Openpolis - Argomento: decreti leggehttps://www.openpolis.it/2012-08-08T00:00:00ZGiorgio NAPOLITANO: "Troppi decreti? Ci sono state emergenze e urgenze senza precedenti"2012-08-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648086Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Promulgata la spending review. In 8 mesi, 34 ricorsi al voto di fiducia.
<p>In Italia ci sono "emergenze e urgenze senza precedenti, è innegabile".
<p>Lo dice il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a margine della firma al Quirinale della legge di conversione del dl spending review. Il Presidente usa queste parole per 'motivare' l'azione del Governo che nell'ultimo anno ha fatto "frequente ricorso decretazione d’urgenza e alla posizione di questioni di fiducia”.
<br><br/>fonte: <a href="http://qn.quotidiano.net/politica/2012/08/08/755870-napolitano-spending-review-crisi-economica.shtml">quotidiano.net</a>Giorgio NAPOLITANO: «Attenzione a modifiche, in sede di conversione dei decreti-legge, eterogenee e di dubbia coerenza con i principi e le norme della Costituzione»2011-02-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558414Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha oggi inviato una lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, nella quale ha richiamato l'attenzione sull'ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto-legge cosiddetto "milleproroghe".
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Il Capo dello Stato, nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall'inizio del settennato, ha messo in evidenza che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge.
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<b>Si rende noto il testo integrale</b> della lettera che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente del Senato, Renato Schifani, al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi:
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"Onorevoli Presidenti,<br />
ho attentamente esaminato i contenuti delle modifiche e delle aggiunte apportate, nel corso dell'esame al Senato, al disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle famiglie e alle imprese.
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Devo innanzi tutto osservare che il disegno di legge di conversione del decreto-legge è stato presentato dal Governo al Senato il 29 dicembre 2010 (A.S. 2518), ed assegnato alle Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio il 7 gennaio 2011. L'esame in sede referente, iniziato il successivo 19 gennaio, si è concluso l'11 febbraio, con l'approvazione di 104 emendamenti. Nello stesso giorno è iniziato l'esame in Assemblea, che si è concluso mercoledì 16 febbraio con l'approvazione del maxiemendamento presentato dal Governo, sul quale è stata posta la questione di fiducia, che riproduce il testo delle Commissioni con l'aggiunta di numerose altre disposizioni. L'esame in prima lettura ha dunque consumato 50 dei 60 giorni tassativamente previsti dalla Costituzione per la conversione in legge dei decreti-legge nonostante che l'esame nell'Assemblea del Senato si sia concentrato in pochi giorni.
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A seguito delle modifiche apportate dalle Commissioni del Senato e dal Governo con il successivo maxiemendamento, al testo originario del decreto-legge, costituito da 4 articoli (di cui il terzo relativo alla copertura finanziaria e il quarto all'entrata in vigore) e 25 commi, sono stati aggiunti altri 5 articoli e 196 commi. Molte di queste disposizioni aggiunte in sede di conversione sono estranee all'oggetto quando non alla stessa materia del decreto, eterogenee e di assai dubbia coerenza con i princìpi e le norme della Costituzione.
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E ciò è avvenuto nonostante l'intendimento manifestato dal Governo al Capo dello Stato in sede di illustrazione preventiva del provvedimento d'urgenza, poi confermato con l'approvazione del testo da me successivamente emanato, di limitare a soli tre mesi le proroghe non onerose di termini in scadenza entro il 31 dicembre 2010, rendendo facoltativa la ulteriore proroga al 31 dicembre 2011 di quei termini e degli altri indicati in apposita tabella attraverso l'eventuale adozione di uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze; nonché di prevedere pochi e mirati interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie.
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E' appena il caso di ricordare che questo modo di procedere, come ho avuto modo in diverse occasioni di far presente fin dall'inizio del settennato ai Presidenti delle Camere e ai Governi che si sono succeduti a partire dal 2006, si pone in contrasto con i principi sanciti dall'articolo 77 della Costituzione e dall'articolo 15, comma 3, della legge di attuazione costituzionale n. 400 del 1988, recepiti dalle stesse norme dei regolamenti parlamentari. L'inserimento nei decreti di disposizioni non strettamente attinenti ai loro contenuti, eterogenee e spesso prive dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, elude il vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione dei decreti legge.
<p>Inoltre l'eterogeneità e l'ampiezza delle materie non consentono a tutte le Commissioni competenti di svolgere l'esame referente richiesto dal primo comma dell'articolo 72 della Costituzione, e costringono la discussione da parte di entrambe le Camere nel termine tassativo di 60 giorni. Si aggiunga che il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia realizza una ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento.
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Tali considerazioni sono state da me ribadite ancora di recente con la lettera in data 22 maggio 2010 inviata in occasione della promulgazione della legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40 in materia di incentivi, recante le norme anti-evasione di contrasto alle c.d. frodi-carosello.
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Sono consapevole che una eventuale decisione di avvalermi della facoltà di richiedere una nuova deliberazione alle Camere del disegno di legge in esame ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, per il momento in cui interviene a seguito della pressoché integrale consumazione da parte del Parlamento dei termini tassativamente previsti dall'art. 77 della Costituzione, potrebbe comportare la decadenza delle disposizioni contenute nel decreto-legge da me emanato nonché di quelle successivamente introdotte in sede di conversione: ed è questa la ragione per la quale vi sono solo due precedenti in cui tale facoltà è stata esercitata nei confronti di disegni di legge di conversione di decreti-legge dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 360 del 1996 che ha ritenuto di norma costituzionalmente illegittima la reiterazione dei decreti-legge (entrambi da parte del Presidente Ciampi, che in data 29 marzo 2002 e 3 marzo 2006 chiese una nuova deliberazione alle Camere sulle leggi di conversione dei decreti-legge 25 gennaio 2002, n. 4 e 10 gennaio 2006 n. 2).
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Devo osservare peraltro che l'ordinamento prevede la possibilità di ovviare a tali inconvenienti, attraverso sia la regolamentazione con legge dei rapporti giuridici sorti sulla base del testo originario del decreto, sia la riproposizione in uno o più provvedimenti legislativi, anche di urgenza, di quelle disposizioni introdotte in sede di conversione che si ritengano conformi ai princìpi costituzionali. Inoltre allorché, come in questo caso, la decadenza del decreto-legge sia riconducibile al rinvio del disegno di legge di conversione in legge ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, anziché alla mancata conversione da parte delle Camere nei termini stabiliti dall'articolo 77, ritengo possibile anche una almeno parziale reiterazione del testo originario del decreto-legge.
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Ho ritenuto di dovervi sottoporre queste considerazioni perché a mio avviso non mancherebbero spazi, attraverso una leale collaborazione tra Governo e Parlamento da un lato e fra maggioranza ed opposizione dall'altro, per evitare che un decreto-legge concernente essenzialmente la proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge finanziaria dai contenuti più disparati.
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Mi riservo altresì, qualora non sia possibile procedere alla modifica del testo del disegno di legge approvato dal Senato, di suggerire l'opportunità di adottare successivamente possibili norme interpretative e correttive, qualora io ritenga, in ultima istanza, di procedere alla promulgazione della legge. Devo infine avvertire che, a fronte di casi analoghi, non potrò d'ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l'ordinamento prevede nella eventualità della decadenza di un decreto-legge, come ho sopra ricordato".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=14620">Il Quirinale.it</a>Furio COLOMBO: Governo con il morto (È lo stile Gasparri, fascismo senza più maschere)2010-12-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548925Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Gli ultimi giorni di ciò che resta di Berlusconi e del suo governo amputato saranno pericolosi. Alcune cose le sappiamo. Altre accadono senza portare alcuna chiarezza. Dubbi o discussioni su ciò che è accaduto vengono fatti passare come un insidioso screditamento della polizia.
<p>Invece è una critica, per forza durissima, del ministro dell’Interno, incompetente, portato come gli altri quadrumviri leghisti, alla rissa, e apparso impegnato fin dall’inizio a far apparire le manifestazioni anti-Gelmini come “criminali” (parole sue) pericolose fin da quando i ragazzi venivano avanti con i titoli dei libri sugli scudi di cartone.
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Che tutto dipenda da chi sta al Viminale lo dimostra il tragico e caotico periodo Scajola (il G8 di Genova) e l’ordinato e civile periodo Pisanu pur nello stesso sgangherato governo. Ma adesso il pericolo è grande non solo per la guida priva di saggezza e di equilibrio di Maroni.
<p>Un segnale d’allarme ce lo dà l’articolo di Sergio Rizzo (<a href="http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/View.aspx?ID=2010122017460657-1">Corriere della Sera, 17 dicembre</a>) nota che decine di provvedimenti del Consiglio dei ministri, compresi i decreti legge che entrano subito in vigore, vengono approvati in due (due) minuti. È lo stile fascista ma senza una visione del Paese e del mondo che il fascismo, sia pure in modo spregevole, aveva.
<p>Per chiarire il senso francamente fascista di questi giorni che promettono rischio costituzionale e pericolo fisico, entra in scena il senatore Gasparri. Questa volta il suo modo confuso e sconclusionato di esprimersi diventa una chiara minaccia e mostra la scomparsa di ogni finzione.
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Annuncia che il prossimo corteo di studenti sarà gremito di assassini. Propone, in modo folle ma esplicito, l’arresto preventivo. Con questo presagio tragico si aprono gli ultimi giorni di Berlusconi, i più distruttivi. Il titolo lo lancia – per incarico di Berlusconi – il settimanale Panorama: “Vogliono il morto”. <br />
È lo stile Gasparri, fascismo senza più maschere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=W8G98">Il Fatto Quotidiano - Furio Colombo</a>DANIELA SBROLLINI: Decreto incentivi: “Un fallimento, non ha aiutato le famiglie e nemmeno le imprese”.2010-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it499905Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Siamo di fronte alla trentaduesima Fiducia messa dal Governo su un suo provvedimento e questo la dice lunga sulla considerazione che la maggioranza ha del Parlamento”.
<p>Lo dichiara Daniela Sbrollini, deputata del Pd, a margine della votazione alla Camera della Questione di fiducia sul cosiddetto “Decreto incentivi”.
<p>Così svuota l’assemblea di qualunque funzione. Oltretutto sono provvedimenti non incisivi. Il decreto incentivi si sta rivelando un fallimento. I consumi, ovviamente, non sono aumentati vista la crisi che sta stringendo il Paese in una morsa. E non si sono avvantaggiate nemmeno le imprese. In entrambi i casi c’è bisogno di politiche più incisive, che colpiscano i problemi veri. Lavoro e welfare, questi i temi su cui ci aspettiamo una risposta e su cui, in questi anni, invece, sono maturati solo tagli”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1344">partitodemocraticoveneto.org</a>Renato BRUNETTA: Riforme. «I decreti legge sono stati e sono la nostra salvezza»2010-01-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475321Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«I decreti legge sono stati e sono la nostra salvezza», sostiene invece il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, in una lettera a La Stampa. Secondo il ministro, «non da oggi, ma dai primi giorni della neonata Repubblica», i decreti legge sono «l'unico strumento per governare questo Paese».
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Senza i decreti legge, secondo Brunetta, «nemmeno quel poco che si fa si riuscirebbe a farlo o si dovrebbe farlo al costo di negoziati infiniti».
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L'uso eccessivo dei decreti leggi, per il ministro, «è una conseguenza e non una causa. La conseguenza di istituzioni parlamentari antiquate e di una cultura politca assemblearista che continua a resistere». La cultura a cui si riferisce Brunetta è quella per la quale il ruolo dell'opposizione è quello di «codecidere e urlare alla lesa maestà del Parlamento se la maggioranza non contratta ogni misura».
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Brunetta intravede la possibilità di rinunciare all'eccesso di decreti legge solo «se insieme si rinunciasse alla cultura della codecisione e della malintesa centralità del Parlamento e del misticismo del potere di emendamento».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilmattino.it/articolo_app.php?id=25700&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=">il Mattino.it</a>Gianfranco FINI: «Il governo non detti l'agenda legislativa al Parlamento»2010-01-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it475295Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Uso distorto della decretazione di urgenza che soffoca il libero dibattito»
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Non spetta al governo dettare l'agenda dei lavori in Parlamento. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lancia un nuovo duro monito ai colleghi della maggioranza. Lo fa durante una tavola rotonda a Montecitorio dedicata proprio a "Parlamento ed evoluzione degli strumenti della legislazione": «Proprio il confronto parlamentare è in grado di dare piena legittimazione democratica alla decisione politica - ha detto Fini -. Solo una visione mitologica della democrazia può infatti a ritenere che la funzione di governo si traduca automaticamente in un'agenda legislativa predefinita a senso unico».
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DECRETAZIONE DI URGENZA <br />
Fini parla di uso distorto della decretazione di urgenza, che «tende a limitare, o peggio a soffocare il libero dibattito parlamentare sulle grandi decisioni della politica pubblica». «La legittimazione democratica a governare - prosegue - non è solo un dato iniziale che scaturisce dalle urne, ma si rafforza giorno dopo giorno nell’affrontare e nel risolvere i problemi sempre nuovi e inattesi che si presentano sul terreno concreto dei bisogni della collettività». Il presidente della Camera valuta in modo profondamente negativo anche l'inflazione normativa che «è da contrastare in quanto mina le radici del principio della certezza del diritto» e «riflette la tendenza degli ordinamenti giuridici e dei poteri pubblici ad allargarsi ai più vasti settori della società». La quantità eccessiva di norme, conclude, determina «un alto tasso di disorganicità del sistema giuridico».
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<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_12/fini-governo-agenda-politica-parlamento_e40f71e6-ff65-11de-a791-00144f02aabe_print.html">Corriere.it</a>Vannino CHITI: «Pronti a dire sì a leggi più veloci dell’esecutivo ma in cambio stop ai decreti» - INTERVISTA2009-01-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383328Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
«Il Pd è pronto ad una riforma dei regolamenti parlamentari che garantisca tempi certi ai disegni di legge giudicati urgenti dal governo. Lo dicevamo quando stavamo al governo e non abbiamo cambiato idea. Non ci comporteremo come l’opposizione di destra nella passata legislatura, che alle nostre proposte oppose solo rifiuti». Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, risponde così alla sfida lanciata dal ministro Elio Vito. Sfida diretta al Pd: se vuole evitare la decretazione d’urgenza, collabori ad una modifica dei regolamenti parlamentari che rafforzi il ruolo del governo e velocizzi l’iter delle leggi. Sull’uso dei decreti-legge però Chiti obietta al suo successore nel ruolo di ministro per i Rapporti con il Parlamento: «I decreti del governo Berlusconi non nascono tutti dalla necessità. Sono la scorciatoia sistematicamente scelta per scansare i problemi interni alla coalizione e per eludere un confronto serio con l’opposizione».<br />
<b>
È innegabile che in questi otto mesi il governo si sia trovato ad affrontare gravi emergenze, prima fra tutte quella economica.</b><br />
«I numeri sono tali che la crisi non basta a spiegarli. In otto mesi questo governo ha emanato 30 decreti, più due formalmente varati da Prodi dopo le elezioni ma di fatto chiesti da Berlusconi. Nello stesso periodo il nostro governo, pur con una maggioranza assai più fragile, ne aveva fatti 16. Ma c’è ancora un’altra prova dell’abuso di decretazione che sta svilendo il ruolo del Parlamento...»<br />
<b>Quale prova?</b><br />
«Berlusconi si vanta di aver anticipato la Finanziaria a luglio. Ma in autunno il governo ha ulteriormente intensificato la produzione di decreti-legge e Tremonti sembra aver dimenticato i propositi di riformare la sessione di bilancio».<br />
<b>Forse perché ha ottenuto per via politica quel piano triennale di tagli che ora presidia i conti pubblici.</b><br />
«Se non si cambiano le regole, ogni Finanziaria futura sarà esposta all’assalto alla diligenza. E ogni governo si troverà ad usare strumenti inefficaci».<br />
<b>Ma il Pd è disposto a modificare le norme sulla sessione di bilancio?</b><br />
«Non solo siamo pronti: nella passata legislatura abbiamo anche avanzato proposte concrete. E ora da quelle proposte si può andare avanti. Non ho remore nel dire che spetta al governo fissare i saldi e che gli emendamenti devono muoversi entro quei limiti finanziari. Siamo pronti anche discutere di una forte limitazione degli emendamenti in aula. Alle opposizioni però va riconosciuto il diritto di presentare compiutamente il loro progetto alternativo. E all’intero Parlamento vanno assicurati nuovi strumenti di controllo efficace e continuo sul bilancio pubblico».<br />
<b>
Il Pdl vi aveva offerto un riconoscimento del governo-ombra. Ma allo stato anche il confronto sulla riforma dei regolamenti non dà segnali positivi.</b><br />
«Il Pd è pronto a riformare i regolamenti, purché nel quadro della Costituzione vigente. Se il Pdl vuole usare la leva regolamentare per modificare la forma di governo, allora il confronto non comincia neppure. Nella nostra proposta, già depositata, si prevedono tempi certi per i ddl governativi ritenuti urgenti. Ogni due mesi, il governo può approvare tre ddl nei tempi oggi garantiti ai decreti. Naturalmente deve rinunciare alla decretazione d’urgenza. E ogni due mesi anche l’opposizione deve portare al voto in aula almeno una sua proposta».<br />
<b>
Molti auspicano una legislatura costituente. Invece si continua a lavorare su riforme settoriali.</b><br />
«Bisogna cominciare con un impegnativo dibattito parlamentare e definire insieme una mozione di indirizzo. Poi, sulla base di quell’indirizzo, si può lavorare anche per comparti. L’importante è che le riforme rispondano ad un disegno coerente. Anche le buone riforme, da sole, possono diventare cattive».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KC5XE">Il Messaggero - Claudio Sardo</a>Elio VITO: «L’opposizione protesta per i troppi decreti? Allora dica sì a nuovi regolamenti» - INTERVISTA2008-12-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383277Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Rapporti con il Parlamento (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Troppe leggi di iniziativa del governo? «E’ fisiologico in tutte le democrazie mature». Non c’è neppure «un record di decreti legge, peraltro il Parlamento ha sempre approvato delle modifiche», semmai si sono trascurati i disegni di legge che prevedono riforme di settore. «Per migliorare l’attività legislativa del Parlamento» non è necessario cambiare la Costituzione, ma si può procedere «con modifiche ai regolamenti di Camera e Senato». E’ opportuno «il confronto» con l’opposizione. Così afferma, Elio Vito, ministro dei Rapporti con il Parlamento.<br />
<b>Ministro, sono state approvate più leggi di iniziativa governativa, ma troppi decreti intasano le Camere.</b><br />
«E’ una fisiologia di tutte le democrazie occidentali mature dedicare prevalentemente l’attività del Parlamento a esaminare i provvedimenti proposti dal governo. I quali provvedimenti sono nel programma scelto dagli elettori. L’iniziativa legislativa, però, resta saldamente nelle mani delle Camere tant’è vero che nessun provvedimento del governo è stato blindato, tutti i decreti legge sono stati modificati con l’approvazione di emendamenti da parte della maggioranza, a volte presentati dall’opposizione».<br />
<b>Ma il numero dei decreti legge, strumento apprezzato dal premier Berlusconi, è considerato elevato dal centrosinistra.</b><br />
«C’è un certo numero di decreti legge. Ma anche questo numero di decreti, che per la verità non rappresenta un record -in altre legislature, per lo stesso periodo, furono superiori - corrisponde all’esigenza del governo di far fronte alla crisi economica, alle situazione d’emergenza per i rifiuti e per Alitalia».<br />
<b>Tuttavia, la «singolarità» della situazione è stata segnalata sia dal Capo dello Stato sia dai presidenti delle Camere.</b><br />
«Con delle parole e delle espressioni che io condivido. Tutti hanno posto l’accento sul giusto rimedio. E il rimedio è rappresentato da modifiche dei regolamenti parlamentari, da fare in maniera condivisa, che permetta al Parlamento di dare tempi certi all’approvazione dei disegni di legge ordinari del governo, per i quali, fino ad oggi, occorre più di un anno».<br />
<b>L’anticipo della Finanziaria non sembra aver risolto la questione della riforma della sessione di bilancio.</b><br />
«Il fatto di aver avuto una finanziaria, dopo molti decenni, di poche norme che ha avuto un esame ordinato in Parlamento, approvata dopo molti anni senza nessun voto di fiducia, è un vero e proprio successo per il governo e il Parlamento».<br />
<b>Scusi, se ci fosse una Camera sola, la situazione sarebbe migliore?</b><br />
«Credo possibile rendere migliore l’attività legislativa del Parlamento anche senza modificare la Costituzione. Ovvero, con modifiche dei regolamenti oppure intervenendo sulle prassi di Camera e Senato».<br />
<b>Ed il confronto con l’opposizione è auspicabile?</b><br />
«E’ assolutamente necessario. Sono state presentate proposte di modifiche ai regolamenti da autorevoli esponenti dell’opposizione. E’ giusto rafforzare anche i poteri di indirizzo e di controllo del Parlamento nei confronti dell’attività del governo, questo corrisponde a un maggior riconoscimento del ruolo dell’opposizione». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KB6KG">Il Messaggero - Fabrizio Rizzi</a>Renato Giuseppe SCHIFANI: «Confronto aperto sulle nuove regole in Senato» - INTERVISTA2008-10-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375081Alla data della dichiarazione: Pres. Senato (Lista di elezione: PdL) - Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
<b>«Tempi certi per il governo e i decreti sicuramente diminuirebbero»</b><br /><br />
ROMA - Il Parlamento è troppo lento e Silvio Berlusconi la sua ricetta l’ha già
enunciata: governerò con i decreti, ovviamente sottoponendoli al vaglio del
Quirinale per i requisiti costituzionali di necessità e urgenza. Il centro-sinistra è
insorto. Con Di Pietro, e c’era da aspettarselo. Ma anche con Walter Veltroni e
tanto di deriva ”autoritaria”. Contro il pericolo che la legislatura salga sulle
barricate, Renato Schifani - presidente del Senato, da sempre fautore del dialogo
tra schieramenti - ha una ricetta. Che serve ad entrambi gli schieramenti. Ma
soprattutto serve al Paese. Eccola. «La frequente decretazione costituisce una
prassi da parte di tutti i governi, e questo proprio a causa del lento iter legislativo
ordinario», è la premessa. «Ma è chiaro che, in previsione di modifiche
regolamentari che snellissero tempi e procedure del lavoro parlamentare, la
richiesta di più decreti verrebbe, ne sono sicuro, molto ridimensionata. Significa
che un governo che, appunto grazie a nuovi regolamenti di Senato e Camera,
avesse la sicurezza di tempi certi per la pronuncia sulle proprie proposte, non
avrebbe nessun interesse a passare attraverso la rigorosa verifica dell’esame sui
presupposti di necessità e urgenza. Esame che, ricordiamolo, vede ormai in
campo anche la Corte Costituzionale. Con un quadro siffatto, verrebbe anche
spezzato il legame, certamente non opportuno, che spesso unisce decreti legge
e voto di fiducia e che riduce in modo assai forte la possibilità di intervento delle
aule di palazzo Madama e di Montecitorio». Insomma l’equazione giusta è tempi
certi uguale meno decreti.<br />
<b>Tuttavia, presidente, c’è una valutazione preliminare da fare: ha ragione
Berlusconi quando parla di tempi parlamentari troppo lunghi che
costringono il governo ad usare i decreti, o ha ragione il Pd quando accusa
il premier, a proposito di decreti, di non conoscere la Costituzione?</b><br />
«Berlusconi, come presidente del Consiglio, fa quello che hanno fatto tanti altri
governi in tema di decretazione d’urgenza. Proprio per ridurne l’uso, si rivolge ai
presidenti delle Camere ponendo la questione di una riflessione sui regolamenti.
Riflessione che è compito esclusivo dei due rami parlamentari attraverso i
rispettivi organi: giunta per il regolamento, assemblea, gruppi parlamenti,
presidenza. Attenzione, riprendo una considerazione a suo tempo fatta dal mio
predecessore Marcello Pera: il Parlamento che è uscito dalle urne non è più un
Parlamento di partiti bensì di coalizioni contrapposte. I regolamenti devono a mio
avviso rispondere a due diverse esigenze: da un parte, quella di un governo che
ha il diritto di veder esaminate le proprie proposte, specialmente quelle che
ritiene determinanti per la realizzazione del programma sottoposto agli elettori. Il
tutto in tempi ragionevolmente certi. Dall’altra, quello dell’opposizione a
controllare l’attività governativa, a far conoscere le proprie ragioni, a vedere
anche discusse ed esaminate proprie soluzioni alternative. Mi piace ricordare le
parole di Anna Finocchiaro quando in aula ha sottolineato ”la grande questione
del rapporto tra la democrazia e la decisione, in un mondo che esige ogni giorno
decisioni sempre più pronte a tenere conto di evoluzioni anche repentine ed
inaspettate dei settori dei quali siamo chiamati di volta in volta ad occuparci”.
Concordo con lei».<br />
<b>Presidente, parliamoci chiaro: è di queste ore il fatto che il premier accusi il
principale partito di opposizione di ”sfascismo”, mentre il Pd definisce
Berlusconi una «anomalia del sistema» e intravede «segnali di perdita della
democrazia». Le chiedo: lei ravvisa questa sorta di emergenza
democratica? E come è possibile che in questo clima l’opposizione si
mostri disponibile alle riforme regolamentari?</b><br />
«Io questa emergenza democratica non la ravviso. Certamente non in
Parlamento. Che funziona, come ha funzionato nella precedente legislatura,
grazie anche all’atteggiamento dell’opposizione che non ha assunto metodi
ostruzionistici. Vengono garantiti spazi a tutti, le Commissioni lavorano a pieno
regime. Personalmente non la colgo neanche nel Paese. Non respiro questo
clima. In Italia è garantita la libertà di comunicazione, di espressione e di critica
anche aspra. I cittadini vanno a votare ed esprimono liberamente il loro
consenso, le loro opinioni. Quanto alla seconda domanda, vorrei sottolineare che
in un sistema bipolare, in una democrazia dell’alternanza, l’opposizione di oggi
può avere legittime aspettative di divenire maggioranza domani, ed avrà allora
tutto l’interesse a realizzare il programma su cui gli elettori le hanno conferito il
mandato. Lei mi ha chiesto di parlare chiaro ed io lo faccio: con le riforme del
regolamento, ai poteri dati al governo dovrebbe corrispondere il riconoscimento
di un ruolo ”forte” dell’opposizione. Non spetta a me entrare nei dettagli ma è
evidente che l’obiettivo deve essere quello di aumentare i poteri di controllo
sull’attività di governo, di far conoscere con chiarezza le proposte alternative, di
vederle anche discusse e votate, con procedure definite, dalle due Assemblee».<br />
<b>Insomma secondo lei, nonostante le bordate reciproche, i margini per una
intesa bipartisan ci sono ancora...</b><br />
«Me lo auguro. Anche perchè le regole del gioco si dovrebbero cambiare di
comune accordo. Ed ho più volte dato atto del fatto che, qui in Senato,
maggioranza ed opposizione hanno sempre contribuito a definire il quadro delle
cose da discutere; dividendosi poi, ed è sacrosanto, su come quelle cose
dovessero essere realizzate. Aggiungo che per evitare il venir meno della fiducia
da parte dei cittadini nei confronti del Parlamento - ad oggi unico organo
direttamente rappresentativo della volontà popolare - risulta più che necessaria
una riforma che lo renda più pronto a rispondere ad esigenze che oggi spesso
vengono, diciamo così, ”scoperte” in ritardo. Dunque serve una maggiore
trasparenza dei nostri lavori. Un rapporto più stretto sul territorio non solo dei
singoli parlamentari ma dell’istituzione Parlamento non può che rinvigorire la
fiducia in quella che rimane, per me, pur con tutti i suoi limiti quotidianamente
ricordatici dalla stampa, il fondamento della nostra libertà: la rappresentanza
parlamentare scelta col libero voto dei cittadini».<br />
<b>Passiamo al tema del razzismo, presidente. Anche qui le chiedo: siamo in
presenza di fatti singoli seppur gravissimi, oppure almeno in questo caso è
giusto parlare di fenomeno ad ampio spettro e dunque ancora più
allarmante?</b><br />
«Una cosa è parlare di razzismo in Italia, un’altra è parlare di singoli episodi di
razzismo. Escludo che nel nel nostro Paese possa parlarsi di razzismo in senso
assoluto: non è nel Dna dei nostri valori, della nostra tradizione, che è intrisa di
tolleranza, accoglienza, aiuto ai più deboli ed emarginati, del rispetto delle etnie
e delle culture. L’Italia non è, non è stata e non sarà mai un Paese razzista. Altra
cosa è valutare episodi che non vanno sottovalutati, ma che appunto sono
singoli. Io li vedo come un risveglio da parte di quella frangia estremista e
fortunatamente minimale che ha reagito in maniera anomala a certi episodi
efferati (penso all’omicidio Reggiani) commessi ahimé da extra-comunitari. Io
sono andato a visitare in ospedale il signore cinese aggredito a Roma, ho parlato
con la moglie che mi ha chiesto: ma domani possiamo camminare per strada?
L’ho rassicurata sul fatto che il nostro è un Paese sano, che non accetta queste
forme di violenza. Aggiungo che poiché gli assalitori, purtroppo in questo e in altri
casi, sono dei minori, mi chiedo se non occorra che il legislatore faccia delle
proposte specifiche per il loro recupero. Il tema della violenza giovanile, del
teppismo, del bullismo è decisivo: forse servono risposte nuove rispetto a quelle
già esistenti per stroncare il fenomeno».<br />
<b>Ancora una questione, pure questa targata Parlamento. C’è uno stallo,
riprorevole, sia per quel che riguarda l’elezione di un giudice costituzionale
sia per l’elezione del presidente della Commissione di vigilanza Rai. Il
gioco dei veti incrociati tra partiti blocca entrambi. Per la Vigilanza, è stato
proposto il metodo della rosa di nomi rispetto all’indicazione secca del
dipietrista Orlando. Lei è d’accordo?</b><br />
«Come metodo, se accolto rappresenterebbe certamente un fattore di novità che
potrebbe essere l’avvio di un cambiamento di atteggiamento. Quando si parla di
”rose”, è sempre meglio. L’importante è che si tratti di rose reali, cioè di
candidature che riguardano esponenti sui quali si possa effettivamente innescare
la discussione e il confronto».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JGIW7">Il Messaggero - Carlo Fusi</a>Giorgio NAPOLITANO: Decreti, vigilerò con rigore.2008-10-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it375076Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br /><b>LO STOP DEL PRESIDENTE</b><br /><br />
Gentile Direttore,<br />
ho vivamente apprezzato il senso delle istituzioni cui era ispirato l'articolo di Michele Ainis (pubblicato su La Stampa di ieri), e la sua preoccupazione per ogni erosione delle prerogative e degli equilibri costituzionali.<br /><br />
In Italia si governa - come in tutte le democrazie parlamentari - con leggi discusse e approvate dalle Camere nei modi e nei tempi previsti dai rispettivi Regolamenti, e solo «in casi straordinari di necessità e di urgenza» con decreti (cioè «provvedimenti provvisori con forza di legge») che al Parlamento spetta decidere entro sessanta giorni se convertire in legge. Continuerò a esercitare a questo proposito - nessuno ne dubiti - con rigore e trasparenza le prerogative attribuitemi dalla Costituzione.<br /><br />
In quanto alla mancata elezione, da parte del Parlamento, del giudice costituzionale chiamato a sostituire il prof. Vaccarella dimessosi dalla carica nell’aprile 2007, il professor Ainis ricorda di certo come nella storia della Repubblica accadde più di una volta che si ritardasse a lungo nel colmare simili vacatio per l’assenza di un accordo tra maggioranza e opposizione. Ma non accadde mai che la soluzione venisse trovata attraverso la contestuale «contrattazione» della nomina di un giudice costituzionale che debba succedere ad uno dei cinque nominati dal Presidente della Repubblica. Non accadrà neppure questa volta: stia certo il professor Ainis che considero semplicemente ingiuriosa l’ipotesi che il Presidente possa piegarsi ad una simile, impropria e prevaricatoria, contrattazione tra partiti. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JGICL">La Stampa - Giorgio Napolitano</a>Silvio BERLUSCONI: Governo; Berlusconi insiste: Decreti ogni qual volta servira'2008-10-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it374988Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
<b>C'è il vaglio del Colle, il voto del Parlamento e la valutazione della Consulta</b><br /><br />
Il governo interverrà con decreti legge "su tutte le materie in cui è necessario intervenire con una decretazione d'urgenza" e non mancherà di porre la questione di fiducia ogni qual volta servirà, perché "la fiducia è un atto di coraggio e responsabilità e se un governo non la ottiene, se ne va a casa". <br />
Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, ribadisce la possibilità che il governo faccia un massiccio ricorso alla decretazione d'urgenza. Secondo il Cavaliere, anche in caso di decreto c'è il vaglio del Colle, il voto delle Camere e, casomai, un successivo vaglio della Corte costituzionale.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newspolitica/20081002_184600_2c459e8_47819.html">Apcom</a>Gianfranco FINI: A Berlusconi: no ad abuso di decreti.2008-10-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it374987Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
<i><b>Richiamo del presidente della Camera: «Faremo sentire la nostra voce»</b></i><br /><br />
<b>ROMA</b> - Una risposta chiara all'affondo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Il ricorso ai decreti legge rientra tra le prerogative del governo. Un eventuale abuso di questo strumento non solo determinerebbe valutazioni di tipo politico, ma anche il diritto della Camera di far sentire la propria voce»: lo afferma nell'Aula di Montecitorio il presidente Gianfranco Fini. <br /><br />
<b>RAPPORTO TRA GOVERNO E PARLAMENTO</b> - «È certo che fino a quando non sarà modificata la Costituzione, ed è mio auspicio che ciò possa avvenire entro questa legislatura, è evidente che il rapporto tra Governo e Parlamento è chiaramente indicato. E nessuno può pensare di comportarsi diversamente» ha aggiunto Fini rispondendo a esponenti dell'opposizione che gli chiedevano di intervenire in relazione all'annunciato incremento dell'uso dello strumento dei decreti legge da parte del presidente del Consiglio.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_02/fini_decreti_1122fb6a-9060-11dd-b050-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it</a>