Openpolis - Argomento: cattolici liberalihttps://www.openpolis.it/2009-04-03T00:00:00ZVincenzo BIANCO: «Il Mezzogiorno si salva dalla crisi solo se guarda all’Europa» - INTERVISTA2009-04-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390863Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Berlusconi insiste con la candidatura e non accetta il
confronto con Franceschini. Rifiuto prevedibile, no?</b><br />
«In Europa non c’è alcun capo di governo che pensa neppure
lontanamente di candidarsi alle europee. Di fronte all’elementare problema dell’incompatibilità che gli è stato ricordato, Berlusconi non può replicare al segretario del Pd dicendo
“candidati pure tu”. Poteva scegliere
una risposta più saggia...»<br />
<b>Il premier capolista dappertutto, perché?</b><br />
«In realtà nel suo disegno di potere
l’Europa non compare nemmeno. Il
Presidente del Consiglio pensa di affermare ancora di più la sua
leadership assoluta sul Paese e sul neonato
Pdl. Non bisogna dimenticare che
mostra insofferenza nei confronti anche dei pur timidi tentativi di autonomia che si riscontrano nel nuovo partito, quelli di Fini ad esempio. Va alla
ricerca di un consenso plebiscitario
che gli consenta di superare le difficoltà della crisi economica...»<br />
<b>Ma la crisi parla da sola...</b><br />
«Un imprenditore siciliano del settore meccanico mi ha detto, in questi
giorni, che i suoi ordini sono caduti del 50%, che riesce a reggere grazie
ad alcune nicchie di mercato e che le
aspettative per il 2009 e per tutto il
2010 sono assolutamente negative.
Le parole di Berlusconi appaiono improntate ad un ottimismo fuori luogo
che fa da contraltare ad una disarmante incapacità di porre in essere
una qualunque linea».<br />
<b>Lei potrebbe essere capolista del Pd
nelle isole...</b><br />
«Sarà la direzione del partito a decidere sulle candidature».<br />
<b>Cosa rappresenta l’Europa per il Mezzogiorno?</b><br />
«Mi sono formato alla scuola di Ugo La
Malfa che parlava di un Mezzogiorno
aggrappato all’Europa. Il Sud guarda all’Europa come sbocco culturale, come
orizzonte, come visione. Se c’è un futuro per il Mezzogiorno, questo è legato ai suoi rapporti con il Bacino del
Mediterraneo, ma sempre ed anzitutto con l’Europa»<br />
<b>Il Pd propone il sussidio europeo per
chi perde il lavoro...</b><br />
«Lo aggancerei a processi formativi
qualificati per superare il rischio di
una mera assistenza»<br />
<b>Lei ha vissuto la battaglia sul testamento biologico. Norme sbagliate anche dal suo punto di vista?</b><br />
«L’Italia con quel testo ha fatto un
gigantesco passo indietro. Neanche
negli anni 50 si sarebbe potuta immaginare una vicenda come questa.<br />
La Dc era assai più laica! Nei giorni scorsi ho riunito ad Amelia
l’Associazione Liberal Pd. Abbiamo
affrontato anche il tema della laicità dello Stato, contrapposto a quello - parole usate poi da Fini - che appare come uno Stato etico. Le frasi pronunciate da Franceschini, poi,
da una parte hanno riconosciuto alla Chiesa la legittimità di esprimere
la sua posizione, e, dall’altra, hanno rivendicato con forza la laicità
dello Stato. <br />
Nel ddl sul bio-testamento non si è tenuto in nessun conto l’articolo 32 della Costituzione».<br />
<b>Possibili miglioramenti radicali alla
Camera?</b><br />
«Io spero che alla Camera ci siano le
condizioni per adeguare il testo a
quello di altri Paesi europei. Se dovesse persistere, alla fine, la gravissima violazione della
Costituzione di
oggi i Liberal Pd - insieme con chi ci
sta - proporrebbero la raccolta delle
firme per andare al referendum».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LA531">l'Unità - Ninni Andriolo</a>Gianfranco ROTONDI: «Difendo soltanto la laicità del Pdl»2008-12-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383298Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Gentile Direttore,<br />
apprendo dal Suo bel giornale che assieme al collega Brunetta sarei sotto esame da parte del presidente del Consiglio per aver proposto una legga sui diritti delle persone conviventi. Poiché nessuna smentita è venuta alla ricostruzione del bravissimo Magri, diamo per giuste le fonti e vere le notizie. E` doveroso allora rispondere alle gole profonde di Forza Italia che nessun ministro è sotto esame perché tutti sono stati scelti dal presidente del Consiglio sulla base di un rapporto di fiducia che non è venuto meno.
<p>
Quanto alla proposta dei cosiddetti DiDoRe, è vero che il presidente dei Consiglio mi ha chiesto di separarla dalla linea del governo che è ben diversa. Essa è stata presentata dagli onorevoli Lucio Banani e Franco De Luca, ed è l`occasione per annunziare che l`hanno sottoscritta ben ottanta parlamentari del PdL. A questo punto, sotto esame non sono io ma la laicità del Popolo delle Libertà, al quale ho aderito ritenendolo una prosecuzione del più grande partito laico di ispirazione cristiana che è stata la Dc. Se mi dovessi accorgere che il PdL evolve in un`opzione clericale indigesta per noi ultimi cattolici democratici, se dovessi accorgermi di questo non esiterei un attimo a separare tutte le mie responsabilità da scelte sbagliate. Le scelte politiche, infatti, si possono correggere, quelle culturali no.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KBTZV">La Stampa - Gianfranco Rotondi</a>Gianfranco ROTONDI: "La Chiesa sbaglia Con noi saranno più integrati " - INTERVISTA2008-09-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it366377Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>Ministro Rotondi, stavolta non è «Famiglia Cristiana» ma il Vaticano a rimproverarvi...</b> <br />
«Ho letto quanto ha detto monsignor Marchetto: le sue parole sono corrette dal punto di vista del dovere apostolico, ma vanno respinte per insufficienza di argomenti...».<br />
Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione dei programma e segretario della nuova Democrazia cristiana, è un cattolico da sempre interprete della tradizione laica di una parte della «vera» Dc, quella che da De Gasperi in poi non ha coltivato eccessivi complessi di inferiorità rispetto alle gerarchie. <br />
<b>In realtà gli argomenti non mancano, sono elencati con dovizia, non trova?</b><br />
«Guardi, la Chiesa ha il diritto e il dovere di alzare la voce sui temi della sua missione e nessun governo può ritenere di poter coltivare l’etica dell’autosufficienza senza aver bisogno di uno stimolo critico, ma in questo caso va detto con chiarezza che l’accusa non è motivata, perché non c’è alcuna politica al ribasso. Semmai è vero il contrario». <br />
<b>Addirittura?</b> <br />
«Certo. Il governo auspica un ampliamento dei diritti degli immigrati, non una riduzione».<br />
<b>Non le pare paradossale quel che sostiene?</b><br />
«No. Noi siamo per la lotta dura contro l’immigrazione clandestina, che tra l’altro ci è richiesta anche dai "nuovi italiani", gli immigrati regolari che vogliono fare dell’Italia la loro nuova patria e che non vedono bene il libertinaggio delle frontiere spalancate».<br />
<b>
Rotondi, ma come cattolico non sì sente, se non colpito, almeno interpellato dalla «condanna» vaticana?</b><br />
«Come cattolico devo dire che su questi temi emerge sempre un nervo scoperto dei cattolici italiani. Storicamente in Italia il cattolicesimo non ha mai avuto una propria proposta per combattere la povertà e la fame del mondo, naturalmente senza dimenticare e anzi esaltando l’opera dei missionari».<br />
<b>E dunque?</b> <br />
«La solidarietà non è l’accoglienza. La solidarietà è una politica. Sui temi della povertà e della fame del mondo se si esclude quello che dice il Papa e, in un ambito diverso, il cantante Bono, non c’è altro. Con un’aggravante per i cattolici italiani...».<br />
<b>C’è anche l’aggravante?</b> <br />
«Certo che c’è. Se il sottoscritto, assieme al ministro Brunetta, propone una legge sulle coppie di fatto lasciando unita la famiglia, ecco i cultori dell’integralismo cattolico che mi attaccano. Dimenticando che il Papa non nega i diritti degli omosessuali, ma difende la famiglia. Dico di più: se il Papa fa appelli solenni sui temi della povertà ai governanti europei, il sistema politico-mediatico lo ignora. Salvo poi assegnare spazi sconfinati quando vengono toccati temi morbosetti».<br />
<b>
Ma stavolta i giudizi severi arrivano su questioni molto concrete, a cominciare dalla limitazione delle ricongiunzioni o degli asili politici.</b><br />
«Noi siamo e dobbiamo essere sempre più l’Italia del sorriso verso gli immigrati regolari e l’Italia capace di durezza contro quegli italiani che interpretano una deriva razzista».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JC2QI">La Stampa - f. mar.</a>Rocco BUTTIGLIONE: Legge ok, ma patti chiari. Testamento biologico non significa eutanasia.2008-09-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it360345Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) - Vicepres. Camera <br/><br/><br />
<i><b>Il filosofo cattolico e la richiesta del cardinal Bagnasco</b></i><br /><br />
Si può fare una buona legge sul testamento biologico, come chiede adesso il cardinal Bagnasco, presidente della Cei? In teoria non è difficile, in pratica bisogna prepararsi ad una lotta dura perché molti cercheranno di introdurre l'eutanasia sotto la copertura del testamento biologico.<br />
<b>1.</b> Un primo principio che non deve mai essere perso di vista mi pare che sia il seguente: nessuno può trasferire ad altri diritti che non possiede egli stesso. Il testamento biologico serve a dare indicazioni a chi ci ha in cura sui trattamenti che vorremmo o non vorremmo ricevere. Non possiamo però, attraverso il testamento biologico, dare l'ordine di essere uccisi. Non possiamo dare questo ordine quando siamo coscienti, non possiamo darlo quando siamo incoscienti attraverso il testamento biologico. C'è qui da dissipare un equivoco. Alcuni dicono: la vita è mia e ne faccio quello che mi pare. Il principio è discutibile (si potrebbe sostenere che la mia vita appartiene contemporaneamente alle persone che amo e che mi amano e chi dice "la mia vita appartiene solo a me" deve essere una persona molto sola e molto infelice), tuttavia esso non giustifica l'eutanasia. Al massimo può giustificare il suicidio.<br />
Con l'eutanasia io non dispongo della mia vita. Dispongo contemporaneamente della vita di un altro, al quale do l'ordine di uccidermi. E dispongo di tutta la comunità umana da cui pretendo che imponga a qualcuno di eseguire il mio ordine e che non consideri quel atto come punibile. È evidente che esiste una differenza fra il suicidio e l'omicidio del consenziente. <br />
<b>2.</b> Il trattamento terapeutico è un atto in cui conviene la libertà e la responsabilità di due persone: il medico ed il paziente. Ambedue devono partecipare al medesimo atto con scienza e coscienza. Non è possibile ridurre il medico al livello di un esecutore di ordini che vadano contro la sua coscienza. Medico e paziente sono uniti dal perseguimento di un bene oggettivo che è la salute del paziente. Le indicazioni del paziente nel suo testamento biologico vanno certamente tenute da conto da parte del medico, ma non possono essergli imposte in modo vincolante quando esse contrastino con le regole tecniche e deontologiche della professione medica.<br />
<b>3.</b> Nessun trattamento può essere imposto al paziente contro la sua volontà. In altre parole non è lecito imporre un trattamento sanitario con la forza. Ciò comporterebbe una inaccettabile violazione della dignità umana del paziente. Qui però dobbiamo domandarci in cosa consista la volontà vera del paziente. Quanto più l'espressione di volontà del paziente appare strana e contrario al suo interesse bene inteso, quale lo intenderebbe in genere un tutore legale, tanto più è necessario avere delle espressioni di volontà inequivocabili. E anche quando vi fossero, sarebbero sempre valide?<br />
Immaginiamo, per esempio, che le disposizioni siano dettate in una fase di malattia e di depressione. Siamo sicuri che in quel contesto il soggetto conservi pienamente le sue facoltà di intendere e di volere? Molta gente in una fase di depressione e di disperazione arriva a tentare il suicidio. Dovremo proibire di dare assistenza sanitaria all'aspirante suicida, visto che egli ha mostrato in modo inequivocabile di voler morire e di rifiutare di conseguenza qualunque trattamento medico? In realtà noi agiamo in modo esattamente opposto e l'aspirante suicida in genere è grato a chi gli ha salvato la vita. Noi riteniamo che si possa presumere che l'aspirante suicida non sia pienamente in grado di intendere e di volere. Non possiamo impedirgli di tentare il suicidio, ma possiamo salvargli la vita dopo che ha tentato, e questo è esattamente quello che facciamo.<br />
Cosa faremo con chi rifiuta un trattamento sanitario che può salvargli la vita? Non lo somministreremo se egli attivamente lo rifiuta. E se è incosciente ed ha lasciato scritto di volerlo rifiutare non riterremo che ricorra qui una analogia con il tentato suicidio? Il testamento biologico non può avere l'ultima parola su tutto. Quanto più esso si allontanasse dalla ragionevolezza tanto più il medico avrebbe il diritto ed il dovere di disattenderlo.<br />
<b>4.</b> Esistono circostanze nelle quali è inutile insistere con trattamenti terapeutici che non sono in grado di portare più alcun giovamento e ritardano solo la morte a prezzo di gravi sofferenze per il paziente. In tali circostanze è giusto interrompere il trattamento. Il caso più evidente in cui l'interruzione è lecita e giusta è quello in cui non esistano più possibilità di vita autonoma e la vita venga artificialmente mantenuta dalle macchine. L'insistenza a mantenere il paziente in vita ad ogni costo (il cosiddetto accanimento terapeutico) non è un valore ma un disvalore. Esiste, naturalmente, qui, un'area di indeterminatezza. Qual è il limite oltre il quale comincia l'accanimento terapeutico? Nessuno può dirlo con esattezza e qui è soprattutto preziosa l'indicazione del paziente contenuta nel testamento biologico. All'interno del principio di ragionevolezza e proporzionalità esiste una sfera ampia di indeterminazione nella quale giudice ultimo può e deve essere il paziente. <br />
<b>5.</b> Quando si sospendono le terapie non si può però fare venire a mancare al paziente un elementare sostegno e l'assistenza. Si continuerà a nutrirlo, a dissetarlo, a tenerlo pulito, ad avere cura per quanto possibile del suo benessere. Queste non sono terapie straordinarie, ma atti di semplice assistenza comunque dovuti ad un essere umano che soffre. Privare un essere umano di questa assistenza e cura significa ucciderlo. In modo particolare, privarlo dell'acqua e del cibo significa farlo morire di fame. <br />
Alcuni vorrebbero trattare l'alimentazione artificiale come un mezzo straordinario di cura e quindi interromperla in modo da provocare la morte del paziente. In realtà l'alimentazione artificiale consiste in una piccola operazione che permette di inserire nell'esofago una cannula attraverso la quale passano le sostanze nutrienti. Una volta fatta, alla nutrizione può provvedere personale non specializzato.<br />
Certo, se il paziente è conscio non è possibile imporgli l'alimentazione artificiale. Sarebbe una violazione della sua intimità personale. Ma quando l'operazione sia già stata fatta ed il paziente sia incosciente, è irragionevole sospendere l'alimentazione.<br />
É inoltre evidente che il trattamento, una volta iniziato, non può essere sospeso su semplice indicazione del paziente. Sarebbe come dire che chi è stato salvato da un tentativo di suicidio per annegamento ha il diritto, se cambia idea, di farsi ributtare in mare da chi lo ha salvato.<br />
Su questi principi non è difficile fare una buona legge sulle disposizioni di fine vita.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JBN6K">Il Tempo - Rocco Buttiglione</a>Antonio MAZZOCCHI: A chi pensava che il giovane Fini scherzasse. - INTERVISTA2008-09-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359425Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
<b>Onorevole Mazzocchi Repubblica Sociale e antifascismo occupano sulle prime pagine lo stesso spazio di Alitalia e carovita</b>. <br />
Credo che a Fiuggi, durante la costituente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini abbia dipanato ogni tipo di dubbio aggiornando, definitivamente, l'agenda politica della destra italiana.Quando leggo certe dichiarazioni di alcuni nostri dirigenti rimango perplesso, credo non abbiano colto fino in fondo la portata riformatrice di quella svolta.<br />
<b> Un po' tardi per non capire?</b><br />
L'errore di molti in An è stato di aver condiviso solo a parole un grande progetto.<br />
<b>Lei è tra i fondatori di An, cosa non ha funzionato nel partito?</b><br />
C'è stata una profonda distonia tra la fase di elaborazione progettuale della nuova destra e quella applicativa. Nel 1996 An arrivò, in termini elettorali, a un passo dai consensi di Forza Italia. Un grande bagaglio elettorale fatto per oltre il 70% da persone che non avevano mai dato fiducia alla destra italiana. Molte ci hanno abbandonato non ritenendoci più rappresentativi, credibili. Se avessimo dato seguito al nostro progetto iniziale con un'azione politica di profonda apertura verso la società civile, gli imprenditori, il mondo cattolico, la cultura della destra moderata europea, sicuramente, oggi, gli equilibri interni al futuro Pdl sarebbero diversi.<br />
<b>È pessimista dunque per il futuro del Popolo della Libertà?</b><br />
Assolutamente no, il Pdl deve fare tesoro delle mancanze e degli errori che hanno, in passato, connotato i percorsi di An e di FI evitando di ripeterli. Allontanare lo spettro del correntismo esasperato, della lotta spietata per occupare spazi interni di potere. Occorrerà attivare la partecipazione della base, rendere efficiente il sistema di selezione della classe dirigente sulla base del merito e delle capacità. Le faccio un esempio, Daniele Capezzone, ex radicale, si è dimostrato un ottimo presidente di commissione alla Camera e un giovane capace di affrontare tanto un salotto quanto una piazza. Sarà un ottimo dirigente del Pdl.<br />
<b>E in tutto questo come vede Fini?</b> <br />
Fini vede realmente in maniera lungimirante. È uno dei pochi "giovani" in An. Il suo incarico istituzionale è un giusto riconoscimento. Fa bene a chiudere con forza ogni polemica perché tante persone non hanno ancora capito che l'antifascismo in questi giorni viene usato con la stessa finalità di collante a sinistra, proprio come avveniva con l'antiberlusconismo qualche anno fa. <br />
<b>Con i Cristiano Riformisti avete fatto le barricate contro i Pacs ai tempi di Prodi ma ora che la proposta viene da Rotondi siete più tiepidi.</b> <br />
Non ci siamo ancora pronunciati solo perché la proposta non è ancora concreta. Ma siamo comunque contrari a qualsiasi forma di censura. Perché non presentare la proposta al congresso del Pdl quando si farà? Se si è contrari a una proposta non si esce da un partito, semplicemente si discute. È questa la differenza di metodo che dobbiamo imporre da subito nel nuovo partito. Come si faceva nella: si discuteva notti intere sui contenuti delle leggi e si trovava sempre un punto d'accordo. Ed eravamo tutti orgogliosi di vedere il nostro partito vincere per 40 anni di seguito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J93CI">Il Tempo - Anna De Rubertis</a>Gianfranco ROTONDI: «Ma io, cattolico, difendo i gay» - INTERVISTA2008-09-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359187Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Sono un politico di ispirazione cristiana che non prende ordini e non si fa spaventare dagli anatemi». Non perde l’abituale ironia e dice che alla fine avrà gli applausi «sia della Cei che dell’Arcigay», ma ci va giù duro, Gianfranco Rotondi. Nel giorno in cui Avvenire lo chiama in causa con un corsivo, accusandolo di incoerenza per l’annunciato progetto di legge sulle unioni civili, il segretario della Nuova democrazia cristiana dedica l’ora di pranzo a ribaltare l’argomentazione contro il quotidiano dei vescovi. Di più: arriva anche a toccare le ragioni personali per le quali non ritiene incoerente il suo agire, anche in difesa dei diritti dei gay: «Mi sono sposato in chiesa, ma tutto ciò che è al di fuori di questo patto eterno davanti a Dio, per me che sono cristiano, è interessante solo su questa terra», spiega. E aggiunge: «Per me occuparmi dei diritti dei gay è come parlare dei diritti dei divorziati e dei loro figli. Non tutti i peccati sono reati».<br /><br />
<b>
Non avverte su di sé l’incoerenza di cui l’accusa il quotidiano della Cei?</b><br />
Avverto l’incoerenza giornalistica di Avvenire. Nei giornali le fonti si verificano sempre. Loro no: lanciano un anatema preventivo senza sapere cosa voglio fare. La mia sfida sarà preparare un testo nel quale anche il quotidiano della Cei si troverà d’accordo.<br />
<b>Ma i valori? Gli appelli di Benedetto XVI? La famiglia come nucleo portante della società?</b><br />
Senta, io sono un indegnissimo erede di De Gasperi, Moro e Sullo, contro cui pii corsivi furono indirizzati per fermare l’alleanza coi partiti laici, il centrosinistra, la riforma urbanistica. E mi dispiace che siamo tutti caduti in miseria, ma il metodo rimane lo stesso: aderire ai principi, non obbedire ai corsivi. Così potrà crescere quella nuova classe dirigente auspicata da Benedetto XVI.<br />
<b>
Ma si ricorda il putiferio che è venuto giù tra Pacs, Dico e Cus?</b> <br />
Il politico cristiano deve risolvere i problemi di tutti. Non mi invento io i figli delle coppie di fatto e i conviventi senza diritti.
All’epoca, il centrosinistra ha adottato una soluzione ideologica, dal presupposto inaccettabile: equiparare le convivenze alla famiglia. Non è certo il nostro obiettivo. <br />
<b>Intendete tutelare anche le unioni gay?</b><br />
Ma perché mai i gay non dovrebbero aver diritto ad assistersi reciprocamente nella malattia o a succedere nel contratto di affitto? Fare una legge che, agendo sui diritti soggettivi, garantisca questo significa risolvere questioni pratiche. Questioni che la saggia Dc avrebbe chiuso con un compromesso e una leggina, magari a Ferragosto.<br />
<b>Due anni fa Prodi ha fatto un buco nell’acqua. Perché ricominciare?</b><br />
Dirò una cosa molto dura, ma è ora di farlo. Sono un cristiano, mi sono sposato prima in municipio e poi in chiesa. La sera prima delle nozze a mia moglie ho detto pensaci bene, siamo cristiani, per noi è per sempre. Tutto quello che è fuori da questo patto eterno davanti a Dio, per me che sono cristiano, è interessante solo su questa terra; ed io, come legislatore, i diritti dei mortali li amministro solo su questa terra: quindi per me occuparmi dei diritti dei gay è come parlare dei diritti dei divorziati e dei loro figli. E un affare terreno, doveroso per chi, pur da cristiano, deve legiferare per tutti e tenendo unita la società. Come disse Rocco Buttiglione - incompreso - a Strasburgo non tutti i peccati sono reati e viceversa. È una distinzione che fonda la cultura liberale e spiega perché uno come me, che in quarant’anni non ha mai perso una messa, si affatichi tanto per le vedovanze fuori sacramento.<br />
<b>E’ ottimista sui risultati?</b><br />
Brunetta ha un geniaccio tale che alla fine applaudiranno sia la Cei che l’Arcigay.<br />
<b>La proposta di legge a che punto è?</b><br />
Nero su bianco non c’è ancora nulla. L’importante è che sarà a costo zero per lo Stato.<br />
<b>Non ci sarà la reversibilità della pensione?</b><br />
Esatto: così abbiamo chiuso la polemica sull’ipotesi che si tratti di una famiglia alternativa. Vogliamo invece introdurre diritti nelle cure, nella successione nel contratto di affitto e nella proprietà della casa. Proponiamo una sorta di contratto unico valido davanti allo Stato, limitatamente alle questioni accennate e restando nell’ambito del diritto privato. <br />
<b>
Chi sarà della partita?</b><br />
Ci sono altri colleghi attenti al tema: questo corsivo di Avvenire è stato coli rapido perché si sa che cattolici eminenti e anche eminenze hanno approvato le mie dichiarazioni.<br />
<b>Come rassicurerà i cattolici?</b> <br />
Il testo nascerà da un dibattito culturale che partirà dal mondo cattolico. Sentirò anzitutto colleghi come Pezzotta, Binetti,Volontè ed altri. Ed è chiaro che l’iniziativa avrà successo solo se ci sarà più o meno l’unanimità. Altrimenti non partiamo neanche.<br />
<b>
E perché un Parlamento di centrodestra dovrebbe venirvi dietro?</b><br />
I veri conservatori sono quelli che al momento giusto sanno salvare il minimo indispensabile: altrimenti la rivoluzione li travolge. <br />
<b>Il Pdl travolto da masse di coppie di fatto?</b><br />
Voglio dire che se lasciamo il problema irrisolto e, per un malaugurato accidente, il governo dovesse cadere... La Chiesa lo sa come risolverebbe il problema la sinistra tornata al potere? <br />
<b>Lo dica lei.</b> <br />
Alla Zapatero. Perciò, qua giù nelle retrovie c’è un manovale cristiano al lavoro.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=128435">Liberal - Susanna Turco</a>Antonio MAZZOCCHI: «Non è più tempo di ipocrisie» - INTERVISTA2008-09-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359158Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
Dopo essere stato spazzato via, tra la fine della prima e l'inizio della seconda Repubblica, il partito di Don Sturzo, buona parte dei politici dell'area democristiana è finita l'una contro l'altra. A fare cosa? "A farsi del male", dice Antonio Mazzocchi, deputato e questore alla Camera, rappresentante di An e capo del movimento dei Cristiano Riformisti.Che vuole essere punto di riferimento del "malessere" che si respira tra i rappresentanti politici del pensiero cattolico liberale. "Paghiamo lo scotto del silenzio. Ci siamo zittiti addirittura sulla libertà di culto", spiega il leader dei Cr, rilanciando la palla sulla questione choc delle violenze subite dai cattolici in tutto il mondo da parte dei fondamentalisti islamici e indù. «Ha ragione Panebianco sul Corriere della Sera - conferma Mazzocchi - Sulla vicenda delle violenze contro i cattolici nel mondo, non si parla. È tabù. Tutti a fare quadrato sul multiculturalismo».<br />
<b>Davvero tanto disinteresse per i cristiani trucidati, dove è di casa il fondamentalismo religioso di altre fedi?</b> <br />
«I paroloni non servono. È facile affermare che la Chiesa è forte e quindi non ha bisogno del potere politico. È la politica che così si fa da parte e si lacera nel suo laicismo, a sinistra come a destra. Discutere solo di crocifissi, se appenderli o no sui muri delle aule scolastiche, può essere utile, ma c'è altro. Dobbiamo tentare altre strade. Non quella utopica della riunificazione del "grande centro". Quello è un percorso diverso, il discrimine tra volere e potere. Intanto tiriamo fuori la "voce", non deleghiamo i temi etici e quelli sui quali i cattolici e non, hanno diritto di parola. Domani noi Cr aderiamo alla fiaccolata promossa da Liberal, per difendere quei cristiani perseguitati da un certo integralismo orientale per il solo fatto di esserlo».<br />
<b>Chiediamo l'embargo per questi Paesi.</b><br />
«Cerchiamo di mantenere i piedi per terra. Chi ha il coraggio di farsi harakiri non facendo affari con la Cina e con l'India? Nessuno. Servono altre strade, non muro contro muro, così alimenteremmo i fuochi d'ulteriori violenze".<br />
<b>E, allora, che si fa, si sta zitti?</b><br />
«Penso che la strada da seguire sia quella del confronto su base internazionale. Una sorta di diplomazia interreligiosa, ma su basi politiche. So che c'è chi sarebbe pronto ad obiettare "Libera Chiesa, libero Stato", per liquidare la questione. Invece, qui non stiamo trattando un problema religioso, ma dei diritti dell'uomo e della donna. Valori dell'intero sistema Occidentale. Chiediamo un intervento sul piano diplomatico al ministro Frattini. Si sta diffondendo l'intolleranza contro le popolazioni cristiane. Solo perché, a differenza degli islamici e degli indù indiani, la religione cristiana mette uomini e donne sullo stesso piano, stessi diritti, nessuna casta. Sarebbe opportuno che maggioranza e opposizione discutessero con serenità in Parlamento».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J67DP">Il Tempo - Silvia Tempestini</a>