Openpolis - Argomento: Polizia Penitenziariahttps://www.openpolis.it/2015-02-18T00:00:00ZFRANCO MIRABELLI: Grave altro suicidio ad Opera, da agenti barbarie2015-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it755293Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"I fatti denunciati da Repubblica.it accaduti nel carcere milanese di Opera e poi su Facebook sono gravissimi e per questo venerdì andrò nel penitenziario a verificare la situazione. Chiediamo inoltre al ministro Orlando di individuare e punire le responsabilità". Lo dice il senatore <b>Franco Mirabelli</b>, capogruppo del Pd nella Commissione Antimafia, eletto a Milano.
<p>
"E' allarmante - prosegue <b>Mirabelli</b> - che si sia verificato l'ennesimo tragico suicidio di un detenuto rumeno, Ioan Gabriel Barbuta, condannato all'ergastolo. Ma è sconvolgente che, nei giorni seguenti, il fatto sia diventato oggetto di uno scambio di commenti sul gruppo Facebook del sindacato Aslippe, tra agenti della Polizia penitenziaria che si sono abbandonati alla barbarie di commenti inaccettabili. Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha già avviato un'inchiesta interna ma è evidente - prosegue<b> Mirabelli</b> - che il tenore dei commenti, scritti peraltro anche da rappresentanti sindacali degli agenti, denota un clima degradato e inaccettabile sul quale è necessario intervenire al più presto".
<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/doc/10077/mirabelli-grave-altro-suicidio-ad-opera-da-agenti-barbarie.htm">senatoriPD</a>Rita BERNARDINI: Caro Saviano, vieni via con me. In cella.2012-08-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648134Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Lo chiedo a Roberto Saviano che negli ultimi tempi ci sta (a noi radicali) - ancor di più - sorprendendo positivamente con le sue prese di posizione sulla legalizzazione della marijuana, sulla necessaria riforma della giustizia e sulla condizione illegale delle nostre carceri.
<p>
Vorrei ascoltare, caro Roberto, le tue riflessioni e osservazioni mentre visitiamo cella cella Poggioreale, Regina Coeli, San Vittore, Piazza Lanza, L'Ucciardone o altri istituti penitenziari del Nord, del Centro o del sud Italia, isole comprese. Scegli tu dove andare. Lo facciamo, se vuoi, portandoci appresso la nostra Costituzione, la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, il nostro Ordinamento Penitenziario con il suo regolamento di attuazione. Toccherai con mano e, direi, con e in tutti i sensi, quanto il rispetto di qualsiasi forma di legalità sia bandita nelle nostre carceri, non solo per il "trattamento" cui sono sottoposti i 66.500 detenuti, ma anche per le condizioni di lavoro di tutto il personale.
<p>
È imbarazzante vedere "servitori dello Stato" come i direttori e i comandanti di polizia penitenziaria abbassare gli occhi quando chiediamo quando è stata l'ultima volta che il magistrato di sorveglianza ha visitato le celle e i luoghi di detenzione o quando la MI ha verificato le condizioni igienico-sanitarie e strutturali dell'istituto, cosa che per legge deve fare ogni sei mesi; o quando, entrando in una cella di 7 metri quadrati troviamo un letto a castello a tre piani e chiediamo quante ore al giorno rimangono chiusi in quelle condizioni i detenuti. Tossicodipendenti, malati psichiatrici, persone con gravi patologie che non vengono assistite e curate, un'umanità dolente che in base alle leggi nazionali ed europee sta lì per essere "rieducata" e, in futuro, "reinserita" nella società.
<p>
Basti pensare che solo il 15% ha la possibilità di lavorare, peraltro in lavori poco spendibili una volta usciti all'esterno e che anche quel 15% lo fa "a rotazione" per un paio di mesi all'anno. Ad un ragazzo tossicodipendente incontrato nel carcere di Cassino, chiesi: «Ma quando fra qualche anno uscirai di qui, che farai? Mi rispose "ma cosa può fare uno come-me se, uscito di qui e dopo questo "trattamento", ritorno a Scampia dove abito? Lì la droga te la calano con il cestino dai palazzi, è tutto un viavai... un lavoro vero non c'è».
<p>
Ma non è solo questo che, comunque, basterebbe per classificare il nostro Stato come delinquente abituale vista la reiterazione, per decenni, di trattamenti inumani e degradanti nei confronti di persone private della libertà. L'Europa costantemente ci condanna e noi continuiamo ad essere recidivi. Dicevo, non è solo questo. Lo sai quanti detenuti sono costretti in istituti situati a centinaia di chilometri dalle loro famiglie? Oltre ventimila! Non vedono più per mesi e perfino anni i loro congiunti, non fanno più colloqui con mogli, figli minorenni e genitori. Eppure il regolamento penitenziario dispone che particolare attenzione deve essere dedicata ad affrontare la crisi conseguente all'allontanamento del soggetto dal nucleo familiare, a rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto con i figli, specie in età minore, e a preparare la famiglia, gli ambienti prossimi di vita e il soggetto stesso al rientro nel contesto sociale. Carta straccia.
<p>Sai perché vorrei fare questa cosa con te che hai l'onestà intellettuale di parlare di "legalizzazione" delle sostanze stupefacenti e di rispetto della legalità? Per chiederti - ma solo al termine della visita rigorosamente a sorpresa e senza preavviso - che fare per interrompere subito il crimine in corso.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IUVLR">Gli Altri</a>Marco PANNELLA: Amnistia: «Almeno 30 mila detenuti e personale delle carceri ha partecipato a 4 giorni di sciopero della fame. Silenzio di tv e radio» 2012-07-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647616<br />
«Secondo una nostra stima sono stati almeno 30 mila le donne e gli uomini carcerati, detenuti e detenute, personale amministrativo, polizia penitenziaria, direttori e dirigenze delle carceri, che hanno compiuto 4 giorni di lotta nonviolenta, nella stragrande maggioranza dei casi con uno sciopero della fame e con gli essenziali momenti di silenzio, di preghiera».
<p>«Ho il piacere e il dovere di ringraziare questo magnifico popolo che nelle e dalle carceri oggi rappresenta una speranza non solo per l'Italia.
Lo ripeto: questa manifestazione, questa forza di nonviolenza, di democrazia, di lotta per il diritto dando corpo al diritto e alla giustizia, è fatto che sarà scritta nella storia di domani».
<p>«Non c'è stata una sola tv o una sola radio, di destra, di sinistra, di centro, che abbia dedicato notizie a questo. Viceversa è bastato, in questo regime, che duecento no tav facessero il loro mestiere perchè giornali, tv, radio, dedicassero ore di informazione. Duecento persone».<p>
«E su 30 mila persone che in condizioni di tortura di stato, hanno risposto con la serenità, la forza enorme della nonviolenza e della serenità, ancorchè drammatica. Signor presidente, signori giornalisti, nulla. Non esistiamo, siamo decine di migliaia ma non valiamo duecento persone, duecento eroi o cretini che danno vita ad una notte di scontri. Sono gli eroi di questo regime».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/comunicati/20120726/amnistia-pannella-almeno-30-mila-membri-detenuti-personale-delle-carceri-ha-part">www.radicali.it</a>Antonio DI PIETRO: «Anche i movimenti si scusino» - INTERVISTA2012-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647274Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
«In piazza a Genova c'erano alcuni criminali». Da ministro si è opposto alla commissione di inchiesta. Oggi difende quella scelta: «Giustizia è fatta, chi ha sbagliato paghi». E De Gennaro? «Ogni evento ha la sua storia».
<p>Antonio Di Pietro, leader dell'Idv: «In piazza a Genova c'erano alcuni criminali» Da ministro si è opposto alla commissione di inchiesta. Oggi difende quella scelta: «Giustizia è fatta, chi ha sbagliato paghi». E De Gennaro? «Ogni evento ha la sua storia»
<p>
Forse non è il miglior corredo alla "foto di Vasto", ma sulla giustizia - e in particolare sui fatti di Genova 2001 - l'onorevole Antonio di Pietro, leader dell'Idv, dà degli ottimi spunti di discussione. Specialmente per la sinistra.
<p>
<b>Onorevole, a pagare il tributo della spending review saranno anche i tribunali, le procure e perfino quel che ne rimane del personale penitenziario, cosa ne pensa?</b>
<p>
Sulla necessità di una rivisitazione della spesa pubblica siamo tutti d'accordo ma il problema di fondo è che togliere soldi alla giustizia, al sociale o alla cultura è un po' come rubare al buon samaritano. Ci sono settori che devono essere implementati in termini di risorse economiche e semmai bisogna intervenire per far funzionare meglio la macchina, altro che tagliare. Togliere il tribunale a Lamezia Terme o a Castrovillari - dove vorrebbero chiudere il tribunale appena costruito, costato 15 milioni di euro e che sarà inaugurato la prossima settimana - è un non-senso.
<p>
<b>Monti spiega che per riformare occorre tempo, ora servono soldi cash, subito.</b>
<p>
Subito subito si possono fare 150 milioni rinunciando alla cosiddetta legge Mancia. Qualche miliardo ritirando le truppe in Afghanistan e risolvendo tutti i contratti di approvvigionamento del materiale bellico. Piuttosto che agli esodati, i soldi li prenderei agli scudati fiscali; eliminiamo il finanziamento pubblico ai partiti, oppure riduciamo il numero di parlamentari. C'è una sfilza lunga un chilometro di tagli da fare ma si preferisce toccare le fasce più deboli. Il governo Monti ha l'aggravante di sapere quello che fa: scientemente e coscientemente sceglie di fare l'interesse di pochi e danneggiare molti. Ma come si fa a pensare di tagliare sul personale penitenziario? Più tagliano gli agenti, più devono stare chiusi in gabbia quelli che stanno in galera. Così, fai un danno anche alla funzione risocializzante del carcere.
<p>
<b>Allora è d'accordo con l'associazione Antigone e con la Fp-Cgil che chiedono al ministro Severino di preparare una conferenza nazionale sull'esecuzione della pena per ridiscutere un percorso di rinascita del sistema penitenziario?</b>
<p>
Personalmente credo che non dobbiamo continuare a illudere i detenuti con altre amnistie o condoni....
<p>
<b>Contrarissimo all'amnistia, immagino.</b>
<p>
Assolutamente contrario, perché - punto primo - le persone non devono delinquere. Secondo, se delinquono devono essere inseriti in un percorso di pena e di risocializzazione in modo che quando escono sono in grado di trovarsi un lavoro e cambiare vita. L'amnistia mette fuori buoni e cattivi indistintamente, non serve né ai detenuti né alla società.
<p>
<b>Sarà un dettaglio, però la prevede la Costituzione.</b>
<p>
La Costituzione la prevede una volta ogni tanto, invece noi da 60 anni non facciamo altro, solo condoni e nient'altro, per i detenuti. Invece il carcere serve a rieducare il carcerato: se uno entra una, due, quattro volte in carcere, alla fine dovrà pure capire che ha sbagliato. E se non vogliono cambiare, allora meglio tenerli in carcere.
<p>
<b>Non per replicare, ma quasi il 50% delle persone in carcere sono in attesa di giudizio.</b>
<p>
Ma questa non è una buona ragione per metterli fuori con l'amnistia, meglio fare il giudizio subito, meglio pensare a una tempistica e a una procedura confacente alle necessità. L'amnistia è una sconfitta dello Stato.
<p>
<b>È favorevole all'introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale?</b>
<p>
Non ci dovrebbe neanche essere bisogno di una legge per vietare la tortura. Già oggi esistono fattispecie di reati con cui tecnicamente è possibile punire una persona che tortura. Ciò nonostante se si vuole introdurre il reato, io sono d'accordo....
<p>
<b>Più che volere, ce lo impone la convenzione Onu che l'Italia ha deciso di ratificare vent'anni fa.</b>
<p>
Le sto dicendo che già oggi esistono reati che vengono utilizzati dal magistrato in via interpretativa per coprire quello che la Convenzione prevede. Ciò nonostante sono favorevole a prevedere una fattispecie tipizzante della tortura, sia fisica che psichica.
<p>
<b>A proposito di tortura, lei e l'Idv siete sempre stati contrari a una commissione parlamentare sui fatti del G8 di Genova...</b>
<p>
Ho sempre sostenuto e sostengo ancora oggi che bene abbiamo fatto lasciar fare alla magistratura, ché solo la giustizia poteva accertare la verità. Oggi, a carte scoperte e a provvedimenti definitivi, abbiamo la prova provata di come si sono svolti i fatti. Se ci fosse stata una commissione parlamentare ci sarebbe stata una relazione di maggioranza e una di minoranza, in parlamento ci sarebbe stato chi si schierava da una parte e chi dall'altra, per partito preso e non su accertamento dei fatti. Oggi carta canta, e tutti devono abbassare il capo e chiedere scusa.
<p>
<b>Manganelli lo ha fatto, l'allora capo della polizia, De Gennaro, no.</b>
<p>
Le scuse le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dalla polizia. Come le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dai manifestanti. A Genova sono successe tante cose, le une non giustificano le altre. Troppo facile dire che ora solo la polizia deve chiedere scusa. Ogni fatto va giudicato per sé, ma non permetterò mai di dire che siccome i poliziotti hanno fatto quello che hanno fatto, si giustifica quello che è successo il giorno prima. Capisco che voi siete il manifesto... ma non facciamo un santo dei manifestanti.
<p>
<b>Mette le due cose sullo stesso piano?</b>
<p>
Non metto le cose sullo stesso piano ma sono stati commessi crimini da entrambi i lati.
<p>
<b>Ma la polizia non dovrebbe essere superiore a tutto? Anche in carcere ci sono dei criminali, questo non vuol dire che vanno torturati.</b>
<p>
Non sto dicendo questo (la voce si altera e l'onorevole Di Pietro appare un po' arrabbiato, ndr) solo che ho tutto il rispetto che ci vuole per Caino ma se permettete penso anche ad Abele...Sui fatti di Genova bisogna capire che ogni evento ha la sua storia.
<p>
<b>E oggi, si opporrebbe ancora a una commissione parlamentare?</b>
<p>
Oggi? Che ci si deve fare oggi con una commissione? C'è una sentenza penale passata in giudicato che stabilisce anche la responsabilità civile e morale dello Stato. Si rischierebbe di rimettere in discussione - per giunta affidando ad un organismo di parte che rappresenta la maggioranza politica del momento - la verità processuale. Mi sembra una cosa da masochisti: servirebbe solo a ridare la possibilità a quelli che già sono stati condannati dalla magistratura di riscrivere una pagina diversa di quella storia.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HJWQP">il Manifesto - Eleonora Martini</a>Maurizio SAIA: 659a SEDUTA PUBBLICA allegato B2012-01-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624210Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/><b>Signora Presidente, intervengo nella discussione generale su questo argomento perché da sempre, nel mio trentennale tentativo di rappresentare i cittadini, mi sono occupato e preoccupato spesso e volentieri di sicurezza, purtroppo, e della sicurezza dei miei concittadini. Stavolta i cittadini più interessati sono anche quelli che per i più svariati motivi hanno sbagliato e si trovano a dover accedere alle patrie galere.
Ecco dunque un provvedimento che cerca ed in parte dovrebbe riuscire a migliorare le condizioni delle carceri, non solo per migliorare le condizioni dei detenuti - che pure non è il destino ad averli condotti lì - ma soprattutto per il lavoro di centinaia e migliaia di poliziotti di ogni tipo che quotidianamente si confrontano e spesso devono scontrarsi con le nefandezze di un sistema che intacca pesantemente il loro diritto ad un lavoro sicuro e sereno.
Mi voglio soffermare quindi sull'analisi dei punti di maggiore criticità di questo provvedimento, che in alcuni interventi precedenti sono stati già citati. Alcuni di questi punti sono davvero importanti, come mi è stato segnalato da moltissimi appartenenti a tutti i livelli delle Forze dell'ordine. Sono anch'io d'accordo, come penso un po' tutti, che non sia il caso di trattenere, in carcere o in una camera di sicurezza, persone, spesso incensurate, di cui non appena si svolge l'udienza di convalida, il magistrato nella maggior parte dei casi dispone la scarcerazione: le famose "porte girevoli".
Attualmente il sistema prevede che queste persone arrestate siano condotte nella casa circondariale di riferimento. Questo sistema una sua ratio ce l'aveva, sicuramente e maggiormente, quando è stato concepito, in una situazione dove il sovraffollamento carcerario non era ai livelli drammatici ora rappresentati.
Ed infatti sarebbe tuttora la soluzione migliore, poiché nasce dal fatto che vengono riconosciute le peculiarità e le diverse funzioni che hanno i corpi e i reparti delle forze dell'ordine. Sembra ovvia questa considerazione ma, anche a giudicare alcune disposizioni di questo decreto, verrebbe da dire che tanto ovvia poi non è.
Vorrei cominciare dall'utilizzo delle celle di sicurezza: la madre di tutti i problemi di questo decreto. Le celle di sicurezza sono state pensate per custodire i detenuti, al massimo per qualche ora: infatti, oltre ad essere anguste come spazio calpestabile, non hanno alcuna dotazione (soprattutto non hanno i bagni), e quindi mancano le condizioni igenico-sanitarie perché delle persone possano esservi trattenute anche solo dalla mattina alla sera: figurarsi poi per un periodo magari superiore!
Ci troviamo oramai con forze dell'ordine trasformate in factotum, che cominciano con l'andare in strada, fermare chi commette un reato, arrestarlo, portarlo nei loro uffici, predisporre tutte le carte della detenzione e poi sorvegliarlo, procurargli da mangiare, da bere e tutto il necessario per lavarsi ed espletare altri bisogni, persino procurargli i pannolini, com'è già successo. Ci manca che debbano fargli anche la visita medica, se non per la sicurezza sanitaria del detenuto, almeno per quella degli agenti che lo hanno in custodia per giorni.
Oggi a malapena sono utilizzabili gli uffici dove lavorano gli agenti. Nella questura di Padova, la mia città, giusto con i soldi recuperati lo scorso anno dalla «legge mancia», sono state sistemate le celle di sicurezza e gli allora poco dignitosi e salubri uffici della squadra mobile. Ma quante questure e commissariati sono messi decisamente peggio?
Inoltre, il trattenimento in cella di sicurezza obbliga necessariamente ad utilizzare almeno un agente delle forze di polizia ogni sei ore, per controllare chi vi è trattenuto, e poi almeno un altro per redigere i verbali. Questo comporta la riduzione come minimo di una pattuglia su tutti i turni, pattuglia che viene tolta dalla strada e dalla sua indispensabile funzione di controllo del territorio. Se questo già non è di sicuro apprezzabile nelle città grandi, dove però operano più pattuglie - oltre a pattuglie miste con la presenza di militari - nei piccoli paesi, in caso di arresto il sabato mattina, fino al lunedì seguente non ci sarebbe alcun servizio in strada.
Certo, il decreto dispone che il pubblico ministero di turno, in caso di particolari esigenze del territorio o del fermato, possa autorizzarne il trasferimento in carcere o al domicilio, ma se la prima soluzione vanifica quella che è la ragion d'essere di questo provvedimento, la seconda può essere attuata solo in presenza di condizioni idonee, che garantiscano la sicurezza della comunità e del fermato, che non è certo facile valutare su due piedi immediatamente dopo il fermo.
Pur tuttavia, affermo con decisione che tra il trattenimento in carcere e quello in camera di sicurezza, il primo è comunque accettabile, il secondo certamente no per le strutture, come già detto, e anche per i servizi che una questura, un commissariato o una caserma non hanno. Oltre al servizio della ristorazione - che appare ovviamente necessario garantire a chiunque - in pochi ho sentito intervenire per rappresentare a grandi linee cosa avviene in un carcere quando entra un ristretto: questi viene sottoposto a visita medica e a valutazione psicologica, perché il fermo rappresenta, soprattutto per chi mai in precedenza vi è stato sottoposto, un trauma psicologico molto forte, che spesso porta ad atti di autolesionismo o a comportamenti non consoni ad una struttura, per quanto forzatamente, comunitaria.
La Polizia penitenziaria ha la preparazione - la formazione, per inciso, è il più importante di tutti gli investimenti in materia di sicurezza - e la struttura organizzativa per gestire i detenuti e non viene sottratta ad altri compiti che invece le altre Polizie hanno.
Poliziotti dello Stato e locali, carabinieri, finanzieri e forestali, per gestire una reclusione - cosa che a tutti gli effetti è anche quella in attesa di convalida - questa formazione non la ricevono. Consentitemi di aprire qui un inciso per ricordare a quest'Aula l'abnegazione al dovere che ha spinto l'agente Niccolò Savarino di Milano ad anteporre il dovere di controllo e la garanzia di sicurezza della comunità alla propria incolumità, financo a lasciare la propria vita sull'asfalto di una strada che era stato mandato a vigilare: lui, agente di questo Stato, in servizio in bicicletta, e il giovane rom, che lo ha volontariamente investito, comodamente seduto in un Suv da qualche decine di migliaia di euro. Quest'Aula non ha ritenuto di ricordare tuttavia questo sacrificio.
Anche le esigenze della Polizia penitenziaria continuano a non essere da meno: giustamente gli appartenenti lamentano, non solo la spesso non consona limitazione della libertà personale per pochi giorni, che grava psicologicamente sul fermato e porta un aggravio ancora maggiore sull'eccessivo numero di detenuti che si registra praticamente in tutte le carceri italiane, ma soprattutto le difficoltà cui sono soggetti per espletare tutte le procedure atte a garantire sicurezza al fermato e ai detenuti, oltre che agli stessi dipendenti del carcere.
L'evasione di due detenuti dal carcere di «Regina Coeli» qualche giorno fa e l'aggressione di un agente nel carcere di Saluzzo sono le ultime di una lunga serie e l'ennesima dimostrazione, ove mai ce ne fosse bisogno, della gravissima situazione di difficoltà che vivono gli agenti della Polizia penitenziaria, a causa delle emergenze che assillano il settore, emergenze che richiedono interventi sostanziali, determinanti, radicali e concreti. Puntare solo su soluzioni tampone, come il fittizio alleggerimento del lavoro della Polizia penitenziaria che deriverebbe dal trattenere gli arrestati presso le camere di sicurezza delle forze dell'ordine, senza proporre parallelamente un itinerario a medio termine che porti a soluzioni strutturali definitive, significherebbe stabilire un quadro di emergenza definitivo nell'area delle non soluzioni.
Le soluzioni strutturali e vere stanno altrove. Servono più uomini, mezzi e strutture moderne per fronteggiare l'emergenza carceri. Servono investimenti e razionalizzazioni nell'intero comparto, i cui operatori non possono e non devono essere distratti dai propri rispettivi compiti istituzionali. Servono soluzioni che consentano al sistema Paese di garantire ai propri cittadini sicurezza, legalità e rispetto dei diritti umani. Ministro - mi rivolgo a lei, sebbene non sia in questo momento presente in Aula - questi aspetti li ho sempre ribaditi, sia come maggioranza che come opposizione.
Altre soluzioni ce le insegnano poi altri Paesi, soprattutto in Europa dove si dispone anzitutto che ci debba essere sempre di turno un magistrato per effettuare i processi per direttissima, oppure dove si delegano gli agenti stessi alla convalida o meno del fermo. In altri Paesi, appartenenti alle forze dell'ordine sono persino competenti in materia di indagine e sorveglianza e poi agiscono come giudici su limitate fattispecie di reati.
In ogni caso, una delle principali soluzioni è di sicuro quella di potenziare il sistema di controllo dei detenuti domiciliari, individuandolo come primo livello fra le soluzioni per espiare una pena e garantire sicurezza alla società civile: controllo che deve essere attuato con sistemi moderni, avvalendosi dell'uso delle tecnologie, senza per l'appunto destinare uomini e mezzi deputati al controllo delle città per la vigilanza di quanti sono sottoposti alla misura di detenzione domiciliare.
E poi - questo lo dico al Ministro dell'interno, che ovviamente non è presente in questo momento e che abbiamo avuto il piacere di vedere una sola volta in 1a Commissione, da quando si è insediato l'attuale Governo, un mese e mezzo fa, e che non avremo il piacere di rivedere in quella sede prima del 21 febbraio - giova al riguardo sottolineare che le disposizioni inviate alle questure su detta questione contengono degli ordini di difficile comprensione e attuazione, laddove - ad esempio - viene consigliato al personale di origliare alla porta con lo scopo di intercettare eventuali rumori sospetti (certo, nella maggior parte dei casi mancano le telecamere per prevenire atti di autolesionismo), e vengono date altre indicazioni ancora a titolo esemplificativo, che per motivi di tempo non leggo, ma che chiedo di poter consegnare agli atti.
Queste e tante altre perplessità ci impongono più attenzione e più attente risposte. Da ultimo, ma non per questo di minor importanza: assumiamo pure più poliziotti, come ha affermato il ministro Severino, ma facciamolo per potenziare il presidio del territorio, fatto utile perché le carceri o le stesse camere di sicurezza non si riempiano. Poliziotti e Carabinieri non sono addestrati per sorvegliare i detenuti, lavoro di cui egregiamente già si occupa la Polizia penitenziaria. Poliziotti e Carabinieri devono essere messi nelle condizioni, con risorse e mezzi, di assicurare legalità e sicurezza anche attraverso politiche di prevenzione, cosa che, a causa dei continui tagli, è diventata impossibile. (Applausi dal Gruppo CN-Io Sud-FS).
</b><br/>fonte: <a href="http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=625641">www.senato.it</a>Maurizio SAIA: seduta n. 659 del 18/01/20122012-01-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624209Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/><b> Il provvedimento in esame è finalizzato a migliorare le condizioni di vita dei detenuti in carcere e le condizioni di lavoro del personale penitenziario, entrambe molto difficili a causa delle emergenze del settore. È sicuramente condivisibile la scelta di limitare al massimo il ricorso alla detenzione in carcere per periodi di breve durata, in attesa dell'udienza di convalida, trattandosi spesso di persone incensurate di cui poi il magistrato dispone la scarcerazione. Non è però praticabile l'ipotesi di utilizzare in questi casi le camere di sicurezza, in quanto si tratta di strutture non idonee a tale scopo, che costringerebbero peraltro a distogliere gli agenti delle Forze dell'ordine dalle operazioni di pattugliamento e di presidio del territorio, per svolgere un'attività di sorveglianza dei detenuti cui non sono preparati; le disposizioni inviate alle questure a tal fine contengono ordini di difficile interpretazione e attuazione. Servirebbero invece più uomini e più mezzi e sarebbe necessaria una complessiva riorganizzazione strutturale del settore; così come sarebbe opportuno potenziare a livello tecnologico il sistema di controllo dei detenuti agli arresti domiciliari e disporre che vi sia sempre un magistrato di turno per la convalida dell'arresto.</b> (Applausi dal Gruppo CN-Io Sud-FS).<br/>fonte: <a href="http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=625641">www.senato.it</a>Gianfranco ROTONDI: «Droga e carcere: abbiamo sbagliato» - INTERVISTA2010-08-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504659Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>Lasciando alle cronache di colore i vari Dell'Utri e Cosentino, ministro Rotondi, c'era anche lei in carcere a Ferragosto. Cosa ha visto che non sapeva?</b>
<p>
Devo dire che il mio itinerario era involontariamente fortunato perché ho visitato il carcere di Teramo, sovraffollato come tutti gli altri ma che tuttavia essendo di recente fabbricazione presenta condizioni generali più sopportabili, anche se il disagio è palpabile. Ho parlato a lungo con alcuni detenuti ma naturalmente il mio è stato un gesto più simbolico che sostanziale, perché la questione carceraria non è una mia delega nel governo.
<p>
<b>Aveva già visitato altre carceri?</b>
<p>
Sì, Poggioreale e Potenza in confronto ai quali Teramo è quasi un hotel a tre stelle...
<p>
<b>«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato», recita l'articolo 27 della Costituzione. Secondo lei le carceri italiane sono legali e costituzionali?</b>
<p>
Sicuramente sì. E così il personale impegnato in prima linea che permette all'Italia di essere considerata nel mondo tra i paesi più civili e più rispettosi del dettato costituzionale che ci siamo dati. Naturalmente il sovraffollamento rende il personale insufficiente e le strutture insopportabili.
<p>
<b>Eppure la Corte europea per i diritti umani e il Consiglio d'Europa hanno condannato l'Italia per le condizioni di vita inumane e degradanti.</b>
<p>
Sempre per il problema del sovraffollamento: è quello che determina l'emergenza. Se in un ospedale eccellente per un'epidemia il numero di ricoverati si decuplica, è chiaro che diventa insopportabile. Bisogna dire, per esempio, che a volte si abusa della custodia cautelare. Inseguendo un'emergenza crescente, poi, è anche difficile impostare una strategia di rieducazione.
<p>
<b>L'anno scorso c'erano 4 mila detenuti in meno e ogni anno, a causa di certe vostre leggi, la popolazione carceraria cresce a ritmi vertiginosi. Cosa proponete per uscirne, a parte costruire nuovi carceri per altri 21 mila posti che si riempirebbero nel giro di qualche anno?</b>
<p>
È possibile pensare anche ad altri provvedimenti, a misure alternative. La manovra sarà più complessa e più complessiva.
<p>
<b>L'attuale testo del ddl Alfano, dopo le proteste della Lega, non prevede nemmeno più la cosiddetta «messa in prova» del detenuto, e riduce la possibilità di ottenere i domiciliari nell'ultimo anno di pena. E comunque non svuoterà le carceri, visto che i condannati in via definitiva sono meno della metà dei reclusi.</b>
<p>
Ma no! I numeri sono allarmanti ma non di emergenza. Credo che il combinato disposto della costruzione di nuove carceri e di misure alternative, seppure a discrezione dei magistrati, sia già un doppio tonico che in qualche modo allevierà. Poi, si sa che assistiamo ad un fenomeno che negli ultimi anni si è accentuato, come voi dite, anche per l'introduzione di nuovi reati. Ma noi non possiamo ridurre i reati perché i posti sono insufficienti: non possiamo venir meno ad una indicazione legislativa che è figlia di scelte dei cittadini, con adesioni attraverso campagne di opinione.
<p>
<b>Gli immigrati reclusi sono 24.675. Spesso si tratta di "clandestini", persone che per motivi diversi non riescono ad accedere ai requisiti di legalità. Si diventa clandestini anche se si perde lavoro. In cella, d'estate, finiscono perfino le massaggiatrici "illegali" delle spiagge. Le sembra che il carcere sia il luogo giusto per queste persone?</b>
<p>
Mi sembra chiaro che le nostre procedure d'espulsione non sono altrettanto efficaci di quelle messe in atto da Sarkozy che ha adottato un pugno di ferro elogiato perfino dalla stampa italiana. Noi in Italia abbiamo fatto lo stesso senza però mettere in atto gesti particolarmente duri.
<p>
<b>Addirittura. Si può supporre, quindi, che anche per i tossicodipendenti non vedete altra alternativa al carcere: un terzo dei detenuti, ma in alcuni carceri si arriva a percentuali maggiori, ha violato la legge sugli stupefacenti. Molti di loro usano sostanze, ma soprattutto si tratta quasi sempre di piccoli spacciatori. Grazie alla vostra legge, le mafie continuano indisturbate i loro commerci di droghe mentre le carceri si riempiono di manovalanza. Non è così?</b>
<p>
È un tema che sicuramente come cattolico mi tocca, e ne farò oggetto di riflessione ulteriore. Sicuramente dobbiamo fare un bilancio che non è brillante: contavamo con misure più dure di combattere meglio il fenomeno della droga, ma almeno nella sua strutturazione commerciale dobbiamo fare i conti ancora con una sconfitta.
<p>
<b>Con i pochi agenti penitenziari attualmente in organico non si possono nemmeno aprire i reparti già ristrutturati. Avete tagliato i fondi per la manutenzione ordinaria e per pagare il lavoro dei detenuti, venendo così meno anche alla funzione rieducatrice della pena. Che senso ha spendere altri soldi per costruire nuove celle?</b>
<p>
Spesso è conveniente costruire nuove strutture piuttosto che ristrutturare le vecchie secondo gli standard europei imposti. Il problema degli operatori sotto organico esiste, come anche quello dell'opportunità lavorativa per i detenuti, che è una delle conquiste fatte negli ultimi anni e richiede uno sforzo oneroso da parte del governo. Ma purtroppo tutti i servizi pubblici nel nostro Paese sono gravati dal costo di una crisi internazionale che ci costringe a un supplemento di dieta, cominciata peraltro con il governo Ciampi del '94. È sicuro, però, che ogni sforzo sarà fatto perché non si agisca solo sotto l'impulso di un'emergenza carceraria che scoppia, ma come è giusto che sia per effetto di una programmazione e di una sensibilità costante.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/08/articolo/3272/">il manifesto - Eleonora Martini</a>Rita BERNARDINI: Notte di Capodanno nel carcere di Padova.2009-12-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475066Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Rita Bernardini e Marco Pannella hanno annunciato che intendono passare la notte di Capodanno con la comunità penitenziaria, con la polizia penitenziaria, il personale amministrativo eventualmente presente e i detenuti della Casa di Reclusione "due palazzi" di Padova, dove saranno accompagnati anche da alcuni altri militanti della stessa loro causa.
<p>
Rita Bernardini e Marco Pannella hanno dichiarato:
<p>
"Quando eventi umanamente indegni e assolutamente illegali sono sempre più in grave corso di compimento, è non solo diritto ma dovere e obbligo di cittadini degni di questo nome essere coerenti e far essere il loro paese coerente con la letterale insopportabilità di tale situazione. E magari fare anche l'impossibile perché umanità e Legge vengano reintegrate e tornino a regnare in un paese che fu civile e che deve tornare ad esserlo".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=P2K27">La Stampa</a>Mario BORGHEZIO: «Guai se ne arrivano altri da Guantanamo» - INTERVISTA2009-12-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it452511Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: EFD) <br/><br/><br />
<b>Onorevole Mario Borghezio, gli Stati Uniti «ci mollano» due detenuti di Guantanamo...</b>
<p>
«Non posso dire che la cosa mi faccia piacere. Ma fino a che sono solo due, è un prezzo che si deve pagare per una questione di buon vicinato, di rapporti bilaterali, di alleanza con gli Stati Uniti anche nella lotta ai terrorismo».
<p>
<b>Obama chiude Guantanamo. Berlusconi è stato da Obama. I due detenuti arrivano in ltalia.</b>
<p>
«Realpolitik. Se devo dirla tutta, sono presenze sgradevoli per noi. Ma è chiaro che di fronte a certi rapporti diplomatici, alla nostra politica estera così complessa, alla fine si devono ingoiare anche rospi che non ci piacciono. Ma se sono solo due, francamente non mi straccerei le vesti. Certo se stavano a Guantanamo era meglio. Più lontani sono, meglio è».
<p>
<b>Qualche settimana fa un sindacato degli agenti di polizia penitenziaria denunciava il rischio di forme di propaganda in carcere da parte di detenuti islamici. Le teme?</b>
<p>
«Immagino che questi due saranno messi in stretto isolamento. Non mi preoccuperei».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=OIQ7V">La Stampa - F. Poli</a>Rita BERNARDINI: Pestaggio a Teramo. «Cosa aspetta Alfano? Le rivolte?» 2009-11-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418659Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Abbiamo rischiato la rivolta: un detenuto non si massacra in sezione, si massacra di sotto». <br />
È questa la frase shock contenuta in cd audio recapitato al quotidiano di Teramo, « La Città», che fa riferimento a un colloquio tra due agenti di polizia penitenziaria del carcere di Castrogno a Teramo.
<p>Frase inquietante che ha indotto la Procura e il ministro della giustizia ad aprire due inchieste. Un cd autentico, posto che lo stesso comandante dei carcere, Giuseppe Luzi, avrebbe riconosciuto la sua voce. <br />
Episodio, però, tutto da verificare, visto che gli stessi reclusi, avvicinati ieri mattina nella sua visita da Rita Bernardini, parlamentare radicale, sembrano non aver confermato l`effettiva aggressione a uno dei 400 ospiti della struttura carceraria. Il solo sospetto della violenza consumata, d`altra parte, ha fatto scattare l`allarme.
<p>Proprio la Bernardini, al termine dell`ispezione, è scura in volto e si rivolge dritto al Gurdasigilli:<br />
«Cosa aspetta Alfano? Le rivolte? Aspetta forse che i detenuti mettano le carceri a ferro e fuoco? Qui a Teramo, a fronte di 250 posti ci sono 400 detenuti , mi dicono senza uno straccio di progetto di studio o lavoro. La situazione è grave a Teramo e lo è in Italia, dove 61 reclusi si sono tolti la vita e la popolazione carceraria cresce al ritmo di 800, 1000 all`anno. Bisogna prendere provvedimenti urgenti - conclude la Bernardini - e credo che, da questo punto di vista, il ministro Alfano si sia un po` addormentato».
<p> Castrogno come una polveriera, insomma, anche se a gettare acqua sul fuoco è Eugenio Sarno, segretario generale Uil Penitenziari: «Una frase da caserma, sicuramente, ma soltanto un eccesso verbale nei confronti di un detenuto che dava in escandescenze. Non dimentichiamoci che gli agenti, a Teramo come altrove, lavorano in condizioni pesantissime e dove già in 14 hanno riportato ferite in altrettante aggressioni».
<p>Un altro appello rivolto alle istituzioni e al ministro Alfano è stato lanciato da Sulmona: «La situazione del carcere è preoccupante - dice l`assessore provinciale, Teresa Nannarone - il susseguirsi di fatti gravi e inquietanti come le continue aggressioni ai danni degli agenti e i tentativi di suicidio, hanno aggravato una situazione già tesa». <br />
Un detenuto, sabato, aveva tentato di togliersi la vita cercando di incendiare la celle e 7 agenti sono rimasti intossicati.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=148654">Avvenire</a>Rita BERNARDINI: Pestaggi nel carcere di Castrogno. «Alfano apra subito un'indagine su Teramo» 2009-10-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418618Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
Aperta un'inchiesta sulla registrazione, recapitata al quotidiano teramano, del diaologo tra due agenti, in cui si fa riferimento a pestaggi nel carcere di Castrogno. Il caso sbarca in Parlamento con un'interrogazione della radicale Rita Bernardini
<p>
Sollecitata dal radicale teramano Renato Ciminà, la parlamentare della rosa Rita Bernardini, da sempre impegnata nelle battaglie civili in difesa della popolazione carceraria, sia che si tratti dei detenuti sia delle condizioni di difficoltà degli agenti di custodia, è stata ieri tra i primissimi ad interessarsi al “caso” teramano.
<p> Nel pomeriggio, poi, all’interessamento del mattino ha fatto eco la presentazione di un’interrogazione a risposta scritta al Ministro della Giustizia Angelino Alfano.
<p> Nel testo dell’atto parlamentare, l’onorevole Bernardini, riprendendo il nostro articolo di ieri, premette che <br />
«...la registrazione di cui si parla è giunta al quotidiano in un plico contenente un CD e una lettera indirizzata al Direttore; nella lettera, non firmata e forse volutamente sgrammaticata, ma sedicente voce dei detenuti del carcere, si legge:<br /><br />
“Qui qualsiasi cosa succede è colpa nostra ma questa volta non finirà così, e da troppo che sopportiamo, qui quelli maltrattati siamo noi ed anche in questa occasione abbiamo subito un pestaggio da parte di una guardia”. <br />
E ancora: “Il fatto e che noi siamo detenuti e non siamo mai creduti invece la guardia è la legge e credono di poter fare tutto quello che vogliono. Ci sono state volte che alcuni di noi hanno aggredito loro ma non sempre e cosi”...» spiegando poi però che, correttamente, il nostro giornale «giunge alla plausibile considerazione che la lettera che accompagnava il CD, non sia stata scritta da un detenuto, ma forse da un agente, visto che per un carcerato sarebbe stato difficile far uscire dall’istituto un plico contenete un CD, tanto più se indirizzato al direttore di un giornale ».
<p> L’oggetto dell’interrogazione ad Alfano, ovviamente, è il contenuto del CD, quella registrazione di un dialogo tra agenti nel quale le fonti del nostro giornale hanno riconosciuto distintamente la voce del capo reparto Luzi.
<p> «Quanto alla registrazione, La Città scrive: “La voce è nitida. Quanto la collera che ritma la conversazione tra due persone, una delle quali sicuramente titolato a rimproverare l’interlocutore per aver disatteso un incarico - riporta l’onorevole Bernardini - «Abbiamo rischiato una rivolta eccezionale, una rivolta… », si sente ripetere al primo. <br />
I tentativi del secondo di fornire una giustificazione dicendosi ignaro dell’accaduto. E ancora, il primo continua:<br />
«Ma perché, scusa, non lo sai che ha menato al detenuto in sezione? ». E l’altro: «Io non c’ero, non so nulla». <br />
Il tono di voce cresce: «Ma se lo sanno tutti?» Pochissimi secondi e poi: «In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». Lapidario. Sotto. Non in sezione. Un detenuto non si massacra. Anzi si, si può massacrare ma non in pubblico.<br />
«Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto…», conclude lasciando aperte decine di interrogativi. Specie se si riesce ad avere la conferma, come ottenuto da La Città attraverso due fonti attendibili vicinissime alla vita del carcere, che la voce registrata sul CD apparterrebbe al Comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi.
<p> L’interlocutore? Un sovrintendente che il giorno della presunta aggressione “al contrario”, da agente a detenuto, sarebbe stato di turno come capo-posto ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti”»
<p>La stessa onorevole Bernardini, ricordando al Ministro come «l’articolo 13, comma 4, della Costituzione stabilisce che è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà mentre l’art. 27 sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»
<p>In conclusione, la parlamentare radicale chiede al ministro Alfano se sia a conoscenza del fatto riportato da La Città, e «se ritenga di dover accertare se corrispondano al vero le documentate e a quanto pare verificate notizie riportate dal quotidiano La Città di Teramo e provincia;<br />
se ritenga di promuovere un’indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella conversazione registrata nel CD, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell’istituto».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.lacittaquotidiano.it/quotidiano/quotidiano.pdf">La Città di Teramo</a>VALTER VELTRONI: Basta tagli, basta bugie.2008-07-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358183Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Ci troviamo di fronte a un paradosso. Mentre abbiamo approvato un decreto sulla sicurezza con l'impegno di tutti e una sollecitudine che corrispondono all'allarme sociale che c'è attorno a questo tema, dall'altra parte, si riducono le forze disponibili sul territorio: meno commissariati, meno volanti, meno uomini nell'ordine di diverse migliaia che potranno operare per tutelare la sicurezza dei cittadini”.<br />
<br />
Walter Veltroni prende la parola alla Camera dei deputati in occasione della discussione del ddl sulla perequazione tributaria. Il leader del Pd cita le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi e lancia un appello: “Invito il governo a un ripensamento sui tagli alla sicurezza e alla scuola”.<br />
<br />
Il segretario del Partito democratico si rivolge al governo, rappresentato in aula dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito e insiste: “Rivolgo l'appello a un ripensamento da parte del governo di un taglio che è tra i più contraddittori. Date un segno immediato di ripensamento”, così da “consentire alle forze dell'ordine e alle forze armate di non essere al limite delle loro possibilità”.<br />
<br />
Veltroni parla chiaro: “Chiunque guardi lo scenario del Paese cosa vede? Vede il taglio in due settori, la scuola e la sicurezza, che sono esattamente quei settori nei quali non si dovrebbe mai tagliare ma investire. Mi auguro che a partire dalla prossima finanziaria possano arrivare dei segni che vadano nella direzione opposta, altrimenti potrebbe apparire persino offensivo” questo comportamento, in particolare, sottolinea, nei confronti delle forze dell'ordine e di tutti “coloro che operano per garantire la nostra sicurezza”.<br />
<br />
Il leader del PD spiega il senso del suon intervento a Montecitorio: “So che non è abituale che un leader politico prenda la parola per illustrare un ordine del giorno – esordisce il leader del PD – ma lo faccio con convinzione per sottolineare l'attenzione sul tema dei tagli alla sicurezza” introdotto con la finanziaria.<br />
<br />
Veltroni ricorda alcune dichiarazioni del premier che garantivano nessun taglio per il comparto sicurezza. “Da qui l'appello a dare un segnale immediato di ripensamento. Non abbiamo nessun atteggiamento ideologico”, ma se sono stati compiuti degli errori nel passato faremo in modo che non saranno più compiuti. “Ci sentiamo impegnati a sostenere le forze dell'ordine sul territorio”.<br />
<br />
<b>Rapporto Ugl: 61% forze dell'ordine prende meno di 1200 euro, delusi da governo.</b><br />
Per rafforzare la sua richiesta, il segretario del Partito Democratico cita il “Rapporto sulle condizioni socio-economiche delle forze di polizia”, elaborato dal Coordinamento per le politiche per la sicurezza dell’Ugl, secondo il quale le forze di polizia sono vittime dei bassi salari e di un eccessivo ricorso al credito al consumo, così come tanti altri lavoratori che soffrono della crisi economica in atto. Il 61% dei dipendenti che si occupano della sicurezza dello stato vive infatti con meno di 1.200 euro al mese e l'81% di loro ha impegnato parte dello stipendio per comprare beni e servizi a rate. Il 51%, invece, ha avviato procedure per il consolidamento del debito.<br />
<br />
Novemila gli intervistati (il 92% proviene dal centro-sud) tra Polizia di stato, Corpo forestale, Polizia penitenziaria e corpo dei Vigili del fuoco. Il dato è allarmante: “In questa situazione è in pericolo anche l'integrità morale dei nostri lavoratori, a cui è vietato fare un secondo lavoro", ha evidenziato Renata Polverini, segretario dell'Ugl, nel corso della presentazione dei dati. L'82% degli intervistati non è soddisfatto del proprio stipendio, “inferiore del 50% rispetto a quello percepito da un agente francese”.<br />
<br />
Un altro dato preoccupante è l'invecchiamento delle forze dell'ordine: l'età media, infatti, si aggira attorno ai 40 anni. Ancora, i problemi che riguardano la mobilità: gli agenti sono spesso costretti a vivere lontani dalle famiglie, perchè lo spostamento non è sempre assistito con strutture messe a disposizione e lo stipendio è troppo basso per affittare una casa. Il 64% non è, infatti, proprietario della casa in cui vive, ma il 93% ha acceso un mutuo e per il 91% degli intervistati questo incide di oltre la metà sul reddito. Anche per questo motivo l'82% dichiara che il lavoro, con i suoi ritmi, le sue esclusioni dalla vita sociale, è la causa principale del proprio disastro familiare e l'81% farebbe più figli se avesse la possibilità di avere maggiori infrastrutture su cui poter contare.<br />
<br />
“Abbiamo creduto in un programma elettorale, ma i provvedimenti intrapresi dimostrano che gli investimenti in questo campo non sono quelli preventivati, come la mancata defiscalizzazione degli straordinari – ha aggiunto la Polverini – e vengono effettuati dei tagli dallo Stato proprio in un momento in cui è scarsa la sicurezza soprattutto nelle grandi città e nelle aree del nord del paese, a causa dei flussi migratori non controllati”.<br />
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=55905">Sito web del Partito Democratico.</a>