Openpolis - Argomento: Pannella Marcohttps://www.openpolis.it/2016-05-19T00:00:00ZMarco PANNELLA: Saluto di Giacinto detto Marco (1930 - 2016)2016-05-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769167<br />
"Sono nato nel segno del Toro, a Teramo, in Abruzzo. Mi chiamo Giacinto Marco, Giacinto come un mio zio sacerdote, un personaggio abbastanza insolito, in quella che era la tipica famiglia agraria meridionale. Quando mio padre tornò a casa con la moglie francese (nata in Svizzera), una donna che non parlava altro che la propria lingua e aveva i capelli corti in un paese dove tutte le donne li avevano ancora raccolti a crocchia sulla nuca, e indossavano vesti nere lunghe fino ai piedi, lui capì che doveva aiutare la giovane coppia piombata in un mondo diverso e difficile: così scorporò la parte di proprietà che spettava a mio padre, e gli dette qualche possibilità.
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E potrebbe anche darsi che io non abbia animosità anticlericali perché la persona migliore della mia famiglia era questo clericale".
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Questo è un omaggio a Marco Pannella che se n'è andato oggi, 19 maggio 2016. Ciao, Marco.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radioradicale.it/410/radicalparty.html">www.radioradicale.it</a>Marco PANNELLA: Per il Partito Radicale dello Stato di Diritto e i Diritti umani2016-04-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769059<br />
La realtà del regime italiano, anti-Stato di Diritto, anti-democratico, anti-liberale, nota e denunciata da decenni e aggravatasi sempre più nel corso degli ultimi anni al punto da essere conclamata e condannata anche a livello internazionale, è tale da impedire non solo il competere ma anche il solo presentarsi alle elezioni di qualsiasi ordine e grado: non esistono infatti – secondo tutti i parametri universalmente noti, di regole, linee guida e raccomandazioni – le condizioni e garanzie minime per concorrere in una elezione davvero democratica. È del tutto assente la condizione prima ed essenziale per il corretto svolgimento della vita democratica: il diritto umano, civile e politico alla conoscenza.
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Tutti i precedenti elettorali “radicali” degli ultimi anni – nazionali o locali – possono essere richiamati a conferma di questa analisi. E se vogliamo indicare un caso, fare un nome per tutti, è quello di Marco Pannella, deliberatamente, sistematicamente cancellato, vietato nel corso degli ultimi anni da ogni spazio informativo, pubblico o privato, condannato dal regime italiano a una lunga, persistente e, di anno in anno, sempre più degradante serie di umilianti retrocessioni, fino all’ultimo e infimo posto nella classifica della comunicazione politica e degli ascolti.
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Le campagne elettorali, tutte, si sono svolte in questo ultradecennale e sempre più aggravato contesto di anti-democrazia, né vi sono segnali di mutamento di rotta che facciano sperare bene per le future. Ormai non è solo un problema di informazione o di comunicazione politica, ma di Democrazia e di Stato di Diritto.
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Stando così le cose, la presentazione di liste “radicali” alle prossime elezioni – come quelle annunciate da Emma Bonino, Marco Cappato e Riccardo Magi per Roma e Milano – costituisce fatto incomprensibile e senza precedenti, almeno da quando gli statuti di tutti i soggetti della galassia radicale hanno precluso la presentazione in quanto radicali a qualsiasi tipo di elezione. È un fatto senza precedenti anche in fatto di contenuti, per esempio rispetto agli anni 70-80, quando il Partito Radicale si presentava alle elezioni con il simbolo della Rosa nel Pugno ma senza connotare la sua politica in termini nazionalistici, localistici e partitici (basti pensare alla concomitante lotta contro lo sterminio per fame e alla prassi della “doppia tessera”). La stessa lista di “laici, socialisti, liberali, radicali” della Rosa nel Pugno nel 2006 è stata concepita all’interno della intera galassia radicale e connotata dalla presenza di esponenti “esterni”. Ciò fa la differenza con gli esperimenti attuali.
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Capiamo che presentare siffatte liste possa apparire un primo, essenziale passo per chi mira a dare un senso esplicito, conseguente ed esemplare alla “svolta” politica maturata e rivendicata al Congresso di novembre 2015 di Radicali Italiani. È una svolta che non condividiamo ma che abbiamo non contrastato a Chianciano e non contrasteremo oggi a Roma o a Milano nelle sue derivate elettorali.
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Noi abbiamo però un’altra visione, un altro progetto, altri metodi, altri obiettivi: gli stessi del Partito Radicale, da sessant’anni. Per noi la risposta di Partito, di Governo e di Riforma, oltre che necessaria e urgente, è volta, come stiamo tentando di fare, a mettere in moto – a partire dall’Italia, ma non solo in Italia – la transizione verso lo Stato di Diritto contro la Ragion di Stato, attraverso l’affermazione del Diritto umano alla Conoscenza, che è innanzitutto conoscenza di quel che il Potere fa a nome dei suoi cittadini.
<p>Nelle elezioni romane, ma anche a livello nazionale, l’unico fatto nuovo che riteniamo possa per noi costituire eccezione alla regola, ha il nome e la storia di Roberto Giachetti. Il vissuto radicale del “renziano” Roberto Giachetti, che continua ancora a vivere e far vivere il Partito Radicale con la sua iscrizione e iniziativa politica (dal deposito in Cassazione dei quesiti sulla Giustizia Giusta alle visite in carcere con Marco Pannella), ci importa, ci rassicura e ci dice che può riservare sorprese singolari o ulteriori conferme e sviluppi di una storia esemplare. Vogliamo quindi aiutarlo a diventare Sindaco di Roma, di una Città che non sia più introvertita e chiusa, immersa nei suoi spiccioli problemi, ma estroversa, aperta, transnazionale. In una parola: universale, bandiera e simbolo della visione del mondo e del Diritto cui sta dando corpo la campagna in atto del Partito Radicale sul Diritto umano alla Conoscenza.
In ultima analisi, crediamo che la ricerca del dialogo fino allo stremo sia quanto di più importante ci chieda Marco Pannella, anche in queste ore. È il connotato essenziale dell’alterità radicale che vogliamo continuare ad affermare e praticare, senza calcoli del tipo “il fine giustifica i mezzi” o, peggio, adattamenti a ragion di partito. È la via maestra per continuare a concepire un nuovo possibile, come è sempre stato nella storia radicale, fondata sulla teoria di una prassi nella quale parole e fatti, mezzi e fini, comportamenti e obiettivi hanno sempre teso a coincidere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/107/news/il-partito-radicale-dello-stato-di-diritto-e-i-diritti-umani">www.radicalparty.org</a>Maurizio TURCO: Continua la lotta per l’universalità dello Stato di diritto 2016-03-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it768959<br />
La campagna per la transizione verso l’universalità dello Stato di diritto democratico federalista laico, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza è arrivata ad un punto di svolta, non definitivo ma importante. Il 23 marzo presso la sede della SIOI ci sarà una manifestazione nel corso della quale saranno presentati gli atti del convegno internazionale, curati da Matteo Angioli, che abbiamo tenuto il 25 luglio presso il Senato con la partecipazione del Ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Presso la SIOI interverranno tra gli altri gli ex Ministri degli Esteri Franco Frattini e Giulio Maria Terzi di Sant’Agata che si è molto speso per questa campagna.
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Questa occasione servirà anche alla preparazione dell’iniziativa del Governo italiano per presentare la campagna presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, intorno al 20 aprile, insieme ad altri paesi che stiamo cercando di coinvolgere.
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E’ inutile dire dell’importanza, della necessità e dell’urgenza di questa campagna: basta aprire un giornale, ascoltare la radio, vedere la televisione. Il mondo è in fiamme, non da oggi. Lo sterminio per fame, sete e guerre nel mondo divampa ovunque. Le cause sono diverse ma non va dimenticato quello che disse nel 1979 Marco Pannella quando decise di impegnarsi nella lotta contro l’olocausto per fame: milioni di uomini donne e bambine “vittime del disordine politico ed economico internazionale”. Quel disordine continua a macinare milioni di morti, far sopravvivere milioni di disperati, mettere in cammino milioni di sfollati.
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A fronte di questo nuovo, grande olocausto è necessario agire e farlo subito.
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Di soluzioni e ricette in giro per il mondo ve ne sono a bizzeffe. E anche di imbroglioni. Dalla Francia, il paese dei diritti umani, un governo (socialista!?, del partito socialista europeo!?, dell’internazionale socialista!?), sostiene che lo stato di eccezione, lo stato di emergenza è lo stato di diritto. Così insultando anche il buonsenso.
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Contro anche questo ultimo tentativo di mistificare quanto accade noi continuiamo a lottare per tenere alta la bandiera dello Stato di Diritto perché non sia contrabbandato con Stato di Guerra.
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E’ evidente che non siamo catastrofisti (o non saremo più considerati tali solo se quel che è accaduto a Parigi accadrà anche in Italia?) quando non si sa più quanti a decine, centinaia di migliaia sono morti e moriranno nei più oscuri angoli del mondo per cause non naturali.
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Non è con le cataste dei morti che si potrà costruire una società ed un mondo migliore. Ancora una volta è profondamente vero che i mezzi prefigurano i fini. E noi prefiguriamo i nostri fini proprio a partire dai nostri mezzi e con i nostri comportamenti.
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Dal 1° novembre 2015 il Partito radicale ha sospeso le uscite di qualsiasi ordine e natura e siamo impegnati a ridurre il debito cumulato per riprendere al più presto e con più forza le lotte radicali. Ancora una volta non ci preme salvare il partito ma le speranze e le ragioni radicali. Lo stiamo facendo, in pochi, sono poco meno di 500 gli iscritti al Partito e in questo momento ci sono ancora 350 mila euro di debiti nei confronti di persone fisiche, collaboratori e fornitori.
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Essendo in pochi è dura. Ma siamo certi che chi il Partito radicale l’ha vissuto come lo si è vissuto in questi decenni non potrà non rilevare che, ancora una volta, siamo i soli (vorrei sia chiaro: i soli) a privilegiare le convinzioni sulle convenienze; gli interessi del paese su quelli del Partito.
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Siamo in pochi e comunque più dei tre confinati a Ventotene che nel pieno della furia nazionalsocialista e fascista scrissero il Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni e fuori pochi altri a diffonderlo clandestinamente.
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Oggi il contesto è molto peggiore, siamo confinati tra i confinati, tra coloro che non hanno diritti perché gli sono negati o violati. In un gioco al “si salvi chi può” in cui nessuno vince, al massimo briciole e miserie. Quasi che la lotta per lo stato di diritto la democrazia, il federalismo, la laicità sono, come lo erano considerati un tempo i diritti civili, espressione di vizi piccolo borghesi: la gente ha fame urlavano i politici che si consideravano perbene, ed erano gli anni del boom economico che sarebbero sfociati, per loro colpa grave, nell’ormai noto e paralizzante debito pubblico.
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Siamo consapevoli che la partita è enorme, lo sconforto potrebbe prendere con ragione il sopravvento a fronte di quello che ci circonda, eppure siamo ancora convinti che “se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero. Ma solo in questo caso.” Sono le parole con le quali si concludeva il Manifesto Appello del 1981 scritto da Marco Pannella e firmato da oltre 113 premi Nobel. Quel Manifesto è tutt’ora attuale e insieme al Preambolo allo Statuto del Partito radicale è la Costituzione politica di una alterità nel mondo della politica che rivendichiamo.
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Il 20 febbraio di dieci anni fa moriva Luca Coscioni: un radicale è buono solo da morto, affermò Marco Pannella dinnanzi al profluvio di aggettivi superlativi che sprecarono coloro che in vita lo avevano censurato, deriso, ostracizzato.
La lotta continua non è che l’inizio, continua a ripeterci Marco; e la lotta è sempre la stessa, la lotta per lo Stato di diritto democratico federalista laico i diritti umani e per il diritto alla conoscenza, da sempre e da prima di noi che ci siamo ancora e per coloro che verranno. Certo Altiero, Ernesto ed Eugenio e ancora Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo, Benedetto Croce, Antonio De Viti De Marco per citarne alcuni, solo italiani, non solo radicali, e tutti coloro che hanno portato un granello di sabbia per costruire il futuro auspicato ancora una volta da una messe di Premi Nobel.
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Siamo ancora qui, renitenti al potere, in mezzo a mille difficoltà politiche e personali, siamo in pochi, in questo momento esattamente 495. Con tutto quello che ci circonda e di tutto quello che riteniamo ci sia necessità: un soffio, un granello. E al granello che ognuno di noi è e di coloro che vorrà essere un grande grazie, a chi per la prima volta si è iscritto ieri o lo farà domani, a chi imperterrito lo fa da sempre.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it">http://www.radicalparty.org/it</a>Marco PANNELLA: L'incontro con Sua Santità il Dalai Lama2015-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it761074<br />
Domenica 21 giugno si è svolta nel tempio tibetano di Dharamsala in India una cerimonia di celebrazione dell'80° compleanno di Sua Santità il Dalai Lama. Alla cerimonia, animata da danze e canti tradizionali alternati a momenti di preghiera, ha partecipato anche Marco Pannella che era presente con una folta delegazione radicale formata da Bruno Mellano, Laura Harth, Alessandro Rosasco, Rosanna De Giovanni, Claudio Landi, Stefano Marrella e chi scrive, Matteo Angioli.
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Nel suo breve saluto, Marco Pannella (unico politico europeo ad esser stato invitato) ha lodato la richiesta di autonomia per il Tibet avanzata da anni dal Dalai Lama e sostenuta dal Parlamento tibetano in esilio e ha aggiunto che “questa comunità riunita così quest'oggi è satyagraha, è amore per la verità ed è forza dell'amore che dobbiamo avere anche per i nostri avversari, a partire dal popolo han”.
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Durante il breve soggiorno indiano, la delegazione ha incontrato anche Dolma Gyary il Ministro degli Interni del Tibet e il professore Yang Jianli attivista cinese che manifestò a Piazza Tiananmen nel 1989, costretto all'esilio negli Stati Uniti dove è Presidente dell'organizzazione Citizen Power for China/Initiatives for China. Yang è inoltre visiting professor a Harvard.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/76/news/il-dalai-lama-e-marco-pannella-insieme-festeggiare-gli-80-anni-di-sua-santit">www.radicalparty.org</a>Rita BERNARDINI: «Noi Radicali pronti a votare con il governo» - INTERVISTA2011-11-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617927Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<i>Torna la fiducia, e tornano in ballo, clamorosamente, con i boatos del Transatlantico, i voti dei Radicali. Secondo Radio Montecitorio, quando Denis Vcrdini dice "Abbiamo 320 voti", già fa conto sul loro appoggio. "Berlusconi li ha già acquisiti": sibila affilato Pasquale Laurito detto "velina rossa", seduto su di un divanetto. Così intercettare Rita Bernardini, la pasionaria di Torre Argentina alla buvette è un modo per capire se si riprodurrà il thrilling sui voti dei Radicali. La Bernardini è dimagrita ("I digiuni aiutano"), è serena (“Ormai con tutte le balle che scrivete su di noi..."), ma non smentisce. Anzi: "Se il governo si dovesse presentare con un emendamento che contiene la traduzione legislativa di tutti i punti contenuti nella lettera del governo all'Europa, la domanda è un'altra: perché mai non dovremmo votarlo?".</i>
<p><b>Magari perché i vostri elettori si potrebbero imbestialire, visto che vi hanno votato per fare opposizione nelle liste del Pd.</b>
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Ci sono tanti diversi problemi in quello che dici.<br />
Potremmo iniziare con il dire che gli elettori radicali si potrebbero imbestialire, visto quello che hanno dovuto mandare giù.
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<b>Ti riferisci al 2008?</b>
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(Sorride) Mi riferisco a una serie di fatti politici che si sono verificati a partire dal 1976 in poi, a dire il vero...
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<b>Parti da Adamo ed Eva?</b>
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Ma se vogliamo stare ai più recenti, ti ricordo che noi non abbiamo potuto presentare la nostra lista, come invece è stato consentito a Di Pietro.
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<b>Se vi foste presentati da soli quanto avreste preso?</b>
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Non è la domanda giusta.<br />
Saremmo stati eletti sicuramente, perché nella coalizione viene ammessa alla ripartizione dei seggi la prima lista che non supera il 4%. <br />
Dopo Di Pietro, che lo ha superato, c'eravamo noi.
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<b>Non mi dirai che dissentite ora perché vi hanno dato sei seggi nelle liste del Pd nel 2008!</b>
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Dico che la gente si dimentica tante cose.
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<b>Ad esempio?</b>
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Che i nostri elettori all'epoca hanno dovuto mandare giù un inspiegabile veto alla candidatura di Marco Pannella! <br />
Che subito dopo si è detto no anche a Sergio D'Elia!
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<b>Ma tutto questo precede l'inizio della legislatura.
Lo sapevate quando vi siete "sposati" con Veltroni.</b>
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Non tutti sanno che c'era stato un patto, anche dopo il voto, con il Pd, per promuovere le nostre battaglie parlamentari. <br />
Solo un anno fa eravamo d'accordo con Bersani a presentare proposte di legge sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro e sui diritti civili.
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<b>
E come è andata a finire?</b>
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Tutto dimenticato! <br />
Pensa che con Bersani non ci sono stati più contatti nemmeno dopo quello che è successo nell'ultima fiducia. Non ci ha chiamato!
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<b>Forse non voleva a litigare.</b>
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Bè, fa male. Quando siamo andati a cena da Berlusconi, pochi giorni fa...
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<b>Ahi, ahi!</b>
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Quando siamo andati a cena da lui, Marco ha parlato per mezz'ora elencando tutte le riforme liberali che lui ha promesso e non ha mai realizzato, in questi 17 anni. Sai cosa ha detto Berlusconi?
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<b>No, dimmelo tu.</b>
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Nulla. È rimasto in silenzio perché non c'era nulla da obiettare. <br />
Erano i punti su cui avevamo stretto l'alleanza elettorale fra il 1994 e il 1996, nella speranza di fare la rivoluzione liberale di cui questo paese ha bisogno.
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<b>Ma quindi perché mai Berlusconi dovrebbe essere credibile se le ripropone ora?</b>
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Appunto. <br />
Anzi, mi preoccupa di più sapere i numeri degli altri, i suoi ce li ha davvero.
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<b>Nulla è certo.</b>
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Tranne una cosa. Quello che è scritto nella lettera all'Europa, penso alla possibilità di licenziare e alla flessibilità del mercato del lavoro, o alle pensioni, è quello che noi inascoltati chiediamo da anni. Se fosse la volta buona non capisco perché, proprio noi che abbiamo fatto i referendum dieci anni fa per realizzare queste riforme, proprio noi dovremmo opporci.
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<b>Ma allora avete già deciso!</b>
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Non abbiamo deciso nulla. Prima vediamo il testo, poi decideremo cosa fare. <br />
Come sono abituati a fare i Radicali: sempre e solo nel merito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=16FEE3">Il Fatto Quotidiano - Luca Telese</a>Gregorio FONTANA: «All'insegna della trasparenza» - INTERVISTA2011-10-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617604Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) <br/><br/><br />Ritengo più che giusto il fatto che Silvio Berlusconi incontri il leader radicale Pannella.
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<b>Onorevole Fontana, cosa è necessario fare per superare la crisi del centrodestra?</b>
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"La crisi economico-finanziaria internazionale ha coinvolto tutti i governi del pianeta. Chi ha governato in questi anni oggi deve fare i conti con la perdita di consensi. Il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha visto piombare la sua popolarità ai minimi storici. Anche il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha fronteggiato una crisi difficile da risolvere. Il problema vero è quello di prendere delle misure coraggiose e di fare scelte ambiziose. Il vero problema è quello di liberare risorse per l'economia e vendere il patrimonio pubblico che è mal sfruttato. Un altro tema su cui dobbiamo riflettere è la legge elettorale".
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<b>Il Pdl teme il ritorno del Mattarellum?</b>
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"L'esito delle elezioni del 2006 è ancora tutto da verificare. Non so se potremo mai farlo. Noi non temiamo affatto il ritorno alla precedente legge elettorale. Con questo sistema elettorale abbiamo vinto le elezioni politiche due volte: nel 1994 e nel 2001. E abbiamo vinto le elezioni politiche senza difficoltà. Per vincerle, nel 1996, il centrosinistra è ricorso alla desistenza con Rifondazione comunista. Non abbiamo paura nemmeno di una legge elettorale con le preferenze. Se lei scorre le elezioni che si sono svolte dal 2008 in poi si può constatare che abbiamo vinto tante elezioni con il voto di preferenza e con sistemi di tipo proporzionale. Come ha detto il segretario Alfano, il Pdl ha vinto con tutti i sistemi elettorali. Basta tenere fermo il principio del maggioritario e quello che il vincitore è chiamato a governare l'Italia. Gli elettori italiani vogliono sapere chi guiderà il paese e con quali alleanze piuttosto che sapere il nome del deputato che sarà eletto".
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<b>Pensa che Bersani voglia la politica delle cosiddette "mani Libere"?</b>
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"Non so cose pensi il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sulla riforma elettorale il Pd ha cambiato idea troppe volte. Prima ha appoggiato i referendum, poi se ne è pentito. Il problema è quello di avviare un confronto anche su queste cose, anche con l'opposizione, per cercare di capire se ci sono i margini per approvare una riforma elettorale che abbia l'obiettivo della governabilità".
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<b>Cosa pensa del dialogo tra i radicali e Berlusconi?</b>
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"L'incontro tra Pannella e Berlusconi è un confronto giusto e si è svolto con la massima trasparenza. Questi incontri dovrebbero avvenire più spesso anche per ascoltare, sui temi della giustizia, chi non la pensa come noi. Io sono segretario d'aula. E posso dire che i Radicali non hanno mai tradito l'opposizione. Ritengo che questi incontri siano una questione di civiltà politica".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=15ZQTQ">la Voce Repubblicana - Lanfranco Palazzolo</a>Angelo BONELLI: Caro Pannella, su Berlusconi stai sbagliando2011-02-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557901Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lazio (Lista di elezione: Verdi) <br/><br/><br />
Caro Marco, ho letto con attenzione la tua intervista e le tue dichiarazioni. Tu dici che sostenere le istituzioni, anche se istituzioni disastrose, è un dovere repubblicano. Specie se non esiste un’alternativa. Con grande rispetto volevo dirti che dissento.
<p>Dissento perché sul piano programmatico Berlusconi ha rappresentato e rappresenta ciò che di peggio è stato fatto nel nostro Paese.
<p>Non possiamo dimenticare che i condoni edilizi, che hanno sanato 50 milioni di metri cubi di cemento, sono stati per ben due volte proposti da Berlusconi, così come il Piano casa che dà il via alla deregulation urbanistica e la reintroduzione del nucleare. Per non parlare della proroga del decreto sul benzopirene che comprometterà la vita di tante persone a partire da Taranto, decreto contro il quale si sta battendo, insieme a noi, con un ottimo lavoro la deputata radicale Elisabetta Zamparutti, del federalismo demaniale, attraverso il quale si realizzerà la svendita del patrimonio pubblico o l’attacco al protocollo di Kyoto e ai parchi.
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O, ancora, i tagli al trasporto pubblico e il Ponte sullo Stretto. Berlusconi ha governato solo pensando a se stesso ed ecco perché negli ultimi anni si è parlato solo di Lodo Alfano, legittimo impedimento e oggi, nell’ennesimo scontro con la magistratura, viene rilanciato il processo breve proprio nel momento in cui la disoccupazione giovanile tocca la quota storica del 29%.
<p>Per tutte queste ragioni che ti ho esposto sarebbe per noi impossibile aprire un dialogo con Silvio Berlusconi che, anche sul piano culturale, sta imponendo nei fatti un modello inaccettabile, proprio di chi pensa che con i soldi si possa comprare tutto a partire da quelle istituzioni che tu hai tanto a cuore.
<p>Potrei continuare parlando di etica pubblica e dello svilimento del ruolo della donna. Sono d’accordo con te che dal punto di vista politico nel versante opposto non si sta costruendo un’ alternativa.
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E, infatti, proprio perché ci troviamo di fronte ad un simile disastro istituzionale e in assenza di un’alternativa sarebbe un atto di igiene pubblica andare al voto e ridare ai cittadini l’opportunità di fare chiarezza.
<p>C’è un punto, però, su cui penso sarai d’accordo anche tu: in Italia c’è un’emergenza democratica che non si chiama solo Berlusconi ma che riguarda un sistema di potere della comunicazione che decide anche chi è l’interlocutore tra l’opposizione. Se sei trasmesso esisti e se esisti puoi parlare delle tue proposte, delle tue idee e far giudicare agli italiani se sono giuste o meno.
<p>Sono scomparsi dai palinsesti televisivi i temi che interessano i cittadini, come la crisi economica, ambientale e sociale: le forze politiche scomode vengono semplicemente cancellate.
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E, quindi, accade che i Verdi stanno subendo una censura senza precedenti. Se sei trasmesso esisti e da qui l’aumento dei consensi che registrano alcune forze politiche.
<p>Penso che la battaglia per la democrazia nel nostro Paese debba diventare oggetto di una forte mobilitazione e sarebbe importante che potessimo lanciarla insieme. Noi non siamo interessati a cosa fa il centrosinistra che, in questo paese, ha rinunciato a una battaglia per la democrazia.
<p>Vogliamo rimetterci in sintonia con i problemi dell’Italia e degli italiani e soprattutto di quell’area del 40% di non voto e astensione. Ma Berlusconi no. No grazie, non va sostenuto anzi va fatto cadere per andare al voto.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.terranews.it/print/21264">Terra.it</a>Rita BERNARDINI: Gli sprechi della Camera: «In 13 anni spesi 586 milioni di euro in affitti»2010-08-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504213Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
I radicali denunciano gli sprechi della Camera.
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Per Marco Pannella è la storia di «un gruppo di amici, alcuni stanno alla Camera dei deputati e altri in una società immobiliare, la Milano 90 srl ».<br />
Il sodalizio, accusa il leader radicale, sarebbe nato e cresciuto sugli immobili. Al punto da confezionare «un cadeau» da 586 milioni di euro che la Camera ha pagato, a partire dal 1997, per l'affitto, la pulizia e il servizio mensa di palazzi, tutti nelle vicinanze di Montecitorio, tra Fontana di Trevi, via del Tritone e piazza San Silvestro.
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Edifici che ospitano gli uffici dei deputati, delle loro segretarie e porta-borse. Se della vicenda adesso si torna a parlare (ne avevano già scritto Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne La Casta), lo si deve all'insistenza di Rita Bemardini, parlamentare radicale, che da due anni preme per avere la documentazione di contratti e rogiti.<br />
E anche, indirettamente, al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha messo online tutte le spese che sostiene Montecitorio, da quelle immobiliari ai 590 mila euro l'anno pagati per i corsi d'inglese o gli 810 mila euro per cancelleria, calcolatrici, taglierine e lavagne magnetiche.
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La storia del «cadeau» comincia nel 1997, quando Montecitorio decide di allargarsi, mettendosi alla ricerca di fabbricati prestigiosi. La scelta, nel periodo in cui è presidente della Camera Luciano Violante, cade su quattro stabili nei dintorni di Fontana di Trevi. <br />
A farsi avanti è il costruttore Sergio Scarpellini, solide-amicizie bipartisan, proprietario di una della maggiori scuderie italiane e di un immenso patrimonio immobiliare nella Capitale che bussa per proporre i suoi palazzi a due passi da Montecitorio.
<p>A dire il vero i primi edifici che offre ancora non sono suoi, anche se l'imprenditore è a un passo dalla conclusione dell'affare. In effetti li sta ancora trattando con gli allora proprietari (tra cui Telecom ed Enel), e questo lo si capisce anche da quel che c'è scritto nel contratto d'affitto stipulato per il primo immobile, tra via del Tritone e via del Pozzetto. <br />
E che Rita Bernardini è riuscita a farsi consegnare.
La deputata radicale, ieri alla conferenza stampa per la presentazione del dossier ha scandito ad alta voce le parole dell'accordo:
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«Premesso che la Milano 90 srl ha in corso di acquisizione la proprietà e disponibilità del compendio immobiliare al rione Trevi-Colonna..». <br />
Poi, seduta accanto a Pannella, tronca bruscamente la lettura e condude: «Insomma, quando viene firmato il contratto Scarpellini ancora non ha gli immobili».
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Però quel corposo contratto che stringe in mano, della durata di 9 anni rinnovabili per altri 9, valore 12 miliardi annui delle vecchie lire, consente al costruttore di presentarsi in banca e ottenere i mutui necessari agli acquisti.
<p>«Per quanto è dato sapere sintetizza Marco Pannella, gli amici estendono il patto e sottoscrivono i nuovi contratti relativamente a quattro nuovi immobili, sempre nelle vicinanze di Montecitorio».
<p>Il totale sborsato è di 334 milioni di euro, che avrebbero consentito l'acquisto degli edifici, «con il risparmio di qualche lira o di qualche centesimo», osserva Bemardini.
<p>Nel 2007 la Camera prova a rescindere il contratto, ma le clausole sono studiate in modo tale che il tribunale civile di Roma, interpellato per un arbitrato, finisce per dare ragione alla «Milano 90».
<p>Non basta: i servizi aggiuntivi di pulizie, portierato e mensa «tutti finiti alla stessa società, senza bando», conteggiano meticolosi i radicali, costano all'erario «un totale di 222 milioni di euro».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TCG7M">Corriere della Sera - Fulloni Alessandro</a>Gaetano Quagliariello: «L'opposizione? Non esiste. Pure Pannella fa il moralista» - INTERVISTA2009-05-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391324Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
«Sono stanco», mormora Gaetano Quagliariello accogliendomi nel suo ufficio di presidente vicario dei senatori del Pdl.<br />
«Per forza», verrebbe da dirgli guardando il suo viso smunto con un che di adolescente nonostante i 49 anni. Ti sei scaraventato dal letto e hai fatto scaraventare me per vederci presto di mattina e cominciare con una lunga intervista una giornata che per te si annuncia campale. <br />
In Aula si discuteranno gli aiuti ai terremotati, l’opposizione non farà sconti e finirai per litigarci, ti dovrai poi spremere le meningi per ripetere con formule diverse - tre volte al giorno e su sei Tg - la tua campana: il centrodestra lavora, il centrosinistra chiacchiera. È più che certo che da Magna Carta, la fondazione che presiedi, ti chiedano un’intervista per l’Occidentale il giornale telematico. <br />
Tutt’altro che escluso l’arrivo all’ora pranzo - che perciò salterai - di un collaboratore con le bozze di uno dei libretti che la Fondazione sforna a ripetizione su legge elettorale, immigrazione, federalismo fiscale, ecc. <br />
Neanche potrai impedire a te stesso - nonostante ti sia sospeso dall’attività di docente alla Luiss di Storia contemporanea finché dura il mandato - di pensare alla tua gloria di studioso. Quindi ti attaccherai al telefono con l'editrice «il Mulino» per sapere come stanno andando la tua biografia su De Gaulle e quella più recente su Gaetano Salvemini. <br />
Vero è - come si desume dal tuo cognome - che i tuoi avi erano vigorosi bracconieri (quagliara è una tecnica di uccellagione della prelibata quaglia), ma tu già da generazioni appartieni a una famiglia di intellettuali (sfibrati per definizione) originari di Napoli e trapiantati a Bari. <br />
Dovresti perciò soppesare le tue forze e non menare il torrone della stanchezza con un intervistatore che ora esige il meglio da te.
<p>
«Da docente a politico. Cambio di vocazione?», dico adesso a voce alta.<br />
«Ho la politica nel sangue. Da bambino, invece che al dottore, giocavo alle elezioni. Da prof insegnavo Storia della politica. Siamo lì».<br />
«Differenze tra i due mestieri?».<br />
«I tempi dello studioso sono lunghi. Il politico coglie l’attimo fuggente. È stato l'adattamento più difficile».<br />
«Eri radicale, oggi berlusconiano. Tendi alla metamorfosi?».<br />
«Sono stato radicale dai 15 ai 22 anni. Significava non sprangare né essere sprangato. Ero liberale, garantista, anticomunista».<br />
«Da radicale ti sei battuto per l’aborto».<br />
«C’era la piaga dell’aborto clandestino. La legge 194 era un freno. Oggi, sono contro l’aborto. Non sono però per l’abrogazione della legge, ma per la sua esatta applicazione. La politica è il regno del possibile, non dei principi astratti».<br />
«Sei passato da laico a laico devoto».<br />
«Non mi sento ateo e neanche devoto. Ho avuto un’evoluzione personale per problemi privati».<br />
«Cioè?».<br />
«Ho sperimentato la sofferenza. Ti senti impotente e ti poni delle domande. Se la libertà non ha una dimensione oltre la terra diventa totalitaria e si trasforma in oppressione».<br />
«Sei credente e praticante?».<br />
«Odio fare il neofita (è imbarazzato). Ma se devo proprio definirmi, sono un credente con una pratica riluttante», e si appoggia esausto allo schienale come un Amleto in giacca nera e cravatta rosa.<br />
«I tuoi erano dc. Tornato all'ovile?».<br />
«Papà era nella Fuci (universitari cattolici, ndr), cattolico di sinistra, amico di Aldo Moro. Mi ha però lasciato libero di cercarmi la strada. Anche se soffriva vedendo che si allontanava dalla sua».<br />
«Per Eluana Englaro hai urlato in Aula: “L’hanno ammazzata!”».<br />
«Volevo fosse il Parlamento ad assumersi la responsabilità, non lasciare tutto a una sentenza. Il fatto che mentre ci stavamo riuscendo, arrivasse la notizia della morte, mi ha fatto scattare. Mi è sembrata una combinazione diabolica. Non casuale».<br />
«Sul testamento biologico ti sei battuto contro l’autodeterminazione».<br />
«No. Libero l’individuo di rifiutare le cure anche se questo ne determina la morte. Sono però contrario che si decida ora per allora».<br />
«Il testamento è sempre a futura memoria».<br />
«Quando lo fai non puoi prevedere i progressi della scienza. La malattia di mio padre è durata dieci anni. Una cosa sono state le cure iniziali. Completamente diverse alla fine. Se avesse preso decisioni all’inizio, avrebbe perso anni di vita. Il futuro deve restare aperto».<br />
«Avrebbe sofferto meno».<br />
«I giovani che hanno incidenti e sono intubati, al 99 per cento tornano a vita normale. Ma - vedi nei blog - sono migliaia i testamenti biologici di ragazzi che chiedono di non essere intubati e lasciati morire. Sono decisioni a priori basate su inconsapevolezza».<br />
«C’è altro da dire?».<br />
«Su queste cose sarebbe meglio non legiferare. Ci sono i medici e le famiglie per decidere. Ma nel caso Englaro si sono voluti i bollini, la magistratura si è intromessa e ci ha costretti a intervenire».<br />
«Da radicale ti sei opposto al nucleare».<br />
«Me ne pento amaramente».<br />
«Che resta delle tue convinzioni passate?».<br />
«Ero liberale e lo sono. Anticomunista e lo sono. Garantista e lo sono. Non è poco», dice e si rianima. L’adrenalina scorre copiosa e l’intervista prosegue al galoppo.<br />
<b>Voterai il referendum elettorale del 21 giugno?</b>
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«L’ho sottoscritto e andrò per coerenza. La situazione è però cambiata. Allora non c’erano Pd e Pdl, ma una grande frantumazione di partiti che faceva pensare a una vera competizione. Oggi è scontato che vinca il Pdl».
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<b>Meglio per te.</b>
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«In politica è bene vincere, mai stravincere».
<p>
<b>Capitolo immigrati. O migranti, tu come li chiami?</b>
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«Immigrati. Migranti è come colf: politicamente corretto».
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<b>Per il riaccompagnamento Onu e Chiesa ci danno addosso.
</b>
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«Dobbiamo proseguire su questa strada e riaffermare la legalità. Mancando di una sua politica, l’Ue ha scaricato su di noi il fenomeno».
<p>
<b>L’Onu ci accusa di razzismo e la sinistra tifa per una società multietnica.</b>
<p>
«Se multietnico significa molte culture che si ibridano è ciò che accade in una società moderna. Se invece ogni cultura si chiude in sé è quello che succede in Olanda. Da un lato droga e prostituzione, dieci metri più in là donne col burka e chiese che diventano moschee. Invivibile. Il solo appiglio è la legalità».
<p>
<b>Critico e non solo sugli immigrati è anche Fini.</b>
<p>
«Ha un approccio spensierato ai problemi. Pensa che la libertà non corra pericoli lasciando che le cose vadano per il loro verso. Su questo ci sono differenze essenziali tra destra e sinistra. Poiché non voglio che il centrodestra annacqui le proprie convinzioni, cerco di ribattere colpo su colpo le posizioni di Fini».
<p>
<b>La piazza si riscatena. Che succede?</b>
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«Si fa sentire la mancanza di un’opposizione con posizioni vere e forti. I toni della sinistra sono alti, ma vuoti. Solo antiberlusconismo. I militanti sono delusi e rischiano la libera uscita».
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<b>Franceschini?</b>
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«È fuori dal tempo. A parte la simpatia umana per il numero 13 che d’incanto diventa il numero uno e si gioca la partita della vita, è l'icona giovane di una cosa vecchia: l’alleanza tra post comunisti e cattolicesimo sociale. Una formula morta».
<p>
<b>Di Pietro, il noto immobiliarista?</b>
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«A preoccupare non sono tanto le sue contraddizioni, quanto l’infinita ignoranza».
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<b>Dà voce a un certo elettorato.</b>
<p>
«Penso non sappia quel che dice. Il fatto però che tutti dobbiamo farci i conti imbarbarisce la lotta politica. Rispondergli è tempo perso e impedisce alla sinistra di andare oltre l’antiberlusconismo».
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<b>D’Alema?</b>
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«Fa un’analisi vecchia. Pensa che ci debba essere un sistema frammentato con più partiti in cui la sinistra si accorda col centro e metta Berlusconi in un angolo».
<p>
<b>È una tecnica.</b>
<p>
«Non capisce che Berlusconi è il centro. Comunque, è un’analisi. Altre a sinistra non ne vedo salvo quella di Veltroni, verso il quale ho nutrito speranze, ma che alla prova dei fatti si è squagliato. D’Alema invece non si squaglia».
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<b>Pannella digiuna per le cose più futili.</b>
<p>
«Ormai è intriso di conformismo, moralismo e perfino di giustizialismo. I radicali sono sempre in tribunale per denunciare questo e quello».
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<b>Sei il vice di Gasparri. Lui esuberante. Tu gelido. Come ve la passate?</b>
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«Abbiamo in comune buon senso meridionale, attaccamento al lavoro, un tipo di lealtà simile. Di lui sono amico, un termine che non uso con facilità. Confermo però che siamo antropologicamente diversi».
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<b>Tu intellettuale come giudichi il «cuménda» Berlusconi?</b>
<p>
«Ha una straordinaria capacità di impossessarsi di analisi raffinate e trasformarle in senso comune. È stata l’essenza del suo rapporto con Baget Bozzo».
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<b>Se ti comportassi come il Cav, galante, allusivo, «papi» e compagnia, tua moglie come reagirebbe?</b>
<p>
«Mia moglie è sarda».
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<b>Capisci quindi le ire di donna Veronica?</b>
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«Sono conservatore: non capisco come si possano portare in pubblico certi aspetti della vita matrimoniale. Già la lotta politica in Italia si fa dal buco della serratura. Se anche le vittime incoraggiano, è la fine».
<p>
<b>
Invidi però la vita esagerata del Casanova di Arcore?</b>
<p>
«Non ho lo stesso temperamento».
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<b>Dai, è l'ultima domanda, sii spiritoso.</b>
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«Sarò invece serissimo. Comprendo le difficoltà di trovare un equilibrio esistenziale per una persona che è sulla breccia da 15 anni, sempre sotto attacco».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=M6FZH">Il Giornale - Giancarlo Perna</a>Emma BONINO: «La battaglia della Lista Bonino - Pannella per la quotidianeità della gente, dai diritti civili alle libertà economiche»2009-05-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391299Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
Solo grazie al rischioso sciopero della sete di Marco Pannella, durato ben sei giorni e interrotto nella giornata di oggi, tanti italiani in più potranno sapere che alle elezioni europee è possibile votare radicale, votare la Lista Emma Bonino – Marco Pannella.
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I partiti della partitocrazia hanno occupato e spartito ogni spazio di informazione: <br />
il “privato” lo hanno consegnato a Berlusconi già all’inizio degli anni Ottanta, sotto forma di monopolio; il cosiddetto “servizio pubblico” della Rai se lo sono spartito, lottizzando fino all’ultimo gradino dell’ultimo sottoscala, per i loro privatissimi interessi di partito: la Rai-tv è “cosa loro”.
<p>Tutti i sondaggi ci dicono che gli italiani, su tutti i principali temi, sono d’accordo con i radicali: testamento biologico, eutanasia, libertà di scelta individuale, giustizia, riforma elettorale bipartitica all’americana, riforma degli ammortizzatori sociali, liberalizzazioni, ma - censurando i radicali - viene impedito loro di sceglierli, di essere rappresentati. <br />
Il sondaggio-Crespi della settimana scorsa dimostra come, a fronte della totale cancellazione del movimento radicale dai media, appena il 3% degli elettori sappia che i radicali sono candidati alle europee, e che esiste la Lista Bonino-Pannella.
<p>
In Veneto moltissime micro-imprese stanno chiudendo, ma il reality-show di Berlusconi e dei “berluschini” dei partiti alleati o apparentemente concorrenti rispetto al Cavaliere non prevedono che si conoscano e si affrontino questi problemi. <br />
I radicali sono da una parte contro gli aiuti di Stato e l’assistenzialismo a fondo perduto, dall’altra per la tutela dei lavoratori con un sistema nuovo ed efficiente di ammortizzatori sociali.
<p>Scongiurare il pericolo che i radicali, a causa della censura, per la prima volta dopo trent’anni restino esclusi dal Parlamento europeo, vuol dire anche mantenere accesa la speranza che – grazie all’Europa – venga sconfitto il sistema partitocratico, sindacatocratico, burocratico e soprattutto corporativo che – è sempre più evidente – produce anche in Veneto, sempre più, povertà ed esclusione.<br /><br />
Comunicato congiunto con Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali Italiani e Raffaele Ferraro, candidato della Lista Bonino-Pannella nella Circoscrizione del Nord-Est.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.fainotizia.it/2009/05/21/la-battaglia-della-lista-bonino-pannella-la-quotidianeit%C3%A0-della-gente-dai-diritti-civili-0">www.fainotizia.it</a>Nichi VENDOLA: «Il Pd di sinistra non esiste» - INTERVISTA2009-03-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390553Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) <br/><br/><br />
Nichi Vendola è a Berlino per incontrare Lothar Bisky, leader della Linke. «Ho verificato una sintonia profonda con uno dei protagonisti, insieme a Bertinotti, della costruzione della Sinistra europea - racconta al telefono il presidente della Puglia - un`esperienza unitaria e innovativa come quella che è al centro del nostro impegno in Italia».<br />
<b>A sentire Rifondazione però ci sarebbero problemi per Il riferimento al Gue nel vostro simbolo per le europee. Sono voci che smentisci?</b> (<i>Vendola mi passa Gennaro Migliore, ndr</i>)<br />
<b>Migliore</b>: Questa è una polemica tutta italiana. Il Gue non è impartito e dunque le adesioni degli eventuali eletti al gruppo parlamentare sono tutte individuali. Non c`è nessuna obiezione. (<i>Torna Vendola, ndr</i>)<br />
<b>Vendola</b>: Discutere a questo livello è asfissiante. In tutta Europa la sinistra è in movimento e francamente è preoccupante l`idea che il tema del confronto a sinistra sia l`ancoraggio a una sigla e non a una realtà come quella europea dove dalla Carinzia alla Sardegna vince la destra. Noi proveremo a fare la lista unitaria fino all`ultimo minuto utile, sapendo che abbiamo interlocutori con la testa dura. Certo, chi risponde inseguendo uno 0,2% in più allora non ha nessuna voglia di affrontare i nodi strutturali di una crisi e di una sconfitta drammatiche.<br />
<b>Sabato sarai all`assemblea di Firenze?</b><br />
Parteciperò perché quell`assemblea è un primo giro di boa in cui ciascuno si assumerà le sue responsabilità. Condivido intimamente l`appello che sul manifesto chiede alla sinistra di deporre le proprie differenze di prospettiva per presentarsi con un minimo comun denominatore unificante. Ci sarò con il bisogno di restituire coraggio a quel largo popolo della sinistra che vive una sorta di esilio nel privato. Dobbiamo essere all`altezza di riaprire una prospettiva politica e culturale per la sinistra italiana.<br />
<b>Però state già discutendo di una lista "sinistra per le libertà" insieme a Verdi, Sd e socialisti.</b><br />
E` un dialogo ormai maturo. Le due parole chiave su cui comunicare un`intenzione e un programma sono «sinistra» e «libertà». Quindi quel nome è una delle possibili indicazioni anche sulla scheda elettorale.<br />
<b>
Avevate promesso il 50 per cento di candidati scelti con le primarie. Mi pare però che non ci sia tutto questo tempo. Come potete realizzare l`apertura di cui parli?</b><br />
Tutto ciò che può essere fatto per far vivere questa nuova sinistra come un processo partecipativo e aperto lo faremo. Sono sicuro che la qualità di chi si relaziona con noi ci aiuterà a non fare un puro maquillage. Le elezioni sono una tappa di questo cantiere aperto.
<br />
<b>Non pensi che le preferenze possano premiare i candidati più organizzati odi partito a discapito di quelli espressi dal basso?</b><br />
Mi pare un argomento grottesco. Se hai l`ambizione non di superare lo sbarramento ma di un`idea più larga della politica allora penso che le furbizie e le camarille di chi organizza i giochi di preferenza abbiano poco spazio. Capisco invece che per qualcun altro siano problemi.<br />
<b>
I dirigenti di partito faranno un passo indietro da questa lista oppure no?</b><br />
Costruiremo dei criteri trasparenti, a cominciare dalla parità di genere nelle liste. Bisogna individuare le battaglie ideali e politiche di fondo. E per questo penso che una percentuale preponderante di candidati sarà espressa da movimenti e associazioni sul territorio.<br />
<b>
I socialisti hanno invitato i radicali a entrare in questa lista. Ma se Marco Pannella volesse candidarsi con voi tu che diresti?</b><br />
Con una unità più larga di tutte le forze di sinistra in un cartello elettorale si poteva anche immaginare un`apertura ai radicali, purché però facessero una scelta di campo precisa. Destra e sinistra non sono autobus da usare a seconda delle convenienze. Ci sono discrimini importanti che meritano un ripensamento da parte loro. l radicali sono da sempre un riferimento per le battaglie civili e le libertà individuali ma negli ultimi anni hanno avuto posizioni regressive sui diritti sociali e su un nodo fondamentale come quello pace/guerra.<br />
<b>Ma io non a caso ti chiedevo di Pannella.</b><br />
Non credo proprio che si porrà il problema di Pannella. Per me il tema non esiste.<br />
<b>Si parla tanto di un Pd di sinistra. Franceschini propone il salario minimo per i disoccupati e in America Obama si avvicina a un vostro slogan` come «anche i ricchi piangano». Eppure quando queste cose le diceva Rifondazione, al governo due anni fa, le reazioni di Fassino e Rutelli erano quasi un invito a tornare a Mosca...</b><br />
Guarda, il Pd di sinistra mi pare una contraddizione in termini. La proposta di Franceschini è interessante e condivisibile ma una rondine non fa primavera. Dobbiamo capire quali interventi di politica economica e industriale possono impedire l`ecatombe di posti di lavoro che si annuncia. Dopo di che se il Pd fa autocritica sulla precarietà io sono molto contento ma la flessibilità è una febbre della modernità che ha attraversato tutti gli schieramenti politici.<br />
<b>Ti convince di più invece il Bersani di sinistra che, cito da una sua intervista, torna a fare assemblee nelle fabbriche «come non faceva da tempo»? Forse i fischi di Mirafiori non erano stati sufficienti per l`allora ministro dell`Industria?</b><br />
I ministri del governo Prodi furono inefficaci e non ebbero contezza della crisi politica e sociale del nostro paese. Oggi ci sono segni di resipiscenza ma non bastano. Contro la fabbrica delle paure propagandata dal sistema unificato delle tv non si può proporre un mix di nostalgia e ideologismo. Serve una nuova sinistra. Umile, che sappia ascoltare e rimetta insieme gli elementi fondamentali della politica come principio-speranza.<br />
<b>Ha fatto molto rumore una tua recente intervista al Corsera. Accetteresti i voti dell`Udc per le elezioni in Puglia?</b><br />
Ha fatto molto rumore un pensiero che non ho. Io sono biograficamente incompatibile con Totò Cuffaro, chiaro? A una domanda su un fatto specifico in una specifica città (<i>Bari, ndr</i>) ho risposto che decidevano i dirigenti di quella città. Per me invece è interessante tutto ciò che si muove nel blocco di centrodestra. Sarà un frammento di togliattismo ma se si aprono delle contraddizioni penso che vanno sfruttate.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KYZVC">Il Manifesto - Matteo Bartocci</a>Marco BELTRANDI: Rai: riprendo l'occupazione della Vigilanza2009-01-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388212Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Dichiarazione di Marco Beltrandi, radicale, componente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai<br />
<br />
A fronte della scelta di ciascuno dei componenti della Commissione di Vigilanza Rai di non partecipare alla seduta odierna – con l'eccezione dell' On. Sardelli (MPA, Gruppo Misto) e del Presidente Villari, avente all'ordine del giorno l'espletamento dei seguenti atti dovuti ed inderogabili:
<p>
regolamento della par condicio per le elezioni sarde (doveva essere adottato entro il 31 dicembre 2008);<br />
<br />
rispristino dell'attività di controllo e vigilanza (question time) della Rai in Commissione, sospesa da 10 mesi;<br />
<br />
ripresa della comunicazione politica (tribune) e messaggi autogestiti in periodo non elettorale, sospesa da 10 mesi;<br />
<br />
ripristino degli spazi Rai dell'accesso (sono giacenti 150 domande inevase), sospesi da 10 mesi;<br />
<br />
rinnovo del CDA Rai , scaduto il 24 giugno del 2008,<br />
a fronte della ripresa del blocco completo dell'attività della Commissione, inclusa quella fondamentale di indirizzo sospesa anch'essa da 10 mesi, a seguito della scelta dei componenti del PDL di aggiungersi ai componenti PD nel disertare e boicottare i lavori della Commissione, in ossequio a scelte dei vertici dei rispettivi partiti intenti a mettersi d'accordo per spartire senza fastidi - anche solo di trasparenza - il bottino dell'informazione radiotelevisiva, a fronte della minacce che continuano a pervenire al Presidente Villari regolarmente eletto, e delle ventilate “soluzioni regolamentari” bocciate in termini di diritto dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti italiani,<br />
mi vedo costretto a riprendere l'occupazione non violenta della Commissione di Vigilanza Rai, in sciopero della fame a partire dalle ore 24.00 di questa sera, onde chiedere a chi ne ha la potestà di ristabilire urgentemente la legalità delle istituzioni, ancora in palese violazione di leggi e Costituzione.
<p>
Tutto questo in perfetta consonanza e coerenza con gli obiettivi dell'iniziativa non violenta di sciopero della fame e della sete preannunciata da Marco Pannella dalle ore 24.00 di questa sera.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=135395">Radicali.it</a>Maria Antonietta FARINA COSCIONI: Proposta formale ai parlamentari del Pd: domani facciano proprio l’emendamento già approvato dal Parlamento Europeo sul testamento biologico anche con il voto dei liberali e dei socialisti2009-01-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388187Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Propongo sin d’ora che l’assemblea dei parlamentari del PD convocata per domani, per discutere convocata per domani, per discutere del testamento biologico, adotti come propria posizione, - attraverso un voto – il testo dell’emendamento presentato dai parlamentari europei Marco Cappato e Marco Pannella, e adottato dal Parlamento Europeo, anche con il voto liberale e socialista; emendamento che recita: “Gli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto di varare una legislazione sul testamento biologico, per garantire quanto disposto dall'articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell'uomo e la biomedicina, secondo cui "sono tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà", e assicurare il diritto alla dignità alla fine della vita”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=135288">Radicali.it</a>Massimo Cacciari: Dalai Lama a Venezia. «Al più presto definiremo i dettagli della visita»2009-01-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it387804Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Venezia (VE) (Partito: DL) <br/><br/>
<br />
Diciotto ore. Tanto durerà la visita del Dalai Lama a Venezia il 9 e 10
febbraio. Un appuntamento atteso da mesi e confermato ieri da una girandola di mail
tra Ginevra, Roma e Venezia. Ad attendere la guida spirituale tibetana ci sarà
soprattutto la cittadinanza onoraria della città, come approvato all'unanimità dal
consiglio comunale, ma anche la probabile visita alla biblioteca Marciana, alla casa
di Marco Polo e, chissà, un rapido tour in gondola lungo il Canal Grande che per
l'occasione potrebbe colorarsi con i colori della bandiera del Tibet esposta alle
finestre dei palazzi. «Il nostro sogno però - dice Michele Bortoluzzi del Comitato
per il Dalai Lama veneziano - è riuscire ad organizzare per il 9 febbraio un
incontro tra la guida spirituale e alcuni esponenti della comunità cinese cittadina.
In questo caso Venezia tornerebbe ad essere, come da tradizione, un autentico ponte interculturale e di dialogo».
<p>
<b>Tempi stretti</b><br />
Tagliando qualche ora a Roma il 9 febbraio (anche in quel caso riceverà le chiavi
della città, ndr) e qualche ora a Baden Baden in Germania il 10 - dice il radicale
Marco Pannella, tra gli artefici della visita veneziana e sicuro presente all'evento
- siamo riusciti a far arrivare in laguna il Dalai Lama. Fino ad aprile ha un
calendario feroce ma quando giorni fa in India gli ho prospettato la possibilità di
raddoppiare la visita italiana ha accettato immediatamente». La riunione per
definire i dettagli delle 18 ore di visita ci sarà giovedì prossimo a Ca' Farsetti
quando attorno al tavolo siederanno, oltre al comitato per il Dalai Lama veneziano,
il presidente del Consiglio comunale, il capo di gabinetto del sindaco e i
rispettivi uffici del cerimoniale. Al momento solo gli estremi degli orari attorno a
cui far ruotare gli appuntamenti: arrivo a Venezia il 9 febbraio alle 17.30, alle 9
del giorno dopo partenza per Ca' Farsetti (a proposito, ancora da decidere l'hotel
che lo ospiterà), alle 9.30 cerimonia della cittadinanza onoraria e alle 11 partenza
per l'aeroporto.
<p>
<b>Le visite</b><br />
"I tempi non lasciano spazio per grandi programmi ma al più presto definiremo i
dettagli della visita» dice il sindaco Massimo Cacciari. Michele Bortoluzzi invece
lancia sin d'ora alcune ipotesi: «Come Comitato ci piacerebbe che la visita del
Dalai Lama potesse essere il più trasversale possibile coinvolgendo tutte le
istituzioni, dal Comune alla Provincia e alla Regione. Credo - prosegue - che sia
un'occasione da sfruttare al meglio per creare un momento di incontro tra la storia
veneziana e la religione e la cultura tibetana». Rapide visite a luoghi simbolici:
«Penso alla biblioteca Marciana che conserva il testamento di Marco Polo, o alla
stessa casa dalla quale i Polo partirono per l'estremo Oriente». E se di simboli
dev'essere fatta, la visita potrebbe vedere l'incontro tra il Dalai Lama e la
comunità cinese o un suggestivo tour in gondola lungo il Canal Grande con le
bandiere del Tibet appese alle finestre dei palazzi. Una foto, questa, che farebbe
di certo il giro del mondo.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=134944">Corriere del Veneto - Massimiliano Cortivo</a>Marco CAPPATO: Bruxelles: aperti i lavori del Consiglio Generale del Partito Radicale2008-12-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382899Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />Si sono aperti oggi a Bruxelles presso la Sede del Parlamento europeo i lavori del Consiglio Generale del Partito Radicale NVtt sotto il patronato del Gruppo ALDE e degli eurodeputati Radicali.
<p>
Presenti rappresentanti del dissenso democratico Cinese, l'Inviato Speciale del Dalai Lama per i negoziati con Pechino, oltre che parlamentari iracheni, asiatici, africani ed europei e di Ong internazionali che si battono per i diritti umani.
<p>
Dopo un minuto di silenzio per le vittime dei terrorismi delle dittature, Marco Pannella ha aperto i lavori, introducendo l'Inviato Speciale di Sua Santità il Dalai Lama Kelsang GYALTSEN, che ha illustrato gli esiti e lo stallo dei negoziati con Pechino per un'autentica autonomia per il Tibet. Sono intervenuti tra gli altri, il Presidente del Parlamento del Kurdistan Iracheno Adnan al Mufti ed Anthony Kuria della Commissione Diritti Umani del Kenya, l'eurodeputata Renate Weber e Monica Frassoni, Presidente del Gruppo dei Verdi al PE.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=133751">Radicali.it</a>Maurizio GASPARRI: «Fabio Fazio un lacché» della sinistra» E Villari apre un’inchiesta2008-12-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382812Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
Fabio Fazio? Un «lacché» della sinistra (copyright di Maurizio Gasparri), contro cui il presidente della Vigilanza dovrebbe intervenire «immediatamente». Il Pdl si scaglia contro la trasmissione "Che tempo che fa", per la partecipazione del presidente della Sardegna Renato Soru, e l’ex Pd Riccardo Villari non lascia senza risposte il grido di dolore del centrodestra: già oggi chiederà invia ufficiale al direttore di Rai Tre, Paolo Ruffini, «i dati delle presenze televisive» nel salotto di Fazio.
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Tutto inizia con una dura presa di posizione di Gasparri. «Chiedo al presidente della Vigilanza afferma il capogruppo del Pdl al Senato - di sapere che regole vigano in Rai: il direttore generale ha deciso che i politici non vadano nei programmi di intrattenimento, ma "Che tempo che fa" invita chi vuole, prima Veltroni, ora Soru». Gasparri accusa Fazio di «servirei suoi capetti» e pretende da Villari «interventi immediati contro gli abusi in atto». A stretto giro, contro il «fazioso» Fazio e una Rai tre «appaltata alla sinistra» si aggiungono Francesco Casoli di Fi e Alessio Butti di An.
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Ma a replicare al Pdl, prima ancora delle minoranze, è lo stesso direttore di Rai Tre, chiamato da Villari a giustificare le apparizioni dei politici da Fazio. «Non c’è alcuna norma - risponde dunque Paolo Ruffini - che vieti a "Che tempo che fa", cioè ad un talk show, di invitare politici». Dopo aver definito «eccentriche» le dichiarazioni del centrodestra, Ruffini contrattacca: «La possibilità che il programma inviti i politici non solo non viola alcunché, ma è stata sancita anche da una sentenza del Tar. L’unica accortezza che le norme vigenti raccomandano è di ricercare un equilibrio nella partecipazione degli ospiti politici, cosa che il programma ha sempre fatto».
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Così, in attesa che domani si riunisca nuovamente la Vigilanza (senza le opposizioni, tranne il radicale Marco Beltrandi), la sparata su Fazio diventa l’occasione per rinfocolare le polemiche su Villari "presidente dimezzato". «La destra chiama e Villari risponde», attacca il pd Vincenzo Vita. Mentre il capogruppo del Pd in Vigilanza, Fabrizio Morri, difende Fazio dall’attacco di Gasparri e attribuisce la polemica su "Che tempo che fa" alle « guerre intestine nel Pdl tra falchi e colombe, tra oltranzisti e moderati».Anche il centrista Roberto Rao invita il Pdl, prima si prendersela con Fazio, a risolvere la vicenda della Vigilanza: «Chi invoca equilibrio deve essere coerente e agire affinché in Commissione si torni alla normalità, a meno che qualcuno non intenda andare avanti a colpi di maggioranza, più uno». Una via d’uscita possibile, pur se a lunga scadenza, la offre Marco Pannella, che difende la legittimità «costituzionale» della presidenza Villari. «Una volta eletto alla presidenza ci sono gli atti obbligati che hanno sei o sette mesi di ritardo. Il presidente ha l’obbligo di affrontare con priorità queste cose. E solo poi, se crede, presenta alla commissione le sue dimissioni».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=133510">La Repubblica - Francesco Bei</a>Marco PANNELLA: Grazie a Villari ho ripreso a bere2008-11-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382380Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Ho incontrato stamane il presidente Riccardo Villari cui ho comunicato che, grazie al suo comportamento, ho potuto sospendere il mio sciopero della sete, giunto al suo pericoloso e costoso quinto giorno. Ero infatti - fino a ieri – esterrefatto per lo scandaloso realizzarsi della fattispecie penale, prevista dall’art. 289 del C.P., di "Attentato contro organi costituzionali e contro le Assemblee regionali" a carico di "chiunque... commette atti violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente...1)... esercizio delle attribuzioni o delle prerogative conferite dalla legge... 2)... l’esercizio delle loro funzioni".
<p>Dunque eravamo sul punto di aggravare ed estendere la nostra lotta nonviolenta quando è giunta la notizia che il presidente Villari rifiutava di dimettersi immediatamente, come primo ed esclusivo atto di esercizio della funzione cui era stato regolarissimamente eletto, sanandosi, embrionalmente, così la deplorata, deplorevole, sciagurata e ormai sistematica prassi delittuosa di tradimento e attentato contro la Costituzione da parte del Parlamento (repubblicano?).
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Già da giorni si era scatenata contro Villari una campagna feroce, di minacce e insultanti interpretazioni del suo comportamento, volto a impedirgli di attuare i suoi obblighi costituzionali, quegli atti dovuti di perentorio rientro del Parlamento nella legalità, annullata ormai da un semestre, con ferite gravissime alla residuale "democrazia" italiana e allo "Stato di diritto"che in Italia continua a esistere solo nel lessico retorico della sua classe dirigente. Il colmo lo si è raggiunto quando perfino i presidenti delle Camere sono pubblicamente intervenuti sollecitando non già l’immediato compimento degli atti dovuti per uscire dalla vacatio legis e riportare il Parlamento nella legalità costituzionale, ma per imporre l’atto di dimissioni come priorità assoluta dei lavori della commissione. Desolante, spaventoso sintomo di quanto sia ormai di natura antropologica più che "culturale" o politica, l’ideologia luogocomunista del Potere, dal quale ormai occorre liberare l’Italia, l’Europa; come negli anni Trenta, del secolo scorso.
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Quali gli atti perentoriamente dovuti, non interessa a nessuno? Occorre che il popolo-bue si trovi in condizioni di non condividere dettami e giudizi, ordini di servizio di Veltrusconi: «C’è ben altro che serve al paese». Come nel 1930, l’Italia non può scegliere: deve conoscere una sola via, altre non devono essercene.<br /><br />
A ogni buon conto, riprendo qui l’elenco degli atti dovuti già fatto pubblicamente il 13 novembre scorso.<br /><br />
«Pannella: felicitazioni e auguri al senatore Riccardo Villari. Egli si trova dinanzi alla urgenza e necessità di compiere atti dovuti che, se non venissero compiuti, avrebbero conseguenze anche istituzionali oltre che politiche molto gravi. In particolare l’adempimento delle funzioni di indirizzo e di controllo della Rai, funzione esclusiva della commissione, senza di che la Rai e il sistema televisivo continuerebbero a operare in assenza degli indirizzi e dei controlli prescritti (e riconosciutogli) dalla Corte costituzionale; si protrarrebbe l’eliminazione delle tribune politiche e dei messaggi autogestiti cui i partiti avrebbero diritto anche in periodo non elettorale; si protrarrebbe anche l’annientamento degli "accessi" agli spazi televisivi a garanzia delle associazioni, dei gruppi sociali, politici e religiosi; l’eliminazione in atto da quasi un semestre di una qualsiasi disciplina della televisione pubblica nazionale e regionale nelle elezioni in corso (a prescindere da quelle già svoltesi); l’eliminazione dei programmi di comunicazione politica. Verrebbe inoltre confermata la paralisi anticostituzionalmente imposta all’azione accertativa e ripristinatoria dell’Autorità delle garanzie nelle comunicazioni cui è stata sottratta la possibilità effettiva di esercitare la sua funzione di garanzia dell’osservanza di disposizioni (che appunto, sono mancate e mancano) in materia di informazione e propaganda con il concreto rischio di annullamento di eventuali suoi propri provvedimenti sanzionatori. In particolare le imminenti elezioni del presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale dell’Abruzzo rischiano di essere invalidabili così come i due referendum per il distacco di alcuni Comuni dalla Regione Veneto e dalla Regione Lazio.
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Rimettere la decisione dell’adempimento ad atti necessari e dovuti dal presidente e dalla commissione di Vigilanza a organi extra-parlamentari di partito rappresenterebbe una responsabilità politicamente gravissima e probabilmente istituzionalmente sanzionabile alla luce dell’ordinamento giuridico del nostro Paese».
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Per finire, dimenticavo: continua il tentativo del povero Veltroni di consegnare lo scalpo radicale Oltretevere: via Beltrandi, dentro Carra! Nell’incontro ufficiale fra Radicali e Democratici, tempo fa, fu fatto presente a Veltroni, tra l’altro, di vegliare perché non fosse eliminato da segretario della commissione Marco Beltrandi. Veltroni assicurò. Infatti, ieri, su suo diretto personale intervento, Beltrandi è stato eliminato e sostituito con Carra. Nulla di personale, certo. Solo un teodem e via il radicale!
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La gestione Silvio/Walter è qui totalitaria: tutto, tutti, tranne i Radicali? <br />
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JYJ4W">Il Riformista - Marco Pannella</a>Riccardo VILLARI: Io vado avanti con il mio lavoro2008-11-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382266Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) - Pres. commissione Senato Vigilanza Rai (Gruppo: Misto) - Senatore (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
C`è qualcosa di grandioso in questo Riccardo Villari, bisogna comunque avere del fegato per lasciare che i commessi di Palazzo San Macuto stiano li, chini, a chiederti se il signor presidente ha bisogno di questo, o di quello, e se la poltrona è abbastanza comoda, la scrivania di suo gradimento, e soprattutto «se possiamo far entrare il sottosegretario Letta che, intanto, è arrivato...».
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A metà mattina, la strategia di Villari è piuttosto chiara: in attesa di eventi (e quali siano questi eventi, davvero, solo lui lo sa) ha deciso di far finta di niente, e di cominciare ad agire, sul serio, nonostante la bufera politica che infuria, da presidente della commissione di Vigilanza Rai.
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Quindi, prima mossa: andarsi a prendere il caffè alla buvette di Montecitorio. Farsi una vasca di Transatlantico, il nodo della cravatta morbido e il mento alto come quando entra nel - la chicchettosa caffetteria dipiazza dei Martiri, a Napoli (mentre Fabrizio Morri, capogruppo democratico in Vigilanza, non smette di ripetere:
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«Questo Villari, mio ex compagno di gruppo al Senato, è un degnissimo erede dei maggiori maestri del teatro napoletano, da Scarpetta a De Filippo...»).<br />
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Cronisti che lo seguono, pressanti. E lui, Villan, che si volta sorridente, rilassato: «Sono sereno... ma non vi dico nulla».
Invece, quattro passi dopo, quando gli chiedono dell`invito «a fare un passo indietro» che s`è visto recapitare dai presidenti delle Camere e da Berlusconi:<br />
«Mah... voi mi fate mille domande... Però dovete tenere conto che io non leggo giornali, non leggo agenzie di stampa, non guardo la televisione e...». C`è un momento di silenzio.<br />
«Vabbé, no, per la verità ora dovrò cominciare a guardame almeno una..».<br />
Se ne va ammiccante: «Ma che domande mi fate? Certo che mi do da fare... ho sentito il direttore generale della Rai... e a tutti i capigruppo ho già inviato la bozza di regolamento per le elezioni politiche in Abruzzo... insomma, lavoro sodo...».
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E infatti poi viene qui, a Palazzo San Macuto. Chiede una bottiglia d`acqua. Si fa portare il carteggio relativo alle domande per la programmazione dell`Accesso (gli spazi autogestiti della tivù di Stato). Quindi spegne i due cellulari: «Oh, guagliò, mi sa che a tenerli sempre nelle orecchie fanno male...
quasi quasi mi gira la testa...».
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La testa non gira a <b>Marco Pannella</b>, nonostante sia in sciopero della sete. L`incontro con Villan è cordiale, ci scappa un altro caffè. Poi Pannella esce magrissimo, i capelli di un bianco fiabesco - e annuncia:
«Ho sospeso lo sciopero della sete, e sapete perché? Perché Villani si sta comportando con dignità e fermezza».<br />
Bell`incontro. Ma l`incontro del giorno è quello che i commessi annunciano facendo capolino dalla porta: «Allora, lo facciamo entrare il dottor Letta?».<br />
Villani e Letta restano a colloquio per lunghi minuti. Letta è molto determinato nel chiedere a Villari di dimettersi. Però Villari non cede. Con Letta non è facile. Ma lui (chiedendo tempo? o cosa?) ci riesce. Solo che quando Letta esce, Villani riaccende un cellulare e scrive un sms al suo amico Gianfranco Rotondi, ministro per l`Attuazione del programma. Testo:<br />
«Gianfrà, calma i tuoi...».<br />
In verità, c`è poco da calmare.
A quanto sembra, ad essere molto preso da questa storia è soltanto Letta. Da Palazzo Chigi, infatti, ripetono un concetto vecchio ormai di tre giorni:<br />
«Villani? Un problema del Pd.<br />
L`hanno eletto loro in Parlamento, e loro, poi, l`hanno espulso...».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JYJSH">Il Corriere della Sera</a>Marco PANNELLA: Legalità delle istituzioni:sospendo lo sciopero della fame e annuncio quello della sete.2008-10-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it374977Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
<i>SINTESI DELL'INTERVENTO DI MARCO PANNELLA A RADIO RADICALE, 2 OTTOBRE 2008</i><br /><br />
Il Presidente del Senato Renato Schifani risponde alla nostra lunga campagna, che ebbe un successo che speravamo fosse definitivo, grazie ad un uomo della stampa: a Maurizio Costanzo, al quale va il mio grato ricordo. Grazie a lui fu possibile al Presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, di liberarsi dalle pastoie dove lui stesso era imprigionato sul Colle, di seguire il suo istinto e la sua intelligenza e precipitarsi a prendere un telefono per chiedere di intervenire in diretta da Costanzo. Quando Roberto Giachetti ed io eravamo in sciopero della sete per ottenere il rispetto minimo di una legalità istituzionale che ci sembrava stesse esalando gli ultimi respiri, il Presidente Ciampi intervenne direttamente per chiederci di interrompere quanto meno lo sciopero della sete, assicurando che la nostra richiesta, per quel che riguardava le sue responsabilità, sarebbe stata rispettata e tradotta nei fatti. Così accadde, e due consiglieri della cosiddetta Corte Costituzionale furono eletti dopo un paio d’anni che non ci si riusciva. La Camera dei Deputati fu dunque costretta ad interrompere la prassi ormai costituzionalizzata di portare avanti l’ignobile mercato delle vacche fino alla fine della legislatura, dinanzi alla nostra richiesta di compiere l’atto formale della sua costituzione; dovette decidere che la Costituzione, che prevedeva 630 deputati, non poteva essere rispettata, stabilendo che per quella legislatura il numero sarebbe stato di 617.<br /><br />
<b>Voglio dire al Presidente Schifani</b>, <b>al Presidente Fini, ai presidenti dei gruppi parlamentari - non mi rivolgo alla stampa</b>, ma vorrei dire a Paolo Mieli che lo storico (lo fa sempre lui, questa volta lo faccio io) riscontrerà come il peggio della cultura anti-istuzionale, antidemocratica, antinonviolenta, antisatyagraha venga dai lombi, non dei genitori, ma dai quelli dei direttori “storici”... tra Riotta e Mieli e tanti altri soprattutto ex comunisti e qualche ex fascista anche neoclericale - che il Parlamento deve convocarsi su un preciso ordine del giorno: l'adempimento dell'obbligo dovuto dalla Costituzione, cioè eleggere, dare pienezza costituzionale e direi anche morale a due istituzioni essenziali: la Corte Costituzionale e la Commissione di Vigilanza Rai.<br /><br />
L’ordine del giorno è quello, e quando in buona fede - il che è ancor più grave - il Presidente Schifani risponde alla nostra sollecitazione dicendoci che il problema è politico, non istituzionale, e che lui farà le opportune pressioni perché si mettano d'accordo, il Presidente del Senato non si rende conto di proporsi come sensale, come mediatore dell'ignobile mercato delle vacche, perché il Parlamento procederebbe a fare il suo dovere quando la spartizione si fosse perfezionata e consumata. E' un segnale allarmante, nella apparente moderazione e nel senso comune, del modo di presiedere il Parlamento. Dobbiamo riscontrare che c'è una estrema ferita, dalle conseguenze enormi.<br /><br />
<b>Per aiutare il signor Presidente della Repubblica</b>,<b> il Presidente Schifani e in particolare il convocatore del Parlamento, il Presidente Fini</b>, ad interrompere finalmente la flagranza criminale (in senso tecnico, non morale) del Parlamento contro la sua stessa legalità (un Parlamento che diventa sovrano assoluto anziché sovrano costituzionale), io interromperò oggi o domani lo sciopero della fame per fare le verifiche necessarie sul mio stato di salute, per iniziare subito dopo uno <b>sciopero della sete</b>.
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Al contempo, per quanto riguarda lo sciopero della fame, mi auguro che si ripeta ciò che accadde alcuni anni fa, quando senatori dell’estrema destra, dell’estrema sinistra e dell’estremo centro, dinanzi alla testimonianza e alla lotta di Sergio Stanzani e di noi radicali (per il diritto all’informazione), dichiararono che si sarebbero sostituiti a lui e a noi, condividendo il metodo e l’obiettivo.
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Quei senatori sono stati puniti dall’immondo, pericoloso, cosiddetto “quarto potere” che rappresenta la quint’essenza della corruzione della carne, della natura, della storia della società civile e istituzionale del nostro Paese.
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Consapevoli di non poter usare contro il nemico un corpo morto, noi rischiamo - e l’abbiamo dimostrato amministrando con prudenza e intelligenza l’eredità socratica, gandhiana e capitiniana - per portare non i nostri muscoli, ma la nostra energia e la nostra anima in dialogo, con amore, verso il potere che assassina la città per incapacità, per vecchiaia e per corruzione.
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Faremo l’impossibile, nelle nostre lotte, per evitare la morte. Noi vogliamo dare ai nostri interlocutori la pienezza e la compattezza del nostro amore, ma se accadesse che nella pratica nonviolenta per l’edificazione di un presente alternativo a quello terroristico e autoritario del potere, noi dovessimo morire – è impossibile garantire che non accada, perché noi radicali non abbiamo conquistato la capacità sovrumana di evitare la morte – vorrebbe dire che il potere è impazzito e che ha davvero i minuti contati, perché rappresenterebbe la morte violenta e la folle stupidità di qualche re della storia dell’arte greca o shakespeariana.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=129767">Radicali.it</a>Benedetto DELLA VEDOVA: Consulta: "Pannella fa bene a richiamare i presidenti delle Camere.2008-10-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it374957Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
"Oltre a essere un vulnus alla funzionalità dell’organo costituzionale, questa vicenda e’ un vulnus ai poteri di Parlamento. Deriva da una lacuna di tipo regolamentare, per cui di fatto si può procrastinare questa situazione senza che vi siano sanzioni. Il Parlamento si autodelegittima, e questo e’ davvero insostenibile". Il deputato della maggioranza crede che "Pannella faccia benissimo a richiamare innanzitutto i presidenti delle Camere a prendere questa situazione di petto. Non è concepibile che ci vogliano mesi o anni per arrivare alla nomina di un giudice costituzionale".
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JECCZ">Lab il socialista</a>