Openpolis - Argomento: Prodi Romanohttps://www.openpolis.it/2012-07-17T00:00:00ZRoberta ANGELILLI: «Fu Prodi a volere un'Europa larga e dominata da altri...» - INTERVISTA 2012-07-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647424Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: PPE) <br/><br/><br />
Un euro a due velocità. Ogni tanto fa capolino la tentazione di una fuga in avanti verso un super euro dei paesi "forti", a traino tedesco, comprendente i "virtuosi" paesi del nord Europa. Con la conseguente divaricazione rispetto a un euro di "serie B" di un'area mediterranea "periferica", <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HRLCZ">con Italia e Spagna sempre in affanno</a>. Chiediamo a Roberta Angelilli, vice-presidente del Parlamento europeo, di ricostruire i passaggi di questa progressiva perdita di centralità dell'area mediterranea dell'Europa.
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<b>Lei stessa ha parlato di scelte "anti-italiane" all'epoca in cui Romano Prodi era Commissario europeo. Dobbiamo a lui la marginalizzazione dell'area mediterranea?</b>
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Certamente era uno dei decisori in Italia, in qualità di premier, e in Europa in veste di commissario, quando si giocarono partite decisive dal punto di vista economico e commerciale. Non si battè abbastanza sul tasso di cambio lira/euro, sfavorevole per noi, che fece sì che l'Italia sopportasse più sacrifici del necessario, determinando l'inizio di una progressiva diminuzione delle nostre esportazioni. Per apparire "super partes", in tanti passaggi giocò come se fosse un "nemico" dell'Italia.
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<b>Come dire, fu più realista del Re: in quali occasioni?</b>
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In momenti in cui si stavano giocando partite con molti interessi in gioco sul fronte agroalimentare sulla difesa delle eccellenze italiane, sul fronte dell'industria siderurgica. Per dirne una: quando l'Italia candidò Parma come sede dell'Agenzia per la sicurezza alimentare europea, dovette addirittura giocarsela in maniera a dir poco surreale con la città di Lussemburgo... Se troviamo al supermercato l'Amarone della Valpolicella prodotto in Cina e il Morellino cileno lo dobbiamo a Prodi.
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<b>Prodi fu uno dei maggiori sponsor nell'allargamento dell'Europa, che si è rivelato un disastro economico...</b>
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Tra il 2004 e il 2008 ben 12 Paesi sono entrati a far parte dell'Ue, molti dei quali ascrivibili all'area dell'ex Urss e quindi molto bisognosi di essere assistiti. È stato uno sforzo troppo grande. Si trattò di un "euroentusiasmo" superficiale e poco lungimirante da parte di Prodi. Non c'è dubbio.
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<b>Ora ne paghiamo le conseguenze: l'errore fatale?</b>
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Quello di non avere contrastato il rafforzarsi del "direttorio" franco-tedesco. I due Paesi hanno goduto di mille eccezioni rispetto alle regole del Patto di Stabilità, cioè l'accordo per far rispettare i criteri di Maastricht. Una fase che lui non gestì bene, al punto da definire questo patto "stupido", con una grande gaffe internazionale, tra l'altro. Questa "cornice" ha fatto sì che l'Italia fosse considerato un Paese "non pervenuto", per così dire...
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<b>Un bilando catastrofico...</b>
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Gli anni della presidenza Prodi coincidono con le trattative per l'ingresso della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio e con l'inizio del boom commerciale cinese in Europa. Dal 2000 al 2004 l'importazione di merci della Cina è aumentata del 700%. Senza contare le merci illegali e contraffatte. Molto si sarebbe potuto fare per chiedere maggiori garanzie per le imprese europee. Ma non fu fatto. <br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HRL9V">Il Secolo d'Italia - Antonella Ambrosioni </a>Alfonso PECORARO SCANIO: Tav. Il corridoio 5 si farà, ma non il tunnel 2010-02-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625432<br />
“Prodi dice che il corridoio 5 è un'opera strategica? Giusto, ma questo non significa fare il tunnel sotto il Frejus. La linea Torino-Lione si farà, il tunnel no perché non c'è scritto. Una cosa è dire che il corridoio 5 deve essere realizzato, una cosa è pensare che si possa insistere su un mega tunnel contro le popolazioni, perché nel programma c'è scritto chiaramente che non c'è il vincolo sul mega tunnel e che le opere il centrosinistra le farà con le popolazioni e partirà dalle opere utili, che sono il Brennero e il Gottardo".
<p> "Si farà quello che è scritto nel programma, e nel programma è scritto che le opere si fanno solo con il consenso delle popolazioni. Quindi noi riteniamo che in quel programma il mega tunnel non c'è più".
<p> "La scelta migliore sarà quella di potenziare la linea ferroviaria esistente perchè noi facciamo l'interesse dei cittadini e non lo spreco di denaro pubblico per l'interesse di alcune grandi imprese. Prima si fa la linea del Gottardo, che è già satura, e dopo si procederà sulle linee non utilizzate".
<p> "Il programma alla fine è condiviso da tutti. Noi abbiamo fatto delle rinunce, altri volevano il mega tunnel ma il mega tunnel non c'è. E Prodi, non
a caso, chiarisce che il programma non si tocca".
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<br/>fonte: <a href="http://www.notav.eu/modules.php?name=News&file=article&sid=2225">Redazione Econews</a>Marco PANNELLA: «Prodiani, berlusconiani e dalemiani uniti, popolo minchionato e radicali censurati»2009-11-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418833<br />
“Dunque – dicono le cronache - anche il carissimo Romano Prodi, che non si occupa più di politica italiana, come mi ha detto più volte, si è attaccato al telefono”. Marco Pannella commenta così – in diretta dai microfoni di Radio Radicale – le cronache che raccontano dell'impegno di Romano Prodi per sponsorizzare tra i leader europei la candidatura di Massimo D'Alema a Mister Pesc.
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“Dieci anni fa, il 22 marzo del 1999 mi pare, il Presidente del consiglio italiano D'Alema candida, nel silenzio generale il suo peggior nemico Romano Prodi a commissario e poi a Presidente della Commissione europea. I commissari italiani sono Mario Monti - cha ha fatto prova eccellente - ed Emma Bonino, che ha dato di sé prova più che eccellente. E' donna, radicalissima, applaudita anche dalla stampa britannica. Tutti riconoscono che è stata la migliore Commissaria europea in assoluto, senza aiuti di chicchessìa, da parte del nostro Paese”.
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“A chi mi ricorda che è stata nominata da Berlusconi, rispondo quel che ho raccontato decine di volte: Silvio una mattina mi chiama alle 7.15, corro a Palazzo Chigi alla presenza di Gianni Letta, e Berlusconi mi dice che non possiamo farla commissario, 'mettono in galera mio fratello e tutti'. A spingere per Napolitano commissario dell'Ue era un suo ministro, Giuliano Ferrara.
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Alla fine, ma solo alla fine, Berlusconi mollò. Ricordo un dettaglio: addirittura chiamò la scorta di Napolitano, che lo stava accompagnando a Palazzo Chigi, per indicarlo ufficialmente. Fu dirottato da Palazzo Chigi a Montecitorio, fatto accomodare nel “corridoio dei Ministri”, dove Berlusconi lo avrebbe raggiunto. Ecco come nacque quella 'nomina'”, ha ricordato il leader radicale, che è poi tornato alle nomine del 1999 che portarono alla Presidenza della Commissione europea Romano Prodi: “Dunque cinque anni dopo il presidente del Consiglio D'Alema annuncia a Bruxelles - con riservatezza - che uno dei due rappresentanti italiani nella Commissione è Romano Prodi, e che l'altro è Mario Monti, che non ci teneva particolarmente ad essere confermato. Bonino, la migliore dell'Europa, è fatta fuori. Perché?
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In quei giorni un sondaggio del professor Giampaolo Fabris confermava in modo clamoroso che il popolo italiano voleva quasi all'unanimità Emma Bonino Presidente della Repubblica. Occorreva muoversi per neutralizzarla. Per questo si muovono D'Alema e Berlusconi. La soluzione è candidare Romano Prodi e Mario Monti”, ha detto Pannella.
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“Facciamo un salto di dieci anni e scopriamo che oggi Romano Prodi dice che sta telefonando in aiuto al candidato di Berlusconi, che Frattini annuncia che l'Italia è pronta a mandare a casa Antonio Tajani, che pure ha fatto bene. Si riunisce il gruppo: prodiani, berlusconiani, dalemiani, quelli che sgomitano per entrare nella tenda di Gheddafi. Qualcosa che dura da dieci anni, alla faccia di quei poveri coglioni degli elettori di centrodestra e centrosinistra. Popolo minchionato e radicali censurati”, ha concluso Pannella.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/newsletter/view.php?id=149058&numero=12495&title=DOWNLOAD">Notizie Radicali</a>Nichi VENDOLA: Rifiuti : «Ora dico NO a Berlusconi»2008-12-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383297Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) <br/><br/><br />
BARI – <b>«Questa volta a Berlusconi dico no, la Puglia non accoglierà altre 40.000 tonnellate di rifiuti dalla Campania».</b> Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nella conferenza stampa di fine d’anno, rendendo nota la richiesta appena giunta dal governo.<br />
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«E' una richiesta inaccoglibile – ha detto Vendola – perché cozza con quello che ho sentito in televisione: ho sentito rivendicare dal presidente del Consiglio, da diversi esponenti del governo, dal ministro Tremonti il miracolo della soluzione del problema della 'monnezza' in Campania da parte del presidente del Consiglio. Siccome il problema della 'monnezza' Berlusconi lo ha risolto, non capisco perchè ci debbano chiedere di accogliere altre 40.000 tonnellate di rifiuti». «Visti i favolosi risultati del governo Berlusconi – ha proseguito Vendola – penso che si tratti di una richiesta infondata».</b><br />
«E poi – ha continuato – la Puglia non ha motivo più di essere solidale con un governo che con noi ha fatto promesse che non ha mantenuto». «Prodi – ha spiegato al riguardo Vendola – ci aveva dato cinque milioni di euro per sostenere il bacino 'Lecce 2' che era un bacino nel quale vi erano stati problemi sull'impiantistica dei rifiuti, Berlusconi ci aveva promesso 5 milioni di euro che avremmo avuti, ci ha detto, senza problemi. Bertolaso, il sottosegretario Gianni Letta hanno scritto a Tremonti ma questi 5 milioni di euro, evidentemente perché il ministro Tremonti può più del presidente del Consiglio, non possono più essere dati alla Puglia».<br />
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<b>«Non mi devo quindi disobbligare nei confronti del governo Berlusconi perché ha promesso e non ha mantenuto, non devo aiutare la Campania perché ho sentito dire da Berlusconi che non c'è più emergenza rifiuti: quindi – ha concluso Vendola – la letterina che mi è giunta di richiesta per accogliere questi rifiuti io la rispedisco al mittente».</b> <br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_interni_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=219033&IDCategoria=1">La Gazzetta del Mezzogiorno</a>Cesare DAMIANO: Alitalia : Si dimostra ancora superficialita' del governo2008-12-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383314Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Roma, 24 dic. (Apcom) - "L'intricata vicenda di Alitalia dimostra come il governo abbia trattato con superficialità il problema. Il presidente del Consiglio si è soltanto preoccupato di sbandierare un concetto di 'italianità' che appare ridicolo nell'economia globale e di affossare l'accordo con Air France". Lo sostiene Cesare Damiano, vice ministro del Lavoro nel governo ombra del Pd.<br />
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<b>"Insieme a lui molti ministri - aggiunge l'esponente democratico - si sono distinti con ultimatum nel corso della trattativa iniziale. In realtà la trattativa, dopo mesi, continua di fronte ad un esecutivo indifferente sul rispetto dei patti. Al tempo stesso si riaffaccia l'intesa con Air France con una piccola differenza: i debiti Alitalia non li paga più la compagnia d'oltralpe ma il cittadino italiano".</b><br />
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"Ci auguriamo - prosegue Damiano - che la saggezza dei sindacati confederali e della Cai concluda la trattativa per le assunzioni entro la fine dell'anno, nel pieno rispetto dei criteri dell'anzianità di servizio e dei carichi di famiglia, includendo anche i lavoratori precari nella selezione. Va evitato che il conflitto si scarichi su gli utenti con un governo spettatore che si preoccupa soltanto di lanciare anatemi anziché intervenire come garante degli accordi". <br />
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<br/>fonte: <a href="http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/12_dicembre/24/alitalia_damiano_si_dimostra_ancora_superficialita_del_governo,17350306.html">Virgilio Notizie - ApCom</a>SERGIO GAETANO COFFERATI: "Ma la mia non è una ritirata" - Colloquio2008-10-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375163Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Bologna (BO) (Partito: DS) <br/><br/><br />
Immaginiamo che a quest’ora la luce stia come sempre prendendo d’infilata l’ufficio, facendo brillare gli spessi vetri delle due scrivanie, una delle quali interamente ingombra dei piccoli regali accumulati in questi anni, stendardi, oggettini, libri e gadget: Ferrari, innanzitutto.
Quando nacque Edoardo - il bambino per il quale il sindaco ha deciso di rinunciare a rifare il sindaco - Luca Cordero di Montezemolo inviò delle piccolissime scarpine «rosso Maranello», con tanto di simbolo e di auguri. Immaginiamo siano ancora lì, in bella vista... Ora però che il dado è stato appena tratto, ora che il peso è sceso via giù per lo stomaco, la voce di Sergio Cofferati tradisce infine un’emozione. Racconta: «L’altra sera, come tento di fare tutti i mercoledì, sono scappato da Bologna a Genova per stare con lui e Raffaella almeno qualche ora. L’ho visto, finalmente, muovere il primo passo. Solo uno: poi ha sculettato ed è caduto... Non è giusto che cresca senza padre. E non è giusto che la madre, a 35 anni, sacrifichi il suo lavoro per me che ne ho sessanta...».
E dunque sì, ci si può credere: quella di Sergio Cofferati è una scelta «di carattere strettamente personale», un bimbo e una donna che prevalgono sulla politica, uno stile forse più scandinavo che italiano, Paese dove storie così - a torto o a ragione - sono più che rare, e dove certo qualcuno starà commentando «Cofferati dev’essersi rincoglionito». Il «cinese» - il leader freddo e duro, il Garibaldi dei tre milioni al Circo Massimo - rinuncia a ricandidarsi, invece, esattamente e davvero per le ragioni che dice: ma immaginare che sulla sua scelta «personale» la politica non abbia influito, sarebbe ingenuo. Prima ancora che sbagliato. Per reciproca ammissione, infatti, il sindaco non-bolognese e la città non hanno mai legato. Ed è proprio in questo clima di gelida diffidenza - diffidenza politica, progettuale, per certi versi perfino identitaria - che Sergio Cofferati ha purtroppo dovuto tentare di risolvere i suoi problemi «di carattere personale». Senza riuscirci, naturalmente.
Racconta: «Cominciarono a dire e a scrivere che lasciavo mia moglie perché avevo messo incinta una ragazza: aspettava due gemelli. Sì, certi salotti si divertirono... I gemelli, naturalmente, non nacquero: e allora dissero che la ragazza aveva abortito. Poi si scoprì che la ragazza non era tanto ragazza, che era una professionista con un buon lavoro a Genova e allora cominciarono a dire - e a scrivere - che stavo maneggiando per farla trasferire a Bologna, visto che aspettavamo - e quella volta era vero - anche un bambino. Fui costretto a querelare il “Corriere”, non servì a nulla. Le cattiverie continuarono, con il risultato di rendere impossibile un ricongiungimento con Raffaella e nostro figlio Edoardo. Per altro, ne arrivassero di nuovi professionisti come lei a dare una mano a quelli che già lavorano per i teatri bolognesi...».
A sentirlo così, mentre ragiona con qualche pudore intorno a certi privatissimi fatti suoi, la tentazione è di raccontare questa storia come l’epilogo dello scontro tra due amori: quello sbocciato tra Cofferati, la sua compagna e loro figlio, e quello mai nato tra un bel pezzo della città e il suo «sindaco straniero». Il cinese, naturalmente, ci ha messo come sempre del suo a complicare le cose. Un rapporto difficile con l’«universo Prodi» - che a Bologna conta eccome - generato dal fatto che il Professore si legò al dito la circostanza di esser stato informato della candidatura di Cofferati a cose fatte. Un rapporto pessimo con il mondo della sinistra cosiddetta radicale, uscita dalla giunta comunale sull’onda della coraggiosa (e allora inedita) affermazione del cinese che «la sicurezza non è un valore di destra». Più di un problema con i potentati economici della città, abituati da decenni a parlare col sindaco in dialetto, e in naturale sintonia sul che fare, a chi farlo fare e quanto pagare. E perfino difficoltà con lo stesso Pd, preoccupato dalla «vocazione maggioritaria» invocata da Cofferati per le prossime elezioni comunali: «Al voto ci andiamo da soli, governare con gli ex alleati non è possibile».
Questo amore mai nato ha contato nella rinuncia del sindaco: e lo si capisce, naturalmente, dalle soddisfazioni esplicite e dalle felicità nascoste che hanno fatto seguito all’annuncio del cinese. Ora, certo, il Pd è nei guai. «Ma mai nessuno - sussurra Cofferati - che si sia alzato per dire che su di me si scrivevano e si dicevano della maialate». Eppure, tutto questo sembra essere una pagina davvero già voltata. «Non potevo chiedere a Raffaella di sacrificare il suo lavoro - riprende - né potevo pretendere - per lei, apprezzata a Genova - che venisse comunque qui, magari per farsi dire in strada “ecco la fidanzata del sindaco, ecco la raccomandata”. Ci ho provato a fare il pendolare, in auto avanti e indietro, a volte con Edoardo, che però non può crescere su un’autostrada. Niente da fare, non reggeva. Dovevo scegliere, l’ho fatto: e non si tratta di una ritirata...».
Sarà. Per il sindaco quasi ex, si parla di una candidatura alle europee. Si vedrà, ma al momento è ben altro quel che incombe. «A Bologna si può vincere lo stesso - dice - a condizione che non comincino interminabili balletti e il gruppo dirigente individui subito il suo nome per le primarie». Inutile chiedergli se abbia informato Romano Prodi della decisione di lasciare. «È tanto che non lo sento...», dice. Tanto quanto? «Lo chiamai quando decisi di dare la mia disponibilità a concorrere per un secondo mandato. “Bene - mi disse -. Io me ne sto andando in Africa...”». Ora la grande famiglia del Professore è in fermento, come - del resto - tutto il Pd. Loro, si dice, avrebbero almeno un paio di candidati da mettere in pista. Si vedrà. Certo, sono in tanti a sembrar contenti. Per il sindaco pendolare, in fondo, forse una motivo per imboccare l’autostrada verso Genova con qualche senso di colpa in meno e un po’ di sollievo in più...
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JHSN3">La Stampa - Federico Geremicca</a>Andrea MARTELLA: «Niente dialogo se i toni sono quelli di Ghedini» - INTERVISTA2008-09-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358997Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Lo scoop di "Panorama" che ha pubblicato intercettazioni dell'ex premier Prodi ha riportato in auge il dibattito sul controverso disegno di legge in vista della riapertura del Parlamento. Solo una coincidenza?</b><br />
«Non credo. Induce a qualche sospetto la velocità con cui è arrivata a Prodi la soldiarietà di Berlusconi per quanto pubblicato dalla rivista di sua proprietà - risponde Andrea Martella , ministro ombra delle Infrastrutture, deputato del Pd e membro della direzione nazionale - Senza arrivare ai complotti mi pare soprattutto un modo per far riprendere a tempo record la discussione sulla legge che sta tanto a cuore al premier».<br />
<b>Prodi ha fatto bene a respingere la solidarietà del Cavaliere rispondendo: "Pubblicate tutto"?</b><br />
«È la risposta di chi non ha nulla da temere e nulla da nascondere. Ho letto sul "Gazzettino" che Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e parlamentare del Pdl, ritiene che Prodi inviti addirittura a violare la legge. Mi pare la solita risposta sopra le righe, forse una provocazione, col tono saccente e arrogante di chi pensa che il capo ha bisogno della legge, che si farà indipendentemente dal bisogno del Paese e dagli interessi dei cittadini».<br />
<b>Per Ghedini il disegno sulle intercettazioni passerà con o senza i voti dell'opposizione. Il dialogo è già morto e sepolto anche qui?</b><br />
«Ghedini mi pare più che altro interessato ad una legge che tuteli il suo assistito. Se i toni e gli argomenti della maggioranza sono i suoi, non ci resta che prenderne atto. Ci batteremo duramente per cambiare in aula il loro testo. Abbiamo comunque le nostre proposte perchè una legge serve».<br />
<b>Perchè serve?</b><br />
«Non certo per le ragioni che sbandiera il centrodestra. Le intercettazioni sono uno strumento di indagine fondamentale, non sono troppe nè troppo costose, come sostiene la destra. E poi cosa vuol dire che vanno riportate "ad un numero fisiologico"? Lo stabiliscono loro? I magistrati fanno quel che è necessario fare per perseguire i reati. Questi sono gli alibi dietro ai quali si nasconde il vero scopo del Pdl:occuparsi della giustizia solo per tutelare la politica, meglio la loro parte politica, a cominciare dal premier. Vedi la norma blocca processi e il lodo Alfano».<br />
<b>Ma allora perchè c'è bisogno di una nuova legge?</b><br />
«Per garantire il segreto di indagine da un parte e la riservatezza di conversazioni private penalmente irrilevanti dall'altra. Berlusconi invece vuole farla passare a tutti i costi perchè ha deciso in partenza che le intercettazioni vanno limitate, le inchieste ostacolate. Come spiegare altrimenti, ad esempio, il divieto di intercettare per reati inferiori a dieci anni, ma comunque gravi, escludendo la corruzione? È uan cosa talmente clamorosa che perfino nel blocco di centrodestra c'è chi non la manda giù».<br />
<b>Una normativa per tutelare la privacy esiste già mentre il rischio di leggi-bavaglio è evidente</b><br />
«Il diritto di cronaca non va limitato».<br />
<b>Quindi sono pubblicabili materiali frutto di intercettazioni che riguardano politici o personaggi pubblici privi di rilievo penale ma che il giornalista ritiene comunque di pubblico interesse?</b><br />
«A mio avviso non andrebbe pubblicato materiale che non a che fare con l'indagine in corso, anche a tutela della stessa indagine».<br />
<b>Pd "ostaggio" di Di Pietro?</b><br />
«Non lo inseguiamo nè riteniamo che la sua diversa posizione, su questo o altri temi, sia per noi un problema. Il Pd occupa uno spazio riformista tanto che non siamo contrari ad una riforma della giustizia che punti in primo luogo a ridurre la durata dei processi, ad aumentare l'efficienza degli uffici giudiziari. Più autonomia e indipendenza per la magistratura ma anche più ambiti di responsabilità di fronte alla società».<br />
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J3M38">Il Gazzettino - P.F.</a>Massimo D'ALEMA: Ma noi non siamo né stupidi né ladri. - INTERVISTA2008-07-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358515Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>«Vi pare che se avessimo un conto all’estero lo chiameremmo fondo “Quercia”?». D’Alema a ruota libera sull’affaire Tavaroli. Di Pietro, Berlusconi, Veltroni. E «le riforme necessarie»</b><br /><br />
«A piazza Navona Di Pietro ha fatto un piacere al governo». Niente veltroniani “ma-anche”, semplice realismo. «Detto questo, Di Pietro esiste perché l’hanno votato, perché ha un suo consenso tra i cittadini». Il presidente della Fondazione ItalianiEuropei, nonché della neonata associazione ReD (all’anglais, “Rosso” avrebbe forse avuto l’eco sinistra di un’organizzazione toninegriana da anni Settanta), ci riceve a Roma al primo piano di una antica palazzina di piazza Farnese, stessa piazza, solo rive gauche, che ospita la sontuosa ambasciata francese di Nicolas Sarkozy. Nei piani dell’intervista stabilita settimane orsono, c’è la questione della laicità. Tema che giustamente, visto quel che passa la cronaca di questi giorni, Massimo D’Alema accetta di buon grado di mandare in soffitta. Ed eccolo, il proclamato (da Gianpaolo Pansa) Baffino d’Acciaio. Cuore caldo e cervello freddo, come i comunisti di una volta? Chissà. Porta l’armatura in viso e la corazza nell’anima. È asciutto come un’acciuga e non traspare nessuna felice emozione. Certo è politico all’antica. Niente escamisados alla Barack Obama. Niente bellurie. Niente far finta di essere morette bionde, col tacco alto, il colletto inamidato e le maniche di cotonina arrotolate precise appena sotto il gomito, l’eroismo giovane e bello della nonchalance presidenziale portato anche sul fronte afghano. No, niente cedimenti all’immagine novista. Il principe dei Ds nel Pd è classicamente acchittato, con la sua bella giacca e cravatta bleu (camicia bianca), bello dritto e impettito al suo posto di comando dietro una scrivania presidenziale. È appena tornato da Londra. Studia i dossier. E, soprattutto, ha l’aria di quel famoso tale che aspettava lungo il fiume. Aspettare che? Bè, non certo che passi da un giorno all’altro il cadavere del governo Berlusconi. Però che si sgonfi l’euforia elettorale, la bolla da plebiscito, quello sì. Affina le armi della politica per l’autunno. Lui, gelido, scommette che sarà caldo. «E allora…». E allora nasconde a fatica (e con grande rispetto per la buona volontà del segretario Veltroni), il desiderio di vedere più teso e incisivo l’incalzare dell’opposizione rispetto ai provvedimenti dei primi cento giorni del Berlusconi IV. La sensazione di chi lo intervista è di un uomo che tiene costantemente sotto controllo un sentimento prorompente, duro, pronto a ribaltare il quesito che ai suoi occhi di politico di lungo corso sembra irretire. Così, tra nobile sprezzatura e ferrigna dissimulazione, Massimo D’Alema risponde diretto, senza mai provare a gigionarsi l’interlocutore o ad aggirare le questioni. Va di rasoio e di ago chirurgico. Taglia e cuce. Attacca e apre. Sempre guardingo, poiché, I suppose, pensa che ha da passà ’a nuttata della peggiore primavera che la sinistra italiana abbia conosciuto dal lontano ’48 del secolo scorso. Era il 3 luglio 2008. Massimo spingeva il carrozzino di una creatura sconfitta. E intervenendo alla festa del Pd romano, se ne uscì con queta battuta: «Il Pd è ancora un progetto. Io sono abituato ad avere una tessera, per ora ho ancora un attestato e aspetto trepidante di avere una tessera». <br />
<b>Presidente D’Alema, le è arrivata la tessera del Partito democratico?</b><br />
Mi dicono che siano in distribuzione. Un fatto molto positivo. Sono stato una settimana a Londra ma adesso mi metto sicuramente in pari.<br />
<b>Le leggo un titolo del Riformista di lunedì 28 luglio: “Contro la crisi l’opposizione appoggi la manovra”. Cosa ne pensa?</b><br />
No, non mi pare proprio che la manovra del governo sia adeguata ad affrontare le difficoltà economiche del paese. Non c’è una idea seria di come affrontare la crisi economica. E poi ci sono anche molte cose sbagliate. Tra cui quella sui precari, su cui si è accentrata la polemica in questi giorni. Tanto è vero che persino il governo dice che dovrà fare un decreto per correggere gli emendamenti della sua maggioranza. Sarebbe curioso che li sostenessimo noi… Soprattutto secondo me manca una strategia per affrontare i problemi di fondo. Noi siamo in una crisi internazionale, dove indubbiamente emerge la particolare fragilità del nostro paese, la fragilità del nostro sistema produttivo, la debolezza strutturale della scuola, della ricerca, dell’università. Siccome la manovra del governo taglia soprattutto laddove invece si dovrebbe investire, non vedo che senso avrebbe sostenerla.<br />
<b>Pare che Fausto Bertinotti abbia commentato l’elezione di Paolo Ferrero alla segreteria del Prc con un «questi sono peggio di Di Pietro, riapriranno tutte le galere».</b><br />
Non ho letto questi commenti. Per quanto riguarda il congresso la sensazione è comunque che ci sia stato un riflesso di arroccamento. Insomma una chiusura di natura ideologica. È stata scartata l’idea di uscire dalla crisi con una innovazione politica, di cui certamente Nichi Vendola era più credibilmente interprete. L’esito lascia aperti molti interrogativi, sia per l’asprezza dello scontro interno, sia per la conclusione cui si è giunti. Dopo di che, si giudicherà dagli atti. I partiti vanno giudicati per quello che fanno.<br />
<b>Non soltanto Giuliano Ferrara, ma anche professori di sinistra come Luca Ricolfi, o lo stesso direttore del Riformista, vi stanno dicendo che il Pd era una bella idea, solo che non attacca, la sinistra sembra liquefatta. Cosa risponde?</b><br />
Scusi, qual è la domanda?<br />
<b>Gliela ripropongo con l’attacco dell’editoriale di Antonio Polito: «Col caldo che fa, non si vorrebbe sprecare energie in cerca della sinistra». Cosa pensa voglia dire il direttore del Riformista?</b><br />
Parliamo innanzitutto del Partito democratico. La sinistra è un concetto vago che potrebbe riferirsi anche a partiti di estrema sinistra. Il Pd è un partito di centrosinistra, siamo a luglio, abbiamo perso le elezioni qualche settimana fa. È abbastanza naturale che chi perde le elezioni viva un momento di assestamento. Il centrodestra ebbe situazioni ben più drammatiche. Secondo Gianfranco Fini erano alle comiche finali. Onestamente siamo nel campo delle cose ovvie. Chi perde le elezioni ha un momento di difficoltà e di riassestamento, di riflessione. L’importante è uscire da questa fase e rimettersi a lavorare, come stiamo facendo. L’opposizione la stiamo portando avanti innanzitutto in Parlamento, avanzando le nostre proposte, facendo le nostre battaglie. Man mano che il governo dispiega la sua azione politica, che a mio giudizio è piuttosto deludente rispetto alle promesse fatte e fortemente condizionata dagli interessi personali di Silvio Berlusconi, vedrà che nel giro di qualche mese la situazione si riassesterà e il rapporto tra maggioranza e opposizione si chiarirà. Tra qualche mese avremo la situazione esatta. Per esempio, sul tema del federalismo, vedremo come faranno a tenere insieme la Sicilia di Raffaele Lombardo e i lombardi. Ma insomma, la politica non è mai fatta da una parte sola. L’opposizione non è un’azione unilaterale. L’opposizione si modella sull’azione di governo. Man mano che l’azione di governo rivelerà la sua inadeguatezza, l’opposizione prenderà maggiore nettezza e visibilità.<br />
<b>Intanto prosegue la raccolta di firme lanciata da Veltroni contro il governo. A proposito, lei ha già firmato?</b><br />
Ho firmato, certo. Firmo solo ciò che condivido.
<b>Il leader del Pd ha scritto al Foglio rilevando «la totale inaffidabilità di Silvio Berlusconi». Condivide questo messaggio?</b><br />
Purtroppo anche in altri momenti della storia nazionale l’onorevole Berlusconi si è rivelato un interlocutore non affidabile per fare le riforme che sono necessarie. Purtroppo. E quindi devo confermare.
<b>Berlusconi ha preannunciato per il prossimo autunno tre riforme: elettorale, giustizia, federalismo fiscale. Pensa che ci sia ancora spazio per il dialogo tra governo e opposizione?</b><br />
La parola dialogo è fuorviante. Dà la sensazione che si voglia fare qualcosa di non chiaro, di ambiguo, di sotterfugio, mentre i parlamentari eletti in Parlamento discutono, si confrontano sui problemi del paese. È normale. Detto questo, Berlusconi ha indicato dei temi: la giustizia, la legge elettorale, il federalismo fiscale, ma sono annunci, un ensemble di questioni che valuteremo quando saranno avanzate delle proposte in Parlamento. Certo, è venuto il momento di riforme incisive. Però le riforme si fanno se c’è una visione d’insieme. Di proposte ne sono state avanzate.
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<b>Si riferisce al cosiddetto pacchetto Violante?</b><br />
Mi riferisco alle proposte che furono elaborate nel corso della precedente legi-slatura, sia nella commissione Affari costituzionali in materia di legge elettorale – la cosiddetta bozza Bianco –, sia in materia di riforme costituzionali, e cioè il testo Violante. Non a caso il procedimento era parallelo, perché le due cose vanno viste insieme. E poi noi, nel convegno promosso da quindici associazioni culturali, tra cui anche la Fondazione ItalianiEuropei, abbiamo lanciato una proposta organica di riforma costituzionale ed elettorale sottoscritta anche da tre ex presidenti della Corte costituzionale. Si tratta di capire in che misura il governo terrà conto delle proposte avanzate sia dalle forze politiche sia da isituzioni e fondazioni culturali.<br />
<b>E in tema di giustizia, collaborerete a trovare una soluzione all’annoso conflitto tutto italiano?</b><br />
Sul tema della giustizia non so bene quali riforme voglia fare Berlusconi. La riforma più importante per lui l’ha già fatta: una legge sulla base della quale non può essere processato. Noi siamo interessati a tutte quelle riforme che interessano gli italiani e che possano rendere più rapida e più efficace la giustizia per tutti i cittadini. <br />
<b>Non crede che l’uso extralegem delle intercettazioni, l’obbligatorietà dell’azione penale che, come ha detto anche recentemente Luciano Violante, si sia tramutata in una pratica discrezionalità?</b><br />
Guardi, noi avevamo già avanzato una leggina per la protezione della privacy. Era già all’esame del Parlamento e siamo dell’opinione che su quella base si possano trovare misure che, non ostacolando le indagini, proteggano la privacy. Questo è un problema serio, perché accadono cose certamente gravi. E questo io lo so, visto che pago di persona. Anche in questi giorni vengono messe in giro voci, si parla di dossier, frutto di indagini illegali, che per legge dovrebbero essere distrutti.<br />
<b>Si è pentito di essere stato il Pigmalione di Di Pietro al Mugello?</b><br />
Innanzitutto fu Berlusconi che propose Antonio Di Pietro come ministro dell’Interno. Cosa che Di Pietro rifiutò. Il secondo Pigmalione di Di Pietro fu Romano Prodi, che quando vinse le elezioni nel 1996 gli propose, in questo caso ottenendo una risposta positiva, di fare il ministro dei Lavori pubblici. Ed entrò a far parte del governo. Io ne sostenni la candidatura al Senato in terza battuta. Non credo dipenda da me il fatto che Di Pietro abbia un peso nella vita politica del paese. Dipende innanzitutto dai giornali, che ne hanno fatto un eroe in certi momenti. E poi dipende dal fatto che Di Pietro ha il consenso dei cittadini. <br />
<b>Non mi dica che pensa tutto il bene possibile di Di Pietro, dopo quella cosa a piazza Navona, gli attacchi al presidente della Repubblica, il richiamo alla “mazza”.</b><br />
Io penso che quando uno ha un consenso tra i cittadini è meglio che la politica la faccia in Parlamento piuttosto che in giro per le strade. <br />
<b>Non ho capito se lei è più a destra del segretario del Pd, il quale risulta abbia preso una certa distanza dal capo dell’Italia dei Valori. Lei no?</b><br />
Siamo all’opposizione insieme, ma è evidente che facciamo opposizione in modi diversi. Certo, piazza Navona ha rappresentato un momento negativo. Gli attacchi immotivati al presidente della Repubblica, al Santo Padre, le volgarità inutili, hanno fatto il gioco del governo. E quando l’opposizione fa il gioco del governo vuol dire che non fa bene l’opposizione.<br />
<b>Veniamo al caso che la riguarda: le affermazioni dell’ex capo della security Telecom Giuliano Tavaroli su un presunto conto segreto, l’Oak Fund, il fondo Quercia, raccolte da Repubblica in un articolo che ha rilanciato alcune carte scelte dell’inchiesta sugli “spioni” della compagnia telefonica.</b><br />
Tutta questa storia è rivelatrice di diverse cose preoccupanti e negative. La prima riguarda il fatto che con tutta evidenza sono state fatte – e non è la prima volta che viene alla luce – indagini illegittime sul nostro partito. Noi abbiamo avuto la percezione di essere oggetto di indagini illegali. Tanto è vero che presentammo un esposto denuncia due anni fa alla procura della repubblica di Milano. Esposto che non ha avuto seguito e che prendeva spunto dalla circolazione illegittima di intercettazioni telefoniche, che all’epoca non erano nemmeno state trascritte dai magistrati, ma che vennero pubblicate dai giornali. Parte di queste cose raccolte attraverso indagini illegittime furono pubblicate dal quotidiano La Stampa. Li ho denunciati e sono in attesa ormai da più di un anno, per un articolo in cui si parlava di conti esteri, che noi non abbiamo mai avuto e non abbiamo. Perciò, noi vogliamo capire… <br />
<b>… capire da chi vi viene l’accusa di avere incassato tangenti sull’affare Telecom?</b><br />
Sono stupidaggini. Fra l’altro i legittimi proprietari di questo Oak Fund si sono manifestati e la cosa non ha nessuna consistenza. È tutta una montatura. Per essere detentori di un fondo chiamato “Quercia” bisognava essere stupidi oltre che ladri. Noi non siamo né ladri né stupidi. Quindi si tratta di una montatura che è stata costruita da qualcuno. Vorremmo capire chi è. E vorremmo anche che la magistratura facesse luce su queste indagini illegali.<br />
<b>Mi pare di ricordare che il primo accenno a questa cosa dell’Oak Fund era contento nel libro di Oddo e Pons L’affare Telecom (Sperling&Kupfer), pubblicato nel luglio 2001, all’indomani della sconfitta dell’Ulivo…</b><br />
Sicuramente hanno operato spie, provocatori, hanno cercato in vari modi di danneggiare la nostra immagine, infangarci, colpirci, anche perché quella vicenda ha toccato interessi forti nel paese. C’era volontà di vendetta, senza che mai si concretizzasse nulla. Perché non c’è nulla da trovare e non c’è nessun particolare retroscena da scoprire. Però adesso vogliamo che sia chiarito molto bene chi ha messo su questi dossier, chi ha fatto queste indagini, chi ha concepito questa aggressione mediatica. Perché, ripeto, sul piano giudiziario non c’è nulla di nulla. Si tratta di una operazione non dissimile a quella che fu fatta per Telekom Serbia. Probabilmente ambienti analoghi, o dello stesso genere.<br />
<b>Ha accennato all’aggressione mediatica. Cosa intende?</b><br />
Intendo che c’è naturalmente da capire perché questa robaccia che già era uscita, che girava da tempo, in questi giorni è stata riproposta con tale clamore da Repubblica. Una operazione che io trovo molto grave sul piano professionale. Sul significato politico per adesso sospendo il giudizio. Anche se qualche idea viene alla mente. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IUKFQ">Tempi - Luigi Amicone</a>Silvio BERLUSCONI: ASSOLUTAMENTO VIETATO AMMALARSI.2008-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357762Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>MENO MEDICI, MENO INFERMIERI, MENO POSTI LETTO.<br />
PIU' TICKET, PIU' ADDIZIONALI IRPEF, PIU' TASSE.<br />
NESSUNA TOTALE ESENZIONE PER I MALATI CRONICI. </b><br />
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Sanità, ecco i tagli del governo, più ticket e meno posti letto.<br />
Previste sostanziose riduzioni di personale: medici, infermieri, tecnici.<br />
di MARIO REGGIO<br />
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ROMA - Ticket sanitari anche a carico delle categorie ora esenti: anziani con patologie invalidanti, malati oncologici, a prescindere dal reddito. Riduzione dei posti letto ospedalieri, oggi il rapporto ottimale è di 4,5 per mille residenti. Taglio del personale sanitario, medici, infermieri e tecnici, per raggiungere il pareggio del bilancio. La voce sanità, nel maxiemendamento al decreto della manovra economica presentato dal governo, ha mandato su tutte le furie i governatori delle Regioni. Anche il lombardo Roberto Formigoni ha lanciato un messaggio di fuoco a Berlusconi e Tremonti: "I tagli, in particolare sulla sanità, sono insostenibili, abbiamo chiesto un incontro urgente al governo, perché ci hanno assicurato che non procederanno a decisioni unilaterali. Vedremo cosa succederà".<br />
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<b>Perché le Regioni si sono schierate compatte contro il piano Tremonti ? Il Patto per la Salute firmato con il governo Prodi, proposto dall'allora ministro Livia Turco e dal responsabile dell'Economia Padoa-Schioppa, prevedeva un incremento del Fondo sanitario nazionale del 3% dal 2008 al 2011, passando da 99 miliardi euro a 108 miliardi e 500 milioni.</b> L'accordo prevedeva somme aggiuntive per il rinnovo del contratto dei medici e paramedici e per la copertura dei ticket sulle ricette per la specialistica e gli esami diagnostici. Più di tre miliardi di euro per evitare i ticket e 1.800 per i contratti.<br />
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Il piano prevede ora una manovra soft per il 2008. Ma dal 2009 cominceranno i guai. L'incremento del Fondo sanitario nazionale viene in pratica dimezzato, niente soldi per il rinnovo dei contratti della sanità, e i ticket per le visite specialistiche saranno problemi esclusivi delle Regioni. Il tutto senza tenere conto dell'incremento demografico: più di 400 mila ogni anno dovuto all'arrivo degli immigrati. Alla fine della storia il taglio sarà di quasi sette miliardi di euro. La sanità italiana, oltretutto, marcia a diverse velocità.<br />
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Alcune Regioni hanno lavorato per tempo razionalizzando il sistema ospedaliero, trasferendo l'assistenza nel territorio, ma ci sono voluti anni per spiegare ai cittadini, non senza frizioni e contestazioni che sarebbe stato meglio così. "La Toscana ha iniziato questo lavoro una decina d'anni fa - afferma l'assessore alla Sanità Enrico Rossi, coordinatore nazionale della Conferenza delle Regioni - è stato faticoso ma siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi. Con questa manovra demenziale, se passerà, dovremo rivedere la convenzione con i medici di famiglia, o ridurre la prevenzione oncologica, oppure l'assistenza psichiatrica. L'offerta di Tremonti, per coprire il ticket sulla specialistica, è ridicola: ci dice noi vi diamo quest'anno 50 milioni di euro su 834, voi coprite il resto tagliando del 30% gli stipendi dei direttori generali delle Asl, direttori sanitari e dirigenti regionali. Così le Regioni metterebbero insieme una decina di milioni di euro".<br />
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Come se non bastasse c'è il problema delle Regioni che hanno accumulato un deficit mostruoso nel corso degli anni. Con il governo Prodi era stato concordato un doloroso piano di rientro. In testa Lazio e Sicilia, seguite da Campania, Calabria e Molise. Per loro il problema è doppio: tagliare per rientrare dal debito pregresso e tagliare di nuovo per il ridimensionamento del Fondo sanitario. Massimo Russo, assessore alla Sanità della Sicilia, non ha perso le speranze: "È chiaro che il sistema rischia il collasso, ma spero che i conti possano tornare in equilibrio, tagliando 2 mila posti letto negli ospedali pubblici e 435 nelle cliniche private - afferma - riducendo i laboratori privati convenzionati".<br />
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(12 luglio 2008)<br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/economia/conti-pubblic-75/tagli-sanita/tagli-sanita.html">La Repubblica</a>VALTER VELTRONI: Federalismo per innovare l'Italia.2008-07-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357529Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><b><br />
4 luglio 2008 <br />
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Federalismo per innovare l’Italia<br />
Seminario del PD per una proposta di federalismo fiscale<br />
(video)<br /></b>
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=54415">Sito web del Partito Democratico</a>