Openpolis - Argomento: veltronihttps://www.openpolis.it/2012-02-20T00:00:00ZMagda NEGRI: Su linea partito si convochi direzione e gruppi parlamentari2012-02-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624736Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"È del tutto evidente che la risposta di Fassina all'articolo di Veltroni chiama in causa il senso, la natura, le politiche realizzate dal governo Monti e, in ultima istanza, il giudizio sulla crisi che stiamo vivendo. Del resto si sta discutendo di questi problemi in ogni sezione, ogni direzione e altri organi locali del partito".
E' quanto afferma la senatrice del Partito Democratico, Magda Negri.
"Non bastano i sillogismi di primo grado o l'evocazione di lontane assemblee, come quella dell'ottobre 2010 - aggiunge la Negri - per esimerci dal dovere collettivo di dire al Paese, ora, a cento giorni dalla nascita del governo in quale e quanta misura il Partito democratico si riconosca nelle politiche attuate dall'esecutivo Monti e non solo si limiti a votarle passivamente, per forza, con un mal di pancia crescendo".
"Mi sembra quanto meno necessario - conclude l'esponente Pd - convocare la direzione del partito con i gruppi parlamentari".<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it//gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=80491">senatoripd.it</a>Dario FRANCESCHINI: Pd: riusciamo ad apparire litigiosi anche quando siamo d'accordo2011-10-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609726Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>"Incredibile! Riusciamo ad apparire litigiosi anche quando siamo d'accordo!''. Lo ha detto -scherzoso- <b>Dario Franceschini</b>, presidente dei deputati democratici, conversando con i cronisti a Montecitorio e riferendosi a come la stampa ha raccontato la direzione di ieri del Pd.
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<b>Franceschini</b> ha in particolare definito ''inverosimili'' le ''divisioni'' descritte sull'ipotesi di un governo di trnsizione. ''In realta' siamo tutti d'accordo sull'ipotesi di un governo di transizione, anche Bersani. Lo ha detto lui stesso in modo chiaro''.
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Sulle voci corse in riferimento al pranzo, oggi a Montecitorio, tra lui e Veltroni che ha fatto ipotizzare una riunificazione della minoranza del partito, Franceschini ha fatto osservare che ''e' un fatto normale che si parli tra esponenti di uno stesso partito. Del resto in aula siamo seduti accanto Bersani, io e Veltroni e ci parliamo. E vi assicuro che Bersani e Veltroni si parlano, anche direttamente, tra loro''.
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-PD__FRANCESCHINI__RIUSCIAMO_AD_APPARIRE_LITIGIOSI_ANCHE_SE_D_ACCORDO-1054964-ORA-.html">Asca</a>Arturo Mario Luigi PARISI: Referendum, il tempo è ora2011-08-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it607910Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Caro direttore, mi consenta di richiamare e commentare per i lettori, che rientrano dopo Ferragosto, la nota puntuale che su Europa di venerdì 20 Mario Lavia ha dedicato al referendum contro il Porcellum. «Mattarellum qualcosa si muove», «Non è solo la manovra a scaldare la politica», avete giustamente titolato, «il referendum elettorale conta nuovi adepti». Mentre siamo tutti sempre più concentrati sui temi planetari della drammatica fase storica nella quale siamo precipitati, il gruppo di referendari che ha deciso di non gettare la spugna ha portato avanti in questi giorni di agosto «una battaglia che potrebbe smuovere le acque della politica nostrana». Nonostante l’isolamento mediatico, l’assenza di sostegni finanziari, il ridottissimo numero di giorni a nostra disposizione per la raccolta delle firme, e l’ostilità del generale agosto, i referendari – i Democratici, Idv, Pli, I Referendari di Segni, Sel, Unione Popolare – sono andati avanti lo stesso. «Raccogliere per settembre le 500mila firme necessarie è molto difficile. Ma non impossibile», avete scritto. Se penso che all’inizio di agosto l’impresa era stata abbandonata, dopo un estenuamente traccheggiamento di quasi venti giorni da sostenitori illustri, anzi, come scrive Lavia «di primissima fila», pur indicati dalla stampa come gli ideatori e i veri promotori del referendum, fosse solo per questo riconoscimento, già questa sarebbe una vittoria.<br />
Anche se non è tempo di vittorie morali.<br />
Ai referendari che, ad un mese dal deposito in Cassazione dei quesiti formulati dalla sapiente mano di Andrea Morrone, avevano all’inizio di agosto confermato pubblicamente la loro determinazione a continuare è stato sempre chiaro e continua ad esser chiaro che l’impresa è una impresa disperata.<br />
Ma, come ha detto Di Pietro, «il modo piu’ sicuro per perdere, è non provarci neppure». E, come dissi allora io, «in tempi disperati, solo le imprese disperate possono aprire un varco alla speranza ». Perchè il punto è questo. Mentre infuria la tempesta della crisi, con un governo di fatto commissariato dall’esterno, l’Italia ha più bisogno che mai di un parlamento pienamente legittimato e rispettato capace di prendere decisioni che impegnino tutti difronte al mondo nel presente e nel futuro.<br />
Ma noi di questo parlamento oggi purtroppo non disponiamo.<br />
Per chi legge sui giornali il dileggio al quale è sottoposto quotidianamente il parlamento e i parlamentari, sa che essi possono assumere impunemente solo due tipi di decisioni: quelle che resistono ai tagli imposti dall’esterno attraverso il governo, e, soprattutto, i tagli su se stessi, confusi con quelli della democrazia e con quelli della politica.<br />
Perché è questo quello che può fare una casta. Togliersi di mezzo. Ma se i parlamentari e il parlamento sono arrivati ad essere prima descritti, poi denunciati ed ora percepiti come una casta separata di privilegiati, è perché una legge infame li ha separati geneticamente dagli elettori espropriando questi del diritto di eleggerli, o, almeno, di rifiutarli, e mettendo quella che è diventata una nomina nelle mani di un pugno di capipartito. Può permettersi il paese un parlamento ridotto così, o, anche solo così ormai unanimemente definito? La mia risposta è da tempo: no! Eppure è questa la situazione: non solo nel presente, ma anche nel caso di nuove elezioni che dovessero essere indette nel tempo ordinario, e ancor più, anticipato. Possiamo permetterci di rischiare che la nostra democrazia finisca ancora una volta schiacciata tra una piazza ridotta a folla, e poteri privi di una propria specifica legittimazione democratica? Questo è quello che può capitare.
Lavorino quindi i partiti, e il Pd in testa, alle loro proposte di legge. Continuino pure a prendersi tutto il tempo che pensano necessario. Continuino ad auspicare governi straordinari, come si è detto per mesi, con un compito solo: la legge elettorale. Propongano di tagliare i costi eliminando col machete parlamentari e consigli, per ragioni contabili. Ma si mettano una mano sulla coscienza e riconoscano quello che una persona onesta come Chiti, vicepresidente del senato, incaricato della questione “legge elettorale” nel nostro ultimo governo, e competente come pochi, ha ripetuto a chiare lettere.<br />
Dobbiamo riconoscere che «non si stanno determinando le condizioni per l’approvazione di una nuova legge. È quindi giusto che ci sia una sollecitazione forte da parte dei cittadini attraverso il referendum. A questo punto è importante firmare». Per chi vuole intendere, un messaggio chiarissimo ancorché, come sempre, misurato. Lo stesso che abbiamo sintetizzato in uno slogan. Se, di fronte a questa vergogna, non permettiamo ai cittadini di dire “basta! O la cambiate voi e in fretta, o la legge l’abroghiamo noi” qua continuerà a non succedere nulla. Un invito a firmare rivolto a tutti, ma soprattutto alla dirigenza del Pd. Lo stesso argomentato analiticamente su Europa da Franco Monaco, “Mattarellum, Il Pd firmi” (17/8).<br />
Ringrazio perciò Europa per l’attenzione e la vicinanza alla nostra battaglia.
Da deputato eletto come capolista in Sardegna per il Pd non riuscivo infatti ad accettare il sostegno convinto del Fatto Quotidiano e quello spassionato del Tempo, mentre le voci amiche restavano in silenzio. E tuttavia proprio questa amicizia mi costringe a riprendere la conclusione di Lavia che registrando la diffusa «disponibilità di militanti ed elettori dem a sottoscrivere il referendum anti-porcellum» mi rivela un «incoraggiamento silenzioso dei vertici del Partito». <br />
E chiedere: perché poi dal Pd solo un incoraggiamento «tra virgolette»? Perché, infine, silenzioso? E poi, laddove riferisce che «i promotori » confiderebbero che «nello scorcio finale della raccolta, nomi di peso e dirigenti di primissima fila (Veltroni) possano scendere in campo», un’altra domanda: perché solo nello scorcio finale della campagna? Perché solo Veltroni? E mi fermo qua. Aggiungo: lo scorcio finale è già iniziato. Se i problemi non sono andati in vacanza, neppure la democrazia può permettersi di andare in vacanza. Basta prendere esempio da Chiti: dalla sua onestà e dal suo coraggio. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=13FIW5">Europa</a>Dario FRANCESCHINI: La riduzione del numero dei parlamentari sarà una priorità 2011-08-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it607899Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Il dimezzamento del numero dei parlamentari sarà nelle prossime settimane una priorità nel confronto con la maggioranza sulle riforme. Lo afferma in una nota il capogruppo alla Camera <b>Dario Franceschini</b>, che risponde ad una lettera indirizzata a lui e alla capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, da Walter Veltroni per sollecitare un impegno in tal senso. "Veltroni fa bene a riproporre un tema su cui il Pd è impegnato da tempo in entrambi i rami del Parlamento. Alla Camera in particolare sono depositati da inizio legislatura due proposte di legge del Pd per il dimezzamento del numero dei parlamentari e nelle ultime due conferenze dei capigruppo ho chiesto la calendarizzazione per settembre, ottenendo che il presidente Gianfranco Fini chiarisca definitivamente con il presidente del Senato quale dei due rami del Parlamento deve procedere sulla materia, senza perdere altro tempo". "Anche per questo la riduzione del numero dei parlamentari sarà nelle prossime settimane una priorità, come chiede Veltroni, del nostro confronto con la maggioranza sul tema delle riforme costituzionali".
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=5839">dariofranceschini.it</a>Dario FRANCESCHINI: Ora una partita comune delle opposizioni2011-05-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it569464Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
''Quella dell'unita' del partito e' una indicazione che i nostri elettori ci danno da tempo. E soprattutto dopo una vittoria in sfide cosi' importanti serve un partito unito, che resti unito anche dopo i ballottaggi. In questo momento i risultati positivi aiutano l'unita' interna, ma se c'e' una cosa chiara e' che i nostri elettori non ci hanno perdonato la litigiosita' interna. Quindi bisogna davvero voltare pagina.''. Lo dice il capogruppo Pd alla Camera <b>Dario Franceschini</b>, ospite di 'Una domanda a...', sul sito Ign/Adnkronos.
<p><a href="http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Franceschini-Sel-e-Pd-unito-anche-dopo-i-ballottaggi_312027020988.html"><b>Video dell'intervista a Dario Franceschini</b></a><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Franceschini-Sel-e-Pd-unito-anche-dopo-i-ballottaggi_312027020988.html">adnkronos</a>Marco PANNELLA: a Radio Radicale: «Veltroni barattiere» 2011-04-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559927<br />
"L'intervento di Walter Veltroni al Convegno di Amelia è l'intervento di un barattiere, su tutto. Se lui fosse cattolico, sarebbe barattiere anche se fosse il Papa. Veltroni dice che aveva preso contatto con Fini e Casini alla fine della presidenza Scalfaro per sostenere la candidatura di Ciampi e ha detto "così si fa politica". Si dimentica però che sul nome di Ciampi si erano già messi d'accordo in modo ferreo D'Alema e Berlusconi...
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C'era un solo pericolo in quel momento, e il pericolo era che il 70% del popolo italiano voleva come presidente Emma Bonino. La stessa presidenza Ciampi era voluta dal 21 per cento degli italiani.
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Questa cosa il barattiere la ha rivendicata perchè lui di nuovo vuol continuare col baratto unionista-nazionale...."<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/comunicati/20110417/pannella-radio-radicale-veltroni-barattiere">www.radicali.it</a>Pietro ICHINO: Sulla Fiat e sul Pd. «Rompiamo con i tabù del lavoro» - INTERVISTA2011-01-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557513Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Lei ha detto che il vero problema del caso Fiat sono i mancati investimenti stranieri diretti. Ma è solo il nostro diritto del lavoro la causa del mancato arrivo?</b>
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No: le cause sono molte e di vario genere: in particolare, il difetto di efficienza delle amministrazioni pubbliche e delle infrastrutture, l’alto costo dei servizi alle imprese dovuto a difetto di concorrenza nei rispettivi mercati, la mancanza di una cultura della legalità diffusa. Ma tra le cause della chiusura del nostro Paese agli investimenti stranieri c’è anche la vischiosità e inconcludenza del nostro sistema delle relazioni industriali. E io ci aggiungo l’ipertrofia, la complicatezza e la non traducibilità in inglese della nostra legislazione di fonte nazionale in materia di rapporto di lavoro.
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<b>A sinistra è forte l’opinione sui contratti Fiat che infrangono la legge ed addirittura la Costituzione.</b>
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La vera questione non sta in un contrasto tra quei contratti e il nostro ordinamento: la vera questione sta nel fatto che essi derogano al contratto collettivo nazionale. Questo è il vero tabù che è stato violato.
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<b>Perché lei è radicalmente contrario a chi sostiene la tesi della sostanziale intangibilità del CCNL?</b>
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“Radicalmente” è forse un avverbio eccessivo. Ma mi sembra che chi sostiene quella tesi confonda il ruolo del contratto collettivo con quello della legge. Solo la legge ha la funzione di sancire diritti tendenzialmente stabili nel tempo e uguali per tutti; il contratto, invece, serve proprio per consentire una modulazione del regolamento in esso contenuto, in relazione alle circostanze e ad equilibri di interessi che mutano nel tempo.
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<b>Il dibattito sul contratto Fiat mostra l’arretratezza delle relazioni industriali del nostro Paese. Bisogna dare più autonomia alle parti sociali o nuove regole legislative?</b>
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Occorrono entrambe le cose. L’autonomia contrattuale ha bisogno, per potersi espandere al massimo, di una buona cornice di regole semplici, non intrusive e stabili nel tempo.
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<b>Il caso Fiom Fiat ha mostrato un posizionamento incerto della nuova segretaria Camusso, prima distaccatasi dalla Fiom, poi invece l’ha seguita.</b>
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Probabilmente c’è un po’ di tattica in questo comportamento. Ma, conoscendo Susanna Camusso da trent’anni, non dispero che riesca a tirare fuori la Cgil dal vicolo cieco in cui si è cacciata.
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<b>Da tesserato Cgil lei pensa che la sua organizzazione possa esprimere una maggioranza riformista?</b>
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Certo che sì! Una larga maggioranza degli iscritti percepisce la necessità di uno svecchiamento della cultura sindacale e industriale della Cgil.
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<b>Si sente isolato nella sua battaglia politico culturale di innovare il centrosinistra lavoro? Ha notato un progresso o un arretramento dalla sua discesa in campo in politica, a partire dalla mancata attenzione ai veri scandali del mondo del lavoro, finte partite Iva in testa?</b>
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Isolato proprio no: i miei due disegni di legge più importanti, quelli per il nuovo Codice del lavoro semplificato, sono stati firmati dalla maggioranza dei senatori del Pd e sono stati fatti propri dal Movimento Democratico di Veltroni. Il 10 novembre scorso, poi, il Senato ha votato a larghissima maggioranza una mozione che impegna il Governo a varare un nuovo Codice del lavoro semplificato modellato proprio sul <a href="http://www.pietroichino.it/?p=4896"><b>disegno di legge n. 1873</b></a>. E sono quotidianamente assediato dai giornalisti che mi chiedono interviste, mediamente una al giorno; e dalle federazioni e i circoli del Pd di tutta Italia che mi chiedono di organizzare incontri pubblici con me: dall’inizio della legislatura ne ho fatti quasi trecento. Tre anni fa, quando accettai la candidatura al Senato, non speravo certo di arrivare a tanto in così breve tempo.
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<b>Lei è tra le personalità più prestigiose candidate da Veltroni nel 2008. Da allora è cambiato molto, e parecchie persone hanno abbandonato il PD. Come valuta la segreteria Bersani, troppo poco riformista secondo lei come sostengono alcuni dei suoi critici?</b>
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Il Pd ha difficoltà a esprimere scelte chiare e nette sulle questioni cruciali: c’è indubbiamente, per questo aspetto, un difetto di leadership, che però non è certo imputabile soltanto a Bersani. D’alta parte, dobbiamo anche abituarci all’idea di un grande partito nel quale convivono molte anime, molte componenti. E poi è ancora un partito molto giovane, che deve ancora farsi un po’ le ossa ed esprimere un nuovo gruppo dirigente. Certo, sarebbe stato meglio che questo processo di maturazione fosse stato più rapido. Ma l’impazienza, in politica, è cattiva consigliera.
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<b>Vendola ha parlato di schiavismo riferendosi a Marchionne. Un’alleanza con il suo partito è compatibile con un centrosinistra riformista?</b>
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Un grande partito di centrosinistra “a vocazione maggioritaria”, quale il Pd vuole e deve essere, deve essere capace di ospitare al suo interno anche minoranze di sinistra che la pensano come Vendola. Ma se quel modo di pensare diventasse in qualche modo dominante nel partito, vorrebbe dire che la vocazione maggioritaria è stata sostituita da una vocazione minoritaria.
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<b>Le elezioni potrebbero essere a breve. Quali sono le sue priorità programmatiche per il programma del Pd?</b>
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I <a href="http://www.pietroichino.it/?p=12350">cinque punti enunciati da Veltroni</a> al Lingotto sabato scorso:<br />
abbattimento del debito dal 120 all’80 per cento del Pil in cinque anni; nuove relazioni industriali per favorire la scommessa comune di lavoratori e imprenditori sui piani industriali innovativi e l’apertura del nostro Paese agli investimenti stranieri; flexsecurity contro l’apartheid nel mercato del lavoro; detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile per produrre uno shock positivo sul tasso di occupazione femminile e un fisco più friendly verso il lavoro autonomo di nuova generazione; investimenti su istruzione, ricerca e bellezza del Paese.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.giornalettismo.com/archives/111117/pietro-ichino-bisogna-rompere-con-i-tabu-del-lavoro/">Giornalettismo.com - Andrea Mollica</a>Nichi VENDOLA: «Nessun veto sulle alleanze. Ma Walter sbaglia su Marchionne» - INTERVISTA2011-01-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557256Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
Per lui l´ad della Fiat è sinonimo di modernità, per me di autoritarismo. Per me le primarie sono un valore aggiunto. Cancellarle renderebbe molto debole la figura del candidato premier. Governo di transizione? Piuttosto si torni presto alle urne: questa è una vera necessità democratica.
<p> «Veltroni apre nei miei confronti. Dice: "Tu sei un alleato necessario, svolgi un ruolo prezioso, quello di coprire con la tua radicalità la parte della sinistra"».<br />
Nichi Vendola, il leader di Sel, al "Lingotto 2" è stato una sorta di convitato di pietra.
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<b>Vendola, veramente Veltroni ha marcato la distanza tra i Democratici e lei. Ha giudicato del tutto sbagliato il suo giudizio negativo su Marchionne e fuori luogo paragonare Carlo Giuliani a Falcone.</b>
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«Poiché Walter pensa che questa sinistra debba essere in posizione subordinata indica due questioni su cui svolge una critica di merito. Su Marchionne. Per Veltroni è <i>un'icona</i> della modernità; per me propone un capitalismo autoritario. Faccio notare che un giornalista prestigioso come Galli della Loggia di fronte alla vicenda Mirafiori ha detto che è ormai tempo di riconoscere che i diritti sociali sono incompatibili con la globalizzazione dei mercati e perciò cambiare la Costituzione.<br />
È questo che vuole Veltroni? Non è ultraconservatore non affrontare il tema della mobilità sostenibile? Da sei anni governo una grande regione come la Puglia, non sopporto le etichette di riformista o radicale. Su Carlo Giuliani. Controlli su internet, non l´ho mai paragonato a Falcone. Non buttiamoci tra i piedi trappole politico-mediatiche».
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<b>Non si sente tenuto fuori dalla porta?</b>
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«I punti di divergenza riguardano la nostra idea di modernità. Ma sulla costruzione di un´alleanza larga non pongo veti. Però ci vuole una bussola e la questione morale ne è il primo punto. L´involgarimento della politica produce pervasività; le dinamiche corruttive sono una problema anche del centrosinistra. E poi al centro dobbiamo avere i temi di un paese che deve riconvertire il proprio modello di sviluppo. Nessuno è proprietario di una ricetta salvifica. Ma tanti cedimenti alle cultura liberista hanno prodotto danni alla sinistra e al paese. Ci vuole una contesa delle idee, avendo noi il coraggio di dire basta: si metta punto alla crisi del paese e si torni alle urne perché questa è una necessità democratica».
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<b>Non è d´accordo su un governo di transizione?</b>
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«Finora non andare alle urne ha acuito la crisi e il degrado. A Walter poi dico: sei sicuro che Marchionne rappresenti gli interessi del sistema d´impresa? E la fuoriuscita da una lunga storia di relazioni industriali rischia di diventare una fatale crisi dell´autonomia del sindacato che è stato garante del compromesso tra capitale e lavoro. Perché la modernità non è mai un miglioramento delle condizioni materiali di vita delle persone?».
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<b>Torniamo alle alleanze. Niente veti vuol dire che le starebbe bene un patto anche con Casini e Fini?</b>
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«Fini credo che abbia conclusivamente recintato il proprio partito dentro al centrodestra. Non mi pare il caso di produrre ulteriore confusione nel marasma della politica italiana. Affrontiamo il problema di come si salva l´Italia, di come si esce da questo vergognoso pantano».
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<b>Unione sepolta?</b>
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«L´Unione, in quanto faticosissimo condominio in cui ciascuno sventolava la propria bandierina, è inadeguata a questo passaggio d´epoca».
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<b>In questa fase di emergenza, potrebbero saltare le primarie: forse con qualche ragione.</b>
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«Le primarie sono un valore aggiunto e aiutano un pezzo grande del paese a ritrovare il filo rosso della speranza. Cancellarle renderebbe molto debole la figura del candidato premier del centrosinistra».
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<b>Preferirebbe sfidare Veltroni o Bersani?</b>
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«Mi piace discutere delle loro idee, piuttosto che dare giudizi sbrigativi come qualche volta il Pd fa nei miei confronti».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=WXYM6">la Repubblica - Giovanna Casadio</a>Dario FRANCESCHINI: Da Veltroni parole utili per proposta programmatica2011-01-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557208Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Un intervento pieno di contenuti utili per la proposta programmatica e innovativa del Pd". Cosi' <b>Dario Franceschini</b> commenta l'intervento di Walter Veltroni che si e' concluso poco fa al Lingotto di Torino.
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"Mi fa piacere -aggiunge- che ci sia la condivisione dei rischi che corre la democrazia italiana e l'esigenza di fare appello a tutte le forze democratiche".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=652722">Adnkronos</a>Massimo Cacciari: «La sconfitta? Colpa di Walter. Ha scelto lui la sciagura Calearo» - INTERVISTA2010-12-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548867<br />
Un'occasione persa, quella della mozione di sfiducia contro il governo Berlusconi «per colpa dei tre sciagurati di Italia dei valori e dell'altro sciagurato Calearo».<br />
Massimo Cacciari non ha mai peli sulla lingua. Ma in questo giorno dopo la sconfitta degli antiberlusconiani, l'ex sindaco di Venezia (che recentemente ha abbandonato il Partito democratico) è durissimo verso chi ha propiziato la sconfitta delle opposizioni.
<p>«In realtà, è colpa di Di Pietro e di Veltroni, di chi ha scelto gli 'sciagurati', di chi li ha nominati, senza nessuna selezione, un esercizio di pura ruffianeria. Che fedeltà può venir fuori da persone di quel calibro?».
<p><b>II giorno dopo la sua vittoria il premier apre le braccia ai 'deputati delusi'.</b>
<p> «Dipenderà da quanto grandi saranno le sue capacità di acquisto, da quanto infinite le sue provvidenze. Certo, Silvio Berlusconi per sopravvivere dovrà schivare ogni colpo in Parlamento. Dovrà tentare di allargare la sua maggioranza, non c'è dubbio».
<p> <b>Verso l'Udc?</b>
<p> «Può darsi. In ogni modo, questa volta Berlusconi dovrà usare l'arma della seduzione politica. Qualche altro acquisto, frutto delle sue pratiche di corteggiamento, gli servirebbe solo per vivacchiare per qualche mese, forse un anno. Non di più».
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<b>E' una strada obbligata, ma non ci sono molte possibilità oltre a Casini, se si esclude un recupero di Fini, per ora inimmaginabile.</b>
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«Credo che nè Gianfranco Fini nè Francesco Rutelli possano essere in discussione. Ma ritengo che neppure Casini voglia perdere la carta che ha in mano, quella di rappresentare l'opposizione moderata di centro a Berlusconi».
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<b>Lei crede ancora nella realizzazione del Terzo polo o Polo della Nazione?</b>
<p>«Se sapranno costruire un progetto politico, mettere insieme una classe dirigente con una cultura moderata, rappresenteranno l'unica alternativa a Berlusconi».
<p><b>C'è anche il Partito democratico, non le pare?
</b>
<p>«Il Pd non è il partito democratico ma un partito di sinistra che si ispira alla socialdemocrazia e che non andrà mai oltre il 25 per cento».
<p><b>Ma a sinistra ci sono nuovi volti, Renzi, Vendola.</b>
<p>«Renzi? Vedremo se sarà un piccolo rottamatore o un piccolo politico. Per ora non mi sembra avere visto particolari lampi di genio politico».
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<b>Se Berlusconi offrisse una riforma della legge elettorale, qualche moderato potrebbe affluire nella maggioranza?</b>
<p>«Lui sarebbe capace di cambiare la legge elettorale, nel senso di eliminare anche il piccolo inconveniente presente al Senato (trasformare il premio di maggioranza da regionale a nazionale, ndr)». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=W4DIH">Giorno/Carlino/Nazione - Flavia Baldi </a>Nichi VENDOLA: «D'Alema e Veltroni vogliono fare fuori me e Bersani»2010-12-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548512Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
«Latorre <a href="http://www.openpolis.it/dichiarazione/548511"><b>ha detto una verità</b></a> che è passata quasi inosservata: ha aperto a me e ha ammesso che il progetto del Pd è fallito. Ora ci saranno delle contromosse: D'Alema e Veltroni, per esempio, che sono lontanissimi, hanno però due obiettivi identici: fare fuori me e Bersani. Ma l'importante è restare tranquilli, non farsi prendere da questi giochi del ceto politico».
<p>Il governatore della Puglia è sicuro che le primarie, nonostante D'Alema, si faranno: «Bersani è una persona perbene e le ha promesse». <br />
Lo sostiene anche in un libro-intervista a Cosimo Rossi, ex giornalista del manifesto («La sfida di Nichi - Dalla Puglia all'Italia»): «Le primarie si faranno: questa è un'acquisizione fondamentale, penso che non ci sia più modo di impedire e anche di pilotare questo strumento».
<p>Non faccio finta di non sapere che nel Pd molti vorrebbero che la legislatura proseguisse per riassestare il partito, cambiare candidato alla premiership e andare al confronto con il governatore pugliese da una posizione di forza. Lo dice anche nel libro di Rossi: «Immaginare che ci sia una destra buona con cui allearsi transitoriamente contro la destra cattiva mi pare un'ennesima manifestazione di vocazione al suicidio». Già, ma nel Pd si torna a parlare di un possibile governo Draghi che affronti l'emergenza economica: «Sarebbe ugualmente devastante» taglia corto Vendola.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=VRBVF">Corriere della Sera - Meli Maria Teresa</a>Oliviero DILIBERTO: «Comunisti e Sel uniti alle prossime elezioni» - INTERVISTA2010-10-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546690<br />
«Abbiamo 22mila iscritti, prima del tragico 2008 erano 30mila, una struttura organizzata in tutto il territorio nazionale, da due anni facciamo le liste con Rifondazione ma quando ci siamo presentati da soli abbiamo preso il 3%, insomma ci siamo anche se fuori dal parlamento e dai mezzi di comunicazione». Oliviero Diliberto parla del partito dei Comunisti italiani del quale è segretario da dieci anni.
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<b>Perché ci sono ancora due partiti comunisti?</b>
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Non dovrebbero. Noi siamo pronti a rimettere insieme in un unico partito quelli che sono rimasti comunisti e a fare un’alleanza, una federazione, con tutte le forze della sinistra, innanzitutto con Sinistra e libertà. <br />
La Federazione della sinistra deve allargarsi, se resta la somma di Prc e Pdci, più altri compagni stimati, rischia di essere una finzione. Questa è la nostra posizione, il nostro congresso l’anno prossimo avrà al centro l’obiettivo di ricostruire il partito comunista. Per il resto rispettiamo il dibattito che c’è in Rifondazione e in Sinistra e libertà, tuttavia una risposta è urgente.
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<b>Senza mettere in discussione il nome e il simbolo comunista?</b>
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No, ci rivolgiamo innanzitutto a chi si sente ancora comunista. Che guarda cioè a un orizzonte dove ci sia il superamento degli assetti capitalistici. Naturalmente siccome questo non è all’ordine del giorno bisogna mettere in campo una strategia di alleanze per fare più forte la sinistra. E dare un segnale a quelli che sono disorientati in ragione delle nostre divisioni.
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<b>Che segnale?</b>
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Lancio una proposta: alle prossime elezioni la Federazione della sinistra e Sinistra e libertà si presentino insieme almeno al senato. Una lista che sia una «bicicletta» con i due simboli in modo tale che risulti chiaro che non stiamo unificando niente ma che facciamo un passo nella direzione dell’unità.
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<b>Com’è possibile, visto che Vendola correrà per diventare candidato premier e voi escludete di governare con il Pd?</b>
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La storia del mio partito dimostra che non siamo pregiudizialmente contrari ad andare al governo. Ma oggi non ci sono le condizioni per governare con il Pd e lo dico con rammarico. Il punto è che se provassimo un accordo organico faremmo del male al Pd e a noi. Esempio: per la Commissione europea l’Italia dovrà rientrare pesantemente dal suo debito. Dovesse vincere, sarebbe un problema del centrosinistra. Non siamo in condizione di farlo con equità, non con questo Pd dove prevale il rapporto con Marchionne. Anche se devo riconoscere che Bersani sta correggendo la rotta e parla di centralità del lavoro.
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<b>Questi problemi ci saranno anche fuori dal governo se intendete appoggiarlo in parlamento.</b>
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Con il Pd dobbiamo fare un patto su alcune grandi questioni democratiche – difesa della Costituzione, legalità, informazione. Poi dobbiamo fare un patto di legislatura su almeno tre cose che vogliamo portare a casa: lotta al precariato, scuola pubblica ed equità fiscale. Sono cose che anche il Pd può accettare. Un patto del genere ci eviterebbe di ripiombare nella situazione dell’Unione quando si aprivano fibrillazioni quotidiane.
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<b>Ma su quello che resta fuori dal patto come fate a impegnarvi?</b>
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La logica di questo accordo vuole che noi saremo leali complessivamente ma che porteremo a casa almeno questi risultati. È un po’ come la Lega con il federalismo rispetto al governo Berlusconi. Faremo dei compromessi, ma non vogliamo ripetere l’errore di dividerci come nel 2008 e neppure quello di litigare in continuazione.
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<b>Un bel pezzo del Pd continua a non fidarsi e non vuole comunisti nell’alleanza.</b>
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È Veltroni che conduce questa campagna con strumentalità delinquenziale. È lui che ha rotto con la sinistra consentendo a Berlusconi di avere la più grande maggioranza in parlamento. Lui che lo ha rimesso in sella scegliendolo come interlocutore per la riforme, lui che ha fatto cadere Prodi. Dopo tutto questo io mi sarei rifugiato nella foresta pluviale amazzonica che è più impenetrabile dell’Africa, Veltroni invece è ancora lì che pontifica. Immagino però che il Pd si renderà conto che un’alleanza è obbligatoria visto che verosimilmente si formeranno tre poli: Berlusconi con la Lega e Storace, Fini con Casini e Rutelli e Bersani con Di Pietro e la sinistra.
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<b>Uno schema che vi piace?</b>
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Sì perché non credo che il Pd sia in condizione di fare un accordo con Casini e Fini che perderebbero immediatamente i loro voti.
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<b>Come starebbe in piedi un governo di sinistra appoggiato dall’esterno e con due opposizioni?</b>
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Può provarci perché quel centro robustamente conservatore, immagino sostenuto da Confindustria e dalla Cei, toglierebbe voti alla destra. Anche il primo Prodi aveva due opposizioni visto che la Lega era divisa da Forza Italia e An.
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<b>Parteciperete alle primarie di coalizione?</b>
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Per noi lo escludo ed evito di indicare preferenze perché rischierei di danneggiare il prescelto.
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Neanche Vendola?</b>
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Con Sel dobbiamo fare un patto di azione comune che renderebbe più forti anche loro nel caso dovessero entrare nel governo. Mi rendo conto che è un argomento delicato perché non è passato tanto tempo da una scissione, ma ho già proposto alla Federazione di sostenere Vendola alle primarie. In questo caso posso dirlo senza danneggiarlo perché è già percepito come il candidato più a sinistra. Due anni fa si è candidato alla guida di un partito che si chiama comunista.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=UHPUE">Il manifesto - Andrea Fabozzi </a>Ignazio Roberto Maria MARINO: «Il Pd deve darsi una scossa» - INTERVISTA2010-09-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it507238Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Pd: rinnovamento generazionale? Applichiamo lo statuto.
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<b>Senatore Ignazio Marino, per caso c'era anche la sua firma nel documento dei 75 di Veltroni?</b>
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No, non condivido il metodo di Walter Veltroni in questa circostanza. In un grande partito che si dice democratico chiunque può esprimere, nelle sedi appropriate e senza scambiarsi lettere sui giornali, critiche e valutazioni.<br />
Resta comunque un punto che non si può eludere. Nel momento in cui il Pdl implode in preda ai conflitti interni il Pd non riesce comunque ad attirare consensi e, infatti, sondaggi alla mano, continua ad essere in difficoltà. Su questo dobbiamo interrogarci ed è urgente fare conoscere le nostre proposte concrete per l'Italia. In sintesi: il Pd deve darsi una scossa.
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<b>Con la scissione dei 75 il Pd è rotto definitivamente o si può ancora salvare?</b>
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Il Pd, più degli altri partiti, ha una grande responsabilità e un arduo compito, quello di proporre soluzioni agli enormi problemi che gli italiani vivono ogni giorno. Dobbiamo mettere in secondo piano i dibattiti interni, volti solo al posizionamento politico, e utilizzare le nostre energie per i lavoratori precari, i ricercatori, la scuola pubblica, la sanità pubblica e proporre un piano per il futuro che vogliamo.
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<b>Ma non si tratta dell'ennesima divisione autolesionistica?</b>
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Se il Pd si vuole salvare deve anche lottare per i suoi ideali, renderli forti e incrollabili, deve imparare a coinvolgere le persone. E deve lottare per i diritti, che non sono solo i diritti civili o le unioni civili, che peraltro servirebbe regolare data l'arretratezza in cui versa l'Italia. Ma penso per esempio al diritto di poter contare su una giustizia penale e civile, veloce e giusta. Diciamo no al processo breve ma sì a sentenze brevi, con una magistratura che possa lavorare in modo efficiente, perché pretendere che sia fatta giustizia è un diritto che i cittadini italiani non hanno più.
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<b>I giovani hanno ragione a voler rottamare i «vecchietti» o secondo lei Renzi, Civati, Serracchiani & C sono bravi solo a criticare ma non a proporre?</b>
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È evidente che nel Pd ci sia un problema di rinnovamento, anche generazionale. Da anni vediamo sempre lo stesso film con gli stessi protagonisti. Chi è più giovane deve avere l'opportunità di dimostrare ciò che sa fare e per questo è sufficiente applicare lo statuto del Pd che prevede che dopo tre legislature non si possa più essere ricandidati in Parlamento. Diciamo con chiarezza che chi è stato in Parlamento per quindici anni può continuare a fornire il suo contributo ma non essere più candidato. Nessuno escluso.
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E se alla fine riuscissero a rottamare i vecchi, chi secondo lei potrebbe essere in grado di guidare un partito con troppe anime e senza identità?</b>
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Le anime e le identità sono diverse soprattutto tra coloro che hanno avuto la tessera della Dc o del Pci. Le persone che, come me, hanno avuto solo la tessera del Pd non risentono e non si riconoscono in queste antiche divisioni, e neanche i nostri sostenitori che sono assai più uniti dei dirigenti.
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<b>Bersani è schiavo di Di Pietro o Di Pietro è l'unico alleato fedele e leale?</b>
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Di Pietro è un alleato naturale del Pd, come lo sono altri partiti che hanno a cuore la democrazia e vogliono ristabilire alcune regole fondamentali che Berlusconi ha travolto con la sua politica totalitaria. Certo, il Pd deve tracciare le linee di un programma per tornare al Governo perché chi si vuole alleare con noi deve prendere un impegno preciso e condividere il progetto. Io credo che Di Pietro sia pronto a farlo ma l'amicizia sarà lunga solo se i patti sono chiari.
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<b>Berlusconi è schiavo della Lega o la Lega è l'unico alleato fedele e leale?</b>
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<p>Berlusconi ha fallito e la conseguenza è una ricerca della sopravvivenza ad ogni costo, anche da schiavo della Lega. Bossi detta legge da molto tempo e, dopo la scissione con i finiani, la detterà più di prima. È pericoloso essere schiavi della Lega e delle sue esigenze che non rappresentano tutta l'Italia. Io credo in un Paese, una nazione unita.
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<b>L'asse Fini-Rutelli-Casini ruberà più voti al Pd o al centro-destra?</b>
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È un «asse» tutto da verificare che per ora non esiste. Gli italiani credono nel bipolarismo e nel momento del voto tendono o scegliere la destra o la sinistra. La verità è che le piccole formazioni politiche alimentano il vecchio problema della politica italiana, ovvero il trasformismo, per costruire e cambiare maggioranze e governi indipendentemente dal risultato elettorale. <br />
Gli elettori, i cittadini, hanno idee nette, si sentono riformatori oppure conservatori e si vorrebbero orientare verso quei partiti che rappresentano una o l'altra di queste due visioni della società.
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<b>E Vendola dove lo mettiamo? Riproviamo come ha fatto Prodi a far salire sulla barca tutti, pure il diavolo come dice Di Pietro purché si metta fuori causa Berlusconi?</b>
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Nichi Vendola non è il diavolo: è un uomo molto colto ed equilibrato che sta cercando di modernizzare una delle regioni del nostro Sud. Ha una formazione politica profondamente democratica e un progetto per modernizzare le regioni del mezzogiorno. Credo abbia molti meriti e dobbiamo riconoscerglieli.
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<b>Anche Javier Bardem, attore sulla cresta dell'onda, si chiede perché gli italiani votano ancora Berlusconi.<br />
E perché il Paese gli crede ancora: non sarà mica colpa di un'opposizione poco credibile?</b>
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L'opposizione per essere credibile deve cambiare radicalmente metodo, mettendo sul tavolo delle proposte concrete e ancorandosi a forti valori culturali e di solidarietà, in poche parole deve dire qualcosa di sinistra_ Certo, se poi non si risolve il conflitto di interesse, non si assicura il pluralismo dell'informazione, non si cambia la legge elettorale, la strada è in salita e il voto sarà influenzato anche da queste anomalie che non sono facili da spiegare a Javier Bardem, anche perché non crederebbe alle sue orecchie. Javier Bardem vive in Spagna e guarda la Tve e la Cnn: gli italiani, invece, ogni giorno vedono il Tg1 e il Tg5 dove le notizie sono imposte da Silvio Berlusconi.
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<b>Perché oggi litigano perfino i medici in sala parto? In Italia non si fanno troppi cesarei?</b>
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Ciò che è avvenuto a Messina a fine agosto, con la sala parto trasformata in un ring, non è accettabile. L'Italia sembra, in questi giorni, trasversalmente unita da episodi di malasanità su cui è doveroso indagare. La mia sensazione è che si tratti di episodi gravi ma isolati che purtroppo gettano discredito sul lavoro, la competenza e il senso di responsabilità dei tanti medici ed infermieri che lavorano nel nostro paese. Rispetto ai cesarei, è evidente però che se ne eseguano troppi. <br />
L'Organizzazione mondiale della sanità indica come tetto il 13,7% mentre l'Italia è al 39% e Reggio Calabria al 65%. Iniziamo col far rispettare i protocolli, regoliamo meglio l'attività privata dei ginecologi e informiamo correttamente le donne.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=U4AOU">Italia Oggi - Marco Castoro</a>Dario FRANCESCHINI: “No a parallelismi tra la crisi del PDL e il PD”2010-09-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it549464Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Non esistono parallelismi tra la crisi del Pdl e il Pd. Così Dario Franceschini, Capogruppo Pd alla Camera, ha iniziato l’intervista davanti alle telecamere di Repubblica.tv. E interviene sul docuemnto dei 75: "Uno degli errori del documento di Walter Veltroni, Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni è stato quello di offrire spazio per l'immagine di due crisi speculari collegate tra loro, quella del centrodestra e quella del centrosinistra. Ma così non è. La crisi della destra è strutturale, profonda, lì è esploso un modello di destra italiana anomalo rispetto ai modelli europei, i quali pur scontrandosi con gli avversari, rispettano i fondamenti costituzionali ed hanno una leadership contendibile. Per diversi mesi - ha continuato - siamo riusciti a mettere in campo un Pd compatto. Nel centrodestra con l'iniziativa di Fini c'è ora un problema irrisolvibile. Da noi invece c'è una discussione interna che era meglio se restava più interna. Ma è una discussione, e nulla di più serio".
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Insomma adesso, "non è il momento di stare divisi, ma uniti. E naturalmente lo si fa intorno a chi ha vinto le primarie. I nostri elettori non ne possono piú quando anche con le migliori intenzioni si rappresenta un partito che litiga sui giornali... è sempre capitato così. Eletto un leader, dal giorno dopo calci nelle caviglie. A Veltroni, Occhetto, Prodi, Amato... dico basta. C'è anche un problema di mantenimento della parola data agli elettori. Walter ha detto che non avrebbe fatto ad altri quello che era stato fatto a lui. Io allora ho condiviso. Nel momento in cui ci si mette a raccogliere delle firme, chiedendole a qualcuno sì e ad altri no, si dà vita a una corrente. Io stesso il documento l'ho visto solo quando era già pubblicato".
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Che fare? "Accantoniamolo come un errore e ragioniamo come nel Pd ci possa essere un dibattito vero senza dividere il partito. Per me – ha concluso Franceschini - questa vicenda è segnata da una grande amarezza personale e politica e vorrei fermarmi qua, perché penso che non ci fosse bisogno di queste cose adesso. In un partito come il Partito democratico deve esserci spazio per un dibattito interno, però deve essere costruttivo non autolesionista".
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Il capogruppo democratico ha ragionato poi sulla possibilità che il premier decida di andare al voto anticipato con l’attuale legge elettorale: “Se ci fosse un colpo di mano di Berlusconi, nel Pd siamo tutti d'accordo. In quel caso si fa appello a tutti quelli che ci stanno in parlamento per andare al voto con una diversa legge elettorale “.
Franceschini ha poi commentato l’atteggiamento del capo del governo che cerca disperatamente in questi giorni di assicurarsi una maggioranza. "Questa oscenità a cui stiamo assistendo, cioè l'acquisto di singoli parlamentari per garantirsi una maggioranza senza Fini, è assolutamente in linea con quello che è accaduto: è stato dimenticato che se il governo Prodi è caduto, perché Berlusconi ha convinto, tra virgolette, alcuni senatori a tradire il mandato elettorale è a far cadere il governo. Quei senatori, che hanno un nome e un cognome, sono stati ricompensati – ha aggiunto - venendo candidati nelle liste di Berlusconi non alle Politiche ma un anno dopo alle Europee".
"Io per principio e per garanzia non credo mai alle parole di Berlusconi". Così Dario Franceschini ha risposto indirettamente al premier che si dice convinto di concludere il mandato di legislatura. "Bossi e Berlusconi –ha aggiunto - ne raccontano una al giorno".
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Franceschini partecipa alla conferenza dei capigruppo, dove le opposizioni possono calenderizzare alcune proposte, così non ha chiuso le porte alla proposta avanzata da Arturo Parisi e Walter Veltroni per una mozione di sfiducia al presidente del Consiglio. Ma ha avvertito: "I finiani ci hanno già detto che voterebbero contro una mozione antipremier. Non è molto astuto pensare delle cose che compattano la maggioranza e mettono Fini in braccio a Berlusconi.. Chi ha una responsabilità parlamentare deve ottenere dei risultati, non fare belle figure".
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Sulla necessità di una pronta riforma elettorale che garantisca un ruolo da protagonista agli elettori, Franceschini ha dichiarato di essere favorevole “per il doppio turno alla francese, come deciso tre mesi fa dal partito".<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/107556/no_a_parallelismi_tra_la_crisi_del_pdl_e_il_pd">PartitoDemocratico.it</a>Romano PRODI: Su Veltroni: «Io potevo andare avanti».2009-03-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390656
<p>La verità di Romano Prodi sulla fine di Romano Prodi arriva sul binario di RaiTre (Fabio Fazio, "Che tempo che fa") con un ritardo di 13 mesi, ma l`impatto è comunque pesante.
<p> Il Professore, la cui ultima comparsa in una trasmissione tv risaliva al dicembre del 2007 (sempre da Fazio), stavolta qualche sassolino se l`è tolto, indicando in Walter Veltroni e nella sua decisione di far correre il Pd da solo alle elezioni una delle principali cause della caduta del suo governo, nel gennaio di un anno fa.<br />
«Il mio esecutivo - ha detto l`ex premier - poteva andare avanti, perché dopo una Finanziaria durissima il Paese avrebbe finalmente potuto raccogliere i frutti di quei sacrifici. E invece, come successe anche con il mio primo esecutivo, dopo l`ingresso nell`euro, il governo è stato fatto cadere».
<p>Prodi ha quindi rievocato l`esatto momento in cui le sorti dell`Unione sono precipitate nell`abisso: La scintilla fu l`annuncio di Veltroni, da poco eletto al vertice del Pd, di andare soli alle elezioni, senza Rifondazione, senza ali.<br /> Domanda di Fazio: «Cosa ha pensato in quel momento, Professore?».<br /> Risposta: «Non ebbi bisogno di pensare. Ricordo che si affacciò Mastella alla porta del mio ufficio a Palazzo Chigi. Teneva la testa piegata da un lato e urlò: se voi volete fare fuori me, sono io che faccio fuori prima voi. Per la verità la frase di Clemente era un po` più colorita, ma la sostanza non cambia...». Fu la fine del governo. Ma anche dell`impegno politico del Professore, che da quel momento prese le distanze dal Pd, da lui fondato.
<p> Ieri, per la prima volta, Prodi ha pubblicamente spiegato i motivi: «La linea politica adottata da Veltroni nel partito non era la mia e per questo mi sono fatto da parte». Il punto centrale del dissenso riguardava la politica delle alleanze e in particolare la cosiddetta vocazione maggioritaria. Ora che Veltroni è stato costretto ad alzare bandiera bianca, il Professore, nella speranza che il successore Dario Franceschini abbia orecchie più attente («Ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi» ha tenuto a sottolineare Prodi), è tornato a rilanciare la sua tesi "unionista", la necessità di una rete di alleanze: «Ho sempre sostenuto - ha detto che il Pd non deve andare da solo alle elezioni, essendo stato costruito per divenire il nucleo fondante della coalizione».<br /> Un punto d`equilibrio tra le varie componenti: «Ritengo che sia compito della democrazia portare nella cultura di governo anche le ali estreme». Un Pd, quello che sogna l`ex premier, impregnato di spirito ulivista e in grado di recuperare terreno su temi- classici del centrosinistra come la giustizia sociale ("In Italia è aumentato il divario tra ricchi e poveri"), i giovani e la scuola, la democrazia dei partiti ("Basta con il gioco delle tessere").
<p>Impermeabile a qualsiasi offerta, Prodi ha ribadito di «aver chiuso con la politica», ha escluso di poter ritirare le dimissioni da presidente del Pd e ha rivelato «di aver ricevuto in Belgio un`offerta di candidatura alle Europee», cortesemente respinta.
<p>Sui temi etici, che tanto sconquassano il Pd, ha rilanciato l`importanza di «una mediazione nobile, senza urla». E quando Fazio gli ha chiesto qual è stato il prezzo di questo anno senza politica, ha risposto: «Essere totalmente dimenticato. Anche se me ne sono fatto una ragione positiva».
<p><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L3134">Corriere della Sera - Francesco Alberti </a>Piero FASSINO: "Tremonti? Lugubre. Sacconi? Sempre a gamba tesa. Di Pietro? Non condivido il suo modo di fare opposizione" - INTERVISTA2009-03-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391022Alla data della dichiarazione: Deputato<br/><br/><br />
A tutto campo. Senza risparmiare colpi. E' un Piero Fassino battagliero quello che risponde alle domande di Affaritaliani.it. "La proposta di Franceschini sugli assegni ai precari? Berlusconi dice no perché non ha idea dell'impatto della crisi sulla vita della gente. Tremonti? L'unica cosa che sa fare è presentarsi con il suo volto lugubre a dire che le cose vanno male. Sacconi? E' uno che entra sempre con la gamba tesa. E' uno che spacca sempre, che parli di Eluana o di Alitalia". E ancora, sul federalismo fiscale: "Al Senato ci siamo astenuti, ma quella legge è un manifesto. Se arriva così alla Camera ci comporteremo di conseguenza. L'Expo? Non rischiamo di perderlo, ma di sminuirlo". <br />
<b>Onorevole Fassino, ripartiamo dalle dimissioni di Veltroni...</b><br />
"Spiegare cosa è successo è semplice. Le elezioni in Sardegna, nonostante ci fossero molte condizioni per avere un risultato positivo, ci hanno visto sconfitti. Questa sconfitta è venuta dopo che abbiamo perso le elezioni in Abruzzo e che 10 mesi fa avevamo perso le elezioni politiche e quelle per la città di Roma. E' successo che Walter Veltroni, di fronte a una sconfitta che veniva vissuta e percepita davanti alla propria gente e da tutta l'opinione pubblica in generale come un momento di crisi del progetto del Pd, ha pensato fosse necessario un atto forte, un cambio di passo".<br />
<b>Ecco, quindi, l'assemblea costituente.</b><br />
"Ci siamo rimessi in cammino subito, dimostrando la vitalità di questo partito. Non so quanti partiti avrebbero convocato nel giro di poche ore un'assemblea di 1500 delegati che ha discusso, animatamente, su cosa fare. Ha deciso di votare un segretario. Non era affatto ovvio che andasse così. Io sono stato uno dei dirigenti che più ha sostenuto che bisognasse scegliere un segretario subito. Ho capito la richiesta di larga parte della nostra gente di fare le primarie. Ma ho fatto una valutazione: la crisi che stavamo passando non ci concedeva un tempo così lungo. Sono conscio però che molte questioni restano irrisolte. Ma sarebbe stato assurdo chiuderci per settimane in una discussione che sarebbe rimasta tutta tra di noi e su di noi. Avremmo anche fatto un esercizio di democrazia partecipativa vera, ma avremmo rischiato molto di allontanarci dal Paese." <br />
<b>Intanto Berlusconi è al governo.</b><br />
Non c'è nessun paese dove nove mesi dopo le elezioni chi ha vinto è già in crisi e chi ha perso è già pronto a subentrare. Con questo non voglio dire che non possiamo fare niente. Bisogna solo avere la consapevolezza che l'alternativa a Berlusconi è un processo politico che va costruito, giorno dopo giorno, mese dopo mese". <br />
<b>Parliamo di cose concrete. Franceschini ha proposto l'assegno per i precari. Berlusconi dice che incentiva i licenziamenti...</b><br />
"E' la dimostrazione che Berlusconi non ha nessuna consapevolezza di che cosa significhi nella vita della gente la crisi. E' vergognoso che Berlusconi dica che non si deve dare nessuna forma di sussidio a uno che ha perso il lavoro e non ha di che vivere. Adesso i membri del governo ogni giorno la sparano più grande, ad aggravare la crisi con aggettivi sempre più drammatici. Serve a giustificare il fatto che non si fa nulla. Noi invece le proposte le abbiamo fatte. C'è da mettere in campo un piano vero di opere infrastrutturali. Mica il solito Ponte di Messina. Tremonti invece l'unica cosa che sa fare è presentarsi con il suo volto lugubre a dire che le cose vanno male. Ma la verità è che una parte dei problemi che ha l'Italia sono imputabili proprio a lui. Ora fa la vestale che difende il rigore dei conti pubblici. Noi li avevamo messi a posto con Padoa Schioppa. E' una vergogna morale la beatificazione di Tremonti che si è fatta in questi mesi". <br />
<b>Sull'assegno è intervenuto anche Sacconi.</b><br />
"Quando abbiamo avanzato la proposta è intervenuto anche quell'altro guastatore che si chiama Sacconi. Ha l'idea che bisogna sempre spaccare: si è occupato di Alitalia e ha spaccato i sindacati, si è occupato del caso Englaro ed è successo lo stesso... Sacconi è uno che entra sempre a gamba tesa. Abbiamo di fronte un esecutivo preoccupante". <br />
<b>Si è definito l'Expo 2015 una manifestazione "anticiclica". Che - in parole povere - consente di "combattere" la crisi. Dopo un anno, continuano le liti. Rischiamo di perderlo?</b><br />
"Non rischiamo di perdere l'Expo. Però rischiamo di perdere un'occasione. L'Expo è assegnato, deve succedere il disastro assoluto perché venga revocato. Però l'Expo potrebbe essere in tono minore o in tono maggiore. Può essere un fatto milanese o una opportunità per l'Italia intera. Dipende da come lo si fa. Ho assistito all'illustrazione del sindaco Moratti alla commissione esteri: belli i progetti della solidarietà, dello sviluppo, della cooperazione. Ho l'impressione però che alle idee non corrisponda l'impegno finanziario. E' come una macchina che va in prima. Dopo un po', il motore si fonde".<br />
<b>Il Pd ha avuto con l'Italia dei Valori dei rapporti... altalenanti. Ora come si può configurare questo rapporto?</b><br />
"La situazione è semplice. Ci sono tre forze di opposizione: Udc, Idv e Pd. Tutti i giorni leggo sui giornali che dobbiamo decidere. E che cosa? Che cosa devo fare? Mettere un vetro di separazione tra il mio banco e quello di Di Pietro? Non siamo al governo insieme, siamo all'opposizione insieme. Certamente poi abbiamo delle differenze nel modo di concepire l'opposizione: non c'è dubbio che Di Pietro pensi che si fa opposizione urlando di più. Io non la penso come lui. In certi momenti il suo modo di fare opposizione non coincide con il nostro. Però devo notare che il 95 per cento delle volte votiamo in Parlamento allo stesso modo. Per essere chiari: non ci siamo mai sposati, non c'è bisogno di divorziare. Stesso discorso con l'Udc: cerchiamo di avere convergenze all'opposizione perché sappiamo che tanto più si creano convergenze all'opposizione, tanto più poi ci possono essere alleanze di governo".<br />
<b>Passiamo al tema del federalismo fiscale. Al Senato vi siete astenuti. Cosa farete alla Camera?</b><br />
"In realtà questi federalisti della Lega e i loro alleati hanno una visione propagandistica del federalismo. La loro legge è molto generica. Che non dice esattamente come sarà riorganizzato il sistema fiscale. Non dice quali competenze stanno definitivamente allo Stato e quali agli enti locali. E' una legge manifesto. E quindi se la portano alla Camera così com'è ci comporteremo di conseguenza. Non siamo contro il federalismo fiscale, per questo ci siamo astenuti al Senato. Alla Camera non so come voteremo perché non sappiamo cosa ci porterà il Governo". <br />
<b>Franceschini ha detto che non si ricandida. E Fassino?</b><br />
"Il nodo non è chi si candida e chi non si candida. Quello che succede dopo il voto di giugno dipende dal risultato elettorale. Se il risultato replicherà quello che abbiamo avuto in Sardegna, le conseguenze saranno complicate. Non avremo il voto di nove mesi fa, non prenderemo il 33 per cento, ne siamo certi. Ma magari il voto non sarà disastroso e potremo riflettere serenamente. Non mettiamo il carro davanti ai buoi".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.affaritaliani.it/politica/INTERVISTApierofassinodipietroFMPOL070309_pg_1.html">Affaritaliani.it</a>Massimo Cacciari: «Franceschini? Con lui un'altra legnata» - INTERVISTA2009-02-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388814Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Venezia (VE) (Partito: DL) <br/><br/><br />
C’è rammarico nelle parole di Massimo Cacciari: «Quanti errori! E pensare che il Pd, alle ultime politiche, non ha avuto un insuccesso: dopo Prodi neppure il padreterno avrebbe potuto vincere. Che occasione sprecata...».<br />
<b>Sindaco, lei ha detto che il nuovo leader deve essere un Chiamparino con una dimensione culturale nazionale e internazionale. Praticamente ha fatto il suo ritratto...</b><br />
«No, no, nel modo più assoluto: non ho la passione politica né la volontà di potenza che ha l’amico Chiamparino. E poi quella era una battuta».<br />
<b>Scherzi a parte: molti della base reclamano o lei o Chiamparino...</b><br />
«Capisco, ma un conto sono le passioni, un conto la politica ragionata che, purtroppo, nel Pd scarseggia».<br />
<b>Si faccia avanti lei...</b><br />
«Io sono troppo vecchio: meglio Chiamparino. Ma il problema non è legato a un nome, quanto al progetto, alle cose che dovevano esser fatte subito».<br />
<b>Ossia?</b><br />
«Il partito doveva creare le condizioni indispensabili affinché potesse emergere una nuova classe dirigente. E non è stato fatto».<br />
<b>Perché?</b><br />
«Perché si continua a sbagliare. Si prosegue con la logica della cooptazione, mentre sono i vertici che devono creare una classe dirigente nuova».<br />
<b>
Facile a dirsi ma...</b><br />
«Ma nooo, è facile anche a farsi. I volti nuovi emergono dallo scontro politico serio e aperto».<br />
<b>Be’, lo scontro c’è...</b><br />
«Bene! Se ne approfitti. I dirigenti del Pd aprano immediatamente una fase costituente. Le correnti escano allo scoperto, si diano un’identità e si confrontino in un congresso serio. Se-rio!».<br />
<b>Si doveva fare prima?</b><br />
«Certo. Questo è stato un grave errore di Veltroni che, a mio avviso, tra tutti è quello che ha sbagliato di meno».<br />
<b>Qualche errore lo ha commesso...</b><br />
«Era partito bene poi però, come gli altri vertici, ha pensato solo a un patto compromissorio tra vecchie eredità».<br />
<b>L’ha ammesso anche lui, dicendo «Un partito non può essere come il Vinavil...».</b><br />
«Se n’è accorto soltanto adesso? Un partito nuovo deve parlare al futuro, non guardare a come tenere insieme pezzi di passato. Eppure questo promise durante le primarie...».<br />
<b>E invece?</b><br />
«Invece non è andato in quella direzione, non ha giocato all’attacco, è stato condizionato dai giochetti di rendita».<br />
<b>Il problema è che tenere insieme margheritini e diessini non è mica facile...</b><br />
«Ma lui non doveva parlare alle vecchie anime degli ex Ds e degli ex Dl: ecco il suo errore più grande».<br />
<b>Ma così rischiava scissioni un giorno sì e uno no...</b><br />
«Echissenefrega! Quando ti avventuri in un’esperienza nuova non puoi portarti dietro delle zavorre. Perderai qualche pezzo all’inizio ma dopo voli. Sennò rischi di fare come lo sventurato della storiella buddista».<br />
<b>Storiella buddista?</b><br />
«Sì, quello morto sui monti perché s’era portato in vetta una zattera che considerava utile per averlo aiutato ad attraversare un fiume a valle».<br />
<b>L’altro errore?</b><br />
«Il suo “maanchismo”: non è riuscito a dare una linea certa e chiara al partito. E poi nei confronti dell’Idv...». <br />
<b>Ha sbagliato pure lì?</b><br />
«Ma sì! Non puoi concentrarti in un esercizio di opposizione totalmente a rimorchio di Di Pietro».<br />
<b>
E ora che si fa?</b><br />
«Si faccia entro aprile un congresso straordinario apertissimo chiamando tutto il popolo delle primarie».<br />
<b>E se non si fa in tempo?</b><br />
«Ridicolo impiccarsi ai regolamenti, si faccia subito, su-bi-to!».<br />
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E Franceschini?</b><br />
«Vedo con terrore la prospettiva di andare alle elezioni europee con Dario leader e poi al congresso: prenderemo un’altra legnata clamorosa».<br />
<b>E se fosse il congresso dello scioglimento del Pd?</b><br />
«Benissimo. Lo si faccia e lo si dica, però!».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KTOHM">Il Giornale - Francesco Cramer</a>Andrea SARUBBI: «Sono spaesato, mi ha voluto Walter, su suggerimento di Rutelli... [Dalla base sale un urlo sul web "Adesso via tutta la nomenklatura"]2009-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388804Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
«Sono spaesato, mi ha voluto Walter, su suggerimento di Rutelli, è la prima volta che mi capita nella vita...
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Ma so che adesso bisogna avere coraggio, non aggrapparsi alle figure di garanzia, ad una classe dirigente nata quattro partiti fa». Modello Renzi, modello Bersani, i germi di una prossima divisione.<br />
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Tra tanto furore, note di tristezza:<br />
«Povera sinistra italiana, mi manca... Ma chi sono oggi gli italiani di sinistra? Cosa hanno in testa? Cosa vogliono veramente? Forse è tutto finito... Lo confesso:<br />
ho paura».
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<b>DALLA BASE SALE UN URLO SUL WEB "ADESSO VIA TUTTA LA NOMENKLATURA"</b><br />
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Presi d`assalto siti e blog di area. Il coro è unanime: ora facce nuove e opposizione dura.<br /><br />
Via tutti, via Veltroni, ma anche, come direbbe Crozza, per l`ultima volta, via tutti gli altri. Via Bersani, via Fioroni, via D`Alema, via Rutelli, via Soro, via Letta, via Latorre e persino i meno visibili Carra e D`Ubaldo... Via «le compagnie brutte», via «tutta la classe dirigente che nasce dal ventre del vecchio Pci», via «i pericolosi ipocriti doppiogiochisti», via «quelli che trattano il Vaticano non come uno Stato estero ma come il consigliere privilegiato», via la «Binetti che ascolta Radio Vaticana prima di votare», via «la nomenklatura arroccata nella torre d`avorio», «via quelli che anche quando cadono per terra, poi c`è sempre uno champagne, una prima all`opera, un vernissage che li aspetta».
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Un grido collettivo, un`onda inarrestabile di emozioni, quella del dopo-Veltroni. La delusione, la rabbia, la voglia di reagire, prendono forma nelle migliaia di messaggi che intasano i siti online dell`Unità, di Repubblica, degli altri indirizzi web occupati da una sinistra travolta dalla sconfitta bruciante di Soru e poi da quel «me ne vado» senz`appello del leader.
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Cambia tutto, all`improvviso. Ed ecco che la reazione di molti, della maggioranza, prende la strada rancorosa, livida, della ribellione nei confronti di un establishment di partito, vissuto come «casta».
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Messa così, non basta, non sazia, la testa caduta di Veltroni.
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Della vecchia guardia non si salva nessuno, chi stava in prima fila e chi in seconda, chi si opponeva e chi era organico al progetta. «Vorrei che se ne andassero tutti gli apparatnik, gli uomini di corridoio, i lecchini, i rutelli e i rutellini, i faziosi, i moralisti cattopapisti, gli arrivisti, i terzomondisti, i precisini, i benaltristi, i sempresentisti, gli entusiasti di ogni cambiamento».
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E` la furia del cupio dissolvi. Il segnale che gli elettori del Pd vogliono girare pagina, anche brutalmente.
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Non vedevano l`ora di dirlo, di urlarlo: «Qui è un`intera classe dirigente che ha fallito! Invece di creare una scuola quadri, di promuovere facce nuove, i soliti hanno lottato per le poltrone.
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Veltroni ha solo accelerato il processo con la sualinea morbida...».<br />
Veltroni che lascia, Veltroni che passa dal «Yes we can, al Yes I go».
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Veltroni che qualche militante ostile, già non rimpiange: «Era ora, è la prima cosa buona che fa, ma troppo tardi».<br />
Però anche Veltroni che distrugge un sogno:<br />
«Grazie Walter, gentiluomo tra gli sciacalli, con te finisce la mia storia politica ed elettorale».<br />
Fa impressione leggere in sequenza gli sfoghi, gli sbandamenti.<br />
E` una base sofferente, mai più disposta ad illudersi: «A questo punto l`intera classe dirigente dovrebbe riflettere sullo stato del Partito. Il problema non è un semplice cambio di leadership. Abbiamo bisogno di una nuova sintesi che provenga da un`altra generazione».
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Aria nuova, dunque, «volti nuovi, idee fresche, opposizione dura»: «Facciamo la lista di quelli che se ne devono andare, tutti quelli che hanno trasformato il sogno in un incubo. Se si vogliono migliorare le cose va cambiato l`intero gruppo dirigente, vanno allontanate le cariatidi, si dimettano la direzione e il governo ombra o io non voterò più».
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Quasi mille messaggi solo all`Unità e l`aria che tira è principalmente questa: Veltroni è stato troppo «soft» contro il Caimano, è stato travolto dal suo «ma anchismo che in politica non paga», aveva «i capibastone che gli remavano contro», ma nessuno pensi di rimpiazzarlo con i soliti o il Pd, che adesso è «ircocervo», diventerà un guscio vuoto. «Bye bye Walter, non èl`epoca giusta per te.
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Adesso nuovo segretario, nuova linea politica». La rabbia per la sconfitta che brucia trasformata in opportunità: «E` questa <b>l`occasione per fare piazza pulita della nostra parte di casta</b>».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KT8V8">La Repubblica - Alessandra Longo</a>Silvio BERLUSCONI: «Volevo chiamare Veltroni, poi ho cambiato idea»2009-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388803Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Non ho gradito le sue
parole. Servono nuovi interlocutori»<br />
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«Pensavo di telefonare a Veltroni oggi pomeriggio, poi ho letto le sue dichiarazioni di stamattina e mi è passata la voglia». Nel giorno dell’addio di Walter Veltroni alla segreteria del Pd, il premier Silvio Berlusconi non risparmia una frecciata al suo sfidante.
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Berlusconi ha affrontato l'argomento durante la cerimonia per l’anniversario dei Patti lateranensi presso la Santa Sede. «Sono fatti che non richiedono commenti perchè riguardano un’altra casa e io per abitudine non sono mai entrato nelle cose interne delle altre forze politiche», ha precisato il premier. Berlusconi, all’uscita da Palazzo Borromeo, torna poi con un sorriso sulle frasi appena pronunciate ai giornalisti presenti al ricevimento per il Concordato e ammette di aver fatto ricorso ad «un pizzico di birichinaggine».
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Il premier si dice tuttavia pronto «a trovare degli accordi» con l’opposizione anche dopo l’addio di Veltroni alla segreteria del Pd, assicurando di vedere favorevolmente il confronto anche con un altro interlocutore alla guida dei democratici: «Io mi auguro sempre che ci possa essere una opposizione con cui sia possibile confrontarsi e trovare degli accordi e quindi - sottolinea Berlusconi a margine del ricevimento all’ambasciata italiana presso la Santa Sede in occasione dell’anniversario del Concordato e dei Patti Lateranensi - non cambio la mia posizione e il mio auspicio».
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<br/>fonte: <a href="http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200902articoli/41153girata.asp#">La Stampa.it</a>Paolo FERRERO: Fallimento di una politica non di un uomo2009-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388802<br />
Il risultato delle elezioni sarde ha reso evidente il fallimento del progetto politico del Pd. Non l'errore di un leader, ma la crisi organica di un progetto politico che copre un arco temporale lungo. E' la strategia nata dal progetto occhettiano di scioglimento del PCI e caratterizzata da un progressivo spostamento al centro che si mostra fallimentare. Con questo fallimento occorre fare i conti in modo non propagandistico. Anche perché il risultato sardo colpisce pesantemente un'esperienza di governo che nel bene e nel male non rappresenta certo uno dei frutti peggiori del Pd. Anzi. Il centrosinistra ha fallito non per imperizia di qualche dirigente ma proprio perché il suo progetto politico non è in grado di prefigurare una via di uscita dalla crisi. Così, anche le cose buone fatte da Soru - penso alla legge sulla tutela del territorio - si sono ritorte contro un centrosinistra che non è riuscito a dare uno sbocco positivo al drammatico problema della disoccupazione. Anche la speculazione edilizia può essere vista come un'ancora di salvezza in una condizione in cui manca il lavoro.<br />
La sconfitta sarda ci pone quindi il problema di fondo. Il centrosinistra è nato e cresciuto in simbiosi con la globalizzazione capitalistica. Di quella globalizzazione ha assunto le culture e i valori: dal liberismo temperato alla centralità dell'impresa. Di fronte alla crescente insicurezza sociale prodotta dal quel modello di sviluppo, insicurezza diventata vero e proprio terrore dentro la crisi economica, il centrosinistra non è stato in grado di dare alcuna risposta credibile. Al contrario la destra ha usato l'insicurezza sociale come un'arma per fomentare la guerra tra i poveri e costruire su queste basi il suo consenso. La destra, di fronte alla crisi ha detto: la coperta è corta, è bene che restino fuori i piedi degli altri, immigrati in primo luogo; se si deve sacrificare un po' di libertà e democrazia, pazienza. Su questo ha vinto la destra.<br />
Di fronte alla crisi la destra propone uno sbocco barbarico. il Pd non ha proposto nulla. Nel suo ultimo piano contro la crisi non è nemmeno stato in grado di porre la questione della redistribuzione del reddito, che è con ogni evidenza il problema più grande che abbiamo dinnanzi.
In questa situazione è bene, a sinistra, evitare illusioni che vedo pericolosamente affacciarsi.<br />
Da questa crisi non si esce con un cambio di leadership. Non è un problema di nomi, né è sufficiente, come al gioco dell'oca, tornare indietro di qualche casella, magari riscoprendo i Ds al posto del Pd. Il problema è che tutto il gruppo dirigente che ha operato per sciogliere il Pci si è identificato con la gestione della globalizzazione liberista ed è andato in crisi proprio nella crisi della globalizzazione.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KTACR">Liberazione - Paolo Ferrero</a>