Openpolis - Argomento: elezioni amministrative 2009https://www.openpolis.it/2009-06-15T00:00:00ZLuciano CIOCCHETTI: UDC «Dal Pdl arroganza e insulti. Ma per le Regionali si vedrà» - INTERVISTA [Link: la linea]2009-06-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391530Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
Ai ballottaggi della prossima settimana l'Udc sosterrà il centrosinistra ma alle Regionali del 2010 si vedrà. Il segretario laziale dell'Unione di Centro, Luciano Ciocchetti, rimanda al mittente le critiche del Pdl e spiega:<br />
«Faremo un congresso, lì decideremo <a href="http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/06/15/1036681-gioco_delle_alleanze.shtml#"><b>la linea</b></a>».
<p><b> Eppure alle amministrative correrete con Pd e company...</b>
<p>«A Frosinone e a Rieti non potevamo che allearci con il centrosinistra visto che il Pdl da un anno e mezzo semina odio e arroganza».
<p> <b>Dunque l'intesa con il centrosinistra nasce da esigenze locali?</b>
<p> «Esattamente. A Frosinone il giornale di un senatore del Pdl continua a insultare la nostra commissaria provinciale, la Formisano, e nessuno del centrodestra dice niente. Cosa dovevamo fare? Scegliere di allearci con il centrodestra? Abbiamo subìto gli stessi attacchi anche a Latina, ma lì il Pdl ha sconfessato Ciarrapico».
<p><b> Dunque per le Regionali del 2010 è ancora tutto aperto...</b>
<p> «Sì, nel Lazio e nel resto d'Italia. Decideremo al congresso la strada da seguire. Anche se mi sembra difficile un accordo con il Pdl se la linea è quella di Giro».
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<b>In effetti il sottosegretario Francesco Giro ha detto che è «impossibile ogni intesa con l'Udc per le elezioni regionali» dopo il vostro accordo alle amministrative col centrosinistra. Mi scusi Ciocchetti ma lei è proprio sicuro che schierandovi col Pd non perderete voti?</b>
<p> «Credo che l'Udc abbia un elettorato autonomo. Quelli che volevano che ci alleassimo con il centrodestra ormai sono passati nel Pdl. A Giro ricordo che alle elezioni europee di pochi giorni fa il Pdl ha preso il 38 per cento dei voti a Roma e il 42 in tutto il Lazio. Per vincere le Regionali bisogna avere un consenso maggiore. Evidentemente il sottosegretario, stanco a causa degli impegni di governo, ha riflettuto poco sui risultati elettorali».
<p> <b>E se il Pdl vi permettesse nella primavera del 2010 di esprimere il candidato presidente alla Regione Lazio? Rifiutereste anche quello?</b>
<p> «Prima di tutto bisogna definire i programmi. Nel Lazio abbiamo grandi problemi con la sanità eppure ancora non conosco le idee del Pdl. Quelle del Pd sono chiare, visto che governano. Certo anche il centrosinistra deve risolvere alcune questioni rilevanti: il rapporto con la sinistra massimalista e con il populismo di Di Pietro. In ogni caso per noi è soltanto questione di uomini e programmi. A me piacerebbe allearmi con chi è convinto, come lo siamo noi, che le Asl debbano essere tagliate e che la politica non debba entrare nelle nomine di primari e direttori generali».
<p> <b>Nei giorni scorsi il sindaco Alemanno ha aperto la porta a una trattativa con l'Udc. L'ha fatto con toni decisamente amichevoli...</b>
<p> «Sì, ma bisogna passare dalle parole ai fatti. Il sindaco di Roma ha detto la sua ma nelle ultime settimane non sono mancate stoccate contro di noi. Nel Pdl serve un cambio di marcia che, tranne poche eccezioni, non vedo».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MM9UT">Il Tempo - Alberto Di Majo</a>DIEGO MARCHIOLE': Commento risultato elettorale2009-06-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391854Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Carasco (GE) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/><br />
I membri della lista “Insieme per Carasco”, pur esprimendo il proprio rammarico per il mancato successo, desiderano esprimere la propria soddisfazione per il buon risultato ottenuto nelle elezioni amministrative degli scorsi 6 e 7 giugno. La nostra lista ha raggiunto il 42,45% dei voti: appena 183 i voti di scarto tra il nostro candidato sindaco, Diego Marchiolè, e il sindaco eletto, Laura Remezzano.<br />
Ci preme sottolineare un dato che non è emerso negli articoli dei quotidiani e nei servizi televisivi che in questi giorni hanno riportato l'esito della votazione: la lista “Insieme per Carasco” si è aggiudicata ben due dei quattro seggi presenti nel comune, specificamente quelli di Carasco centro, nei quali confluivano i voti delle frazioni di Terrarossa, Pian del Molino, Bavaggi, Loreto, San Pietro e S. Maria di Sturla. Questo dato ci pare indicativo della presenza di un disagio e di un malessere diffusi che nei prossimi cinque anni continueremo ad ascoltare e a portare in Consiglio comunale.<br />
Saranno cinque i nostri consiglieri in Comune: Diego Marchiolè, Marcello Rocca, Aldo Rissetto, Massimo Casaretto e Angelo Gotelli. Per i primi quattro si tratta di una conferma e uno stimolo a portare avanti il lavoro svolto nei precedenti cinque anni in Consiglio Comunale; per Gotelli, abitante nella frazione di Paggi, di un'occasione importante per dar voce a una parte del territorio comunale periferica ma di pregio e bisognosa di molti interventi strutturali.
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In queste ultime settimane abbiamo avuto modo di incontrare personalmente molti dei nostri concittadini, ponendoci in un atteggiamento di ascolto attento nei confronti di ciascuno di loro. È nostra intenzione non disperdere questo patrimonio di conoscenza e portare all'attenzione della maggioranza i problemi e i bisogni che la gente ci ha espresso.<br />
Quanto abbiamo raccolto e raccoglieremo dai caraschini sarà il punto di partenza per un confronto aperto e non pregiudiziale con l'amministrazione eletta. Il nostro impegno per i prossimi cinque anni sarà quello di collaborare con il sindaco Remezzano e la maggioranza per il bene di Carasco, dando un contributo attivo, significativo e, se necessario, scomodo, affinché vengano elaborati e realizzati progetti e interventi al servizio della comunità locale e dei cittadini, a partire dal Piano Urbanistico Comunale, la Viabilità, la pulizia e l'ordine sul territorio.<br />
Desideriamo ringraziare gli elettori che hanno scelto di dare fiducia a noi e al nostro programma e a tutti coloro che hanno preferito votare gli altri due candidati, assicuriamo il nostro impegno.<br />
Al neo-eletto sindaco Laura Remezzano e ai componenti di maggioranza del nuovo Consiglio comunale vanno i nostri auguri di buon lavoro.<br />
<br/>fonte: <a href="http://diegomarchiole.blogspot.com/2009/06/commento-risultati-elezioni-6-7-giugno.html">Blog personale</a>Roberto FORMIGONI: Pronti all'eventuale ballottaggio per la Provincia di Milano2009-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391542Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Lombardia (Partito: PdL) - Consigliere Regione Lombardia (Lista di elezione: FI) <br/><br/> <br />
«Credo che si possa essere assolutamente ottimisti» anche sui risultati delle elezioni amministrative, nonostante lo spoglio dei dati inizierà nel pomeriggio.
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Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, parlando oggi a Milano a margine delle celebrazioni per l’Ieo Day 2009 all’Istituto europeo di oncologia. «I dati delle europee ci dicono che siamo fortemente in vantaggio in tutte le province. C’e’ incertezza sul dato di Milano, quindi staremo a vedere ed eventualmente, se fosse necessario, siamo pronti ad andare al ballottaggio».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ILPOPOLODELLALIBERTA.it">ilpopolodellelibertà.it</a>MAURIZIO DEL TENNO: Morbegno può, deve e vuole cambiare2009-06-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391537Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Sondrio- Deputato (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
«Sono qui appositamente per sostenere questa lista - ha dichiarato -. Una lista che non si nasconde e che non ha certo vergogna di riconoscersi negli ideali e negli obiettivi perseguiti dalle compagini di centrodestra. Conosco personalmente e professionalmente Salvatore Marra; vi posso quindi dire che a Morbegno non potevamo scegliere candidato migliore».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.vaol.it/home.jsp?idrub=92950">Vaol.it</a>Piero FASSINO: Europee. «Il Cavaliere? Unico leader a non credere nella Ue» - INTERVISTA2009-06-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391447Alla data della dichiarazione: Deputato<br/><br/><br />
«Berlusconi è l’unico leader che sprona i suoi cittadini a non credere nell’Europa». <br />
Piero Fassino scalda i motori in vista del rush finale di campagna elettorale, ieri sera comizio per lui a Firenze e Prato poche ore dopo la puntata fiorentina del premier.<br /><br />
<b>Onorevole Fassino, Berlusconi vuol cambiare la Ue, dice che «è vissuta più come un vincolo che un’opportunità».</b>
<b>Condivide?</b><br />
«Questa è la rappresentazione che Berlusconi, Tremonti e la Lega forniscono da tempo dell’Europa, l’hanno sempre presentata come un danno, mentre non è così.<br />
Ricordo che Draghi tempo fa disse che con la crisi petrolifera senza l’euro l’impatto inflazionistico sarebbe stato cinque volte superiore. <br />
Chi crede di poter agire da solo rischia di più: come contrastare Paesi come la Cina, l’India solo su scala nazionale? Stando in Europa con i suoi 450 milioni di abitanti, la sua economia, le sue istituzioni, le sue competenze si può pensare di farlo».
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<b>Governo e centrodestra euroscettici?</b><br />
«Berlusconi è l’unico leader della destra che dice agli elettori che l’Europa è un problema.<br />
Non lo fa la Merkel, non si sogna di farlo l’ex leader spagnolo Aznar, non lo fa Sarkozy.<br />
E se l’Italia va a Bruxelles rappresentata da chi nella Ue non crede, non avrà a sua volta credito».
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<b>Con il Pd invece la musica sarebbe diversa?</b><br />
«Sì, il Pd nell’Europa ci crede. Stanno lì a testimoniarlo gli atti, le proposte e le culture europeiste che abbiamo unito nel Pd: Amendola e Berlinguer per la sinistra, Spinelli per l’azionismo, De Gasperi per quella cattolica, tutti sostenitori dell’Europa».
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<b>Berlusconi ha detto che «le roccheforti rosse verranno spazzate via».</b><br />
«Un leader che si esprime così si rende responsabile di tensioni. <br />
In politica non ci dovrebbero essere nemici da ”spazzare via”, nel gioco democratico si compete, ci si combatte, non si spazza via, se no si fomenta rancore, tensione, radicalità».
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<b>Il capo dello Stato ogni giorno invita alla coesione nazionale e ad abbassare i toni.</b><br />
«Napolitano è giustamente allarmato per un dibattito politico segnato dalla brutalità con cui vengono affrontati i nodi di fondo, e questo per responsabilità precisa della destra e di Berlusconi».
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<b>Veramente il Cavaliere ribatte che è la sinistra ad attaccarlo ingerendosi nella sua privacy.</b><br />
«Io personalmente non ho mai sollevato casi Noemi in tutta la campagna. La questione è scoppiata prima per le parole gravi e allarmate della moglie Veronica, poi perché il premier ha creduto bene di andare in tv a parlarne, con versioni via via contraddette e contraddittorie, facendolo così diventare un ”caso”.<br />
Bisognerebbe piuttosto parlare dei temi concreti, della crisi, delle preoccupazioni degli italiani».
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<b>Il governo è stato assente sulla Fiat?</b><br />
«Sulla Fiat ha pesato il pregiudizio tedesco, inaccettabile e infondato, su una grande azienda italiana. La soluzione Magna si sta già dimostrando meno sicura di quella Fiat. <br />
Ma va anche detto che quei pregiudizi han trovato, come dire, appiglio nella situazione italiana dominata dalle vicende personali del premier che tanto scalpore stanno tuttora suscitando all’estero. <br />
E poi non si è certo visto l’appoggio del governo italiano come invece è avvenuto per altri capi di stato come Obama e la Merkel».
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<b>Prevede una botta elettorale per il Pd?</b><br />
«Ci saranno risultati inaspettati per noi positivi, e comunque molto meno catastrofici di quel che si pensa. Su 63 province al voto noi ne governiamo 50, in base al voto delle politiche ne dovremmo confermare 15 e invece ne avremo almeno il doppio, il che vorrà dire che in molte amministrazioni aumenteremo i voti.<br />
A Bologna, Firenze, Padova, Bari, Perugia vinceranno sicuramente i nostri candidati sindaci».
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<b>Il risultato buono per fare un congresso non da resa dei conti?</b><br />
«L’asticella non la metto. I voti li conteremo lunedì e sulla base dell’esito elettorale valuteremo e discuteremo, non ci saranno rese dei conti, ma il congresso di un partito unito da un progetto e dalla voglia di vincere».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MDE27">Il Messaggero - Nino Bartoloni Meli</a>Giorgio NAPOLITANO: "Campagna fuori tono, più misura. Scarsa attenzione ai temi europei, sono dispiaciuto"2009-06-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391436Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
A meno di una settimana dalle elezioni amministrative ed europee, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene nella campagna elettorale con un duro monito invitando i partiti alla moderazione.
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"Campagna fuori tono". "Mi auguro che fra tre giorni si metta un punto ad una campagna elettorale fuori tono e comunque vadano le elezioni tutti ne traggano motivo per atteggiamenti più ponderati, più misurati, perché questo è assolutamente nell'interesse del Paese", ha detto Napolitano, salutando i giornalisti nei giardini del Quirinale.
<p>"Sono convinto - ha poi aggiunto il capo dello Stato - che questo è un sentimento diffuso fra gli italiani, più di quello che non si possa percepire in certe stanze della politica".
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"Scarsa attenzione all'Ue". Le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, hanno visto passare in second'ordine i dibattiti sul futuro e la riforma delle istituzioni europee. Napolitano ha detto: "Mi rammarica il fatto che in un paese di grande vocazione europeista come il nostro, si sia parlato poco di Europa e dei suoi temi". Poi un raffronto con gli altri paesi. "Purtroppo anche nei paesi più euroscettici di Europa si è parlato ben poco, basta vedere quello che è successo in Gran Bretagna".
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Critiche ai giornali. L'incontro con i giornalisti è stato anche l'occasione per parlare delle polemiche sollevate da Berlusconi nei confronti della stampa, e in particolare quella di sinistra, da lui definita "scendiletto del Pd". "Io non ho criticato la stampa - ha detto Napolitano -. Con me non ve la potete prendere".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/napolitano-2/monito-elezioni/monito-elezioni.html">La Repubblica.it</a>BEATRICE DRAGHETTI: Il discorso di Draghetti pronunciato il 7 maggio al Palacongressi2009-05-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391241Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Pres. Giunta Provincia Bologna<br/><br/><br />
Questa sera è ritagliata tra tutte le altre sere, in cui siamo in giro per la campagna elettorale. E non solo le sere. Grazie per questa compagnia eccezionale di persone che siete voi, abituati a non risparmiarvi mai, in mille modi, e che credete che questo dedicarsi sia assolutamente normale, perché cresciuti nella convinzione che non si può essere avari di energie e di tempo, quando sono in gioco questioni decisive per il bene di una città e di un Paese. Grazie.
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Poiché stiamo facendo una strada insieme per andare e arrivare dalla stessa parte, vorrei condividere - appena un accenno - un’impressione che non riguarda tanto i numeri, quanto piuttosto un sentire, un atteggiamento che mi sembra necessario non sottovalutare.<br />
Mi sembra che qualcosa in giro ci sia di appannato, minore slancio, una voglia di reazione più compressa, scelte dichiarate di voler lasciar perdere, p.e. non andando a votare.<br />
Tutto questo reclama assolutamente un impegno di ri-animazione.<br />
Ci diciamo, e ne siamo convinti, che dobbiamo vincere, che la vittoria dalle nostre parti ha un significato e una valenza particolari.<br />
Sono sempre più convinta che vincere è poco, e soprattutto poco sicuro per il futuro, se interpretiamo la vittoria solo in termini di numeri.<br />
Berlusconi, e non da adesso, non ha vinto solo nelle urne, ha vinto nella testa della gente, anzi prima lì poi nelle urne: un certo modo di pensare, un fenomeno culturale è diventato un fenomeno politico, che non mi sembra per ora troppo in pericolo.<br />
Io sono preoccupata per una sonnolenza e un’acquiescenza diffuse, ma anche per un’insofferenza o semplicemente un disagio di tanti che però non si concretizza in progetto e reazione, ma rimane nelle parole e si esprime magari in un rigetto di ciò che è politica, partiti e vita pubblica. Questi, e non lo dico io, sono soprattutto nel nostro campo.
Noi dobbiamo recuperare una capacità di stare all’erta e di reagire.
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Se si passa il tempo non all’erta, ora o nel futuro immediato, ma si sta altrove, non vedendo ciò che si deve vedere, è molto difficile resistere all’assedio di chi vuole manipolare e controllare la società.<br />
Ormai i loro mezzi li abbiamo scoperti: ripetizione di frasi fatte, che si vuole vengano accettate come vere; eliminazione di fatti, che si vuole vengano ignorati (l’hanno fatta sparire così la crisi economica); la provocazione di passioni che poi si usano per governare (paura, sospetti…). Il tutto annegato in un oceano di fatuità e di distrazioni, rispetto alle quali solo una testa sveglia riesce a conservare la libertà personale e la democrazia delle istituzioni.<br />
Noi vinceremo veramente se riusciremo a tenere insieme i numeri e l’investimento culturale nella condivisione dei valori della Costituzione e di una coerente svolta e tenuta morale. E’ necessario per chi assume responsabilità, è necessario per tornare ad essere attraenti, perché convincenti.<br />
Mi è rimasto nelle orecchie un brevissimo intervento di un cittadino presente a una serata elettorale. Alzandosi, ha detto solo così “Bisogna essere differenti”. Non ha aggiunto altro. Io non saprei dire meglio questa necessità di sparigliare le carte che vengono distribuite adesso nel nostro Paese, perché possiamo ricominciare a respirare aria fresca e vedere cose nuove.
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Per incoraggiarci, mi fa piacere rifarmi ad alcuni avvenimenti degli ultimi giorni – spazialmente più o meno vicini a noi - fatti che mi sembrano finestre aperte interessanti, da cui affacciarsi per irrobustire la forza della nostra progettualità e le possibilità di azioni efficaci per il cambiamento.
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Il primo. E’ per fortuna passato il tempo della negazione dell’evidenza della crisi economica ed è cominciato quello della ricerca della via d’uscita, che non potrà essere una riproposizione pura e semplice di equilibri economici e sociali che appartengono a un passato, superato anche se vicino.<br />
La vicenda della Fiat-Chrysler ci mette di fronte ad una volontà innovativa del governo americano circa le modalità del sostegno pubblico a un’impresa in difficoltà e i motivi della scelta della società torinese; le imprese sono unite ora nell’impegno per l’auto del futuro. L’industria del futuro se la giocherà sul piano della qualificazione ambientale. La leadership sarà di chi saprà concretizzare un nuovo e più avanzato livello di equilibrio tra consumo di risorse e compatibilità ambientale. L’hanno capito in America, l’hanno capito in molti Paesi europei. In un confronto televisivo col suo sfidante, il futuro Presidente Barack Obama alla domanda su come prevenire nuove guerre in Medio Oriente rispose più o meno così: scegliendo e investendo su nuove fonti energetiche alternative, e rinnovabili.
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Secondo. Ho apprezzato la reazione forte di alcuni nostri eurodeputati, per la scarsa attenzione dei partiti e dei media alla scommessa dell’Europa e al loro lavoro, giustamente irritati dall’incapacità diffusa di distinguere tra chi è “bravo” e chi è “mediatico” e dalla valutazione da serie B della politica europea rispetto a quella nazionale.<br />
Giusto 5 anni fa 8 Paesi, un tempo parte della galassia comunista, entravano nella UE, assieme a Cipro e a Malta: da 15 a 25 membri in un colpo solo. Una svolta in termini geografici, demografici, ma anche economici e sociali in cui alle criticità si intrecciano risultati molto positivi.<br />
Abbiamo davanti una legislatura in cui occorre recuperare il tempo perduto da parte delle Istituzioni, ma soprattutto dalla politica e dalla società nei confronti dell’Europa. Siamo la generazione che deve assumersi la responsabilità della riorganizzazione della governance europea e mondiale, che supera nazionalismi e provincialismi, in un quadro multilaterale che proprio la crisi economico-finanziaria rilancia come elemento indispensabile.
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Infine, il Brasile. Una questione forse poco nota ma di grande significato, sostenuta da una lunga campagna chiamata “Una vacca per ogni indio”, è arrivata alla positiva conclusione, dopo oltre 20 anni, in seguito a una decisione del Supremo Tribunale Federale. Circa 18.000 indios dello Stato brasiliano del Roraima sono tornati in possesso di un territorio di circa 1.700.000 ettari, occupato nei decenni da latifondisti senza scrupoli, che dopo averli depredati li asservivano . Un mix perverso che vedeva uniti latifondisti, autorità locali, polizia ed esercito ha contestato per anni l’affermazione dei diritti degli indios. La ritirata ora è in corso e la battaglia può considerarsi vinta.<br />
Non più di 6/7 anni vendevamo in piazza le bandiere della pace e le appendevamo alle nostre finestre: non è che i diritti umani sono rispettati ovunque solo perché il terzo Mondo ci emoziona meno.<br />
Sono possibili dunque cose diverse e nuove e se ci dedichiamo a queste e se queste cose succedono credo che riusciremo contemporaneamente anche a mettere mano con contenuti molto seri a un’altra urgenza, che non può sfuggire a nessuno; la questione giovanile nelle diverse facce della sua manifestazione: la formazione, il lavoro, il rapporto con gli adulti, l’uso del tempo, l’investimento in progetti e futuro.<br />
Mi colpisce spesso l’infelicità di molti giovani, silenziosi, chiusi, senza apparenti desideri. E come era ricordato in un recente fondo su un quotidiano nazionale “non ci può essere desiderio dove non c’è speranza”, speranza che per essere appagante deve riguardare obiettivi alti e raggiungibili con capacità, energie, investimenti condivisi.
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Allora vinciamo con i numeri, con le percentuali, ma anche con un’evidente e rinnovata scelta di scommettere sui tempi lunghi della ricostruzione culturale e morale, perché non possiamo tollerare che i nostri figli e le nostre figlie diciottenni vivano aspettando un mondo che non c’è, ma che brilla, ingannevolmente, nelle luci della TV.<br />
E’ tempo di grandi opportunità per chi ha pensieri e progetti alti.<br />
Un’ultima cosa. Già si avvertono fremiti e sussurri in ordine al Congresso autunnale del PD. Sappiamo in quanto aderenti, o dirigenti o amministratori di avere (o di dover avere o di voler avere) una qualche responsabilità nell’andamento e nell’esito del congresso. A chi nel partito, ai vari livelli, ne ha di più di responsabilità, una richiesta: vista la qualità e la portata dei problemi da risolvere, vicino e lontano,e le prospettive a cui dedicarsi seriamente, risparmiamoci qualsiasi altro spettacolo… sarebbe insopportabile e soprattutto non riusciremmo ad uscirne differenti. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beatricedraghetti.org/pages/news2.asp?id=196">www.beatricedraghetti.org</a>Pier Ferdinando CASINI: Amministrative. Gli Ultimatum Pdl ci fanno sorridere...2009-05-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391129Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
Chi ci minaccia così non ha capito nostra scelta ideale <br />
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"Questi ultimatum ci fanno sorridere...". Così il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, commenta l'avvertimento del Pdl di 'cacciare' i centristi dalle giunte se questi si ostineranno a stare da soli alle prossime elezioni amministrative. "Se si pensa di minacciare l'Udc in questo modo - ha aggiunto Casini in una conferenza stampa all'Hotel Minerva di Roma - non si è capita la nostra politica". "Abbiamo fatto una scelta ideale - ha concluso - impegnativa, differente da chi si è accomodato. Questi ultimatum non ci cambiano niente". <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newspolitica/20090503_120400_4e98382_61485.html">Apcom.net</a>Antonio DI PIETRO: Lettera al Pd. Basta insulti, vogliamo l’alleanza.2009-04-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391036Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />Dopo il botta e risposta dei giorni scorsi con Franceschini, il leader dell’Idv ha scritto una lettera al segretario del Pd.<br />
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Caro Dario, <br />
ti scrivo per manifestare nuovamente la piena disponibilità dell’Italia dei Valori a raggiungere, con il Partito democratico, un’alleanza in tutte le amministrazioni che andranno al voto il prossimo 7 e 8 giugno. A prescindere dal fatto che l’alleanza già c’è nella quasi totalità delle amministrazioni, posso dirti, già da ora, senza se e senza ma, che anche alle elezioni provinciali di Potenza, Matera e Barletta, Idv è pronta a entrare in coalizione da subito.
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E nelle rimanenti realtà, pochissime, vi è ancora lo spazio per evitare divisioni. Non posso nasconderti, però, l’amarezza provata nel leggere dai giornali le tue accuse, come quella che l’Idv sarebbe pronta a rompere la coalizione. Sai bene, invece, che proprio tu non hai nemmeno risposto alla richiesta di incontro che ti avevo sollecitato giorni fa, allo scopo di definire le alleanze ancora mancanti. Vedi Dario, non abbiamo alcuna intenzione di inseguire il Pd in una campagna elettorale «fratricida». Sarebbe una scelta miope e dannosa per il Paese che porterebbe alla vittoria di una destra autoritaria e illiberale, pronta a fare a pezzi la nostra Costituzione. Per cui questa risposta, che ritengo doverosa al fine di fare chiarezza nei reciproci comportamenti, sarà anche l’ultima da parte mia. Vorrei ricordarti, allora, che il tuo partito, ormai da mesi, con un interminabile numero di dichiarazioni, non ha perso occasione per ribadire che l’alleanza era finita. Nonostante questo, e solo per senso di responsabilità, ci siamo seduti costruttivamente al tavolo della coalizione nei circa 300, tra province e comuni con più di 15 mila abitanti, che andranno al voto il prossimo 7 e 8 giugno.
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In questi 300 tavoli di coalizione, abbiamo accettato, di volta in volta e a seconda delle vostre convenienze, che si facessero le primarie di coalizione, oppure le primarie soltanto del Pd o che le primarie non si facessero per niente e il candidato lo scegliesse direttamente il Pd. Abbiamo preso atto che di queste trecento amministrazioni da rinnovare, soltanto in un paio di casi sia stato indicato un candidato dell’Idv. Abbiamo accettato in silenzio che il giorno dopo le primarie, come è successo un po’ in tutta Italia, il candidato del Pd perdente, uscisse dalla coalizione e facesse una propria lista, contro il vincitore, sempre del Pd. Mi rendo conto che non hai potuto accettare l’incontro che ti avevo chiesto, non per ostilità verso Italia dei Valori, ma perché spesso non siete in grado di dare indicazioni al territorio e di spiegare ai vostri rappresentanti che una coalizione deve scegliere il candidatomigliore e più autorevole, a prescindere dal partito. Comprendo la difficoltà dato che i vostri non ascoltano neanche la ragione dei numeri, quando non è a loro vantaggio. Come a Campobasso, dove noi abbiamo più del 30% dei voti e il Pd all’incirca il 20%, ma vuole comunque il sindaco.
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Comprendo tutto questo. Mi sarei aspettato però che anche tu non solo comprendessi, ma che riconoscessi che solo degli ingenui, quali noi orgogliosamente siamo, avrebbero accettato di entrare in coalizione a queste condizioni in ben 290 amministrazioni su 300. Dopo aver rinunciato sostanzialmente dappertutto a esprimere nostri sindaci e presidenti di provincia, nonostante i numeri ci legittimassero ad averne a decine, mi sarei aspettato di tutto, ma gli insulti, quelli no. Un’ultima considerazione. In questi ultimi 10 mesi, i vari leader del Pd hanno spiegato che la vera alleanza riformista del futuro è quella con l’Udc. Non capisco perché oggi che il partito di Casini quasi ovunque è alleato con il Pdl o, al massimo, corre da solo, tacete tutti. Alla faccia del futuro asse riformista. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/09_aprile_24/antonio_di_pietro_al_pd_basta_insulti_vogliamo_alleanza_d3409d78-3093-11de-ac52-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it</a>BEATRICE DRAGHETTI: Il Programma di Beatrice Draghetti2009-04-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391240Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Pres. Giunta Provincia Bologna<br/><br/><br />
E' stato presentato il 16 Aprile alla stampa il Programma di Beatrice Draghetti. E' possibile scaricarlo nella sezione del sito "<a href="http://www.beatricedraghetti.org/pages/programma.asp">programma</a>".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beatricedraghetti.org/pages/news.asp">Official web site - Beatrice Draghetti</a>Roberto CALDEROLI: «Col referendum rischio-fascismo» - INTERVISTA2009-04-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390964Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Ministro Semplificazione Normativa (Partito: Lega) <br/><br/><br />"Non è democrazia quella in cui un partito del 25% ottiene il 55% dei seggi in Parlamento"<br />
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La Lega si opporrà assolutamente all’accorpamento del referendum sia alle amministrative che alle Europee. «E degli oneri - dice Roberto Calderoli - se ne facciano carico chi ha promosso il referendum, i Guzzetta, i Segni e gli altri... Qui c’è di mezzo la tenuta democratica del Paese: dal referendum verrebbe fuori una legge elettorale mostruosa: una tirannide. Oggi c’è Berlusconi, domani c’è un altro premier e non si può permettere a chi ha ottenuto il 25% dei voti di avere il 55% dei seggi in Parlamento. Neanche nel periodo fascista è stata fatta una cosa del genere. Si possono avere quattro, anche tre partiti, ma non un partito solo...».<br />
<b>Ministro, anche Berlusconi sta valutando l’ipotesi di accorpare il referendum alla tornata elettorale di giugno: vuole utilizzare i soldi risparmiati a favore dell’Abruzzo.</b><br />
«Guardi, questo discorso di volere attribuire a noi la volontà di una maggiore spesa, mi ricorda la favola del lupo che accusava l’agnello, che beveva nella parte bassa del fiume, di sporcargli l’acqua. Sono stati i referendari a volere un referendum dannoso, che non serve a niente. In 60 anni di storia repubblicana non si è mai accorpato un referendum abrogativo con elezioni a suffragio universale. Sono due istituti completamente diversi, regolamentati da articoli diversi della Costituzione. Nelle elezioni Europee come quelle Politiche l’elettore ha il diritto e il dovere di votare. Per il referendum invece è previsto anche l’astensione. Alle Europee e alle Politiche, anche se votasse l’1%, le elezioni sarebbero valide. In una consultazione referendaria con effetto abrogativo si deve raggiungere il quorum. Ecco, con l’abbinamento si crea un anomalo volano che consente di raggiungere il quorum indipendentemente dal quesito referendario. Non è un caso che in tutti i referendum abrogativi che sono stati fatti finora, mai nessuno è stato abbinato ad altri tipi di voto».<br />
<b>A parte gli aspetti tecnico-giuridici e le motivazioni costituzionali, c’è una questione politica che divide la Lega dal Pdl, quantomeno ad una parte del Pdl. Ne vogliamo parlare?</b><br />
«Un attimo. Ci sono altri motivi che impediscono l’abbinamento. La segretezza del voto verrebbe meno. Se tu non hai intenzione di partecipare al referendum, non ti presenti al seggio. Ma se facciamo l’accorpamento, devi ritirare le schede per le Europee e le amministrative, e se non intendi votare per il referendum lo devi dire. Nel momento in cui fai questa dichiarazione al seggio, viene meno il segreto del voto. Questo è un ulteriore motivo di incostituzionalità. Tra l’altro, dovresti fare una legge ad hoc: anzi, anzi visti i tempi, un decreto legge. Ma il Parlamento si è già espresso, bocciando gli emendamenti che accorpavano i referendum alle Europee. E i regolamenti di Camera e Senato prevedono che un provvedimento che ha il medesimo contento già bocciato non può essere assegnato in commissione prima dei sei mesi».<br />
<b>Allora, la data di questo benedetto referendum quando andrebbe fissata? Il 14 giugno, tra il primo e il secondo turno delle amministrative?</b><br />
«Potrebbe essere fissata anche il 14 giugno o in un altra data ancora. Certo non il 6-7 giugno in coincidenza con le Europee e il primo turno delle amministrative, ma nemmeno con il secondo turno».<br />
<b>Per voi il referendum è come la peste nera.</b><br />
«Ma la Lega non c’entra niente: noi la guerra al referendum l’abbiamo sempre fatta, non ci siamo svegliati oggi. Qui nessuno ha capito il merito: si vuole far credere che il referendum rimedia a dei mali quando invece li amplificano. La legge elettorale che uscirebbe è un attentato alla democrazia del Paese!».<br />
<b>La Lega sarebbe costretta a unirsi al Pdl in un listone unico.</b><br />
«Qui non è in gioco l’esistenza della Lega, ma quella di tutti partiti. Ripeto: non è una democrazia quella in cui un partito che prende il 25% ottiene il 55% dei seggi in Parlamento. E non sarebbe un partito ad avere la maggioranza assoluta, ma una lista in cui puoi mettere dentro cani e porci. L’abbiamo superata la fase dei listoni: non li vuole più nessuno, neanche il Pd».<br />
<b>La verità è che la Lega vuole rimanere autonoma.</b><br />
«Forse non ci siamo capiti: non è una questione di autonomia della Lega, che può continuare ad esserci perché è l’unica forza politica che ha avuto il coraggio di andare da sola con l’uninominale e con i vecchi sistemi elettorali. Noi, quando decidiamo di andare da soli, ci andiamo: non abbiamo paura di finire all’opposizione. Non voglio che, con il premio di maggioranza, un partito abbia i numeri per cambiarsi la Costituzione da sola, senza nemmeno rischiare la spada di Damocle del referendum».<br />
<b>Tra i referendari ci sono anche molti vostri alleati.</b><br />
«Non me ne frega niente. Un conto è avere raccolto le firme ai tempi del governo Prodi che sopravviveva con dieci partiti nella coalizione e due senatori, un altro discorso è oggi: è cambiata la fase politica, e gli stessi referendari non li vedo così carichi».<br />
<b>Berlusconi però ne vuole parlare.</b><br />
«Fa benissimo, ma questi aspetti di incostituzionalità ancora non li conosce nessuno. Adesso ci andiamo a fondo. Berlusconi ha studiato diritto: non può essere insensibili alle motivazioni che ho spiegato in questa intervista».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LDKUP">La Stampa - Amedeo La Mattina</a>Dario FRANCESCHINI: «Berlusconi dice le stesse cose, usa gli stessi slogan dal 1994»2009-03-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390815Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Dietro le luci non c’è nulla di realmente nuovo.<br />
Bersani: ennesimo megashow, intanto la gente perde il lavoro
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Per l’opposizione di sinistra non c’è niente di realmente nuovo: anzi, la kermesse berlusconiana conferma piuttosto i limiti e i rischi che, secondo la sinistra, sono insiti nella visione politica del centrodestra.<br />
Dal palco, il Cavaliere non ha fatto sconti alla sinistra, attaccando piuttosto pesantemente i comunisti e i loro eredi. A reagire su questo piano, però, ci pensa un ex dc: «Un discorso pieno di odio e falsità, senza la forza di guardare al futuro. Di certo non degno di chi si trova a governare un Paese», protesta Pierluigi Castagnetti. Per l’ex ledaer dei popolari, infatti, «le parole di Berlusconi suonano come un invito ad imbracciare le armi, mentre il Paese soffre una crisi economica e sociale senza precedenti e non ha certo bisogno di un populismo capace solo di accendere micce e creare divisioni per nascondere l'incapacità nella risoluzione dei problemi».
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Gli altri, pur evitando di entrare in polemica diretta, svolgono comunque lo stesso tema: dietro lo show, il Cavaliere nasconde la pochezza della sua strategia politica. «Se il congresso di fondazione del Pdl si riduce all'ennesima apoteosi berlusconiana, potevano risparmiarselo, ne abbiamo già viste tante», commenta Bersani (Pd) ammonendo che «quello che bisogna fare è concentrarsi sulla crisi economica e sociale, e invece il premier fa battute su chi resta senza lavoro che deve trovarsi qualcosa da fare». Il responsabile delle campagne di comunicazione del Pd, Losacco, attacca: «Il partito unico della destra passa dal predellino al megashow. Giganteschi investimenti e grandeur dei mezzi: nulla di originale, ma tutto in dimensioni esagerate, necessarie a consacrare esclusivamente la grandezza di Berlusconi, più che del nuovo partito». Qualcuno, come per esempio Enrico Letta, è comunque disposto ad aprire una cauta linea di credito: «Da come nascerà, e da come si aggiusteranno le cose al suo interno, capiremo se il Pdl è un partito interamente votato al culto del capo oppure una formazione che porta in sè elementi di maggiore solidità rispetto alle aspettative che ci possono essere».
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Assai più scettico, il segretario del Pd, Franceschini, rimarca invece che «Berlusconi dice le stesse cose, usa gli stessi slogan dal 1994, quando avevano tre anni molti degli elettori che voteranno nelle prossime elezioni di giugno. Bisogna che si tolga dal linguaggio e dalla mente cose del passato e faccia uno sforzo di guardare avanti». Comunque, per Franceschini è positivo che «oggi nasca un grande partito di destra, che sarà il nostro avversario, il nostro interlocutore, ma che semplifica il sistema politico italiano. Vorrei però che Berlusconi guardasse un po’ avanti». Il segretario del Pd del Friuli Venezia Giulia, Bruno Zvech, giudica la nascita del Pdl «una semplificazione del quadro politico», ma mette in guardia da uno Statuto «senza regole democratiche», che quindi difficilmente eviterà «forme di plebiscitarismo». Anche per il sindaco di Torino, Chiamparino, il partito di Berlusconi è a un bivio tra il «populismo del predellino» o un «partito di iniziativa politica e di confronto».
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E mentre l’Idv, con Di Pietro e Donadi non lesina certo critiche al Cavaliere e al Pdl, Franceschini fa capire di non credere troppo al rispetto dichiarato da Berlusconi per le regole democratiche e la Costituzione: «Purtroppo non bastano le parole - commenta il segretario del Pd - dietro le parole di Berlusconi c'è in realtà un elenco continuo di fatti, comportamenti e anche di affermazioni che sembrano subire ciò che la Costituzione prevede, cioè un equilibrio di poteri, non il Paese nelle mani di una persona sola». E Bersani si preoccupa di smontare un altro dei cavalli di battaglia del Cavaliere: «Non è detto che chi ha il 40 per cento dei consensi nei sondaggi debba per forza avere ragione», ricorda l’ex ministro del governo Prodi.<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=447247&Data=20090328&CodSigla=PG">Il Gazzettino - M. Ant.</a>Silvio BERLUSCONI: «Quel Fini mi mette in difficoltà».2009-03-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390657Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />"Rimpiango il tempo in cui facevo solo l'imprenditore"<br /><br />
Lesa - L'elicottero ha appena lasciato Cernobbio e l'ultimo rito a cui, sempre più suo malgrado, lui si sottopone. Stavolta Silvio Berlusconi doveva rassicurare i commercianti sfiancati dalla crisi.
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È andata, lui ha garantito "l'assonanza assoluta" del governo con le loro richieste, la platea ha applaudito. Ma solo adesso, in volo verso il buen ritiro del lago Maggiore, si distende davvero. Allunga le gambe sul sedile di fronte, guarda il mondo dall'alto e gli viene un sorriso triste. L'ha detto già a Villa d'Este, "rimpiango il tempo in cui facevo solo l'imprenditore", ma è il caso di ribadire: "Il modus operandi dei politici è molto diverso dal nostro". Tutti i politici, mica solo quelli dell'opposizione. Fini, per esempio, messo in croce due ore prima da Formigoni per problemi di successione: "Ora che riveste un ruolo istituzionale - pensa a voce alta il premier - deve dimostrare di essere sempre sopra le parti; su quel ruolo ha investito tutto". Che poi faccia bene a comportarsi così, è un altro discorso: "Posso anche capirlo, ma questo a volte fa emergere momenti di difficoltà".
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Poi c'è Bossi, pure lui con i suoi smarcamenti e con quel suo "desiderio" di portare un leghista (e non l'azzurro Romele) alla guida della Provincia di Brescia. Un "desiderio" che impedisce di chiudere in fretta l'accordo nel centrodestra per le amministrative di giugno: "Qualcuno fa problemi perché anche a Milano c'è un candidato del Pdl, ma è solo per avere altro". Per esempio una poltronissima alla Fiera di Milano.
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Insomma: anche i leghisti hanno imparato bene i trucchi della politique politicienne, ma almeno "loro sanno stare sul territorio". Per non dire di Tremonti, che costringe il Cavaliere (parole sue) "a farmi concavo per evitare le curve". Il superministro a Cernobbio ha dato forfait, per evitare nuove polemiche. Anche questo fa parte del rito, del teatrino.
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E in questa domenica trascorsa tra due laghi, dopo una telefonata con Emma Marcegaglia ("è stata male interpretata, abbiamo anche scherzato") Berlusconi si concede il lusso di arrivare a Cernobbio con la faccia scura, quasi tirata. Il corpo parla e lui, seduto e silente a fianco di Carluccio Sangalli, dice abbastanza: si agita sulla sedia, sistema la cravatta, si tocca il naso, fa qualche impercettibile sbuffo, picchetta il tavolo con la penna. E, mai visto prima, prende appunti prima di intervenire.
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"Si è stufato", confida un sodale della prima cerchia. Un po' si sente. La nostalgia dichiarata per il mestiere dell'imprenditore fa il paio con i lamenti per lo stato in cui versa la pubblica amministrazione: "Quando voglio una lettera in fretta, la faccio fare alla mia Marinella". Meglio la segretaria privata degli uffici dominati da una "burocrazia costosa e inefficiente".
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Ma lui si tira fuori: "Utilizzo i soldi pubblici come se fossero miei, scrivo gli appunti sul retro bianco di fogli già usati". Ma "il sistema è bloccato", e anche nella sua metà campo politica le cose non marciano al meglio. Troppi sgomitatori con il peccato originale della politica vissuta come professione. Largo ai giovani della sua squadra, loro sì che sono bravi. Su tutti Angelino Alfano, in odore di delfinato, poi la "determinatissima" Gelmini, la Brambilla che tra un mese sarà ministro, Fitto e la Prestigiacomo. Qualcuno di buono ci sarebbe pure a sinistra. Non Franceschini: "Rispetto a Veltroni non è cambiato niente". Però "di là ho molti amici, che invito sempre a venire con noi". Magari non Prodi, omaggiato di un inusuale "poverino": "È per colpa dei Verdi che il suo governo non ha fatto le infrastrutture".
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Meno male che c'è la politica estera, che impegna "il 60 per cento della mia attività". A parte i commissari Ue che si permettono di criticarlo, rendono quindi necessario "riorganizzare" il governo comunitario, fuori dal cortile italiano sì che lo apprezzano. Gheddafi, per dire, gli ha regalato "tre cammelli, il maschio è alto tre metri e l'unico posto dove lo posso mettere è l'anticamera".
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L'elicottero atterra su Villa Campari, sponda piemontese del lago Maggiore. Quanto gli piace questo posto, eppure è solo la seconda volta che ci viene, dopo il compleanno in famiglia del 29 settembre. Allora c'era Veronica, c'è anche adesso. Era all'indomani del derby vinto dal Milan, e va bene ancora: cinque pappine al Siena. Queste sono vere soddisfazioni, altro che la gabbia dorata del potere. E si può perfino essere generosi: "Contro il Manchester tifavo Inter, a cui invidio tantissimo un campione come Maicòn".
<p><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L30OB">La Repubblica - Rodolfo Sala</a>Dario FRANCESCHINI: «In sei mesi cambio tutto». - INTERVISTA2009-03-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390641Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Mai sottovalutare uno che viene dalla Dc. Difatti anche Berlusconi lo guarda con attenzione sospettosa. "Buca il video, con quella faccia da bravo ragazzo". Comunque, per essere un giovane vecchio dc, Dario Franceschini si muove come un vietcong. Attacchi rapidi, sortite veloci, ritirate tattiche, il contropiede dell'assegno di disoccupazione ai precari licenziati, e poi la polemica sull'Election Day, "risparmiamo 400 miliardi e mettiamoli nella sicurezza".
E adesso per qualcuno questa è la vera strategia del nuovo segretario del Pd. La sua innovazione rispetto al veltronismo. Tecnica della guerriglia. Il dito nella piaga. Sarcasmo di fronte alle verità dogmatiche dei berluscones. A dirglielo, Franceschini ride: "La mia deriva a sinistra è inarrestabile".<br />
<b>Rida pure, segretario. Se ne sentiva il bisogno. Ma intanto i sondaggi sono sanguinosi. Lei scherza con il fuoco, o il gelo, del 22 per cento.</b><br />
"Guardi, non commetterò di nuovo l'errore di non credere ai sondaggi. Ma prima dei sondaggi c'era il clima che respiravamo in giro, nelle sedi del Pd, nei luoghi di incontro".<br />
<b>Una delusione avvertibile.</b><br />
"Un misto di delusione e di sfiducia, ma anche di rabbia, perché molti hanno la sensazione che stiamo perdendo un'occasione. Per me questa rabbia è positiva: è un sentimento verso qualcosa a cui si sente di appartenere, per simpatia, per affetto. Ma è per questo che credo che si possa ripartire: perché non credo affatto che i nostri elettori possano passare a destra. Alle europee non credo affatto in un cambio di campo dei nostri elettori più moderati".<br />
<b>Che il Pd perda mentre il Pdl guadagna è indubitabile.</b><br />
"Ma noi perdiamo eventualmente verso l'area della protesta. Ci sono flussi di consenso che si staccano dal Pd e si rivolgono all'astensione, o verso Di Pietro, che rappresenta una reazione emotiva alle nostre difficoltà. E della nostra democrazia, aggiungo".<br />
<b>Ci vorrebbe una buona diagnosi del perché.</b><br />
"Le ragioni sono molteplici. In questi mesi abbiamo visto all'opera un Pd che ha ereditato i problemi dell'Unione, le sue divisioni, non le ragioni di coesione. Vede, i media si sono specializzati negli anni del centrosinistra largo, la coalizione di Prodi, mostrandone tutta la rissosità interna. E il Pd è andato sui giornali più per la litigiosità intestina, e per gli attacchi ingiusti alla leadership, che per la sua capacità progettuale o la qualità della sua opposizione".<br />
<b>Non dia la colpa ai giornali.</b><br />
"Me ne guardo bene. Ma l'informazione ha fatto da cassa di risonanza ai contrasti interni. Siamo stati noi a non dare tempo a Veltroni. Nel Regno Unito, Tony Blair ha fatto l'opposizione per tre anni, prima di giocarsela con Major; Zapatero è stato in attesa anche lui per tre anni, la Merkel cinque. A tutti i leader europei è stato dato il tempo per prepararsi alla competizione".<br />
<b>Il fatto è che il Pd è nato e vissuto in modo trafelato. E affannosa è parsa a molti anche la scelta di 'correre da soli', cioè il programma di alleanze fondato sulla vocazione maggioritaria.</b><br />
"Ma quella scelta non è mai stata messa in discussione. Nessuno può avere nostalgie per la coalizione a 11. Ad alleanze come quella non torneremo più".<br />
<b>E come pensate allora di raggiungere la maggioranza dei consensi?</b><br />
"Il tempo delle alleanze verrà, e si tratterà di comporre una coalizione, nel campo alternativo alla destra: su questo non devono esserci dubbi".<br />
<b>
E quindi il rapporto con l'Udc, a cui guardano con interesse Enrico Letta e Francesco Rutelli?</b><br />
"Noi non dobbiamo allargare l'alleanza solo per ragioni tattiche. E neanche farci risucchiare in operazioni trasformistiche. Quando verrà il momento costituiremo una coalizione elettorale fondata su criteri chiari, e sull'intenzione esplicita di governare il paese: purché, ripeto, sia alternativa alla destra".<br />
<b>Lei parla di alternativa alla destra ma sulla presidenza della Rai avete perseguito un accordo.</b><br />
"Questo è l'effetto di una legge assurda, che prevede la maggioranza dei due terzi nella Commissione di vigilanza per scegliere il presidente, nel contesto di un Cda già politicizzato. Io sono stato costretto a una trattativa sgradevole proprio da questa legge. In ogni caso, ci impegneremo a fondo per cambiarla".<br />
<b>Torniamo al Pd. Lei parlava di delusione e rabbia del vostro elettorato.</b><br />
"La prima delusione deriva da una speranza delusa: si sperava che la costruzione reale del Pd fosse più veloce. Certo, non si poteva fare in due settimane, dato che mescolare storie, tradizioni, abitudini, culture politiche era difficile".<br />
<b>Per la verità a un certo punto sembrava che le differenze fossero svanite. Sono venute fuori di nuovo dopo la sconfitta elettorale.</b><br />
"È bene fare i conti sino in fondo con un bilancio provvisorio che contiene elementi positivi e negativi. Positivo è il fatto che il mescolamento dei Ds e degli aderenti alla Margherita è avvenuto, in pochi mesi. Di negativo c'è che si è vista poca apertura verso l'esterno: se alle primarie di Veltroni hanno partecipato più di tre milioni di simpatizzanti, e c'erano un milione di iscritti ai partiti promotori, nella formazione dei gruppi dirigenti non si è dato poi ascolto e spazio a quei due milioni che hanno scelto di avvicinarsi alla politica con la nascita del Pd".<br />
<b>Ora si rischia di nuovo la paralisi del sistema.</b><br />
"Non credo affatto all'immutabilità dei blocchi elettorali. L'Italia è maturata politicamente: milioni di persone decidono come votare in base a scelte pragmatiche, alle risposte dei partiti, al profilo dei candidati".<br />
<b>Sicuro che l'elettorato sia così disincantato? In realtà c'è il timore che si stia riformando il bipartitismo imperfetto degli anni Sessanta, con un blocco inamovibile al potere e un'opposizione non competitiva.</b><br />
"No, resto convinto che il paese è contendibile. Per renderlo tale nel concreto, Berlusconi va incalzato sulla capacità di governare. Loro non stanno governando: continuano a mobilitare il consenso, con gli annunci, e sono in campagna elettorale permanente. Alla fine l'opinione pubblica si stancherà di sentirsi promettere sette-volte-sette sempre le stesse cose, gli stessi finanziamenti, le stesse risorse."<br />
<b>Quindi lei nega che Berlusconi possa capitalizzare una specie di riflesso d'ordine, un consenso inerziale simile a quello dc del passato.</b><br />
"Guardiamolo da un punto di vista meno contingente e meno provinciale. Ci troviamo a un vero punto di svolta. Dopo gli otto anni di Bush stiamo assistendo all'esaurimento del modello secondo cui c'è sempre una risposta automatica ai problemi sociali e questa risposta si trova nel mercato: il mercato sopra tutto e il benessere crescerà per tutti".<br />
<b>Tutto questo crolla con la crisi, ma occorre vedere se questo fallimento del modello apre prospettive politiche alternative.</b><br />
"La destra ha cavalcato il modello neoliberista, e ora passa a cavalcare le paure".<br />
<b>Anche i riformisti sono stati succubi del modello.</b><br />
"Il riformismo ha avuto il torto di proporre solo correttivi timidi. Io adesso dico che questa crisi offre possibilità ingenti, in primo luogo per riscrivere la gerarchia dei valori".<br />
<b>E che cosa dice questa gerarchia?</b><br />
"Che occorre affrontare i problemi contingenti sempre riferendoli a un disegno generale: e questo modello non è timido, deve rovesciare l'idea che la società è costretta ad accettare le diseguaglianze esasperate. Obama non ha proposto correttivi modesti, ma una formula radicalmente nuova".<br />
<b>I problemi nuovi sono scomodi.</b><br />
"Vogliamo prendere il più scomodo di tutti? L'immigrazione, naturalmente. Che porta differenze, la presenza di culture altre. Che tuttavia fanno nascere società più giovani e colorate di quelle rinchiuse nella paura. Me lo faccia dire: io provo orrore per gli uomini politici che guardano soltanto agli interessi contingenti. Questa non è politica. Io credo che occorra uno choc culturale rispetto all'idea che i riformisti devono dire cose di destra con un po' di equità sociale aggiunta".<br />
<b>Franceschini, questa tirata contro il conservatorismo compassionevole è la prova della sua deriva a sinistra.</b><br />
"Significa pensare la comunità in modo diverso rispetto ai dogmi in vigore fino all'altro ieri. E non soltanto in economia. Per esempio: ho giurato sulla Costituzione, in un luogo simbolico a Ferrara, dove c'era stato un eccidio di antifascisti nella 'lunga notte del 1943', e ho avuto la sensazione stordente che nemmeno quello sia ormai un patrimonio di valori condiviso, come è stato per tutta la prima Repubblica. Nessuno allora avrebbe accusato un uomo politico di deriva a sinistra per aver parlato di Resistenza e antifascismo".<br />
<b>Non chiuda gli occhi. Il patrimonio di valori è quello della televisione.</b><br />
"E allora il problema non consiste nel battersi per ottenere un minuto in più al tg, ma cambiare il modello di comunicazione, uscire dalla dittatura del consumo e del glamour straccione."<br />
<b>Vasto programma, segretario.</b><br />
"Perché se si accetta quel modello, scattano gli egoismi: intendo gli egoismi territoriali, sociali, corporativi. La regola è 'mors tua vita mea', un darwinismo che socialmente fa paura. Per questo occorre una gerarchia di valori alternativa".<br />
<b>
Per ora il Pd è più modestamente al 'primum vivere'.</b><br />
"Ma vivere senza filosofare è impossibile, mi creda. Se ci si ferma al 'primum vivere' si cede subito al ricatto delle 'asticelle', alle percentuali minime che dobbiamo spuntare alle europee e alle amministrative".<br />
<b>Esercizio che non le piace, com'è ovvio.</b><br />
"Per niente. Abbiamo due obiettivi veri. Il primo è la conferma della validità del progetto del Pd. Il secondo consiste nel dimostrare una vitalità alternativa al berlusconismo. Il premier in Sardegna si è impegnato a dismisura, ci ha messo la faccia, i comizi, le tv: si è chiesto perché?".<br />
<b>Me lo sono chiesto, ma la risposta la dia lei.</b><br />
"Perché la Sardegna era la prova generale per quello che potrebbe venire dopo. Berlusconi non voleva vincere, ma stravincere. E se stravince alle europee, grazie all'astensionismo e alla delusione nel nostro campo, quello che potrà fare dal giorno dopo è inimmaginabile".<br />
<b>Adesso è lei che cavalca la paura.</b><br />
"Cavalco il realismo. Ci sono segnali sufficienti per capire che Berlusconi metterà in campo un disegno di riprogettazione istituzionale, di svuotamento della Costituzione e del Parlamento in chiave decisionista".<br />
<b>E lei nei suoi sei mesi che cosa crede di poter fare?</b><br />
"Abbiamo due obiettivi principali. Dobbiamo dimostrare che Berlusconi e il suo disegno possono essere battuti. E poi costruire davvero il Pd, nelle sue strutture, nella sua classe dirigente".<br />
<b>E agli esuli in patria, ai delusi di Ilvo Diamanti, che cosa dice?</b><br />
"Se sono esuli in patria, vuol dire che la loro patria è il Pd. Per questo non sono sfiduciato. Veltroni me lo aveva detto: vedrai che se me ne vado cambia il clima".<br />
<b>Lei ha cominciato con qualche successo. Era da tempo che il Pd non coglieva risultati contro il governo.</b><br />
"C'era una strategia precisa, nascondere la crisi parlando d'altro, fino a creare l'oscuramento, come è avvenuto con l'oscena strumentalizzazione del caso Englaro. Occorreva impedire che la crisi diventasse un fenomeno collettivo e consapevole".<br />
<b>E che cosa significa costruire davvero il Pd?</b><br />
"Vuol dire costruire un partito aperto, con migliaia di dirigenti impegnati, capace di fare un'opposizione propositiva ma dura e intransigente, mettendo in primo piano i ceti deboli e i valori fondanti. Dimostrare che tutte le personalità del Pd possono darsi il compito di lavorare insieme per ottenere questi risultati".<br />
<b>Non si è ancora capito qual'è veramente l'obiettivo sociale del Pd. Nel 1996 Prodi era chiaro: modernizzazione più solidarietà. E oggi?</b><br />
"Oggi siamo in un altro quadro. Siamo alla rottura di una fase. Dobbiamo proporre un mondo in cui la società civile è più forte del mercato, e la regola non è soltanto quella del profitto, con i risultati che si sono visti".<br />
<b>Guardi che sei mesi non le bastano, segretario.</b><br />
"Bastano e avanzano, se abbiamo le idee chiare" <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L1Z7J">L'Espresso - Edmondo Berselli</a>Pierangelo Pettenò: Rifondazione in Veneto. «È veramente paradossale che in nome dell’unità si voglia dividere»2009-01-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388424Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) <br/><br/><br />
Mestre - Nessun terremoto in Veneto all’interno di Rifondazione comunista all’indomani della scissione di Chianciano. Lo dicono le cifre, in quanto al congresso regionale del partito svoltosi domenica 18 a Mestre la mozione Vendola ha preso il 19 per cento dei voti ed è entrata, seppure come minoranza, anche negli organismi regionali. Lo ribadiscono le stime che solo una metà di quanti hanno votato la mozione Vendola dovrebbero ora seguire l’ex governatore della Puglia nell’avventura di "Rifondazione per la sinistra" e quindi la perdita secca della base si ridurrà a un 10 per cento. Lo testimoniano i nomi eccellenti, per la verità pochi, di quanti si accingono a lasciare il partito.<br />
Partiamo da questi ultimi. Le defezioni sembrano concentrarsi nelle province di Venezia e Treviso mentre nelle altre cinque la scissione dovrebbe passare in maniera assolutamente indolore. Hanno già annunciato la loro fedeltà a Vendola i due assessori provinciali di Venezia, Alessandro Sabiucciu, che è anche segretario di federazione a Treviso, e Rita Zanutel che è anche vicesindaco di San Stino di Livenza; il consigliere provinciale di Venezia ed ex segretario di federazione Roberto Del Bello, salito alla ribalta della cronaca una prima volta negli anni ’80 quando fu arrestato nell’ambito dell'inchiesta sulle Brigate rosse e poi condannato a quattro anni e mezzo di carcere per banda armata e una seconda alcuni anni addietro quando fu al centro di una rovente polemica tra centrodestra e sinistra quando, durante l’ultimo governo Prodi, lavorò al Viminale come segretario particolare del sottosegretario agli Interni Francesco Bonato anch’egli sul piede di partenza.<br />
Tra gli ex parlamentari restano invece il bellunese Gino Sperandio che dopo sette anni da segretario regionale del partito ha passato la mano due domeniche fa al veneziano Renato Cardazzo, dirigente del gruppo di Rc in Regione, la veronese Tiziana Valpiana e il veneziano Paolo Cacciari, già assessore comunale a Venezia nella giunta Costa. E nello "zoccolo duro" c’è naturalmente anche il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò.<br />
«La geografia regionale del nostro partito - conferma proprio Pettenò - esclude fuoriuscite a Verona, Padova, Vicenza, Rovigo e Belluno, che invece si concentrano tra il veneziano e il trevigiano».
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Non si temono dunque contraccolpi. «La cosa più singolare - è l’analisi politica di Pettenò - è che nel nome di un’unificazione della sinistra si faccia un’ennesima scissione che riduce ancor di più la massa critica delle esigue forze della sinistra. È veramente paradossale che in nome dell’unità si voglia dividere: è una decisione inspiegabile e immotivata».<br />
I vendoliani hanno fatto capire che cercheranno agganci con i Verdi e la Sinistra democratica, Rifondazione strizzerà magari l'occhio ai Comunisti italiani? «Cercheremo accordi con solo con i Comunisti italiani ma nella pratica del lavoro politico con tutta la sinistra. Pensiamo a un lavoro unitario sul territorio e nelle istituzioni guardando più ai contenuti che alle sigle, mentre mi pare che la logica dei fuoriusciti sia quella di traguardare più le scadenze elettorali con accordi di vertice». E in effetti le elezioni incalzano.<br />
«Alle Europee - prevede Pettenò - se mettono lo sbarramento al 4 per cento abbiamo più possibilità di superarlo noi assieme ai Comunisti italiani. Per le amministrative guarderemo i programmi e decideremo caso per caso». «Non c’è preoccupazione - conclude il consigliere regionale - c’è amarezza perchè dividersi in questo momento difficile vuol dire anteporre le proprie ambizioni a interessi più generali».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=295995&Data=20090126&CodSigla=PG">Il Gazzettino - Giuseppe Tedesco</a>Francesco RUTELLI: «Veltroni faccia il leader. Cinque mesi per salvare il Pd» - INTERVISTA2009-01-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388298Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Per il Terzo Polo) - Consigliere Consiglio Comunale Roma (RM) (Lista di elezione: API) <br/><br/><br />
«Confusione, imperizia, errori. Una conflittualità interna ereditata da scontri ventennali nel Pci-Pds-Ds... Il passato ognuno lo giudichi come crede. Ora abbiamo davanti a noi mesi decisivi per uscire dalle difficoltà e puntare al riscatto. C'è un'occasione preziosa e Walter Veltroni deve sfruttarla. Dovrà esercitare la leadership per forgiare l'identità del Pd, per parlare a un Paese che attraversa il deserto della grande crisi». È sul tema dell'economia che si giocherà il destino del Pd, secondo Francesco Rutelli: «E per mobilitare l'opinione pubblica dovremo offrire una ricetta capace di mordere, non come la petizione "Salva l'Italia" per la quale abbiamo sprecato mesi a raccogliere le firme».
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Non ha incarichi nel partito, Rutelli, «ma ciò non significa che assista disinteressato alle sorti dei democratici. Il Pd vive una fase molto delicata e ha bisogno di una robusta cura ricostituente. Per questo d'ora in avanti dirò con libertà quello che penso, darò una mano con proposte che spero siano ascoltate. Anche per spazzare il campo da immagini caricaturali sul mio conto, sulle voci di disegni ostili al partito: nessuno immagina il ritorno ai Ds e alla Margherita. Il passato resterà passato, sebbene alcuni aspetti del presente diano la sensazione di ritorni all'antico. Piuttosto, concentriamoci sui prossimi mesi, che saranno decisivi».
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<b>E qual è il nesso tra la crisi economica e la crisi del Pd?</b><br />
«La crisi economica è un'occasione troppo importante perché sia sprecata. Finora al Pd è mancata un'identità, che non si può costruire — come accadeva un tempo — usando l'ideologia o facendo un patchwork di idee ereditate dai partiti fondatori. Oggi l'identità e anche il consenso si formano nella battaglia politica, come dimostra Silvio Berlusconi. E la situazione economica ci offre la possibilità di rilanciarci. In direzione Veltroni ha avanzato un progetto coraggioso, in particolare sulle questioni del lavoro. Serve un'azione determinata, a fronte di un governo immobile e che ha varato un piano di stimolo all'economia impalpabile».<br />
<b>Voi sfidate il governo?</b><br />
«Per la prima volta dal voto, la maggioranza si mostra divisa. Si evidenziano linee diverse tra Forza Italia e An, e tra il Pdl e la Lega. Forse le crepe sono frutto della troppa sicurezza, del fatto che non si sentono insidiati dall'opposizione. Il punto è che il Pd è andato alle urne con un solo alleato. E nel tempo l'alleato si è rivelato un acerrimo avversario. Il suo leader...».<br />
<b>Si riferisce ad Antonio Di Pietro...</b><br />
«... Il suo leader ha usato il profilo monocratico del suo partito per metterci in difficoltà. Paradossalmente, dopo aver criticato per anni il carattere monarchico del berlusconismo, ci siamo accompagnati a un partito-proprietario, basato su un forte populismo. Oggi emergono tutti i limiti dell'Idv, che conosce una fase di grave difficoltà. Non mi riferisco ai problemi giudiziari, parlo di politica. Ebbene, oggi noi possiamo liberarci da questo attacco».<br />
<b>Non sarà tardi, visto che i sondaggi vi danno al 23%?</b> <br />
«Non bisogna nevrotizzarsi, non sono voti, segnalano difficoltà di cui siamo consapevoli. Semmai il rischio maggiore per il Pd è la demotivazione della base, che può tradursi in un pesante astensionismo nelle urne».
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<b>E le urne si avvicinano, a giugno ci sono Amministrative ed Europee: cosa accadrebbe se il Pd scendesse sotto il 30%?</b> <br />
«È vero che Ds e Margherita, quando si sono uniti nel voto, non sono mai scesi sotto il 30%. Il fatto è che in una fase post-ideologica l'eredità non può essere una rendita. Ecco perché serve una ripartenza del Pd: con proposte concrete e con il progetto di Veltroni, che va implementato».<br />
<b>Dunque se il progetto di Veltroni non funzionasse...</b> <br />
«Viviamo nell'età della leadership. Con le primarie abbiamo dato al segretario un mandato forte. Ha un potere che nè io nè Piero Fassino abbiamo avuto quando eravamo i leader dei Dl e dei Ds. Insomma, Walter ha una responsabilità speciale».
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<b>Ma se è sempre invischiato in lotte di potere interne...</b> <br />
«Veltroni è il leader. Ha un mandato e l'autorità. La eserciti».
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<b>La si esercita attaccando i telequiz, o criticando il governo perché non va alla cerimonia di insediamento di Obama?</b> <br />
«Battute se ne fanno, quando si parla. Contano altre cose. E io mi concentrerei sui temi economici e sociali, rilanciando al governo la richiesta di un punto di Pil per una manovra anti-ciclica: occupazione, meno tasse sul lavoro, aiuto alle piccole imprese, famiglia, liberalizzazione. Qui dovremo raccogliere le firme, mobilitare i militanti. Mi aspetto che Veltroni lo faccia».<br />
<b>Ciò vuol dire che se a giugno vince, vince lui. E se perde...</b> <br />
«Perde il Pd, non Veltroni. Nel senso che, certo, sarebbe sua la responsabilità. Ma in caso di sconfitta non basterebbe solo cambiare una persona. Sarebbe un evento traumatico, una botta: vorrebbe dire che il partito non riesce a decollare».<br />
<b>
Intanto non riuscite neanche ad avere una visione comune sulla politica estera.</b> <br />
«Sulla politica economica e su quella estera c'è sintonia. Massimo D'Alema è stato un titolare della Farnesina molto apprezzato. In effetti sul Medio-Oriente ci sono storiche divergenze con lui. Io, che da sindaco di Roma offri all'Anp la sede italiana, penso a Israele come a una grande democrazia in un piccolo Paese, minacciata da Teheran, attaccata da Hezbollah e Hamas, bersagliata dal terrorismo fondamentalista. Non possiamo essere equidistanti tra Israele e Hamas».<br />
<b>Ma a Roma l'altro giorno un pezzo di sinistra ha mostrato tratti anti semiti.</b><br />
«Ci sono frange, ma sono fortemente minoritarie rispetto ad altri Paesi europei. Piuttosto, della manifestazione mi ha colpito la preghiera dei musulmani davanti al Colosseo, in un corteo con vari esponenti politici. Se penso alle polemiche sulla laicità, se penso al putiferio che si scatena a sinistra appena un prete parla di aborto o di famiglia... C'è una certa asimmetria, diciamo».<br />
<b>Le stesse polemiche che si scatenano a sinistra appena si sente parlare di riforma della giustizia.</b> <br />
«Sulla giustizia si sono registrati degli avvicinamenti con la maggioranza. Penso all'interessante lettera del presidente della Camera pubblicata dal Corriere, ma anche all'approccio positivo del ministro della Giustizia con l'opposizione. Sì, stavolta forse è la volta buona: perché non si discute più di leggi ad personam ma di come far funzionare il sistema al servizio dei cittadini».
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<b>Non la preoccupano le resistenze dei magistrati?</b> <br />
«Fatta salva l'autonomia dell'ordine giudiziario, le riforme le fa il Parlamento, che non dev'essere condizionato dall'esterno».<br />
<b>
Il Pd si è convinto al dialogo dopo esser stato colpito dalla questione morale?</b> <br />
«Tutti i fatti di corruzione e disonestà che vanno perseguiti con intransigenza. Lasciamo lavorare i magistrati. Per ora abbiamo letto sui giornali atti di indagini con tonnellate di intercettazioni, dove comparivano molte parole e pochi delitti».<br />
<b>Alcune «parole» hanno colpito anche lei nell'inchiesta di Napoli sul «caso Romeo».</b> <br />
«Comparivano terze persone che parlavano di me. Per questo sono andato e ho chiarito tutto e subito con i magistrati».<br />
<b>Tra le «terze persone» c'è il deputato Renzo Lusetti, a lei molto vicino: in quali rapporti siete ora?</b> <br />
«Più che definirlo esuberante non posso. Rispetto a quello che è apparso sui giornali, dico solo che — dopo un mese — tutto conferma la mia correttezza».<br />
<b>
In quei giorni però da Veltroni non è giunta la stessa solidarietà riservata poi a Di Pietro.</b> <br />
«La solidarietà si esprime a chi si trova in difficoltà. Non c'era dunque motivo che mi venisse data. Piuttosto bisognava darla all'onorevole Margiotta, per il quale era stato chiesto addirittura l'arresto, che poi la stessa magistratura revocò. L'Idv in Parlamento votò per togliergli la libertà. Quello fu un atto politicamente enorme, lì il Pd avrebbe dovuto dare una risposta fiera ma non la diede».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KHT2Z">Corriere della Sera - Francesco Verderami</a>Silvio BERLUSCONI: La Lega? Io sono più a destra di Fini2008-12-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383112Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Un'intesa politica messa nero su bianco con l'impegno a fare la riforma della giustizia e il federalismo, indicando tempi certi di attuazione e rinviando nel contenuto, al programma di coalizione. L’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi è stato stretto ieri l’altro a margine del pranzo a palazzo Grazioli al quale hanno preso parte i ministri Calderoli e Tremonti e il sottosegretario Brancher.
Un’intesa che dovrebbe mettere fine alle tensioni degli ultimi giorni e al nervosismo che serpeggia nel Carroccio per lo slittamento dei tempi che rischia di subire il federalismo fiscale. Bossi spunta da Berlusconi non solo la priorità del federalismo sulla riforma della giustizia, ma anche la possibilità di avviare un tavolo di confronto con l’opposizione.
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Premier e Senatur hanno quindi fissato le priorità stabilendo un calendario preciso anche degli appuntamenti parlamentari. Obiettivo del leader della Lega è quello di portare a casa il federalismo fiscale prima del voto delle elezioni Europee di giugno. Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva espresso tutte le sue preoccupazioni per il rischio di un possibile ”scambio” Lega-Pd tra federalismo fiscale e riforma della giustizia, ha quindi nuovamente impegnato l’alleato sul programma di governo.<br />
Nel ”memorandum” vincolante sottoscritto dai due contraenti, Pdl e Lega, un passaggio riguarda anche la scadenza delle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno. Secondo gli accordi la Lega si impegna a correre al primo turno con il Pdl, evitando quindi pericolose fratture nella maggioranza.<br />
Mercoledì sera per festeggiare l’intesa e scambiarsi gli auguri, con l’accordo sottoscritto in tasca, il leader della Lega, in compagnia del figlio Renzo ha preso parte ad una festa con i gruppi parlamentari del Carroccio in un locale alle porte di Roma. Invece Berlusconi, nell'incontro con i senatori del Pdl, ha sottolineato come è «sempre più acclamato e circondato da uomini di An: forse - ha detto - hanno capito che sono più a destra di Fini».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=K8MU7">Il Messaggero</a>SERGIO GAETANO COFFERATI: "Non posso ricandidarmi per motivi famigliari"2008-10-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375120Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Bologna (BO) (Partito: DS) <br/><br/> <br />
Sergio Cofferati non si ricandiderà per la poltrona di sindaco di Bologna nelle elezioni amministrative che si svolgeranno a primavera. L'annuncio sarà dato tra poco in una conferenza stampa in Comune, in occasione della presentazione del nuovo palazzo degli uffici comunali.<br /><br />
Il primo cittadino di Bologna ne ha parlato ieri l'altro con Veltroni. I motivi sono famigliari, legati al fatto che la moglie, Raffaella, con il figlio Edoardo di un anno, continua ad abitare a Genova. <br />
<b>"Una situazione ingestibile - ha spiegato Cofferati a persone a lui vicine - Non si può vivere lontani da un figlio così piccolo".</b><br />
<br/>fonte: <a href="http://bologna.repubblica.it/stampa-articolo/1524792">La Repubblica.it - Bologna</a>Paolo GIARETTA: "La Lega? Le priorità del Pd sono altre" - INTERVISTA2008-08-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358995Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Senatore Giaretta, il PD trevigiano sta dibattendo sulla proposta del coordinatore Quarello di aprire alla Lega alle amministrative. È un’ipotesi verosimile?</b><br />
Dico che il PD trevigiano, così come quello nazionale, dovrebbe perdere meno tempo in dibattiti astratti su future alleanze o altre questioni del tutto interne ai partiti, che non interessano alla gente. La priorità adesso è radicare il partito nelle comunità territoriali, dando sostanza al lavoro dei circoli, a Treviso come nelle altre province venete. I dibattiti astratti servono solo a distogliere l’attenzione dei dirigenti e degli amministratori dall’ingente lavoro che li aspetta sul territorio.<br />
<b>Ma è anche vero che a primavera 2009 ci sono le amministrative e che nel 2010 ci sono le regionali. Il PD in Veneto non ha i numeri per correre da solo e la questione delle alleanze non è infondata.</b><br />
Dobbiamo allora stare attenti a non prendere lucciole per lanterne. È pura fantasia immaginare che, alle prossime elezioni regionali, in due regioni strategiche come la Lombardia e il Veneto, la Lega e il PDL corrano divisi.<br />
La verità è che è in atto un grande scontro di potere tra Lega e PDL del Veneto, e a questo scontro vanno ricondotte le baruffe di questi mesi. Alle politiche, Galan ha perso il 30% dei suoi voti e cerca di far recuperare a Forza Italia il terreno perduto; la Lega, invece, è uscita rafforzata dal voto di maggio e cerca di tradurre il vantaggio elettorale in posti di potere, in sedie per intenderci. <br />
Si tratta solo di una sorda lotta per il potere per la riorganizzazione interna del loro schieramento, che non darà quasi sicuramente vita a una rottura. Intanto chi paga sono i cittadini veneti, dato che la giunta regionale è immobilizzata da un anno.
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<b>Insomma, non ritiene immaginabile una rottura tra Lega e PDL da cui possa trarre vantaggio il PD?</b><br />
No, non la ritengo immaginabile. Credete forse che Berlusconi, che sta in piedi con i voti determinanti di Bossi, possa permettere che le lotte intestine tra gli alleati veneti mettano in pericolo la tenuta del suo governo? <br />
Altro discorso è utilizzare tutti gli spazi dell’iniziativa politica per far emergere le contraddizioni di questa maggioranza.
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<b>Quali sono questi “spazi”?</b> <br />
Il tema del federalismo, ad esempio. Noi siamo interessati a farlo, pertanto siamo interessati a dialogare con chiunque abbia questa stessa volontà. Anche perché questo governo predica federalismo ma nei fatti adotta misure centraliste, che strozzano le autonomie locali. Pensiamo ai pesanti tagli agli enti locali previsti nella manovra economica, ma anche all’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa, che mette in seria difficoltà i Comuni nell’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini.
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Altra cosa ancora è aprire ad alleanze che vadano oltre le alleanze nazionali a livello comunale, dove le condizioni lo consentano. Questo si è sempre fatto e non è una novità. Sono convinto che sia questa la linea che vuole esprimere il coordinatore Quarello.
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<b>Quindi a livello comunale il PD potrebbe fare alleanze con la Lega?</b><br />
A livello locale le alleanze le fanno i livelli locali, come si è sempre fatto, su progetti amministrativi specifici e condivisi. Ripeto però che il PD, in questo momento, deve fare tutt’altro che perdere energie in dibattiti oziosi.
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Dobbiamo invece ascoltare il territorio, raccoglierne le preoccupazioni e avanzare la nostra proposta politica. Che deve riguardare l’inflazione che sale e il potere d’acquisto dei cittadini che scende, la sicurezza vera da garantire non quella delle chiacchiere o della paura, le tasse che vanno abbassate, mentre questo governo, nonostante le promesse, continua a lasciarle uguali, la burocrazia inutile che assilla i nostri imprenditori. Questi sono i temi da portare tra la gente.
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=368">Redazione partitodemocraticoveneto.org</a>Umberto BOSSI: «Ecco come le Regioni più ricche controlleranno dove vanno i loro soldi» - INTERVISTA2008-08-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358926Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega) <br/><br/><br />
Milano - «Sono la pecorella smarrita, ecco perché i vescovi mi vogliono incontrare» butta lì Umberto Bossi. E ride, ma la sua non è soltanto una battuta. Il leader della Lega è davvero pronto a tutto pur di ottenere il federalismo. Non è un’iperbole né un modo di dire. Bossi dialoga con la sinistra, cerca l’imprimatur della Cei e del suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco. È disponibile persino a spalancare le braccia all’Udc e a Pierferdinando Casini: «Se vota il federalismo, gli offro il mio ministero». Amici, avversari, nemici, si tratta con tutti pur di raggiungere l’obiettivo. Il fine giustifica i mezzi. Così è allegro e sembra ottimista, convinto della bontà del disegno di legge che si prepara a portare in Consiglio dei ministri. <br />
Il giorno dopo la festa dei Democratici, dove ha conquistato la scena e i titoli di giornali e telegiornali, il Senatùr è in via Bellerio, sede della Lega, al lavoro insieme con il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli.<br />
In tv scorrono le immagini dei campioni olimpici e lui si entusiasma ricordando le scorpacciate sportive di Ponte di Legno: «In montagna ho passato notti intere a guardare le gare. Il nuoto è quel che mi è piaciuto di più. Mi è mancato il fiato di fronte al triathlon: è incredibile vedere atleti che vanno in bici per cinquanta chilometri e poi attraversano il lago. Il calcio è bello da guardare perché è geometria, ma alle Olimpiadi ci sono sport che ti accalappiano». Cambiano le inquadrature e arrivano i servizi sulla festa del Pd: «Sono tornato dal mare per andare a Firenze. Sarei entrato a fare il bagno ma c’era la bandiera rossa e non sono riuscito a farmi cullare dalle onde». Come ha confidato tra il serio e il faceto «la montagna mi ha un po’ stufato, ci sono troppi vecchi».<br /><br />
<b>Alla festa dei democratici non è filato tutto liscio. Bersani si è scontrato con Tremonti...</b> <br />
«Bersani doveva fare quella parte lì e contestare Tremonti, altrimenti i militanti pensavano che ci eravamo messi d’accordo... Ma è bravo ed è bravo anche Sergio Chiamparino». <br />
<b>Perché vuole un accordo con la sinistra sul federalismo? Non bastano i voti della maggioranza?</b><br />
«Non bisogna farlo per forza l’accordo, ma è meglio, perché è preferibile non incendiare gli animi, se si possono mantenere i rapporti. Quando si comincia a litigare non si sa più che cosa succede e che cosa riusciamo a fare. Ci sono di mezzo le Regioni e i Comuni. Se salta il meccanismo dei Comuni, tocchi la gente da vicino. Sono tanti gli italiani chiamati in causa». <br />
<b>Teme che finisca come con la devolution, bocciata dal referendum?</b><br />
«Il referendum non si può fare perché sulle materie fiscali è vietato e la nostra riforma è legata alla Finanziaria. Se vogliamo, abbiamo i numeri per andare avanti da soli. Però è meglio trovare un accordo con tutti, inclusi i sindaci che dovranno gestire la riforma. Ce ne sono di bravi anche a sinistra».<br />
<b>Il cardinale Bagnasco dice che vuole incontrarla. Parlerete di federalismo?</b><br />
«Il nostro federalismo è una riforma che va bene per tutti. Cercheremo di parlare anche con i vescovi. L’incontro avverrà in modo riservato, perché loro non amano la pubblicità». <br />
<b>La Chiesa insiste molto sul tasto della solidarietà. Lei che ne pensa?</b><br />
«Il patto di solidarietà va rispettato, ma serve una cabina di regia del federalismo per controllare come vengono spesi i soldi. Così com’è adesso, la Conferenza Stato Regioni è un mercato delle vacche. Ci sono migliaia di Comuni e ognuno chiede per sé. La spesa pubblica italiana è alle stelle perché non è ancora stato introdotto il federalismo. Dobbiamo fare in fretta».<br />
<b>Chi vorrebbe nella cabina di regia del federalismo?</b><br />
«Bisogna che siano presenti quelli che pagano, e cioè le Regioni che versano i soldi in favore delle altre, perché le Regioni che pagano devono poter controllare come viene speso il denaro. Il principio è che se ti do i soldi per fare le strade, tu poi le strade devi farle davvero perché io vengo a controllarti. E la stessa cosa vale per la sanità. Invece adesso i soldi non hanno vincoli, vengono trasferiti senza una destinazione precisa. Per questo se ne sono persi tanti». <br />
<b>E l’Ici? Sempre convinto che sia una buona tassa o ha cambiato idea dopo le polemiche di Ferragosto?</b><br />
«In tutta Europa, negli Stati federali, l’autonomia fiscale arriva dalla tassa sugli immobili. Non l’ha detto il Padreterno che debba essere così anche da noi, ma inventare una cosa nuova rimanendo all’interno della normativa europea non sarà una cosa facile. Anche per questo credo che sia inutile fare casino con la sinistra e con i sindaci».<br />
<b>È favorevole alla riforma della giustizia?</b><br />
«È Berlusconi che tratta quelle cose lì. Fortunatamente non ho il ministro io. La volta scorsa con Castelli non abbiamo fatto in tempo a risolvere una questione grave: nelle carceri chi ha ucciso i genitori sta insieme a chi ha rubato la mela e questo non va bene. È un problema da affrontare». <br />
<b>Un altro tema estivo della politica è il rinato flirt tra Pdl e Udc. La Lega come vedrebbe Casini nella maggioranza?</b><br />
«Non sono così contrario, anche se Casini è un po’ rompiballe e vuole essere inseguito... Dice di andare sempre in chiesa, può darsi che porti qualche miracolo. Potrebbe cambiare anche lui. Lasciamo fare a Berlusconi. Per me l’unica cosa importante è il federalismo e se Casini lo vota, va bene anche Casini. Se passa il federalismo, gli offro il mio ministero».<br />
<b>
Vuol dire che sarebbe pronto a lasciare il ministero delle Riforme all’Udc in cambio del sì al federalismo?</b><br />
«Una volta che è passato il federalismo, che cosa ci sto a fare? Meglio non essere ministro». <br />
<b>
E che vuole fare Bossi senza ministero? Intende darsi alla politica di lotta e di governo?</b><br />
«Quando avrò ottenuto il federalismo, posso anche andare a fare il bracciante».<br />
<b>C’è chi teme che la Lega voglia correre da sola alle amministrative. Conferma?</b><br />
«Vuole sapere troppe cose e le elezioni sono ancora lontane. Decideranno caso per caso le sedi periferiche. Ma nessuno è fesso e i leghisti sono meno scemi di quanto pensano alcuni. Si farà tutto ciò che servirà per vincere le elezioni».<br />
<b>Una delle questioni aperte è la Regione Lombardia. È d’accordo su un altro mandato per Formigoni o chiederà un candidato leghista?</b><br />
«Sono cose lontane. Ma sentiremo che cosa vuole fare Formigoni, se davvero vuole restare, e troveremo una soluzione. Dipende da noi ma anche da lui, perché si è comportato bene e la sua opinione è importante».<br />
<b>
Sulla gestione dell’Expo 2015 sono nate tensioni tra il governo e il Comune di Milano. Qual è l’opinione di Umberto Bossi?</b><br />
«Letizia Moratti è stata bravissima a portare a casa l’Expo. Senza di lei, che ha messo in azione tutta la sua famiglia, l’Expo non sarebbe mai arrivata a Milano. Poi ha inventato un meccanismo in contrapposizione con il Codice civile e Tremonti l’ha fatto saltare. Ma io mi fido della Moratti e degli uomini che sceglie. Se li sceglie lei, a noi vanno bene».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J1PBS">Il Giornale - Sabrina Cottone</a>