Openpolis - Argomento: lodo Schifanihttps://www.openpolis.it/2008-07-25T00:00:00ZGianrico CAROFIGLIO: Nè Schifani, nè Alfano, ma LODO BERLUSCONI. - Intervista -2008-07-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358277Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>UN MARZIANO A PALAZZO MADAMA : Codice Carofiglio</b><br />
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(di Denise Pardo - L'Espresso) <br />
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<b>Né lodo Schifani, né Alfano.</b>
Basta assecondare l'astuzia del presidente del Consiglio.
Il nome da usare è uno solo: lodo Berlusconi, ennesima norma del codice del privilegio e del diritto diseguale... Gianrico Carofiglio, uno e trino, magistrato, autore pugliese di grande successo di legal thriller (a fine anno "Bari è un alter ego", poi un giallo con spunti politico-parlamentari) e ora senatore PD, descrive con la minuzia dello scrittore-giurista la trasversata a Palazzo Madama, nel pieno della bagarre tra legge blocca processi, immunità, intercettazioni. Racconta il clima incandescente della commissione Giustizia, il ruolo del ministro Alfano, e come Berlusconi sia diventato anche il padrone delle parole della politica. E apre un nuovo fronte: quello della battaglia lessicale.<br />
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<b>Da marziano atterrato nel Parlamento, come vive il nuovo pianeta?</b> <br />
"Osservo. Studio l'etologia della politica. Assisto a una grande rappresentazione della commedia umana".<br />
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<b>La prima bizzarria in cui si è imbattuto?</b> <br />
"Le mail del presidente emerito Francesco Cossiga. Le manda a tutti i senatori. Ho letto solo la prima che ho ricevuto. Ma certi ragionamenti mi rendono nervoso. Da allora, arrivano e io le cancello".<br />
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<b>Il tema centrale è la giustizia. Nei banchi, tanti avvocati, soprattutto quelli del premier. Molti magistrati, come lei. Il Parlamento è diventato una specie di tribunale ?</b> <br />
"Dipende dall'anomalia del paese e dalle vicende di Berlusconi. È vero, gli avvocati sono aumentati. Sono tanti. Ma non i magistrati. È una diceria che la destra è riuscita a far passare. In tutto il Parlamento, noi magistrati saremo una decina". <br />
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<b>Il premier ha detto che la priorità è la giustizia. Che a settembre ci penserà lui a mettere a posto la questione. Una bella riforma e un nuovo editto: l'oscuramento dei nomi dei magistrati dai media.</b> <br />
"Berlusconi è abituato a spararle grosse. Il metodo è perfezionato: ogni giorno una palata di... diciamo zozzeria in faccia all'avversario di turno e poi via con la storia dei comunisti, delle toghe rosse e compagnia cantando. Il pestaggio politico nasce anche da un'ossessione personale. Per lui i magistrati sono la personificazione dell'idea residua, indebolita, spiegazzata che anche i potenti debbano rispettare le regole. Il fatto che non si possa parcheggiare la macchina in doppia fila anche se uno è ricco, per lui è insopportabile. Nella sua scala di valori conta la legge della forza del denaro non la forza della legge ".<br />
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<b>Ma voler cancellare i nomi ...</b> <br />
"È consequenziale. Sono convinto che la notte sogni di essere arrestato. Deve essere perseguitato da incubi e da altre ossessioni di cui abbiamo sentito parlare parecchio ultimamente. A parte casi di ottusa devozione o cieca fedeltà, nella maggioranza, soprattutto tra gli esponenti di An, ci sono anche persone normali e perbene che sono notevolmente turbate. Berlusconi ha creato un diritto diseguale. Dal 2001 al 2006 e, ora di nuovo, ha dato vita a un vero e proprio codice del privilegio".<br />
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<b>Intanto siamo arrivati al lodo Alfano</b>. <br />
"Fino a quando la Corte costituzionale non lo bloccherà. Ma chiamiamolo una volta per tutte con l'unico nome che gli spetta. Né Alfano, né Schifani. Basta assecondare l'ennesima astuzia del premier che lo lega ad altri e non a sé. È in tutto e per tutto, il lodo Berlusconi".<br />
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<b>Nella commissione Giustizia del Senato qual è il clima ? Lei ne è il segretario insieme a Piero Longo, storico avvocato di Berlusconi.</b> <br />
"Insieme? Distinguerei. Meglio dire che Longo e io siamo i segretari. Vuole un assaggio del clima? Un giorno, non ricordo se Alberto Maritati o Felice Casson, ha chiesto ai membri della maggioranza: 'Non vorrete mica far passare l'idea che, avendone la possibilità e la forza, avete intenzione di fare quello che vi pare?'. Longo non si è nemmeno preso la briga di rispondere a voce. Ostentatamente, ha solo fatto sì con la testa come a dire che, certo, l'intento era esattamente quello. Gli va riconosciuto il pregio della sincerità".<br />
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<b>E il rapporto con il ministro della Giustizia Angelino Alfano ?</b> <br />
"È venuto a recitarci la sua lezione. Ci ha spiegato il suo operato, si è addentrato sulla questione delle intercettazioni: 'Crescono in modo esponenziale' ha detto. E io: 'Scusi ministro, per capire: che significato attribuisce al termine esponenziale?'. Alfano ha perso subito la calma: 'Gli attribuisco il significato dell'uso comune'. 'Ah, ecco' faccio. 'Mi era sfuggito l'uso di massa di una parola che ha un preciso significato tecnico'. L'atmosfera si è surriscaldata. Una baraonda".<br />
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<b>Tutti con i nervi a fior di pelle.</b> <br />
"Tutti a gridare: 'Ma che stanno facendo? La lezione d'italiano al ministro?'. Era esattamente quello che volevo fare perché 'esponenziale' viene percepito come una crescita enorme. C'era in questo, come in altri casi, un pianificato e improprio uso delle parole per manipolare l'opinione pubblica. Alfano non essendo uno sciocco ha capito di essere stato beccato".<br />
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<b>Com'è il ministro Alfano visto da vicino ?</b> <br />
"Non mi è parso uno stupido. Ma come ministro, è inesistente. È un puro esecutore degli ordini del principale per risolvere i problemi del principale. Il fatto che si impermalosisca quando viene colto in fallo, vuol dire che è consapevole. Magari prova anche qualche piccolo senso di colpa".<br />
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<b>Senso di colpa ?</b> <br />
"Ho esagerato, vero ? Sono parole grosse, vista la situazione. Intanto, prendo appunti sulla micidiale tecnica della semantica berlusconiana".<br />
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<b>La capacità di usare parole, creare slogan ?</b> <br />
"Da almeno 15 anni, Berlusconi è il padrone delle parole della politica. Ha scelto lui i nomi con cui chiamare le cose e gli argomenti. È un altro subdolo modo di comandare. Prendiamo l'esempio del termine giustizialismo che lui usa continuamente come antitesi al garantismo. Ma il giustizialismo era il nome che Perón diede al suo movimento dei 'descamisados' in Argentina negli anni Quaranta. Il contrario di come lo usa il premier, grande artista delle metafore e di come esse vengono percepite nel profondo dell'immaginario".<br />
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<b>Dalle parole alla pratica. Come mai la legge blocca processi è stata messa da parte ?</b> <br />
"Si sono resi conto che la norma non avrebbe funzionato per bloccare il processo Mills ma li avrebbe esposti a una pesante campagna basata sul fatto che sarebbero saltati processi gravissimi. Non potrò mai più dimenticare Maurizio Gasparri che grida al Senato: 'Non è una legge salva Berlusconi. È una legge salva tutti ed è da incoscienti non approvarla'. Ma se davvero salvava tutti perché non sono andati avanti? E perché Gasparri ora sta zitto e non si straccia le vesti?".<br />
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<b>In compenso Antonio Di Pietro fa il diavolo a quattro sulla giustizia.</b> <br />
" I dipietristi sono una pattuglia molto organizzata. Non condivido buona parte del metodo, dissento da certi toni, ma hanno una notevole disciplina di gruppo. Come la Lega. Forse, dipende dal carisma dei capi e c'è similitudine tra loro. Prendono voti intercettando la pancia di un certo elettorato. Il che non è un male. Dovremmo imparare a farlo meglio anche noi".<br />
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<b>Di Pietro grida a una nuova Tangentopoli. Ma non si odono gli strali del Pd. Né il Pd solleva la questione morale, dopo Genova, l'Abruzzo, Napoli e la Calabria.</b> <br />
"Di Pietro saprà cose che io non so. Non c'è dubbio che se il finanziamento illecito dei partiti si è fermato, lo stesso non si può dire della corruzione amministrativa. Ma diamo tempo al Pd. Ancora risentiamo della sconfitta elettorale. Stiamo calibrando l'equilibrio del nuovo partito. Facciamo passare l'estate, poi ne riparliamo. E riprendiamoci il controllo del lessico che non abbiamo più".<br />
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<b>Il Pd è letteralmente senza parole ?</b> <br />
"Sulla battaglia delle parole è debole. Il centrodestra ha il controllo del linguaggio che poi genera l'agenda della politica. Da noi manca la capacità di creare immagini che evochino sogni, ideali, desideri, e contrastino con forza quelle del berlusconismo e del suo codice del privilegio. Gli storici del diritto studieranno questa patologia della legislazione, unica nella storia delle democrazie liberali. Norme scritte per una sola persona e applicate a una sola persona".<br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.forumista.net/forum/viewtopic.php?t=1478741">Forum del Partito Democratico</a>Giorgio NAPOLITANO: Firmerò il lodo: «È una scelta obbligata»2008-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357689Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
<b>La linea del Colle: la precedente sentenza della Consulta riconobbe l'«interesse» dell'immunità</b><br /><br />
ROMA - Tiene il punto e si prepara a firmare. Ed è pronto a farlo anche perché non ha alcuna alternativa. Per quanto sia allarmato dal muro contro muro tra governo e opposizione e per quanto abbia sempre sollecitato «dialogo» e scelte «le più larghe e condivise possibile», Giorgio Napolitano non avrebbe ormai dubbi sulla propria sigla di ratifica al lodo Alfano. Se il disegno di legge che uscirà dal voto della Camera (previsto per stasera) e dal successivo voto del Senato (prima della pausa estiva) resterà nella formulazione già sottoposta al vaglio del Quirinale a fine giugno, il presidente della Repubblica darà senz'altro il via libera allo scudo concepito per difendere le quattro alte cariche dello Stato, sospendendo tutti i processi che dovessero eventualmente investirli. Una «decisione obbligata», per diversi motivi. La gran parte dei quali è riconducibile a un paio di precedenti, che il Colle non può in ogni modo ignorare. Il primo è «l'autorizzazione » che il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi concesse al lodo Schifani, di cui la soluzione studiata oggi dal ministro della Giustizia Angelino Alfano è un adattamento aggiornato e corretto. Il secondo e decisivo precedente è la sentenza con la quale la Corte Costituzionale bocciò quel provvedimento, nel 2004. Il dispositivo messo nero su bianco dalla Consulta diceva infatti alcune cose importanti, che sgombrano i dubbi avanzati da coloro i quali — politici e giuristi — pretenderebbero un secco «no» del capo dello Stato. Anzitutto, a uscire bocciato quattro anni or sono «per illegittimità costituzionale » era un solo articolo della legge, il numero uno, che nella versione attuale risulta tolto di mezzo. Infatti, riflettono al Quirinale, la norma approvata dall'attuale Consiglio dei ministri «è risultata corrispondere ai rilievi formulati allora». C'è poi il giudizio di «un interesse apprezzabile » formulato dalla suprema Corte, a proposito della norma originaria. Ossia il riconoscimento della «tutela del bene costituito dall'assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche», interesse che «può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto». Un riconoscimento, dunque, che appare «filosoficamente» non ostativo delle finalità positive della legge. Infine, a sgombrare certe obiezioni affiorate nell'ultima ora, Napolitano è incalzato da un'altra osservazione vincolante scritta dal cosiddetto «giudice delle leggi ». Questa: «La Corte non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale ».
Il che fa appunto piazza pulita delle critiche di chi afferma esattamente il contrario. Ecco l'impalcatura giuridica studiata dai tecnici del Colle e di fronte alla quale il presidente della Repubblica si ritrova con le mani legate. Anche perché il suo non è comunque mai un giudizio sostanziale o di merito, ciò che spetta appunto alla Consulta, ma un giudizio definibile come «tecnico-formale». Quasi dovuto, a certe condizioni. Di sicuro c'è che non avallerà il contestatissimo lodo a cuor leggero (sempre che non esca stravolto al termine del percorso in aula), consapevole com'è delle ricadute della propria scelta in questa aspra stagione di confronto tra politica e magistratura. Ha cercato vie d'uscita praticabili, Napolitano. Ha attivato la moral suasion dei momenti difficili in un'ininterrotta triangolazione con i vertici di Senato e Camera. Ha incaricato un team di «pontieri » di irrigare i canali diplomatici con Gianni Letta, sottosegretario di Palazzo Chigi e ambasciatore dialogante del centrodestra. Ha suggerito a tutti (Veltroni e Casini compresi) un «metodo» per uscire dall'impasse, indicando il tracciato più condivisibile senza che il suo intervento potesse prefigurare una condivisione anticipata delle mosse dell'esecutivo, tale da pregiudicare l'esercizio delle sue stesse prerogative. Basti ricordare l'«inflessibile » diniego fatto trapelare dal Quirinale a proposito dell'emendamento blocca-processi, che i falchi del Popolo della libertà volevano a ogni costo inserire nel decreto sicurezza prima d'infilare provvisoriamente il provvedimento in un «binario morto» parlamentare. Un'ipotesi per lui «inaccettabile». Che si aggiungeva alla preoccupazione per la tentata forzatura compiuta dal premier Berlusconi per varare un decreto in materia di intercettazioni. Il nodo giustizia dovrebbe quindi essere sciolto in fretta. E il capo dello Stato confida che, passato il guado, si attenuino le crescenti tensioni dell'ultimo mese. Culminate l'altra sera nei duri attacchi echeggiati dal palco di Piazza Navona, affollata di migliaia di girotondini, attacchi dei quali è stato lui stesso oggetto per bocca in particolare di Beppe Grillo. Le dichiarazioni di solidarietà incassate ieri da Palazzo Madama e i numerosi messaggi «di dissociazione e vicinanza» recapitati al Colle lo hanno in parte risarcito dell'amarezza provata leggendo i resoconti delle agenzie di stampa. Con il paradosso di vedersi attaccato da sinistra (quella estrema e dispersa) e difeso (soprattutto ma non solo) da destra. «Si è andati ben oltre le ironie della satira», dicono a denti stretti gli intimi di Napolitano. I quali non vogliono però esprimere alcun commento e ostentano semmai il distacco di chi in fondo se l'aspettava. Nessuna sorpresa, insomma, «data la maniera con la quale la manifestazione era stata organizzata». E, aggiungiamo noi, dati gli ospiti d'onore scelti per l'occasione.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=INNZN">Corriere della Sera - Marzio Breda</a>Francesco COSSIGA: "Per Silvio c'è la soluzione finale" - Intervista2008-07-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357516Alla data della dichiarazione: Senatore a vita<br/><br/><br />
Lugano, giugno. Il lago suda per il caldo, chiama i temporali. Andiamo a messa in collina. Un po’ di quiete.<br /><br />
<b>Presidente Cossiga, che fa? Chiede asilo in Svizzera come gli anarchici? Fugge dal regime berlusconiano?</b><br />
«Non sono mai stato così berlusconiano come adesso! Non l’ho votato, mai. Ma oggi, e con ritmi travolgenti, si sta preparando quello che un grande giurista, storico e politico francese di parte repubblicana considerava il peggiore dei governi: il "governo" dei giudici, anzi peggio: dei pubblici ministeri. E la sinistra del nulla, quella veltroniana, si è alleata all’Italia dei Valori, con la parola d’ordine "o adesso o mai più" per travolgere Berlusconi. Dalla Svizzera si vede persino meglio. Ma torno: da vecchio, però con le tante cose che so e che ho imparato, mi batterò per impedirlo». <br />
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Prospettive di vittoria?</b><br />
«Scarsissime. Se cedo al pessimismo, direi che Berlusconi durerà quattro mesi. Difficilissimo possa durare per il tempo della intera legislatura. Oltre al Partito democratico e a quello di Di Pietro, che sta diventando un partito di provocazione permanente, si è schierata contro di lui anche la grande stampa, il Tg1, il Tg3, La7 e perfino Sky!, le grandi banche: da Intesa-Sanpaolo al Gruppo Unicredit, e al Monte dei Paschi di Siena: solo Cesare Geronzi gli è rimasto amico. Dopo la vittoria straordinaria del 13 aprile, arciconfermata in Sicilia, lo schieramento avversario ha visto in lui, nella persona di Silvio, il punto debole: e lo martella da ogni parte, con i giudici, con il gossip, con qualsiasi mezzo. Cacciato via con ignominia Berlusconi il centrodestra cadrà in una grande crisi. E arriveranno loro. Non la sinistra. Ma la sinistra che porta obbediente in sella i pm».<br />
<b>La grande stampa? Repubblica si vede. Ma il Corriere ospita editoriali che meritano la furia da Belfagor di Scalfari e di D’Avanzo…</b><br />
«Il gruppo di Repubblica-Espresso è arrivato alla determinazione "da soluzione finale" o "fine di mondo": tutto è buono, per uccidere il tiranno. La Stampa si è incattivita. La Rai è ostile, teme un repulisti e i tagli. Capisce che Silvio è debole e si adegua». <br />
<b>Il Corriere…</b><br />
«È vero, il Corriere sembrava votato a una certa equidistanza. Il direttore Paolo Mieli aveva ammesso l’errore dell’endorsement filo Prodi. Ma ora è passato all’opposizione. Mieli è molto abile a mascherare la scelta. La prima pagina ospita commenti alternati, uno pro e uno contro: ma le pagine interne sono costruite a partire da gossip che traducono in linea editoriale la politica veltroniana del nulla, del chiacchiericcio demolitivo sempre orientato in un certo modo».<br />
<b>Veltroni, sempre Veltroni. E D’Alema?</b><br />
«Veltroni è il riformismo del nulla. Si è lasciato convincere che ora-o-mai-più. Da qui la sua lotta politica fatta di gossip e attacchi forzati. In questo gioca anche l’integralismo cattolico di Dario Franceschini. I Red del mio amico Massimo D’Alema sono opposizione, ovvio: ma è una opposizione politica. D’Alema ora ha subito un avvertimento con l’assoluzione del gip Clementina Forleo da parte del Consiglio superiore della magistratura. Ciò significa la volontà di consentire al Parlamento europeo il via libera all’uso delle sue intercettazioni con la motivazione fornita dalla Forleo: e cioè che erano parte di un disegno criminoso. Il Csm in pratica avvalla il rinvio a giudizio di D’Alema…». <br />
<b>Non mi convince il suo discorso sul Corriere. Possibile che sia tutto contro. Ci sono un sacco di proprietari lì dentro…</b><br />
«L’unico ormai che stia con Berlusconi è Geronzi e Mediobanca con lui. Ma Geronzi è in ambasce, si sente insidiato dai due amministratori delegati, tra cui uno - Nagel - è un feroce nemico di Berlusconi e del centrodestra, ma prima di tutto di Geronzi e tresca con Bankitalia per cacciarlo via! I quali hanno un nemico ancora».<br />
<b>Chi?</b><br />
«Il governatore di Banca d’Italia Mario Draghi».
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<b>Non me ne parli.</b><br />
«Se lei ha timori, io no. Questo signore che fu speculatore internazionale si sta dando arie da ministro di economia e finanze, mette in difficoltà Berlusconi in tutti i consessi internazionali. Non ha ancora preso posizione contro Giulio Tremonti perché non può andare neanche lui contro l’evidenza di un impegno serio di risanamento preso dal Valtellinese: ma non ha preso posizione, aspetta a vedere la caduta del governo e poi…». <br />
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Mi scusi, ma lei ebbe una parte nella scelta di Draghi. O mi sbaglio?</b><br />
«Vero. Ho una grande responsabilità. Avessi dato retta a Ciampi, contrario, non sarebbe lì. Ma vorrei essere presidente del Consiglio per 48 ore per cacciarlo, e ne fornirei motivazioni indiscutibili».<br />
<b>Detto questo. Dove cadrà Silvio? Sulle intercettazioni?</b><br />
«No. Le usano per screditarlo moralmente. Ne usciranno di peggiori, mescolando sesso e raccomandazioni. Ma alla fine, qualunque cosa salti fuori, basta che non siano perversioni, gli italiani sono cattolici e comprendono le debolezze della carne. Lo sapevano anche prima che Berlusconi è capace di fare palate di soldi e di prendersi una fidanzata al giorno. Qui il veltronismo gossipparo è debole e forse indebolirà se stesso». <br />
<b>Di Pietro ha dato del magnaccia a Silvio. Ricorda precedenti?</b><br />
«Un simile insulto non era mai stato pronunciato sulla scena politica italiana. Oltretutto è tecnicamente sbagliato: non mi pare proprio che Berlusconi ci abbia guadagnato con le ragazze, non ci ha magnato sopra, semmai loro… Sconsiglio però a Berlusconi di querelarlo: perderebbe il processo, sicuro come l’oro. No, non cadrà sul sesso. Cadrà sui processi di Milano e di Napoli. Anzitutto Milano. Io ho raccolto una documentazione impressionante sulla Gandus, il giudice che dovrà giudicarlo sul caso Mills, l’ho proposta in un’interpellanza al governo. Ma la Corte d’Appello non accetterà la ricusazione. La Corte costituzionale in un attimo annullerà il lodo Schifani-bis. Berlusconi, con la sua viva voce, mi ha confermato che in caso di condanna si dimetterà. La sinistra non vuole, per rosolarlo a fuoco lento. Per distruggerlo quando in un consesso internazionale, un leader estero gli negherà il saluto o si dirà imbarazzato».<br />
<b>
Scusi ma non ci credo. L’ala marciante dei magistrati e la sinistra avranno molte frecce, ma sono divise, e devono fare i conti con un larghissimo consenso pro-centrodestra.</b><br />
«L’opposizione è divisa, ma secondo un vecchio principio sperimentato già nel 6-700, uno Stato debole all’interno cerca di compattarsi creando un nemico esterno. Faranno di tutto. Appoggio massiccio della gran parte della magistratura e di chi tra le toghe comanda: l’Associazione nazionale magistrati, vero organo supremo, il suo organo servente, il Csm, e il cavalier servente, quella vecchia volpe democristiana di Nicola Mancino, il quale è convinto che la sinistra premierà la sua faziosità con il laticlavio a vita».<br />
<b>Se non altro la coalizione di destra è compatta.</b><br />
«Sicuro? Anche il centrodestra mostra crepe. An non è più tanto convinta di andare al partito unico; tanto che a Denis Verdini che aveva lanciato l’idea di convegni costituenti già in settembre, hanno risposto ai massimi vertici dicendo: andiamoci piano. Nella Lega due anime: una berlusconiana, l’altra finto berlusconiana, capeggiata da Maroni, che fa di tutto per mettere la Chiesa contro Berlusconi. Manca solo che proponga il taglio della falange per i bambini rom e il lobo dell’orecchio agli adulti per renderli riconoscibili. Così, quando Berlusconi sarà sotto tiro, sarà debole dove finora è stato forte: la Chiesa italiana e il suo associazionismo "ortodosso"».<br />
<b>
Ma no, Maroni è serio. Sa spiegare le sue scelte in modo civile.</b><br />
«Maroni è stalinista. Ha il cuore che batte a sinistra. Quando Silvio si dimetterà, è pronto a convincere Bossi (che ha già cercato di sostituire quando ha avuto l’infarto nel 2004, parola dell’ottimo Calderoli) ad aderire ad un governo che ottenga in questa legislatura il federalismo fiscale. Il governo sarà capeggiato da Mario Monti o da Pier Ferdinando Casini (benvisto a questo punto dalla Chiesa, e non si capisce perché), ci sarà la sinistra, l’Udc, la Lega e parecchi transfughi del Popolo della libertà. Non io! Non io!».<br />
<b>Dove ha sbagliato e dove sta sbagliando Berlusconi? C’è spazio per la controffensiva?</b><br />
«Ho l’impressione netta che non si sappia e non si voglia difendere. Detta grida manzoniani inutili, o - lo lasci dire - cazzate. Cede su tutto. Siamo dinanzi al primo governo nel quale il presidente del Consiglio ha ceduto i ministeri della forza a persone che hanno loro disegni. La difesa è in mano a Ignazio La Russa, che è mio amico, ma intende l’esercito come una specie di sua polizia privata, tutta picchetti e fez, con una certa nostalgia di Farinacci. Di Maroni ho già detto. Fa gestire il ministero più delicato, quello della Giustizia, a un suo avvocato, Niccolò Ghedini, il quale prima ha tagliato la strada a Marcello Pera, poi voleva a quel posto Elio Vito, infine ha optato per Angelino Alfano, un caro ragazzo, ma è un bambino tra i lupi. Ghedini ha estromesso gli altri avvocati di Silvio, e sta giocando una sua partita che temo porti allo schianto».<br />
<b>Ghedini ha avuto eccellenti idee sulla legge per rimandare i processi e…</b><br />
«Fermati. Parlo io qui. La legge sulle intercettazioni è un evidente tentativo di captatio benevolentiae verso i giudici. Si puniscono solo i giornalisti e gli editori: è ridicolo oltre che ingiusto. Così i magistrati per trattare non vanno dal mio caro Angelino cui voglio bene ma da Ghedini. Berlusconi lascia fare. Cede su tutto e con tutti».<br />
<b>Potrebbe andare in televisione, spiegarsi agli italiani.</b><br />
«Potrebbe e dovrebbe. È capace però di fare un discorso politico? Saprebbe mostrare, al di là del suo caso personale, come questo suo caso riguardi davvero tutti. Ed è proprio così. C’è in ballo davvero lo Stato di diritto, la democrazia. Ma sarebbe capace?».<br />
<b>
Potrebbe dire: non ci sto, non ci sto - come Oscar Luigi Scalfaro quando cercarono di convocarlo i magistrati per i soldi del Sisde.</b><br />
«Fece una pessima figura».<br />
<b>D’accordo. Ma riuscì nello scopo: la sfangò.</b><br />
«Ci sono queste differenze: Scalfaro era presidente della Repubblica, era magistrato, e di sinistra. E perciò la grande stampa era con lui. Poteva permetterselo. Berlusconi verrebbe spazzato via».<br />
<b>E allora?</b><br />
«Allora Berlusconi deve capire che o combatte adesso o mai più, ma senza isterismi. Riprenda in mano anzitutto il suo governo. Non lasci più fare agli altri».<br />
<b>Insomma dica: cumandi mì.</b><br />
«E soprattutto lo faccia. Anche se forse è tardi. Ma lo faccia. Glielo chiede l’unico neo-temporaneo-berlusconiano che si intende di politica. E gli do un consiglio finale: approvi fino d’ora per decreto legge il federalismo fiscale. Così la Lega non avrà più pretesti o alibi per abbandonarlo in caso di condanna».
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<br/>fonte: <a href="http://www.loccidentale.it/articolo/cossiga%3A+%22per+silvio+c%27%C3%A8+la+soluzione+finale%22.0054185">l'Occidentale - Renato Farina</a>Stefano CECCANTI: Fare il congresso è l’unica cosa sensata. - Intervista2008-07-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357565Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Giurista, costituzionalista, appassionato cultore di sistemi elettorali e modelli di governance, il neo senatore Stefano Ceccanti, Partito Democratico ala veltroniana, spariglia le carte della polemica interna e chiede a viva voce il confronto che molti temono, tra le anime democratiche. Un congresso a breve del Pd. Anche per chiarire il fronte della giustizia, bacchettare le sbavature di qualche giudice e ricondurre Di Pietro a più miti consigli… <br /><br />
<b>
I toni di Veltroni sono cambiati, si parla di una nuova campagna di opposizione.</b><br />
L’opposizione reagisce come è ovvio che sia alle iniziative del governo. Le prime iniziative del nuovo governo sono un copia/incolla di alcuni provvedimenti del precedente esecutivo, quello di Prodi. Parlo ad esempio del decreto sicurezza, che riceve quanto Amato aveva portato avanti. Sembrava poter essere un’opposizione morbida, improntata al buon senso. Adesso fa cose non previste dal suo programma, a forzature come quelle di Maroni sull’ordine pubblico… non si tratta di una scelta ideologica dell’opposizione. <br />
<b>C’è stato un cambio di passo di Veltroni.</b><br />
Dovuto al cambio di passo che ci siamo trovati dall’altra parte.<br />
<b>
Ma il Pd versa in stato di crisi. I toni muscolari servono a uscirne?</b><br />
Direi di no. Ci sono problemi inerziali del passato che sono tuttoggi molto forti e che gli insuccessi elettorali hanno contribuito ad aumentare.<br />
<b>Come se ne esce?</b> <br />
Faccio la mia proposta: se nei mesi prossimi proseguirà il malessere nel partito, sarà inevitabile andare a un congresso, anche perché bisogna davvero chiarirci le idee e rimescolare le carte. <br />
<b>Non tutti sono d’accordo, mi sembra. Chi lo vuole?</b><br />
Adesso si terrà, nel mese di luglio, la prima riunione della nuova direzione del Pd. Immagino che Veltroni ripreciserà i punti salienti della continuità con il programma elettorale e i punti sui quali lo stesso va aggiornato.<br />
<b>
Traducendo?</b><br />
Se risulta che ci sono troppi punti divaricanti all’interno del Partito, sarà inevitabile convocare un congresso. Non parlo delle singole scelte politiche, ma dell’approccio di fondo, dell’impianto del partito a vocazione maggioritaria. Se invece ci sono solo opzioni sulle scelte da prendere, ad esempio sul nucleare, credo che vada convocata a breve una Conferenza programmatica. <br />
<b>Ma Veltroni è d’accordo per il congresso?</b><br />
Non lo so, io ragiono con la mia testa, a lui non ne ho parlato. A me sembra l’unica cosa sensata da fare. <br />
<b>
Qualche giorno fa, Massimo D’Alema ha lanciato Red. Cosa ne pensa?</b><br />
Che ci vuole chiarezza. Bisogna dire se si vuole fare una iniziativa culturale o una corrente. Per capirci, nel nostro programma elettorale c’è scritto che siamo per il sistema a doppio turno francese; se qualcuno fa una iniziativa pubblica per dire che è per il sistema tedesco, marcando una differenza che non è solo tecnica ma anche strategica, siamo di fronte a una corrente.<br />
<b>La spaventano le correnti?</b><br />
No, sono una ricchezza se intese nel senso vero. Ma qui c’è chi fa una corrente e la chiama Fondazione. Questo non è corretto.<br />
<b>A proposito di correttezza, sulle intercettazioni avete cambiato idea?</b><br />
Per niente. Con la collega Della Monica ho ripresentato il disegno di legge Mastella per assicurare che le intercettazioni non vengano pubblicate a tutto danno della privacy. E vorrei che il responsabile della conservazione delle registrazioni fosse anche penalmente responsabile, fino a che non prova che le registrazioni stesse gli sono state trafugate. Insomma: non è che ci siamo gettati a corpo morto sul giustizialismo, intendiamoci. La nostra linea è equilibrata, ma è difficile farlo capire.<br />
<b>Sul Lodo Schifani bis il Pd sembra tentato di non opporsi…</b> <br />
Questo problema di voler porre il Lodo con una legge ordinaria, cioè con una forzatura legislativa mette in ombra le ragioni che ci sono nel provvedimento: abbiamo un grado di indipendenza della magistratura e del singolo magistrato che è fortissimo, e se vogliamo conservare quest’ampia autonomia dei magistrati dobbiamo anche poter garantire la politica. Facciamo un caso di scuola, a parti capovolte: il Pd vince le elezioni e un singolo magistrato prevenuto che si impunta e persegue Veltroni per impedirgli di governare, che cosa facciamo? Il problema esiste. Ma affrontandolo così si rende pressocché impossibile affrontarlo seriamente.<br />
<b>Avete detto di no alla manifestazione dell’8 luglio. Il Pd sta prendendo le distanze da Di Pietro?</b><br />
Guardi, se Berlusconi smette di fare quello che fa, Di Pietro smette a sua volta. E’ un epifenomeno reciproco: perché anche Di Pietro è la polizza sulla vita di Berlusconi.<br />
<b>L’Udc vi sprona a rompere con questa logica.</b><br />
A proposito di Di Pietro, chiariamoci. Faccio un esempio concreto, l’altro giorno il gruppo di Italia Dei Valori al Senato ha proposto una pregiudiziale di costituzionalità su Alitalia: gli abbiamo detto subito che non lo avremmo votato. A volte ci troviamo più d’accordo con loro, altre volte con l’Udc. Dipende dall’argomento di cui parliamo.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ILS5B">L'Opinione delle Libertà - Aldo Torchiaro</a>VALTER VELTRONI: Di Pietro «Fa un regalo al Cavaliere»2008-07-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357390Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Walter Veltroni lo dice in romanesco</b>, così che resti scolpito negli annali del Pd: «Noi non manifestiamo aggratis. Siamo un partito di una certa dimensione, non ci invitiamo a manifestazioni fatte da altri e i cui contenuti non condividiamo». Antonio Di Pietro, addio. L’invito a scendere in piazza l’8 luglio è respinto con orgoglio democratico, l’alleanza è (quasi) ufficialmente rotta. Il Pd andrà avanti perla sua strada, quella di un’opposizione riformista e non urlata. «Non ricordo il mio Paese così provato, angosciato e sfiduciato come oggi, nemmeno negli anni del terrorismo. Quella di Berlusconi non e un’armata invincibile, il premier si occupa delle questioni che riguardano lui e gli italiani se ne stanno accorgendo...».<br /><br />
Nella Sala della Regina, al primo piano di Montecitorio, in assemblea con i deputati del Pd, Veltroni mette in minoranza le tentazioni girotondine e compie lo strappo da Di Pietro, compiacendo l’ala riformista dei partito e gettando nello sconforto la sinistra interna. «I suoi toni sono un regalo coi fiocchi a Berlusconi, aiutano la destra» scandisce il segretario, dopo che Furio Colombo aveva difeso la stagione dei Girotondi e, implicitamente, invitato i colleghi a scendere in piazza con l’Idv. Ma no, secondo Veltroni uno che è d’accordo sul reato di immigrazione clandestina («perché l’Italia non può essere il vespasiano d’Europa») non può dargli «lezioni» sulla qualità dell’opposizione. «Se è così, allora dico che ci separa moltissimo». <br /><br />
Separati in casa, Veltroni e Di Pietro. Divisi su tutto, dalla lettura della realtà alle strategie. «Noi ci siamo liberati dell’idea del pas d’ennemis, del "niente nemici" e in questo caso non so se aggiungere "a sinistra". E non torneremo indietro» tira dritto il segretario. Avanti sulla linea tracciata, dunque. Senza «correre appresso» a ciò che fa il premier, senza farsi dettare l’agenda. «Invece di parlare del lodo Schifani o del blocca processi, dobbiamo irrompere con i temi sociali, fare le nostre proposte su salari e consumi...». E scendere in piazza, anche. Ma striscioni e fischietti il Pd li impugnerà in autunno e sarà «una grande manifestazione di popolo, non una di quelle manifestazioni dove ci si conosce tutti per nome». Dopodiché, concede il segretario, se Colombo o altri vogliono sfilare al fianco di Di Pietro vadano pure, «ognuno farà singolarmente le sue scelte personali». Anche se Antonello Soro s’incarica di ricacciare indietro le pulsioni di piazza: «Spero che tra noi qualcuno non sia contento che il Caimano è tornato. I Girotondi non ci hanno portato bene e non ci faranno vincere le prossime elezioni».
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Si avverte, nei ragionamenti dì Veltroni, la voglia di imprimere una svolta dopo le aspre polemiche interne, il tentativo di iniettare ottimismo nelle truppe fiaccate dalla sconfitta. I ballottaggi in Sicilia? «Sono il segnale di una piccola inversione di tendenza». E adesso basta con lo «stare sempre a rovistare in casa nostra... Ci sono alcuni di noi che, se per una volta dicono una cosa contro la destra, mi fanno una cortesia». E ce n’è anche per 1’«amico» Casini, al quale rinfaccia la preoccupazione nei confronti del governo ombra: «Io mi preoccuperei più dei. pezzi dell’Udc siciliano che vanno con la destra...».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IKHSD">Corriere della Sera - Monica Guerzoni</a>Pier Ferdinando CASINI: Di Pietro polizza sulla vita del premier, il Pd lo scarichi. - Intervista2008-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357376Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
Si sente «sconfortato», Pier Ferdinando Casini. Perché dopo mesi in cui ci si era illusi che la legislatura si sarebbe caratterizzata per un «confronto sulle cose vere», dal costo della vita alla perdita del valore d'acquisto al quoziente familiare, ci si ritrova «precipitati nel buio di quindici anni fa, nel perenne scontro tra magistratura e politica» che un sistema «falsamente bipartitico» non può risolvere. Per questo, più che per «ragioni di bon ton, che mi interessano poco», il leader dell'Udc, in questo clima incandescente per i tanti nodi giustizia che vanno a intrecciarsi sempre più caoticamente, accusa Antonio Di Pietro della colpa opposta per cui lo attaccano dal centrodestra: «Comportandosi come fa, conquisterà pure qualche punticino in più per il suo partito, ma finirà per aiutare Berlusconi. Per regalargli una sostanziosa assicurazione per la vita». <br /><br />
<b>Di Pietro contesta al premier l'uso della giustizia per interesse personale, lo attacca per i comportamenti «disinvolti » emersi dalle intercettazioni: in che modo dunque gli dà una mano?</b><br />
«Vede, non è che io non abbia le mie critiche da fare a Berlusconi, che nella sua azione di governo non riesce proprio a partire dai problemi degli altri: anche animato dalle migliori intenzioni, il lupo perde il pelo ma non il vizio...».<br />
<b>Si riferisce al lodo Schifani-Alfano o alla norma blocca processi?</b><br />
«Sul lodo Schifani, pur discutibile, siamo disponibili ad approfondire nel merito, ci sembra doveroso, naturalmente tenendo conto dei rilievi di costituzionalità che da più parti vengono mossi. Ma che bisogno c'era di azzerare o bloccare 100 mila processi, di inserire una norma incongrua nel decreto sicurezza con l'intento di aggirare la firma del capo dello Stato? Questo proprio non ci piace».<br />
<b>
Quello che viene fuori dalle intercettazioni le piace?</b><br />
«Su questo punto, ho una sola parola: le ho definite barbare quando riguardavano Fazio e D'Alema, le considero tali anche quando l'intercettato è Berlusconi. E, sempre, bisogna tenere conto del fatto che si tratta di frasi estrapolate dal contesto. Comunque, preferisco non fare commenti sui contenuti, lo squallore è sotto gli occhi di tutti».<br />
<b>Lo pensa anche Di Pietro.</b><br />
«Sì, ma il punto è un altro. Io credo che l'accanimento giudiziario contro Berlusconi negli anni ci sia stato davvero, e come me la pensano in tanti, così come in tanti vedono il conflitto di interessi di Berlusconi. Ma una opposizione a Berlusconi connotata dal dipietrismo, da quei toni, da quel martellamento, non trascina il Paese. Peggio: dimostra che, se l'opposizione è questa, l'alternativa a Berlusconi non c'è. E poi, siamo seri: il potere giudiziario deve tornare a essere neutro e a recuperare una terzietà perduta da tempo». <br />
<b>
Quale sarebbe allora la giusta opposizione a Berlusconi?</b><br />
«Quella che lo incalza sui fatti, che gli chiede conto della cordata Alitalia che non esiste, dell'emergenza rifiuti a Napoli non risolta, di un'economia che non si rivitalizza con gli spot pubblicitari. Attaccare Berlusconi solo sulla giustizia gli fornisce il migliore alibi per andare avanti senza dover mostrare uno per uno i risultati ottenuti».
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<b>Con Veltroni è possibile fare un percorso comune su questo?</b><br />
«L'ho detto anche sabato al convegno di Enrico Letta: Veltroni ha il merito incancellabile di aver seppellito l'idea che una coalizione possa reggersi solo sull'antiberlusconismo, perché è un collante che può farti vincere, ma non ti fa governare. Ma nemmeno questo bipartitismo coatto, questa finzione di governo ombra può funzionare: diciamoci la verità, così come siamo, noi opposizioni non siamo una alternativa credibile a Berlusconi ». <br />
<b>E quale è la ricetta per diventarlo?</b><br />
«Per prima cosa, per portare avanti un dialogo bisogna dissociare profondamente il proprio cammino da quello di Di Pietro. E riflettere su un bipolarismo diverso, perché io potrei certamente militare in una formazione politica con Enrico Letta come con altri esponenti che oggi sono nel Pdl. Bisogna insomma rivedere criticamente l'idea che questo Pd possa essere un partito a vocazione maggioritaria, e ammettere l'errore di aver puntato sul Vassallum e di aver creduto all'utilità del governo ombra».<br />
<b>Se questo ripensamento non ci sarà?</b><br />
«Se non si metteranno in discussione questi pilastri, nessuna alleanza strategica sarà possibile con noi». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IK5V6">Corriere della Sera - Paola Di Caro</a>Clemente MASTELLA: «Silvio? Se è al governo ringrazi le toghe. Il Pd non funziona» - Intervista2008-06-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357441 Mastella: «Ho provato a normalizzare i rapporti con la magistratura, mi hanno fatto fuori proprio per questo. Dopo il Cavaliere e Bossi nel Pdl e nella Lega sarà guerra di successione»<br />
<b>Riportiamo di seguito ampi stralci dell’intervista al segretario dei Popolari- Udeur, Clemente Mastella, pubblicata domenica dall’Unione Sarda.</b><br />
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Sbotta subito, distendendo un faccione di gomma che per gli italiani è diventato simbolo: «Non sono la madre di tutte le schifezze ».<br />
Prigioniero felice nel suo ufficio romano mentre fuori si crepa di caldo (ha tagliato la corda anche il ponentino), Clemente Mastella mostra un campionario di ferite da combattimento e la certezza di risorgere se non proprio in tre giorni in un tempo comunque politicamente utile. «Presenteremo liste alle prossime provinciali» (…) Ha all’attivo nove legislature (…) E’ stato ministro della Giustizia nell’ultimo governo Prodi (…) Da lì si è sollevato un tornado (…) il centro-destra (area di tentazione) ha fatto finta di non conoscerlo. Alla faccia di chi diceva che c’era un patto scellerato e un segreto tra lui e Berlusconi. Il suo vice si chiama, anzi si chiamava (nel senso di vice) Antonio Satta: è stato tra i primi a squagliarsela a gambe levate conquistando un ruolo di prestigio in una formazione new entry, i Cristiano Popolari. A ruota hanno seguito i tre consiglieri regionali che, travolti dal tormento ideologico, sono passati armi e bagagli all’Udc (Sergio Marracini, Renato Lai) e a Forza Italia ( Pietro Pittalis). (…) «Sono diventato un alibi: io, soltanto io, incarno la Casta ». Il che è sicuramente riduttivo ma lui – come un san Sebastiano trafitto – ritiene di aver pagato il prezzo più alto nella nevrotica legislatura appena trascorsa. Quelli erano giorni, si erano giorni e al mondo non potevi chiedere di più: (…) il suo collega di governo Antonio Di Pietro gli ha dato il tormento del cece, Marco Travaglio e Beppe Grillo l’hanno bombardato con appassionata intensità da americani in Vietnam. E lui? Duracell, sempre in piedi. Anche adesso che la tempesta è passata lasciando soltanto polvere e ricordi. Con l’aggiunta, va da sé, di qualche conto da regolare. Perché, anche se non lo dice a chiare lettere, non può finire così. Il Mastella rottamato sta riacquistando forma e vigore. Sotto le braci quasi spente, cova un’ira che – per ragioni di pragmatismo politico – ha messo a bagno nella moderazione. Avanti al centro, Mastella c’è. Eccolo di nuovo.<br />
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<b>Del campanile Udeur non resta che qualche brandello di muro.</b><br />
«Non direi. Restano l’esperienza vissuta e tanti amici veri. E sottolineo veri. L’amicizia è un dono, amico è soprattutto chi ti sta accanto nei momenti difficili».<br />
<b>E invece: evasione in massa.</b><br />
«Strano, sono fuggiti quelli che avevano ottenuto di più. Non quelli di mezzo, non quelli in buona fede. Se ne sono andati gli altri. Pazienza: ricominciamo ».<br />
<b>Satta, suo ex vice, è stato un centometrista della fuga.</b><br />
«Gli faccio i migliori auguri. Spero abbia più fortuna di quella che gli ho garantito io. Ricordo solo, en passant, che non è stato eletto in Sardegna: non aveva i voti per farcela. L’ho nominato io sul campo».<br />
<b> In che modo?</b><br />
«Gli ho detto, a lui come ad altri, tu farai il deputato, guadagnerai 15-16 mila euro al mese. Un sacco di soldi, no? Sono stati irriconoscenti».<br />
<b>Manco Giampaolo Nuvoli, direttore del ministero è un giglio</b><br />
«Ma almeno Nuvoli, pur passando ad altri schieramenti, ha conservato il rapporto umano».<br />
<b>Buon cuore.</b><br />
«A ferirmi è stato l’allontanamento di quelli che mi erano più vicini. Avrebbero potuto lamentarsi se il capitano si fosse salvato abbandonandoli sulla nave che affondava. Ma il capitano (ovvero il sottoscritto) è stato il primo a colare a picco».<br />
<b> Anche i tre consiglieri regionali non hanno perso tempo.</b><br />
«Neppure lo sapevo. Non ho più rapporti con loro. Non li sento, non li vedo, c’è stato black out. Solo adesso riesco a vedere una luce alla fine del tunnel».<br />
<b> Beh, per qualcuno che s’è levato dai piedi sarà contento</b><br />
«Sono felice di non avere più a che fare con quelli che avevo giudicato male. Quelli di cui, sbagliando, avevo deciso di fidarmi ». (…)<br />
<b>Incriminazioni. Quante volte?</b><br />
«Mai prima d’ora. Tengo a sottolineare che il gip di Catanzaro ha detto, nel prosciogliermi , che non andavo neppure iscritto nel registro degli indagati».<br />
<b> Allora la magistratura funziona, non è tutta comunista.</b><br />
«E chi l’ha mai detto? Il problema è un altro: vorrei sapere, adesso, chi mi ripaga. Ero ministro e non lo sono più, ero parlamentare e non lo sono più».<br />
<b> Pensi a Berlusconi quando ritira il certificato penale.</b><br />
«Silvio sbaglia a criticare la magistratura. Dovrebbe ringraziarla: la pioggia di comunicazioni giudiziarie che gli è caduta addosso è servita a farlo tornare a Palazzo Chigi. Tra me e lui c’è tuttavia una differenza».<br />
<b> Quale?</b><br />
«Io non ricuso i giudici. Quello che mi ha incriminato figurava tra i firmatari di un documento di solidarietà a favore del magistrato che mi aveva messo sotto accusa. Non ho la sindrome del complotto».<br />
<b>Che gliene pare dell’Italia senza Mastella?</b><br />
«Va avanti tranquillamente. Qualcuno aveva fatto credere che ero io il Male: cacciato me, tutto risolto. Sono quello dell’indulto, vero: nessuno ricorda però che l’hanno voluto deputati e senatori nella stragrande maggioranza. Morale: c’era proprio il desiderio di farmi fuori».<br />
<b> Quanto dura il governo?</b><br />
«Dura perché ha una maggioranza ampia. E se il centro sinistra non si sveglia si prende anche la prossima legislatura. La scelta del bipartitismo è stato un errore strategico».<br />
<b>Il lodo Schifani invece?</b><br />
«Buona idea, ma a partire dal prossimo inquilino di palazzo Chigi».<br />
<b>E la proposta di prendere le impronte ai rom, bimbi compresi?</b><br />
«L’Italia sta perdendo il senso della carità. Ci stiamo avviando verso una pesante fase conflittuale con l’altro, col nostro prossimo ».<br />
<b>Di fatti il ministro dell’Interno metterebbe in galera anche i giornalisti.</b><br />
«Quella della pubblicazione delle intercettazioni è una vicenda seria, non si può ignorarla. Io avevo previsto sanzioni e non l’arresto per i giornalisti che trasgredivano. C’è una differenza, no?».<br />
<b> Nel trio Berlusconi-Fini-Bossi chi è più inaffidabile?</b><br />
«Non do pagelle ma il futuro è incerto. Il Pdl è instabile. Berlusconi ha grande capacità politica ma ne vedremo di belle al momento della successione. Stesso discorso per Bossi: quando non ci sarà più, ci sarà faida tra i suoi colonnelli».<br />
<b>Romano Prodi</b><br />
«Ho affetto per lui, nonostante tutto».<br />
<b>Vuol dire che l’ha fatto cadere con affetto?</b><br />
«Come facevo a votarlo quando un terzo della sua, della nostra maggioranza era contro di me? Io non l’ho fatto cadere, ho solo preso atto».<br />
<b>Walter Veltroni le sarà eternamente grato</b><br />
«Parliamoci chiaro: il governo non resisteva più dal giorno in cui Veltroni ha dichiarato che il Pd sarebbe andato da solo alle elezioni. In quello stesso momento la maggioranza si è dissolta. Non c’entro, davvero».<br />
<b>Provi a chiederlo a Prodi.</b><br />
«Scusate: non è strano che Romano abbia rifiutato qualunque incarico all’interno del Pd? Nessuno si chiede perchè non voglia fare il presidente del partito democratico. Mastella è solo un alibi».<br />
<b>Si sussurra che con Berlusconi...</b><br />
«Non ho congiurato con Silvio Berlusconi. Pensateci un attimo: con Prodi avevo conquistato il ministero della Giustizia. Berlusconi non avrebbe potuto darmi di più».<br />
<b> Pd.</b><br />
«Non funziona, non può funzionare questo prendi-e-incolla tra Ds e Margherita. E’ innaturale ».<br />
<b> Un ruolo-spugna lo ha avuto Casini.</b><br />
«Si, certo».<br />
<b>Lei ha portato via molti voti</b><br />
«Probabile».<br />
<b>Quando parla di Casini diventa telegrafico.</b><br />
«Non c’è altro da dire, tutto qui».<br />
<b>Berlusconi è stato aiutato dal Vaticano a vincere le elezioni?</b><br />
«Non credo. I cattolici ormai sono diventati adulti e decidono in assoluta libertà. La Dc non esiste più».<br />
<b>Però c’è Papa Ratzinger.</b><br />
«Benedetto XVI tratta tutti i peccatori allo stesso modo».<br />
<b> Se sono di centro destra però è meglio</b><br />
«Non ho colto un atteggiamento del genere da parte del Santo Padre».<br />
<b>Saremo mai un Paese normale?</b><br />
«Io ci ho provato a normalizzare i rapporti con la magistratura. Mi hanno fatto fuori proprio per questo».<br />
<b>A quando la rentrèe?</b><br />
«Sto attraversando l’Italia con umiltà e pazienza. Sono come uno di quei cantanti che dopo aver vinto Sanremo gira per paesini e feste patronali».<br />
<b>Pensando alla vendetta.</b><br />
«Tendenzialmente sono portato al perdono. Ma non con quelli che, con premeditazione, hanno voluto togliermi di mezzo».<br />
<b>E quindi?</b><br />
«Tornerò parlamentare, mi riprendo il mio. Poi, magari, il giorno dopo deciderò se andarmene definitivamente».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ILAQQ">Unione Sarda - riportato su Campanile lo 03/07/08</a>Roberto MARONI: L’ultima sfida al Quirinale.2008-06-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357244Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Interni (Partito: Lega) <br/><br/><br />
La richiesta è arrivata sul tavolo di Giorgio Napolitano a metà pomeriggio. Forte, impegnativa, destinata a sollevare un nuovo vespaio, di per sé già foriera di un diniego praticamente certo. <br />
È questa: Berlusconi vuole dal Colle un lasciapassare per proporre il nuovo lodo Schifani per decreto legge. Proprio così. Procedura d'urgenza estrema (eh sì, visto che di mezzo c'è il rotolare verso la sentenza del processo Mills). <br />
Decreto per lo scudo che dovrà proteggere le alte cariche dello Stato, quattro o cinque che siano, da qualsiasi procedimento o indagine giudiziaria. <br /><br />
<b>Tutto congelato per uno o due mandati.</b><br />
Messa in freezer che l'imputato può anche rifiutare, mentre le altre parti possono rivalersi in sede civile. Nella partita a scacchi col Quirinale il Cavaliere ancora una volta alza il tiro.<br />
Non bastava il decreto sicurezza con la sospensione dei processi per un anno, ecco un'altra mossa per spegnere l'ossessione giudiziaria: un lodo di cui poter usufruire subito, prima della fatidica data del 10 luglio, quando a Milano il tribunale dovrà decidere sulla richiesta di ricusazione presentata dall'avvocato Niccolò Ghedini.<br />
Decreto approvato già venerdì in consiglio dei ministri e applicato ovviamente ad horas.<br /><br />
Ed ecco Berlusconi libero da ogni incubo processuale, per qualsiasi inchiesta passata, presente, futura, per qualsiasi reato commesso in qualsiasi momento. Ché questo è lo scopo e lo spirito del lodo, Schifani o comunque si chiami. Come avviene in Francia e altrove.<br />
La mossa, imprevista, ha lasciato di stucco il capo dello Stato e tutta la sua diplomazia. Mentre ex presidenti della Consulta del rango di Valerio Onida parlano di "necessaria legge costituzionale", il Cavaliere rilancia non solo con una norma ordinaria, ma pure per decreto legge. <br />
La richiesta ha una sua logica e ben s'inquadra nel tam tam che proprio dal Colle incombe su palazzo Chigi. E di cui è testimonianza il fitto scambio di telefonate con il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta.<br /><br />
<b>Il Quirinale insiste</b>: vuole che il decreto sulla sicurezza, appena approvato al Senato, cambi nel giro di boa alla Camera. <br />
L'attuale formulazione, sospensione di un anno dei processi per reati superiori ai dieci anni, non è accettabile. Lo dirà anche il Csm che domani, o lunedì al massimo, approverà un parere in cui si parla "di dubbi di legittimità costituzionale". <br />
Il plenum di martedì sancirà la bocciatura. Un passo che, se non lega le mani a Napolitano, comunque rende complicata la sua firma sotto alla legge di conversione del decreto e potrebbe costringerlo a un rinvio parziale.
Tutto questo viene rappresentato agli emissari di Berlusconi con la dovuta fermezza ed energia. Ma la risposta lascia pochi spazi al dialogo. <br />
Berlusconi lo dice ai suoi: "Basta frenate, il nostro elettorato non capirebbe una marcia indietro nel giro di pochi giorni. Dobbiamo andare avanti". Il luogotenenti parlano la stessa lingua. Il sottosegretario Paolo Bonaiuti: "Si va avanti così, per noi resta tutto com'è". Il consigliere giuridico Ghedini: "Non mi risultano né trattative, né modifiche".
La richiesta del Quirinale potrebbe essere accolta solo in un modo: subito, per decreto, il nuovo lodo Schifani, che Ghedini già battezza "lodo Alfano", processo di Milano bloccato, e magari a quel punto la sospensione dei processi potrebbe cadere perché il premier sarebbe finalmente libero dalle sue pendenze milanesi.<br />
Ma questo è solo un libro dei sogni. Come la garanzia, che nessuno può dargli, di una sentenza rinviata solo a quando il lodo diventerà legge. Chi gli sta vicino ragiona così: "Se non è un decreto, è inutile illudersi, dovremo aspettare l'autunno. E ogni giorno potrebbe essere a rischio sentenza. Quindi la sospensione deve rimanere così com'è". E il capo del governo se ne avvarrà.
Berlusconi cita coi suoi, perché le citino al Colle, le nuove carte a suo favore, come l'intervista a Repubblica del segretario dell'Anm Cascini che dà via libera al lodo, l'apertura del leghista Castelli, quella del centrista Casini, i "nì" dei Democratici. Ma se il Quirinale boccia un decreto sul lodo Alfano non resta che la sospensione dei processi. Da realizzare subito, comunque prima che il dibattimento di Milano vada avanti.<br /><br />
<b>La data capestro è il 10 luglio.</b> Eventuali modifiche e ammorbidimenti, come un periodo di sospensione minore o un range di reati più ampio, non solo allungherebbe i tempi di approvazione, ma metterebbe a rischio il definitivo sì al decreto, obbligatorio entro il 24 luglio.<br />
Su questo <b>l'altolà del ministro dell'Interno Roberto Maroni è stato perentorio.</b> <br />
<b>"Niente scherzi, il decreto deve passare a tutto i costi.</b>
<b> Anzi, entro la fine di luglio voglio anche la legge sulla sicurezza".</b><br />
Quella che contiene il reato d'immigrazione clandestina.<br />
Con chi insisteva a chiedergli di possibili stralci della norma salva-premier Bobo è stato secchissimo: <b>"Non c'è alcun motivo di dare ascolto a richieste pretestuose. La sinistra si vada a guardare il disegno di legge approvato da D'Alema nel '98 che stabiliva priorità per i processi. L'ha detto bene Gasparri. Perché le cose sono buone solo se le fa la sinistra e cattive se le facciamo noi?".</b>
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IIIPI">La Repubblica - Liana Milella</a>Anna FINOCCHIARO: Nessuna pregiudiziale sul lodo Schifani2008-06-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357230Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Consigliere Regione Sicilia (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) <br/><br/>Sul lodo Schifani o Maccanico io non ho nessuna pregiudiziale di principio. Nel senso che un sistema di immunità per le alte cariche esiste anche in altri Paesi europei<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/08_giugno_24/senato_via_libera_decreto_sicurezza_2d8972c6-41d6-11dd-b0b2-00144f02aabc.shtml">Corriere Online</a>Angelino ALFANO: "Il lodo Schifani è una norma giusta" - INTERVISTA2008-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357092Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Giustizia (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Giustizia chiusa per ferie solo ad agosto: con una norma, inserita nel decreto legge della manovra economica, il ministro della Giustizia Angelino Alfano riduce a un solo mese lo stop per i processi.<p>
<b> Inciderà anche sulle ferie dei magistrati?</b><p>
«No. È la macchina a rimettersi in moto 15 giorni prima. I diritti soggettivi, ovviamente, restano intatti».<p>
<b> Cinque milioni di cause pendenti nel settore civile. Come pensa di riuscire a far smaltire tutto questo arretrato?</b><p>
«Sono due le direttrici di marcia: accelerare i processi e agevolare il più possibile forme di soluzione alternative della controversia, e per questo puntiamo molto su una accentuazione della mediazione. Saranno poste anche le basi del processo informatico e le notifiche per via telematica sono il primo passo. Non solo: ci sarà una norma per sanzionare il comportamento negligente delle parti, così chi si assenterà due volte dall’udienza vedrà estinguersi il suo processo. E poi ridurremo di un terzo, e questo già a partire dall’estate, la sospensione feriale dei termini processuali civili: le vacanze inizieranno, come sempre, il primo agosto ma finiranno il 31 del mese e non più il 15 settembre».<p>
<b> Nessuna ipotesi di congelare i processi anche nel civile?</b><p>
«Non si confonda il penale con il civile, dove intendiamo procedere, in alcuni casi, con un disegno di legge e, in altri, con un provvedimento apposito che punta all’accelerazione dei processi. Il presupposto della sospensione di alcuni procedimenti penali è cosa ben diversa: garantire una corsia preferenziale per i reati di maggiore allarme sociale e di più recente commissione, sospendendo per un anno i processi semi-abbandonati e in odore di prescrizione».<p>
<b> Dopo l’Anm anche il Csm, che sta preparando un parere, non sembra entusiasta della soluzione.</b><p>
«Leggerò il documento del Consiglio con grande attenzione. Ma non posso tacere che questa norma trae spunto dalla circolare Maddalena (l’ex procuratore capo di Torino, ndr.) e da altre analoghe iniziative che, laddove applicate, hanno dato buoni risultati. E non dimentichiamo che le circolari dei capi degli uffici giudiziari non potevano certo prevedere la sospensione dei termini di prescrizione, aspetto invece presente nel decreto».<p>
<b> Il rischio è che fra un anno si debba ricominciare daccapo, se non si potrà ricostituire il vecchio collegio giudicante. Perché non prevedere che si salvino tutti gli atti, anche se non c’è l’accordo delle parti processuali?</b> <p>
«Durante il percorso parlamentare del provvedimento si valuterà anche questa obiezione e tecnicamente si studierà come agire al meglio».<p>
L’Anm ha citato casi di processi anche molto gravi che verranno bloccati mentre altri di minore impatto che andranno avanti. Non è anche questa una forma di ingiustizia?</b> <p>
«Il nostro obiettivo non è generare paradossi e crediamo, tra l’altro, che non se ne produrranno. Intendiamo consentire lo svolgimento, il più rapido possibile, di processi riferiti a reati recentemente commessi e di grave allarme sociale. E non si cerchi di far credere che i processi ”congelati” si potrebbero chiudere se non ci fosse questo anno di sospensione». <p>
<b>Se il problema era il processo Mills, dove il premier è imputato, perché non affrontare questa sola questione non coinvolgendo tutto il sistema giustizia?</b><p>
«Una buona norma, e lo dimostrano le circolari dei procuratori che ho prima citato, non diventa automaticamente cattiva solo perché potrebbe riguardare il presidente del Consiglio in un suo procedimento penale».<p>
<b>Perché non ripristinare l’immunità parlamentare?</b>
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«Ma che c’entra la norma che dà priorità ai reati recenti e più gravi con l’immunità parlamentare?»<p>
<b> Quella norma prelude, però, a un nuovo Lodo Schifani.</b><p>
«Non ci sarebbe nulla di strano nel procedere in quella direzione. Il lodo è una causa di non punibilità per le più alte cariche dello Stato ed esiste in molto altri Paesi».<p>
<b>Che accadrà fra un anno, quando ai processi ”congelati” si saranno aggiunte altre pendenze?</b><p>
«Fra un anno saranno stati celebrati e conclusi tanti procedimenti per reati di recente commissione e di grave allarme sociale. Ecco perché è sbagliato dire che è una norma blocca-processi. Anzi, garantisce una corsia preferenziale per quelli più gravi e recenti».<p>
<b>Che fine fa la certezza della pena?</b><p>
«Questa norma la tutela appieno».<p>
<b>Ma non nei casi che vengono sospesi.</b><p>
«I procedimenti ”congelati” proseguiranno l’anno prossimo e nel frattempo si sarà smaltita una buona parte del carico di processi più gravi e che meritano di avere una giustizia rapida».<p>
<b> Ministro, lei continua a sostenere il dialogo ma l’interlocutore - l’Anm - rischia di diventare ogni giorno più diffidente.</b><p>
«Non intendiamo interrompere il confronto e lo dimostrano le norme, largamente condivise, che vogliamo attuare nel settore civile. Ovviamente dialogo non significa che qualcun altro decida al posto del Parlamento e del governo. Ai magistrati spetta un compito diverso: applicare le leggi».<p>
<b> Dicono che il premier Silvio Berlusconi l’abbia scelta anche perché lei non ha preso nemmeno una multa.</b><p>
«In realtà qualche multa l’ho presa, con la Vespa. Per il resto, sono contento che il presidente mi abbia scelto e mi sto impegnando a fare bene».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IGYQA">Il Mattino - Maria Paola Milanesio</a>