Openpolis - Argomento: Spagnahttps://www.openpolis.it/2012-07-17T00:00:00ZRoberta ANGELILLI: «Fu Prodi a volere un'Europa larga e dominata da altri...» - INTERVISTA 2012-07-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647424Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: PPE) <br/><br/><br />
Un euro a due velocità. Ogni tanto fa capolino la tentazione di una fuga in avanti verso un super euro dei paesi "forti", a traino tedesco, comprendente i "virtuosi" paesi del nord Europa. Con la conseguente divaricazione rispetto a un euro di "serie B" di un'area mediterranea "periferica", <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HRLCZ">con Italia e Spagna sempre in affanno</a>. Chiediamo a Roberta Angelilli, vice-presidente del Parlamento europeo, di ricostruire i passaggi di questa progressiva perdita di centralità dell'area mediterranea dell'Europa.
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<b>Lei stessa ha parlato di scelte "anti-italiane" all'epoca in cui Romano Prodi era Commissario europeo. Dobbiamo a lui la marginalizzazione dell'area mediterranea?</b>
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Certamente era uno dei decisori in Italia, in qualità di premier, e in Europa in veste di commissario, quando si giocarono partite decisive dal punto di vista economico e commerciale. Non si battè abbastanza sul tasso di cambio lira/euro, sfavorevole per noi, che fece sì che l'Italia sopportasse più sacrifici del necessario, determinando l'inizio di una progressiva diminuzione delle nostre esportazioni. Per apparire "super partes", in tanti passaggi giocò come se fosse un "nemico" dell'Italia.
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<b>Come dire, fu più realista del Re: in quali occasioni?</b>
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In momenti in cui si stavano giocando partite con molti interessi in gioco sul fronte agroalimentare sulla difesa delle eccellenze italiane, sul fronte dell'industria siderurgica. Per dirne una: quando l'Italia candidò Parma come sede dell'Agenzia per la sicurezza alimentare europea, dovette addirittura giocarsela in maniera a dir poco surreale con la città di Lussemburgo... Se troviamo al supermercato l'Amarone della Valpolicella prodotto in Cina e il Morellino cileno lo dobbiamo a Prodi.
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<b>Prodi fu uno dei maggiori sponsor nell'allargamento dell'Europa, che si è rivelato un disastro economico...</b>
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Tra il 2004 e il 2008 ben 12 Paesi sono entrati a far parte dell'Ue, molti dei quali ascrivibili all'area dell'ex Urss e quindi molto bisognosi di essere assistiti. È stato uno sforzo troppo grande. Si trattò di un "euroentusiasmo" superficiale e poco lungimirante da parte di Prodi. Non c'è dubbio.
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<b>Ora ne paghiamo le conseguenze: l'errore fatale?</b>
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Quello di non avere contrastato il rafforzarsi del "direttorio" franco-tedesco. I due Paesi hanno goduto di mille eccezioni rispetto alle regole del Patto di Stabilità, cioè l'accordo per far rispettare i criteri di Maastricht. Una fase che lui non gestì bene, al punto da definire questo patto "stupido", con una grande gaffe internazionale, tra l'altro. Questa "cornice" ha fatto sì che l'Italia fosse considerato un Paese "non pervenuto", per così dire...
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<b>Un bilando catastrofico...</b>
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Gli anni della presidenza Prodi coincidono con le trattative per l'ingresso della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio e con l'inizio del boom commerciale cinese in Europa. Dal 2000 al 2004 l'importazione di merci della Cina è aumentata del 700%. Senza contare le merci illegali e contraffatte. Molto si sarebbe potuto fare per chiedere maggiori garanzie per le imprese europee. Ma non fu fatto. <br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HRL9V">Il Secolo d'Italia - Antonella Ambrosioni </a>Mario MONTI: Ecofin. «Andiamo verso l'integrazione politica. Faremo di tutto per salvare l'euro» 2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647093Alla data della dichiarazione: Senatore a vita- Pres. del Consiglio - Ministro Economia ad interim<br/><br/><br />
«E' evidente la volontà di volere fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo».
<p> Lo afferma il presidente del Consiglio Mario Monti nella conferenza stampa a Bruxelles dopo l'Ecofin.
<p> «Sono convinto dell'importanza delle proposte delineate nel rapporto dei 'Quattro' (Consiglio Ue, Commissione Ue, Bce e Eurogruppo - <i>ndr</i>). <br />
«Un processo che dovrà condurci verso il traguardo di una vera e propria, genuina come dice il testo inglese, unione economica e monetaria».
<p>«E' significativo che più si va a fondo per risolvere problemi gravi e più si vede che è difficile farlo senza muovere altri passi verso l'integrazione politica».
<p>«Comunque l'aver posto questo obiettivo è di per sé un importante segnale per i cittadini e i mercati sulla volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo».
<p>Parlando poi dei risultati dell'Eurogruppo e in particolare della messa a punto del meccanismo anti-spread in grado di alleviare le attuali tensioni sui Titoli di Stato di Spagna e Italia, Monti ha sottolineato che «sarebbe ardito dire che l'Italia non avrà mai bisogno di aiuti di questo o quel fondo». <p>
Monti chiarisce di "non prevedere per l'Italia" gli interventi fatti dall'Europa per Grecia, Irlanda e Portogallo, decisi per intervenire nello squilibrio dei conti di quei Paesi. Per l'Italia invece le «modalità di intervento sarebbero quelle che consentono un sostegno temporaneo ai titoli emessi da un certo Paese a scopo di contenimento delle fluttuazioni dello spread». Il principio della prudenza, ribadisce Monti, «induce a non dire» che l'Italia potrebbe fare ricorso allo scudo anti-spread».
<p>«Confermo il senso e lo spirito con cui l'ho detto l'altro giorno. Confido ancora oggi che l'Italia essendosi messa sulla dura ma largamente condivisa strada dei conti in ordine non si appresti ad avere interventi come quelli per Grecia o Irlanda». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-Crisi__Monti__faremo_di_tutto_per_salvare_l_euro-1175236.html">Asca</a>Paolo FERRERO: Ecofin. «In Europa stanno vincendo i falchi. E Napolitano li sostiene»2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647092<br />
«La riunione del consiglio Ecofin vede la piena vittoria dei falchi che vogliono distruggere il welfare in Europa e salvare le banche con i soldi delle tasse dei cittadini e vede il Presidente Napolitano sostenere i falchi proponendo di continuare all'infinito queste politiche antisociali».
<p>«Infatti lo scudo antispread, al di la' di ogni discussione sulla sua palese inefficacia, per essere attivato chiede la preventiva distruzione del welfare, così come le decisioni sulle banche spagnole aprono definitivamente la strada al vero obiettivo dell'Ecofin: il salvataggio delle banche private con i soldi pubblici, cioè con i soldi delle tasse dei lavoratori. Ci troviamo dinnanzi a ad una strategia premeditata e truffaldina, in cui con la scusa della speculazione si demolisce il welfare e si finanziano le banche: una gigantesca truffa ai danni dei lavoratori e dei popoli europei». <p>
«L'unica strada per uscire dalla crisi consiste nel rovesciamento di queste politiche di austerità mettendo al centro la redistribuzione del reddito e l'intervento pubblico in economia».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/7/10/24399-ferrero-prc-in-europa-stanno-vincendo-i-falchi-e-napolitano/">controlacrisi.org</a>Emma BONINO: «L'Euro non basta serve la federazione politica» - INTERVISTA2011-08-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590848Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
Il problema è che in assenza di quello che Altiero Spinelli nel Manifesto di Ventotene chiamava, "Gli Stati Uniti d'Europa", cioè il governo di quei grandi settori che sono l'Economia, la Politica estera e la moneta, di fronte a questa crisi stanno cadendo tutti i tabù. Il no-bail-out degli Stati membri, il ruolo della Bce, l'emissione di eurobond per rimpiazzare titoli nazionali: avviene tutto sotto la pressione degli eventi, senza una meta finale».<br />
Emma Bonino, da federalista radicale, quale è, canta fuori dal coro.
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<b>La crisi mette tutti di fronte alle proprie responsabilità, Europa compresa?</b>
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«È evidente: quello che manca è l'assunzione di responsabilità di un ministero delle Finanze europeo. La meta a cui bisogna tendere è l'unione politica, una federazione europea. Non basta l'unione monetaria, c'è bisogno di un'unione politica e per far questo ogni Stato-deve essere disposto a cedere un po' della propria sovranità in maniera egualitaria, perché se i governi non trasferiscono all'Ue alcune loro funzioni non possono esserci né Tesoro né finanza europei. Dobbiamo recuperare questo ritardo di 50 anni».
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<b>Lei non solo non è tra coloro che denuncia il commissariamento dell'Italia, ma denuncia la mancanza di un "sovragoverno".</b>
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«Invece di piangere per la sovranità nazionale persa - vorrei ricordare che per il "commissariamento" sono passati già Grecia e Spagna -, a me viene da dire "meno male". Meno male che c'è qualcuno che corregge le nostre cantonate e i nostri endemici ritardi. Invece di avere un governo "tecnico" con sedi sparse, sintetizzando al massimo quello che ha detto Mario Monti in un suo editoriale, tanto vale averne uno politico a livello federale a Bruxelles con un mandato e dei poteri circoscritti per legge. Bisognerebbe fare di questa debolezza che oggi è sotto gli occhi di tutti una forza creando un'unione politica».
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<b>Ma nell'immediato urgono interventi a livello europeo e nazionale.</b>
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«Urgono interventi che qui in Italia si sarebbero dovuti fare da tempo».
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<b>Il governo intende anticipare la manovra. Basterà questo?</b>
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«Iniziamo con il dire che quella manovra - che fissava per ragioni elettorali il pareggio al 2014 e che oggi dietro la spinta dell'Europa ha anticipato al 2013 - non contiene un solo elemento per la crescita, nessuno spiraglio per le liberalizzazioni delle corporazioni. Tutto è fermo a quello che fece Bersani. La riforma forense presentata al Senato è addirittura più corporativa di quella esistente».
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<b>Si parla di un decreto che dovrebbe contenere misure aggiuntive.</b>
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«Aspettiamo di vedere di cosa si tratta. Dopo il discorso privo di contenuti fatto da Berlusconi alle Camere, la successiva riunione con le parti sociali in cui non ha concluso nulla e la conferenza stampa di venerdì sera, è meglio non fare previsioni. Non voglio speculare su quello che dirà il governo giovedì, ma è chiaro che dovrà venire con proposte articolate perché finora ha dato i "titoli". Adesso vorremmo conoscere i sottotitoli».
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<b>Nei "titoli" e "sottotitoli" dovrebbero esserci le pensioni...</b>
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«In nome di un patto generazionale di cui ha parlato anche Monti - non sono contraria, e l'ho sostenuto anche a livello femminile, ad aumentare l'età pensionabile. Ma così, in questo modo e ora, non serve a nulla: né ai giovani, né alle donne né all'accesso al mercato del lavoro. Servirà soltanto a tappare qualche mega buco come è successo con i 4 miliardi di risparmio di adeguamento delle pensioni sul pubblico: dovevano essere destinati all'occupazione femminile e invece con la manovra sono spariti».
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<b>Bonino, lei è contraria ai governi tecnici e a quelli di emergenza nazionale. Va bene questo?</b>
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«Questo è un governo debole ma la gravità delle crisi politica in cui versa questo Paese non si risolve con i cosiddetti governi tecnici, che non so bene come siano perché comunque devono essere sostenuti da una maggioranza parlamentare. Penso che non ci siano scorciatoie, noi abbiamo un problema di fondo, sarà anche un'analisi tutta radicale, ma la mancanza di uno Stato di diritto e di legalità fa sì che si creano leggi per poi violarle. Qui dobbiamo tentare di spegnere l'incendio ma non serve l'artiglieria di Palazzo usata finora».
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<b>E come si spegne l'incendio?</b>
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«Non ho la ricetta magica. Credo, come ho già detto che sia necessario affrontare la questione europea da una parte, e dall'altra che sia necessario un intervento a livello nazionale. Vorrei usare un termine, "rivoluzione", perché non è più tempo di aggiustamenti in un Paese dove non tiene più niente. Non tiene la la legge elettorale, non c'è giustizia, non c'è legalità. Questo è il nostro dramma».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=130A5D">l'Unità - Maria Zegarelli</a>Ermete REALACCI: Acqua. «No alla privatizzazione forzata» 2011-06-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583717Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />«Qualunque sia l'esito del voto, servirà una legge».
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«Il primo merito del referendum è di aver posto all`attenzione di tutti alcune questioni relative alla risorsa idrica che in genere vengono ignorate dalla politica e dai media».
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«Il secondo merito, conseguente, è che il referendum dà maggiore peso alle politiche pubbliche di salvaguardia della risorsa acqua. Il Pd ha già avanzato alla Camera una proposta e penso che una legge sia necessaria dopo il referendum, qualunque sia il suo esito».
<p>Ermete Realacci, storico ambientalista e deputato del Pd, voterà sì e nega di far parte di quelli che nel Partito democratico hanno accusato mal di pancia per la posizione anti-liberalizzazioni del partito, ma non pensa affatto che il pubblico sia sempre la soluzione ideale.
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«Non c`è un privato cattivo sempre e un pubblico buono sempre, come non è vero il contrario».
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Il Pd rivendica la coerenza della propria posizione. <br />
«Voterò - dice Realacci - in continuità con il voto contrario espresso dal Pd al decreto Ronchi-Fitto perché non condivido l`accelerazione disposta dalla riforma con l`obbligo imposto agli enti locali di cedere ai privati il 40% del capitale delle aziende pubbliche. E non ho condiviso allora, come non condivido oggi, che si sia usato un provvedimento del ministro delle politiche comunitarie quasi a sottolineare il recepimento di principi e obblighi europei che invece in questo settore non ci sono».
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Realacci cita il caso della Germania «dove la gestione delle risorse idriche è pubblica e molto territorializzata» mentre la Francia, «patria delle principali multinazionali del settore, va in direzione diversa».
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Nonostante questo «Parigi ha ripubblicizzato di recente la gestione, mentre Madrid è totalmente pubblica da sempre, a dimostrazione che non ci sono principi europei vigenti e uniformemente applicati per tutti i paesi». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1125W4"> Il Sole 24 Ore</a>Paolo GIARETTA: Rapporto OCSE. «Nuovo ciclo di sviluppo solo con salari più alti»2009-05-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391260Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Sono dati, quelli dell’OCSE, che confermano quanto il Partito Democratico sta dicendo da tempo e cioè che l’eccessiva disparità nella distribuzione dei redditi, in modo particolare la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, è una questione centrale della politica economica. Non potrà mai esserci un nuovo ciclo di sviluppo se non cresce la quota di reddito disponibile delle fasce più deboli del Paese».
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Lo afferma Paolo Giaretta, senatore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto, commentando i dati del Rapporto OCSE 2008 sulla tassazione dei salari che piazza l’Italia al 23esimo posto (su 30) quanto a valore del salario medio annuo.
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«Il governo – rincara Giaretta - preferisce ignorare questo aspetto, ma è un gravissimo errore. I dati dell’OCSE confermano che l’Italia sta perdendo posizioni su tutti i parametri che qualificano la forza economica e sociale del Paese. Le proposte del PD sono sul tavolo e finora il Governo le ha ignorate, non riuscendo però a proporre niente di convincente. Basti un dato per tutti: per fronteggiare la crisi economica l’Italia ha fatto interventi per poco meno di 2,8 miliardi di euro, cioè lo 0,2% del PIL, vale a dire un decimo della media degli stanziamenti anticrisi dei maggiori Paesi. Negli aiuti alle famiglie lo sforzo maggiore lo ha fatto la Germania con 20 miliardi di mancate entrate per la riduzione delle aliquote fiscali, segue la Spagna con 14 miliardi.<br />
Sono dati del FMI, di sicuro non un covo di comunisti».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=823">Uff. Stampa - Partito Democratico Veneto</a>Eugenia Maria ROCCELLA: «La legge 40 è salda. Basta propaganda» - INTERVISTA2009-04-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390857Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Sottosegretario Lavoro Salute e Politiche sociali (Partito: PdL) <br/><br/><br />
La sentenza della Consulta non smantella i principi della legge 40. E gli accenti di trionfo del suoi avversari sono una evidente forzatura. Si afferma che è stato eliminato il limite alla produzione degli embrioni. Ma, dal momento che - osserva all`indomani della sentenza della Consulta, il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella – rimangono in vigore gli altri punti della legge che ne vietano la crioconservazione e la soppressione, così come resta il divieto di ogni pratica eugenetica, e vige la prescrizione di produrre il numero di embrioni strettamente necessario, mi chiedo che cosa concretamente dovrebbe cambiare, da oggi, nella fecondazione assistita in Italia».<br />
<b>Ma la Consulta ha pure affermato la incostituzionalità del limite dei tre embrioni.</b><br />
La sentenza va interpretata per quel che dice, alla lettera. E cioè si è detto che lo stabilire quanti embrioni produrre, è cosa che spetta al medico e non al legislatore; e che tutto va fatto nell`interesse della salute della donna. Dal momento però che come ho detto gli embrioni non possono essere né crioconservati né soppressi né selezionati, nella pratica non si comprende cosa venga modificato. Anche se capisco che la lettura che di questa sentenza è stata data, una lettura fortemente ideologizzata, può creare incertezza e confusione.<br />
<b>C`è qualcosa che il ministero intende fare adesso?</b><br />
Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza. Nel frattempo la legge 40 resta quella che è, e i centri devono continuare ad applicarla nella sua lettera e con prudenza. Ricordo che ad oggi restano in vigore le linee guida dell`ex ministro Turco, che contengono l`esplicito divieto di diagnosi prenatale sull`embrione.<br />
<b>Intanto state lavorando alle nuove linee guida.</b><br />
E’ ancora prematuro parlarne. E noto però che le linee guida dovranno attuare il decreto 151, cioè la direttiva europea che riguarda la pratica dei centri che conservano cellule e tessuti umani. Poiché ora anche i gameti rientrano fra i "tessuti" contemplati in questo testo, dovremo mettere in atto nuovi e maggiori controlli delle procedure.<br />
<b>Secondo lei in Italia è necessario un maggiore controllo dei centri che applicano la legge 40?</b><br />
Più che di controllo parlerei di verifica. La direttiva europea comporterà criteri omogenei e validi per tutti da fare rispettare. Occorrerà stabilire anche elementi di tracciabilità statistica di ogni trattamento di fecondazione. Mi auguro che questo porterà a una maggiore trasparenza dei risultati, perché si possa dare alle donne informazioni precise su cosa ogni centro fa, e con quali percentuali di successo. Risulta infatti dalla Relazione sulla legge, appena presentata in Parlamento, che la pratica clinica fra i centri è molto difforme, se in alcuni la percentuale di gravidanze trigemellari è dello 0 per cento e in altri addirittura del 13. Occorre che le donne siano a conoscenza dei risultati degli istituti cui si rivolgono.<br />
<b>Sul tasso di gravidanze trigemine, più alto che in Europa, la legge è stata attaccata.</b><br />
Bisogna leggere bene i dati e confrontarli. In Spagna, dove la percentuale dei parti plurimi appare più bassa, è elevatissimo il numero di aborti selettivi, cioè gli embrioni di troppo vengono soppressi. Invece, e pochi lo hanno segnalato, il tasso di sindrome di iperstimolazione ovarica in Italia è la metà di quello europeo. E questo è dovuto proprio al nostro limite della produzione di tre embrioni. In Gran Bretagna ci sono pazienti che producono anche 120 ovociti per ovulazione: ha idea di che quantità di ormoni occorra per questi risultati, e con quali ricadute sulla loro futura salute?<br />
<b>Il coro degli attacchi non è venuto solo dai radicali o dalla sinistra. Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini ha detto che la legge 40 è basata su dogmi di natura religiosa, e che «questa sentenza rende giustizia alle donne».</b><br />
Temo che il presidente Fini sia caduto nello stesso equivoco in cui ieri sono caduti in molti. Intanto, perché la sentenza non ha introdotto alcuna modifica sostanziale alla legge. Poi, perché non è affatto in gioco la laicità, anche visto che la 40 non è una legge cattolica. E una legge invece contro cui c`è un attacco ideologico concentrico, e una propaganda massiccia. E questo anche dopo un referendum che ha visto il tasso di astensione più alto della storia della Repubblica. L`astensione, per un referendum, è peggio della sconfitta: significa che la domanda posta è stata ritenuta inutile dagli elettori. Pure, dal 2005 continua la battaglia, e i ricorsi: il fatto è che dietro questa legge stanno molti interessi economici. Credo insomma che Fini sia stato vittima di questa propaganda. Una «sentenza che rende giustizia alle donne»? Ma se la legge ha impedito quel commercio che oggi mette a rischio la salute delle giovani "donatrici" di ovociti. Che nell`Est, e non solo, vengono riempite di ormoni per una manciata di euro. La salute delle donne non si tutela permettendo tutto. Né obbedendo a quel desiderio di maternità a ogni costo che le rende esposte ai rischi di una medicina senza scrupoli.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LA212">Avvenire - Marina Corradi</a>Giuliano AMATO: Costituzione e modello spagnolo2008-11-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382524<br />
Caro direttore,<br />
l’anagrafe non lascia dubbi: la Costituzione italiana ha sessant’anni, quella spagnola ne ha trenta. Eppure, se vogliamo capire quale delle due si è avvalsa dell’esperienza dell’altra, la data di nascita ci porta fuori strada. Nella realtà, fra le due costituzioni (e fra le esperienze costituzionali che ne sono nate) c’è uno stretto legame che si è rinnovato nel tempo ed ha creato fra di loro un processo circolare, che sta continuando. E grazie a tale processo i nostri due Paesi continuano ad imparare l’uno dall’altro. Intanto, una delle parti più innovative della Costituzione italiana -- l’ordinamento regionale - venne scritta traendo ispirazione dalla Costituzione spagnola del 1931. Non era una fotocopia, c’erano importanti rielaborazioni, ma la fonte era quella. Trent’anni dopo, sarebbe stato il Costituente spagnolo a riprendere, per le sue comunità autonome, il regionalismo italiano, ovviamente modificato e portato più avanti con la previsione delle autonomie speciali. E nel 2001 la possibilità di estendere le autonomie speciali oltre a quelle inizialmente previste sarebbe stata inserita con una legge costituzionale nello stesso regionalismo italiano. Ma non è finita qui. Pensiamo alla forma di governo e cioè ai rapporti fra Capo dello Stato, Governo e Parlamento. La Costituzione italiana fu adottata nell’immediato dopoguerra da una Assemblea nella quale i maggiori partiti avevano profonde differenze sulle prospettive future (occidentale e liberaldemocratica la Democrazia cristiana, protesi verso il superamento del capitalismo i comunisti e i socialisti). Di conseguenza l’unità fra di loro si poté realizzare soltanto nella limitazione dei poteri di chi avrebbe conquistato la maggioranza nel primo Parlamento repubblicano. Ci fu chi segnalò la necessità di rafforzare l’Esecutivo davanti al Parlamento, per evitare le degenerazioni frazionistiche del parlamentarismo che negli anni 20 avevano aperto la strada al fascismo e al nazismo. Ma non fu ascoltato e la forma di governo italiano, fondata su un unico potere, quello dei partiti e degli equilibri (proporzionali) fra di loro, ebbe più checks and balances che poteri istituzionali da bilanciare. Di qui per molti decenni la instabilità e quindi l’elevato turn over dei governi, le votazioni ogni volta ripetute per eleggere i Presidenti della Repubblica, il potere di ricatto dei piccoli partiti o di frazioni dei grandi in Parlamento. La Costituzione spagnola, nata 30 anni dopo, ha potuto tener conto della difficile esperienza italiana e di quelle che nel frattempo avevano preso corpo negli altri maggiori Paesi europei: in Francia, dove si era partiti con una Costituzione ancora più debole di quella italiana per poi superarla con quella della V Repubblica, addirittura sbilanciata a favore del Presidente della Repubblica e del Governo; e soprattutto in Germania, dove la Legge Fondamentale del 1948 aveva adottato tutti gli accorgimenti di razionalizzazione del parlamentarismo che in Italia erano stati rifiutati. La Costituzione spagnola guardò dunque all’Italia per le Regioni, ma molto più altrove per la forma di governo. E dotò la Spagna di un assetto costituzionale che è invidiabile per efficienza ed equilibrio: legge elettorale proporzionale, che tuttavia favorisce l’aggregazione in grandi partiti e riduce drasticamente il frazionismo. Governo che dipende dalla fiducia del Parlamento, ma può nascere con il sostegno della maggioranza semplice dello stesso Parlamento e può essere rimosso, come in Germania, solo con una mozione costruttiva e cioè con la precostituita indicazione dell’alternativa.
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L’Italia ha bisogno di arrivare al più presto a soluzioni di questo tipo. Non è più instabile come un tempo, perché ha cambiato la legge elettorale e ha rafforzato così i maggiori partiti. Ma non ha cambiato le regole costituzionali, con il risultato che c’è oggi una pericolosa asimmetria tra la forza politica di chi vince le elezioni e gli equilibri istituzionali disegnati dalla Costituzione. Una asimmetria da rimuovere e, per farlo, questa volta dovrà essere l’Italia ad attingere all’esperienza costituzionale spagnola. Il processo circolare di interazione costituzionale fra i nostri due Paesi continua. E sono certo che continuerà anche in tema di regionalismo. Siamo entrambi alle prese con richieste crescenti di autonomia, nelle quali si frammischiano giuste ragioni di migliore articolazione della democrazia e populistiche ribellioni alle ragioni dell’unità e della solidarietà nazionale. Sapersi muovere tra questi scogli è essenziale per il nostro futuro. E tenere d’occhio ciascuno la rotta dell’altro potrà servire ad entrambi. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=K0D1O">Corriere della Sera - Giuliano Amato</a>Andrea RONCHI: Pacchetto clima: rischio collasso del paese; paghino tutti allo stesso modo.2008-11-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382969Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) - Ministro Politiche comunitarie (Partito: PdL) <br/><br/>“Se il pacchetto fosse applicato nella formulazione attuale”, ha ribadito Ronchi prima di entrare all’incontro con la commissione industria del parlamento spagnolo, “e contestualmente alla profonda crisi finanziaria che sta cambiando il volto all’economia mondiale, il primo assetto sarebbe il collasso dell’industria del sistema paese. E la Spagna e’ sulla stessa nostra posizione per quel che riguarda il rischio della delocalizzazione: le nostre riflessioni quindi partiranno da qui”. Il ministro, che si e’ detto “determinato” a continuare il suo tour diplomatico nelle capitali europee per sensibilizzare i governi “al costo del pacchetto non solo per l’industria italiana ma per quella europea”, ha ribadito che cio’ che l’Italia chiede “e’ un accordo equo e flessibile”. Dove l’equita’ si misura nel “non potere accettare che l’Italia paghi il 40% del costo totale del pacchetto ambiente all’Europa”. Per il ministro si tratta di “un’impresa da portare avanti a tutti i costi, anche se la trattativa e’ complicata”, ha affermato ribadendo comunque che l’Italia “non chiede di rinunciare all’accordo ma di pagare tutti allo stesso modo”.<br/>fonte: <a href="http://www.industriale-oggi.it/archives/00018535.html">AGI</a>Franco Frattini: Sull'omicidio di Federica, la Farnesina vuole le scuse della Catalogna.2008-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357776Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Affari Esteri (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>ROMA - Il ministero degli Esteri ha chiesto oggi</b> all'amministrazione della Catalogna un immediato chiarimento e scuse ufficiali, bollando come "inammissibile interferenza" le accuse alla stampa italiana vicina a Silvio Berlusconi di avere dato ampio risalto all'omicidio della giovane Francesca Squarise, pur di non affrontare le difficoltà del premier.<br /><br />
"Le dichiarazioni di un alto funzionario dell'amministrazione catalana configurano un atteggiamento poco amichevole nei confronti dell'Italia e del suo Presidente del Consiglio e costituiscono una indebita e inammissibile interferenza negli affari interni", si legge in una nota della Farnesina.
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"Pertanto ove non intervenga un immediato chiarimento, con le relative scuse pubbliche ufficiali, dovranno essere considerate le iniziative più adeguate per tener conto di tale spiacevole contesto, anche in ragione della crescente presenza italiana in Catalogna e della tutela dei cittadini italiani", conclude la nota.<br /><br />
<b>I media italiani</b> hanno dato risalto stamani alle dichiarazioni di Joan Boada, segretario generale per gli affari interni della Catalogna, regione della Spagna che gode di ampia autonomia, secondo cui "la stampa che è o che dipende da Silvio Berlusconi ha bisogno di storie truculente per depistare la popolazione".
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Diviso tra la fedeltà all'alleanza con Berlusconi e l'ammirazione di antica data per autonomia catalana, il ministro leghista per la Semplificazione Roberto Calderoli ha definito in una nota "inopportune" quelle frasi, "ma altrettanto connotate da un eccesso di zelo mi sono sembrate anche le comunicazioni della Farnesina".
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Francesca Squarise, padovana di 21 anni, era scomparsa nella località balneare di Lloret del Mar, vicino a Barcellona, nella notte del 30 giugno. Il suo corpo è stato ritrovato sette giorni dopo in un giardino della cittadina.
Con l'accusa di averla uccisa, è stato arrestato dalla polizia spagnola un uruguayano di 28 anni, che, secondo gli investigatori, avrebbe confessato l'omicidio.
E' la seconda volta che la Farnesina interviene per chiedere un chiarimento alla Spagna, dopo le accuse rivolte il mese scorso da un ministro del governo di Madrid all'Italia di avere un atteggiamento xenofobo verso gli immigrati. Ma questa volta i toni sono più duri.
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<br/>fonte: <a href="http://it.reuters.com/articlePrint?articleId=ITLAN25359720080712">Reuters</a>