Openpolis - Argomento: Redhttps://www.openpolis.it/2010-11-05T00:00:00ZPaolo DE CASTRO: «Caro Renzi, leader si diventa sudando» - INTERVISTA2010-11-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547670Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
I «rottamatori»? Paolo De Castro - presidente di Red, braccio politico della dalemiana Fondazione ItalianiEuropei - spara a zero: «Se sei un trombone, saranno i cittadini a stabilirlo, mica può farlo Matteo Renzi con la sua prosopopea...».
<p>A poche ore dall'inizio della tre giorni di Firenze, indetta dal sindaco Matteo Renzi e da Pippo Civati, sulla parola d'ordine del ricambio generazionale, i promotori sono riusciti a far accendere i riflettori sull'evento e anche un battitore libero di fede dalemiana come l'ex ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro va all'assalto.
<p>
<b>La parola d'ordine dei «rottamatori» sarà semplistica, ma è chiara: dopo 15 anni a casa...</b>
<p> «Se stessimo alla loro logica, oggi al Quirinale non avremmo il presidente Napolitano, una personalità che gode il massimo della fiducia degli italiani E non mi pare che abbia 35 anni...».
<p>
<b>Forse ci sono dei politici che hanno saputo affrontare la maturità meglio di altri?</b>
<p> «Guardi, nel saper dare le risposte giuste in politica, non conta l'età. La politica è responsabilità e rispetto dei cittadini: se hai 90 anni e riesci nella missione politica meglio di uno di 30, belloccio e con la parlantina, vivaddio, meglio uno di 90 anni! Una battuta certo, per dire: l'alternativa non deve essere tra giovane o vecchio, ma tra bravo e incapace».
<p>
<b>Restiamo ai fatti: ai vertici del Pd ci sono gli stessi personaggi - da Bersani a D'Alema, da Finocchiaro a Veltroni - che erano in prima fila nel 1996, quando i leader nel mondo erano Clinton, Blair, Chirac, tutti usciti di scena...</b>
<p> «Anche in altri schieramenti i leader sono gli stessi di allora: Berlusconi, Fini, Casini. Perché la politica è frutto di battaglie. Si diventa leader sudando. Con gli atti concreti, guadagnando giorno per giorno la fiducia di chi ci ha eletto. Non si occupano le poltrone, per diventare leader con le interviste sui giornali».
<p>
<b>Certo, è altamente opinabile sostenere che uno è più bravo solo perché è più giovane, ma non pensa che una intera generazione si sia logorata, tra gelosie e risentimenti che durano anni?</b>
<p> «Ma figurarsi, ognuno può avere dei difetti.<br />
E governando, abbiamo dovuto fronteggiare sicuramente una eccessiva litigiosità. Ma andiamo al dunque: uno come D'Alema, che può essere simpatico o antipatico, ma è un politico invidiato in tutta Europa. Vogliamo pensare cosa sarebbe la politica estera dell'Ue se invece della signora Ashton avessimo avuto lui?».
<p>
<b>Insomma il Pd deve tenersi e valorizzare i suoi leader di sempre?</b>
<p> «lo ribalterei l'accusa: si rimprovera ad una generazione un eccesso di personalismo, ma questa campagna per la rottamazione, cosa altro è, se non un altro tipo di personalizazione?».
<p>
<b>
Renzi si è guadagnato la ribalta, battendo i notabili...</b>
<p>«Ma è appena arrivato! Faccia il sindaco per 5 anni e poi vediamo, magari si guadagna così i galloni da leader». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=V4V3I">La Stampa - Martini Fabio</a>Paolo DE CASTRO: «Un errore affidarsi a trentenni di passaggio» - INTERVISTA2009-02-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388516Alla data della dichiarazione: Senatore<br/><br/><br />
Umiltà, capacità di accettare le critiche, maggiore coinvolgimento del territorio. E no a una innovazione che finisce per assomigliare più che altro a un repulisti. Parole nette quelle di Paolo De Castro, esponente del Pd, già ministro del governo Prodi e ora presidente dell’associazione Red.<br />
<b> Non si torna indietro ma il progetto del Pd è incompiuto, dice Massimo D’Alema. Le chiedo dove si possa andare in questo clima di sospetti.</b><br />
«Il Pd è un progetto molto impegnativo e ambizioso, in cui tutti noi crediamo fortemente; e io in modo particolare, visto che il Pd è il naturale punto d’arrivo dell’Ulivo. È evidente che si tratta, però, anche di un progetto difficile. Dopo le primarie dell’ottobre 2007 probabilmente non abbiamo capito quanto fosse complicato amalgamare - se vogliamo ricorrere a questo termine - le due culture di riferimento, la socialista e la cattolica democratica. Ora occorre tanto lavoro, molta umiltà e un grande coinvolgimento delle voci che vengono dal territorio. Purtroppo non siamo partiti con il piede giusto, perché abbiamo pensato che questo partito, che si era immaginato ”liquido”, non avesse bisogno di una compenetrazione nel territorio. Per fortuna ora quest’idea è stata abbandonata».<br />
<b> Il peccato originale non sono state proprio quelle primarie del 2007, più formali che sostanziali?</b><br />
«Io sono stato il primo firmatario della candidatura di Enrico Letta, perché ho creduto e credo che sia capace di interpretare al meglio la cultura che unisce le due anime del Pd. È stato eletto Veltroni e dobbiamo lavorare con lui. E si deve lavorare con umiltà, coinvolgendo tutte le risorse disponibili nel partito, smettendola con le decisioni verticistiche, con questa spinta - figlia del plebiscito delle primarie - a lasciare ai margini personalità importanti che possono dare una mano. Questa idea dell’innovazione a tutti i costi ha finito per essere più un repulisti. Nei momenti di difficoltà è un errore mettere da parte chi ha esperienza e affidarsi, invece, ai primi trentenni che passano».<br />
<b> In questo arrovellarsi del Pd non c’è molto di quell’autolesionismo che caratterizza la sinistra?</b><br />
«È vero: abbiamo l’attitudine a una maggiore drammatizzazione, discutiamo di più, il partito si chiama democratico perché siamo per il confronto. Red lavora per il bene del partito e se suscita tanto seguito è perché interpreta una domanda di partecipazione che non sempre il Pd riesce a soddisfare».<br />
<b> Arturo Parisi dice che il problema sta anche nel fatto che Veltroni è il segretario ma non il leader del partito.</b><br />
«Dico solo che si deve smettere di pensare che a ogni critica corrisponda la volontà di cambiare leader. Evidenziare alcuni aspetti di riflessione significa spronare a fare di più. Di leadership si parlerà al momento opportuno. Il quotidiano è fatto di partecipazione alla definizione di una linea politica che fin qui è stata un po’ altalenante. È stato un errore archiviare così presto l’esperienza di Romano Prodi, quasi come se ne provassimo vergogna e dimenticando, invece, che solo con Prodi abbiamo battuto due volte Berlusconi. Noi, ministri di quel governo, ci siamo trovati in difficoltà durante la campagna elettorale».<br />
<b> La legge elettorale europea: il Pd che cosa deve fare, accettare o no lo sbarramento e quale?</b><br />
«In un momento di difficoltà - il Pd non è in una fase di grande crescita del consenso - non capisco perché dobbiamo provocare ulteriori litigi. Se la maggioranza si vuole fare questa legge, se la faccia da sola. Perché per contribuire alla stesura di un ”porcellum europeo” dobbiamo metterci in una condizione di difficoltà nei confronti dei nostri alleati attuali e potenziali a livello locale. Non possiamo permetterci di lasciare fuori nessuno e smettiamola con la velleità di andare da soli. E poi qualcuno mi spiega che cosa significa parlare di semplificazione per le Europee? Non ha senso per un Parlamento che rappresenta 27 Paesi diversi. Non solo: non capisco nemmeno il discorso del ”voto utile”. Anzi, penso che rischi di essere utile alla rovescia...».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KN6MF">Il Mattino - Maria Paola Milanesio</a>Massimo D'ALEMA: "Tra Berlusconi e il paese idillio finito nel Pd si deve aprire una nuova fase" - INTERVISTA2008-10-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it381857Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Veltroni coinvolga tutti, il profilo riformista va alzato"
"Walter prenda l'iniziativa altrimenti non ci si lamenti se nascono le fondazioni" "</b>
<p>
ROMA - "La protesta di massa sulla scuola, la drammatica crisi economica che attanaglia famiglie e imprese. Ormai è evidente: l'idillio tra Berlusconi e l'Italia si sta incrinando e la vicenda della legge elettorale europea, di cui apprezziamo il ritiro, non è solo il risultato della fermezza dell'opposizione ma anche di difficoltà interne alla maggiranza. Di qui dobbiamo partire per rifondare un nuovo centrosinistra, che rappresenti agli occhi dei cittadini un'alternativa vera e credibile per il futuro governo del Paese". Ammainate le bandiere della grande manifestazione del 25 ottobre, Massimo D'Alema scende in campo e suona la carica al Partito democratico e a Veltroni. "Adesso - dice l'ex premier ed ex ministro degli Esteri - bisogna lavorare per costruire intorno al Pd una vasta coalizione democratica, e che ci permetta di alzare il nostro profilo riformista, di dialogare con tutte le opposizioni, di parlare ai ceti moderati che hanno votato Berlusconi, e che ora capiscono la sua palese inadeguatezza".
<br />
<b>Onorevole D'Alema, non è che state scommettendo un po' troppo su questa "fine della luna di miele" tra il Cavaliere e gli italiani?</b> <br />
"Nessuna illusione. Ma non possiamo non vedere quello che sta succedendo. L'Italia attraversa una crisi senza precedenti, che sarà di lungo periodo. Si è ormai dissolta l'idea che Berlusconi vivesse una sorta di 'luna di miele permanentè con il Paese. Stanno esplodendo i primi, seri problemi nel rapporto tra il governo e i cittadini. Sta crollando come un castello di carta la straordinaria 'fiction'costruita dal governo in questi mesi. Ci sono problemi enormi, il governo li ha gravemente sottovalutati e oggi dimostra di non avere la forza per affrontarli con la necessaria radicalità". <br />
<b>In realtà, l'unico serio "problema nel rapporto tra il governo e i cittadini", come lo chiama lei, riguarda la scuola.</b> <br />
"E le pare una cosa da poco? Quello che sta accadendo sulla scuola merita una grandissima attenzione. Un insegnate mi faceva notare una cosa molto giusta: mentre nel 1977 in prima fila c'era la parte meno qualificata del corpo studentesco, oggi in testa ai cortei ci sono i primi della classe, che non vedono più una prospettiva per il futuro. Perché questo succede: se tagli gli investimenti nelle università, blocchi il turn over e cacci i ricercatori, rubi il futuro agli studenti più bravi e più capaci. Ora, io penso che l'opposizione debba rispettare e non strumentalizzare i fatti. Ma gli scontri dell'altro ieri a Roma mi hanno enormemente allarmato. Ci sono aspetti che devono essere chiariti e che riguardano anche la condotta della polizia: il centro era tutto bloccato alla circolazione, per chiunque, eppure un furgoncino carico di mazze è potuto arrivare fino a Piazza Navona, dove ha scaricato la sua 'merce', e dove un gruppo di squadristi ha atteso il corteo degli studenti. Com'è possibile?".<br />
<b>Comunque sulla scuola chi è senza peccato scagli la prima pietra.</b> <br />
"E' evidente, ma da questa crisi non si esce con le scelte primitive della destra. Giusto colpire gli sprechi e i privilegi, ma per farlo non si possono prosciugare le risorse di tutta la scuola. Giusto colpire gli abusi al diritto di assistenza dei disabili, ma per farlo non si può eliminare il diritto. Giusto colpire i casi di 'baronatò e i corsi universitari con un solo studente, ma per farlo non si può tagliare 1 miliardo di euro a tutta l'università. L'autonomia non è arbitrio. E il fatto che non ci siano i soldi è una scusa. Le scelte compiute dal governo su Alitalia alla fine costeranno 2 miliardi ai contribuenti. La soppressione dell'Ici per i più abbienti è costata 3,5 miliardi. Quei soldi c'erano. Il problema è che sono stati usati per effettuare una politica redistributiva a favore della parte più ricca del Paese. Quindi il governo non è stato costretto a tagliare: ha fatto una scelta, ben precisa. Ed è una scelta di destra che il Paese mostra di non gradire".
<br />
<b>Lei ha qualche dubbio sul referendum contro la legge Gelmini. Perché?</b><br />
"Non è questione di dubbi. Penso che il referendum è uno strumento monco e improprio, perché i tagli alla scuola approvati in Finanziaria non sono materia da referendum, e le norme della Gelmini, se e quando il referendum si facesse, cioè all'incirca nel 2010, avranno già prodotto i loro effetti. Quindi io dico: raccogliamo pure le firme, ma impegniamoci davvero, qui ed ora, per costringere il governo a un cambiamento di rotta".
<br />
<b>
Quali altri segnali vede, di questa incrinatura tra il governo e il Paese?</b> <br />
"C'è il profondo malessere che sta crescendo dentro la stessa maggioranza sulla riforma delle legge elettorale per le europee. Su questo abbiamo fatto una riunione con tutti i gruppi parlamentari. Ebbene, oltre a una convergenza sul tema specifico, è emersa la preoccupazione condivisa sulla visione della democrazia di questa maggioranza: questa idea oligarchica, presidenzialista e plebiscitaria del potere, indebolisce la democrazia e produce solo una parvenza di decisionismo". <br />
<b>
Ma la denuncia di questa situazione, e tutti i no che ne derivano, basta a voi dell'opposizione per mettervi l'anima in pace?</b> <br />
"No, non basta. E qui veniamo al cuore del problema. Questa crisi, drammatica, non è solo della maggioranza, è del Paese. E questo da un lato getta le basi per una prospettiva politica nuova, dall'altro lato carica l'opposizione di una grande responsabilità. Dobbiamo alzare nettamente il nostro profilo riformista. Dobbiamo ridefinire il progetto politico dell'opposizione, e aprire una fase nuova che ci consenta di creare un campo di forze per l'alternativa. E non sto parlando di nomenklatura, ma di pezzi della società italiana, di ceti moderati, di classi dirigenti, che devono tornare a guardare a noi come a un nuovo centrosinistra di progetto e di governo, che non riproduca i limiti e gli errori del passato. La costruzione di questa coalizione va di pari passo con la nostra capacità di parlare al Paese, che non è solo quello che scende in piazza". <br />
<b>
La vostra piazza del 25 ottobre non doveva servire proprio a questo?</b> <br />
"E' stata una piazza molto bella, soprattutto perché è stata festosa. Tuttavia, dopo il grande sforzo comune di quella manifestazione, mi piacerebbe adesso che l'insieme del gruppo dirigente fosse coinvolto in una riflessione per il rilancio della nostra prospettiva. Capisco l'appello di Veltroni all'unità, ma è innanzitutto da lui che deve venire l'iniziativa per favorirla e renderla efficace. Siamo in uno scenario che sta cambiando profondamente. Siamo passati dall'illusione di una partnership con Berlusconi per fare le riforme (quello che Ferrara sul Foglio sintetizzava con l'espressione 'Caw'), ad una aspra conflittualità, di cui innanzitutto il premier porta la responsabilità. Ora, però, è molto importante dare anche forza propositiva alla nostra iniziativa e rilanciare la capacità di dialogare con l'intera società italiana". <br />
<b>Partiamo dall'opposizione. Il suo ragionamento implica che, a partire da Di Pietro, vadano ridiscusse le alleanze. E' così?</b> <br />
" Prima ancora di questo occorre mettere a fuoco un nuovo progetto riformista e riformatore per l'Italia, sul quale cercare il massimo dei consensi possibili, e non solo nell'opposizione. I temi non mancano: dai meccanismi per il voto europeo al federalismo, dal referendum sulla legge elettorale al Mezzogiorno. Insomma, anziché una inutile discussione tra di noi se si debba guardare a destra o a sinistra, ciò che dobbiamo fare è accrescere la nostra capacità di attrazione, a partire dal nostro progetto riformista e dall'iniziativa politica che mettiamo in campo. L'obiettivo, certamente, è quello di allargare il campo delle alleanze". <br />
<b>E cosa intende quando parla di riflessione sul Pd e sulla sua organizzazione interna? Siamo di nuovo alla diarchia conflittuale D'Alema-Veltroni?</b> <br />
"No, nessuna diarchia e nessun conflitto. Ma per il Pd il problema non pienamente risolto continua ad essere quello della piena valorizzazione delle sue risorse. Andiamo verso la conferenza programmatica, e quello sarà un momento di verifica importante proprio per marcare il nostro profilo riformista. Questo richiederebbe il contributo di tutti, perché in caso contrario è inevitabile che le forze si disperdano. Se non è il partito a chiamare ed impegnare tutti, non ci si può lamentare se nascono fondazioni, associazioni, e iniziative di vario segno".. <br />
<b>La sua Red come la vogliamo giudicare?</b> <br />
"Io mi occupo della Fondazione Italianieuropei. Red è un'associazione che ci aiuta a sviluppare i nostri progetti, e sta coinvolgendo molte persone anche fuori dal Pd. Non c'è nulla di anormale in questo. E' sbagliata l'immagine di un partito che si identifica in un principe buono, minacciato da un gruppo di pericolosi oligarchi cattivi".<br />
<b>E questa idea chi la mette in giro, se non tutti voi messi insieme?</b> <br />
"Io non mi riconosco tra i diffusori di questa immagine. Veltroni è il leader del Pd. Come sa io non ho incarichi e non ne cerco. Sono uno dei pochi che ha lasciato incarichi per favorire il rinnovamento. Ma in questo partito c'è un gruppo dirigente formato da molte personalità, e non da oligarchi cattivi. Questo gruppo dirigente è anche una garanzia del rapporto tra il Pd e il Paese. Mettere al lavoro queste persone, vecchie e giovani, non indebolisce Veltroni, ma al contrario lo rafforza". <br />
<b>E il congresso straordinario che fine ha fatto? Ormai si farà dopo le europee.</b> <br />
"Non ho mai chiesto che si tenesse un congresso straordinario. Il congresso com'è previsto dallo statuto, si terrà dopo le europee".<br />
<b>
Comunque di tempo ne avete. Il Cavaliere vi consiglia un riposo di 5 anni.</b> <br />
"Berlusconi non ha molto da ironizzare. I sondaggi dicono che le difficoltà della maggioranza sono serie, il governo ha perso 18 punti. Ma la fine dell'idillio non si traduce in un travaso di consensi dalla maggioranza all'opposizione. Quando un Paese non ha fiducia né nel governo, né nell'opposizione significa che c'è il rischio di una democrazia più debole. Anche per questo è urgente rilanciare non solo la nostra battaglia di opposizione, ma il nostro progetto politico. Il partito del centrosinistra riformista è nato per questo".
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JPZQT">La Repubblica - Massimo Giannini</a>Livia TURCO: «E adesso non si torni al "ma anche". Dialogo con tutte le opposizioni» - INTERVISTA2008-10-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it381803Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Dopo la manifestazione di sabato, non si torni al "ma anche". Non ci possiamo più permettere oscillazioni». Per Livia Turco il Pd deve ripartire dalla piazza che è riuscito a radunare il 25 ottobre al Circo Massimo. Una piazza «inedita» di questi tempi, osserva la deputata democratica, membro del comitato di presidenza di "Red", l'associazione pensata da Massimo D'Alema. Una mobilitazione che dice di quanta gente «non accetti i dictat del centrodestra» e che forse dà ragione ai dalemiani, da sempre sponsor del dialogo con le altre forze di opposizione, fuori e dentro il Parlamento, e critici della linea isolazionista di Veltroni.<br />
<b>«Ora tutte le opposizioni, dentro e fuori le Camere, devono unirsi», lo dice anche Dario Franceschini.</b><br />
Meno male, sono d'accordo e considero importante questa affermazione di Franceschini, non scontata. Bisogna riprendere un forte rapporto con la società italiana, rimasta attonita per la nostra sconfitta elettorale, ma non interamente risucchiata dalla propaganda del governo su sicurezza, paura, autorità. C'è un'Italia che sta male, che vuole essere ascoltata, che ha ancora pensieri per valori come la democrazia. Ammetto che fino a due mesi fa mi chiedevo se fossi sprofondata in un altro Paese, non mi riconoscevo in questa Italia, non mi pareva possibile... Adesso dico che dalla piazza di sabato emerge che c'è una parte di Italia che non ci sta alla propaganda di Berlusconi, all'idea dell'ordine...<br />
<b>
Quanto è stata aiutata quella piazza dalle contestazioni degli studenti e dalla scelta del premier di alzare i toni minacciando l'uso della forza contro le occupazioni?</b><br />
La manifestazione è stata comunque preparata con iniziative e strumenti nuovi di partecipazione, internet...<br />
<b>Certo, ma anche D'Alema riconosce che le ultime dichiarazioni di Berlusconi hanno "aiutato"...</b><br />
Un clima sociale più vivace aiuta, un maggiore scontro politico rende molto più attuale la manifestazione. Sull'immigrazione, il governo ha proprio esagerato, pensando alle classi separate per gli extracomunitari... Una cosa inammissibile che ha turbato la gente. E poi la questione scuola, i tagli all'istruzione e alla ricerca...<br />
<b>
La fetta di società che "non ci sta" vira innegabilmente a sinistra. Se n'è accorto persino Veltroni, anche prima di sabato. A sentirlo parlare ora contro le classi differenziali per gli immigrati, fai fatica a ricordarti di quando il Pd varava gli "editti" contro i lavavetri, com'è successo a Firenze. Che strada imboccherà ora il partito dei democratici? Rivede davvero molte delle sue scelte passate?</b><br />
La manifestazione è stata un evento fondativo: inedita, con una mescolanza di bandiere che dice di un soggetto nuovo che non è nè Ds, nè Margherita. Certo, una manifestazione non basta. Bisogna lavorare alla costruzione di una cultura politica. Dobbiamo essere interlocutori dei movimenti con un profilo di governo, ma questo significa che dobbiamo deciderci, dobbiamo decidere se il diritto di voto agli immigrati, la loro integrazione sia un'idea riformista o estremista. Io penso che sia riformista, che non abbia senso dover scegliere tra sicurezza e legalità, da una parte, e integrazione e solidarietà, dall'altra. Sono idee che non vanno contrapposte. Le persone devono potersi sentire sicure, ma per ottenere questo risultato bisogna favorire l'integrazione. Questo concetto va affermato una volta per tutte, senza tornare al "ma anche", senza oscillazioni che non possiamo più permetterci.<br />
<b>Un ragionamento che può applicarsi anche alla crisi finanziaria globale. Lo dico citando una frase scelta dall'Unità per l'apertura di oggi (ieri per chi legge): "Con il tipo di capitalismo ereditato dalla Seconda Guerra mondiale non andiamo lontano. Un capitalismo senza quadro etico è nemico del genere umano. Bisogna chiedere scusa a Marx: aveva visto giusto". La citazione è del cardinale Reinhard Marx, fa ridere che sia pure omonimo...</b><br />
E' evidente che il mercato abbia bisogno di regole, di soggetti pubblici che controllino, di politiche pubbliche per il sostegno allo sviluppo. Oggi sostenere salari e stipendi è la condizione per rimettere in moto lo sviluppo.<br />
<b>Come costruire ponti con il resto dell'opposizione, con la sinistra extraparlamentare? E' alquanto frantumata. Possibile dialogare con tutti?</b><br />
Confronto e azione comune sui problemi concreti. Faccio l'esempio dell'Ilva di Taranto.<br />
<b>L'acciaieria più grande d'Europa, nell'occhio del ciclone per la produzione di diossina. Il governatore pugliese Vendola pensa ad una legge regionale per imporre la riduzione delle emissioni dannose, il Pd in Parlamento prepara interrogazioni contro la ministra Prestigiacomo e il governo che sembrano stare dalla parte di Riva, il patron dell'Ilva...</b><br />
Esattamente. E' una questione concreta che riguarda l'ambiente e la salute dei cittadini. Con il resto dell'opposizione dobbiamo costruire luoghi comuni di discussione. Sto lavorando, per esempio, ad un'iniziativa di "Red" sui "30 anni di tre grandi riforme", per il 5 dicembre. L'intento è quello di invitare anche esponenti della sinistra extraparlamentare. E' importante avere luoghi in cui si riprenda il filo di una discussione non scontata. Di errori ne abbiamo fatti, ma non dobbiamo disperdere l'aspetto positivo del governo di centrosinistra: ha comunque dimostrato che anche la sinistra può e deve partecipare al governo del paese, è un'idea alla quale non rinuncio, è il modo per contrastare una democrazia decisionista che svuota il Parlamento e riduce il perimetro delle forze politiche riconosciute, coinvolte. Ciò è inaccettabile, è lo svuotamento della democrazia stessa. La sinistra radicale può dare un contributo importante alla qualità della nostra democrazia. Per questo, dico che Ferrero sbaglia a ricostruire una battaglia di opposizione identitaria e rinunciando alla prospettiva di governo. Siamo stati sconfitti ed è ovvio che quella prospettiva deve essere ricostruita su nuove basi, ma rinunciarvi aprioristicamente è sbagliato.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JOPAP">Liberazione - Angela Mauro</a>Massimo D'ALEMA: «Non voglio posti, discutere non è un dramma»2008-09-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359108Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Massimo, diamoci una mossa», la frase campeggia sullo striscione che accoglie D’Alema all’inizio del viale della festa. «Ormai è diventata una parola d’ordine», commenta l’ex ministro degli Esteri, mentre fa il giro degli stand e saluta i vecchi "compagni". C’è chi gli ricorda «Di Pietro che facemmo eleggere nel Mugello e che oggi…". "Oggi Veltroni gliene ha dette un bel po’ da Firenze...», rincuora "Massimo". <br /><br />
Altro che "depressione" alla festa democratica di Pisa: il segretario provinciale del Pd rintuzza i giornali sciorinando i numeri di quanti hanno visitato gli stand e dei volontari che li mandano avanti. «Ci sono tutte le condizioni per ripartire», assicura Ivan Ferrucci. Nonostante la partita della Nazionale il tendone dibattiti è gremito. «Ho visto che Veltroni, a Firenze, ha detto che i dirigenti devono saper vivere in mezzo al popolo - attacca D’Alema - io questo l’ho imparato qui, in questa provincia, anche quando andavo alla Piaggio di Pontedera a parlare con gli operai...». Replica al discorso fiorentino del segretario Pd a poche ore, e a un centinaio di chilometri, di distanza. E tributo, anche, alla città dove D’Alema ha vissuto «una stagione straordinaria, quella che si snodò tra il ’67 e il ’75», segnata dalla "crescita della sinistra e della nostre idee...». E l’ex ministro degli Esteri cita Berlinguer orgoglioso di «essere rimasto fedele agli ideali della sua gioventù». «Per noi è piu’ complicato perché è cambiato molto - commenta D’Alema - Ma, in definitiva, le nostre ragioni di allora rimangono valide, seppure con simboli diversi». <br /><br />
Botta e risposta a distanza, tra Pisa e Firenze in questo sabato di feste democratiche. Marco Damilano, che intervista il presidente di Italianieuropei, chiede un commento sul "va benissimo" di Veltroni al D’Alema che vuole dare "una mano" al Pd. «Come è noto non faccio parte del gruppo dirigente del partito, anche per mia scelta - risponde l’ex ministro degli Esteri - Pensavo fosse giusto dare responsabilità dirette a una generazione piu’ giovane». Dopo la premessa, poi, il chiarimento sull’esortazione a giocare "in" e per la squadra del Pd, fatta da D’Alema nei giorni scorsi. Alla quale erano stati opposti molti "niet". «In un momento difficile come questo, in cui c’è bisogno di chiamare tutti a raccolta, ho detto che sono pronto a dare una mano - spiega D’Alema - Non ho chiesto di occupare cariche, perché non è questo che voglio». Quello che chiede l’ex ministro degli Esteri, in sostanza, è di «essere impegnato». E una scelta di questo genere - dare una mano, ad esempio, «in una situazione particolare o una regione dove magari si litiga, e ce ne sono molte» - non si può compiere "privatamente", serve un «gruppo dirigente che formalizzi un incarico». Non c’è un problema di "collocamento" di D’Alema, in ogni caso. Perché, e qui viene fuori la nota autostima del personaggio, «io mi sono sempre collocato da solo». E il ricordo va a quando «mi dimisi di mia iniziativa da Presidente del Consiglio e, il giorno dopo, costituii una fondazione culturale». Dare "tutti una mano al Pd", quindi. In un momento difficile dove serve "spirito di squadra". Questo, però - il messaggio è inviato allo stato maggiore dei democratici - non significa tapparsi la bocca. «C’è bisogno di discutere del risultato elettorale, perché questo ha segnato una svolta nella storia del Paese - spiega D’Alema - E questo perché, dopo 15 anni, Berlusconi ha vinto un lungo braccio di ferro». E non c’è nulla da "drammatizzare" nel fatto che una discussione la si voglia portare avanti. Qui il riferimento sembra diretto esplicitamente al segretario del Pd. «Dopo il 2001 abbiamo avuto un dibattito molto piu’ drammatico di quello di adesso - ricorda D’Alema - Ci fu un congresso che ci vide spaccati…direi che oggi la discussione è molto piu’ tranquilla». Non si drammatizzi la voglia di discutere, quindi. Perché "è naturale che una forza sconfitta rifletta". A condizione, ovviamente, che la discussione sia volta a "costruire" e non "a distruggere".
<br />
<br />
L’analisi di D’Alema parte dal fatto che il Pd «ha avuto un risultato importante», ma che - malgrado questo - «si è rilevato il piu’largo distacco tra vincitore e sconfitto da quando si è realizzato in Italia il bipolarismo». Discutere di questo non «significa che voglio litigare», sottolinea D’Alema. «La politica non può che muovere da un’analisi della realtà - continua - E la sensazione è che la destra si stia insediando sempre piu’ nel Paese e che nel Mezzogiorno potrebbe determinarsi addirittura un rischio valanga». Possiamo «nascondere questa realtà, se vogliamo mettere in campo poi una sfida capace di aggredire il blocco che si sta formando?». Per ripartire, comunque, occorre porsi l’obiettivo di «riconquistare la parte piu’ umile del Paese, quel popolo profondo che vive la politica da lontano». E il dovere «di chi ha le maggiori responsabilità», deve essere «guardare allo spessore reale dei problemi». Perché «se devi scalare una montagna non puoi dire che sei in pianura, altrimenti rischi di mettere il piede in fallo».
<br />
<br />
Cambiare classi dirigenti nel Pd? Mettere in campo facce nuove per la leadership di domani? «Sono del tutto d’accordo - risponde l’ex ministro degli Esteri - e in Italia ci sono diverse personalità capaci di entrare in campo». Quanto a D’Alema, «fin quando sarò in grado di produrre delle idee continuerò imperterrito». Lippi che torna a guidare la Nazionale? «In politica come nel calcio i ritorni sono l’eccezione, la regola infatti è il ricambio».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.unita.it/view.asp?IDpag=13&IDcontent=78797">l'Unità - Ninni Andriolo</a>Massimo D'ALEMA: Nasce Red, la tv pop-dalemiana dove Bersani intervista Vasco.2008-07-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358512Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Quasi pronto il palinsesto ideato da "Nessuno tv" e dalla fondazione Italianieuropei
L'obiettivo è anche la costruzione di un network politico: ritorna Folena, Craxi dj</b><br />
ROMA - La Max Television presenta grandi firme dell'informazione, un nuovo studio vicino a Montecitorio, programmi di intrattenimento condotti da politici. La nuova stagione del dalemismo vira così verso un certa leggerezza, rimescola le carte, confonde gli stereotipi: unirà Sex and the City e il nuovo centrosinistra, mischierà i classici dibattiti e Vasco Rossi, la "linea" e una versione pop della sinistra. È quasi pronto il palinsesto del canale satellitare frutto della collaborazione tra Nessuno tv e la fondazione Italianieuropei, passando per Red, associazione dalemiana. L'intenzione è farne un network generalista, con star dell'informazione, trasmissioni non solo politiche, frequenti incursioni nella cultura, ma che conserverà l'ispirazione principale nelle posizioni politiche di Massimo D'Alema. <br />
"Di tutto il centrosinistra e del Pd", precisa uno dei promotori, Matteo Orfini. L'ex ministro degli Esteri dovrebbe diventare il protagonista assoluto della televisione, attraverso una conversazione settimanale sul modello dei "caminetti" con i quali Roosevelt parlava al Paese. <br />
<b>Nessuno tv (canale 890 di Sky) cambierà anche nome.</b><br />
Quel "nessuno" appare davvero riduttivo per il nuovo ambizioso piano editoriale. Il nome definitivo dovrebbe essere Red Tv. Ai programmi stanno lavorando il direttore di Nessuno tv Claudio Caprara, collaboratore di D'Alema a Palazzo Chigi nel '97 e '98, e il braccio destro del presidente di Italianieuropei, il giovane Orfini. Già contattate Lucia Annunziata e Rula Jebreal. <br />
La prima condurrà una striscia d'informazione quotidiana, la seconda, insieme con il giornalista del Riformista Stefano Cappellini, andrà addirittura a sfidare Michele Santoro e Anno Zero il giovedì sera, con un programma di approfondimento (e per la prima puntata si cerca la disponibilità di Walter Veltroni).<br />
Al mondo dalemiano, Red Tv si è rivolta anche per confezionare trasmissioni lontane dalla politica. Alcuni dirigenti di area intervisteranno i loro miti letterari o del mondo dello spettacolo. La serie si chiamerà "I fan". Cuperlo ha già registrato una conversazione con Joe R. Lansdale, giallista americano di culto, amato anche da D'Alema: "Avevo i brividi". Il direttore del Riformista Antonio Polito intervisterà Nick Hornby. Orfini e Caprara sono alle costole di Samantha (l'attrice Kim Cattrall), la più "scatenata" delle ragazze di Sex and the City. Le farà il terzo grado un personaggio misterioso. <br />
Ma il fiore all'occhiello dovrebbe essere lo scoop di Pierluigi Bersani. Il ministro ombra dell'Economia sta convincendo Vasco Rossi ad aprirsi con lui, che è un suo ammiratore. A proposito di musica, ci sarà anche uno spazio settimanale dedicato esclusivamente alle note. Per condurlo è stato scelto a sorpresa non un deejay famoso, ma Bobo Craxi. Il figlio di Bettino se la cava bene con la chitarra, ma soprattutto è amico di alcune stelle della musica italiana. Da Lucio Dalla, che era anche amico del padre, alle più recenti frequentazioni con Francesco De Gregori, Pino Daniele e Umberto Tozzi. Senza contare l'amicizia fraterna con Fiorello. Con Craxi in studio la possibilità di aver ospiti così prestigiosi (e così cari dal punto di vista economico) diventa concreta.
<br />
<b>L'attuale Nessuno tv ha 40 dipendenti, 12 fra giornalisti e programmisti. Oggi vive coi 4 milioni l'anno ottenuti grazie alle legge Gasparri.</b><br />
Il vicedirettore è Mario Adinolfi, avversario di Veltroni alle primarie. Due parlamentari, Giorgio Tonini e Luigi Zanda mettono la loro firma per ricevere i contributi pubblici previsti per l'emittenza radio-televisiva. Il canale si è dotato anche di un comitato di garanti che verifica l'uso delle risorse statali: Giorgio Ruffolo, Franco Iseppi e Andrea Monorchio. Poi ci sono i soci privati. L'azionista di maggioranza è Digital Magics, società che si occupa di contenuti multimediali, Caprara ha una sua quota. <b>Oggi il canale trasmette 7 ore di programmi ogni giorno.</b><br />
<b>Ma da ottobre cambia tutto, non solo il nome.</b><br />
Le ore salgono a 10, forse cambierà il canale Sky, Red trasmetterà anche in chiaro usando un network di televisioni locali. Il contratto di collaborazione con Italianieuropei porterà qualche risorsa in più. "Noi cercheremo di contrattualizzare tutti - spiega Caprara -. Ma faremo le nozze con i fichi secchi. Alle star possiamo offrire soprattutto uno spazio per sperimentare nuovi linguaggi, questo sì". Dietro il palinsesto multiforme, il desiderio di una televisione ricca di contenuti, resta sempre la politica, di cui Red Tv sarà uno strumento. La presenza di Craxi ad esempio è anche un segnale di attenzione per il Partito socialista. E Pietro Folena, impegnato nella costruzione della Costituente di sinistra, la creatura di Nichi Vendola, avrà un programma tutto suo. Red Tv dunque sarà aperta anche all'ala radicale uscita sconfitta dal congresso di Rifondazione ma presente nei territori e nelle regioni. Detto questo, l'ingresso di Folena in Red Tv ha anche risvolti personali. Segna il riavvicinamento tra D'Alema e il suo ex pupillo, dopo un gelo assoluto durato ben dieci anni.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IUP12">La Repubblica - Goffredo De Marchis</a>Paolo DE CASTRO: Ora un milione di iscritti e nessuno dica più che Red è una corrente. - Intervista2008-07-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358172Alla data della dichiarazione: Senatore<br/><br/><br />
ROMA - «È molto positivo che sia stata abbandonata l’ipotesi del partito liquido,
leggero. Senza un forte radicamento terrioriale il Pd non può vincere la partita
politica con Berlusconi, né la sfida culturale di costruire una moderna
organizzazione democratica». Paolo De Castro (già ministro del governo Prodi e
sostenitore di Enrico Letta alle primarie) è il presidente di Red, l’associazione
che affianca Italianieuropei e che molti hanno bollato come la «corrente
dalemiana». De Castro respinge ogni accusa di correntismo. Ma intanto
annuncia un fittissimo programma di lavoro per Red (il primo incontro oggi a
Napoli, domani forum a Roma dei parlamentari aderenti, poi altre quattro-cinque
convegni già in agenda). E lancia un messaggio distensivo al quartier generale
veltroniano. Sempre che i propositi del partito strutturato e radicato vengano
mantenuti: «Vogliamo essere uno dei tanti affluenti del grande fiume del Pd. Un
luogo di elaborazione e di confronto, anche con chi è fuori dal partito».<br />
<b>Anche Marini però, nonostante una certa benevolenza verso di voi,, ha
detto che non dovevate fare le tessere di Red. Non è troppo la tessera?</b><br />
«La tessera ci serve per sostenere e finanziare le iniziative. Non c’è nessuna
concorrenza al Pd o nel Pd. Mi auguro un partito con un milione di iscritti: e ci si
può arrivare, visti i numeri precdenti di Ds e Margherita. Red continuerà ad avere
qualche migliaio di iscritti. E non ci sarà una sola occasione, una sola sede in cui
Red discuterà di questioni interne al Pd».<br />
<b>Una marcia indietro anche la vostra, dopo quella dei sostenitori del partito
leggero?</b><br />
«D’Alema ha sempre detto che ognuno di noi parteciperà al confronto e alle
decisioni di partito solo nelle sedi proprie. Il programma di Red è altro.
Approfondire il merito, allargare la partecipazione. Abbiamo già in agenda un
forum in Emilia con Bersani su industria e globalizzazione, a Torino con la Turco
sul voto a destra degli operai, a Bruxelles sull’energia. Anch’io ne sto preparando
uno sui prezzi agricoli».<br />
<b>Ammetta almeno che il vostro attivismo nasce da una critica alla scarsa
reattività del Pd e ha come obiettivo determinare la linea politica futura.</b><br />
«Viviamo una stagione difficile. Non solo per il risultato elettorale. Ma anche per
la crisi economica. Il Pd ha bisogno di mobilitare grandi energie, non certo di
difendere una postazione. Italianieuropei è una risorsa: ha già costruito molto e
ha forti contatti internazionali. Red può essere uno strumento di mediazione e
un’occasione di confronto. Il convegno delle Fondazioni sulle riforme, ad
esempio, hanno segnato una svolta nella politica culturale del Pd.
Quell’elaborazione è ora un patrimonio del partito. E credo che la linea del Pd,
d’ora in poi, non potrà prescindere da quei contenuti. La nostra ambizione è
contribuire a costruire cultura e idee nuove, di cui il Pd possa avvantaggiarsi».<br />
<b>Cosa ci fa un cattolico, un lettiano tra i dalemiani?</b><br />
«A Red ci sono cattolici, sostenitori di Letta, ex popolari, ex diessini e altro
ancora. Come intreccio culturale Red è un frutto del Pd. È una modalità moderna
con cui vive un partito pluralista. Del resto non si può essere un partito chiuso se
si punta al 40% dei voti».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IRLXC">Il Messaggero - cla.sa.</a>Arturo Mario Luigi PARISI: «Le indecisioni di Veltroni alimentano la protesta» - Intervista2008-07-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357602Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Un partito non è un talk show</b><br />
«Sarò con i democratici per fare sentire la nostra voce»<br /><br />
Roma. Arturo Parisi, professore ulivista della prima ora e fondatore del Pd. Oggi in piazza con Di Pietro malgrado il no di Veltroni.<br />
<b> Alla manifestazione anche se aveva criticato gli attacchi di Flores a Napolitano e Veltroni. Perché?</b> <br />
«Sì, partecipo a fianco dei democratici che non sanno altrimenti dove e come far sentire la propria voce. Vicino alla loro opposizione contro il ritorno della confusione tra agenda di quello che fu chiamato ”il principale esponente dello schieramento a noi avverso” e agenda del ”Presidente del Consiglio”. Vicino al loro disagio verso il proprio partito che ha preteso di presentarsi da solo per sfuggire alle contraddizioni dell’Unione e allo stesso tempo in dialogo con Berlusconi ”ma anche” alleato col solo Di Pietro che nella contrapposizione a Berlusconi ha la sua principale bandiera».<br />
<b> Dissociarsi dai promotori ma partecipare non è nascondersi dietro un dito?</b><br />
«Promuovere una iniziativa significa condividerne con gli altri organizzatori non solo scopi ufficiali ma anche eventuali obiettivi nascosti, toni e modi. Non è purtroppo il mio caso. Su toni e modi di Flores verso Napolitano e Veltroni ho già manifestato il mio dissenso. Ma quando uno ti fa una domanda devi dare una risposta. Dire, come Veltroni, ”protestare è giusto, ma domani”, non può che esasperare gli animi. Io sono coi democratici che cominciano a protestare oggi».<br />
<b> Ufficialmente, contro Berlusconi. Ma il vero obiettivo - nel suo caso - sembra Veltroni.</b><br />
«L’ho detto a Panebianco e ripeto a lei: di certo esagerato, ma non del tutto infondato. I movimenti sono come i corsi d’acqua. Bloccati da una parte possono finire da un’altra. Dopo una sconfitta politica di queste proporzioni, imporre il silenzio è veramente dura. O qualcuno può immaginare che i cittadini servano solo per essere contati a milioni nelle primarie e riempire le piazze in campagna elettorale? Prima o poi vogliono farsi sentire. E se poi sei tu stesso a denunciare che ”il principale esponente dello schieramento a noi avverso” è tornato ad essere Berlusconi, come evitare che qualcuno ti risponda: lo hai scoperto adesso?». <br />
<b>Ha detto che l’organizzatore della manifestazione è Veltroni. Perché?</b><br />
«Appunto. A chi chiede ”che bisogno c’è di manifestare nelle piazze”, la risposta è: allora dove? Come? Aggiungendo una firma ai cinque milioni già preventivati? Sono le proposte inesistenti o insufficienti a riempire le piazze». <br />
<b>Perché dice che non c’è democrazia nel Pd?</b><br />
«Un partito non è solo un talk show in una festa d’estate o un dibattito culturale del quale ognuno fa quel che vuole. È un luogo dove prima si discute e poi si decide con le regole della democrazia. È questa l’immagine che secondo lei stiamo dando di noi? È questa l’immagine che ha dato l’assemblea che si è riunita per acclamare decisioni già prese, con la partecipazione di nemmeno un delegato su quattro?».<br />
<b> Nell’attaccare Veltroni si è appellato a D’Alema, il dirigente Ds più lontano da lei e dagli ulivisti. Cosa è successo?</b><br />
«Io mi appello a tutti quelli che hanno creduto e credono ancora nel Pd. A D’Alema, che considero quello che ha una idea complessiva e compiuta della situazione, ho chiesto di uscire allo scoperto e di consentirci un confronto, non per animare un dibattito, ma per mettere il partito nelle condizioni di scegliere. La scoperta che il Pd ha troppe linee per un solo partito, mentre non si riesce a capire quale sia la linea del Segretario, sta pian piano rafforzando l’idea che l’unica via per uscire da questo caos è un congresso che ci consenta di iniziare da capo. Quel congresso che Veltroni aveva proposto per finta, ed io da solo condiviso sul serio, e che vedo invece raccogliere ogni giorno nuovi sostenitori. <br />
<b>Non teme Red e il tesseramento di D’Alema?</b> <br />
«Come si fa a non vedere? Certo. White, Quarta fase, Teodem, Ecodem, Coraggiosi, A sinistra, Lettiani, Bindiani... È tutto un moltiplicarsi di sigle. Fossero almeno correnti. Sarebbero almeno costrette a fingere di avere una idea non solo un capocorrente, e soprattutto una idea sul futuro non solo dei codici e delle abitudini ereditate dal passato per sentirci tra noi e difenderci dagli altri. Il segno di una paura, non l’annuncio di una speranza».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMXHN">Il Mattino - Teresa Bartoli</a>Stefano CECCANTI: Fare il congresso è l’unica cosa sensata. - Intervista2008-07-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357565Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Giurista, costituzionalista, appassionato cultore di sistemi elettorali e modelli di governance, il neo senatore Stefano Ceccanti, Partito Democratico ala veltroniana, spariglia le carte della polemica interna e chiede a viva voce il confronto che molti temono, tra le anime democratiche. Un congresso a breve del Pd. Anche per chiarire il fronte della giustizia, bacchettare le sbavature di qualche giudice e ricondurre Di Pietro a più miti consigli… <br /><br />
<b>
I toni di Veltroni sono cambiati, si parla di una nuova campagna di opposizione.</b><br />
L’opposizione reagisce come è ovvio che sia alle iniziative del governo. Le prime iniziative del nuovo governo sono un copia/incolla di alcuni provvedimenti del precedente esecutivo, quello di Prodi. Parlo ad esempio del decreto sicurezza, che riceve quanto Amato aveva portato avanti. Sembrava poter essere un’opposizione morbida, improntata al buon senso. Adesso fa cose non previste dal suo programma, a forzature come quelle di Maroni sull’ordine pubblico… non si tratta di una scelta ideologica dell’opposizione. <br />
<b>C’è stato un cambio di passo di Veltroni.</b><br />
Dovuto al cambio di passo che ci siamo trovati dall’altra parte.<br />
<b>
Ma il Pd versa in stato di crisi. I toni muscolari servono a uscirne?</b><br />
Direi di no. Ci sono problemi inerziali del passato che sono tuttoggi molto forti e che gli insuccessi elettorali hanno contribuito ad aumentare.<br />
<b>Come se ne esce?</b> <br />
Faccio la mia proposta: se nei mesi prossimi proseguirà il malessere nel partito, sarà inevitabile andare a un congresso, anche perché bisogna davvero chiarirci le idee e rimescolare le carte. <br />
<b>Non tutti sono d’accordo, mi sembra. Chi lo vuole?</b><br />
Adesso si terrà, nel mese di luglio, la prima riunione della nuova direzione del Pd. Immagino che Veltroni ripreciserà i punti salienti della continuità con il programma elettorale e i punti sui quali lo stesso va aggiornato.<br />
<b>
Traducendo?</b><br />
Se risulta che ci sono troppi punti divaricanti all’interno del Partito, sarà inevitabile convocare un congresso. Non parlo delle singole scelte politiche, ma dell’approccio di fondo, dell’impianto del partito a vocazione maggioritaria. Se invece ci sono solo opzioni sulle scelte da prendere, ad esempio sul nucleare, credo che vada convocata a breve una Conferenza programmatica. <br />
<b>Ma Veltroni è d’accordo per il congresso?</b><br />
Non lo so, io ragiono con la mia testa, a lui non ne ho parlato. A me sembra l’unica cosa sensata da fare. <br />
<b>
Qualche giorno fa, Massimo D’Alema ha lanciato Red. Cosa ne pensa?</b><br />
Che ci vuole chiarezza. Bisogna dire se si vuole fare una iniziativa culturale o una corrente. Per capirci, nel nostro programma elettorale c’è scritto che siamo per il sistema a doppio turno francese; se qualcuno fa una iniziativa pubblica per dire che è per il sistema tedesco, marcando una differenza che non è solo tecnica ma anche strategica, siamo di fronte a una corrente.<br />
<b>La spaventano le correnti?</b><br />
No, sono una ricchezza se intese nel senso vero. Ma qui c’è chi fa una corrente e la chiama Fondazione. Questo non è corretto.<br />
<b>A proposito di correttezza, sulle intercettazioni avete cambiato idea?</b><br />
Per niente. Con la collega Della Monica ho ripresentato il disegno di legge Mastella per assicurare che le intercettazioni non vengano pubblicate a tutto danno della privacy. E vorrei che il responsabile della conservazione delle registrazioni fosse anche penalmente responsabile, fino a che non prova che le registrazioni stesse gli sono state trafugate. Insomma: non è che ci siamo gettati a corpo morto sul giustizialismo, intendiamoci. La nostra linea è equilibrata, ma è difficile farlo capire.<br />
<b>Sul Lodo Schifani bis il Pd sembra tentato di non opporsi…</b> <br />
Questo problema di voler porre il Lodo con una legge ordinaria, cioè con una forzatura legislativa mette in ombra le ragioni che ci sono nel provvedimento: abbiamo un grado di indipendenza della magistratura e del singolo magistrato che è fortissimo, e se vogliamo conservare quest’ampia autonomia dei magistrati dobbiamo anche poter garantire la politica. Facciamo un caso di scuola, a parti capovolte: il Pd vince le elezioni e un singolo magistrato prevenuto che si impunta e persegue Veltroni per impedirgli di governare, che cosa facciamo? Il problema esiste. Ma affrontandolo così si rende pressocché impossibile affrontarlo seriamente.<br />
<b>Avete detto di no alla manifestazione dell’8 luglio. Il Pd sta prendendo le distanze da Di Pietro?</b><br />
Guardi, se Berlusconi smette di fare quello che fa, Di Pietro smette a sua volta. E’ un epifenomeno reciproco: perché anche Di Pietro è la polizza sulla vita di Berlusconi.<br />
<b>L’Udc vi sprona a rompere con questa logica.</b><br />
A proposito di Di Pietro, chiariamoci. Faccio un esempio concreto, l’altro giorno il gruppo di Italia Dei Valori al Senato ha proposto una pregiudiziale di costituzionalità su Alitalia: gli abbiamo detto subito che non lo avremmo votato. A volte ci troviamo più d’accordo con loro, altre volte con l’Udc. Dipende dall’argomento di cui parliamo.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ILS5B">L'Opinione delle Libertà - Aldo Torchiaro</a>Franco MARINI: "Caro D'Alema, ascoltami e ferma il tuo tesseramento" - Intervista2008-06-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357267Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Magari qualcuno storcerà il naso e dirà «vecchia politica, quella che propone Marini è vecchia politica». Per lui, invece, ex presidente del Senato e presidente mancato (per sua volontà) del Partito democratico, è il punto da cui partire. Spiega: «Dopo le ferie avremo pochi mesi per preparare le Europee e le elezioni in una settantina di Province.<br />
E’ chiaro, allora, che il nostro primo impegno deve essere di carattere organizzativo. A meno che qualcuno non pensi che si possa andare al voto con un partito nemmeno liquido ma gassoso...».<br />
Difende Veltroni («Io appoggio la sua leadership») ma non certo veltronismo di maniera: «Possibile che non si vedano i limiti di un nuovismo furioso che mostra la corda? In alcune occasioni siamo andati oltre il pur deprecato assemblearismo sessantottino...».<br />
E in questa intervista parla dei giovani e della leadership, del clima «depresso» nel Pd, del dialogo col governo e della neonata Red: «Io credo a D’Alema quando dice che non vuol rompere le scatole a Veltroni: ma sappia che la faccenda del tesseramento ha creato perplessità, e sarà bene chiarire».<br /><br />
<b>Presidente, perché è così preoccupato dello stato del Pd?</b><br />
«Perché tra un anno si vota e in molte Regioni altro che nuovo partito: siamo ancora a Ds e Margherita! E qui, invece di por mano a questo problema, si parla di congresso: fingendo di non vedere che il vero test sulla salute del Pd saranno le prossime elezioni. Ma le chiedo: ha letto i commenti all’ultima assemblea del Pd?».<br />
<b>Letti. Un po’ disarmanti.</b><br />
«Ecco. Le presenze erano limitate? Certo che sì. Il clima era di scarso entusiasmo? Sicuramente sì. Ma domando come potesse essere il contrario. Come si può pensare che un partito sia governato da un’assemblea di 3 mila persone, molte delle quali non hanno nemmeno presenza militante in periferia? <br />
E noi, invece, ogni tanto le convochiamo chiamandole a guidare il partito? Cose del genere non accadevano nemmeno nel ’68. C’è bisogno di dare organi stabili al Pd nel Paese».<br />
<b>Magari se aveste scelto la via del congresso...</b><br />
«Un congresso per far cosa, visto che la leadership non è in discussione e che sulla linea - con l’eccezione di Parisi, che obiettò già in campagna elettorale - siamo tutti d’accordo? Il congresso lo faremo dopo le elezioni: e se mi è permesso un consiglio, dico che sarebbe bene cominciare a pensare per tempo a quell’appuntamento».<br />
<b>
Scusi, presidente, ma è strambo che lei dica che nel Pd ci sia pieno accordo sulla linea. Su che vi state dividendo, allora, visto che è tutto un fiorire di gruppi, associazioni e fondazioni?</b><br />
«Sul nulla, direi. O, forse, sull’intensità dello sconforto, della depressione post-elettorale...».<br />
<b>Battute a parte, sul tema delle alleanze davvero non vede linee diverse?</b><br />
«Io vedo un accordo di fondo sulle questioni essenziali: vogliamo tutti costruire un grande partito riformista e coltivare la cosiddetta vocazione maggioritaria del Pd, e su questo Veltroni si è speso interpretando tutti noi. Quanto alle alleanze, esse dovranno essere coerenti con la natura riformista del nostro partito.
Su tutto questo l’intesa è larga. Se poi qualcuno ci ha ripensato e vuole riproporre l’Unione, ce lo dica».<br />
<b>
Lei che risponderebbe?</b><br />
«Parlerei della mia esperienza di presidente del Senato.<br />
Pesante. Frustrante. In una occasione ho contato 19 interventi in aula di nostri senatori contro i ministri Parisi e D’Alema. Non è per questo, forse, che abbiamo così malamente perso le elezioni? Non è per un programma troppo vago e per alleanze eccessivamente eterogenee che abbiamo trasmesso l’immagine di un governo che non ha avuto la forza di fare le scelte che servivano al Paese? E’ quella la madre della nostra sconfitta. Riprovarci sarebbe una pazzia. <br />
Così come è una pazzia il tentativo di scalzare Veltroni o di indebolirlo. Ripeto: io appoggio la sua leadership ma chiedo che ora si pensi a costruire il partito per prepararlo alle prossime elezioni».<br />
<b>E la contorta discussione su dialogo sì, dialogo no?</b><br />
«Contorta, appunto. E già risolta dai fatti. Abbiamo creato un nuovo partito e messo in campo il governo ombra, i cui ministri sarebbe bene andassero in giro per il Paese a spiegare le ragioni della nostra opposizione. Quanto al dialogo, che c’è da inventare? Le direttrici sono tre, e tutte ci impongono grande rigore».<br />
<b>
Di che direttrici parla?</b><br />
«Faccio degli esempi. Arriva in Parlamento un provvedimento inaccettabile? Lo si contrasta con durezza, usando tutti - dico tutti - gli strumenti regolamentari. <br />
La via per opporsi, insomma, è questa: non certo farsi un girotondo intorno al Senato. Si discute, invece, di questioni economiche e sociali? Pd e Pdl sono diversi, e credo difficile noi si possa aderire alle loro proposte: ma non possiamo prescindere dal fatto che il Paese non cresce da dieci anni e dunque, piuttosto che far muro, occorrerà provare a migliorare - se possibile - i loro provvedimenti.<br />
Poi c’è il grande tema delle riforme: e qui non basta dire che si dialoga. Qui occorre che si vada all’attacco noi, con una nostra idea di riforme costituzionali, senza attendere la proposta della maggioranza per poi finire a giocare di rimessa».<br />
<b>Se è così semplice, perché date così spesso l’impressione di dividervi? Perfino la necessità di far emergere leadership giovani e nuove è oggetto di polemica...</b><br />
«Su questo, onestamente, credo di avere le carte in regola. Non oggi, ma due anni fa fui io a lanciare quello che voi chiamaste il “tridente della Margherita”: Franceschini, Fioroni e Letta. Quindi, largo ai giovani: ma senza mitologie, come se l’età fosse uno spartiacque tra il bene e il male.<br />
Io darò una mano, ma vorrei anche indirizzare un consiglio ai giovani: esplicitino le loro idee e si battano, piuttosto che lasciarsi cooptare».
<br />
<b>Cooptare magari prendendo la tessera di ReD?</b><br />
«Non è una buona battuta... Io ho sincero apprezzamento per il lavoro fatto da Italianieuropei, è uno strumento importante per il Pd e D’Alema gli ha dato un’anima. Anche l’ultima iniziativa, Red, non mi dispiace...».<br />
<b>Però?</b><br />
«Però niente. Conosco D’Alema e gli credo quando dice che non vuol rompere le scatole a Veltroni. Ma deve sapere che la faccenda della tessera a Red ha creato perplessità, perché è un fatto stringente, organizzativo, e questo può ingenerare problemi. <br />
Con Massimo ci conosciamo da anni e io, per altro, non sono sospettoso di natura. Per questo gli dico: attento, le tessere possono diventare un problema. C’è bisogno di chiarimenti. Il partito deve essere tranquillizzato».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IIWLI">La Stampa - Federico Geremicca</a>Massimo D'ALEMA: Nasce il Red: Riformisti e Democratici.2008-06-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357253Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>D'Alema non attacca. Non alza i toni contro chi, nel Pd, lo accusa di lavorare contro Veltroni. Piuttosto irride gli avversari, usa come una lama affilatissima il sarcasmo e l'ironia.</b><br />
Lo ha fatto anche ieri, alla presentazione di Red, l'Associazione dei Riformisti e Democratici collegata alla sua Fondazione Italiani Europei, e che un larga fetta degli esponenti del Partito Democratico — da Fioroni a Bindi all'area che ruota attorno a Walter Veltroni — ha visto nascere con la preoccupazione crescente che serva a riunire attorno all'ex ministro degli esteri una vera e propria corrente.<br /><br />
Invece, sottolineano tutti i parlamentari presenti alla nascita dell'associazione, Red non lo è e non lo sarà mai.<br />
Lo ripetono nei loro interventi quasi come un «mantra» rassicurante — ma sospettosamente ossessivo — Pierluigi Bersani e Livia Turco, Francesco Boccia e Ignazio Marino, Barbara Pollastrini e Paolo De Castro.<br />
E lo ribadisce, nel suo discorso finale, anche Massimo <b>D'Alema: «Questa iniziativa non mira a destabilizzare il Partito Democratico, deve essere interpretata come un arricchimento, una risorsa, un'opportunità in più. Il successo di Red sarà decretato dall'iscrizione di cittadini che non fanno parte del Pd, dovrà essere un luogo di confronto tra politica e cultura».</b><br />
<b> E per farlo avrà anche una tv satellitare «grazie ad alcuni imprenditori che ce ne vigliono far dono».</b><br />
Poi ancora rivolto a chi lo accusa di voler formare una corrente camuffata da Associazione D'Alema risponde che questa è una «forma di conformismo e di pigrizia intellettuale, Red è un'iniziativa che deve essere importante per far crescere il Partito Democratico».<br /><br />
Tutto chiarito? Quasi, perché in un passaggio lascia aleggiare il fantasma tanto evocato: «Non usate questa associazione per finalità del tutto legittime ma che non rientrano nel fine di questo progetto». <br />
Poi l'ex ministro si esibisce in una serie di perfide ironie verso chi della nuova associazione, nel Pd, ha così tanta paura. <br />
«So che ci sono sensibilità raffinitassime che non gradiscono questo nome Red, temono che si voglia ricondurre tutto sotto l'egemonia di un colore. Per me si può anche declinare l'acronimo al contrario, "Democratici e Riformisti", se è più rassicurante. <br />
Per questo ho voluto che la tessera fosse verde...». «La Fondazione ItalianiEuropei — prosegue ancora — non è nata per rompere le scatole a Veltroni. È stata fondata dodici anni fa. Lo dico per sgomberare il campo dalle stupidaggini che ho ascoltato nel dibattito di questi giorni». <br />
E la fine dell'intervento di D'Alema è un invito intriso di veleno: «Spesso incontro colleghi parlamentari del centrodestra che mi chiedono di poter partecipare ai dibattiti della Fondazione. Mi auguro che mi arrivino analoghe richieste anche dai miei colleghi del centrosinistra...».<br /><br />
E a far capire quanto nel Pd ci sia, in questo momento, una totale contrapposizione di idee ci pensa <b>Livia Turco</b>, spingendosi, nel suo discorso, addirittura in una sorta di elogio di Tremonti: «È facile criticare la sua tessera sociale ma attenzione a non irriderla perché noi dobbiamo avere rispetto delle persone che non riescono ad arrivare a fine mese». <br />
Poi l'ex ministro si scalda ancora di più parlando del reato di immigrazione clandestina: «In questo momento nel clima culturale del Paese c'è molto conformismo. Quella è una legge ingiusta. Ma dove sono le associazioni, i sindacati? È mai possibile che non riescano a dire nulla? Vorrei che Red servisse anche a questo, a fare una proposta con la schiena dritta». Il Pd è avvertito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/06/25/894897-alema.shtml">Il Tempo.it</a>VALTER VELTRONI: Correnti e fondazioni indeboliscono il partito.2008-06-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357242Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La sfuriata di Veltroni: <b>«Tutti chiedono che si rilanci il partito ma così lo si indebolisce... è inutile avere cautele se poi Massimo rimette ogni giorno in discussione le scelte fatte».</b> <br />
Nel vertice della segreteria Pd, alle nove e mezza del mattino, Walter Veltroni si sfoga contro l’iniziativa di Massimo D’Alema, l’associazione di un centinaio di parlamentari battezzata Red, acronimo per "Riformisti e democratici" che suggerisce battaglie di sinistra e popolari.<br />
Giorgio Tonini, veltroniano della prima ora, è ancora più tagliente: «Una cosa è una Fondazione come "Italianieuropei", altra questa specie di conta su una piattaforma politica che si vuole alternativa.<br />
C’è una certa ipocrisia...». Lui, Tonini ha consigliato di nuovo «a Walter» di non farsi logorare, e «l’unico modo di uscirne democraticamente è il congresso».<br />
Quindi, Goffredo Bettini sente al telefono D’Alema e gli chiede segnali di pace.<br /><br />
<b>La rassicurazione di D’Alema arriva dal</b> palco del teatro Farnese, dove l’associazione viene presentata: «Red è una risorsa, non voglio rompere le scatole a Veltroni, non è un’iniziativa che mira a destabilizzare il partito».<br />
Tutto il resto? Stupidaggini. E pigrizia mentale da parte di chi parla di «corrente». Ovvero, tutti coloro che, per dirla con una battuta del responsabile dell’organizzazione, l’ex Popolare Beppe Fioroni, «si sono iscritti al fan club dalemiano come fosse il fan club dell’Inter».<br />
Chiarimenti evidentemente non sufficienti, dal momento che la bufera delle correnti continua. Veltroni è preoccupato, il partito rischia di apparire nel caos. <br />
Marina Sereni la vice capogruppo di Montecitorio, scrive una lettera di fuoco sul suo blog («Fondazioni, correnti, associazioni, ora si esagera») e la fa arrivare a deputati e senatori piddì. <br />
Giovanna Melandri riunisce i parlamentari «contro-correnti» per discutere proprio della crisi che sta attraversando il partito. <br />
<b>Giuliano Amato</b> che prende parte al dibattito"Pd, lavori incorso costruiamo tutti insieme un partito aperto e partecipato", avverte: «Nulla di male nell’avere militato nei Ds o nella Margherita ma se continuiamo con i dosaggi si muore».
<br />
<br />
<b>Un universo in fibrillazione è il Pd di Veltroni.</b> Antonello Soro bacchetta duramente chi, come Arturo Parisi, ha chiesto la testa del segretario: «La richiesta di una nuova leadership è un atto di slealtà», e a proposito del rinnovamento di cui parla Gianni Cuperlo: «E’ un giovane di grande talento che ha un’età non molto distante da quella di Veltroni...».<br />
A Dario Franceschini tocca gettare acqua sul fuoco, salvo sfogarsi a sua volta: Al peso specifico di Parisi? Una piuma». Fioroni poi, ci si mette d’impegno a disfare le voci di un avvicinamento di Franco Marini, leader degli ex Ppi, a D’Alema: «Franco non c’entra nulla...non è uno che idolatri il proprio "ego", era ed è per il patto generazionale che si è realizzato nell’attuale segreteria».<br />
A luglio, la parola passa alla prima riunione della direzione. Con Pierluigi <b>Bersani</b>, nel board di Red e nella segreteria veltroniana, c’è una certa tensione.<br />
Il ministro-ombra dell’Economia non indietreggia di un passo<b>:«Il Pd è in un passaggio molto delicato».</b>
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IIJAR">La Repubblica - Giovanna Casadio</a>