Openpolis - Argomento: codice penalehttps://www.openpolis.it/2012-03-14T00:00:00ZMaurizio SAIA: Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00583 2012-03-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626051Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/>Il Senato,
premesso che il diritto penale italiano, anche in quella versione autoritaria che fu il "Codice Rocco" del 1930, è di schietto impianto liberale, giacché fonda la sussistenza del reato e l'applicazione della pena al fatto in sé, all'oggettivo risultato di una condotta, trascurando l'autore del delitto e la sua soggettività: esemplari in questo senso, e cioè nella direzione di un affievolimento della naturale vocazione teleologica del diritto penale, sono sia l'istituto del tentativo di reato di cui all'art. 56 del codice penale, sia il delitto impossibile di cui all'art. 49, comma 2;
considerato che:
le esigenze discendenti dalla coesione sociale, valore fondamentale nel tempo lungo e buio della grande crisi del Novecento, richiedono che non venga valutata dal giudice penale soltanto la presenza degli elementi giuridici e materiali di una fattispecie criminosa (il furto, lo stupro, l'omicidio, la corruzione) e quella degli elementi psicologici puntuali di chi l'ha posta in essere (il dolo, la colpa ovvero la stessa capacità d'intendere e volere), ma che venga invece conferita un'importanza nuova e cruciale all'autore del reato, al suo "atteggiamento interiore", alla sua complessiva condotta di vita, alla sua personalità complessivamente e dinamicamente riguardata, secondo la traiettoria culturale di un Gesinnungstrafrecht a trazione democratica disegnata per esempio nel dopoguerra dal magistero di Giuseppe Bettiol;
da ciò si inferisce la necessità sistematica di integrare il modello classico dei reati condensati nell'oggettività del loro Tatbestand, affiancandovi e integrandovi un intervento il cui vettore sia l'individuazione di adeguati "tipi normativi d'autore" (Tätertypus), cosicché venga giudicato, per usare espressioni deliberatamente atecniche, non solo e non tanto il furto, quanto il ladro; lo stupratore, e non solo la violenza carnale; il grassatore, e non solo la rapina;
una siffatta riforma non potrebbe mai correre il rischio di sdrucciolare in una strumentazione potenzialmente lesiva delle guarentigie costituzionali: al contrario, è stato ampiamente dimostrato come il liberalismo spesso sia diventato sinonimo di individualismo e di egoismo e come il personalismo cattolico cui si ispira la miglior tradizione giuridica italiana sia un antidoto efficace contro ogni tentazione intrusiva nel perimetro delle libertà; e come non si possa continuare a imbottire il diritto commerciale e il diritto del lavoro di elementi di eticità, per avere un diritto penale formalista e positivista, e cioè "amorale", che dà ai cittadini la sensazione d'essere troppo sovente abbandonati nelle mani di predatori impuniti;
aumentare le pene, invocando la pena capitale o la castrazione, corre il rischio di essere barbaro folclore o ipocrita retorica, laddove serve un radicale ripensamento dell'impianto stesso del nostro diritto penale in chiave post -liberale, e dunque personalistica e comunitaria;
alla luce dei grandi cambiamenti storici e culturali alla base dello spostamento dall'individuo alla comunità e dai diritti alle responsabilità del nostro modello sociale,
impegna il Governo:
1) a promuovere l'avvio di una riforma penale che, guardando all'intenzione morale del reo più che agli effetti storici della sua azione, equipari alle sanzioni previste per il delitto consumato quelle previste per il delitto tentato, e cancelli la norma che esonera da ogni punizione il delitto impossibile;
2) a promuovere l'avvio di una riforma penale che introduca nel sistema italiano, in modo integrato con la tradizionale configurazione per fattispecie del nostro sistema dei reati, la figura del tipo normativo d'autore e dell'adeguatezza sociale delle condotte.
<br/>fonte: <a href="http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=648024">www.senato.it</a>Rita BERNARDINI: Per amor di giustizia2009-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391730Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Lo stato della giustizia in
Italia ha raggiunto livelli di inefficienza assolutamente inaccettabili, sconosciuti in altri Paesi democratici. <br />
Da anni e in modo permanente
l’Italia versa, in una situazione
di illegalità tale da aver generato numerosissime condanne da
parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Questa denuncia
- costantemente documentata
nel corso dei decenni dai Radicali - oggi è riconosciuta ovunque nel panorama politico italiano, ma poco credibili sono i richiami alla riforma di quella che
efficacemente Pannella ha definito «la più grande questione istituzionale e sociale del nostro
Paese». <br />
Oggi Silvio Berlusconi
invoca la separazione della carriere dei magistrati e la trasformazione del Csm troppo correntizio, ma nel suo discorso di insediamento alle Camere volto a
illustrare il programma di governo, non fece alcun cenno ai temi della giustizia se non legandoli al problema - quanto creato ad arte - della sicurezza.
<p>
Un silenzio signifcativo
che come delegazione radicale all’interno del gruppo
parlamentare del Pd non esitammo a censurare in aula,
seppure dichiarandoci pronti a dare il nostro contributo
nel momento in cui l’attuale maggioranza avesse deciso di elaborare e mettere
all’ordine del giorno un piano per una riforma organica della giustizia. è da tempo, infatti, che noi Radicali
riteniamo non più rinviabile un intervento legislativo
che non solo difenda il “giusto processo”, garantisca la
“terzietà” del giudice, riformi il codice penale e la legge sull’ordinamento giudiziario, ma che, soprattutto, si ispiri a un’idea organica e
moderna della funzione del
processo e della pena. Continuare, invece, a contrapporsi, come fno a oggi è avvenuto, tra destra e sinistra, su
specifci interventi settoriali, sulle singole norme, spesso partendo da singoli episodi di cronaca, non è degno della funzione della politica.
<p>
(...) A parte le considerazioni
assolutamente negative sul
famigerato Lodo Alfano dove, perlomeno, le intenzioni
sono palesi, anche la nuova
disciplina sulle intercettazioni telefoniche, approvata alla Camera e attualmente in discussione al Senato, pare ispirata a una visione del legislatore miope e limitata (la necessità di impedire illegittime pubblicazioni di notizie di reato), senza farsi carico di come questo indispensabile intervento legislativo debba inserirsi nel più ampio panorama dei mezzi investigativi e della formazione della prova.
<p>
Da questo punto di vista per noi Radicali il problema non
è tanto (e comunque non solo) di quali tipologie di reati “intercettare” o per quanto tempo, ma della effettività dei controlli sui parametri legislativi che già oggi sono previsti dal codice di procedura penale (il giudice che
autorizza l’intercettazione non è infatti un giudice terzo stante la mancata separazione delle carriere).<br />
E' bene fn da ora chiarire che anche la migliore e ideale riforma, sarà nulla se non si
partirà con un azzeramento della situazione esistente: la
zavorra dei quasi tre milioni e mezzo di processi penali
pendenti, infatti, non potrà far decollare nessuna riforma. C’è dunque bisogno di una amnistia. Era quello che avevamo chiesto assieme al presidente della Repubblica Napolitano con la “Marcia di Natale del 2005” e di cui c’era bisogno per il Paese. è quello di cui hanno bisogno gli stessi magistrati per tornare a lavorare serenamente e in condizioni umanamente accettabili. Insomma, l’amnistia rappresenta un atto di
buon governo ormai necessario e, dati alla mano, assolutamente improcrastinabile. Basti pensare al fatto che
- a fronte dei quasi 64mila detenuti - ogni anno 140mila reati cadono in prescrizione. Ciò vuol dire che all’aumento delle carcerazioni si accompagna un altrettanto vertiginoso aumento delle prescrizioni. Da una parte, dunque, abbiamo l’amnistia strisciante, crescente, nascosta e di classe delle prescrizioni e, dall’altra, il popolo e le cifre dell’esclusione
sociale, dei senza avvocati e senza difesa, degli immigrati
e dei tossicodipendenti, ultra penalizzati e verso i quali si scarica per intero e inesorabilmente la mano pesante della macchina della giustizia. (...)
<p> Mi dà fducia concludere con una citazione di Nicolò Amato, capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria in anni difficili, durante il recente Congresso Uil penitenziari: «L’utopia alcune volte salva la speranza, perché come diceva un'antica massima, “gli innocenti non sapevano che la cosa era impossibile, e
dunque la fecero».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MQHUK">Terra - Rita Bernardini</a>Ignazio Roberto Maria MARINO: Allarme - medici. «Sono stretti fra norme diverse. Bisogna vietare ogni denuncia» - INTERVISTA2009-05-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391146Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Le presenze di immigrati negli ospedali sono già calate del 20% in un mese e mezzo»<br />
<br />
L'allarme di Ignazio Marino è fortissimo. Contro il reato di clandestinità e sui medici obbligati a tenerne conto e denunciare gli immigrati ammalati. Il famoso chirurgo e senatore del Pd, che presiede la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, chiede al governo di scrivere espressamente che il medico non deve denunciare nessuno.
<p>
<b>Fini ha fatto il miracolo sui presidi - spia, lei ne vuole un altro?</b>
<p>
«Quel reato produce una ferita grave su due capisaldi della nostra società, sanità e scuola. Anche se è stato soppresso l'obbligo di denuncia per un paziente che si rechi in ospedale, con il reato il medico sarà stretto tra il divieto di segnalazione previsto dal testo unico sull'immigrazione e l'articolo 365 del codice penale che obbliga a redigere il referto e quindi, con esso, a denunciare la clandestinità»
<p>
<b>Non vale la previsione dello stesso articolo che consente l'omissione di referto qualora ciò «esponga il soggetto assistito a procedimento penale»?</b>
<p>
«Se nel referto scrivo che la persona ha la tubercolosi questo non è un reato, ma il documento porta con sé una denuncia in quanto lì è obbligatorio indicare le generalità. Se fosse incompleto farebbe emergere lo stato di clandestinità»
<p>
<b>Nel ddl va scritto che il medico non deve denunciare?</b>
<p>
«Va precisato con estrema chiarezza che, nonostante il reato, nell'ambito del servizio sanitario nazionale chiunque lavori in qualunque ruolo, funzione sanitaria o amministrativa, non deve denunciare situazioni di irregolarità relative alla cittadinanza o alla condizione di immigrato».
<p>
<b>Sarebbe risolutivo?</b>
<p>
«E' sempre un pannicello caldo, perchè mette riparo a un problema che sarebbe risolto eliminando il reato, un'offesa grave alla Costituzione, almeno in campo sanitario»
<p>
<b>E' una posizione di principio o teme conseguenze?</b>
<p>
«In Italia ci sono 4mila casi di tubercolosi, di questi il 28%, 1.200 persone, riguarda immigrati. Che se hanno paura, pur stando male, non andranno più al pronto soccorso»
<p>
<b>Ciò per lei è contro la Costituzione?</b>
<p>
«Va contro l'articolo 32 per cui il diritto alla salute non è del cittadino ma dell'individuo. Se si toglie l'assistenza medica si va contro la Costituzione. Con conseguenze gravissime. Nell'ultimo mese e mezzo, solo per l'effetto annuncio, gli immigrati negli ospedali sono calati fino al 20%.<br />
Che succederà con la legge?»<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LQB6A">La Repubblica - l.mi.</a>Marco PANNELLA: Vigilanza Rai. Questa mattina in Procura, a Roma ore 11, con l’Avv. Giuseppe Rossodivita per denunciare la situazione in cui versa la Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai2009-01-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388228Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Alle ore 11, in Procura a Roma - Piazzale Clodio - con l’Avv. Giuseppe Rossodivita, sarà depositata una denuncia che ha ad oggetto la situazione in cui versa la Commissione Parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, i cui lavori vengono preordinatamene disertati dai Parlamentari (Beltrandi e Sardelli esclusi) al fine di costringere il Presidente regolarmente eletto a dimettersi. Nella denuncia si ipotizzano alternativamente i reati di cui agli artt. 289 c.p. (attentato contro gli organi costituzionali dello Stato e contro le assemblee legislative) e 340 c.p. (interruzione di un pubblico ufficio o servizio). <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=135405">Radicali.it</a>Marco PANNELLA: Vigilanza Rai. Dalla mezzanotte sciopero della sete, per ottenere che il Parlamento cessi di operare da fuorilegge ...contro la Costituzione e gli “obblighi inderogabili” ribaditi ormai da 4 mesi ai massimi livelli dello Stato2009-01-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388222Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Marco Pannella dalla mezzanotte in sciopero della sete se il comportamento dei parlamentari membri della commissione di vigilanza confermeranno la violazione della legalità e il compimento dei reati previsti alternativamente all’articolo 289 del c.p. e 340 del c.p., che prevedono pene con la reclusione fino a 5 anni nel caso del verificarsi dei reati in questione.
<p>
Pannella invita ad associarsi con la formula dello sciopero della fame tutti i democratici che non intendano tollerare ulteriormente che si compia e perfezioni la flagrante posizione di “fuorilegge contro la Costituzione” del Parlamento italiano di fronte al persistere del negare l’obbligato rispetto degli inderogabili obblighi ribaditi e proclamati da più di 4 mesi ai massimi livelli dello Stato.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=135298">Radicali.it</a>Donatella PORETTI: Tortura: il Governo accolga l'emendamento. Urgente introdurre il reato di tortura2009-01-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388188Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
In Italia la tortura non è reato, nonostante siano passati ventuno anni da quando il nostro Paese ha ratificato la convenzione Onu che la vieta. Faccio appello al Governo, affinché accorci i tempi legislativi e accolga il mio emendamento al Dl sicurezza volto a colmare questo vuoto legislativo che ci vede agli ultimi posti in Europa, e sia introdotto finalmente anche nel codice penale il crimine di tortura.
<p>
Finora, sono numerosi i senatori che hanno sottoscritto l'emendamento (1), sono certa che numerosi altri parlamentari anche della maggioranza di Governo potrebbero e vorrebbero sottoscriverlo.
<p>
Come è emerso dalla conferenza stampa organizzata questa mattina in Senato dalla delegazione dei senatori radicali nel PD (2), ci é sembrato utile sottolineare cosa si intende per tortura e quindi perché sia necessario che in Italia si introduca tale norma, che creerebbe sicurezza per le persone arrestate o comunque detenute, ma anche per quelle persone vittime di qualunque forma di violenza o coercizione, fisica o psichica, esercitata su una persona per estorcerle una confessione o informazioni, o per umiliarla, punirla o intimidirla.
<p>
Non si perda, dunque, questa occasione per sanare il vuoto in merito che vige nell'ordinamento italiano. E' una questione di civilta', per un Paese come l'Italia che si e' fatto promotore della campagna all'Onu per la moratoria universale della pena di morte, non e' ammissibile non approfittare di ogni occasione utile per dotarsi di quanto espressamente richiesto dalle convenzioni internazionali ratificate. Non si puo' non prendere atto, inoltre, del grande slancio che anche in campo internazionale sara' dato alla lotta contro la tortura, ora che anche il neo-eletto Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato, proprio ieri, scrupoloso rigore da parte da parte degli USA sulla convenzione di Ginevra.
<p>
Qui il testo dell'emendamento:<br />
http://blog.donatellaporetti.it/?p=361
<p>
Qui il disegno di legge: http://blog.donatellaporetti.it/?p=372
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=135286">Radicali.it</a>Nicola MANCINO: «Il Parlamento scelga i reati da perseguire. Troppi giudici al Csm va ridotto il peso delle correnti» - INTERVISTA2009-01-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it384928<br />
Dice Nicola Mancino, vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura: «Si sentono troppo spesso dichiarazioni da cui emerge una voglia di "fare la guerra", per esempio contro i magistrati, che sembrano sottolineare la volontà di "riformare contro", piuttosto che di riformare. Ma sono del tutto inutili».<br />
<b>
Perché inutili, presidente?</b> <br />
«Perché la guerra non si fa. E poi perché si creano condizioni di incomunicabilità che non aiutano, mentre su materie come la giustizia le distanze tra maggioranza e opposizione andrebbero superate, come auspicato dal capo dello Stato».<br />
<b>
Lei è sicuro che ciò sia possibile?</b><br />
«Sicuro no, fiducioso sì. Una maggioranza parlamentare solida come quella uscita dalle ultime elezioni ha una responsabilità in più nella ricerca del dialogo e deve essere convinta che riforme così importanti, per lasciare un segno profondo e durevole, hanno bisogno dell'apporto dell'opposizione. E l'opposizione, ovviamente, deve predisporsi al confronto, senza pregiudiziali e senza attendere di dire la sua solo dopo avere conosciuto le proposte del governo».<br />
<b>Ha in mente qualche intervento per ridurre i tempi dei processi troppo lunghi e costosi?</b><br />
«Buona parte dei codici sono superati, e non è più tempo di aggiunte o di modificazioni a testi emanati da molti decenni. Per quanto siano state apportate modifiche anche apprezzabili ma non ancora definitive al codice di procedura civile, resto dell'idea che il ricorso alla delega sulla base di principi e criteri oggettivi sia lo strumento più efficace da porre a disposizione di un gruppo di esperti coordinato dal ministro. I lavori della commissione Pisapia sulla riforma del codice penale, e della commissione Riccio sulla procedura penale possono essere un'utile traccia anche per l'attuale governo».<br />
<b>
Intanto però il dibattito s'infiamma su altre proposte di riforma. L'ultima, del ministro-ombra del pd, prevede tre giudici anziché uno per decidere l'arresto di un indagato.</b><br />
«Personalmente sono d'accordo. In occasione della discussione del decreto- rifiuti in Campania, il Csm non solo condivise che su quell'area fossero tre i giudici delle indagini preliminari, ma pose anche il problema di estendere la composizione collegiale all'intero territorio nazionale».<br />
<b>Ma poi c'è il rischio che i giudici non bastino.</b><br />
«Si potrà attingere dai concorsi in atto e recuperare magistrati attraverso la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, chiudendo uffici che non hanno più ragione di esistere; compito, quest'ultimo, che spetta principalmente al ministro della Giustizia, anche se difficile e impopolare. Le questioni di garanzia dovrebbero sempre prevalere rispetto alla penuria di persone e di mezzi; nel settore penale la deroga al principio della collegialità è sempre un problema. Tre giudici in luogo di uno possono evitare alcune gravi anomalie, come quelle verificatesi, ad esempio, nei recenti casi di Pescara e di Potenza».<br />
<b>
Lei parla di gravi anomalie in inchieste che riguardano amministratori locali ed esponenti politici, mentre i magistrati ribattono che il vero problema è la corruzione.</b><br />
«Che va certamente colpita, ma con provvedimenti giudiziari che rispondano a requisiti di equilibrio e di "giustezza" che in alcuni casi sono sembrati trascurati».<br />
<b>
E del presunto abuso delle intercettazioni nelle inchieste giudiziarie che cosa pensa?</b><br />
«Che debbano servire a completare, non a dare inizio a un'indagine. Ma anche che non è giustificabile tenere fuori dall'ambito in cui possono essere utilizzate reati come la corruzione e la concussione».<br />
<b>C'è pure chi mette in discussione il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Lei è sempre a favore?</b><br />
«Non io, ma la Costituzione. Tuttavia mi rendo conto che, in tempi di emergenza come gli attuali, se si vuole evitare che la scelta dei processi sia operata dai pubblici ministeri, solo il Parlamento a maggioranza qualificata, del 65 o 70 per cento, può stabilire le priorità».<br />
<b>Quale emergenza, scusi?</b><br />
«Quella dei troppi procedimenti pendenti, per cui c'è il rischio che siano i singoli magistrati a scegliere quali trattare. Meglio allora che sia il Parlamento, con una maggioranza che coinvolga almeno una parte dell'opposizione, a stabilire le priorità sui reati da perseguire. Ma sempre come soluzione temporanea a situazioni eccezionali. Col ritorno alla normalità, dopo la riforma, una potatura dei reati che non destano più allarme sociale è una strada da percorrere».<br />
<b>
Il governo annuncia di voler separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, che vogliono chiamare "avvocati dell'accusa"...</b><br />
«Penso che il pubblico ministero debba continuare a fare parte dell'ordine giudiziario sia pure con funzioni fortemente differenziate rispetto al giudicante. Non mi piace la figura di un pm ghettizzato nella sua esclusiva funzione inquirente, che non subito ma nel tempo sarebbe destinata a dare attuazione a indirizzi punitivi governativi, quindi di parte. L'accusa dev'essere obiettiva, documentata; nell'ultima riforma del codice è stabilito che, ove emergessero prove di innocenza, il pm è tenuto a chiedere l'assoluzione dell'imputato. Un pm-parte che più parte non si può, farebbe altrettanto? Quanto all'uso di certi termini, mi pare che ci sia una certa dose di dilettantismo. Del resto, con la riforma Castelli-Mastella e la decadenza automatica di tanti incarichi direttivi dopo otto anni trascorsi nella stessa sede, non c'è stato un passaggio consistente di magistrati da una funzione all'altra. Segno che già oggi la prima scelta del magistrato condiziona lo sviluppo della sua carriera».<br />
<b>
E l'idea di un Csm separato per i soli pubblici ministeri?</b><br />
«La previsione costituzionale di attribuire al capo dello Stato la presidenza del Consiglio superiore si è mostrata, in cinquant'anni di esperienza, lungimirante e stabilizzatrice, e ha permesso di superare fasi di stallo e soprattutto le a volte aspre polemiche nate dal difficile rapporto politica-giustizia. Proprio il ruolo super partes del Presidente della Repubblica è stato e resta garanzia della unicità, in un solo organismo, della rappresentanza della magistratura, sia inquirente che giudicante».<br />
<b>Alcuni sollecitano una diversa composizione del Csm, in prima fila l'ex magistrato e ex parlamentare Luciano Violante. Qual è il suo parere?</b><br />
«Sono contrario ad aumentare il peso dei laici rispetto ai togati, ma l'attuale differenza è eccessiva. Ferma restando la presidenza del Capo dello Stato, una tripartizione della composizione affidata per un terzo ai magistrati, per un terzo al Parlamento e per un terzo al presidente della Repubblica mi pare equamente distribuita. La riforma costituzionale potrebbe confermare il vincolo della scelta parlamentare tra avvocati che abbiano esercitato da almeno quindici anni e professori ordinari di diritto, e stabilire che le nomine attribuite al capo dello Stato (giudici di sperimentata professionalità e docenti di diritto) assicurino nell' organo di autogoverno una prevalenza complessiva di togati».<br />
<b>Perché ritiene necessario diminuire la componente togata?</b><br />
«Perché l'attuale sproporzione ha giocato più a favore della correntizzazione che non di una libera rappresentanza delle diverse componenti in seno all'organo di autogoverno, scelta peraltro attraverso leggi elettorali sbagliate. Con la rappresentanza dei due terzi contro un terzo è più facile cedere alla tentazione distribuire i posti a seconda dell'appartenenza alle correnti».<br />
<b>
Ma con la sua proposta non si rischia di rafforzare in maniera eccessiva la posizione del capo dello Stato?</b><br />
«I costituenti furono saggi nel preferire la presidenza del Capo dello Stato a quella di supremi magistrati. L'esperienza conferma che nel cinquantennio è stato fatto buon uso del potere presidenziale: non sono mancati saggezza, equilibrio e imparzialità ».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KDGZJ">Corriere della Sera - Giovanni Bianconi</a>Marco PANNELLA: Con Villari dialogo perché ci siamo mossi in modo manifesto nella stessa impostazione2008-11-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382191Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
“Con Villari ho preso un caffè perché ho interrotto lo sciopero della sete in attesa di vedere come si sviluppa la situazione; non ho invece ancora interrotto quello della fame”. Lo ha detto Marco Pannella al termine dell’incontro con il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Riccardo Villari .
<p>
“Con Villari dialogo - ha dichiarato Pannella - perché ci siamo mossi in modo manifesto nella stessa impostazione. Il problema principale che i cittadini italiani non hanno ancora avuto la possibilità di capire è far uscire da una situazione di illegalità delittuosa il Parlamento della Repubblica; questo era il problema e per far questo occorreva un presidente e occorreva la formazione dell’assetto che consenta alla commissione di lavorare. Nessuno - spiega - può continuare nei confronti di Villari a violare il codice penale come hanno fatto tutti i leader politici da questo punto di vista, l’articolo 289 del codice penale dice che turbare lo svolgimento delle attività delle istituzioni pubbliche e di cariche istituzionali è reato e sicuramente minacce gli sono state rivolte pubblicamente.
<p>
Lui ha reagito con dignità e fermezza, non ha accettato di obbedire a degli ordini di stampo delittuoso e anticostituzionale e ha detto ‘non mi dimetto’ perché sarebbe stato indecoroso che un presidente regolarmente eletto accettasse per viltà partitocratica di farlo. Vogliamo evitare che si torni indietro ad una situazione di nuovo fuori legge e latitante del Parlamento. Gli atti perentoriamente dovuti da sei mesi vanno fatti rapidamente”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=132630">Radio Radicale</a>Marco CAPPATO: Aggravante clandestinità: la Commissione tiri fuori le carte.2008-09-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it360608Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Bruxelles, 23 settembre 2008<br /><br />
<i>• Dichiarazione di Marco Cappato, eurodeputato radicale, membro della Commissione Libertà pubbliche del Parlamento europeo</i><br /><br />
La questione del decreto legislativo contenenti misure urgenti in materia di sicurezza e dell'azione svolta dalla Commissione europea a seguito della sua entrata in vigore non é ancora del tutto chiara. Dallo scorso 26 luglio é entrata in vigore in Italia una modifica del codice penale (art.61 -11bis) che introduce la clandestinità tra le circostanti aggravanti di un reato commesso da uno straniero extracomunitario o comunitario. Si tratta di una modifica che é in contrasto con la normativa comunitaria.<br /><br />
La Commissione ha il dovere di vigilare sul rispetto della normativa UE da parte degli Stati membri e, in caso di violazioni, di intervenire immediatamente e formalmente presso le autoritá nazionali. Purtroppo, le parziali e contrastanti ricostruzioni di quanto accaduto fornite da Roma e Bruxelles non sono finora servite a capire cosa sia stato fatto e quali siano gli impegni presi.
<br />
<br />
Per questo motivo, oggi ho presentato un'interrogazione urgente alla Commissione per chiederle di chiarire come ha gestito questa vicenda e di mettere a disposizione il carteggio intercorso negli scorsi giorni tra Bruxelles e Governo italiano sulla questione del decreto legislativo del 23 luglio 2008.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=129175">Radicali.it</a>Donatella PORETTI: Vilipendio nei confronti del Papa, un reato d'opinione. Appello al ministro Alfano.2008-09-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359225Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico<br /><br />
Il nostro Codice Penale e' purtroppo ancora appesantito da troppi reati d'opinione, come il vilipendio nei confronti della bandiera o di un Capo di Stato e, grazie al concordato con il Vaticano, nei confronti del Papa. Di oggi la notizia che la procura di Roma chiedera' al ministro della Giustizia di procedere contro Sabina Guzzanti, indagata per vilipendio nei confronti del Papa, in relazione alle affermazioni fatte l'8 luglio scorso durante la manifestazione "No Cav Day" in piazza Navona.<br />
<br />
<b>"Non condivido cio' che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinche' tu possa dirlo" diceva Voltaire.</b><br />
Questo principio dovrebbe essere alla base delle nostre leggi e della nostra convivenza: una cosa sono le opinioni e altro i reati. Questi ultimi devono essere puniti e sanzionati, ma le idee, anche le piu' raccappriccianti devono restare libere di circolare. La liberta' di pensiero e di espressione e' del resto l'unico vaccino in grado di difendere la democrazia da attacchi mortali. Proprio in materia sto predisponendo un lungo elenco dei reati di opinione che potrebbero essere cancellati dal nostro codice penale, in alcuni casi potrebbe bastare il codice civile laddove ci sia un danno materiale dimostrabile. Nell'immediato un appello al ministro della Giustizia Angelino Alfano: non conceda quell'autorizzazione alla Procura, le nostre carceri gia' esplodono, le nostre aule dei Tribunali e il sistema giustizia piu' in generale e' al collasso, evitiamo di perseguire reati che non dovrebbero esistere in una Paese libero, democratico, civile e senza la paura del diverso.<br />
Di seguito le frasi incriminate, al link di RadioRadicale.it l'integrale: <br />
http://www.radioradicale.it/scheda/257970/video-integrale-del-no-cav-day-a-piazza-navona-interventi-tra-gli-altri-di-travaglio-grillo-guzzanti-di-pi<br /><br />
"Il governo è caduto in buona parte anche grazie a Ratzinger, con quella porcheria della negata partecipazione a La Sapienza. La menzogna della censura a Ratzinger è stata sostenuta da tutti i media e i politici, salvo le solite, rilevanti eccezioni. Questo significa avere il controllo dei media, inventare una polemica che non sta né in cielo né in terra, perché non c'è motivo al mondo percui Ratzinger debbe inaugurare l'anno accademico delle nostre università". "Grazie alla legge Moratti fra vent'anni gli insegnanti saranno scelti dal Vaticano, ma fra vent'anni Ratzinger sarà dove deve stare, cioè all'inferno, tormentato da diavoloni frocioni attivissimi, e non passivissimi. Non come i gay che hanno accettato di spostare il Gay Pride a Bologna perché a Roma, a San Giovanni, c'era un coro di preti. E 'sti cazzi, si direbbe in una repubblica democratica".
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=128451">radicali.it</a>Giorgio NAPOLITANO: Piazza Navona: La Procura di Roma apre un fascicolo sulle offese2008-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357775Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
<b>Al vaglio degli inquirenti offese a Napolitano, Carfagna e Papa</b><br /><br />
La notizia era già stata anticipata nei giorni scorsi, oggi la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla manifestazione 'No Cav Day' di martedì scorso a piazza Navona, nella quale dal palco sono stati offesi il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ed il pontefice Benedetto XVI. Gli inquirenti vaglieranno in particolare le affermazioni di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. Le fattispecie, per il vilipendio nei confronti del capo dello Stato è previsto dall'articolo 290 e seguenti del codice penale; le offese al Papa sono invece rubricate dall'articolo 296.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newscronaca/20080712_201800_311aabc_43096.html">Apcom</a>