Openpolis - Argomento: trasversalehttps://www.openpolis.it/2011-08-23T00:00:00ZFurio COLOMBO: Gli smemorati che gli baciavano la mano 2011-08-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it607911Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Libia: la vicenda che si sta concludendo in questi giorni o in queste ore non si potrà elencare sotto il nome “vittoria militare” o “vittoria politica”. La troveremo alla voce “fallimento”, uno dei più squallidi fallimenti morali e politici della storia moderna. Perché valori come l’onore di un Paese e il valore della vita umana sono stati tranquillamente e formalmente offerti a un dittatore furbo e folle (che tutti conoscevano come furbo e folle) in cambio di danaro e petrolio.
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Cominciamo dall’Italia. Esattamente tre anni fa, e in piena consapevolezza delle conseguenze tragiche che sarebbero ricadute su tanti esseri umani (migliaia o decine di migliaia, tra prigionieri senza scampo e morti in mare?) il Parlamento italiano ha ratificato a grandissima ed entusiasta maggioranza trasversale, un trattato di vero e proprio gemellaggio tra Libia e Italia, con pagamento di immense somme da parte dell’Italia, stretta alleanza militare, disponibilità di basi italiane a protezione della Libia, scambi di segreti militari e di alta tecnologia. Intanto l’Inghilterra, truccando sentenze e cartelle mediche, restituiva alla Libia, con tutti gli onori, uno degli assassini di Lockerbie (aereo americano abbattuto da terroristi libici sopra la Scozia) in modo che potesse presenziare alle feste Berlusconi-Gheddafi, mentre aerei militari italiani tracciavano segni tricolore nel cielo di Tripoli (Gheddafi e Berlusconi li volevano verdi come il colore della Jamahiriya ma il comandante delle Frecce tricolori si è rifiutato).
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E poi c’è stato il celebre baciamano di Berlusconi a Gheddafi, sigillo di affari pubblici e privati felicemente conclusi (non dimenticando il ruolo decisivo “dell’azionista libico” ieri in Fiat e oggi in Unicredit). Cominciano a sbugiardare, uno per uno, i deputati italiani grandi e piccoli, celebri e ignoti, che avevano esaltato nell’aula del Parlamento italiano Gheddafi e il suo tetro regime. A quel punto entra sulla scena politica del Nord Africa in tumulto la Francia, entra l’America, entra la Nato. Berlusconi e Frattini mentono a lungo, fanno gli improbabili pacifisti. Poi sono comandati dentro il conflitto. Offrono le basi già offerte alla Libia e bombardano con gli aerei che avevano fatto festa sopra Gheddafi. Berlusconi e Frattini mentono ancora.
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Appena due settimane fa, insieme alla Lega, il nobile partito italiano che in Gheddafi aveva trovato un boia per i disperati che tentano di emigrare, avevano parlato di “finire la guerra”, ovvero di sottrarsi al compito assegnato dalla Nato. Adesso, come nelle migliori farse, sono pronti a dire “abbiamo vinto”, senza neppure sapere o immaginare chi governerà e come.
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Sperano che sia gentaglia, così si potrà firmare subito, “per ragioni storiche” un nuovo trattato di sottomissione, in cambio di danaro, petrolio e vite umane (migranti da affondare). Lo faranno a larga maggioranza trasversale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=13FIJU">Il Fatto Quotidiano</a>Rosanna FILIPPIN: Sulla nascita di "Verso Nord": «Per superare i problemi del Nord non basta un manifesto»2010-07-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503445Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
“Raccolgo lo stimolo e gli spunti, ma per superare i problemi del Nord non basta un manifesto”.
<p>Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd Veneto, commenta così l’iniziativa “Verso Nord. Un’Italia più vicina all’Europa”: “La questione settentrionale è aperta da anni ed è in fondo una questione europea. Qui al Nord, un diverso rapporto con lo Stato centrale serve per stare al passo col resto d’Europa, non certo per rinchiudersi in un recinto di paure. Ma non credo che la soluzione ai problemi del Nord passi da sperimentazioni politologiche incomprensibili per gli elettori”.
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“Verso Nord propone un decalogo di temi – aggiunge la Filippin - Cosa ne penso? Dico che sono talmente condivisibili da rischiare di essere generici. Chi, oggi, direbbe che è contrario al merito? O ad un patto fiscale che marci di pari passo con una riforma efficientista dello Stato? Qualcuno potrebbe dirsi contrario alla lotta all’illegalità o ad una politica della cittadinanza che guidi nella chiarezza di diritti e doveri l’integrazione degli stranieri?
<p>La soluzione della questione settentrionale richiede senza dubbio un impegno concreto e trasversale, perché passa da riforme che i governi di centrosinistra e centrodestra in questi anni non hanno saputo completare e che la Lega non è in grado di realizzare. <br />
Ma le riforme si fanno in Parlamento, attraverso l’impegno delle forze che hanno ottenuto il consenso dei cittadini.<br />
Queste forze, piaccia o no, sono i partiti. Se una battaglia della concretezza deve essere fatta, e sono d’accordo che debba essere fatta, è quella dentro gli schieramenti e dentro i partiti.
<p>I trasversalismi estivi possono scaldare il cuore degli addetti ai lavori, ma, al di là delle buone intenzioni, rischiano di risultare soltanto incomprensibili ad un elettorato ancora sostanzialmente bipolare. E a meno di pensare che gli elettori siano un optional, direi che altre scorciatoie non ce ne sono”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/politica/2010/20-luglio-2010/bufera-manifesto-anti-lega-strappo-pdl-si-allarga-fronda-1703414331741_print.html">Corriere Veneto.it</a>ALESSIO VIANELLO: Nasce «Verso Nord». Pronto il manifesto anti-Lega2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it503444<br />
Cacciari e Miracco, da Pd a Pdl, fondatori trasversali.
<p>Venezia - In queste ore il lavoro non si ferma: l’obiettivo è portare a casa le firme di nomi "pesanti" dell’una e dell’altra parte, intellighenzia e mondo imprenditoriale, politici e amministratori, nomi grossi del Pdl in grado di far capire definitivamente che non si ragiona più in termini di destra e sinistra, né solo di centro ma di qualcosa che va oltre. Verso nord, appunto. Anticipa linee e temi del manifesto Alessio Vianello, avvocato mestrino ex assessore della seconda giunta Cacciari: «Il nord è la sfida di abbinare l’elemento territoriale alla prospettiva nazionale.
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Per noi il nord è il nord delle città sostenibili, del sistema sociale effettivo tipo Danimarca. Nella parola nord, però, c’è anche il nostro territorio ».
<p>L’obiettivo è lasciarsi dietro tutte le scorie della politica di questi anni. Poco importa che Vianello sia coordinatore provinciale veneziano dell’Api, l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Non è da lì che si parte. Piuttosto dalla constatazione di uno sgretolamento totale della politica italiana, tra la crisi del Pdl, appiattito sulla Lega, e la virata socialdemocratica del Pd di Bersani.
<p>«Il berlusconismo è un ciclo finito—spiega ancora Vianello —. Quanto alla Lega, la nostra proposta è il contrario della Lega, che liscia il pelo agli elettori: lisciando il pelo non si governa. Se la Lega è quella che fa pagare ai contribuenti le multe degli splafonatori, è una Lega che ci fa fare la fine della Grecia. Invece noi vogliamo fare come la Germania. Gli elettori che hanno dato fiducia al Pdl erano convinti che la spinta liberalista avrebbe portato a uno Stato più leggero. E invece si ritrovano costretti a seguire la Lega sul terreno del localismo».
<p>Il manifesto parla chiaro: in dieci punti c’è la fotografia dell’Italia che vorrebbero, da uno Stato leggero a un nuovo patto fiscale, dall’essere «amici di chi fa impresa», alla scommessa sulla concorrenza e sul merito al grande tema dei giovani, «per abbattere i muri del privilegio e della precarietà». E naturalmente «federalisti per valorizzare le differenze»: «Vogliamo fare una cosa per il Nord — spiega Vianello — dopo di noi partirà anche la Lombardia». L’obiettivo è parlarne, discuterne in circoli distribuiti sul territorio, creare la base di ideali per un soggetto in grado di contendere all’attuale maggioranza il governo del Veneto e del Paese.
<p>Esplicito Massimo Cacciari: «Siamo in una fase in cui alla crisi evidente del Pdl non si contrappone un’iniziativa forte del Pd. La crisi di entrambi i partiti su cui avrebbe dovuto reggersi lo schema bipartitico ci costringe a pensare a qualcosa di diverso. Nel Pdl e nel Pd si affronti questa situazione, poi vedremo».
<p>La Lega punta già il dito: «Devono darsi un’identità precisa — li avverte il sindaco di Verona Flavio Tosi — o chiariscono che sono in scissione da Pd e Pdl, o sembra una presa in giro o il tentativo di carpire la fiducia dei cittadini. Ben venga chi difende gli interessi del Nord, ma devono avere anche qualcuno a Roma, come la Lega, in grado di portarli avanti».
<p><b>Gli aderenti al manifesto</b>: <br />
Quest’alleanza inedita vede in calce nomi che fino a qualche anno fa erano l’uno il contrario dell’altro: Massimo Cacciari e Franco Miracco, lo storico portavoce di Giancarlo Galan, Achille Variati (sindaco di Vicenza del Pd) e Mario Bertolissi, costituzionalista di fiducia di Galan e del Pdl, Maurizio Fistarol e Diego Bottacin, ex rutelliani della Margherita. Tutti "padri costituenti" di «Verso nord. Un’Italia più vicina all’Europa». Non un partito, né un movimento. Non ancora, almeno. Piuttosto un modo per uscire allo scoperto di un gruppo che sogna un nord e un Veneto diversi e che alle ultime elezioni aveva sperato fino all’ultimo di fare fronte comune contro la Lega dando una nuova veste al «soldato Galan».<br />
<br/>fonte: <a href="http://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/politica/2010/19-luglio-2010/nasce-verso-nord-pronto-manifesto-anti-lega-1703405040316_print.html">Corriere Veneto.it</a>Felice CASSON: «Tangentopoli non è finita. E riguarda anche noi» - Intervista2008-07-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358126Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Venezia (VE) (Gruppo: PD) - Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«La mia sensazione è che in tutti questi anni le strutture delle amministrazioni non siano state assolutamente toccate dall’epoca di Tangentopoli». Felice Casson ha una idea precisa sul fenomeno corruzione in Italia. Una idea che, pur fermandosi in attesa di ulteriori sviluppi sulla vicenda di Ottaviano Del Turco, parte da un assunto forse non troppo popolare: «è come se ci fosse una specie di continuità del fenomeno», spiega.<br />
<b>Senatore Casson, secondo molti Tangentopoli è tornata. Lo crede anche lei?</b> <br />
«Io piuttosto direi che non è mai finita. C’è stato un periodo, subito dopo l’esplosione dello scandalo milanese, in cui sembrava che le cose fossero davvero cambiate. Ma è stata una illusione. In poco tempo chi si era salvato dalle indagini, ha ripreso a comportarsi come se nulla fosse successo. Per questo, nel corso degli anni, è stata più volte sollevata l’esigenza di una analisi in grado di comprendere e delineare adeguatamente il fenomeno. Ma purtroppo nessuna iniziativa legislativa è andata in questa direzione».<br />
<b>Che cosa intende?</b><br />
«Mi riferisco ad esempio alla convenzione Onu anti corruzione. È stata sottoscritta dal nostro paese nel 2003 ma non è mai stata ratificata. Nella scorsa legislatura, in rappresentanza del Senato, partecipai a Pechino ad una conferenza Onu su questa materia. Fu imbarazzante costatare che oltre 100 paesi di tutto il mondo avevano già firmato la convenzione e che l’Italia non era fra questi».<br />
<b>Il fenomeno dilaga e in Italia, per fare un esempio, viene tagliato l’Alto commissariato anti corruzione. Un ente inutile secondo il governo.</b><br />
«Certamente, ma è solo uno dei segnali. Il testo quella convenzione Onu e dagli studi fatti dalla banca Mondiale indicano che il fenomeno è in continua estensione, con un enorme danno provocato all’economia e alla finanza. Specie nei paesi in via di sviluppo dove altissimo è il tasso di corruzione. Per questo la Convenzione punta a dotare le strutture nazionale e internazionali di strumenti diversi e più approfonditi. Strumenti che servono con urgenza, per questo ho già ripresentato il testo di ratifica che nella scorsa legislatura venne approvato alla Camera ma non al Senato per dotare il paese di nuovi strumenti per rendere più efficiente la cooperazione internazionale».<br />
<b>Intanto in Italia le armi investigative vengono indebolite. A partire dalla minacciata stretta sull’uso delle intercettazioni.</b><br />
«Gli strumenti previsti dal nostro ordinamento giuridico ci sono e funzionano. Bisognerebbe lasciarli come sono o addirittura migliorarli. Non spuntarli come invece sembra intenzionato a voler fare il presidente del Consiglio. Ma sbagliamo se pensiamo di affrontare il problema solo dal punto di vista repressivo. È arrivato il momento di ricominciare a parlare seriamente di etica della politica e responsabilità personale dell’agire politico».<br />
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Il problema, inutile negarlo, è trasversale. A prescindere dalle vicende abruzzesi nessuno può dichiararsene immune.</b><br />
«Purtroppo sì, non possiamo negarlo. Non mi riferisco alla vicenda di Ottaviano Del Turco, che magistrati e avvocati chiariranno nel corso delle indagini e dell’eventuale processo, ma ci sono fatti che hanno portato a condanne di amministratori e politici del centrosinistra. Il che significa che il problema riguarda anche noi. E la nostra gente lo sa, e ha consapevolezza della distorsione e sensibilità per il fenomeno. Per questo ci chiede una maggiore riflessione».<br />
<b>Lei diceva: mancano prevenzione e controllo. Da dove iniziare?</b><br />
«L’aspetto repressivo non può rappresentare la soluzione al problema. Lo dicevo anche ai tempi di Tangentopoli: le inchieste, gli arresti, i processi e le condanne non bastano a risolvere la piaga della corruzione. Ricominciamo a parlare di prevenzione, a partire dalle pubbliche amministrazioni. Ricominciamo a parlare di semplificazioni delle norme, di trasparenza degli atti e delle decisioni. Poi, a costo di ripetermi, ricominciamo ad affrontare il nodo dell’etica nella politica. Insegniamo ai ragazzi a pensare, a ragionare e a vivere in un modo diverso».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IQF2Q">l'Unità - Massimo Solani</a>MARCO BERTOLOTTO: PD, un partito fatto di dirigenti dove non c’è spazio per la gente. - Intervista2008-06-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357274Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Savona (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) <br/><br/><br />
“Il Partito Democratico è morto”. Il decesso è certificato da Marco Bertolotto, medico chirurgo, presidente della Provincia di Savona, il quale non ha dubbi sullo stato della massima forza di opposizione del Paese, da lui recentemente abbandonata in aperta polemica con la dirigenza. Un conflitto che ha fatto da apripista allo scontro su scala nazionale tra moderati e postcomunisti e che ha fatto emergere non poche contraddizioni all’interno del PD.<br /><br />
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Presidente, cosa è successo?</b><br />
È successo che abbiamo perso le elezioni politiche. Alla luce di questo risultato, sarebbe stato da rivedere completamente il concetto alla base del PD, capire il perché della sconfitta, pianificare il futuro, decidendo se l’esperienza del Partito Democratico debba essere portata avanti oppure fermata, per dare spazio a idee alternative. Dopo le elezioni, mi sono rivolto al nostro coordinatore provinciale, Giovanni Lunardon, per comunicargli la mia preoccupazione. A mio avviso, era necessario scegliere subito il candidato per le elezioni provinciali di Savona nel 2009. Ho comunicato la mia disponibilità a ripresentarmi, in quanto presidente in carica.<br />
<b>E qui sono iniziati i malumori.</b><br />
Nel caso fosse stato scelto un altro nome, ovviamente con una decisione motivata, avrei fatto un passo indietro, a patto però che il candidato prescelto fosse già pronto ad andare sul territorio per ascoltare la gente e i suoi bisogni, capire quali sono i motivi per cui gli elettori ritengono che l’esperienza PD sia qualcosa che non funziona, al fine di proporre un’idea di governo che sappia rispondere alle esigenze delle persone. È mia convinzione che, su questo territorio, vi siano individui dotati di capacità, credibilità ed esperienza necessarie per questo lavoro.<br />
Un’operazione da condurre senza alcun vincolo ideologico o di parte, senza pensare che sia obbligatorio riproporre le alleanze che sono uscite sconfitte dalle elezioni, ma inventandosi qualcosa di nuovo. Questa idea, al coordinatore provinciale del PD, non interessa, poiché sostiene che la prima cosa da costruire sia il partito, con i suoi organigrammi.<br />
Sarà poi il partito a scegliere quali alleanze stringere: con gli alleati accorderà il programma e troverà l’uomo o la donna giusta da presentare alle elezioni. L’esatto opposto di quanto si dovrebbe fare in una società moderna.<br />
<b>Sembra che non si tratti di un fenomeno esclusivo della provincia di Savona.</b><br />
Il progetto è nazionale e lo si è visto qualche giorno fa all’assemblea di Roma del PD. Erano presenti in pochissimi. Si tratta di un partito fatto di dirigenti, che si avvitano su sé stessi, difendono i propri interessi e sono convinti di avere la soluzione per tutti i problemi senza parlare con la gente. Privilegiano il partito rispetto a quello che pensano le persone. <br />
È il concetto del Partito Comunista del ‘900, sono ancora rimasti legati a quel modello. Lasciai il PDS nel ’94, perché era un partito dove la dialettica era solo apparente, era presente un establishment che decideva le sorti del partito. Decisi di aderire alla Margherita, perché mi sembrava un’ottima idea diffondere insieme idee diverse, e ho accolto positivamente la creazione del PD: unire esperienze diverse mi sembrava un’idea ancora migliore.
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<b>
Cosa è andato storto?</b><br />
La confluenza nel Partito Democratico ha significato dare l’egemonia di pensiero e azione a un unico partito, ovvero i DS. Il PD, dal punto di vista elettorale, si è così di fatto trasformato nel PCI, poiché perde in tutta Italia, tranne che nelle regioni storicamente vicine al partito comunista. <br />
Da tempo ho sollevato la questione dell’egemonia diessina, riconosciuta anche da alcuni loro leader, che sostengono sia una cosa da correggere. In risposta alle mie obiezioni, nell’assemblea in cui è stata creata la direzione nazionale di 120 elementi, i due liguri nominati sono entrambi DS, cui si aggiungono di diritto il sindaco di Genova e il presidente della regione, altri due DS.<br />
In Liguria avremo questi quattro dirigenti, più i segretari provinciali e il segretario regionale, tutti appartenenti ai DS. Un’egemonia innegabile. Quando esisteva la Margherita, vi era almeno la possibilità di sedersi a un tavolo e avere uno spazio di negoziazione. Ora non più. <br />
Il PD nasce vecchio, un partito del ‘900 che pensa di poter analizzare una società moderna con le categorie del ‘900. Ho potuto sperimentarlo in prima persona: nel momento in cui ho suggerito di agire nel territorio, mi è stato risposto che il partito viene prima di tutto.<br />
<b>Non approva il modo in cui Veltroni fa opposizione?</b><br />
Nessuno, nel PD, sembra voler fare un’analisi seria della sconfitta elettorale. Si parlano addosso, si dedicano ai congressi. Dovrebbero invece ripartire da zero e andare ad ascoltare la gente.<br />
Invece di fare il governo ombra, Veltroni avrebbe dovuto rivolgersi a una cinquantina di elementi, non intellettuali, ma amministratori locali, gente che tutti i giorni si confronta con la gente e con il territorio, come presidenti di provincia e sindaci di piccoli comuni.<br />
Questi sarebbero stati le “antenne sul territorio” del Partito Democratico, capaci di comunicare al partito e al suo leader quanto sta accadendo in Italia.<br />
Non è stato fatto, poiché ciò avrebbe significato mettersi contro tutto l’establishment, ovvero tutti quelli cui piace sedere in prima fila. Un progetto di questo tipo sarebbe stato più credibile del governo ombra, che non serve a niente e a nessuno. La gente non ha problemi ombra, ma problemi veri.<br />
<b>La sua è un’accusa diretta ai vertici del partito.</b><br />
A causa della mia formazione e del mio carattere, sono abituato a dire le cose come stanno. Forse ciò è dovuto anche al mio mestiere di medico: sono un professionista, non posso far finta di niente quando mi trovo di fronte a problemi evidenti. Questo non piace all’establishment. <br />
Per non parlare dei sistemi di interessi dei partiti: un partito che governa ha rapporti con i vari poteri. Con quelli economici, ad esempio. Con il tempo, si viene a creare un’osmosi tra l’economia, che è il vero potere, e la politica. Non appena il partito finisce all’opposizione, per forza di cose, questo sistema si rompe, e il tentativo del partito è di restare comunque attaccato a queste lobby, al fine di continuare a trarre benefici e vantaggi economici. Questo sistema va rotto. Capisco che ciò possa significare far perdere struttura a un partito, perché i partiti hanno bisogno di soldi.<br />
<b>Come va interrotto, questo sistema?</b><br />
Semplice. Hai perso le elezioni? Riparti dal “via”. Purtroppo il Partito Democratico non ha la forza di effettuare una scelta del genere. <br />
Inoltre Veltroni, comunque la si voglia pensare, è un uomo di establishment: si è formato nel PCI all’ombra di Berlinguer, è sempre stato dirigente del partito, ha diretto l’Unità, è stato parlamentare, sindaco di Roma, ora leader del PD. Ha provato a fare una scommessa, alla quale inizialmente ho creduto.<br />
Gli elettori gli hanno risposto, in maniera inequivocabile, che si trattava della scelta sbagliata, che non è quello che gli italiani vogliono. Il PD ha pur sempre 12 milioni di elettori, ma non bastano. Questo patrimonio di voti sarebbe da utilizzare, dovrebbero impegnarsi al massimo per trasformare quella cifra in 20 milioni e arrivare a governare, anziché operare solo per consolidare il proprio potere e quello degli oligarchi, come avviene ora nel partito. Per questo motivo sostengo che il Partito Democratico sia morto, incapace di avere alcuno slancio.<br />
<b>È sua intenzione dare il via a un progetto in questa direzione, ovvero la creazione di un terzo polo?</b><br />
Sono convinto che quello che hanno fatto gli italiani, decidendo di votare da una parte o dall’altra, scegliendo il centrodestra, sia una forzatura data dal fatto che non vi sono alternative vere e credibili ai due partiti maggiori.<br />
L’idea è di verificare se c’è la possibilità di mettere assieme i moderati e creare una nuova forza politica, in grado di fare qualcosa di concreto. Un terzo polo il cui desiderio non è occupare lo spazio del centro classico, ma piazzarsi in maniera trasversale, per raccogliere persone di buon senso. <br />
Un esempio da prendere in considerazione è quello della Lega Nord, non tanto per i contenuti, quanto per il metodo: si sono riorganizzati, dandosi un’identità, e hanno capito quali fossero i bisogni delle persone. Questo è quanto un partito dovrebbe saper fare.<br />
<b>Molti esponenti politici a lei vicini si sono autosospesi per dimostrare la loro solidarietà nei suoi confronti.</b>
<b> Quanti La seguiranno nel nuovo progetto?</b><br />
Questo è uno dei problemi che sicuramente incontrerò. Non so quanti mi seguiranno in un progetto di questa natura, perché equivale a ripartire da zero. Troverò di certo qualcuno che mi chiederà di farmi da parte. <br />
L’idea è di creare un nuovo soggetto politico, ci rivolgiamo a tutti i moderati. Il nostro obiettivo è capire cosa sta succedendo in Italia, verificare se sono presenti movimenti di questa natura nelle altre regioni. Gente del territorio, che non ha bisogno di mettersi attorno a un leader nazionale o a strutture pre-esistenti, a differenza di esperimenti come UDC, Rosa Bianca, ecc. <br />
Se riuscissimo a trovare altre dieci esperienze come la nostra in Italia, proveremo a metterle in rete. Sarebbe interessante riunirci, formare un gruppo di italiani di buona volontà, mettersi intorno a un tavolo e stilare un manifesto di idee e di valori da cui partire. <br />
Senza ideologie né demagogie. Vorrei partire da Savona, trasformarla in un laboratorio politico. Punteremo il più possibile sul dialogo con la gente, proveremo a trovare le condizioni per riuscire a candidarci, presentando una lista nostra. È un percorso difficile e lungo, ma possibile e necessario.
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<br/>fonte: <a href="http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=130&id_art=5254&aa=2008">L'Opinione.it - Cristiano Bosco</a>