Openpolis - Argomento: blocca - processihttps://www.openpolis.it/2008-10-01T00:00:00ZVALTER VELTRONI: Perché ho timori per la democrazia.2008-10-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it374955Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Caro direttore,<br />
nel suo editoriale di ieri Pierluigi Battista descrive la preoccupazione e l'allarme che avevo manifestato nell'intervista al Corriere della Sera di domenica come una «vecchia narrazione», come la ripresa di uno scontro muro contro muro in cui viene messa in forse la legittimità democratica dell'avversario. Credo che questa analisi non sia corretta, per due motivi che proverò a spiegare.<br />
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Il primo riguarda il rapporto impostato dalla maggioranza e da Berlusconi per primo con l'opposizione, il secondo la natura e la portata del ragionamento sui rischi di un impoverimento della democrazia che ho avviato ormai da tempo, che era al centro del mio discorso al Lingotto e poi a Sinalunga e dell'intervista al suo giornale.<br />
Ha certamente ragione Battista a dire che attorno al tema del rapporto maggioranza- opposizione c'è stato un «gigantesco equivoco»: quello che i giornali hanno stucchevolmente chiamato dialogo, ovvero il confronto con il governo sulle riforme istituzionali necessarie al Paese, è diventato una «autocensura moderata dell'opposizione, la sordina sulle critiche anche veementi all'azione di governo ». Uno schema impossibile e irrealistico, prima di tutto per la vita stessa della democrazia, che però è stato adottato per primo proprio da Berlusconi, che è sembrato aspettarsi una opposizione non dialogante ma inesistente. In cinque mesi di vita il Parlamento è stato chiamato a ratificare una lunga serie di provvedimenti, tutti o quasi decreti legge, tutti o quasi votati sull'onda della fiducia. Male sui contenuti (che si tratti di scuola o di sicurezza, di giustizia o di conti pubblici), male nel metodo che è poi sostanza democratica. Su questo insieme a Casini ho inviato una lettera al presidente della Camera per sottolineare come il Parlamento fosse messo nella condizione di non discutere nulla e sostanzialmente espropriato.<br />
Su tutto questo, sui concreti contenuti dei provvedimenti del governo Berlusconi e sui rischi di una vera decadenza della democrazia, il Pd ha promosso la sua manifestazione del 25 ottobre a Roma. È, questa, una delegittimazione dell' avversario? Potrei ribattere ricordando come il 2 dicembre del 2006, parlando su un palco in cui campeggiava la scritta «Contro il regime, per la libertà», Silvio Berlusconi affermava di rappresentare la maggioranza dell'Italia in lotta contro l'oppressione «imposta da un governo di minoranza».<br />
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Ma non voglio andare così indietro per comprendere chi davvero è abituato a mettere in discussione la legittimità democratica dell'avversario. Mi limito a partire dallo scorso giugno: mentre alle Camere arrivava la norma blocca-processi i magistrati erano definiti metastasi della democrazia e il leader dell'opposizione diventava un «fallito» che dovrebbe «ritirarsi dalla politica». Ed è di qualche giorno fa, nel pieno della trattativa Alitalia, la battuta insultante di un «Veltroni inesistente », spesa per conquistare titoloni sui giornali e smentita solo giorni più tardi. In mezzo, un mare di insulti di tutti gli uomini del Pdl. Chi, se non Berlusconi, ha definito la giudice Gandus suo «nemico politico»? Chi minaccia la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul lodo Alfano? Chi parla del governo come di un «consiglio d'amministrazione »? Chi durante una trattativa offende il sindacato con i suoi prendere o lasciare e si esprime nei confronti di una forza dell'opposizione come l'Idv definendola nemica della democrazia e della libertà? Una litania, questa sì, delegittimante per l'opposizione e per le istituzioni.
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È per tutto questo che ho sottolineato quanto sia grande la differenza tra governare
pro tempore, come avviene in democrazia, e invece sentirsi «al potere». E a proposito di narrazione, quando Berlusconi dopo essersi dichiarato disposto al confronto sulle riforme strappa la tela di ogni possibile convergenza e riprende come sempre ad aggredire ed insultare i suoi avversari non ripropone, questa sì, la narrazione antica di cui gli italiani si sono stancati?<br />
Peraltro le mie riflessioni di domenica, sulle quali più del 70% dei lettori del Corriere.it si è dichiarato d'accordo, erano un tentativo di portare lo sguardo un po' più in là rispetto a quanto sta avvenendo nel nostro Paese e alle polemiche contingenti. Non ho interesse, e non ne ho nemmeno la presunzione, ad ascrivere nessuno nella categoria dei «nemici ontologici» della democrazia. A preoccuparmi sono quegli stessi fenomeni di fondo che attraversano le società occidentali e che ovunque richiamano l'attenzione di tanti commentatori e uomini politici. Basti pensare a come in Francia una rivista cattolica del prestigio di Esprit abbia dedicato un intero numero agli attuali rischi di «regressione democratica », alla possibile fine della democrazia come la conosciamo in Occidente.<br />
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A preoccuparmi è questo, è una realtà che si sta incaricandodi dimostrare che nel mondo il mercato può esistere anche senza democrazia o in presenza di democrazie deboli. È la realtà di una diffusa crisi democratica, di pericolose pulsioni xenofobe e razziste che ormai trovano aperta espressione e rappresentanza politica, come il voto austriaco ha appena dimostrato. È la realtà di un generalizzato bisogno di decisione che si manifesta con un insieme di semplificazione mediatica dei problemi, di fastidio per ogni complessità, di richiamo alle paure più profonde delle persone, di tendenze all'investitura plebiscitaria della leadership, di scavalcamento o marginalizzazione delle istituzioni, di noncuranza per la patologica concentrazione del potere, di irrisoria facilità nell'oscillare tra il ruolo di profeti della deregulation e quello di paladini dell'intervento dello Stato. Di tutti questi fenomeni il nostro Paese, anche per l'evidente propensione del Presidente del Consiglio ad esserne l'incarnazione, è purtroppo un evidente esempio.<br />
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Non vecchie narrazioni e residui del passato, insomma. Noi siamo l'opposizione dell'innovazione e della democrazia che decide. Abbiamo la preoccupazione per la complessità dei problemi presenti e sentiamo la responsabilità di cercare risposte nuove per difendere e rafforzare la nostra democrazia, per rendere il nostro Paese più moderno.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JECPS">Corriere della Sera - Walter Veltroni</a>Andrea MARTELLA: «Niente dialogo se i toni sono quelli di Ghedini» - INTERVISTA2008-09-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358997Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Lo scoop di "Panorama" che ha pubblicato intercettazioni dell'ex premier Prodi ha riportato in auge il dibattito sul controverso disegno di legge in vista della riapertura del Parlamento. Solo una coincidenza?</b><br />
«Non credo. Induce a qualche sospetto la velocità con cui è arrivata a Prodi la soldiarietà di Berlusconi per quanto pubblicato dalla rivista di sua proprietà - risponde Andrea Martella , ministro ombra delle Infrastrutture, deputato del Pd e membro della direzione nazionale - Senza arrivare ai complotti mi pare soprattutto un modo per far riprendere a tempo record la discussione sulla legge che sta tanto a cuore al premier».<br />
<b>Prodi ha fatto bene a respingere la solidarietà del Cavaliere rispondendo: "Pubblicate tutto"?</b><br />
«È la risposta di chi non ha nulla da temere e nulla da nascondere. Ho letto sul "Gazzettino" che Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e parlamentare del Pdl, ritiene che Prodi inviti addirittura a violare la legge. Mi pare la solita risposta sopra le righe, forse una provocazione, col tono saccente e arrogante di chi pensa che il capo ha bisogno della legge, che si farà indipendentemente dal bisogno del Paese e dagli interessi dei cittadini».<br />
<b>Per Ghedini il disegno sulle intercettazioni passerà con o senza i voti dell'opposizione. Il dialogo è già morto e sepolto anche qui?</b><br />
«Ghedini mi pare più che altro interessato ad una legge che tuteli il suo assistito. Se i toni e gli argomenti della maggioranza sono i suoi, non ci resta che prenderne atto. Ci batteremo duramente per cambiare in aula il loro testo. Abbiamo comunque le nostre proposte perchè una legge serve».<br />
<b>Perchè serve?</b><br />
«Non certo per le ragioni che sbandiera il centrodestra. Le intercettazioni sono uno strumento di indagine fondamentale, non sono troppe nè troppo costose, come sostiene la destra. E poi cosa vuol dire che vanno riportate "ad un numero fisiologico"? Lo stabiliscono loro? I magistrati fanno quel che è necessario fare per perseguire i reati. Questi sono gli alibi dietro ai quali si nasconde il vero scopo del Pdl:occuparsi della giustizia solo per tutelare la politica, meglio la loro parte politica, a cominciare dal premier. Vedi la norma blocca processi e il lodo Alfano».<br />
<b>Ma allora perchè c'è bisogno di una nuova legge?</b><br />
«Per garantire il segreto di indagine da un parte e la riservatezza di conversazioni private penalmente irrilevanti dall'altra. Berlusconi invece vuole farla passare a tutti i costi perchè ha deciso in partenza che le intercettazioni vanno limitate, le inchieste ostacolate. Come spiegare altrimenti, ad esempio, il divieto di intercettare per reati inferiori a dieci anni, ma comunque gravi, escludendo la corruzione? È uan cosa talmente clamorosa che perfino nel blocco di centrodestra c'è chi non la manda giù».<br />
<b>Una normativa per tutelare la privacy esiste già mentre il rischio di leggi-bavaglio è evidente</b><br />
«Il diritto di cronaca non va limitato».<br />
<b>Quindi sono pubblicabili materiali frutto di intercettazioni che riguardano politici o personaggi pubblici privi di rilievo penale ma che il giornalista ritiene comunque di pubblico interesse?</b><br />
«A mio avviso non andrebbe pubblicato materiale che non a che fare con l'indagine in corso, anche a tutela della stessa indagine».<br />
<b>Pd "ostaggio" di Di Pietro?</b><br />
«Non lo inseguiamo nè riteniamo che la sua diversa posizione, su questo o altri temi, sia per noi un problema. Il Pd occupa uno spazio riformista tanto che non siamo contrari ad una riforma della giustizia che punti in primo luogo a ridurre la durata dei processi, ad aumentare l'efficienza degli uffici giudiziari. Più autonomia e indipendenza per la magistratura ma anche più ambiti di responsabilità di fronte alla società».<br />
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J3M38">Il Gazzettino - P.F.</a>Giampaolo FOGLIARDI: Una nuova agenda per il Partito Democratico2008-07-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358108Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Umberto Bossi è il politico italiano che riesce meglio a intercettare le preoccupazioni della gente", ha scritto la settimana scorsa Tito Boeri su Repubblica, notando che "da una settimana a questa parte non perde occasione per smarcarsi dal Governo". La settimana in questione è appunto la scorsa, dominata dal caso giustizia e dalle polemiche sulla manifestazione di piazza Navona.<br />
"Negli ultimi 12 mesi il prezzo del pane è cresciuto del 13 per cento, quello della pasta del 22", altro dato significativo messo in luce dall'economista.<br />
Nonostante il folklore celtico e le sparate celoduriste, la Lega ha da tempo le antenne sintonizzate sul "sentire comune" delle persone. E'innegabile. In questo caso, Bossi ha capito che la infinita querelle sulla giustizia rischiava di diventare un vicolo cieco per il suo movimento, sottraendo spazio alla agenda padana: carovita, federalismo fiscale, sicurezza. Molti, nel centrosinistra, agli inizi degli anni '90, scambiarono la Lega per una meteora. Ora, 15 anni più tardi, siamo costretti a fronteggiare una forza che si è fatta "di popolo", mentre noi rischiamo di essere percepiti come "antropologicamente" distanti dal nord, motore del paese, e dalle sue esigenze.<br />
La Lega non ha, secondo me, delle risposte valide alla crisi: scarica le tensioni sociali sul "problema sicurezza", recitato ormai come un mantra dai ministri del centrodestra (con la complicità dei media), si appella ad un antieuropeismo sguaiato ed affronta la globalizzazione come semplice spauracchio da esorcizzare tra dazi anacronistici e riti celtici. L'isolamento sarebbe invece il nostro colpo di grazia, la reale anticamera della povertà. Lo sanno bene le tante nostre imprese che esportano.<br />
Lo squallore della blocca processi ed il tentativo del premier di piegare l'operato del Governo ai suoi interessi non è sfuggito a nessuno nel Pd, anche se in molti abbiamo scelto di non accodarci alla "satira" di Grillo e della Guzzanti. (Cosa c'entrasse poi il Papa con la riforma della Giustizia non è dato a sapersi. Forse spingendo sempre più in là il livello della provocazione aumenta il carattere dei titoli sui giornali...?) Temo che la giornata di piazza Navona sia stata per molti militanti una valvola di sfogo, ma, a livello politico, un boomerang per l'opposizione. L'unica via per sconfiggere Berlusconi, tra cinque anni, è quella elettorale. Grillo forse venderà più DVD, noi difficilmente conquisteremo elettori.<br />
Dobbiamo sforzarci di "sintonizzare le antenne" sul paese reale e dettare una nuova agenda: parlare di occupazione, salari, delle tasse che aumentano anziché diminuire, dei tagli alle forze dell'ordine; cioè di problemi di cui si parla nelle case degli italiani. Partendo, ad esempio, dalle prese in giro come la Robin Hood tax: Tremonti pensa di essere l'eroe della foresta di Sherwood, ma sapete di 5 miliardi derivanti dalla Robin Hood Tax quanti vanno ad aiutare i poveri? Duecento milioni. <br />
Tutto ciò non significa abbandonare il tema giustizia: abbiamo smascherato il gioco lodo Alfano-blocca-processi, abbiamo fatto saltare una norma che avrebbe paralizzato la giustizia italiana. "A conferma di ciò - ha detto Veltroni - appena approvato il Lodo Alfano l'emendamento blocca processi è stato cancellato" perché quell'emendamento "non era fatto per il paese ma per una persona sola che è quella tutelata dal Lodo Alfano". <br />
Il punto, per uscire dall'angolo, è questo: la vita reale degli italiani deve irrompere nella nostra agenda se non vogliamo correre il rischio di diventare un partito "d'opinione" , comodamente adagiato nelle sale dei convegni, nei salotti buoni, fiero delle proprie eccellenze, ma costretto eternamente alla minoranza.
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=334">official web site PD Veneto</a>Bruno MELLANO: Pd-Pdl. Mellano: di baratto in baratto, decenni di partitocrazia presentano il conto...2008-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357770<br />
<b>Se lo scontro nel Pd si esaurisce nel decidere chi deve essere il prossimo sparring-partner di Berlusconi, non si va da nessuna parte. L’interlocuzione va fatta con la gente, sulla base di proposte e campagne politiche, a partire dagli strumenti di democrazia diretta, non tra apparati.</b><br /><br />
• Dichiarazione di Antonella Casu, Michele De Lucia e Bruno Mellano, Segretaria, Tesoriere e Presidente di Radicali italiani<br /><br />
<b>Tra un “lodo”</b> che rischia di garantire impunità – più che immunità – ai vertici di uno Stato partitocratico, privo di ogni parvenza di Stato di Diritto; un “bloccaprocessi” che rende palese la montatura mediatica dell’”allarme sicurezza” su cui si è costruita parte importante della vittoria elettorale del Pdl e del suo “proprietario”; una “piazza” in realtà eterogenea e in cerca di una classe dirigente, a cui vanno date armi sì, ma democratiche e nonviolente, contro comode criminalizzazioni e sciatta demagogia, lo scontro in corso nel Pd – che ha un problema di progetto politico e di futura leadership – sta assumendo toni e contenuti grotteschi: tutto rischia di risolversi nel decidere chi sarà, di baratto in baratto, il prossimo sparring-partner di Berlusconi.<br /><br />
Evidentemente non ha insegnato nulla il via libera del Pci, nel 1984, al decreto salva-Fininvest di Craxi, né la legge Mammì del ’90, né la legge Maccanico sulla quale nel ’97 il centrodestra si astenne, né la Bicamerale dalemianberlusconiana, né l’autorizzazione “provvisoria” data dal governo D’Alema, nel ’99, a Retequattro, a scapito di Europa 7. Intanto, gli uni e gli altri, affossavano a reti unificate i referendum radicali che – in particolare nel 2000 – avrebbero consentito la riforma e l’innovazione per il nostro Paese.
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Oggi decenni di partitocrazia, di illegalità, presentano il conto con gli interessi. E la soluzione non sta nelle intese e negli scambi tra apparati e gruppi di potere, come non sta nel raccogliere cinque milioni di firme su non si sa bene cosa, e senza nessun concreto effetto giuridico. Semmai, è proprio dagli strumenti costituzionali di democrazia diretta, a livello nazionale e locale, che bisogna ripartire.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=126119">radicali.it</a>VALTER VELTRONI: Sicurezza. Anm, il testo è migliorato ma non basta.2008-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357753Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Vedremo se migliorerà ancora.Conta il contenuto,non la richiesta Pdl<br /><br />
La riformulazione dell'emendamento sui processi al dl sicurezza rappresenta "un netto miglioramento" ed insieme "la conferma del valore della denuncia che noi abbiamo fatto: l'emendamento avrebbe bloccato 100mila processi molto importanti". Ma "non è¨ che ci viene chiesto di votare e noi votiamo" il nuovo testo solo per la richiesta della maggioranza. Al contrario, "daremo un giudizio complessivo sul decreto sicurezza nel quale rimane, per esempio, la parte sull'immigrazione clandestina sulla quale non siamo d'accordo- Così come non siamo d'accordo, e non lo è nemmeno il Parlamento Europeo sulle impronte digitali per i bambini rom". Da Prato, dove mette la prima firma sulla petizione del Pd 'Salviamo l'Italia', il segretario del Pd Walter Veltroni spiega che il suo giudizio sul nuovo testo del dl sicurezza che modifica le norme sui processi "corrisponde con quello che ha dato l'Anm". "Avevamo ragione noi a dire che questo emendamento - ha proseguito - avrebbe fatto dei disastri su un problema come quello della sicurezza. Bisogna vedere ora se in Parlamento si riesce ad avere qualche ulteriore miglioramento". Il fatto che, appena approvato il Lodo Alfano, l'emendamento 'bloccaprocessi' sia stato cancellato, "Si sono resi conto anche loro, una volta che si è risolto - dice Veltroni ricordando il sorpasso in Parlamento del Lodo Alfano rispetto al dl sicurezza- che il problema che domina queste prime settimane del governo della destra, è il problema del presidente del Consiglio", attacca Veltroni all'indirizzo della Pdl. "Vuol dire che quella legge non era fatta per il Paese, ma per una persona che è quella tutelata dal Lodo"..
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<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newspolitica/20080711_184100_4a6c097_43031.html">Apcom</a>VALTER VELTRONI: No Lodo. Testo e video dell'intervento alla Camera dei Deputati2008-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357735Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>No Lodo</b><br />
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Il Lodo Alfano è legge. Marcia forzata per la Camera dei deputati che ha approvato in tempi record il Ddl
sulla sospensione dei processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato. I voti favorevoli al provvedimento sono stati 309, i contrari 236, 30 gli astenuti. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato.<br />
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<b>>>> per l'articolo di commento, il testo ed il video dell'intervento dell'intervento alla Camera dei Deputati, CLICCA su " Vai alla pagina "<br /></b><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=54843">Sito web del Partito Democratico</a>Giorgio NAPOLITANO: Firmerò il lodo: «È una scelta obbligata»2008-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357689Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
<b>La linea del Colle: la precedente sentenza della Consulta riconobbe l'«interesse» dell'immunità</b><br /><br />
ROMA - Tiene il punto e si prepara a firmare. Ed è pronto a farlo anche perché non ha alcuna alternativa. Per quanto sia allarmato dal muro contro muro tra governo e opposizione e per quanto abbia sempre sollecitato «dialogo» e scelte «le più larghe e condivise possibile», Giorgio Napolitano non avrebbe ormai dubbi sulla propria sigla di ratifica al lodo Alfano. Se il disegno di legge che uscirà dal voto della Camera (previsto per stasera) e dal successivo voto del Senato (prima della pausa estiva) resterà nella formulazione già sottoposta al vaglio del Quirinale a fine giugno, il presidente della Repubblica darà senz'altro il via libera allo scudo concepito per difendere le quattro alte cariche dello Stato, sospendendo tutti i processi che dovessero eventualmente investirli. Una «decisione obbligata», per diversi motivi. La gran parte dei quali è riconducibile a un paio di precedenti, che il Colle non può in ogni modo ignorare. Il primo è «l'autorizzazione » che il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi concesse al lodo Schifani, di cui la soluzione studiata oggi dal ministro della Giustizia Angelino Alfano è un adattamento aggiornato e corretto. Il secondo e decisivo precedente è la sentenza con la quale la Corte Costituzionale bocciò quel provvedimento, nel 2004. Il dispositivo messo nero su bianco dalla Consulta diceva infatti alcune cose importanti, che sgombrano i dubbi avanzati da coloro i quali — politici e giuristi — pretenderebbero un secco «no» del capo dello Stato. Anzitutto, a uscire bocciato quattro anni or sono «per illegittimità costituzionale » era un solo articolo della legge, il numero uno, che nella versione attuale risulta tolto di mezzo. Infatti, riflettono al Quirinale, la norma approvata dall'attuale Consiglio dei ministri «è risultata corrispondere ai rilievi formulati allora». C'è poi il giudizio di «un interesse apprezzabile » formulato dalla suprema Corte, a proposito della norma originaria. Ossia il riconoscimento della «tutela del bene costituito dall'assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche», interesse che «può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto». Un riconoscimento, dunque, che appare «filosoficamente» non ostativo delle finalità positive della legge. Infine, a sgombrare certe obiezioni affiorate nell'ultima ora, Napolitano è incalzato da un'altra osservazione vincolante scritta dal cosiddetto «giudice delle leggi ». Questa: «La Corte non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale ».
Il che fa appunto piazza pulita delle critiche di chi afferma esattamente il contrario. Ecco l'impalcatura giuridica studiata dai tecnici del Colle e di fronte alla quale il presidente della Repubblica si ritrova con le mani legate. Anche perché il suo non è comunque mai un giudizio sostanziale o di merito, ciò che spetta appunto alla Consulta, ma un giudizio definibile come «tecnico-formale». Quasi dovuto, a certe condizioni. Di sicuro c'è che non avallerà il contestatissimo lodo a cuor leggero (sempre che non esca stravolto al termine del percorso in aula), consapevole com'è delle ricadute della propria scelta in questa aspra stagione di confronto tra politica e magistratura. Ha cercato vie d'uscita praticabili, Napolitano. Ha attivato la moral suasion dei momenti difficili in un'ininterrotta triangolazione con i vertici di Senato e Camera. Ha incaricato un team di «pontieri » di irrigare i canali diplomatici con Gianni Letta, sottosegretario di Palazzo Chigi e ambasciatore dialogante del centrodestra. Ha suggerito a tutti (Veltroni e Casini compresi) un «metodo» per uscire dall'impasse, indicando il tracciato più condivisibile senza che il suo intervento potesse prefigurare una condivisione anticipata delle mosse dell'esecutivo, tale da pregiudicare l'esercizio delle sue stesse prerogative. Basti ricordare l'«inflessibile » diniego fatto trapelare dal Quirinale a proposito dell'emendamento blocca-processi, che i falchi del Popolo della libertà volevano a ogni costo inserire nel decreto sicurezza prima d'infilare provvisoriamente il provvedimento in un «binario morto» parlamentare. Un'ipotesi per lui «inaccettabile». Che si aggiungeva alla preoccupazione per la tentata forzatura compiuta dal premier Berlusconi per varare un decreto in materia di intercettazioni. Il nodo giustizia dovrebbe quindi essere sciolto in fretta. E il capo dello Stato confida che, passato il guado, si attenuino le crescenti tensioni dell'ultimo mese. Culminate l'altra sera nei duri attacchi echeggiati dal palco di Piazza Navona, affollata di migliaia di girotondini, attacchi dei quali è stato lui stesso oggetto per bocca in particolare di Beppe Grillo. Le dichiarazioni di solidarietà incassate ieri da Palazzo Madama e i numerosi messaggi «di dissociazione e vicinanza» recapitati al Colle lo hanno in parte risarcito dell'amarezza provata leggendo i resoconti delle agenzie di stampa. Con il paradosso di vedersi attaccato da sinistra (quella estrema e dispersa) e difeso (soprattutto ma non solo) da destra. «Si è andati ben oltre le ironie della satira», dicono a denti stretti gli intimi di Napolitano. I quali non vogliono però esprimere alcun commento e ostentano semmai il distacco di chi in fondo se l'aspettava. Nessuna sorpresa, insomma, «data la maniera con la quale la manifestazione era stata organizzata». E, aggiungiamo noi, dati gli ospiti d'onore scelti per l'occasione.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=INNZN">Corriere della Sera - Marzio Breda</a>VALTER VELTRONI: PD e opposizione. Promemoria ad uso di Marco Travaglio2008-07-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357664Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>"Il PD non fa opposizione. Il governo Berlusconi prova a fare passare cinque leggi anti-costituzionali nel giro di un mese e loro non dicono niente".</b> <br />
Marco Travaglio, intervenendo alla manifestazione di piazza Navona, indetta da Micro Mega, ha sparato a zero contro il PD e contro Walter Veltroni. L'accusa, appunto, quella di non fare opposizione e di fare di tutto per "tenere in vita" il Cavaliere, o "bellachioma", come lo chima lui. <br />
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Il giornalista, ignaro del fatto che mentre parla lui, in Aula a Montecitorio sia rimasto solo il PD a denunciare i misfatti del governo e della maggioranza, cita appunto cinque provvedimenti del governo contro i quali il PD non avrebbe fatto opposizione. Dice 5, ma in realtà ne cita 6.<br />
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Colti dunque da un improvviso attacco di curiosità, siamo andati a controllare. Vi proponiamo, per ognuno dei temi sollevati da Travaglio, le numerose prese di posizione che esponenti del PD hanno adottato e che sono state pubblicate su questo sito.<br />
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In primis, vorremmo proporre alcuni contributi che chiariscano la posizione del segretario Walter Veltroni sulla questione "dialogo".<br />
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>>> per i link dei discorsi e contributi del Partito Democratico, CLICCA su va alla pagina "<br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=54756">Sito web del Partito Democratico</a>VALTER VELTRONI: Espropriano la Camera.2008-07-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357606Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Il governo non ritira l’emendamento blocca-processi e vuole espropriare le funzioni proprie del Parlamento. Il Presidente della Camera Fini, al posto di opporvisi, avalla e favorisce.<br />
Una decisione priva di qualsiasi precedente nella storia repubblicana"<br />
Walter Veltroni<br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=54598">Sito web del Partito Democratico</a>Emma BONINO: Essere contro non basta più - Intervista2008-07-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357595Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
<b>I radicali non vanno in piazza «perché non si ritrovano nelle parole d’ordine di chi ci va», contro la chiacchiera e favorevoli a proposte concrete sulla riforma della giustizia. Però domani alla camera arriva il lodo Alfano, il governo è disponibile ad ammorbidirsi sulla blocca-processi se l’immunità passa in altro modo e il dl sulla sicurezza procede. Non sarà regalare a Di Pietro la difesa della democrazia?</b><br />
Premesso che ci siamo battuti in parlamento contro gli emendamenti governativi "blocca-processi", (che nulla hanno a che fare con il decreto sulla sicurezza dove sono stati inopinatamente "inseriti", che un decreto legge sulle intercettazioni è inaccettabile, e che anche sul lodo Alfano ho le mie più vive perplessità) il nostro obiettivo è vedere se a partire dal cortocircuito attuale, l’occasione possa essere colta per quelle profonde riforme per la "giustizia giusta" a vantaggio di tutti i cittadini italiani e non solo di alcuni... Abbiamo trascorso la nostra vita nelle piazze e per strada, scegliendo peraltro proprio piazza Navona per manifestazioni "storiche" come quella per celebrare la vittoria sul divorzio. Non è questo il punto. Il punto è che la stragrande maggioranza di chi partecipa alla manifestazione di oggi a piazza Navona è per il mantenimento dell'obbligatorietà dell’azione penale, che noi contrastiamo, per la non separazione delle carriere, che noi riteniamo invece urgente, per una visione dì fondo di una giustizia diversa da quella che noi invochiamo da tempo immemorabile per uscire da questa situazione di sfascio. Non sento nessuno, o pochi, parlare, per esempio, di responsabilità civile e professionale dei magistrati (sbaglio o su questo abbiamo stravinto un referendum?), della riforma del sistema elettorale del Csm, dell’ulteriore depenalizzazione dei reati minori, dell’abolizione degli incarichi extragiudiziari, della riforma del sistema penitenziario... <br />
Insomma per dei legislatori, e per chi sente una responsabilità di "governo delle situazioni, non basta essere "contro", bisogna riuscire a contrapporre una linea di riforme per tutti, contrapposta ai provvedimenti deplorevoli che il governo presenta a spizzichi e bocconi. Noi stiamo facendo questo sforzo di proposta e non da oggi, verificando ogni giorno e visitando anche carceri, Cpt, campi rom stiamo preparando con Rita Bernardini un convegno internazionale sulla "obbligatorietà" dell’azione penale...<br />
<b>Alcuni esponenti del Partito democratico come Giovanni Bachelet hanno deciso di partecipare «perché la giustizia è uguale per tutti». Cosa ne pensa?</b><br />
La giustizia "dovrebbe" essere uguale per tutti. Ma nel nostro paese non è così. Sono anni, anzi decenni che la giustizia non è uguale per tutti. Quella della "giustizia giusta" è un antica battaglia radicale - dice nulla il caso Tortora? - perché siamo convinti, non da ora e non dai fatti di cronaca politica di questi giorni, che non si possa parlare di giustizia con la G maiuscola in un paese che ha accumulato nove milioni di processi pendenti, cinque milioni sul penale e quattro nel civile, che mediamente si concludono dopo dieci anni. Anche per questo noi parliamo non di obbligatorietà dell’azione penale, ma di arbitriarietà dell’azione penale che, di fatto, si è da tempo creata e di cui gli unici a decidere sono i magistrati e la loro "cupola" come la chiama Pannella, il Csm.<br />
<b>
Di Pietro guadagna consensi e nello stesso tempo rischia per qualcuno di essere "l’assicurazione sulla vita di Berlusconi". L’alleanza con l’Idv è da difendere?</b><br />
La nostra valutazione è arcinota e sono sicura che oramai molti nel Pd - e magari persino Veltroni che oggi corre il rischio di vedere l’opposizione interna trasferirsi addirittura in piazza - riconoscono che è stato un grave errore negare l’apparentamento ai radicali, respingere i socialisti, e stendere invece il tappeto rosso a Di Pietro, con lancio di fiori...<br />
<b>L’esclusione della piazza sposta l’attenzione sull’opposizione parlamentare. È possibile anche un nuovo scacchiere di alleanze?</b><br />
Per una radicale e liberale le alleanze si basano sui contenuti e non solo sugli schieramenti. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMWA0">Europa - Maria Pia D'Orazi</a>Silvana MURA: GIUSTIZIA: MURA(IDV), NIENTE BARATTI SU LEGGI VERGOGNA2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357588Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/>(ASCA) - Roma, 7 lug - ''Barattare lo stralcio della blocca processi con una corsia preferenziale per il lodo Alfano e' inaccettabile e soprattutto non ha senso''. Lo dichiara Silvana Mura, deputata di Idv.
''La blocca processi e' una norma talmente scandalosa e dannosa che va ritirata e basta - prosegue la parlamentare Idv -. Vincolarla al lodo Alfano, un provvedimento che serve solo al premier per bloccare i processi che ha in corso, e' un evidente quanto ignobile ricatto, che ancora una volta dimostra che la sola bussola di questo governo sono gli interessi personali di Silvio Berlusconi. E' per questo che ci opponiamo con forza all'una e all'altra lasciando a chi decidera' di votarle la grave responsabilita' che con tale gesto se ne assumera' davanti al paese''.
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/moddettnews.php?idnews=765844&canale=ORA&articolo=GIUSTIZIA:%20MURA(IDV),%20NIENTE%20BARATTI%20SU%20LEGGI%20VERGOGNA">ASCA</a>Paolo GENTILONI SILVERI: «Margini esigui, tocca a loro la prima mossa» - Intervista2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357580Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Gentiloni, Pd: tolgano il “blocca processi” e poi sulle intercettazioni si può
dialogare</b><br /><br />
ROMA «Sulla giustizia siamo al muro contro muro», scandisce Paolo Gentiloni,
uno dei ”magnifici dieci” del vertice Pd. Sulle intercettazioni comunque si può
trovare un margine, ma su tutto c’è una pregiudiziale: «La maggioranza ritiri la
norma ”salvapremier”».<br />
<b>Onorevole Gentiloni, un muro contro muro senza sbocco?</b><br />
«Sarà battaglia frontale finché il governo non ritirerà l’emendamento
”salvapremier” al decreto sulla sicurezza. Finché non lo farà, non vedo margini».<br />
<b>Dalla Lega giungono segnali di dialogo, invece.</b><br />
«Ho visto Calderoli, parla di dialogo, fa pure proposte, mah...».<br />
<b>Resta scettico?</b><br />
«Il fatto è che quel ”salvapremier” è un macigno sulla strada di ogni confronto e
dialogo. Rappresenta fra l’altro uno schiaffo agli elettori del centrodestra oltre
che a tutti gli italiani. La destra ha cavalcato l’allarme sociale sulla sicurezza che
deriva da alcuni reati tipo le rapine in villa, la violenza sulle donne, gli omicidi di
pirati della strada, la pedopornografia. Sono esattamente le decine di migliaia di
processi che andrebbero a gambe all’aria, disinteressandosi delle vittime, solo
per sospendere per un anno un processo che coinvolge il premier. Uno schiaffo
tale che giustifica la nostra linea di totale opposizione».<br />
<b>Non avete segnali che possano rinunciarci, a questo salvapremier?</b><br />
«Non stiamo con l’orecchio per terra in attesa di segnali. Ripeto, l’unico fatto
nuovo sarebbe il ritiro di quella impresentabile e ingiustificabile norma».<br />
<b>
Possibilisti almeno sul lodo Alfano?</b><br />
«Finché non ritirano il salvapremier, non cominciamo neanche a discuterlo, il
lodo Alfano. Comunque il testo attuale è inaccettabile, come hanno sottolineato e
chiarito i più illustri costituzionalisti e a sua tempo la stessa Consulta».<br />
<b>E sulle intercettazioni?</b><br />
«Sono uno strumento utile e indispensabile alla magistratura. E’ tuttavia
insopportabile che intercettazioni irrilevanti e che coinvolgono persone estranee
alle indagini, finiscano sui giornali, qui ci potrebbe essere lo spazio per un
confronto costruttivo, se si abbandona la via del decreto e norme assurde come
le pene per i giornalisti e il black out sulle indagini preliminari».<br />
<b>Si riferisce anche alle intercettazioni sulla Rai?</b><br />
«Da quelle intercettazioni viene fuori un quadro di squallore ma anche un fatto di
un certo rilievo politico: Berlusconi se ne occupa continuamente, fa un po’ il
governo ombra della Rai».<br />
<b>Berlusconi vi dà dei «giustizialisti».</b><br />
«Costituzionalisti, direi. Nessuno nel Pd vuole tutto il potere politico in mano alle
toghe. Ma sulla difesa dell’ordinamento costituzionale il Pd è intransigente».<br />
<b>«Risucchiati da Di Pietro», è l’altra accusa.</b><br />
«Macché! Non condivido la strategia dipietrista. Non ci interessa l’urlo di un
girotondo, ma vogliamo dar voce a milioni di italiani che non sopportano che di
fronte alla crisi economica il premier si occupi solo dei suoi processi».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMJFP">Il Messaggero - Nino Bertoloni Meli</a>Maurizio GASPARRI: «Superare l’ingorgo giustizia per non mettere in ombra i risultati» - Intervista2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357579Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
ROMA «Bossi non ci fa paura, anzi ci fidiamo completamente di lui», assicura il
presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che si sente di scommettere
«sulla lealtà della Lega nei confronti della maggioranza e del governo». Tanto
che ha voluto incontrare il ministro Calderoli «per vedere se è davvero possibile,
anche dal punto di vista formale, inserire il lodo Alfano con l’immunità per le alte
cariche dello Stato nel decreto sicurezza». Insomma, garantisce, «nel governo
non c’è nessun caos e siamo tutti solidali con Berlusconi, che sul fronte giustizia
ha non una, ma mille ragioni».<br />
<b>Lei si fida di Bossi, presidente Gasparri, ma il fatto che il leader leghista
spesso e volentieri alzi i toni non le sembra una tirata d’orecchi per la
maggioranza?</b><br />
«Bossi è Bossi e ha in mente un solo obiettivo, ottenere il federalismo. E per
raggiungere questo scopo non fa mediazioni. Lui parla direttamente, senza giri di
parole. Può essere scioccante, ma è anche un bene, perchè parla chiaro, da
persona leale».<br />
<b>
Ma secondo lei c’è o no troppa confusione nel governo? Non sarà che il
tema giustizia ha sviato i ministri dai problemi del Paese reale?</b><br />
«Bè, ultimamente è stato l’argomento dominante e ha messo in ombra i risultati
conseguiti in economia e sul fronte sicurezza. Questo deve finire, ma è stato
inevitabile, viste certe forzature della magistratura. Per dire solo l’ultima, pensi
all’abolizione del 41 bis da parte dei giudici di sorveglianza. Una cosa
gravissima, altro che occuparsi del destino di veline ed attricette..».<br />
<b>Non svicoli, presidente Gasparri, spieghi se la Lega può essere davvero
una spina nel fianco del governo..</b><br />
«Penso di no, proprio perchè deve ottenere la riforma federalista. Cosa che è nel
patto della nostra alleanza e che conviene anche a Roma, come ha ben colto il
sindaco Alemanno. Bossi fa le sue battute perchè si preoccupa che il dibattito
sulla giustizia, alla fine, possa mettere in ombra il federalismo, ritardandone il
varo. Berlusconi fa bene a minimizzare, anche se è nell’interesse di tutti
superare questo ingorgo sulla giustizia».<br />
<b>Ecco, anche lei parla di ingorgo, non sarebbe il caso di trovare una via di
uscita?</b><br />
«Noi siamo prontissimi. Tant’è che ho incontrato Calderoli per esaminare la
possibilità di sostituire il blocca-processi con il lodo Alfano. Temo però che la
cosa possa incontrare problemi formali. Non è che cambiando l’ordine dei fattori,
il risultato non cambia, come in matematica. Nel fare le leggi, bisogna attenersi
alle regole e rispettare alcuni percorsi, compresa la sensibilità del Capo dello
Stato sul tema dell’immunità per le alte cariche».<br />
<b>Secondo lei, Berlusconi potrebbe davvero rinunciare al blocca-processi?</b><br />
«Solo se l’alternativa del lodo Alfano fosse praticabile in tempi brevi. Ma la vedo
difficile anche per problemi di calendario, visto che in Parlamento abbiamo in
approvazione una serie di decreti che ci terranno impegnati fino alla prima
settimana di agosto. Ma, soprattutto, per motivi politici. Con chi fare un accordo?
Non con questo Pd, condizionato da Di Pietro e devastato da faide interne».<br />
<b>
Insomma, temete che i tempi non garantiscano una via preferenziale al
lodo Alfano?</b><br />
«Vogliamo soluzioni lineari. Dopo di che, a tutti interessa uscire da questo
dibattito stantio. Dico di più. In certi casi Berlusconi ha ecceduto, come quando
ha detto che Napolitano ha scritto la lettera al Csm su sollecitazione dei
presidenti delle Camere. Non è stata un’uscita felice. Ma come non capirlo? Fa
benissimo a reagire alla campagna giudiziaria orchestrata contro di lui. Che
esiste, eccome. Basta leggere i motivi della ricusazione del giudice Gandus per il
processo Mills, che il premier ha inviato a noi parlamentari per capire come
possa avere seri pregiudizi nei confronti del premier. Ecco, io, come il 60 per
cento degli italiani, sondati da giornali e tv, credo proprio che Silvio sia
perseguitato da certi giudici».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMJG4">Il Messaggero - Claudia Terracina</a>Roberto COTA: «Basta risse. Per noi conta il federalismo» - Intervista2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357574Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
Roma. «È vero, il governo deve poter governare. Ma lo scontro deve finire»: malgrado le parole del presidente del Consiglio, Roberto Cota, presidente dei deputati della Lega insiste sulla linea Calderoli che vorrebbe vedere il governo ritirare l’emendamento blocca processi.<br />
<b>Il lodo Calderoli però parte male: Berlusconi attacca ancora i giudici e Alfano conferma che il governo tira dritto sul blocca processi.</b><br />
«So che Berlusconi ha la sua sensibilità sui giudici. Ma non voglio gettare benzina sul fuoco. Dico solo che la tensione deve finire e il dialogo deve poter ripartire. Comunque, anche Veltroni ci sta mettendo del suo: se si fa tirare per la giacca da Di Pietro vuol dire che il leader dell’opposizione non è lui».<br />
<b> Come convincerete Berlusconi?</b><br />
«Spiegheremo che secondo noi è l’ora di finirla con questa tensione tra magistratura e premier e che il governo deve poter agire sui temi più importanti e che stanno più a cuore alla gente: sicurezza e federalismo. Il governo è partito bene ma il bene che sta facendo viene oscurato dalle polemiche. Dobbiamo schiacciare sull’acceleratore sui problemi più importanti».<br />
<b>Il premier non sembra ascoltarvi. E Bossi certo non lo ha fatto felice dando ragione a Veltroni che prevedeva vita breve dell’esecutivo.</b><br />
«Il senso delle parole di Bossi è chiaro: noi non faremo mai cadere il governo perché non siamo imbecilli, ma il governo deve evitare le beghe ed andare al cuore dei problemi veri al più presto». <br />
<b>Volete far ripartire il dialogo con l’opposizione. Ma Veltroni insiste: se non salta la norma blocca processi non se ne fa nulla. Convincerete Berlusconi a ritirarla?</b> <br />
«Vista la drammatica paralisi della giustizia, io non ero contrario alla norma blocca processi anche se ho dei dubbi sull’automaticità della sospensione di tutti i giudizi. Ma certo, di fronte ad uno scontro così forte e strumentale, se si potesse tornare alla funzione originaria del decreto sicurezza, sarebbe un bene. Speriamo che Calderoli porti a casa una soluzione che ricucia il dialogo in Parlamento».<br />
<b> Il sospetto è che a voi interessino solo i voti dell’opposizione per far passare il federalismo a grande maggioranza.</b> <br />
«Perché sospetto? Il fatto che siamo concentrati sul federalismo è trasparente. E se su di esso si raggiungerà una larga convergenza è nell’interesse di tutti perché il federalismo non è nè di destra nè di sinistra. Del federalismo ha bisogno tutto il paese».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMLEW">Il Mattino - Teresa Bartoli</a>Pier Ferdinando CASINI: Sì all'immunità senza «blocca processi» - Intervista2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357569Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br /><b>Onorevole Casini, sulla giustizia è scontro durissimo.</b><br />
«L'opposizione deve fare politica tenendo presenti i numeri della maggioranza, la necessità di non dare alibi ulteriori a chi li cerca e la necessità politica di evitare uno scontro velenoso come quelli del passato tra politica e giustizia. Partendo da questi tre presupposti si arriva a una sola conclusione. La maggioranza deve togliere dal "decreto sicurezza" la norma folle con la quale per bloccare un processo se ne bloccano centomila, alla faccia dell'esigenza di reprimere la delinquenza e di dare tranquillità ai cittadini. E l'opposizione deve dichiarare la propria disponibilità a dare la corsia preferenziale al lodo Alfano».<br />
<b>Ma il lodo Alfano ha ricevuto parecchie critiche.</b><br />
«Il lodo Alfano è discutibile come lo era quello Schifani: se la maggioranza lo ha come priorità saranno i cittadini, alle elezioni, a dare un giudizio su questo suo comportamento. Comunque è chiaro che se il centrodestra ha cento parlamentari di differenza non lo si blocca con l'ostruzionismo o facendo i girotondi per strada. Questo è infantilismo politico, non è fare opposizione con serietà. Oltretutto in questo modo si espone a grave imbarazzo il capo dello Stato».<br />
<b>In che senso, scusi?</b><br />
«La maggioranza lo espone a una difficoltà gravissima. Infatti, se il Presidente blocca il decreto il centrodestra lo additerà ingiustamente ai cittadini come colui che ha impedito di varare il pacchetto sicurezza. Non credo che l'opposizione possa essere indifferente a questa riflessione ».
<br />
<b>E che dice della proposta Calderoli?</b><br />
«Calderoli vuole inserire nel decreto sicurezza il lodo Alfano. La mia ipotesi è un'altra: l'opposizione garantisca alla maggioranza che entro luglio il ddl Alfano verrà esaminato in Parlamento. Non vedo controindicazioni in questo».<br />
<b>E il Pd potrebbe mai fare una scelta del genere?</b><br />
«Ho una storia e un'identità diverse da quelle del Pd. Basta pensare che la maggioranza dei suoi esponenti sta nel Pse mentre io sto nel Ppe. Ciò detto, bisogna riconoscere lo sforzo di opposizione costruttiva che sta facendo il Pd. Quindi non credo che possano sottrarsi a questa sfida. Se lo facessero scivolerebbero nel dipietrismo. Del resto, dire sì alla corsia preferenziale non significa siglare con la maggioranza un'intesa di sostanza, ma un'intesa sul metodo. Poi ognuno si riserva di votare come vuole, e questo vale anche per l'Udc».<br />
<b>E Di Pietro?</b><br />
«Con Di Pietro bisogna fare un discorso chiaro. Lui pensa di fare opposizione in quel modo per prendere qualche voto in più. Ma così allontana nel Paese la possibilità di un'alternativa di governo e relega l'opposizione all'irrilevanza politica. E noi non ci stiamo. Di Pietro deve riflettere: per la presidenza della Vigilanza Rai l'Udc e il Pd sono stati pienamente leali. Abbiamo sostenuto Leoluca Orlando per il senso di responsabilità che deve avere una forza di opposizione.
Di Pietro non ha avuto lo stesso senso di responsabilità quando si è trattato di votare alla vicepresidenza della Camera Buttiglione. Per quanto mi riguarda la misura è colma. Di Pietro si dia una regolata, sennò è meglio che ognuno vada per la sua strada».<br />
<b>C'è chi direbbe che la sua non è opposizione...</b><br />
«Berlusconi va incalzato per quello che fa. Non serve fare un'opposizione ideologica, che peraltro noi dell'Udc non potremmo fare perché quel che ci divide dal Pdl non è l'ideologia ma la sfiducia su una formula governativa che temiamo non produrrà risultati utili al Paese. Quindi bisogna confrontarsi su cose concrete. Le tasse: con questo governo diminuiscono o aumentano? Il pacchetto sicurezza: risponde alle esigenze dei cittadini, visto che nel contempo si tagliano i fondi del settore? Dobbiamo costringere la maggioranza a misurarsi con i fatti. La stagione del caimano è finita e per quanto mi riguarda non è mai iniziata».<br />
<b>Ma se il Pd dice sì verrà messo sulla graticola da Di Pietro.</b><br />
«Se in questi mesi Veltroni, come io credo, ha detto quel che pensa, per lui questa è una strada obbligata. Il Pd deve fugare tutte le ambiguità residue: chi scende in piazza l'8 luglio fa un'assicurazione sulla vita al governo Berlusconi perché duri altri 20 anni
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMJO7">Corriere della Sera - Maria Teresa Meli</a>Silvio BERLUSCONI: L'offerta in extremis: "Lodo subito e cambio il decreto"2008-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357567Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>Lodo subito. La "garanzia concreta" che Berlusconi chiede a Veltroni è una sola: approvare in tempi rapidissimi, sia alla Camera che al Senato, il lodo Alfano.</b><br /><br />
Lo scudo per le alte cariche dello Stato legge prima che Montecitorio e palazzo Madama chiudano i battenti per la pausa estiva. Sospesi tutti i processi contro il Cavaliere, a Milano o a Napoli che siano. In cambio una sostanziale modifica, che comunque, come dice il Guardasigilli, "non potrà mai essere un totale azzeramento della norma che fissa le priorità per i processi e sospende per un anno quelli meno gravi".<br />
Con i suoi il ministro della Giustizia è stato chiarissimo: "Il principio della circolare Maddalena che stabilisce la possibilità di scegliere quali inchieste mandare avanti e quali tenere indietro è intangibile". <br />
La sospensione di un anno invece, quella che ha fatto gridare allo scandalo le toghe per i 100mila procedimenti bloccati e che il Csm ha definito "un'amnistia mascherata", può cadere, "vittima" di un emendamento presentato direttamente in aula. Chi sarà a metterlo nel piatto è presto per dirlo, anche perché il sentiero della trattativa tra gli emissari del premier e i Democratici è tuttora strettissimo. <br /><br />
<b>Berlusconi ha lanciato lo stesso segnale per due volte.</b> <br />
Più vago durante la conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri di venerdì, più esplicito da Tokio. "Tutti mi chiedono di ritirare quegli emendamenti. Non lo escludo, ma voglio garanzie concrete". Gli occhi sono puntati su Angelino Alfano. Che ufficialmente disegna un percorso senza novità o modifiche: "In commissione (oggi per tutto il giorno, ndr.) saranno votati gli emendamenti e prevedo che saranno respinti. La norma uscirà blindata e così andrà in aula. Poi... si vedrà". Niccolò Ghedini, avvocato e consigliere giuridico del premier, impegnato ieri a preparare l'udienza del processo Mills, la mette negli stessi termini: "Non c'è nessuna ipotesi di stralcio, ma sia chiaro che noi non siamo affezionati a quella norma a tutti i costi. Se dall'opposizione o dalla stessa maggioranza dovessero arrivare delle indicazioni pregevoli siamo disponibili ad accoglierle".
<br />
Tra queste non c'è la soluzione profilata dal ministro leghista Roberto Calderoli (scambio, all'interno del decreto sicurezza, tra la sospensione e il lodo Alfano). Chi l'ha chiesto al Guardasigilli s'è sentito ricordare che il Quirinale già sobbalzò all'idea di un lodo per decreto. Ghedini la definisce "un'ipotesi irrealistica". <br />
E poi lascia trapelare un malcelato fastidio per il super attivismo leghista: "C'è un ministro della Giustizia, e si chiama Alfano. Tocca a lui trattare la questione, Calderoli è il titolare della Semplificazione. Certo, si adopera perché la tensione cali, ma la sua proposta non funziona".<br />
Ma Calderoli va per la sua strada, telefona al presidente dell'Anm Luca Palamara e gli fissa un appuntamento per giovedì. Alfano sfuma: "Lavora nel solco della pacificazione di Bossi". <br />
Cosa c'è, dunque, sul tavolo? Giocando a poker si direbbe che per ora c'è un "vedo". Gli uomini del Cavaliere offrono di tirar via la sospensione, di mantenere l'indicazione obbligatoria delle priorità e vogliono in cambio il lasciapassare per il lodo. Sanno che il sentiero è strettissimo. Finora il Pd ha solo chiesto, con Veltroni e la Finocchiaro, di togliere via di netto la norma blocca-processi e si è attestato su un "vedremo" per il resto. Ma è assai difficile che chi ha già chiesto, per lo scudo alle alte cariche, la legge costituzionale e l'applicabilità a partire dalla prossima legislatura (D'Alema), possa fare marcia indietro.
<br />
Il Cavaliere lo sa, i suoi pure. Alfano ha sbuffato parlandone coi collaboratori: "Siamo solo al tatticismo, il dialogo è ridotto a un simulacro, la verità è che la sinistra non è in grado di fare una controproposta. Berlusconi alla fine potrà ribadire che, con questa sinistra, è impossibile dialogare nel merito". E poi una battuta: "Cinque milioni di firme in autunno? Tanto valeva che Veltroni tentasse il grande slam e andasse in piazza con Di Pietro".
Ma già oggi, tra Montecitorio e il palazzo di giustizia di Milano, il poker potrebbe andare avanti. In commissione Giustizia, prima ancora di votare gli emendamenti, la presidente Giulia Bongiorno riunisce l'ufficio di presidenza che dovrà stabilire quando discutere e mettere in calendario il lodo Alfano. Se i tempi saranno strettissimi il primo segnale sarà arrivato. <br />
La Camera potrebbe anticipare il dibattito ora previsto a fine luglio (dal 28 al 31) e lasciare poi spazio al Senato.
<br />
<b>A Milano invece</b>, nel processo Mills, parte la sfilata dei testi della difesa. Ghedini non lascia trapelare emozioni ("Io quel processo lo vinco comunque prima che il lodo sia legge"). Ma accelerazioni o decelerazioni saranno significative per capire quali concessioni potrà fare Berlusconi. Anche indipendentemente dalle apertura del Pd.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IMKTG">Repubblica - Liana Milella</a>Umberto BOSSI: Veltroni ha ragione, c'è troppo caos.2008-07-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357555Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega) <br/><br/><br />
<b>Il Senatur sottoscrive l’appello per un ritorno al dialogo: la Lega non farà cadere il governo, ma in questa situazione non si possono fare le riforme</b><br />
<br />
Ma Berlusconi da Tokyo chiude la porta all’armistizio col centrosinistra: «Niente dialogo con i giustizialisti»<br /><br />
<b>«Veltroni ha ragione, qui c'è troppo bordello. Come si fa a fare le cose?».</b><br />
Come si fa a governare, e soprattutto, come si fa a fare le riforme? Umberto Bossi, che ha a cuore la "grande riforma", il federalismo, per arrivare alla quale è indispensabile il dialogo tra maggioranza e opposizione e il raggiungimento di un accordo, accoglie la mano tesa del segretario del Pd che ieri, avvertendolo che se va avanti così «non dura cinque anni», ha offerto l'armistizio a Berlusconi, chiedendogli di rinunciare a imporre per decreto le contestate norme blocca-processi, in modo da far «cambiare il clima» politico e consentire l'avvio del dialogo tra i due schieramenti.<br />
Bossi rassicura però il premier. Lo liscia riconoscendo che un freno all'abuso delle intercettazioni è necessario: «Silvio a volte va giù pesante ma qualche ragione ce l'ha. Non è possibile che ci siano intercettazioni di massa, questo è un problema per un paese democratico» - afferma il Senatur, parlando alla festa della Lega Nord ad Arcore, duecento metri da casa Berlusconi -. Stiamo diventando come la Germania Est ai tempi della Stasi e dei Servizi segreti».<br />
Anche sul fronte dell'alleanza, Bossi garantisce al Cavaliere: «Non siamo mica imbecilli, non faremo cadere il governo. Lo potremmo fare per un motivo soltanto: «Se Berlusconi votasse contro il federalismo, ci chiederemmo che cosa ci stiamo a fare nel governo. Berlusconi però non è scemo».<br /><br />
<b>Mentre ad Arcore Bossi parla così</b>, Silvio Berlusconi è lontanissimo dal Paese: è a Tokyo. Ma ci sente abbastanza bene per sbattere la porta in faccia alle offerte di pace di Veltroni. «Niente dialogo con i giustizialisti - risponde secco - con questa opposizione rimasta indietro nel tempo, giustizialista come sempre, non si può lavorare, meglio lasciarla lì, ancorata al passato, alla via giudiziaria.<br />
Si definisce «sereno» Berlusconi, anche se dall'Italia gli arrivano ancora indiscrezioni sulle presunte intercettazioni riguardanti il premier e alcune ministre.«Sono tranquillo e lo sono sempre stato», assicura ai giornalisti tra i grattacieli di Tokyo nel bel mezzo di una passeggiata nelle vie dello shopping. «Tranquillo e sereno», si dice, nonostante «La Repubblica» abbia pubblicato il presunto pensiero della moglie Veronica sui contenuti di queste intercettazioni mai pubblicate, ma che tutti sembrano conoscere.Ma sembra proprio finita l'era del dialogo con l'opposizione veltroniana, ormai bollata dal premier come ancora legata a vecchi schemi che guardano alla soluzione giudiziaria piuttosto che al confronto politico. «Il Governo sta lavorando» si limita a confermare Berlusconi all'uscita del megastore di Armani nel centro di Tokyo, uno dei diversi edifici visitati informalmente dal premier. Lavora nonostante ci sia chi «sta soffiando sul fuoco» delle intercettazioni, aggiunge non riferendosi solo ai media ai quali augura ironicamente «buon divertimento» per le tante possibilità che l'argomento può offrire ai media.Ad avviso del presidente del Consiglio però, nonostante l'ironia, non si tratta di un tema sul quale insistere troppo: «Non si dovrebbe dargli tutta questa importanza», perché non è «il problema dei problemi», assicura più seriamente: il vero problema è il caro petrolio.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Main&Codice=3842116&Data=2008-7-6&Pagina=4">Il Gazzettino.it - R.P.</a>Roberto CALDEROLI: No al muro contro muro, giovedi' incontro Anm.2008-07-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357554Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Ministro Semplificazione Normativa (Partito: Lega) <br/><br/><br />
<b>Berlusconi e Veltroni colgano mia proposta figlia del buon senso</b><br />
Roma - "Nella serata di ieri ho avuto un colloquio con il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, a fronte del loro annuncio di stato di agitazione: un colloquio durante il quale è emersa una disponibilità reciproca al dialogo e nel voler lavorare tutti nell'interesse della giustizia e del Paese; un colloquio al termine del quale ci siamo dati appuntamento per una nuova chiacchierata nella giornata di giovedì a Roma". <br />
Lo afferma in una nota Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione legislativa, che ammonisce: "Il muro contro muro tra maggioranza e opposizione, e ancora di più tra organi e poteri dello Stato, ha segnato negativamente la storia della Seconda Repubblica ed è quindi fondamentale la necessità del superamento di un atteggiamento di questo genere". <br />
"Lo scontro in essere sui problemi della giustizia tra maggioranza e opposizione rischia, infatti - avverte l'esponente leghista - di compromettere questo avvio di terza Repubblica, che sembrava improntato ad un maturo dialogo nell'interesse comune del Paese. La mia proposta di sostituire, nel decreto sicurezza, la sospensione dei processi con la sospensione dei processi solo per le quattro più alte cariche dello Stato va in questa direzione: faccio quindi appello a Berlusconi e Veltroni, quali leader di maggioranza e opposizione, perché colgano questa mia proposta, figlia solo dal buon senso". <br />
Per Calderoli, "sono troppo importanti i problemi a cui i cittadini chiedono risposta e le riforme che il Paese da troppo tempo attende, problemi e riforme riguardanti anche la giustizia, ma non certo per questi problemi ma per quelli riguardanti i tempi infiniti dei processi e l'incertezza della pena. <br />
Tutti insieme possiamo affrontare e risolvere questi problemi, tutti divisi, invece, riusciremo a sfasciare definitivamente il Paese, per quello di poco che ancora resta da sfasciare...".
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<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newspolitica/20080706_150400_347f9e8_42695.html">Apcom</a>Giorgio NAPOLITANO: "Non potete farlo"2008-07-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357389Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
"Se sulla nostra legge c'è un giudizio politico, la nostra risposta sarà politica. E le conseguenze saranno quelle di chi non assolve ai propri doveri istituzionali". <br />
Ecco il redde rationem, ecco la resa dei conti. Per il suo futuro e per il prosieguo della legislatura. Così domenica scorsa ne ha discusso con i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini.<br />
"Questa volta non transigo", ha ripetuto. E forse non è stato un caso che ieri gli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama abbiano chiesto un incontro "urgente" a Giorgio Napolitano.
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<b>Un colloquio</b> - a tratti molto teso - per esporre le loro "preoccupazioni" sul parere che oggi il Consiglio Superiore della Magistratura dovrebbe esprimere sulla cosiddetta norma "salva-premier". <br />
Un summit organizzato in fretta e furia, con una procedura d'emergenza che ha sorpreso il presidente della Repubblica appena rientrato da Capri. Un appuntamento cui Schifani e Fini si sono presentati con una lettera. Poche righe per denunciare l'allarme legato all'"invasione di campo" del Csm. E sulle quali chiedevano l'avallo del capo dello Stato.
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"Il giudizio di costituzionalità - è il ragionamento svolto dai due sul Colle - è una prerogativa parlamentare, delle commissioni affari costituzionali e quindi della Corte costituzionale. Non del Csm che sta scavalcando i compiti delle Camere. E il Quirinale, come garante della Costituzione non può non tenerne conto".
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Un faccia a faccia piuttosto nervoso, con toni cordiali ma con una sostanza ben poco diplomatica. Anche perché la risposta di <b>Napolitano</b> è stata piuttosto ferma.<br />
<b>"Io - è stato il suo discorso - non intervengo nell'attività di altri organi istituzionali".</b> Soprattutto il presidente della Repubblica ha richiamato i suoi due interlocutori sui rischi della loro nota.<br /><br />
<b>Uno "scontro istituzionale" senza precedenti tra poteri dello Stato.</b> <br /><br />
<b>Un conflitto tra Parlamento e Csm</b> in grado di aprire una voragine nei rapporti tra Istituzioni. <b>"Non potete"</b>, ha avvertito. Un confronto acceso, insomma, in cui alla fine <b>Fini</b> e <b>Schifani</b> hanno derubricato il loro documento con la nota diramata dagli uffici stampa. Ma incassando un impegno del Quirinale a "intervenire" nella vicenda.
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E già, il punto di mediazione faticosamente raggiunto ieri è stato proprio questo. I presidenti di Camera e Senato adesso si aspettano un passo "formale" di Napolitano. La richiesta di uno slittamento del Plenum fissato per oggi pomeriggio o un richiamo del capo dello Stato a rispettare le competenze di tutti gli organi istituzionali. Anche Palazzo Chigi si attende una mossa di questo tipo da parte della più alta carica dello Stato. <br />
Stamani, in effetti, ci dovrebbe essere un colloquio tra il presidente e il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. Per valutare le diverse opzioni. Sebbene, al momento, non c'è un'indicazione precisa sulle scelte che compirà il capo dello Stato. <br /><br />
<b>Sta di fatto che Berlusconi</b> aspetterà che si consumi questo passaggio per imboccare una strada o un'altra. "Perché questa volta - ha fatto sapere attraverso i suoi "ambasciatori" al Colle - non transigo". Teme, infatti, che il parere del Csm induca Napolitano a non firmare il "blocca-processi". Un'ipotesi che al momento nemmeno nel centrosinistra prendono in considerazione. Semmai, la firma potrebbe essere accompagnata da un messaggio "critico".
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Eppure a Via del Plebiscito, molti pensano il contrario. E del resto il premier ha messo ieri sul tavolo le sue carte. La "missione" di Fini e Schifani in qualche modo rispondeva a questa paura. Non solo. Il presidente del consiglio considera cruciali le prossime due settimane. Il parere del Csm, poi il voto a Montecitorio sul decreto sicurezza quasi in contemporanea con la decisione della Corte d'appello di Milano sulla ricusazione formulata nei confronti della presidente Gandus. E infine, appunto, la controfirma del Quirinale.
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"Se tutto si risolverà come temo - ha avvertito - allora anche Napolitano avrà fatto una scelta politica e la nostra risposta sarà politica". Se la Gandus non verrà ricusata e la legge non arriverà sulla Gazzetta ufficiale, l'affondo contro il Colle sarà senza tregua. "Terremo conto di chi non ha assolto ai propri doveri istituzionali. E le conseguenze saranno riconducibili a questa mancanza".
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Un riferimento nemmeno tanto implicito ai percorsi che la Costituzione traccia per le responsabilità della più alta carica dello Stato. Come minimo, allora, è il monito di Palazzo Chigi ci sarà la "Scalfarizzazione" (da Oscar Luigi Scalfaro) del settennato di Napolitano. E quindi la guerra aperta con i magistrati: "Anche il capo dello Stato deve sapere che se andrà a finire così, noi non solo riformeremo il Csm, ma incideremo sulla gestione dei giudici. Separazione delle carriere, orario di lavoro con il tesserino da timbrare all'ingresso dei tribunali, ferie di 30 giorni come tutti i dipendenti pubblici e lo stipendio indicizzato ai contratti del pubblico impiego".
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IKI6E">Repubblica - Claudio Tito</a>