sindaco si dividono 2014-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it720048«È una questione che ho già affrontato con le associazioni che si sono dette interessate - spiega il candidato di Ri-fare Padova - si tratta di riunire in un unico spazio coperto, come l’Inps o l’Inail, una serie di negozi con metrature da dettaglio lasciando fuori la grande distribuzione. Un’iniziativa particolarmente utile nelle aree periferiche e in quelle zone grigie che stanno tra il cuore della città e i centri commerciali. Sarebbe un’ulteriore forma di attrazione in centro per i cittadini che qui trovano altri dettaglianti. Dopodiché bisognerà intervenire sui parcheggi per supportare il commercio».
<br/>fonte: <a href="http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/05/07/news/centri-commerciali-in-piazza-i-candidati-sindaco-si-dividono-1.9179395">mattinopadova.gelocal.it</a>Maria Antonietta FARINA COSCIONI: Biotestamento, il Pd cosa fa?2011-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560071Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Un giorno è la sottosegretaria Eugenia Roccella che “vive” la questione come una missione. Il giorno dopo è il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, che sembra interessarsi solo di questo (sommessamente ricordo: nel 2010, secondo i dati Inail ancora provvisori, si sono registrati 780mila infortuni sul lavoro, 950 morti “bianche”; dall’inizio dell’anno oltre 100 morti, più di uno al giorno, domeniche e feste comprese. Alle numerose interrogazioni presentate, nessuna risposta).
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Quando i primi due non intervengono, allora è la volta di Gaetano Quagliariello o di Maurizio Gasparri: il leitmotiv è sempre lo stesso: la legge sul biotestamento va urgentemente approvata così come è formulata nel ddl Calabrò; e guai a obiettare, a dissentire. Dice la sottosegretaria che «è all’eutanasia che si vuole arrivare, e il progetto politico è quello di arrivarci tramite le sentenze», che si vorrebbe arrivare sostanzialmente a derubricare il reato di omicidio del consenziente inserendo un elemento di caritatevolezza e rovesciando il criterio della solidarietà tra gli uomini.
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Ora sarebbe facile obiettare che qualsiasi membro del governo e della maggioranza siano i meno indicati a parlare di carità, misericordia e solidarietà: i malati di Sla e di altre gravi malattie sono letteralmente abbandonati a loro stessi, non c’è alcuna solidarietà o appoggio alle famiglie, non si riesce neppure ad aggiornare i Lea e il nomenclatore tariffario.
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La maggioranza vuole imporre al paese una legge retrograda e incivile sul fine vita che non ha pari e riscontro con le legislazioni di altri paesi; e si arriva all’impudenza di mettere sul banco degli accusati chi a questa legge si oppone, obietta che è un testo anticostituzionale fatalmente destinato a fare la stessa fine della legge 40; e tra gli argomenti che vengono agitati dalla maggioranza per difendere quello che è indifendibile si arriva all’impudenza di affermare che si vorrebbe introdurre l’eutanasia attraverso le sentenze dei giudici.
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Simili affermazioni si giustificano e si spiegano solo con la scarsità di argomenti. Ai sedicenti difensori della vita (e che più propriamente sono sostenitori e alfieri della sofferenza sempre e comunque, anche quando è inutile) rispondo che si vuole quello che già è garantito per esempio in Germania, dove esistono le cosiddette “Disposizioni del paziente “cristiano”” elaborate dalla Conferenza episcopale tedesca, dal Consiglio della chiesa evangelica tedesca e dalla Comunità delle chiese cristiane in Germania già dal 1999. Queste disposizioni prevedono per il testatore cristiano di richiedere «quando ogni terapia prolungherebbe soltanto il processo del mio morire» il non inizio o l’interruzione di trattamenti salvavita «come la nutrizione artificiale, la respirazione assistita, la dialisi o l’impiego per esempio di antibiotici».
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Oggi le disposizioni sono state aggiornate dopo l’approvazione delle Dat e includono la tutela degli interessi legittimi del paziente diventato “incapace”. Ebbene, il ddl Calabrò non solo non rispetta la volontà – espressa dal cittadino – ma va in direzione esattamente opposta: la volontà della persona non è tenuta in alcun conto, e si prevede che alimentazione e idratazione non possono essere oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento. Non solo: il comma 5 dell’articolo 3 prevede che «l’alimentazione e idratazione nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono-essere mantenute fino al termine della vita». <br />
È proprio questo l’elemento che permette il prolungamento indefinito del coma anche contro la volontà di una persona che non può rifiutare!
<p>Per difendere una posizione indifendibile, si fa ricorso ad affermazioni che nulla hanno di scientifico e anzi ne sono la negazione.<br />
Anche uno studente di medicina alle prime armi, infatti, sa che alimentazione e idratazione artificiale sono atti medici veri e propri che richiedono un’elevatissima competenza. Ci vuole una incredibile dose di malafede e faccia tosta per far credere che si tratti di qualcosa come una bottiglia di acqua minerale che si nega o si concede.
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Posizionare una cannula nutrizionale nello stomaco è un atto difficile, fare una gastrostomia endoscopica percutanea (peg) è un atto difficile, che solo chirurghi, medici anestesisti e rianimatori addestrati sono in grado di compiere.
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Allo stesso modo inserire un sondino nasogastrico e superare correttamente il tratto gola-esofagostomaco è altrettanto difficile e anche pericoloso: richiede lo stesso un grado di specializzazione particolare: la sonda può introdursi in trachea anziché nell’esofago con conseguenze disastrose. Inoltre, nel successivo trattamento nutrizionale, la definizione degli elettroliti, delle proteine, dei glucidi, somministrati come composto chimico non può che essere seguito da medici nutrizionisti.
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Questo per dire che, a proposito di alimentazione forzata, se una persona, in perfetta lucidità di pensiero, non desidera più alimentarsi, questa sua volontà va rispettata, come sostiene il codice di deontologia medica. Per questo sostengo che questa legge è contro il testamento biologico e, quindi, inutile.
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Chi compilerà le direttive anticipate se sa già che non verranno rispettate? <br />
Nessuno. Meglio allora nessuna legge. Ogni legge deve soddisfare le aspettative dei cittadini o tutelare i loro diritti. Il ddl Calabrò, al contrario, non soddisfa alcuna aspettativa, in particolare non tutela il diritto del rifiuto alle cure, una delle maggiori conquiste civili e democratiche.
<p>I principi del consenso informato dei trattamenti e dell’autodeterminazione sono i capisaldi di una concezione liberale di uno stato, che questa maggioranza di fatto si accinge a calpestare.
<p>Sono d’accordo con quanto scrisse Giorgio Cosmacini dell’università Vita-salute di Milano: «Se è antiumano porre limitazioni alla persona del malato, limitarne la personalità è anticostituzionale e antidemocratico.
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Una legge limitativa, restrittiva, che conculca la validità di un testamento liberamente sottoscritto da persona dotata di piena capacità in vista di una futura incapacità, oltre a contraddire molti valori, ignora il dibattito scientifico, disattende l’appello degli addetti alle cure, non ascolta le sofferenze dei familiari, sposa una incultura che ha la presunzione di possedere il monopolio dei principi etici e religiosi».
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Al senato il Pd ha sostenuto che il ddl Calabrò è anticostituzionale. Potrà non sostenerlo alla camera? E vorrà lottare contro questo ddl e far valere le sue ragioni almeno quanto ha fatto sulla “prescrizione breve”? Spero di sì. Noi deputati radicali lotteremo per quanto ci sarà possibile.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ZC26S">Europa</a>NICOLA MAFFEI: Declassamento Sede Inail di Barletta. Biasimo la decisione della direzione centrale dell'Istituto2011-01-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it556884Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Barletta (BT) (Partito: DL) <br/><br/><br />
“Manifesto disappunto per il declassamento della sede provinciale INAIL di Barletta. Un ridimensionamento che denota superficialità ed infedele visione della realtà territoriale. L'utenza dei comuni di Barletta, Andria, Trani, Bisceglie, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Corato, Terlizzi, Spinazzola e Ruvo di Puglia converge sulla sede di via Vespucci: una dato che, singolarmente considerato, giustificherebbe una scelta diametralmente opposta a quella compiuta”<br />
<br/>fonte: <a href="http://batcomunica.blogspot.com/2011/01/barletta-declassamento-sede-inail-di.html">batcomunica.blogspot.com</a>Francesco Pastore: Declassamento Inail Barletta: “Trionfo della burocrazia” 2011-01-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it556882Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Si procede nel senso contrario rispetto a quello giusto. Siamo una nuova provincia, popolosa, strategica ma questo non solo non ci viene riconosciuto bensì ci si priva di quanto già avevamo prima di esserlo. L’ultimo caso è quello dell’Inail e del declassamento della sede provinciale di Barletta deciso e ufficializzato dalla direzione centrale dell’Istituto nazionale degli infortuni sul lavoro.
<p> Declassamento vuol dire ridimensionamento, demansionamento, dunque posti di lavoro in meno, di certo quello del dirigente, e meno servizi ai cittadini che, pur vivendo e appartenendo ad una provincia dovranno, da tali, recarsi a Bari per le questioni più importanti. Tutto questo è privo di logica e buon senso. I territori devono essere valorizzati e non mortificati.
<p>A Barletta, inoltre, fanno riferimento anche comuni quali Corato, Ruvo di Puglia e Terlizzi della provincia di Bari, oltre a quelli ofantini e il comune di Spinazzola. La pubblica amministrazione, l’apparato burocratico restano sempre più distanti dalle esigenze dei cittadini e dei territori”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.puglia.it/applicazioni/cadan/cms_AgenziaNotizie/dataview.aspx?id=164637">www.consiglio.puglia.it</a>Simonetta RUBINATO: Sicurezza sul lavoro. «Rischio sanzioni per 32.000 imprese venete a causa della circolare INAIL»2009-03-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390812Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Roncade (TV) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La deputata del Pd Simonetta Rubinato, assieme ai colleghi Fogliardi, Benamati e Viola, ha presentato oggi una interrogazione urgente per chiedere al Ministro Sacconi di porre rimedio alla recente circolare dell'INAIL che di fatto smantella il sistema dei rappresentanti territoriali per la sicurezza dei lavoratori, operante da anni nella nostra regione, mettendo a rischio di sanzioni economiche le oltre 32.000 micro e piccole imprese sotto i 15 dipendenti del Veneto.
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«Le imprese devono comunicare all'INAIL per via telematica i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza - spiega la Rubinato. Questi possono essere per legge di due tipi: eletti o nominati in azienda (per le imprese che hanno più di 15 lavoratori) oppure, territoriali, cioè designati dagli enti bilaterali per le imprese che hanno meno di 15 lavoratori. Le nuove procedure non tengono letteralmente conto dell'esistenza dei secondi, rendendo di fatto le piccole imprese inadempienti (ma non per loro volontà!) e quindi passibili di una sanzione di 500 euro. Tutto questo per colpa di un "inghippo" burocratico».
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«Secondo la circolare - prosegue la Rubinato - ogni impresa, anche sotto i 15 dipendenti, dovrebbe quindi dotarsi di un rappresentante per la sicurezza e poi comunicarlo all'INAIL. Un meccanismo elefantiaco che comporterebbe, solo in Veneto, 32.000 singole comunicazioni all INAIL da parte di imprese che chiaramente non hanno le dimensioni adeguate ad avere un proprio rappresentante aziendale per la sicurezza. Il danno a carico delle piccole imprese è doppio: oltre all’appesantimento burocratico, corrono il rischio di una sanzione di 500 euro se non sono in grado di trasmettere il nominativo, senza contare il contributo obbligatorio che dovranno versare ad un apposito fondo se non provvedono alla designazione. Sarebbe molto più semplice se l'Ente Bilaterale, dietro apposita delega, potesse, con una unica operazione informatica, fornire la prevista comunicazione del rappresentante territoriale per tutte le aziende aderenti».
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«In un momento di crisi economica - conclude la deputata - lo stato dovrebbe sostenere le micro e piccole imprese e non certo vessarle con ingiustificati oneri burocratici o, peggio ancora, fare cassa sulle loro spalle. Il Ministro metta dunque in condizione i nostri piccoli imprenditori e artigiani di poter lavorare nel rispetto delle regole».
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<b>In calce il testo integrale dell'interrogazione</b>
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INTERROGAZIONE
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RUBINATO – Al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali - Per sapere - premesso che:
Con circolare n.11 del 12 marzo 2009 l’INAIL, in ottemperanza al Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ha fornito chiarimenti in ordine agli adempimenti posti a carico dei datori dei lavoro e dei dirigenti ai fini della comunicazione dei nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
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l'art. 18, comma 1, lettera aa) del Decreto legislativo n. 81/2008 stabilisce che il datore di lavoro e i dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono comunicare annualmente all'INAIL i nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
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l'art. 47 stabilisce i criteri e le modalità di elezione e designazione di tali Rappresentanti nelle aziende e/o nelle unità produttive; lo stesso articolo, al comma 3, dispone che nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per più aziende nell'ambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto previsto dall'articolo 48 del medesimo decreto;
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tale articolo 48 prevede che il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale di cui all'articolo 47, comma 3, esercita le competenze del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di cui all'articolo 50 con riferimento a tutte le aziende o unità produttive del territorio o del comparto di competenza nelle quali non sia stato eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
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lo stesso articolo 48 al comma 6 prevede che l’organismo paritetico comunichi alle aziende e ai lavoratori interessati il nominativo del rappresentante della sicurezza territoriale;
l’articolo 55 del D.Lgs 81 prevede per la violazione dell' articolo 18 comma 1, lettera aa) (mancata comunicazione all’INAIL del nominativo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 500 a carico della singola azienda;
la circolare 11 del 12 marzo 2009 prevede che la comunicazione da inviare all’INAIL vada riferita esclusivamente ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali e non anche a quelli territoriali;
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tale erronea interpretazione dell’art.18 del T.U. della circolare, oltre a determinare un ulteriore appesantimento burocratico a carico delle piccole aziende, verrebbe ad eliminare il sistema dei rappresentanti territoriali attualmente operante da molti anni in alcune regioni, che di fatto costituisce l’unico modo per garantire l’applicazione della normativa in questione nellemicroimprese che non sono adeguate ad avere un proprio rappresentante aziendale;
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il mancato riconoscimento degli R.L.S.T. renderebbe automaticamente inadempienti all’obbligo di comunicazione previsto dall’articolo 18 le imprese aderenti agli enti bilaterali, e quindi soggette alla citata sanzione pecuniaria, oltre che assoggettarle, ai sensi del comma 3 del citato articolo 48, al versamento di un contributo obbligatorio al Fondo nazionale di Sostegno di cui all’articolo 52 del predetto T.U. per la mancata designazione del Rappresentante per la sicurezza, e ciò in un momento di crisi che non legittima ulteriori, ingiustificati oneri a carico delle aziende;
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se non ritenga di adottare ogni urgente iniziativa atta a sollecitare l’INAIL a provvedere immediatamente alla modifica ed integrazione della citata circolare, al fine di mettere in condizione le aziende sotto i 15 dipendenti e gli enti bilaterali di adempiere nei termini previsti al predetto obbligo della comunicazione, in via semplificata, al fine di non incorrere in modo ingiustificato nella sanzione e negli oneri previsti per la mancata designazione e comunicazione.
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Rubinato, Fogliardi, Benamati, Viola.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=764">official web site - Partito Democratico Veneto</a>Maria Antonietta FARINA COSCIONI: I Radicali sostengono la nostra battaglia per i disabili2009-03-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390534Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Caro direttore,<br />
ogni giorno si apprende di persone con disabilità che hanno diritto a protesi e ausili che il Servizio sanitario nazionale deve erogare, ma che nei fatti vengono loro negati. O non paga, o paga in parte. O, come riferisce Il Riformista, li paga per intero solo perché qualche funzionario si assume la responsabilità di interpretare la legge, piegandola alle reali esigenze del malato. A volte, quando erogati, sono già obsoleti, perché il cosiddetto nomenclatore attualmente in vigore, è ormai superato: la ricerca è andata avanti, offrendo ai disabili strumenti che gli consentono di vivere davvero liberi. Mentre si verificano episodi scandalosi conte quelli raccontati su queste pagine, il nuovo nomenclatore è formalmente pronto: perché si attende il via libera della conferenza Stato-Regioni? Si tratta di una vera e propria emergenza: secondo fonti Inail, ogni giorno in Italia ci sono 147 nuovi disabili e si stima che in totale siano quasi tre milioni. Per questo ho presentato due interrogazioni al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali per sollecitare, tra l`altro, un censimento delle persone che hanno necessità di protesi, strumenti e ausili riconosciuti dal Ssn. Inoltre ho chiesto al Governo se sia vero che aziende straniere producono appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare gare in Italia; se non si ritenga di dover promuovere un`inchiesta amministrativa per accertare eventuali irregolarità nell`assegnazione degli appalti e se il Governo sia in grado di fornire tempi certi per il varo del decreto sul nuovo nomenclatore.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KYJGK">Il Riformista</a>Cesare DAMIANO: Per il diritto a non Morire.2008-07-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358262Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La settimana scorsa si sono commemorate le vittime del Molino Cordero di Fossano, in provincia di Cuneo. Cinque lavoratori persero la vita a seguito dell´esplosione del Molino, con una tragica sequenza di morte.
Era il 16 luglio del 2007 quando avvenne la tragedia, ricordata con una iniziativa alla quale hanno partecipato, ad un anno di distanza, i familiari delle vittime con la loro Associazione "16 luglio 2007: per non dimenticare", i cittadini di Fossano, le forze politiche e sociali.<br /><br />
Sabato scorso, a Campello sul Clitunno, i familiari delle vittime dell´esplosione della «Umbria Olii», hanno promosso una fiaccolata per ricordare la morte di quattro lavoratori, morti due volte dopo la richiesta dell´azienda di risarcimento dei danni rivolta ai familiari delle vittime, bambini compresi. Due luoghi distanti, ma simili e vicini. Quel Molino squarciato dal terribile scoppio; quei silos esplosi e scaraventati verso il cielo. Due scenari di guerra. Vere stragi sul lavoro, dietro le quali si celano delle persone, dei volti, delle famiglie disperate, dei nomi: Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli, Massimiliano Manuello, Mario Ricca, a Fossano; Giuseppe Coletti, Maurizio Manili, Tullio Montini, Vladimir Toder, a Campello. Ero presente a quelle due cerimonie, partecipe di quel dolore, e ho ritrovato il filo comune che unisce questi tragici eventi: la voglia di non dimenticare, di non permettere che il tema del lavoro ritorni nel silenzio e nell´oblio dal quale ci eravamo illusi di averlo sottratto, dopo una breve ma intensa stagione di iniziative politiche, sociali e culturali che lo avevano nuovamente posto all´attenzione del paese nella sua dimensione soggettiva e collettiva. Pensioni migliori, tutele nel mercato del lavoro, stabilità, ammortizzatori sociali, lotta contro il lavoro nero e la precarietà, sicurezza nei luoghi di lavoro. Tutti questi argomenti sono stati oggetto di una lunga e difficile concertazione e hanno prodotto risultati importanti : il protocollo del 23 luglio 2007 e il Testo Unico sulla Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci hanno confortato in questi ultimi anni i continui richiami del Presidente della Repubblica sul valore della vita e sull´esigenza di proteggerla nei luoghi di lavoro. Abbiamo visto primi miglioramenti, anche se ancora insufficienti, scorrendo le statistiche dell´INAIL. Nel 2006, secondo i dati dell´Istituto, sono morte 1341 persone e 1210 nel 2007: una diminuzione del 10%, anche frutto dell´intesa tra governo e parti sociali sulle norme che hanno consentito di combattere il lavoro nero e aumentare la sicurezza. Anche se una sola morte sul lavoro rappresenta un dolore per una famiglia, per una comunità aziendale, per un territorio.<br /><br />
Pensiamo che per ricordare in modo degno ed adeguato tutte le vittime occorra non abbassare la guardia nella lotta al lavoro nero e alla precarietà; applicare le norme contenute nel Protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007 e nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, contro i tentativi di dilazione e manomissione operati dal Governo Berlusconi; attuare la delega sui lavoro usuranti, entro il 31 dicembre di quest´anno, come previsto da un ordine del giorno votato da tutto il Parlamento. Vogliamo sostenere l´iniziativa promossa da «Articolo 21» insieme a molte associazioni e cittadini per promuovere una «carovana per il lavoro sicuro», che colleghi idealmente i luoghi coinvolti negli eventi tragici più recenti che ci vengono alla memoria: Fossano, Campello sul Clitunno, Molfetta, Marghera, Torino, Mineo e Casale (da ricordare per le numerosi morti causate dall´amianto). Percorriamo insieme questi luoghi, uniamoli con altri luoghi che vogliano ricordare, organizzando incontri, eventi, dibattiti: manifestazioni capaci di unire lavoratori, amministratori locali, forze politiche, sociali, culturali e dell´informazione, perché la sicurezza è un diritto dei lavoratori e una nazione che voglia essere civile deve sapere che il lavoro è innanzitutto difesa della vita.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ISE4Z">l'Unità - Cesare Damiano</a>Rita BERNARDINI: Incidenti sul lavoro: tesoretto Inail non speso per prevenzione. Monopolio è tabù da infrangere.2008-06-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it356990Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Assessore Provincia Avellino (Partito: Radicali italiani) <br/><br/><br />
<b>Nel corso della seduta odierna della Camera dei deputati, al termine dell' informativa urgente del Governo sul tragico incidente sul lavoro che a Mineo ha causato la morte di sei persone, Rita Bernardini, è così intervenuta portando l'attenzione su ruolo e condizioni dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL).</b> <br />
• Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani e deputata radicale-Pd.<br />
Credo che questa assemblea dovrà occuparsi presto, questo almeno è il mio auspicio, dell'istituto che dovrebbe avere come primo compito quello di <b>ridurre il fenomeno infortunistico, attraverso interventi di prevenzione sui luoghi di lavoro.</b> <br />
Cioè l'INAIL. Questa parola è risuonata poco oggi in Aula, però, se si visita il suo sito internet, ci si rende conto che <b>l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro gode in realtà di ottima salute, tanto da aver accumulato nel corso degli ultimi anni un bel ‘tesoretto’.</b><br /><br />
<b>Ancora nel sito dell'INAIL</b> si legge che questi denari potrebbero essere utilizzati per il sostegno delle azioni di prevenzione e miglioramento della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.<br />
Tutto questo non viene fatto, anche per i tetti di spesa che sono stati imposti.<br />
Credo dunque che dovremmo riflettere sul fatto che <b>l'INAIL operi in regime di monopolio in Italia</b>:<b> un vero e proprio tabù che solo noi radicali abbiamo tentato di infrangere per via referendaria ma - è il caso di ricordarlo - la consultazione popolare fu interdetta da una discutibilissima sentenza della Corte Costituzionale. </b>
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=124416">Radicali.it</a>