Openpolis - Argomento: Regione Pugliahttps://www.openpolis.it/2012-08-14T00:00:00ZNichi VENDOLA: Ilva: «Andare allo scontro è sbagliato» - INTERVISTA2012-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648168Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
«Andare allo scontro è sbagliato. Gli atti del giudice indicano la strada per evitare la chiusura. Qui, a Bari, al tavolo degli incontri che ho avuto con l’Ilva e i sindacati, abbiamo scelto un’altra strada rispetto a quella di Roma. E ne sono felice, perché nelle prossime ore la partita potrebbe anche sbloccarsi».
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<b>Presidente Vendola, ce l’ha con la decisione del governo di ricorrere alla Consulta contro la magistratura pugliese?</b>
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«Mi tengo alla larga dalle dispute giuridiche. Ma vedo i fatti. L’esecutivo, per bocca del sottosegretario Catricalà, ha attivato un conflitto con i giudici di Taranto. Dal tavolo pugliese, con l’Ilva e le forze sociali, è partito invece un rilancio positivo del confronto con la magistratura».
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<b>Basta questo per pensare di risolvere il caso?</b>
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«Abbiamo chiesto all’Ilva di confermare il nuovo stile dell’azienda. Il dialogo con le parti, una svolta radicale su ambiente e salute. E il prefetto Ferrante ha manifestato tutto il suo rispetto per le decisioni dei giudici».
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<b>Belle parole?</b>
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«Abbiamo chiesto atti concreti e impegnativi che assomiglino molto al cronoprogramma per la fabbrica di chi ha disposto il sequestro dell’area a caldo, cioè la Procura. Le risposte sono state incoraggianti. La spinta nostra è che avvenga quanto prima».
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<b>Insomma, l’Ilva sarebbe pronta a presentarsi con un piano di “bonifica” alla Procura. Parliamo di giorni, di settimane?</b>
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«Parliamo di ore».
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<b>Ma i magistrati hanno già disposto la chiusura dell’impianto. Che fanno, aprono una trattativa “sindacale” sul piano di Ferrante?</b>
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«Chi ha letto l’ordinanza sa. Bisogna guardare con meticolosa attenzione a quel che i giudici hanno scritto nelle carte, e anche fra le righe. <br />
Lì dentro c’è la soluzione, il percorso da compiere per evitare la chiusura, ambientalizzando finalmente la fabbrica. L’Ilva deve presentarsi disarmata».
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<b>Cioè?</b>
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«I magistrati hanno sorpreso qualcuno con la pistola e il colpo in canna. Le buone intenzioni non bastano. Il proiettile va tolto dalla pistola. <br />
E solo i giudici possono certificarlo. Quel che deve fare l’azienda è un gesto forte di stacco definitivo col passato, rompere la spirale fabbrica-malattia».
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<b>Nello scontro tra lavoratori e giudici si schiera allora con i pm e il gip di Taranto?</b>
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«Solo un certo variegato estremismo dà questa chiave di lettura, fornisce la rappresentazione caricaturale di una frattura insanabile. Fra gli operai la sensibilità sull’ambiente è cresciuta tanto, sanno bene che ne va della loro salute. Servono perciò le ragioni della mediazione, insieme ad un messaggio rassicurante, che stemperi un clima che rischia di incendiarsi. Ma ci sono in giro tanti nemici della mediazione».
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<b>Chi sono?</b>
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«Da una parte l’industrialismo cieco, vecchio stile, tipo Italsider che ha avvelenato le nostre città. Dall’altra, l’ambientalismo fondamentalista, che pensa di fare a meno dell’industria. Roba da reazionari».
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<b>La Regione Puglia è esente da colpe per l’inquinamento dell’Ilva?</b>
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«Vedo all’opera qualche canaglia e sciacallo d’alto bordo che cerca di rovesciare le responsabilità su di noi. Parlano i fatti. Con le leggi regionali all’avanguardia nazionale che la Puglia si è data, in tre anni la diossina è passata da 786 grammi a 3,4 grammi all’anno».
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<b>E il governo nazionale?</b>
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«C’è uno spaventoso vuoto normativo in materia. Non a caso è scattato l’intervento della magistratura. Mi sarei aspettato perciò una attenzione molto più scrupolosa sui profili delle competenze di ciascuno, prima di far scattare conflitto come quello aperto davanti alla Consulta».<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IZNTN">la Repubblica - Umberto Rosso</a>Angelo BONELLI: «L’area a caldo Ilva va chiusa. Clini è ministro dell’Ambiente non dell’Industria» - INTERVISTA2012-08-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648171Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lazio (Lista di elezione: Verdi) - Consigliere Consiglio Comunale Taranto (TA) (Lista di elezione: Verdi) <br/><br/><br />
«In 17 anni ci sono stati gravi danni e tra gli operai sono aumentati i tumori del 107%».
<p><b><a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/08/06/corrado-clini/%C2%ABnon-mi-dimetto-per-il-caso-ilva-disastri-fatti-dallindustria-pubblica%C2%BB-intervista/648034">Il ministro Clini ha detto a Repubblica</a> che il disastro ambientale della città è colpa dell’industria pubblica, l’Italsider, tra gli anni Sessanta e Novanta.</b>
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«La tesi Italsider mi indigna. Dal 1995, quando l’imprenditore Riva rilevò l’industria pubblica, sono passati 17 anni. Diciassette. Scaricare i problemi sul passato è una strategia politica che si scontra con le perizie della procura. Ascolti. Perizia chimica, rilevazioni giugno 2011gennaio 2012: “In questo arco
di tempo gravissime violazioni delle leggi sull’inquinamento”. Perizia epidemiologica, rilevamenti 1998-2010: “In 12 anni per i lavoratori dell’Ilva c’è stato un aumento del 107% dei tumori allo stomaco”. Siamo in piena era Riva».
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<b>Il ministro avrà letto le perizie.</b>
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«Il problema è che Clini, uomo favorevole agli Ogm e al nucleare, è il ministro dell’Ambiente ma fa il ministro dell’Industria. Passera non parla, è egregiamente rappresentato. Il silenzio dei ministri della Sanità e dell’Agricoltura è sconcertante: 1.700 capi abbattuti, 1.000 agricoltori esodati dalla diossina. Questo governo ha sposatola tesi Ilva ed è pronto a raddoppiare sulla stessa costa gli insediamenti Cementir ed Eni».
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<b>Il ministro dell’Ambiente ha escluso di essere lui il “Corrado uomo nostro” che si ascolta nelle intercettazioni sui dirigenti Ilva. Ha detto anche che con Riva non ha mai avuto rapporti.</b>
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«Corrado Clini dal 1991 e per vent’anni è stato direttore generale del ministero dell’Ambiente, il tecnico che si relaziona con il ministro. Mi pare fantascienza ascoltare che non si è mai occupato dell’Ilva. Nell’agosto 2010, da direttore del ministro Prestigiacomo, non conosceva forse il decreto 155, il “salva Ilva”? Ha aumentato di due volte e mezzo i limiti del benzoapirene».
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<b>Ora arrivano 336 milioni per migliorare la produzione.</b>
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«Soldi dei contribuenti a un’azienda che negli ultimi tre anni ha fatto due miliardi e mezzo di utili e neppure un euro di risarcimento per i lavoratori. Vivaddio, ora partirà un processo».
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<b>Solo il ministro colpevole, allora?</b>
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«Il presidente della Regione Puglia, <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/08/14/nichi-vendola/ilva-%C2%ABandare-allo-scontro-%C3%A8-sbagliato%C2%BB-intervista/648168">Nichi Vendola, ha fatto la sua parte</a>. Gli riconosco due buone leggi su diossina e impatto sanitario, ma Taranto ha un registro tumori fermo al 2006».
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<b>L’Ilva va chiusa o risanata?</b>
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«L’area a caldo va chiusa: produce il 98% del benzopirene. Bilbao e Pittsburgh hanno fermato l’acciaio vent’anni fa e oggi sono prosperose. A Taranto si può puntare sui semilavorati a freddo e spianare i giacimenti minerali, le loro polveri fanno sanguinare il naso dei bambini del rione Tamburi».<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IPWD4">la Repubblica - Corrado Zunino</a>Corrado Clini: «Non mi dimetto per il caso Ilva. Disastri fatti dall'industria pubblica» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648034Alla data della dichiarazione: Ministro Ambiente<br/><br/><br />L'inquinamento è giusto che lo paghi lo Stato.
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«Dimissioni? Ma vogliamo scherzare? Si dimetta chi smercia carte false. Questa è una bufala, un attacco strumentale che il partito pro chiusura dell'Ilva sta conducendo perché ha perso la battaglia politica: attorno alla proposta del governo, quella del risanamento, si è costituito uno schieramento molto ampio che va dal Pdl a Sel».<p>
Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini risponde al telefono da Trieste.
<p> <b>Eppure, ministro, in un'intercettazione telefonica, consegnata dalla procura di Taranto ai giudici del Tribunale del riesame dei ricorsi sul sequestro dell'acciaieria, l'ex pr dell'Ilva parla di un certo "Corrado" come di un "uomo nostro" al ministero dell'Ambiente. Non è un nome così comune e molti l'hanno associato a un cognome, il suo.</b>
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«A questa insinuazione ha già risposto il procuratore della Repubblica di Taranto negando che, in maniera diretta o indiretta, il mio nome risulti dalle intercettazioni».
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<b>Ma lei è stato per tanti anni un dirigente importante del ministero.</b>
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«Voglio precisare che all'epoca di quella telefonata io guidavo la direzione generale per lo sviluppo sostenibile che non aveva alcuna competenza nella vicenda Ilva».
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<b>E quando ha cominciato a interessarsi all'acciaieria di Taranto?</b>
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«Nel marzo del 2012, su richiesta del presidente della Regione Puglia che mi aveva sottoposto nuovi dati sulle concentrazioni di benzopirene nell'aria. E anche perché l'8 marzo era stato pubblicato dalla Commissione europea l'aggiornamento delle migliori tecnologie disponibili nel settore della siderurgia e bisognava verificare la possibilità di applicarle».
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<b>Scusi, ma anche in una seconda intercettazione si fa riferimento a un altro esponente del ministero dell'Ambiente che avrebbe pilotato l'esito dell'autorizzazione integrata ambientale sull'acciaieria. Anche questa è una bufala?</b>
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«Io rispondo del mio operato e di questa vicenda non so nulla. L'autorizzazione fu rilasciata dal ministro dell'Ambiente dell'epoca, Stefania Prestigiacomo, e dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Osservo però che sarebbe singolare che, in presenza di sospetti così gravi, non ci siano state richieste di chiarimento da parte della magistratura: non mi risulta che accertamenti di questo tipo siano stati effettuati al ministero».
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<b>Lei ha parlato della necessità di usare le migliori tecnologie: in questo caso bastavano quelle sufficienti a evitare il picco di mortalità attorno all'impianto.</b>
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«Non ci sono dubbi sulla presenza di un impatto ambientale grave che si è andato accumulando in mezzo secolo. E non voglio fare una difesa d'ufficio di tutto quello che è stato fatto in questi anni: ad esempio la procedura di autorizzazione dovrebbe essere conclusa in 300 giorni e invece ha richiesto 4 anni e mezzo. Resta il fatto che ora, per risolvere il problema, bisogna procedere con le best technologies».
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<b>E con i 336 milioni di euro stanziati dal governo: fondi pubblici per sanare danni causati dai privati.</b>
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«Un momento. La gran parte dell'inquinamento prodotto dall'acciaieria risale all'epoca precedente al 1995, quando fu acquisita dal gruppo Riva. Prima di quella data l'impianto si chiamava Italsider ed era pubblico, così come erano pubblici l'arsenale militare e le altre fabbriche che nell'area hanno contribuito ad aggravare il danno. La verità è che buona parte dei disastri che oggi stiamo pagando sono stati prodotti da aziende di Stato negli anni Cinquanta e Sessanta. Questo naturalmente non vuol dire che oggi dobbiamo restare a guardare: abbiamo avviato una procedura di danno ambientale a carico di tutte le imprese dell'area che hanno contribuito all'inquinamento».
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<b>In ogni caso, proprio dal confronto con le migliori tecnologie disponibili, risulta evidente che i 336 milioni non basteranno a mettere in sicurezza l'impianto.</b>
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«Ma quei fondi serviranno solo per risanare alcune aree: Tamburi, che è il quartiere vicino, il Mar Piccolo, il Mar Grande, la zona portuale, l'area di Statte. L'azienda dovrà poi produrre, e noi lo abbiano sollecitato, un suo piano di risanamento in cui si può ipotizzare non la copertura di tutto il parco geominerario, che con i suoi 78 ettari è probabilmente il più grande del mondo, ma di quelle aree in cui c'è più polvere e dunque più pericolo».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IOCC3">la Repubblica - </a>Felice CASSON: «Quando un operaio deve scegliere tra salute e lavoro, la politica ha fallito» - INTERVISTA2012-08-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648093Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Già Cefis, Montedison, nel 1972 diceva: se mi inquisite chiudo e me ne vado. Ma quando un operaio deve scegliere tra salute e lavoro, la politica ha fallito». Parla il senatore che da magistrato indagò sui morti di Marghera.
<p>Il senatore Felice Casson è un ex magistrato che ha indagato i vertici di Enichem e Montedison per il disastro di Porto Marghera: 157 morti, 120 discariche abusive, 5 milioni di rifiuti tossici. Un’inchiesta cominciata nel 1994 e arrivata a sentenza definitiva dodici anni dopo. Da magistrato gli toccò pure un fascicolo disciplinare aperto dall’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, per aver detto, dopo la sentenza di primo grado che assolse tutti: «Io sto con gli operai, e con la gente, con cui mi trovo bene». E per aver passeggiato «polemicamente» tra i lavoratori dopo quelle assoluzioni. Che in secondo grado divennero condanne rese definitive dalla Cassazione. Da senatore del Pd, ha da anni al centro della sua attività politica la salute di chi lavora. «Non conosco le carte di Taranto. Io però non ho mai sequestrato impianti perché mi sembrava di pesare sulla vita degli operai».
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<b>Il ricatto lavoro-salute è storia antica in questo Paese…</b>
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È una costante che si rinnova soprattutto nei momenti di crisi. Tra gli anni 60 e 80, quando c’erano le richieste da parte degli operai di mettere a norma gli impianti, veniva sempre portata avanti la questione occupazionale. Mi ricordo che una volta, nel 1972, l’allora presidente del consiglio di amministrazione della Montedison, Eugenio Cefis, di fronte al rischio di processi penali e di condanne, disse: «Se il giudice ci condanna chiudiamo le fabbriche e andiamo da un’altra parte». Era il 1972, ed è identico a ciò che succede oggi. Nessuna novità.
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<b>Le norme sono adeguate?</b>
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Le leggi ci sono. Il primo provvedimento importante al quale ho partecipato da senatore è stata l’approvazione del testo unico in materia i sicurezza sul lavoro. Era il 2007, durante il governo Prodi. Dovevano essere razionalizzate le norme, rese meno contraddittorie, bisognava dare un senso anche alla prevenzione, ai controlli, alla repressione. Quella riforma era il minimo che si potesse fare, perché poteva essere anche più incisiva. Poi c’è stato il cambio del governo con Berlusconi, il futuro ministro Maurizio Sacconi in campagna elettorale promise che avrebbero messo mano a quello che avevamo fatto col testo unico. Infatti poi il nuovo governo varò una serie di norme volte allo smantellamento di quel poco di prevenzione e di repressione che era stato introdotto. Venne bloccata completamente la normativa sulla sicurezza del lavoro in materia di amianto e gli interventi a favore degli operai impiegati nella lavorazione di questa sostanza cancerogena. Venne bloccato anche il fondo per le vittime.
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<b>Adesso cosa sta facendo il Parlamento?</b>
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Alcuni mesi fa c’è stata una risoluzione firmata da 40 senatori, avocata da tutto il Senato, per chiedere degli interventi per l’ambiente, le bonifiche, la sorveglianza degli operai e dei lavoratori malati: insomma per un insieme di norme per tutelare questi lavoratori massacrati. Ci sembrava sacrosanto e il governo aveva dato parere favorevole. Però per il momento siamo ancora fermi.
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<b>Quando interviene la magistratura è sempre troppo tardi. La politica deve aspettare una sentenza per capire che Taranto fa morire?</b>
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Quando interviene la magistratura la patologia è già in atto. La diversità tra Porto Marghera e il caso dell’Ilva consiste nel fatto che lì noi valutavamo i fatti di qualche anno prima, ma la situazione era già cambiata. A Taranto, invece, è ancora così, c’è un pericolo concreto e attuale che impone dei provvedimenti. Sono stato a Brindisi e a Taranto qualche anno fa: se Porto Marghera negli anni bui era un inferno, ciascuno di quelli erano due inferni. Gli interventi della politica mi sono sempre sembrati molto limitati.
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<b>Malgrado il protocollo d’intesa tra Regione Puglia e Ilva sull’abbattimento dell’inquinamento?</b>
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Io ai protocolli d’intesa non ho mai creduto. Sono adesioni volontarie tra parti private e parti pubbliche, quindi amministrazioni dello Stato e imprenditori, che non creano alcun vincolo giuridico. Come quelli fatti a Porto Marghera: quando una parte non accettava più le clausole denunciava la causa e se ne andava via senza colpo ferire e senza alcuna conseguenza. Sono uno strumento adeguato per mettere tutti intorno allo stesso tavolo, però poi l’accordo deve avere forza vincolante: se si decide qualcosa, quel qualcosa deve essere rispettato e fatto rispettare. Perché in queste storie chi ci rimette è sempre l’anello più debole della catena: l’operaio, che non ha tutele adeguate.
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<b>Come bisognerebbe intervenire sui Sin, i Siti di interesse nazionale che individuano le aree a rischio?</b>
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A Marghera, che è una di queste, sono il primo firmatario di un disegno di legge per la semplificazione delle procedure, individuando le autorità che devono intervenire. Oggi se un imprenditore vuole investire lì e vuole o deve bonificare un sito, si rivolge prima al commercialista, poi all’avvocato, poi all’ingegnere. Insomma non sa dove sbattere la testa. Oltre alla cifra consistente che deve tirare fuori, ci sono tante autorità che devono dare pareri, contropareri, valutazioni. Alla fine non si riesce ad andare da nessuna parte. Bisogna semplificare le procedure, l’iter autorizzativo per consentire che si investa non soltanto da parte del pubblico ma anche del privato.
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<b>Però poi il danno lo subisce chi lavora e le amministrazioni che devono gestire un ambiente devastato. A quel punto?</b>
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Quando si arriva al processo, le amministrazioni devono essere tutte dalla stessa parte nel pretendere verità e giustizia e il risarcimento per danni. Per Marghera fin dalle prime battute venne chiesto un risarcimento che è rimasto in assoluto il più alto della storia d’Italia: 550 miliardi di lire per le bonifiche del sito e 72 miliardi per gli operai ammalati e i parenti dei morti. Intorno a quelle vicende (il petrolchimico, l’amianto, le nube tossiche a Marghera), è cresciuta la sensibilità dei cittadini. Non può più succedere quello che è accaduto dieci o vent’anni fa. Perché i cittadini sono molto attenti e certi soprusi non li accettano più.
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<b>Però poi sono gli operai che si trovano davanti all’incubo lavoro o salute…
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Questa domanda me l’ha fatta direttamente un lavoratore di Marghera. Era il 2008, mi avvicinò durante un incontro elettorale e mi disse: io ho 35 anni, due figli e devo portare il pane a casa. Non posso accettare che venga chiuso l’impianto: piuttosto che perdere questo posto di lavoro preferisco rischiare il cancro tra vent’anni. È così che la politica segna un ritardo e una sconfitta. Se un operaio arriva a dire queste cose, la politica ha fallito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.left.it/2012/08/04/casson-un-ricatto-antico/5572/">Left - Giommaria Monti</a>Pietro ICHINO: Ilva di Taranto. Lavoro o Salute? Il bilanciamento spetta alla politica - INTERVISTA2012-07-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647675Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Professor Ichino, la vicenda dell’Ilva di Taranto riporta la mente alle grandi mobilitazioni degli anni ’70 e ’80 al Sud contro i primi segnali di deindustrializzazione. Quali sono secondo lei le differenze?</b>
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La deindustrializzazione incipiente di quegli anni era un fenomeno di dimensioni mondiali. Il problema dell’Ilva di Taranto, oggi, è invece un problema tipicamente italiano.
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<b>In che senso?</b>
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Qui oggi abbiamo un intervento giudiziale, di portata drammatica per una grande azienda e per la vita di decine di migliaia di persone, motivato da un danno ambientale che è sotto gli occhi di tutti e che, in un Paese civile, avrebbe dovuto essere oggetto di controllo in sede amministrativa molto prima che intervenisse un giudice penale.
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<b>Ma la Regione ha stipulato un accordo con l’impresa su questa materia.</b>
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Più d’uno, se è per questo. Senza però esercitare in modo rigoroso i propri poteri di controllo circa l’adempimento di quanto dovuto e di quanto concordato. Il problema è sempre quello: in Italia il ruolo dei giudici si dilata innaturalmente perché essi svolgono una funzione vicaria rispetto ad amministrazioni che funzionano poco e male. Anche questo intervento dei giudici, suscita qualche interrogativo.
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<b>Per quale aspetto?</b>
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Dal punto di vista delle emissioni nocive, la situazione dell’Ilva è oggi molto migliore rispetto a dieci e ancor più rispetto a venti anni fa. Se il reato c’è oggi, lo stesso reato c’era anche in tutti gli anni passati, e in misura più grave. Per spiegare un insieme di provvedimenti giudiziali così gravi e improvvisi, occorre pensare che i giudici abbiano scoperto qualche cosa di più: per esempio frode e corruzione.
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<b>Qui comunque l’alternativa di fondo è tra lavoro e salute. Cosa bisogna scegliere in questi casi?</b>
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Anche al netto della frode e della corruzione, l’impatto di un grande stabilimento siderurgico sulla salubrità di qualsiasi territorio non è mai positivo. Il problema è stabilire il grado di sacrificio della salubrità della zona che siamo disposti a sopportare, pur di avere il lavoro e il benessere.
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<b>E come si stabilisce, secondo lei il grado di sacrificio accettabile?</b>
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L’unico vantaggio che abbiamo per il fatto di essere un Paese un po’ più arretrato rispetto ai nostri partner europei sta nella possibilità di fare riferimento a quel che fanno loro. La cosa più sensata che possiamo fare è proporci di allineare l’impatto ambientale di uno stabilimento come l’Ilva a quello di stabilimenti analoghi in Germania o in Svezia.
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<b>E se il gap rispetto a quei Paesi è troppo grande per essere superato dall’oggi al domani?</b>
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Dobbiamo imporci un superamento graduale, ma il più possibile accelerato, di quel gap. Questo, però, è cosa di competenza di una amministrazione regionale o statale, non di un giudice penale.
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<b>Il tema della salute e dell’ambiente non dovrebbe essere il primo impegno di un sindacato?</b>
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Sulla protezione della salute non si possono accettare compromessi: ce lo vieta, oltretutto, il diritto europeo. Sulla protezione dell’ambiente, invece, qualche compromesso è inevitabile, a tutte le latitudini e longitudini. Nessuno stabilimento siderurgico può avere un impatto ambientale nullo. Ma il bilanciamento tra interessi economico ed ecologico non può essere affidato al giudice: questo è compito del governo centrale e locale.
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<b>Ieri l’Unità ha proposto un parallelo tra la scelta che devono affrontare oggi i lavoratori dell’Ilva di Taranto con quella che due anni fa hanno dovuto affrontare i lavoratori della Fiat di Pomigliano.</b>
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Non scherziamo. Dal punto di vista della protezione della salute e sicurezza delle persone, il nuovo stabilimento di Pomigliano costituisce un’eccellenza assoluta, a livello mondiale. Lì il referendum riguardava soltanto alcune marginali modifiche della disciplina contenuta nel contratto collettivo nazionale in materia di orario, di pause e di trattamento di malattia. Credo che tutti in Puglia oggi, compreso Niki Vendola, sarebbero felici se potessero sostituire lo stabilimento dell’Ilva con dieci stabilimenti come quello di Pomigliano!<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IB64X">Il Mattino - Luciano Pignataro</a>Emilio Gaeta: Dichiarazione dopo la nomina a presidente della Scuola di Protezione Civile2012-06-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646354Alla data della dichiarazione: Consigliere Provincia Foggia (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
Ringrazio il presidente Pepe per la fiducia accordatami con il conferimento di questo importante incarico. Già nelle prossime ore sarò impegnato a studiare le iniziative da poter mettere in campo e le opportunità che potranno essere sfruttate attraverso questa struttura, che sono sicuro assumerà un ruolo sempre più importante e strategico nel prossimo futuro per la Capitanata“
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Foggia, Scuola Protezione Civile: Emilia Gaeta presidente
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“La Scuola di Protezione Civile della Provincia di Foggia nasce da una straordinaria e lungimirante intuizione dell’assessore Domenico Farina, che ringrazio per la competenza e l’entusiasmo con i quali ha dotato la Capitanata di questo luogo di formazione e di crescita per la comunità provinciale e l’universo dell’associazionismo impegnato in questo campo – sottolinea Gaeta.
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“L’esperienza maturata in questi mesi, sia sul fronte del dialogo con le associazioni sia dal punto di vista del coordinamento esercitato dall’assessore Farina per l’ottenimento dei fondi messi a disposizione dalla Regione Puglia – aggiunge il consigliere Gaeta – sono un patrimonio che la Scuola ha adesso il compito di valorizzare. L’unicità di questa struttura nel panorama nazionale ne fa un trampolino di lancio da utilizzare con intelligenza, allargando la conoscenza della cultura del soccorso e della gestione delle emergenze, rivolgendosi alle giovani generazioni e al mondo dell’associazionismo”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.foggiatoday.it/cronaca/emilio-gaeta-presindente-scuola-protezione-civile.html">FoggiaToday</a>Carmine Doronzo: Reddito di Formazione: Una vittoria collettiva2012-01-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it623276Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: Federazione della Sinistra) <br/><br/><br />
Dopo anni di mobilitazioni studentesche, arriva una prima grande conquista: Barletta sarà la prima città in Italia ad adottare in via sperimentale il Reddito di Formazione.
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Il mio impegno, il nostro impegno, sarà quello di monitorare questa misura per coglierne tutte le potenzialità e le criticità al fine di aumentare negli anni lo stanziamento economico ed estendere la base dei beneficiari. Il nostro sguardo continuerà ad essere rivolto al reddito di cittadinanza, su questa strada continueremo a batterci non solo a Barletta ma in tutta la provincia, in Regione, a livello nazionale ed europeo.
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Intanto oggi nella nostra città i “soggetti in formazione” hanno un diritto in più, il diritto ad un reddito per potersi formare. Questa è la nostra vittoria, la nostra buona pratica da esportare in tutto il Paese.
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Auguri a tutti quelli che hanno lottato e mi hanno supportato per trasformare dalle parole ai fatti questo importante impegno collettivo.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.carminedoronzo.it/index.php/blog/163-reddito-di-formazione-una-vittoria-collettiva">www.carminedoronzo.it</a>Francesco Pastore: Formazione professionale, Pastore: "Momento delicato ma si può superare"2011-11-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622177Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) - Pres. Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: PS) - Consigliere Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: PS) <br/><br/>Il consigliere regionale Franco Pastore del gruppo Misto-Psi afrontala questione della formazione professionale.
Che a suo avviso "deve ispirarsi ai criteri di qualità, efficienza e chiarezza. L'indebitamento degli enti di formazione professionale deriva dall'abolizione dell'albo e da una progressiva carenza di risorse finanziarie a copertura dei costi per il personale”.
“Basti l'esempio dell'Enaip – continua Pastore - che negli ultimi dieci anni ha assunto 200 operatori provenienti da enti disciolti per i quali pretende dalla Regione 20 milioni di euro”.
“Nessuna delle due possibilità, il tracollo finanziario dell'ente o il licenziamento dei dipendenti, è auspicabile. L'unica strada
praticabile – afferma Pastore – è quella legislativa, da percorrere prima che il settore imploda sotto la mannaia dei decreti ingiuntivi”.
“Diversamente, - conclude il consigliere regionale – la Regione rischia di trovarsi davanti ad un sistema di formazione composto da enti in procinto di fallire, coinvolgendo nella sua ingloriosa fine la stessa Regione". <br/>fonte: <a href="http://www.barlettalive.it/news/Politica/167378/news.aspx#main=articolo">www.barlettalive.it</a>Francesco Pastore: Tagli di Trenitalia: "La Bat è la più penalizzata"2011-11-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it618155Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) - Pres. Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: PS) - Consigliere Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: PS) <br/><br/><br />
«La logica del profitto da una parte e il disinteresse dall’altra hanno prodotto i tagli al sistema del trasporto pubblico nella nostra Regione. Trenitalia e il Governo uscente hanno tagliato fuori una parte del Paese, mentre altrove, in Val di Susa vogliono imporre quello che le popolazioni non vogliono, privano il Sud dei collegamenti necessari col resto dell’Italia, tagliando corse e soste di treni a lunga percorrenza e non solo».
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«Nel territorio della Sesta provincia, infatti, oltre ai tagli degli Eurostar ci sono stati quelli sulla linea Barletta-Spinazzola. Anche di questo si parlerà nel prossimo Consiglio regionale, dei disagi del nostro territorio e di tutta la regione. In questo senso mi sento di condividere la mozione di Sel e PpV e l’obiettivo che contiene di programmare e riorganizzare la nostra rete di trasporti, anche per ottemperare all’indirizzo che la regione Puglia e il governo regionale, si è da principio dato sul tema di uno sviluppo di sistemi di trasporto integrato e sostenibile». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.barlettalive.it/news/Cronaca/165865/focus.aspx#main=articolo">www.barlettalive.it</a>PIETRO LOSPINUSO: Stangata sull’Irpef 2011-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it586801Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PdL) <br/><br/><b>.«La nuova stangata sull’Irpef di 100 milioni di euro arriva a seguito di un’autentica beffa, iniziata con l’abolizione pre-elettorale dell’addizionale a partire dall’1 gennaio 2011 e conclusasi con la sua re-introduzione post-elettorale a decorrere dalla stessa data»</b> aggiunge Pietro Lospinuso (Pdl). Sul bilancio piomba anche la richiesta del Psdi: mentre Tremonti taglia gli sprechi - dice Mimmo Magistro - la Regione non fa <i>nulla per ridurre i costi della politica.</i> «Il Consiglio deve assumere <i>precisi impegni per l’eliminazione dei vitalizi: chi viene eletto percepisca le indennità solo per gli anni di nomina. 30-40.000,00 euro al mese da pluri-pensionati sono uno schiaffo alla povertà».</i>
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=437731&IDCategoria=1<br/>fonte: <a href="http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=437731&IDCategoria=1">www.lagazzettadelmezzogiorno.it</a>ROCCO PALESE: Tasse e ticket è assedio al governo Vendola2011-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it586800Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PdL) <br/><br/>Tasse e ticket è assedio al governo Vendola
il capogruppo Pdl Rocco Palese non intende mollare
Il clima è teso dentro e fuori l’Aula. Da un lato il pressing dei sindacati dopo il giro di vite del piano di rientro; dall’altro quello del centrodestra sulle nomine dei manager Asl, oculatamente rinviate dal presidente Nichi Vendola alla giunta successiva alle sedute consiliari, onde evitare il confronto-scontro in Aula anche con pezzi della maggioranza e mettere così a rischio il voto sulla manovra. Voci di corridoio insistono sul fatto che le nomine, in realtà, siano state già decise nella giunta dei giorni scorsi, convocata dal governatore appena rientrato dagli Usa. E che il diktat a tenere le bocche cucite sia finalizzato proprio ad evitare lo scatenarsi di mal di pancia nel centrosinistra, dove il Pd capeggia la «rivolta» contro le eventuali conferme di alcuni manager uscenti caldeggiate, invece, dall’assessore Tommaso Fiore. Non a caso, il capogruppo Pdl Rocco Palese non intende mollare dalla richiesta di un’informativa in Aula sulla sanità: <b>più che sui nomi dei nuovi vertici Asl, dice, è sulle</b><b> «spartizioni»</b> <b>in corso dei posti anche nelle direzioni sanitarie e amministrative e nei civ degli Irccs che Vendola deve parlare.</b>
<b>«Il Presidente deve spiegare al Consiglio, quindi ai cittadini, cosa sta accadendo. Le nomine può farle quando vuole, ma lui scappa, perché ha paura che il dibattito in Aula possa pregiudicare definitivamente i numeri e gli umori della sua già poco convinta maggioranza »</b>
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=437731&IDCategoria=1
<br/>fonte: <a href="http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=437731&IDCategoria=1">www.lagazzettadelmezzogiorno.it</a>MICHELE MAZZARANO: Sospeso per tangenti, ma il PD lo candida.2011-04-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589865Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) <br/><br/>Sospeso per tangenti, ma il PD lo candida.
"Gli unici due politici pugliesi ai quali ho corrisposto tangenti sono Sandro Frisullo e Michele Mazzarano”.
Queste le dichiarazioni di Giampaolo Tarantini, che da settembre 2009 ha ricostruito davanti ai pm il giro di tangenti della sanità regionale.
Dopo queste affermazioni l’anno scorso, Mazzarano (indagato per corruzione) si dimise dalla carica di numero due del Pd in Puglia, rinunciando alla candidatura alle elezioni regionali (anche se poi venne eletto lo stesso e passò nel gruppo misto come capogruppo di se stesso).
<i>Oggi Mazzarano è il capolista del Pd alle elezioni comunali di Massafra, la sua città natale in provincia di Taranto</i>. <b>“Mi è stato chiesto dagli iscritti e dal gruppo dirigente del Pd di Massafra e ho accettato. La mia strada sarà quella che decideranno gli elettori”.</b>
Wednesday 20 april 2011
http://www.questaelasinistraitaliana.it/article-sospeso-per-tangenti-ma-il-pd-lo-candida-72159849.html
<br/>fonte: <a href="http://www.questaelasinistraitaliana.it/article-sospeso-per-tangenti-ma-il-pd-lo-candida-72159849.html">www.questaelasinistraitaliana.it</a>MICHELE EMILIANO: «Questi sono i casi in cui mi vergogno del mio partito....2011-04-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589864Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Bari (BA) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Bari (BA) (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/>La politica ha la memoria corta, e così oggi il ras delle preferenze decide di candidarsi anche alle comunali del suo paese, niente meno che come portabandiera del partito, i cui vertici evidentemente hanno cambiato idea sui concetti di serietà e coerenza. In Puglia i dalemiani sono ai minimi storici del consenso, e i voti non puzzano. L’unico che protesta è il presidente pugliese del Pd, Michele Emiliano, che su Facebook scrive: b>«Questi sono i casi in cui mi vergogno del mio partito. Questo soggetto dovrebbe dimettersi da ogni carica politica e andare a lavorare, sarebbe la prima volta nella sua vita». «Ha preso soldi da Tarantini – attacca – e non può più rappresentare il Pd: il suo è il più grave dei delitti politici e il Pd deve stabilire da che parte stare».</b> <i>Il fatto è che anche stavolta le liste sono già chiuse, e il partito ha già stabilito che starà dalla parte di Mazzarano.</i>http://www.antoniocantoro.it/?p=6672<br/>fonte: <a href="http://www.antoniocantoro.it/?p=6672">www.antoniocantoro.it</a>SERGIO BLASI: ...Nessun dubbio su integrità morale di Michele (Mazzarano)2011-04-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589863Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) <br/><br/><i>Il segretario regionale del Partito democratico, Sergio Blasi</i>, che una settimana prima <i>aveva detto di non avere</i> <b>«dubbi sulla integrità morale di Michele, il cui gesto conferma l’alta considerazione che i dirigenti pd hanno della politica»,</b> il giorno della proclamazione degli eletti non sa dove mettere la faccia: <b>«La politica è una cosa seria se sei coerente»,</b> <i>sibila</i>. Così Mazzarano fa due conti, si barrica in Consiglio, ma non si iscrive al gruppo del Pd: aderisce al gruppo misto, ed essendo l’unico iscritto si elegge da solo capogruppo all’unanimità dei presenti, tacitando i compagni democratici e incassando – di nuovo – l’indennità e i benefit della carica.
http://www.antoniocantoro.it/?p=6672<br/>fonte: <a href="http://www.antoniocantoro.it/?p=6672">www.antoniocantoro.it</a>MICHELE MAZZARANO: E i moralisti di Bersani fanno capolista l’uomo della tangente di Tarantini2011-04-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589862Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) <br/><br/>E i moralisti di Bersani fanno capolista l’uomo della tangente di Tarantini
20 aprile 2011 Un commento
Non è un omonimo. Il Michele Mazzarano capolista del Pd alle elezioni comunali di Massafra, nel Tarantino, è proprio lui, uno dei due esponenti “democrat” a cui Gianpaolo Tarantini ha confessato di aver dato tangenti, nel caso specifico 10mila euro. L’altro è l’ex vice di Nichi Vendola, Sandro Frisullo. Quando il verbale dell’interrogatorio del re delle protesi viene fuori, mancano otto giorni alle elezioni regionali del 2010: Gianpi spiega ai pm baresi di aver pagato Mazzarano, ultimo segretario regionale dei Ds, baffo dalemiano d’ordinanza, pur di dare una oliata alla Asl di Lecce e ottenere un appalto. <i>Il politico dichiara allora di</i> <b>«rinunciare alla propria candidatura alla Regione onde evitare qualunque speculazione ai danni del partito e della coalizione». «Tiro i remi in barca», sospira.</b>A scrutinio terminato la barca torna sola, ma torna carica di 6.340 preferenze: i maligni dicono che nei fatti Mazzarano ha proseguito la campagna elettorale porta a porta; i fatti dicono che le liste elettorali sono ormai stampate e chi va al seggio trova il suo nome e lo vota. Arriva primo dei non eletti, ma entra in Consiglio regionale con il premio di maggioranza. È vero che il Pd pugliese gli chiede di rispettare la promessa di ritirarsi, ma <b>lui si dice «felicemente stordito: non va tradita la volontà degli elettori – spiega – In un moto spontaneo compagni, amici e cittadini hanno voluto continuare la campagna elettorale da soli».</b> E lui passa all’incasso un’altra volta.
http://www.antoniocantoro.it/?p=6672<br/>fonte: <a href="http://www.antoniocantoro.it/?p=6672">www.antoniocantoro.it</a>Nichi VENDOLA: Con i sindaci ci siamo sempre confrontati2011-04-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559808Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/>
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«I sindaci hanno potuto confrontarsi un numero infinito di volte con il governo regionale».
<p> Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dopo quanto avvenuto ieri nell'aula del Consiglio regionale dove i sindaci (di Taranto, Massafra, Ceglie Messapica, Mottola, Bitonto, Castellaneta, Grottaglie, Cisternino, Minervino e Spinazzola) hanno deposto per protesta sui banchi la loro fascia tricolore dopo aver appreso di non poter incontrare, perchè assenti, il governatore e l'assessore regionale alla Sanità con i quali avrebbero voluto discutere del piano di riordino sanitario che prevede il taglio di posti letto e la chiusura di ospedali.
<p> «Naturalmente in alcuni casi è legittimo il senso anche d'inquietudine che si prova, ma bisognerebbe indirizzarlo - ha detto Vendola - verso il governo nazionale, verso chi taglia in maniera così significativa a dotazione finanziaria del servizio sanitario nazionale. Siamo sostanzialmente, rispetto alla crescita dell'inflazione, a una lievitazione del Fondo che significa una contrazione secca di risorse».
<p> «La logica del governo nazionale - ha proseguito Vendola - è stata sempre quella di lasciare il cerino in mano alle Regioni. I sindaci in alcuni casi sono prevalentemente interessati dal contesto elettorale, dalla prossime elezioni amministrative; vanno comunque sempre ascoltati».
<p> «A volte - ha concluso Vendola - hanno condiviso le scelte che facciamo; le hanno condivise in tutti i tavoli salvo poi presentarsi a i loro popoli e dire che non le hanno condivise. In questi casi non siamo di fronte ad uno spettacolo di livello della classe dirigente».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.quotidianodipuglia.it/articolo_app.php?id=37802">www.quotidianodipuglia.it</a>Francesco Pastore: Sanità. «Quanto illustrato alla conferenza dei sindaci della Bat non può essere il piano sanitario della Regione Puglia»2011-04-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559781Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Non è passata inosservata l’ultima seduta del consiglio regionale sulla questione sanità, una seduta conclusasi tra l’altro con la rivolta dei sindaci delle città colpite dai tagli sulla sanità. Ecco l’intervento del consigliere barlettano Franco Pastore: «Quanto illustrato alla conferenza dei sindaci della Bat dall’assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore non è e non può essere il piano sanitario che la regione Puglia ha intenzione o realizzerà nel territorio della Asl Bat bensì una sua considerazione sul tema, quello che lui ritiene e pensa, una sua idea che tale rimane».
<p> Nel suo intervento Franco Pastore prosegue: «Fiore, stimato medico e professionista, di cui ammiro trasparenza e deontologia, bene ha fatto a esprimersi e riferire, in teoria, come lui vede il futuro e lo sviluppo della sanità in quel territorio, ma questo è quello che fatto e tale deve rimanere. Mi riferisco alle ipotesi di chiusura dell’ospedale di Trani, alle eventuali delocalizzazioni, realizzazione di un nuovo ospedale ad Andria e a tutto quanto altro emerso questa mattina.
<p>Politica vuol dire percorso condiviso con gli attori del territorio e vuol dire procedure concrete che portino alla realizzazione di un obiettivo, neppure queste ci sono». E quindi c’è il sindaco di Trani Giuseppe Tarantini nella parte finale della nota dell’intervento del consigliere regionale socialista: <br />
«E se al sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, quanto detto da Fiore sarà apparso perentorio è comprensibile che abbia abbandonato la riunione, ma mi permetto di sottolineare che non è il caso di allarmare le comunità su quello che, ripeto, ritengo sia e debba essere una opinione, una valutazione assolutamente personale, quella espressa da Fiore. Servono anni e processi culturali altrettanto lunghi per giungere alle conclusioni illustrate stamani da Fiore»<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.giornaledipuglia.com/2011/04/sanita-la-posizione-del-consigliere.html">www.giornaledipuglia.com</a>Ruggiero Mennea: Sanità. Proposta di legge: “Ridurre gli sprechi e favorire la trasparenza dei concorsi”2011-04-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559556Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Barletta (BT) (Gruppo: PD) - Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) <br/><br/><br />
Una proposta di legge per la gestione centralizzata degli appalti e dei contratti delle aziende sanitarie della Regione Puglia per porre fine agli sprechi, contenendo la spesa sanitaria e favorire la trasparenza delle procedure concorsuali.
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L’iniziativa è di Ruggiero Mennea, consigliere regionale del Partito Democratico. “La cattiva gestione della spesa sanitaria – spiega – ha un impatto diretto molto negativo sul bilancio regionale, che finisce con l’essere ingessato, paradossalmente quasi scritto dai direttori generali delle Asl. Questo non è più tollerabile, non vorremmo passare i prossimi quattro anni di legislatura a coprire i buchi della sanità. Anche i dettami del patto di stabilità impongono l’implementazione di forme nuove e più efficienti per il contenimento della spesa, che non reprimano il gioco concorrenziale e al contrario diano certezza agli operatori economici sull’oggetto delle procedure concorsuali e sui metodi di aggiudicazione delle medesime”.
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Il consigliere regionale del Pd entra poi nel dettaglio e anticipa alcuni temi sui quali sarà incentrata la sua proposta di legge: “Consorzio tra le Asl per l’attività delle gare e degli appalti, gare informatiche trasparenti, uniformazione dei formulari e degli atti utilizzati dalle aziende sanitarie evitando così duplicazioni, contratti unici di servizi, capitolati-tipo unici disponibili sul circuito informatico e consultabili da tutti”.
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“D’altronde – aggiunge Mennea – anche il Procuratore Regionale della Corte dei Conti ha sottolineato di recente come la mancanza di forme di coordinamento obbligatorio tra le Asl impedisca loro di fruire delle pur possibili economie di scala e di mettere in comune pratiche ed esperienze al fine di favorire un sano e trasparente gioco concorrenziale”.
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Infine Mennea torna sul tema dei manager delle Asl: “le aziende sanitarie hanno necessario bisogno di una gestione manageriale a tutti gli effetti, operata da figure di eccelsa e inequivocabile competenza sanitaria, giuridica ed economica. Da questo, così come dalla necessità di soddisfare le esigenze e le necessità del cittadino-utente non si può assolutamente prescindere”.
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“Chi parla di illazioni, di attizzare odi o creare contrapposizioni senza avere minima contezza degli argomenti – conclude il consigliere regionale del Pd – ha un solo obiettivo: farsi bello agli occhi di chi oggi, ma non ancora a lungo, detiene il potere. Le battaglie fatte in favore della popolazione tutelano sempre l’interesse collettivo, questo è certo”. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.barlettalive.it/news/Politica/5254/news.aspx#main=articolo">www.barlettalive.it</a>Maurizio SAIA: Regione Puglia2011-03-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559755Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/>
POLI BORTONE , CASTIGLIONE , SAIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che l'articolo 120 della Costituzione al comma secondo prevede che "Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni (…) nel caso di mancato rispetto delle norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria, (…) ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali";
premesso altresì che la Regione Puglia:
ha un debito di centinaia di milioni di euro nel settore della sanità;
ha "sforato" più volte il patto di stabilità;
non ha, dunque, rispettato i vincoli comunitari, ha incrinato l'unità economica, ha danneggiato i cittadini nell'esercizio dei loro diritti civili e sociali,
si chiede di sapere:
se il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda dare chiarimenti circa i motivi per quali non abbia ancora attivato i meccanismi sostitutivi previsti dall'articolo 120 della Costituzione italiana;
se non ritenga di dover agire ai sensi del primo comma dell'articolo 126 della Costituzione che testualmente recita "Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge".<br/>fonte: <a href="http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=528553">Senato della Repubblica</a>Nichi VENDOLA: Immigrazione: «Siamo al limite del rispetto dei diritti umani»2011-03-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559419Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
'In Puglia assistiamo a cose inaccettabili'
<p> ''Oggi ci stiamo comportando al limite del rispetto dei diritti umani con i profughi, perche' le cose che stanno accadendo anche in Puglia, che abbiamo denunciato, sono inaccettabili''.
<p>Lo ha detto a margine di un incontro il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Ha inoltre confermato la situazione ''grave, disumana e inaccettabile'' esistente nel Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Bari. ''Credo che siano stati effettuati controlli ed e' stato verificato - ha detto Vendola riferendosi alla lettera da lui inviata ieri al ministro dell'Interno, Roberto Maroni - che quello che noi abbiamo raccontato corrispondeva a verità''<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/puglia/2011/03/24/visualizza_new.html_1532098845.html">Ansa</a>