Openpolis - Argomento: diritto di cronacahttps://www.openpolis.it/2012-07-30T00:00:00ZMichele Giuseppe VIETTI: «Intercettazioni, il Csm valuta di fissare norme più severe» - INTERVISTA2012-07-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647704<br />
«Errori a Palermo? C'è un giudice anche là non solo a Berlino».
<p>«Guai ad intervenire sull'onda delle emozioni.. L'emozione, questa volta poi, sarebbe troppo forte per la scomparsa di un amico e di un insuperabile guardiano delle leggi e delle istituzioni come Loris D'Ambrosio. Vedo che c'è da più parti in queste ore la corsa a dire che bisogna intervenire sul nodo delle intercettazioni. Io lo dico da epoca non sospetta. Quindi - precisa a poche ore dalle esequie del consigliere giuridico del Quirinale - ben lungi dallo stabilire ogni nesso causale tra la tragedia del povero Loris e le intercettazioni, dico che ciascuno deve fare la propria parte. Il campo é stato arato ampiamente in questi anni. È giunto il tempo di seminare e di raccogliere».
<p><b>Presidente, il consigliere togato Nappi, "toga rossa" senza se e senza ma, ha chiesto l'apertura di una pratica in sesta commissione del Csm sulla questione intercettazione. Propone un giro di vite senza stravolgimenti legislativi e senza bavagli alla stampa. E' l'uovo dl Colombo?</b>
<p> «E l'occasione per affrontare un tema delicato e il Csm, nei limiti delle sue competenze, lo farà prima in Commissione e poi al Plenum. In attesa di una decisione che spetta all'organo collegiale, si può dire che la provocazione di Nappi mette il dito nella piaga».
<p> <b>In sostanza Nappi chiede che il Csm precisi meglio regole già esistenti per mettere al riparo da abusi, violazioni della privacy e blindare al tempo stesso lo strumento di indagine e il diritto di cronaca. Può essere la tanto attesa soluzione?
<p></b> «Nappi sottolinea due profili. Il primo è quello della corretta identificazione dei gravi indizi di reato che giustificano le intercettazioni previo accertamento delle reali esigenze investigative. Su questo mi limito a ricordare quanto ha detto il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati in un recente convegno, quando ha invocato da parte dei pm la necessità di "self restraint, estremo rigore e rispetto delle regole". Il che farebbe pensare che non sempre ciò avvenga».
<p> <b>Il secondo profilo indicato da Nappi?</b>
<p>«Riguarda il caso in cui, durante un ascolto autorizzato viene captata occasionalmente una persona non imputata e che parla d'altro. Questo chiama in causa il valore costituzionale della privacy. Nappi nella sua istanza sostiene che già adesso gli articoli 268 e 269 del codice di procedura penale offrono l'appiglio, se rigorosamente interpretati, per limitare i danni. In sostanza già oggi il codice indica la strada di acquisire solo quello che le parti chiedono specificatamente e quello che non é manifestamente irrilevante. Il resto può essere distrutto».
<p> <b>Sta dicendo che la "famosa" udienza filtro, uno del cardini cuore del disegno di legge sulle intercettazioni già approvato al Senato, calendarizzato alla Camera, in ballo da tre anni, può essere prevista già adesso?</b>
<p> «In teoria si. Nella prassi succede invece che tutto finisce per comodità nel calderone del fascicolo dibattimentale, anche i fatti propri dei "terzi estranei", e che tutto diventa pubblicabile. In attesa che il legislatore eventualmente anticipi e strutturi meglio l'udienza filtro si può dare una lettura più rigorosa di quella esistente».
<p><b>Il Csm si muoverà in questo senso, farà cioè con una delibera quello che il Parlamento non é riuscito a fare in tre legislature?</b>
<p> «Il Consiglio potrà pronunciarsi solo nell'ambito di una pratica amministrativa di sua competenza, senza alcuna interferenza sul piano legislativo e interpretativo. Ovviamente è fuori discussione qualunque intento di spuntare questo insostituibile mezzo di ricerca della prova o di limitare la libertà di stampa, che deve garantire non solo l'informazione ma anche il controllo dell'opinione pubblica sull'esercizio dei poteri cui vengono affidate le sorti della collettività».
<p><b> Quindi è giusto che siano diventate pubbliche quelle intercettazioni relative ad un'inchiesta così delicata come la trattativa tra Stato e Cosa nostra? Anche se hanno riguardato una persona terza, non indagata, come D'Ambrosio?</b>
<p> «Il caso è diverso e la Corte Costituzionale dovrà decidere sul conflitto di attribuzione. In generale io vorrei che ci fosse un giudice a stabilire cosa è irrilevante e cosa no. Perché altrimenti ciascuno ha la sua opinione e, quel che é peggio, resta con i propri dubbi».
<p><b>Nell'inchiesta sulla trattativa è accaduto qualcosa che può essere sfuggito di mano? E se sì, cosa?</b>
<p> «Non parlo di inchieste in corso. Per fortuna c'è un giudice non solo a Berlino ma anche a Palermo».
<p> <b>Lei, in sostanza, come cambierebbe la legge sulle intercettazioni?</b>
<p> «Punterei molto sul self restraint dei pm. E su un'udienza filtro collocata al momento giusto».
<p> <b>Perché il Csm ha aperto una pratica in prima commissione sulle parole del pg Scarpinato che ha attaccato "l'ipocrisia delle autorità" nelle celebrazioni per Falcone e Borsellino?</b>
<p> «Un consigliere lo ha chiesto e il Comitato di presidenza si è limitato ad assegnare la pratica, previa una sommaria delibazione sull'ammissibilità».
<p><b>C'è uno scontro con l'Anm?</b>
<p>«L'Anm fa il suo mestiere. Il Csm il suo. E sono mestieri diversi».
<p> <b>L'aggiunto Ingroia alle Nazioni Unite. Proprio ora che inizia il processo sulla trattativa. Si parla dl esilio forzato.</b>
<p>«Le Nazioni Unite hanno fatto la richiesta al ministro della Giustizia e a Ingroia per quell'incarico in Guatemala. Lui ha dato la disponibilità. Se è un esilio, è volontario».
<p> <b>E' la volta buona per risolvere il nodo intercettazioni?</b>
<p> «Ci sono tutte le condizioni. Altrimenti viene il sospetto che questo sia l'ennesimo argomento, come la lotta alla corruzione, utilizzato in modo strumentale nella polemica politica. Sarebbe ipocrita. E soprattutto non gioverebbe al paese». <br /><br/>fonte: <a href="http://www.corteconti.it/opencms/opencms/handle404?exporturi=/export/sites/portalecdc/_documenti/rassegna_stampa/pdf/2012072922277892.pdf&%5d">l'Unità - Claudia Fusani</a>Paola Severino: INTERNET: NECESSARIO REGOLAMENTARE I BLOG2012-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626964Alla data della dichiarazione: Ministro Giustizia<br/><br/><br />
''E' necessario regolamentare i blog. Il cittadino ha il diritto di interloquire con un altro cittadino, ma lo deve fare anche lui seguendo le regole, credo che questo sia un dovere di tutti, anche di chi scrive su un blog''.
<p> Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, intervenuta a Perugia ad un incontro sul tema ''Etica e giornalismo'', parlando dell'ipotesi di regolamentare i blog.
<p>''Il fatto di scrivere su un blog non ti autorizza a scrivere qualunque cosa, soprattutto se stai trattando di diritti di altri. Ricordiamoci - ha avvertito il ministro - che i diritti di ciascuno di noi sono limitati dai diritti degli altri, io non posso intaccare il diritto di un'altra persona solo perchè sono lasciato libero di esprimermi''.
<p>''Il problema non è vederli con sfavore ma reprimere l'abuso anche se su internet è più difficile e meno controllabile. Non c'è un preconcetto, ma questo mondo va regolamentato altrimenti si finisce nell'arbitrio''.
<p>Il ministro ha precisato che anche in sede europea sono previsti incontri per trovare una normativa che regoli il mondo di internet.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/ext/printNews.php?sec=News&cat=CyberNews&loid=3.1.3243961377">Adnkronos</a>Giuseppe GIULIETTI: Rai. Attacco a 'Report' per colpire le inchieste2011-06-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it586067Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
L'attacco a Milena Gabanelli è un attacco al giornalismo d'inchiesta. Ci sono tanti modi per ammazzarlo. Uno di questi è colpirlo facendo mancare a Report l'assistenza legale. Questa è la modalità scelta per colpire lei e il suo programma ed è anche la via più breve per delegittimare ulteriormente il servizio pubblico a dimostrazione che oltre ad accompagnare alla porta Anno Zero intendono farlo anche con i programmi più volte indicati, da Berlusconi e dai suoi, come programmi sgraditi.
<p>In realtà non stanno colpendo solo i singoli autori o Raitre ma milioni di spettatori che hanno manifestato la loro fiducia in questa ed altre trasmissioni.
Ed è del tutto evidente che bisognerà usare tutti gli strumenti politici e legali per allontanare i censori di ogni risma. Nessuno si lamenti quando la Corte dei Conti e i tribunali dovranno ulteriormente intervenire per ripristinare la legalità.
<p> Infine siamo curiosi di sapere se la Rai della signora Lei vorrà recepire le proposte del direttore di Raitre Paolo Ruffini e del direttore di Rainews Corradino Mineo che stanno svolgendo un'importante iniziativa di supplenza nei confronti di chi continua ad essere distratto o non può fare altro.
<p>Articolo21 proporrà alle associazioni del settore una nuova grande iniziativa comune e concordata"<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.altroquotidiano.it/index.php?view=article&catid=203%3Acommento-autori&id=5002486%3Agiuseppe-giulietti&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content">l'Altro quotidiano.it</a>Giuseppe GIULIETTI: Tutti in piedi per la libertà di informazione2011-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it585199Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Tutti in piedi per la libertà di informazione, in tutte le piazze d’Italia”, così, parafrasando il titolo della bellissima serata promossa a Bologna dalla Fiom e dalla squadra di Annozero, potremmo chiamare una grande giornata nazionale per la libertà di informazione, capace di coinvolgere tutte le piazze, quelle reali e quelle virtuali. Sui palchi in prima fila potremmo chiamare tutti gli invisibili, tutti quei volti ignoti che stanno animando la “nuova resistenza nazionale” e che spesso, troppo spesso, non trovano rappresentazione mediatica e politica.
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Magari potremmo chiedere alle ragazze e ai ragazzi che stanno occupando il Teatro Valle a Roma di mettere il loro talento e la loro irresistibile vitalità e creatività a disposizione di questa grande giornata per la libertà della cultura contro ogni forma di bavaglio e di privatizzazione dei beni comuni.
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Non si tratta, solo e soltanto, di esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a quanti sono stati e saranno ancora colpiti dagli editti del Caimano, ma anche e soprattutto di rivendicare un diritto che costituisce la premessa stessa per il libero esercizio del voto.
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“I referendum hanno dimostrato che in Italia non c’è un regime e che si può vincere anche senza le tv”, questa tesi l’abbiamo già sentita e non ha portato fortuna neppure a chi l’ha sostenuta. In realtà la vittoria è arrivata nonostante la censura e nonostante le omissioni che comunque hanno contribuito ad ostacolare il vento del cambiamento, senza questo servizio d’ordine costoro sarebbe stati spazzati fuori da tempo, anzi forse non sarebbero mai nati.
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Sarà appena il caso di ricordare, agli smemorati di ogni colore, cosa accadde a Prodi quando, nel giro dell’ultima settimana elettorale, si vide mangiare un vantaggio di oltre 10 punti.
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Chi avesse dei dubbi si vada a leggere i più accreditati rapporti internazionali sulla anomalia italiana. In ogni caso anche i governi comunisti crollarono nonostante avessero il controllo totale delle tv. Non erano forse regimi ugualmente?
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Il regime mediatico e non solo, dunque, esiste e lotta contro di noi. È probabile che sia ormai giunto al capolinea, perché la realtà fattuale si è presa la sua rivincita, ha svelato le bugie berlusconiane, e soprattutto non c’è tv che tenga quando le condizioni di vita dei cittadini non corrispondono agli spot del capo e delle sue tv, il tutto aggravato dalle sue continue e pagliaccesche esibizioni a colpi di bunga bunga.
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La marea degli scontenti e persino dei risentiti da lui stesso aizzati, probabilmente travolgerà ciò che resta degli emuli di Salò, ma la questione del regime mediatico resta e resterà in tutta la sua gravità.
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Nelle prossime ore il Caimano giocherà la carta di sempre: l’occupazione delle piazze mediatiche.
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Dopo aver allontanato Santoro dalla Rai, proverà con la Gabanelli, con il programma “Vieni via con me”, minaccerà a colpi di tariffe telefoniche e di frequenze da assegnare, Sky e La7, tenterà di assestare qualche colpo o qualche dossier contro De Benedetti e contro gli azionisti di RCS.
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Forse non ci riuscirà, ma ci proverà e per questo dobbiamo rianimare le mille piazze d’Italia su una questione che è vitale per assicurare il buon funzionamento dell’ordinamento democratico.
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Da qui la decisone di Articolo 21, di Libertà e Giustizia, di Move.On, di Progetto Viola e di tanti altri di lanciare una petizione per chiedere che dalla Rai siano cacciati i sequestratori, che gli uomini della P4 si dimettano, che Annozero torni al suo posto, che la corte dei conti colpisca quelle e quelli che stanno portando a compimento il disegno della P2 di “dissolvere la Rai”, o meglio quello che ancora resta in vita.
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Tutti in piedi dovremo anche chiedere a noi stessi, a tutte le forze di opposizione di sottoscrivere un programma minimo comune che reciti più o meno cosi: “I sottoscritti si impegnano, nei primi cento giorni del futuro governo, ad approvare una legge che decreti la incandidabilità alle elezioni, di ogni ordine e grado, dei titolari di concessioni nel settore dei media. Inoltre, contestualmente, sarà reintrodotta la normativa antitrust e l’autorità di garanzia sarà composta da un solo giudice nominato dal presidente della repubblica. Per quanto riguarda la Rai sarà recepita legge spagnola che prevede un comitato editoriale composto dai migliori talenti della cultura, della ricerca, dello spettacolo, del giornalismo e i partiti, a partire dai nostri, non potranno più esercitare forma alcuna di controllo diretto sulla gestione e sulla autonomia editoriale della Rai. Saranno infine eliminate tutte quelle norme che continuano a disturbare il corretto e doveroso esercizio del diritto di cronaca”.
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Speriamo che, almeno questa volta, si possa arrivare, possibilmente prima delle elezioni, ad un progetto condiviso, e affinché non si ripetano le scene del passato si potrebbe persino nominare un comitato dei garanti incaricato di vigilare sulla effettiva applicazione del programma, magari potremmo chiedere proprio a Stefano Rodotà, a Margherità Hack, ad Andrea Camilleri, a Paolo Flores d’Arcais, a Barbara Spinelli, a Federico Orlando, e ai tanti che proprio dallo spazio di MicroMega, non hanno mai smesso di battersi per presidiare i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.
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Già, perché checché se ne dica e se ne scriva, il regime mediatico non solo è esistito, ma esiste ancora e può fare danni etici e politici devastanti.
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Sarà il caso di non dimenticarlo, per l’oggi e per il domani!<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/06/20/giuseppe-giulietti-tutti-in-piedi-per-la-liberta-dinformazione/">MicroMega</a>Giuseppe GIULIETTI: Giù le mani da Report2010-10-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547040Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
L'avvocato Ghedini ha diffidato la Rai dal mandare in onda la puntata di questa sera, domenica 17 ottobre, dedicata anche agli affari poco chiari di Berlusconi e soci nella ridente isola di Antigua. Di questi affari, peraltro parlano, e non da oggi, i più accreditati quotidiani in Italia e in Europa.
<p>Non vogliamo neppure entrare nel merito della vicenda, ma ci sembra semplicemente osceno che l'avvocato del presidente del consiglio, nonchè parlamentare della repubblica abbia solo potuto pensare di chiedere alla Rai una censura preventiva. <br />
Cosa lo ha spinto ad osare tanto, forse la disponibilità mostrata dall'amico Masi nel caso "Anno Zero"?
<p>Eppure l'avvocato Ghedini e i suoi clienti dovrebbero sapere che Milena Gabanelli è una professionista seria, autorevole, abituta a verificare le fonti e a non fidarsi del primo che passa, meno che mai dei Lavitola di turno.
<p>In tanti prima di lui hanno provato a intimidire la trasmissione Report e hanno finito per andare a sbattere contro il muro della autorevolezza professionale.
<p>Di sicuro Milena Gabanelli e i suoi collaboratori non si faranno intimidire dall'avvocato, neanche il direttore di Raitre lo farà; qualche dubbio, anzi più di uno lo nutriamo sui loro superiori, sulla direzione generale che, non solo tenterà di bloccare il programma ma, non riuscendovi si dedicherà alla consueta azione di mobbing, minaccerà ispezioni e sanzioni e porterà il caso al consiglio di amministrazione.
<p>Perchè così vanno le cose nella Rai di Berlusconi e di Masi: chi omette viene premiato, chi prova a fare il cronista e a raccontare i fatti, tutti i fatti, viene minacciato di espulsione.
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Se sarà necessario prepariamoci ad inondare di messaggi "Report no stop" anche la redazione della Gabanelli, dopo averlo fatto con Michele Santoro.
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Una ultima annotazione: ma per quale diavolo di motivo l'avvocato e parlamentare Ghedini non ha fatto sentire la sua voce quando i giornali e le tv di famiglia si dedicavano, anche con dossier falsi, al sistematico pestaggio del presidente della Camera, un tempo chiamato "l'amico Gianfranco?"<br />
Verrebbe proprio voglia di dire: Chi di off shore ferisce,di off shore perisce!<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.articolo21.org/1933/notizia/giu-le-mani-da-report.html">articolo21.org</a>Giuseppe GIULIETTI: Il 16 ottobre e i pestaggi mediatici2010-10-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546692Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Non ci può essere giustificazione alcuna per chi lancia candelotti contro i palchi, tira le uova sui muri della sede della Cisl, conduce minacciosi cortei contro le case del sindacato. Chiunque abbia memoria storica ricorda altri assalti, altri lanci, altre violenze e non può certo simpatizzare per questi episodi.
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Bene hanno fatto la Fiom di Landini e la Cgil di epifani ad esprimersi senza mezzi termini,a prendere le distanze da azioni e linguaggi che nulla hanno a che vedere con il sacrosanto diritto alla critica, anche la più dura, e alla contestazione di posizioni politiche e sindacali che si ritengono sbagliate.
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Lo stolto tentativo di trasferire la critica delle idee sul piano della violenza, per altro, ha avuto ed ha il solo risultato di scatenare una campagna di aggressione proprio contro la Fiom e contro la Cgil che il governo e i suoi alleati vorrebbero sbattere fuori dal tavolo dei contratti e degli accordi, persino dove rappresentano la stragrande maggioranze delle lavoratrici e dei lavoratori.
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Sarà una casualità, ma appena Emma Marcegaglia ha osato esprimere qualche critica nei confronti del piccolo Cesare e ha fatto qualche timida apertura verso la Cgil, il Giornale di famiglia ha aperto il fuoco contro di lei, giustapponendo titoli contro la presidente di Confindustria e titoli contro le tute blu, contro il Fatto Quotidiano, contro Santoro, contro Travaglio, accusati questi ultimi di essere i quasi mandanti morali dell’ancora misterioso episodio di tentata violenza contro il direttore di Libero Belpietro.
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Saranno coincidenze, ma è evidente che si respira un clima mefitico, fatto di dossier, di servizi deviati, di agenti provocatori in azione, di archivi falsificati.
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Chi si prepara all’avventura finale, al di là delle mielose parole di questi giorni, ha bisogno di pestare mediaticamente gli avversari e di colpire le grandi organizzazioni che ancora non sono state sciolte, che dispongono della possibilità di mobilitarsi, che non intendono assistere alla distruzione della Costituzione, della democrazia politica e sindacale.
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Per queste ragioni alla ferrea condanna di ogni episodio di intolleranza, bisogna sempre collegare l’altrettanto ferrea rivendicazione del diritto alla critica, alla iniziativa, alla mobilitazione pacifica e unitaria di chi ancora crede nella legalità repubblicana.
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Avevamo già deciso di aderire alla giornata del 16 ottobre, ma dopo il fiume di ingiurie piovute sulla testa della Fiom e della Cgil, riteniamo ancora più importante non solo esserci, ma anche chiedere a tutto il mondo della comunicazione, della cultura, dello spettacolo, di portare il loro contributo, di respingere gli appelli all’omertà, al silenzio, alla diserzione.
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Non occorre essere un militante sindacale per comprendere che la manifestazione del 16 ottobre ha ormai assunto l’aspetto di una grande iniziativa nazionale per la Costituzione e per la democrazia, dentro e fuori le fabbriche.
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"Tutti con tutti" ha detto e scritto il professor Stefano Rodotà, mai come in questa occasione ci sembra giusto raccogliere il suo appello.
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<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-16-ottobre-e-i-pestaggi-mediatici/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giorgio Clelio STRACQUADANIO: «Se le intercettazioni venissero pubblicate sul web potremmo bloccare quei siti chiedendolo alla polizia postale» - INTERVISTA2010-06-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501750Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
"Se le intercettazioni venissero pubblicate all’estero, potremmo chiedere alla polizia postale di bloccare quei siti. Ma non è questo il punto: l’importante è che non vengano riportate sui giornali e che da lì non rimbalzino in televisione”.
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Così parlò Giorgio Stracquadanio, parlamentare agit-prop del Pdl e front-man della “pancia” berlusconiana. <br />
Il Fatto Quotidiano ha spiegato ieri come, approvata la legge bavaglio, le intercettazioni di inchieste italiane potrebbero trovare spazio sui siti internazionali e i giornali di casa nostra potrebbero poi riportarne notizia. Stracquadanio è direttore della rivista online Il Predellino ma non sembra credere nella Rete.
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“Potete anche mettere su Internet brogliacci e intercettazioni. Ma cambia tutto rispetto alle pagine di giornali che poi vengono presentate con titoli, sommari, dove viene esasperata ogni frase".
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<b>In Italia sono 22 milioni le persone che utilizzano Internet.</b>
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Sì ma gli strumenti maggiori d’informazione sono i giornali che rimbalzano poi in televisione. D’accordo, mettiamo che non si possa annullare del tutto una pubblicazione, ma è chiaro che con la legge che abbiamo appena approvato c’è un forte disincentivo. E posso dirle una cosa?
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<b>
Prego?</b>
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Non se ne può davvero più di questo giornalismo diventato puro voyeurismo da intercettazioni. Ma dov’è il gusto dell’intercettazione telefonica? C’è un'attrazione pornografica nei confronti della vita delle persone.
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<b>Senza intercettazioni non saremmo mai venuti a conoscenza di reati gravi.</b>
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Ma se intercetto a casaccio posso trovare reati ovunque. Al telefono ci esprimiamo tutti con toni colloquiali, non stiamo attenti alla singola parola. La segretezza delle intercettazioni è un diritto. Non a caso la Costituzione scrive che la segretezza delle intercettazioni è inviolabile. E può essere derogato solo con atto motivato in condizioni particolari. I Padri costituenti erano un manipolo di delinquenti?
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<b>I Padri costituenti avrebbero votato questa legge?</b>
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Guardi, io sono per difendere a spada tratta gli articoli della Costituzione. Almeno gli articoli nella prima parte, quelli che fissano i diritti fondamentali, andrebbero rispettati.
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<b>Tranne il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge?</b>
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Certo, anche quello: questa legge infatti questo vale per tutti i cittadini.
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<b>Per il lodo Alfano non valeva invece.</b>
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Stiamo parlando delle intercettazioni, non mi parli del lodo Alfano. Il problema è che c’è una cultura nazistoide che si è spostata dalla destra alla sinistra. E che considera i diritti costituzionali delle eccezioni. E la normalità, l’invasività del potere repressivo nella vita della gente.
<p>
<b>La legge le sembra troppo blanda, allora?</b>
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Sì, infatti io avrei aggiunto una norma che, se qualche intercettazione fosse venuta fuori, allora sarebbe dovuto essere punito sul piano disciplinare il magistrato che l’aveva disposta.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=S7WEL">Il Fatto Quotidiano - Federico Mello</a>Giorgio NAPOLITANO: Intercettazioni. «Mi riservo di esaminare il testo votato alla Camera. Prenderò la decisione che mi compete»2009-06-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391521Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Certi suoi dubbi, di metodo e di merito, erano già affiorati nei giorni scorsi. Ma ieri sera il Capo dello Stato è intervenuto personalmente ed esplicitamente sul provvedimento del governo che impone una nuova normativa in materia di intercettazioni. Facendo capire che la controfirma di quella legge controversa non è affatto scontata.
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«Mi riservo di esaminare il testo approvato e di seguire poi l'iter in Parlamento. Per prendere successivamente le decisioni che mi competono».
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Si esprime così, all'uscita dall'albergo dei Poveri di Napoli, incalzato dai cronisti che tentano di strappargli un giudizio sulle sue prossime mosse. Spiega il Presidente:
<p>«Certo, ci sono molte cose da difendere e molte da rinnovare».
<p>Il riferimento pare rifarsi anche a ciò che ha detto appena tre giorni fa, di fronte al Consiglio Superiore della magistratura. Vale a dire: no a qualsiasi mossa che possa minare l'indipendenza dei giudici, no a strappi tra poteri dello Stato, no a iniziative che rischino di ledere i delicati equilibri istituzionali. Ma, aveva aggiunto allora, anche la magistratura sappia autolimitarsi, sappia fare autocritica e dunque trattenersi di fronte alle tentazioni del protagonismo.
<p>
Certo, il breve commento notturno del Presidente della Repubblica non autorizza a pensare che si prepari ad un lacerante«non possumus», sulla questione delle intercettazioni così come ha deciso di affrontarla il governo. [...]
<p>
[...] In attesa che questo dossier approdi sul suo tavolo, si sa comunque come Napolitano abbia sempre auspicato una legge che sia frutto di larghe intese. L'ha ripetuto più volte: bisogna che ogni nuova norma sulle intercettazioni non pregiudichi il lavoro della giustizia penale e il diritto di cronaca, pur rispettando il diritto alla privacy dei cittadini.<br />
Ciò che, stando al fuoco serrato delle opposizioni, della magistratura e della federazione della stampa, il provvedimento passato ieri alla Camera non sembra davvero assicurare.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MKI8D">Corriere della Sera - Marzio Breda</a>Roberto CASSINELLI: "E ORA IL TESTO DEFINITIVO"2008-12-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382863Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) <br/><br/>Tutto secondo i piani. Una settimana dopo averVi presentato la proposta 2.0, ecco che è pronto quello che credo possa essere davvero il testo definitivo.
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Rispetto alla versione precedente, le modifiche sostanziali sono due:
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1. È specificato che fra le “due o più persone regolarmente retribuite” che farebbero, insieme alle altre condizioni necessarie, scattare l’obbligo di registrazione, non è incluso l’editore del prodotto editoriale (in pratica, il proprietario del sito): quindi si tratta di “due o più persone” oltre all’editore.
<p>
2. Il limite per gli introiti da pubblicità è spostato da 36.000 euro a 50.000 euro lordi. Mi sembra un aumento significativo.
<p>
Entrambe queste modifiche mi sono state proposte da molti di Voi qui sul blog, ed anche via e-mail e su Facebook.
<p>
Trattandosi di richieste condivisibili e molto frequenti, mi è parso giusto accoglierle entrambe.
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Le altre modifiche che leggerete sono più che altro di tipo formale.
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Cliccando <a href="http://www.robertocassinelli.it/pdl%20blog%20def.pdf">qui</a> potete scaricare il testo integrale della proposta di legge, corredato dalla sua relazione.
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Mi pare che, insieme, in queste settimane, abbiamo lavorato davvero bene. Forse non ce ne siamo accorti, ma abbiamo messo in atto una primissima forma di e-democracy che è assai rara nel nostro Paese.
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Confido sinceramente di poter continuare nel solco costruito con Voi in questi ultimi tempi, per renderci protagonisti di una nuova era in cui il web sia davvero al centro delle attenzioni della politica.
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Ho diverse idee che ritengo possano interessarVi. Presto tornerò a disturbarVi per cercare ancora una volta di coinvolgerVi.
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Vi saluto e mi raccomando: restiamo connessi. <br/>fonte: <a href="http://robertocassinelli.blogspot.com/2008/12/ed-ora-il-testo-definitivo.html">robertocassinelli.blogspot.com</a>Ricardo Franco LEVI: La Camera manda avanti il DDL anti-blog {Links interni}2008-11-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382077Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Assegnata alla commissione Cultura della Camera una nuova proposta di legge che obbliga molti blog a iscriversi al registro dei comunicatori ed estende ad essi i reati a mezzo stampa. <br />
Tutti i dettagli</b><br />
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Roma - Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto<a href="http://punto-informatico.it/servizi/ps.asp?i=2092327">"DdL Levi-Prodi"</a>, disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l'obbligo di registrarsi al <a href="http://www.agcom.it/operatori/roc/roc.htm">Registro degli Operatori di Comunicazione</a> e la conseguente estensione sulle loro teste dei <a href="http://www.penale.it/document/parenti_03.htm">reati a mezzo stampa.</a>
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La notizia, scoperta del giurista Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il <a href="http://technology.timesonline.co.uk/tol/news/tech_and_web/the_web/article2732802.ece?print=yes&randnum=1226605911622">Times</a>, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po' le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.
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<b>Un anno dopo: novembre 2008.</b> Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera <a href="URL"></a><a href="http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0014370">(DdL C. 1269)</a>
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Minotti ne fa una breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un'occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:<br />
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Art. 2.<br />
(Definizione di prodotto editoriale).<br />
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<b>1.</b> Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.<br />
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<b>Qualsiasi blog rientra in questa definizione.</b><br />
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Art. 8.<br />
(Attività editoriale sulla rete internet).
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<b> <b>1.</b></b> L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.<br />
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<b>3.</b> Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.<br />
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All'apparenza il comma 3 escluderebbe la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali. Ma non è così. Ecco alcuni esempi pratici.<br />
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Il blog di Beppe Grillo ha una redazione, ha banner pubblicitari, vende prodotti. In parole povere: sia secondo il Codice Civile, sia secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa. Se il progetto di legge fosse approvato, perciò, Beppe Grillo avrebbe con tutta probabilità l'obbligo di iscriversi al ROC. Non solo: sarebbe in questo modo soggetto alle varie pene previste per i reati a mezzo stampa.<br />
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Affari suoi, diranno forse alcuni. Eppure non è l'unico a doversi preoccupare. Nella stessa situazione si troverebbero decine, probabilmente centinaia di altri ignari blogger. Infatti: chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa.<br />
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Il ragionamento è semplice. L'apposizione di banner è un'attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un'attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per stampa clandestina (ricordiamo un caso recente).
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Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell'Agenzia delle Entrate (interpello) se l'uso di qualche banner rientri nelle attività dell'impresa (ma l'orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).
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Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa. Facciamo un esempio di fantasia, ambientato a Paperopoli.
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Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa."
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un banner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per stampa clandestina."<br />
Paperino: "Ok. Sob."<br />
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Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto.
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<br/>fonte: <a href="http://punto-informatico.it/servizi/ps.asp?i=2468674">punto-informatico.it - Luca Spinelli</a>Andrea MARTELLA: «Niente dialogo se i toni sono quelli di Ghedini» - INTERVISTA2008-09-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358997Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Lo scoop di "Panorama" che ha pubblicato intercettazioni dell'ex premier Prodi ha riportato in auge il dibattito sul controverso disegno di legge in vista della riapertura del Parlamento. Solo una coincidenza?</b><br />
«Non credo. Induce a qualche sospetto la velocità con cui è arrivata a Prodi la soldiarietà di Berlusconi per quanto pubblicato dalla rivista di sua proprietà - risponde Andrea Martella , ministro ombra delle Infrastrutture, deputato del Pd e membro della direzione nazionale - Senza arrivare ai complotti mi pare soprattutto un modo per far riprendere a tempo record la discussione sulla legge che sta tanto a cuore al premier».<br />
<b>Prodi ha fatto bene a respingere la solidarietà del Cavaliere rispondendo: "Pubblicate tutto"?</b><br />
«È la risposta di chi non ha nulla da temere e nulla da nascondere. Ho letto sul "Gazzettino" che Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e parlamentare del Pdl, ritiene che Prodi inviti addirittura a violare la legge. Mi pare la solita risposta sopra le righe, forse una provocazione, col tono saccente e arrogante di chi pensa che il capo ha bisogno della legge, che si farà indipendentemente dal bisogno del Paese e dagli interessi dei cittadini».<br />
<b>Per Ghedini il disegno sulle intercettazioni passerà con o senza i voti dell'opposizione. Il dialogo è già morto e sepolto anche qui?</b><br />
«Ghedini mi pare più che altro interessato ad una legge che tuteli il suo assistito. Se i toni e gli argomenti della maggioranza sono i suoi, non ci resta che prenderne atto. Ci batteremo duramente per cambiare in aula il loro testo. Abbiamo comunque le nostre proposte perchè una legge serve».<br />
<b>Perchè serve?</b><br />
«Non certo per le ragioni che sbandiera il centrodestra. Le intercettazioni sono uno strumento di indagine fondamentale, non sono troppe nè troppo costose, come sostiene la destra. E poi cosa vuol dire che vanno riportate "ad un numero fisiologico"? Lo stabiliscono loro? I magistrati fanno quel che è necessario fare per perseguire i reati. Questi sono gli alibi dietro ai quali si nasconde il vero scopo del Pdl:occuparsi della giustizia solo per tutelare la politica, meglio la loro parte politica, a cominciare dal premier. Vedi la norma blocca processi e il lodo Alfano».<br />
<b>Ma allora perchè c'è bisogno di una nuova legge?</b><br />
«Per garantire il segreto di indagine da un parte e la riservatezza di conversazioni private penalmente irrilevanti dall'altra. Berlusconi invece vuole farla passare a tutti i costi perchè ha deciso in partenza che le intercettazioni vanno limitate, le inchieste ostacolate. Come spiegare altrimenti, ad esempio, il divieto di intercettare per reati inferiori a dieci anni, ma comunque gravi, escludendo la corruzione? È uan cosa talmente clamorosa che perfino nel blocco di centrodestra c'è chi non la manda giù».<br />
<b>Una normativa per tutelare la privacy esiste già mentre il rischio di leggi-bavaglio è evidente</b><br />
«Il diritto di cronaca non va limitato».<br />
<b>Quindi sono pubblicabili materiali frutto di intercettazioni che riguardano politici o personaggi pubblici privi di rilievo penale ma che il giornalista ritiene comunque di pubblico interesse?</b><br />
«A mio avviso non andrebbe pubblicato materiale che non a che fare con l'indagine in corso, anche a tutela della stessa indagine».<br />
<b>Pd "ostaggio" di Di Pietro?</b><br />
«Non lo inseguiamo nè riteniamo che la sua diversa posizione, su questo o altri temi, sia per noi un problema. Il Pd occupa uno spazio riformista tanto che non siamo contrari ad una riforma della giustizia che punti in primo luogo a ridurre la durata dei processi, ad aumentare l'efficienza degli uffici giudiziari. Più autonomia e indipendenza per la magistratura ma anche più ambiti di responsabilità di fronte alla società».<br />
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J3M38">Il Gazzettino - P.F.</a>