Openpolis - Argomento: Osseziahttps://www.openpolis.it/2008-08-14T00:00:00ZPiero FASSINO: "L'Italia non può sottrarsi alla missione di pace" - INTERVISTA2008-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358721Alla data della dichiarazione: Deputato<br/><br/><br />
Roma. «I militari italiani sono nei Balcani, in Afghanistan, nel Libano, impegnati su quei territori a impedire che i conflitti esplodano in modo ingovernabile. Non vedo ragione perché l’Italia, se richiesto, non debba partecipare a una missione nel Caucaso». Piero Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra, apre alla forza di peace-keeping.<br />
<b>Ma la maggioranza è divisa su questa iniziativa dell’Ue.</b><br />
«In questo momento l’obiettivo prioritario è consolidare la tregua, anche chiedendo a Mosca e Tbilisi di cessare la guerra della disinformazione. Non può accadere - come è successo ieri - che si racconti di 60 carri armati russi in marcia sulla capitale della Georgia, salvo poi scoprire che era tutto inventato. Consolidare la tregua è fondamentale per mettere fine alla sofferenza della popolazione, per inviare aiuti umanitari e per creare le condizioni per l’avvio di un percorso negoziale. Se l’Europa, l’Onu, l’Osce decideranno di inviare una forza di peace keeping internazionale, ritengo che l’Italia non possa sottrarsi».<br />
<b> Quali rischi comporta la linea punitiva degli Stati Uniti, che vorrebbero escludere la Russia dal G8, dal Wto, dall’Osce?</b> <br />
«È solo una esibizione di muscoli velleitaria: difficile pensare di escludere la Russia da questi organismi internazionali, perché si determinerebbe la crisi e il collasso di queste stesse istituzioni la cui forza sta proprio nella loro rappresentatività. Se mutilate della presenza di membri significativi non hanno più ragione di esistere».<br />
<b> Il successo dell’Europa è dovuto ai buoni rapporti di Sarkozy e Berlusconi con Putin o dal peso reale dell’Ue?</b><br />
«Penso che le scelte dei governi non dipendano mai esclusivamente dal bon ton nelle relazioni personali ma piuttosto da considerazioni di carattere politico. Di fronte a una azione tempestiva e immediata dell’Europa, Mosca e Tbilisi hanno capito che non potevano non accogliere l’appello e la mediazione di Bruxelles. Doveva farlo la Georgia, perché se la guerra fosse continuata sarebbe andata incontro a una sconfitta sicura; doveva farlo la Russia perché, quand’anche avesse invaso la Georgia avrebbe dovuto spiegare il suo gesto al mondo, e non sarebbe stato facile.<br />
Questa Europa di cui spesso si parla male va apprezzata, perché si è mossa subito e bene».<br />
<b> Dopo la caduta del muro di Berlino si stanno ricomponendo nuovi blocchi?</b><br />
«La caduta del muro ha posto fine a un equilibrio durato più di 40 anni. Le due potenze governavano il mondo, scontrandosi o mettendosi d’accordo a seconda delle circostanze. Dal 1989 la situazione è diventata molto più fluida: non è più riproducibile uno schema bipolare ma va perseguito un governo del mondo fondato sul riconoscimento di una multipolarità. Per evitare una situazione di anarchia, è importante rafforzare le organizzazioni internazionali, Onu, Osce, Ue e trovare il modo di costruire la nuova governance».<br />
<b> Fino a che punto si possono assecondare le voglie indipendentiste dei Paesi orfani dell’Unione sovietica?</b>
«Stiamo scontando eredità non risolte: la prima affonda le sue radici nella storia di russificazione dei Paesi caucasici, allorché è avvenuto che consistenti comunità russe, che erano parte della maggioranza della popolazione nell’Unione sovietica, si siano ritrovate improvvisamente minoranza; la seconda eredità è il modo caotico con cui l’Unione sovietica si è dissolta nel 91, con la nascita di repubbliche che si sono autoproclamate indipendenti, senza un preventivo negoziato a definire il nuovo assetto; la terza eredità è determinata dal dramma dei Balcani. Con la dissoluzione della Jugoslavia sono nati Stati fondati sul principio dell’omogeneità etnica, un precedente che se esteso in ogni situazione aprirebbe un gioco del domino tale e dalle conseguenze così imprevedibili da cancellare tutti gli Stati che ora esistono».<br />
<b> Lei ha proposto una conferenza di pace. Sarà possibile riunire allo stesso tavolo Putin e Saakashvili?</b><br />
«Ho ripreso una proposta del Parlamento europeo del gennaio scorso, in cui si prospettava una conferenza per la stabilità del Caucaso con l’assistenza di Onu e Osce. È un’ipotesi da prendere in considerazione, perché l’Ossezia non è caso isolato: è l’intero Caucaso a dover trovare un assetto stabile e condiviso. Naturalmente il presupposto perché si realizzi questa conferenza è la reciproca fiducia tra gli interlocutori, una fiducia che va ricostruita dopo gli episodi di questi giorni. Superate le ferite ora aperte, l’Ue potrà svolgere un ruolo essenziale per creare le condizioni adatte a riunire attorno a un tavolo tutti i protagonisti di questa crisi. Siamo consapevoli che non sarà semplice e non sarà a breve, ma bisogna mettersi al lavoro subito». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IYUP0">Il Mattino - Maria Paola Milanesio</a>Roberto CALDEROLI: “L’ossezia non è l’Iraq, non serve mandare le nostre truppe” - INTERVISTA2008-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358720Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Ministro Semplificazione Normativa (Partito: Lega) <br/><br/><br />
<b>Il ministro leghista frena:”E’ il momento della diplomazia, bastano gli osservatori Onu”</b><br /><br />
MILANO – “L’Ossezia non è l’Iraq. Non serve inviare le nostre truppe, bastano gli osservatori dell’Onu”. <br />
Il ministro leghista per la Semplificazione Roberto Calderoli boccia senza mezzi termini la proposta del suo collega e titolare della Difesa Ignazio La Russa di An, di inviare un contingente di soldati italiani in Georgia. “No alle fughe in avanti. Così rischiamo solo di continuare la confusione.<br />
<b>Ministro Calderoli, cosa intende dire?</b><br />
“In Ossezia c’è un popolo che sta lottando per difendere la sua indipendenza. Non siamo mica nell’Iraq di Saddam Hussein. Cosa significa inviare le nostre truppe? Per fare cosa? Con quali regole d’ingaggio? E per sconfiggere chi? Non scherziamo. Questo è il momento di lasciare lavorare la diplomazia.<br />
<b> La Lega si opporrebbe dunque all’invio delle nostre truppe.</b><br />
“Non voglio nemmeno pensare a cosa succederebbe”.<br />
<b>Perché un no così netto?</b><br />
“ Non capisco che senso abbia una proposta del genere. E’ inopportuna sia nei toni che nel merito. Si rischia di ottenere l’effeto contrario. Mi sembra più l’uscita di chi non vuole affrontare il nodo del problema, ma solo lasciarsi l’agosto dietro le spalle.”<br />
<b> Cosa intende dire?</b> <br />
“Lasciamo lavorare l’Europa e il presidente Nicolas Sarkozy. In Ossezia semmai servono di più gli osservatori dell’Onu per capire una volte per tutte cosa sta succedendo veramente”. <br />
<b> Cioè?</b> <br />
“Da una parte c’è la Russia del presidente Putin che ha annunciato il cessate il fuoco. Dall’altra, però, ci sono le autorità georgiane che sostengono che, al contrario, ci sono ancora delle operazioni in corso. Prima di tutto bisogna ristabilire la verità. Dobbiamo uscire dal rimpallo delle responsabilità. Di solito prima si individua il problema e solo dopo si cerca di risolverlo”.<br />
<b> Lei cosa suggerisce?</b><br />
“ Le decisioni du temi delicati come questo si possono prendere su dati certi non sulle voci. Inoltre, se si vuole avere un minimo effetto deterrente nei confronti di chi vuole usare la forza, serve una presa di posizione di tutta la comunità internazionale, non di un singolo paese. Solo seguendo questa strada si ottiene l’obiettivo. E soprattutto si fa in modo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.”<br />
<b>Si riferisce all’Onu?</b><br />
“Certamente, ma anche all’Europa. E’ il momento di lasciar lavorare la diplomazia, non le armi. Non dimentichiamo che l’invio degli osservatori delle Nazioni Unite può avere un effetto preventivo”.<br />
<b> In che senso?</b><br />
“Le prese di posizioni di singoli paesi di solito non hanno alcun peso. Anzi, spesso diventano un pretesto per gli altri per non farsi carico del problema”.<br />
<b> La Lega, in ogni caso, sembra aver già scelto con che parte stare. Non certo con la Russia di Putin.</b><br />
“La questione è un’altra. Se la Russia vuole veramente, come dice da tempo, entrare stabilmente nel mondo occidentale deve dimostrare una volta per tutte di rispettare i nostri principi non a giorni alterni ma in modo definitivo”.<br />
<b> Il premier Silvio Berlusconi dovrebbe ricordarlo al suo “amico” Putin?</b><br />
“Mi auguro che il Presidente del Consiglio riesca ad ottenere da Putin delle risposte che dimostrino una volte per tutte che tra loro due esiste un dialogo veramente privilegiato. Intendo dire che si basa sulla sostanza e non solo sulla forma”.<br />
<b> Il presidente americano Gorge Bush ieri ha rincarato la dose attaccando nuovamente Mosca.</b> <br />
“Francamente mi è sembrato uno scatto in avanti tardivo. In altre occasioni, quando era in gioco il petrolio, che lui conosce molto bene, lo abbiamo visto scaldarsi molto di più.<br />
In questo caso mi sembra abbia fatto il minimo indispensabile. Dettato forse più da motivi elettorali come la sua uscita durante l’apertura delle Olimpiadi di Pechino.<br />
E’ vero che è a fine mandato, ma fa pensare che con l’accordo di entrambe le parti ciascuno si sia già fatto la sua mondializzazione dell’energia. Siamo nel 2008 non nel 1200”. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IYTWC">La Repubblica - Andrea Montanari</a>