Openpolis - Argomento: Adriano Sofrihttps://www.openpolis.it/2008-09-15T00:00:00ZSandro BONDI: La lezione di Fini contro le dittature.2008-09-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359342Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) - Ministro Beni e Attività Culturali (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Ilvo Diamanti scrive giustamente che "è difficile guardare avanti quando si continua a camminare con la testa voltata indietro", a proposito di un passato che riaffiora di continuo nelle discussioni politiche.<br />
<b>Ma come dare torto a Walter Veltroni quando teme la perdita della memoria da parte dell'opinione pubblica italiana?</b> <br />
Fra questi due estremi si pone il problema dell'unità nazionale e, in ultima analisi, il fondamento più solido della nostra democrazia.<br />
La memoria del nostro passato continua purtroppo ad alimentare contrapposizioni e divisioni politiche. Sia che si parli del fascismo che addirittura del Risorgimento. Basti pensare alle incredibili dichiarazioni di una persona colta come Adriano Sofri, che aveva dato l'impressione di aver riflettuto con drammatica sofferenza e lucida intelligenza alla storia dell'estremismo rivoluzionario. Oppure alle incredibili parole pronunciate ieri dallo stesso Veltroni, sì proprio Veltroni l'uomo del dialogo e del rinnovamento della sinistra, sul valore del comunismo, sia pure nella sua tragica grandezza (sic).<br />
Quanto siamo lontani da un Paese normale. Eppure solo una memoria condivisa del nostro passato può al contrario rendere normale la nostra democrazia e vita politica. Bene ha fatto perciò il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a ripetere il giudizio inappellabile nei confronti del fascismo. In questo modo, il leader di Alleanza Nazionale e del costituendo Partito della Libertà compie un atto di verità, favorendo al tempo stesso l'evoluzione positiva dell'intero sistema politico italiano.<br />
Quando anche nel nostro Paese tutti saranno disposti a dichiarare la stessa e inequivocabile condanna verso tutti i totalitarismi che hanno funestato il Novecento (l'equivalenza di nazismo, comunismo e fascismo), allora saremo davvero sicuri di essere diventati una democrazia normale, di cui la libertà e la democrazia sono gli unici valori fondanti. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J8A62">Il Tempo - Sandro Bondi</a>Marco PANNELLA: Io difendo Sofri.2008-09-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359335Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Questa volta il suo scritto è stato ben più breve, consono al titolo, «Piccola posta», della sua rubrica sul Foglio. Ma non certo meno incisivo. Ieri Adriano Sofri sul giornale di Giuliano Ferrara è tornato a parlare dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. E non ha esitato: «Salvo che si usi il termine terrorismo come un generico insulto, l’omicidio di Calabresi non può passare, nella versione che ne hanno dato imputazioni, processi e sentenze, per un atto di terrorismo». Punto. <br /><br />
Non molla il colpo l’uomo che proprio per l’omicidio di quel commissario di polizia milanese sta scontando ventidue anni di carcere. Fuori il dibattito ferve: fu un atto di terrorismo l’omicidio del giovane Calabresi? Del resto questa volta è stato lui, Sofri, a scatenarlo. E sono in tanti adesso che vanno contro le sue parole, le sue convinzioni. Tanti da sinistra, anche. Non Marco Pannella.
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Il leader radicale ieri pomeriggio ha dedicato quasi un’ora proprio alla vicenda Sofri-Calabresi, la metà del tempo della sua conversazione settimanale con Massimo Bordin, lì nella diretta dalla radio del partito. «Sono molto grato ad Adriano...», il suo esordio prima di tagliar corto sulla domanda di base: fu terrorismo? Marco Pannella è serafico, si rifà al passato. Al suo: «Ricordo che quando giunse la notizia del mandato di arresto per Sofri, vent’anni fa, scrissi: "Non dobbiamo aver paura di nulla nella storia di Adriano. Poiché è vero che il potere e il terrorismo hanno avuto il loro rapporto, ma questo non c’entra nulla con la storia di Sofri. Con questa storia. Diamo un esempio e diciamo noi cosa sappiamo di quella storia».
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Vent’anni dopo di quella storia si sa soltanto quello che i giudici hanno scritto, con grande chiarezza: fu Sofri il mandante dell’omicidio. E’ lui che sta scontando la pena. E di questo Pannella non si dà pace. «Io voglio sapere sé per la nostra cultura, la nostra civiltà, il diritto positivo, per uno come lui è ancora giustificata la detenzione. L’ho chiesto in tutti i modi, anche alla Corte Costituzionale. Mai avuto risposta. Eppure in questi anni Adriano ha dimostrato come ha chiuso Lotta continua, come ha vissuto in galera, come tutto questo...» .
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Le ultime considerazioni sono tutte per l’anarchico Pino Pinelli. E’ Massimo Bordin che lancia a Pannella la provocazione: «Il caso Pinelli è una vergogna che lo stato italiano deve ancora sanare, mentre siede in Parlamento il giudice che chiuse il suo caso dicendo che in questura Pinelli ebbe un "malore attivo"....». Rilancia Pannella, sarcastico: «E’ il fascismo dell’antifascismo».
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=128668">Corriere della Sera - Alessandra Arachi</a>Francesco GIORDANO: «Un commissario vale quanto un comunista». - INTERVISTA2008-09-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359291<br />
<b>L'ex leader del Prc: Sofri sbaglia, il poliziotto fu una vittima come Guido Rossa e Bachelet</b><br /><br />
ROMA — «Il mio è un giudizio politico, nulla a che fare con le sentenze della magistratura. So bene che gli imputati del caso Calabresi non sono mai stati condannati per terrorismo... però dico che quell'omicidio fu un atto di terrorismo. E che valenza terroristica ebbero tutti gli omicidi di cui si macchiarono le Brigate rosse in quegli anni, per citarne solo due Vittorio Bachelet e Guido Rossa». Parola di Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione Comunista dal 2006 al 2008. La sua critica a Adriano Sofri è chiara così come il totale appoggio a Piero Sansonetti, direttore di «Liberazione», che ha attaccato lo scritto dell'ex leader di Lotta continua apparso su «Il Foglio» l'11 settembre scorso.<br />
<b>Piero Sansonetti attacca Sofri: non si può «distinguere in base alla biografia delle vittime», scrive il direttore di «Liberazione».</b><br />
«Mi ritrovo fedelmente nelle contestazioni di Piero. Quella distinzione di Adriano, anche se maturata in un lungo ragionamento culturale e politico, è sbagliata. Premetto, a scanso di equivoci, di non aver mai creduto alla colpevolezza di Sofri nella vicenda Calabresi. Mi sono sempre battuto per una soluzione politica e continuerò a farlo: Adriano deve poter lasciare, dopo anni, una condizione dolorosa di detenzione che ormai è stata lunghissima. Detto questo, non posso condividere la separazione che lui sembra voler compiere tra un terrorismo di natura stragista, che fa della violenza il fine per gettare nel panico un nemico indistinto, dagli atti di sangue contro i singoli che in qualche modo potrebbero — secondo lui — portare a un recupero, in via drastica, di torti subiti...».<br />
<b>Anche quello è terrorismo, dunque?</b><br />
«Lo ripeto. Senza dubbio. Come potrei maturare un giudizio diverso? Sansonetti parla correttamente di giustizialismo. E io non sono un giustizialista. Non lo sono nella versione vendicativa con cui spesso le istituzioni statali decidono di rivalersi verso una persona che ha sbagliato: sono culturalmente contro l'ergastolo e a favore di pene alternative al carcere. Figuriamoci se posso essere giustizialista nel caso di forme violente, e magari nel nome di una "altra giustizia"».<br />
<b>Tornando alla distinzione di Sofri...</b><br />
«Ecco, ripeto, qui Adriano veramente sbaglia. Prendendo per buono quel distinguo, come ha correttamente argomentato Piero Sansonetti, si potrebbe arrivare a sostenere che l'omicidio di un poliziotto non è un atto di terrorismo. Non sono d'accordo. Io non posso distinguere tra un militante comunista e un commissario di polizia».<br />
<b>Sansonetti arriva anche a un'altra conclusione. Cioè che così si azzererebbero anni di discussione politica.</b><br />
«Giustissimo. Ammettere una diversa classificazione vorrebbe dire veramente annullare un dibattito maturato a sinistra e che ha permeato ormai persino chi ha praticato la lotta armata negli anni Settanta. Sansonetti paventa possibili disastri culturali e politici, e anche qui concordo con l'analisi. Su un punto, però, sono completamente d'accordo con Adriano. Trovo il passaggio su Licia Pinelli giustissimo. C'è stata incapacità, da parte dello Stato e delle istituzioni pubbliche così come della società civile, di riconoscere alla famiglia Pinelli la stessa intensità del dolore della famiglia Calabresi».<br />
<b>In quanto, appunto, al comportamento negli anni della famiglia Calabresi?</b><br />
«Ho sempre avuto la massima considerazione per loro. Ho conosciuto Mario, il figlio giornalista, negli anni di lavoro alla Camera e ne ho sempre apprezzato la bravura e la correttezza. In quanto alla vedova e a tutti loro, trovo straordinaria la modalità in cui sono riusciti a vivere il loro dolore: indiscutibile compostezza, sempre la ricerca della giustizia e mai della vendetta. Il tutto con profonda sofferenza e non comune dignità». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/08_settembre_14/sofri_intervista_giordano_comunista_commissario_12616360-8230-11dd-9b8b-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it - Paolo Conti</a>