Openpolis - Argomento: Congressohttps://www.openpolis.it/2018-05-18T00:00:00ZFRANCO MIRABELLI: Assemblea parli a Paese. Poi Martina ci porti al congresso subito2018-05-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it927323Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>“L’assemblea nazionale deve parlare al Paese, presentare un PD unito che discute della sconfitta del 4 marzo ma soprattutto si prepara a fare opposizione al governo dei populisti indicando sempre una prospettiva alternativa alla loro. D’altra parte nella discussioni di questi giorni fatico a trovare le motivazioni di una divisione. Siamo tutti d’accordo che serva il congresso subito per rilanciare il progetto del pd e credo sia di buon senso pensare che, in una fase politica come questa in cui ancora un governo non si è insediato, il pd abbia bisogno di un segretario che lo guidi per questi pochi mesi. Maurizio Martina ha governato questa fase difficile con equilibrio e intelligenza sarebbe difficile spiegare fuori di noi la ricerca di un’altra opzione visto il limite temporale che avrà questa segreteria. Penso che dentro questo ragionamento ci siano tutte le condizioni per l’unita e per eventuali altre scelte a garanzia di tutti”. Lo scrive su Faceboook il senatore <b>Franco Mirabelli</b>, vice presidente del gruppo del Pd.<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/pd/mirabelli-assemblea-parli-paese-martina-ci-porti-al-congresso-subito/">SenatoriPD</a>FRANCO MIRABELLI: Congresso dimostra che nostro è grande partito2017-04-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it778953Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>- "Capisco che ai giornali interessano di più le polemiche, ma sul congresso nei circoli del Pd non comprendo quali siano i dubbi sui numeri e non vorrei che, dando spazio a queste polemiche, si finisse per nascondere i fatti: e cioè che si è verificata una grande partecipazione democratica. Tutto si è svolto regolarmente, si è discusso e si è votato. Non ci sono altri partiti in Italia che in due settimane portano così tanti iscritti a discutere e a votare. In Lombardia ha votato oltre il 60% degli iscritti al Pd: una percentuale molto più alta rispetto al precedente congresso". Lo ha detto il senatore del Pd <b>Franco Mirabelli</b>, eletto a Milano, ad "Aria pulita" di 7 Gold.
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"Questa grande partecipazione democratica - ha proseguito Mirabelli - è un risultato importante, specie se si confronta con chi sceglie i propri candidati con pochi click sul web, salvo poi l'intervento del capo a sconfessare il risultato, come è accaduto a Genova. Il Pd conferma invece di essere un grande partito del popolo, con molti iscritti che si impegnano direttamente, discutono e votano e il 30 aprile si metterà nelle mani degli elettori la decisione di chi guiderà il Partito Democratico nei prossimi anni".
<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/pd/mirabelli-congresso-dimostra-nostro-grande-partito/">senatoriPD</a>FRANCO MIRABELLI: A congresso perché una buona legge sulle unioni civili è stata votata da tanti?2016-02-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it768934Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>“Si è votata la fiducia per una legge che era nel programma Pd e invece di far festa dobbiamo fare un congresso perché l’hanno votata in troppi?”. Lo scrive su twitter il senatore del Pd Franco Mirabelli.
<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/stampa/mirabelli-a-congresso-perche-una-buona-legge-sulle-unioni-civili-e-stata-votata-da-tanti/">senatoriPD</a>FRANCO MIRABELLI: Congresso, le idee prima della leadership2013-07-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it691728Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"Tra pochi mesi inizieremo la nostra discussione congressuale. Un appuntamento importante non solo per il Pd o il centrosinistra, ma per tutto il paese. Il risultato elettorale ci ha detto, in sintesi, che il progetto di un grande partito riformista non è riuscito a raccogliere quel consenso maggioritario per cui abbiamo lavorato. Non abbiamo conquistato il consenso di tanti italiani che chiedono alla politica di cambiare, chiedono riforme e partecipazione reale. Noi che siamo nati per rinnovare la politica e i partiti con l`ambizione di guardare al futuro e di costruire una forza all`altezza delle sfide dell`oggi e consapevole dei grandi cambiamenti avvenuti, proprio su questo abbiamo fallito: non siamo stati percepiti come sufficientemente credibili, anzi, siamo vissuti - certo ingiustamente - come parte di una vecchia politica distante dai cittadini, impegnata in pratiche incomprensibili, autoreferenziale, che vive di una vita propria estranea al vissuto dei cittadini. Tutto ciò nonostante il Pd abbia saputo rinnovarsi in questi anni a partire dalla scelta delle primarie. Siamo stati travolti comunque dalla crisi. Crisi del sistema politico che, senza riforme, rischia di trasformarsi in una crisi pericolosa della democrazia (le cui origini stanno certamente negli errori dei partiti, nella resistenza che c`è stata e c`è di fronte al cambiamento e in una corruzione e un malcostume diffusi). Ma la crisi sta anche nella difficoltà della politica nel mondo globalizzato di intervenire concretamente su processi che nascono e si sviluppano fuori dalla possibilità delle istituzioni di determinarli e in una dimensione che va oltre gli Stati nazionali. Crisi economica che ha prodotto conseguenze sociali pesantissime, domande diffuse e concrete a cui abbiamo risposto con una proposta che non è apparsa all`altezza dei drammi sociali di oggi né delle esigenze delle imprese. Non siamo riusciti a cambiare la percezione che buona parte dei ceti produttivi, soprattutto al Nord, hanno di noi. Di noi non si fidano. Per molti - ingiustamente ma dobbiamo farci i conti - rappresentiamo lo Stato inefficiente che con i suoi costi e le sue lentezze é vissuto come un nemico anziché un alleato e un sostegno".
<p>Lo ha scritto il senatore PD <b>Franco Mirabelli</b> in un articolo su <i>L'Unità</i>.
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"Se questi sono alcuni dei nodi che dovremo affrontare al congresso serve esserne consapevoli e interrompere una china che rischia di farci perdere di vista gli obbiettivi. <BR>Dobbiamo, prima di tutto discutere insieme, coinvolgendo gli iscritti e i nostri elettori in un confronto chiaro ed esplicito su come rilanciare il progetto del Pd, su quale partito vogliamo. Credo che il tema debba essere come affrontiamo i nodi che questi ultimi mesi ci hanno mostrato, su cui servono scelte e parole chiare e condivise. Siamo un partito che rilancia una proposta riformista per il Paese o cediamo alla tentazione di ridurci ad essere semplicemente l`alternativa a Berlusconi? A questa domanda serve rispondere senza ambiguità per evitare che si possano di nuovo verificare i cortocircuiti che ci hanno portato alle drammatiche giornate dell`elezione del Presidente della Repubblica e ad assumere posizioni timide su questioni importanti. Che partito siamo, come ha chiesto Bersani, uno spazio o un soggetto politico? Siamo in grado, oltre le primarie, di rispondere ad una domanda diffusa di partecipazione alle scelte della politica? Il congresso deve servire a questo e anche a sciogliere i nodi di questi giorni sulle riforme economiche e sociali necessarie, così come sulle riforme istituzionali, su cui possiamo avere un pluralismo di opinioni che non può però poi impedire la definizione di una proposta del Pd su un argomento decisivo per descrivere ogni progetto politico. Se questo deve essere il nostro congresso, ci si deve confrontare e decidere su questi temi e, seminai, su questo devono fondarsi le candidature e le scelte. È evidente che c`è una distanza tra come è iniziata la discussione e il bisogno di un confronto chiaro e trasparente sui nodi politici. Un congresso in cui si parte dalla discussione sulla leadership e che sembra si esaurisca nella discussione sulle regole non credo sia quello che si aspettano coloro che ci guardano per capire se e come sapremo reagire e mettere in campo un`idea di Paese.
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Tanto meno credo sia utile dare l`idea che questo congresso, come ogni tanto sembra, serva a decidere la data della fine del governo Letta, non solo perché così si da l`idea di non essere impegnati nel sostegno ad un governo che oggi serve al Paese finché produce risultati, ma anche perché restituiremmo di nuovo il senso di una politica autoreferenziale in cui le scelte vengono guidate dagli interessi di parte e non da quello dell`Italia", ha concluso <b>Mirabelli</b>. <br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocratico.it/doc/256871/congresso-le-idee-prima-della-leadership.htm">partitodemocratico.it</a>FRANCO MIRABELLI: I nodi da sciogliere nel PD2013-05-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it689221Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>“Ho aspettato qualche giorno a scrivere alcune riflessioni sulle giornate che hanno preceduto l'elezione del Presidente della Repubblica per provare a ragionare freddamente, senza essere troppo condizionato dalla rabbia e dalla delusione provata e dalla sofferenza che quelle vicende hanno provocato a tante e tanti che credono nel PD, a chi fa vivere questo partito quotidianamente col proprio impegno, il proprio sacrificio, dedicandovi tempo ed energie. <br>
Ho aspettato perché credo che la scorsa settimana la bocciatura di Marini prima e di Prodi poi da parte di decine di grandi elettori del PD, il colpo grande dato alla nostra credibilità dai franchi tiratori e le conseguenti dimissioni del segretario abbiano fatto emergere problemi irrisolti, nodi che il PD dovrà sciogliere a partire dal congresso per rilanciare il progetto politico e ricostruire un rapporto forte e leale col Paese e gli italiani. <br>
È evidente che non abbiamo vinto le elezioni e che sono stati fatti errori tattici e comunicativi ma non tutto si giustifica così. <br>
È altrettanto evidente che è stato uno sbaglio continuare a pensare che fosse possibile fare un'alleanza di governo con il Movimento Cinque Stelle quando era chiaro da settimane che da parte loro non c'erano né volontà né disponibilità a governare con chi considerano un nemico da abbattere. È stato un errore non dire apertamente che solo un dialogo col centrodestra poteva consentirci di avere la fiducia del Senato per un governo. <br>
Questo errore ha prodotto due conseguenze: innanzitutto ha fatto passare sessanta giorni dalle elezioni senza che il Paese avesse avuto un governo in una fase così difficile, caricandoci di fronte ai cittadini della responsabilità di bloccare le istituzioni mentre c'era più che mai bisogno di affrontare i problemi; poi ha creato un cortocircuito per cui si sono confusi i piani e si sono sovrapposte l'elezione del Presidente della Repubblica e la vicenda del governo. L'obbiettivo di dialogare sulle cariche istituzionali che ci eravamo dati, per una parte dell'opinione pubblica, è diventato un cedimento al centrodestra e, in questo quadro, una figura assolutamente limpida come quella Marini è diventata inaccettabile proprio perché poteva essere condivisa”. <br><br>Lo scrive il senatore PD <b>Franco Mirabelli</b>. <br><br>
“Tutto ciò ci dice che occorre fare scelte chiare su che partito è e vuole essere il PD. Possono anche convivere posizioni riformiste con spinte più radicali ma la direzione di marcia deve essere chiara e su questa va definita la nostra autonomia, che non può continuamente essere condizionata da ciò che fanno Grillo e Berlusconi. <br>
Decidiamo chi siamo e che cosa vogliamo, misuriamoci con i bisogni del Paese e costruiamo un progetto che non può essere continuamente messo in discussione. <br>
Siamo nati per unire i riformisti, rilanciamo questa scelta mettendo davanti a tutto l'interesse del Paese e non la preoccupazione per Berlusconi. Sappiamo bene che è un avversario e quanto male abbia fatto alla democrazia italiana ma non può essere questa la priorità del nostro agire. <br>
Oggi abbiamo scelto di sostenere il governo Letta per il Paese, perché può servire ad affrontare le emergenze sociali e a promuovere le riforme necessarie nonostante sia sostenuto da forze che sono e restano avversarie e lontane da noi. Oggi è possibile solo questo!”, prosegue <b>Mirabelli</b> <br><br>
“L'altra questione l'ha posta Bersani in Direzione dopo le bocciature di Prodi e Marini. Decidiamo cosa vogliamo essere: uno <i>spazio politico</i> o un <i>soggetto politico</i>? Un luogo utile per individualità alla ricerca di autopromozione e di riflettori o un partito che discute e a cui, però una volta deciso, si cede un pezzo di sovranità personale se si è eletti per garantire che ciò che si è deciso si faccia? <br>
Non credo che ci siano da fare troppi distinguo - se non morali - tra chi non ha rispettato le decisioni avendole contrastate in assemblea e chi ha votato sempre diversamente da ciò che si era deciso approfittando del segreto dell'urna. Ritengo, invece, che il tentativo di far apparire come un eroe chi ha votato, magari quattro volte su cinque, diversamente dal gruppo, mini alle fondamenta la stessa idea di partito, di convivenza, di fiducia reciproca. Se occorre più attenzione a garantire partecipazione e condivisione delle scelte si faccia ma vanno ristabiliti i principi elementari che regolano i rapporti una comunità di persone che hanno scelto liberamente di associarsi. <br>
Anche su questo si deve lavorare per recuperare credibilità nei confronti dei cittadini perché se tutto appare esposto a personalismi e tatticismi incomprensibili e che non hanno nulla a che fare con la vita delle persone, è evidente che non si ricuce un rapporto interrotto con la politica. <br>
Infine, resta irrisolto il tema delle alleanze. È chiaro che la prima vittima delle vicende legate al l'elezione del Presidente della Repubblica è la coalizione <i>Italia Bene Comune</i>. È impressionante come subito, alla prima assemblea della coalizione, sia venuto meno l'impegno che avevamo assunto di fronte agli elettori di attenerci alle scelte fatte a maggioranza nei gruppi e a sinistra sia prevalsa ancora una volta la tentazione di aprire subito una competizione con gli alleati per strappare qualche consenso elettorale in più. <br>
Su questo dovremo riflettere anche in funzione della legge elettorale che andremo a proporre. <br>
Il nostro congresso, dunque, servirà a scegliere un nuovo gruppo dirigente e lo dovremo fare a partire dal merito di queste questioni. <br>
Il segretario con il suo gruppo dirigente si è dimesso e si conclude un ciclo che è stato anche segnato da vittorie importanti, il rinnovamento generazionale, anche grazie alle primarie, è in gran parte avvenuto. Ora serve decidere chiaramente: quale riformismo, quale partito e quali alleanze senza ambiguità o mediazioni al ribasso. <br>
Il PD è un progetto che serve all'Italia e non solo a noi ed è per questo dobbiamo tornare a coltivarlo”, conclude il senatore PD.
<br/>fonte: <a href="http://www.welfarenetwork.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12635:i-nodi-da-sciogliere-nel-pd--f-mirabelli&catid=94:approfondimenti&Itemid=144">welfarenetwork.it</a>FRANCO MIRABELLI: Congresso a ottobre. Non è il momento di fare nomi - INTERVISTA AD AFFARITALIANI2013-03-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it687650<b>Intervista a Franco Mirabelli da Fabio Massa per <a href="http://affaritaliani.libero.it/milano/mirabelli-ad-affari-110313.html">Affaritaliani</a></b>.
<p>Franco Mirabelli è stato il segretario provinciale dei Ds, poi consigliere regionale. Oggi è senatore, dopo aver conquistato con le Parlamentarie il secondo posto in lista dietro Massimo Mucchetti. Con Affaritaliani.it commenta lo "scambio" di interviste tra Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare a Palazzo Marino e Giuseppe Civati, eletto alla Camera e leader di una rete di rinnovatori. <p>
"Non mi pare che sia il momento di fare indicazioni per sostituire questo o quello. Tutte le discussioni sugli assetti non hanno senso. Bisogna capire perché siamo ancora percepiti come conservatori malgrado tutto. Prima di partire con il solito rito che ho visto mille volte, partiamo da questo". <p><b>Il congresso? </b><br> "Si può celebrare ad ottobre, ma la riflessione deve partire adesso".<p><b>
Franco Mirabelli, che cosa ne pensa del dibattito sul successore di Maurizio Martina alla guida del Pd regionale? Majorino propone Civati, che però risponde di non essere disponibile. </b><br>
Iniziamo dalle premesse. <p><b>
Prego. </b><br>
Questo risultato elettorale ci consegna nodi importanti. Li riassumo in due questioni. La prima è che noi - nonostante gli sforzi, le primarie, le primarie per i parlamentari, il fatto che abbiamo intuito la necessità di cambiare la politica, nonostante portiamo il 65 per cento di nuovi parlamentari - continuiamo ad essere percepiti dall'opinione pubblica come conservatori. Peggio: come responsabili del governo disastroso. Non abbiamo saputo segnare una differenza. <p><b>
La seconda? </b><br>
E' evidente che abbiamo un problema di rapporto con i ceti prdouttivi in Lombardia. Il risultato della fascia pedemontana dice che è evidente che di noi continuano a non fidarsi e piuttosto continuano a votare Berlusconi. Anche con gli operai abbiamo un problema serio. <p><b>
Finite le premesse? </b><br>
Finite. Di fronte a questi nodi cominciare la discussione riproponendo un rito che ho visto mille volte, anche da segretario, mi sembra stupido. Il rito di partire dai nomi, dal chi sostituisce chi, senza pensare a come affrontare i temi decisivi. Questi sono i temi del congresso. E vorrei dire di più: quella di Majorino mi pare un'indicazione prematura, come tutte le discussioni sugli assetti che non hanno senso. <p><b>
Quando si dovrebbe fare il congresso? </b><br>
Si può benissimo celebrare a ottobre. Il problema è - e questo è il messaggio che voglio dare - che noi dobbiamo costruire un percorso verso il congresso. Questo risultato mette in discussione tutte le vecchie appartenenze congressuali e temo che non si possa pensare di affrontare questo congresso cercando ognuno di garantire i propri spazi interni. Noi abbiamo bisogno di una discussione molto aperta. <p> <b>
Di che cosa bisogna iniziare a discutere? </b><br>
Secondo me il gruppo dirigente del Pd milanese deve proporre un percorso. Da subito. Io ho provato a dire quali sono i temi e credo che questa transizione si debba sviluppare con un carattere di collegialità e apertura. Partiamo da qui e ragioniamo insieme su come fare.
<br/>fonte: <a href="http://affaritaliani.libero.it/milano/mirabelli-ad-affari-110313.html">affaritaliani</a>Domenico ZINZI: ZinziDe Lucia, scintille al congresso Udc 2011-09-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609640Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) - Pres. Giunta Provincia Caserta (Partito: UDC) - Consigliere Provincia Caserta (Lista di elezione: UDC) <br/><br/>carenze di informazione ai circoli e di dibattito sui territori<br/>fonte: <a href="http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2011/26-settembre-2011/zinzi-de-lucia-scintille-congresso-udc-1901638481379.shtml">corrieredelmezzogiorno.corriere.it</a>MARIO PASTORE: Primo segretario provinciale dei finiani2011-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617524Alla data della dichiarazione: Pres. Consiglio Comunale Como (CO) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
<b>Il presidente del consiglio comunale di Como era l’unico candidato di Futuro e Libertà sul Lario
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<p><i>«Si deve azzerare tutto. Ci batteremo per l’abolizione delle Province»</i><br />
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Mario Pastore è il primo segretario provinciale di Futuro e Libertà a Como.
L’elezione si è svolta ieri mattina durante il primo congresso del Fli comasco, che si è svolto all’Hotel Cruise di Montano Lucino. Il presidente del consiglio comunale di Como, indicato dai i sostenitori locali del movimento fondato da Gianfranco Fini, era anche l’unico candidato.
«È necessario ripartire. Come presidente dell’assemblea comunale ho sempre cercato di mantenermi sopra le parti , purtroppo ho visto un’involuzione sempre più profonda del sistema politico locale – ha detto Pastore - Esiste una classe di amministratori che è autoreferenziale, lontana dai cittadini. Siamo davanti a persone interessate solo alla poltrona. Sarebbe ingiusto dare tutte le colpe del tracollo a un solo individuo. In ogni caso è necessario azzerare tutto e riprendere i contatti con la gente». Parole pronunciate prima della votazione, che hanno riscosso il consenso della platea formata da una sessantina di sostenitori.
«Vogliamo crescere, radicarci sempre di più in tutta la provincia – aggiunge Pastore – E combattere battaglie sentite dalla gente». A partire dall’abolizione delle Province. «Sono enti inutili che vanno smantellati – spiega il senatore Giuseppe Valditara, coordinatore regionale del Fli che ha preso parte al congresso insieme con l’onorevole Daniele Toto, delegato nazionale di Futuro e Libertà - Così da destinare ai Comuni le risorse risparmiate».
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«Il prossimo fine settimana allestiremo in città alcuni gazebo per chiedere la cancellazione delle Province» ha detto Pastore. Al tavolo dei relatori anche l’avvocato Ilvo Tolu. Per le altre forze politiche sono intervenuti il segretario cittadino del Pd, Stefano Legnani e il consigliere comunale del Pd Marcello Iantorno. «Mi auguro che possiate essere un interlocutore dalle vedute più aperte rispetto a chi amministra la città», ha commentato Iantorno.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corrieredicomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=29892:pastore-primo-segretario-provinciale-dei-finiani&catid=21:cronaca&Itemid=28">Corriere di Como</a>Paolo FERRERO: «La Federazione è lo spazio politico per unire le lotte» - INTERVISTA2010-11-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548304<br />
Non è che in giro si siano lette o viste molte analisi sul congresso della Federazione. Oscurati o banalizzati. Eppure il passaggio dell'Ergife ha formalizzato alcune proposte politiche importanti: innanzitutto l'urgenza di un fronte democratico per cacciare Berlusconi, «e contro il bipolarismo», puntualizza Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista: «Il fronte democratico, ovviamente che escluda Fini, serve a cacciare Berlusconi, ed è un valore in sé. Così come uscire dal bipolarismo che è il sistema con cui in Italia è stato espulso dalla politica il conflitto sociale».
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<b>L'altro corno della proposta è quello di unire le lotte e di scrivere un programma comune della sinistra. E' il problema dei rapporti con Sel.</b>
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Anche se noi non siamo interessati ad andare al governo non significa che non abbiamo un programma. Allora perché non fare una campagna unitaria sui punti indicati dalla piattaforma del 16 ottobre? Quella manifestazione reclamava la fine della precarietà, un reddito per tutti, la difesa del contratto nazionale di lavoro ma anche la ripubblicizzazione dell'acqua e il ritiro delle truppe dall'Afghanistan.
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<b>Lo hai chiesto anche a Nichi Vendola nella video lettera in cui proponevi a Sel anche una lista unitaria a Milano, dopo aver vinto assieme le primarie con Pisapia. E in cui suggerivi di trovare candidati comuni per le primarie in altre città. Hai avuto risposte?</b>
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No, o almeno, non ancora. Mi dispiace non aver ricevuto risposte a domande semplici. Non ci si può affidare solo alle primarie. Davvero, perché non fare insieme una campagna unitaria che produca contenuti per il programma del centrosinistra?
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<b>Torniamo al congresso: chi non lo ha ignorato tende a interpretare l'assise dell'Ergife come un rientro nell'alveo del centrosinistra o, all'opposto, come la reunion dei comunisti. Cos'è stato davvero?</b>
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Il punto del congresso è stata la nascita di un polo politico della sinistra. Non un nuovo partito e nemmeno un'alleanza elettorale. Un processo che non va sovrapposto alla questione dell'unità dei comunisti».
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<b>Credo che qui sia necessario puntualizzare.</b>
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Perché è un'altra cosa: è un soggetto autonomo dal centrosinistra con una forma federativa aperta, che rispetti i percorsi, che tende ad aprire uno spazio in cui non intervengano discussioni identitarie a produrre delle scissioni, che valorizzi quel 90% che ci unisce. <br />
Questo strumento deve servire a farci diventare tessitori delle varie forme in cui la sinistra di classe s'è frantumata: dentro la Cgil, nel sindacalismo di base, nei conflitti. Ed è una forma rivolta soprattutto a chi non è iscritto a nessuna forza della sinistra. L'ho detto all'Ergife: è una forma aperta perché larga parte di chi oggi fa politica di sinistra non è iscritto a nessun partito. Il tema di una proposta dei comunisti e anche dell'unità dei comunisti sarà il tema del congresso di Rifondazione. <br />
La necessità di un polo di sinistra, anticapitalista, antipatriarcale ci sarebbe anche con un solo partito comunista. La Federazione, invece, dovrà essere utile a un confronto con tutti i comunisti dentro e fuori di sé e l'unità non è un fatto organizzativo ma di analisi e di linea condivise.
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<b>Qualcuno ha detto che è stato un congresso stanco.</b>
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E' stato un parto, un luogo di passaggio che costruisce uno spazio politico e, come tutti i passaggi veri, ha prodotto discussioni ma i passaggi veri hanno un prima e un dopo. E quello che c'è dopo è quello nasce. Parte un'altra storia. Se il prima è stata la difficoltà di costruire in forme condivise una vera operazione unitaria, il dopo sono la linea politica e lo statuto che sono molto netti. Ma deve essere chiaro che il patto tra i fondatori è costitutivo della possibilità di aprire quello spazio. E dunque non poteva essere saltato. <br />
Ora il problema dev'essere come far vivere la federazione nei territori.
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<b>Eh, e come si fa?</b>
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Generalizzando le migliori pratiche.
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<b>Molti militanti avrebbero preferito che il consiglio federale avesse eletto il portavoce definitivo.</b>
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E' sacrosanto che il segretario del Pdci possa svolgere il suo turno da portavoce dopo l'infortunio che glielo aveva impedito. Fra novanta giorni, secondo lo statuto, il portavoce o i due portavoce saranno eletti da quell'assemblea.
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<b>Ha fatto discutere il nuovo simbolo senza riferimenti alla rifondazione e al comunismo.</b>
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C'è la falce e martello per tener dentro la nostra storia. I partiti comunisti non si sciolgono. Rifondazione resta. Dopo di che abbiamo deciso di chiamarla Federazione della sinistra ed è giusto che il simbolo contenga queste parole.
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<b>Quindi nessuna abiura?</b>
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Vogliamo essere un soggetto politico che non rinnega la sua storia, la nostalgia non c'entra. Il punto è che se si distrugge il Novecento, si torna all'Ottocento quando le classi subalterne non avevano coscienza di sé né capacità di organizzazione. E vogliamo smentire l'idea che cambiando il simbolo ci si riesca a sottrarre all'accusa di essere dentro quella storia. Siamo dentro un universo simbolico colonizzato dalla riscrittura della storia: se permetti all'avversario di farlo ecco che il comunismo diventa il male assoluto. E allora capita di vedere le manifestazioni del Tea Party contro il "comunista" Obama, di sentire Berlusconi che dà del comunista a Bersani. Dopo vent'anni di maccartismo è importante riuscire a parlare anche a chi non riesce a dirsi comunista.
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<b>E qui veniano al nodo dell'oscuramento mediatico.</b>
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Siamo oscurati perchè la nostra linea è in totale controtendenza sia sul piano della storia, sia su quello dell'anticapitalismo, sia sul piano della politica. Non è un caso che per Via Solferino esistano solo Veltroni e Vendola e, a volte, qualche frammento della diaspora del Prc. Ecco perché Fazio invita Marchionne e non i tre operai Fiat licenziati. <br />
Vedi, noi siamo un soggetto politico autonomo dai poteri forti di questo Paese - banche, Confindustria, Vaticano - e questa cosa vuol dire essere in scontro con chi possiede i giornali, chi possiede le televisioni e con chi detta l'agenda politica. C'è una sinistra frantumata, una che poi si accomoda e poi ci siamo noi. Nella ristrutturazione populista della politica siamo una cosa che va distrutta. Il populismo è la forma della politica che parla della distruzione dell'autonomia delle classi subalterne.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=VLRTK">Liberazione - Checchino Antonini</a>GABRIELE FERRARI: "Sostengo, con convinzione, Dario Franceschini e Mariangela Bastico" 2009-09-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it477987Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Parma (Partito: PD) <br/><br/><br />
È iniziato il congresso del Partito Democratico: ci darà una dirigenza stabile per il nuovo partito, eletta democraticamente, sia a livello nazionale che in tutte le regioni d'Italia; ci darà linee politiche e strategiche meglio definite per indicare una strada al Paese e per guardare con più fiducia al futuro; esprimerà una classe politica, anche rinnovata, che dovrà saper essere ossatura dirigente di un Paese portato da un premier senza scrupoli ad una profonda crisi politica, economica, morale.
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Stiamo scegliendo il Segretario Nazionale ed il Segretario regionale, partendo democraticamente dal dibattito dei circoli e dal contributo culturale di ogni iscritti, fra candidati di alto prestigio politico, etico ed umano.
Il congresso deve essere, innanzi tutto, lo strumento per rafforzare la volontà comune di costruire il Partito Democratico, un partito che guarda al Paese non agli interessi dei singoli, al futuro e non al passato, che crede nella pacifica coesistenza dei popoli e nelle priorità del bene comune, che si impegna per le riforme della politica e delle istituzioni, della giustizia e delle regole dell'economia, per i valori della persona e della famiglia, dell'impresa e della solidarietà.
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Il congresso di un partito è un momento di profonda democrazia per l'intera nazione ed, in particolare, per chi basa il suo essere e la sua forza non sul culto di una persona, ma sul territorio, sul coinvolgimento e sul rispetto della volontà popolare.
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Bene comune, responsabilità, partecipazione, regole, uguaglianza, servizio, nazione, democrazia, meritocrazia, innovazione... non sono, infatti, parole obsolete, ma per noi valgono e dicono molto, debbono essere pronunciate con molto rispetto e concretizzate nelle politiche quotidiane.
Per queste motivazioni ho scelto di sostenere la mozione e le candidature di Dario Franceschini e Mariangela Bastico, figure che hanno testimoniato la capacità di essere presenti in momenti difficili, che hanno sempre dimostrato di credere nelle proprie idee con coerenza e concretezza, che presentano un programma di lavoro che ci impegnerà tutti, non i soliti noti, ad essere classe dirigente per una nuova Italia.
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In particolare intendo sottolineare alcune linee espresse nella mozione di Franceschini e Bastico che auspico diventino una comune volontà della futura classe dirigente: vogliamo un Partito Democratico che sappia costruire un Paese moderno coniugando la nostra ricca storia con le riforme future ineludibili, combattendo i privilegi delle molte "caste" e semplificando le istituzioni e la burocrazia; vogliamo un Partito democratico che sappia dare all'Italia una produttività solidale ed una dignità internazionale; vogliamo un partito popolare e non elitario.
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Sono convinto che tutti noi, insieme a Dario e a Mariangela, con il futuro del Partito Democratico potremo ridare una speranza ed un futuro ai giovani e all'Italia.
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<br/>fonte: <a href="http://www.pdparma.it/index.html?idpg=7&id=315">www.pdparma.it</a>Marco PANNELLA: «E ora Chianciano» - INTERVISTA2009-06-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391511<br />
<b>Che futuro si scelgono i Radicali da soli e senza quorum?</b>
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Ce ne sono diversi plausibili. Consapevoli del detto che "si vive insieme e si muore soli". Anche se non è sempre vero. La nostra è una famiglia storica di ormai 60 anni che abbraccia 4 generazioni anagrafiche, senza interruzioni. Abbiamo la grande fortuna di avere ricevuto lasciti ideali eccezionali. Abbiamo ereditato chiavi di lettura del nostro tempo che funzionano, abbiamo scelto il precariato come condizione politica di vita, le doppie tessere, la libertà assoluta di associazione, dimostriamo che è possibile essere precari indefinitamente ed esistere.
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<b>Avete chiamato le sinistre a Chianciano. Ma i Radicali sono di sinistra?</b>
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Sarebbe interessante capire piuttosto se la destra e la sinistra sono radicali, laiche, o no. Tutti gli altri aggettivi appartengono al vecchio, non al nuovo possibile. La sinistra radicale ci ha anche fregato il nome. Astuzie banali per cancellarci. Noi invece siamo quelli che denunciavano la metamorfosi del fascismo in partitocrazia e antifascismo fascista.
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<b>li crinale destra/sinistra non esiste?</b>
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II nome proprio "radicale" ha un senso. Parla degli ultimi 50 anni della storia italiana. Destra/sinistra non hanno più significante. Anni fa noi occupammo l`estrema sinistra dei Parlamento dicendo che rappresentavamo l`alternativa liberale e riformatrice, quella della destra storica. Sai che vuoi dire? È liberale, comunista? Ho sentito in tv quel poeta, dolce, gay (e quindi radicale) di Nichi proporre di tassare i ricchi per i poveri. «Fino a che reddito?» gli hanno chiesto. «Prima bisogna far passare il principio, poi vedrà la politica». È una roba da politicante di 150 anni fa. Prodi nel 2006 rispose «centomila euro» e perse voti. Ma quello era uno serio.
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<b>Il socialismo però vi piace ancora?</b>
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Si, ma con una scelta interpretativa. La Rosa nel pugno è al cento per cento liberale, socialista, laica, radicale, non violenta e federalista.
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<b>Ma a quali famiglie politiche è rivolto l'appello di Chianciano, allora?</b>
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A nessuna. È per gli individui politici che hanno interesse a coltivare le individualità e non le appartenenze storiche. Per chi vuole nutrire di libertà la propria famiglia. Per chi crede nella ricerca di Prometeo e di Ulisse. Confronteremo proposte e obiettivi. Se su quelli si formalizza un accordo, sei un compagno.
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<b>D'accordo, parliamo di obiettivi allora.</b>
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Certo. La riforma della giustizia, la più grande emergenza del Paese che affligge milioni di persone e blocca gli investimenti esteri. La creazione di un vero welfare universalistico, non la cig per i ceti operai che lascia per strada contadini e artigiani. Da finanziare con l'innalzamento dell'età pensionabile. E poi la riforma americana delle istituzioni con i collegi uninominali. Devo continuare?
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<br/>fonte: <a href="http://www.agenziaradicale.com/index2.php?option=com_content&task=view&id=8304&pop=1&page=0&Itemid=72">Left</a>Pier Ferdinando CASINI: «Io antifederalista? No, antibuffonate» - INTERVISTA2009-03-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390808Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
«No allo squallido mercato sulle aree metropolitane che ha premiato Reggio Calabria e non Padova o Verona» <br />«Questa riforma è e resterà una scatola vuota». «In Veneto la Lega vuole rompere con l’Udc? Noi stiamo con Galan»<br />
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Federalismo, quote latte, piano casa: in 24 ore il solco tra Lega e Udc si è allargato ancora di più, ma Pier Ferdinando Casini non accetta di passare per un "signor No". «Noi facciamo proposte, serie, realistiche e concrete; sono gli altri che si oppongono per partito preso», spiega il leader dell’Unione di Centro.<br />
<b> Nega di essere antifederalista?</b><br />
«Sono anti-buffonate. L’Udc è per un federalismo serio, non per lo spot vuoto che è stato approvato per compiacere la Lega. Come spiegano ai cittadini del Nord lo squallido mercato sulle aree metropolitane, che ha premiato Reggio Calabria e non Verona o Padova? È tutta una finzione, mentre noi volevamo fare una cosa seria».<br />
<b> Non crede che i decreti attuativi daranno sostanza al progetto federalista?</b><br />
«Il problema dei costi in questa riforma è indefinito. Non lo dice l'Udc: lo ha detto Tremonti al Senato. Ha spiegato che era impossibile definire i costi fino ai cosiddetti decreti attuativi. Perciò si è votato un semplice atto di fede. Ma i primi a non crederci sono gli stessi parlamentari della maggioranza, che in privato ci vengono a dire "tanto non succederà niente"».<br />
<b> Cioè al momento giusto svuoteranno di efficacia questo federalismo?</b><br />
«Non lo riempiranno di contenuti: resterà una scatola vuota. Tutto è stato rinviato ai decreti attuativi, e alla scadenza dei decreti sarà votato un nuovo decreto che prorogherà la temporaneità. Un film già visto».<br />
<b> E come spiega l’astensione del Pd?</b><br />
«In effetti capisco il Pdl che ha cercato di rinviare al futuro la sostanza del federalismo con il decreto attuativo. Ma è incomprensibile l'atteggiamento delle altre forze politiche di opposizione, che prefigura una subalternità psicologica alla Lega: come se per andare al Nord sia necessario il lasciapassare di Calderoli».<br />
<b> In Veneto però dalla Lega sono partiti segnali bellicosi nei confronti dell’Udc per il vostro voto contrario. Il vicepresidente della giunta, Manzato ha detto che se ne ricorderanno «al momento di stipulare alleanze», e il capogruppo Bottacin vi ha chiesto di uscire dalla maggioranza.</b><br />
«Non usciamo dalla maggioranza perché rispettiamo il patto assunto con gli elettori e con il presidente Galan. Se i leghisti non accettano l’alleanza, ce ne faremo ragione; non abbiamo problemi. Le alleanze si fanno su una base di pari dignità: o pretendono forse che si debbano sottoscrivere le loro bufale?».<br />
<b> A proposito di "bufale": vi siete messi di traverso alla Lega anche sul decreto per le quote latte. Perché?</b><br />
«Da una parte abbiamo circa 40 mila aziende che hanno contenuto la produzione secondo la legge, hanno speso centinaia di milioni di euro per acquistare le quote latte; dall’altra un gruppo di aziende che non si è attenuto alle regole agendo in modo scorretto, soprattutto nei riguardi di chi si è indebitato per mettersi in regola. L’idea che si protegga un gruppo di truffatori è inaccettabile. Basterebbe accettare gli emendamenti che al Senato avevano migliorato il testo, invece alla Camera sono stati cancellati perché tra i leghisti c’è chi difende interessi precostituiti».<br />
<b> Sul piano casa nelle ultime ore si è aperto uno spiraglio di trattativa?</b><br />
«È stato fatto un passo indietro rispetto alla prima bozza. L’idea in sè è giusta, ma è stata come sempre declinata male. Se sarà una cosa seria, la voteremo: ma se sarà ridicola come la bozza che stravolgeva le competenze regionali - alla faccia del federalismo - non ci staremo».<br />
<b> Gianfranco Rotondi, "democristiano" del Pdl, dice che il partito che nascerà sabato e domenica «è grande come la Dc, sta nel Ppe e si riferisce ai valori cristiani». E si domanda: «Cosa ci manca per avere l'adesione di Casini?».</b><br />
«Manca che sia un partito come la Dc nei fatti, non solo nella riforma. Il Pdl è Berlusconi: vive, nasce e muore con lui. La Dc non era un partito "personale"».<br />
<b>Formigoni dice che il Pdl «deve aprire un nuovo rapporto con Casini». Che segnale è?</b><br />
«Non so se sia un segnale: con lui ho buoni rapporti, così come con il Pdl. Sono amici. Se c’è pari dignità, siamo sempre disponibili. Ma il nostro posto è all’opposizione, in questa legislatura».<br />
<b> A fine anno farete il congresso della Costituente di centro, e lei ha detto di cercare un leader «quarantenne». Ha già in mente un nome?</b><br />
«Le iscrizioni sono aperte, vogliamo creare una competizione tra una nuova generazione».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L6YTL">Il Gazzettino - Ario Gervasutti</a>Marco CAPPATO: Staminali: viva Obama! In Italia cancellati gli unici a lottare sugli stessi obiettivi: i Radicali.2009-03-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390595Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Mentre si esulta nella comunità scientifica per la grande apertura alla ricerca sulle cellule staminali embrionali del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in Italia è stata letteralmente censurata l’unica forza politica, rappresentata dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale, che ne ha fatto campagna politica per anni e, in questi ultimi giorni in particolare, con il secondo incontro del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica a Bruxelles.<br />
Salvo eccezioni, infatti, si è accuratamente scelto di lasciare all'oscuro i cittadini italiani di quanto premi Nobel, scienziati, parlamentari europei e Ministri della Salute di Belgio, Spagna e Portogallo hanno dibattuto e deciso durante il congresso che nella sua dichiarazione finale si è dato come priorità una campagna transnazionale di legalizzazione della ricerca sulle staminali embrionali e documentazione dello stato di libertà di ricerca nel mondo.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=138530">official web site - Radicali Italiani</a>Ignazio LA RUSSA: «L'UDC? O con noi o contro di noi» - INTERVISTA2009-03-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390549Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Difesa (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Casini si faccia bene i suoi conti perché la politica dei due forni non paga. E tanto per essere chiari: se l`Udc dovesse appoggiare Renzi, il candidato del Pd a sindaco di Firenze, per noi sarebbe impraticabile qualunque altro tipo di accordo». Ignazio La Russa non ha bisogno di parafrasi. Il messaggio che il reggente di An, 6i anni, nonché ministro della Difesa e probabile triumviro del nascente Popolo della libertà invia ai centristi è chiarissimo. La doppia sfida elettorale di giugno - europee e amministrative - è aperta e i due poli guardano con interesse i movimenti al centro. «Anche sulla decisione della Lega di presentarsi in tutto il Paese bisognerà discutere». Anche perché il Pdl, oltre a guardarsi dagli avversari, deve tenere a bada gli alleati. La decisione della Lega di schierarsi su tutto il territorio nazionale è un segnale preoccupante per il partito di Silvio Berlusconi:<br />
«Non ne abbiamo ancora parlato ma è chiaro che se la Lega persiste in questa scelta se ne dovrà discutere», anticipa La Russa.<br />
<b>Casini rivendica la sua scelta terzopolista: sostiene il candidato del centro-sinistra Dellai a Trento, va da solo in Abruzzo e si allea con voi in Sardegna e a giugno...</b><br />
Io non discuto le scelte dell`Udc. Mi limito a osservare che il nostro approccio con gli elettori è diverso. Noi puntiamo sulla trasparenza, l`elettore deve poter votare conoscendo quali sono le conseguenze della sua scelta: il leader, la coalizione, il programma. L`Udc la pensa diversamente e per questo sostiene sistemi elettorali proporzionali come quello tedesco che consentono ai partiti di decidere a posteriori. È una differenza sostanziale, direi etica.<br />
<b>Una scelta che però non vi ha impedito di allearvi con Casini in molte realtà periferiche.</b><br />
Noi siamo sempre disponibili al confronto, apprezziamo che spesso l`Udc si trovi a dover riconoscere sul merito una convergenza con il centro-destra, come dimostrano i voti in Parlamento.
Quel che però per noi non è accettabile è la politica dei due forni, ovvero l`Udc non può pensare di moltiplicare le sue posizioni al governo degli enti locali alleandosi a Firenze con il Pd e il Lombardia con il Pdl. Su questo saremo intransigenti perché, se agissimo diversamente, a non capirci sarebbero per primi i nostri elettori.<br />
<b>
Non crede però che la resistenza di Casini, la crisi del Pd e la scelta della Lega di far proseliti anche al Centro-Sud siano una seria minaccia al bipartitismo?</b><br />
Non abbiamo mai pensato a un bipartitismo perfetto. Tant`è che abbiamo fatto una coalizione con partiti di espressione territoriale quali la Lega e l`Mpa. È vero che la decisione della Lega pone seri interrogativi qualora non fosse limitata alle europee, che sono da sempre un test particolare.<br />
Non si capirebbe più perché si permetterebbe al Carroccio di schierarsi con il suo simbolo all`interno di una coalizione ponendo invece il veto all`Udc piuttosto che ai socialisti, ai repubblicani o alla Destra di Storace.<br />
<b>Il referendum elettorale potrebbe essere la soluzione? An in passato è stata tra i maggiori sponsor.</b><br />
E personalmente ritengo che vada sostenuto. Ma la spinta referendaria i suoi effetti li ha già prodotti con il voto dell`aprile scorso ora, obiettivamente, la sua utilità è diminuita. Quel che invece è certo è che ritengo sbagliato sovrapporre le europee al voto referendario, per cui le due scadenze elettorali saranno distinte.<br />
<b>Tra due settimane ci sarà il congresso di An e il 27 quello del Pdl: lei e Verdini (il coordinatore di Fi) dite che i nodi sono tutti risolti, ma allora perché Alemanno chiede il voto segreto sull`elezione di Berlusconi e ancora non si sa se i coordinatori saranno uno, due oppure tre?</b><br />
Certamente non ci sarà un coordinatore unico, su questo la bozza di statuto è chiara: si parla di due oppure tre. È ovvio che, se Fini non fosse presidente della Camera, sarebbe stato diverso e perciò non è da escludere un cambiamento dello statuto nei prossimi anni. Quanto ad Alemanno, era solo un`ipotesi di scuola. Quella parte dello statuto l`ho scritta io ed è chiarissima:
il leader sarà eletto, non proclamato, per alzata di mano.<br />
<b>In Sardegna i candidati di An sono andati bene. C`è chi parla di una gara interna al Pdl in vista delle prossime scadenze elettorali...</b><br />
La nostra gara non è su quanti candidati di An ci siano rispetto a quelli di Fi, ma quante posizioni abbiamo mantenuto e migliorato aumentando il consenso di tutto il Pdl. E un concetto che, non lo nego, ho fatto fatica a far comprendere agli amici di Fi. Per rendere forte il Pdl dobbiamo essere in grado di portarci dentro tutta An e questo si realizza trasferendo all`interno del nuovo partito la nostra identità di destra e anche la nostra classe dirigente.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KYZI1">Il Sole 24 Ore - Barbara Fiammeri</a>Marco PANNELLA: RADICALI. «INSIEME AGLI ITALIANI CONTRO I PARTITI-SCIAGURA»2009-03-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it389854Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
L'annuncio alla chiusura del congresso dei radicali<br />
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Chianciano (Siena) - I radicali italiani aprono una campagna di tesseramento e di consenso contro la «sciagura della partitocrazia che da 60 anni affligge il Paese».<br />
Il congresso del partito ghandiano si è concluso con una piena conferma della «missione» che ne ha motivato la convocazione straordinaria. È questa la conclusione di Marco Pannella, secondo il quale sono almeno 8-10 milioni gli italiani pronti a liberarsi del «fardello dei partiti antidemocratici, costosi e ingombranti».<br />
«Quando i cittadini - ha detto Pannella - verranno correttamente informati dei nostri obiettivi, saranno certamente con noi come hanno sempre fatto. È evidente che la gente è costretta ad ascoltare dai mass-media solo bugie.<br />
Quando capirà quali sono i nostri programmi verrà con noi.<br />
Il nostro messaggio è chiaro: mandare via tutta questa partitocrazia perchè in buona o in malafede sono una sciagura. Chiediamo agli italiani di darci fiducia - ha concluso Pannella - come classe dirigente radicale per il governo del Paese».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/09_marzo_01/pannella_radicali_Italiani_appello_71c24b54-066e-11de-bafb-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it</a>Marco PANNELLA: Il Pd? Come il loft, vuoto assoluto. - INTERVISTA2009-02-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388906Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
“Dagli anni ’60 sogno un partito democratico e laico, all’americana. Ma questa sinistra si è rivoluzionata solo a chiacchiere. Franceschini? Un leader di grande esperienza politica democristiana…”<br />
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Tra un sigaro toscano e un gigantesco piatto di carbonara, alla vigilia del 7° congresso dei Radicali italiani che si apre oggi a Roma, Marco Pannella parla del suo partito e del Pd, di Di Pietro e dei referendum, del caso Englaro e del «nulla» di Walter Veltroni.<br />
<b>“Pannella, i rapporti tra i Radicali e il Pd di Veltroni non sono stati facili in questo anno. Con Franceschini andrà meglio?”</b><br />
Per quanto riguarda noi Radicali, siamo già nella fase organizzativa della lotta per un nuovo Regime. Che presume la liquidazione, dopo 60 anni, della partitocrazia; come dopo 20 anni ci fu quella del fascismo. Il nostro congresso italiano è mirato a questo: mobilitare i Radicali, e intorno a loro chi lo voglia, per la Liberazione democratica dalla messa a sacco del Regime partitocratico. E la radicale sostituzione di una classe dirigente che dopo 60 anni non potrebbe altrimenti che continuare a produrre degrado e rovine. Sì lo so: ma son son convinto che possiamo farcela come disse De Gaulle a chi gli chiedeva di abolire i cretini, è un ’ vaste programme’.<br />
<b>
“Già, vaste programme Ma non ha detto nulla su Franceschini.”</b><br />
Onestamente, la cronaca stucchevole di questo regime non mi ispira nè simpatia nè avversione ma solo indifferenza.<br />
<b>“E’ rimasto indifferente anche alle dimissioni di Veltroni?”</b><br />
Lo ripeto fino alla noia: a me interessa la politica. E nel loft, o come capperi si chiamava, fin dall’inizio ha abitato il vuoto di politica che di solito viene riempito solo da quel che finisce nei canali di scolo della storia.<br />
<b>“Eppure lei fu il primo ad auspicare la nascita di un Partito democratico, fin dai tempi della svolta di Occhetto”.</b><br />
Se è per questo, fin dagli anni 60 il nostro obiettivo era una riforma “ americana” un grande partito democratico e uno repubblicano entrambi laici e liberali, l’uno conservatore l’altro riformatore.<br />
<b>“E il Pd di oggi non c’entra nulla con quell’obiettivo?”</b><br />
No, perchè in tutte le sue componenti la sinistra partitocratica di oggi, al pari della destra partitocratica, a chiacchiere si è rivoluzionata ma in realtà si è solo meccanicamente e superficialmente adeguata a quel che accadeva nel mondo. Siamo giunti così in mezzo secolo al degrado ideologico e anche idro-geologico di un paese senza legalità e senza democrazia.<br />
<b>“Lei ha convocato questo congresso nel pieno del caso Englaro. Perchè?”</b><br />
Perchè durante questa vicenda c’è stato un ulteriore salto di qualità nella capacità degna quasi di Goebbels di ingannare il Paese, dando bestiale forza al falso e alla menzogna. Grazie alla quale tutti, per un attimo, abbiamo avuto il dubbio che davvero Eluana stesse per essere condannata a morire ’di fame e di sete’. Guarda caso fu proprio il Silvio nazionale, in quei giorni, a dire “andatelo a chiedere a Pannella come ci si sente dopo quattro giorni di fame e di sete”. Naturalmente nessuno è venuto a chiedermelo, altrimenti avrei subito spiegato che anche una persona in perfette condizioni, dopo un primo giorno non sente più nulla che somigli a fame e sete.<br />
<b>“Vi hanno accusati di promuovere l’eutanasia.”</b><br />
Vorrei semplicemente ricordare, visto che parlo al Giornale, che uno dei massimi liberali pro-eutanasia, in tempi in cui sembrava una bestemmia, fu Indro Montanelli. E sarebbe forse utile documentarsi sul rapporto straordinario tra Indro e tutta la storia dei Radicali, da Pannunzio a me stesso.<br />
<b>
“Intanto il Parlamento sta discutendo il testamento biologico. E c’è già chi promette referendum se passerà il testo voluto dalla maggioranza”.</b><br />
Un vero referendum comporta preparazione, propaganda, non eccessiva disparità tra le due tesi a confronto, rispetto dei suoi risultati, insomma un contesto democratico. Insomma, se si vuol decidere di fare un refendum non si può sottovalutare il fatto che democrazia e stato di diritto esistono più in questo paese, la fine del regime che l’opprime. Ma è comunque anche vero che può servire a costruire momenti di maggior comprensione e conoscenza da parte del ’popolo sovrano’ della realtà in cui è sommerso.<br />
<b>“Eppure c’è chi come Antonio Di Pietro non fa che annunciare referendum.”</b><br />
Questa storia del Di Pietro referendario è una bella balla evidentissima a tutti. E infatti non è un caso che, come ieri Bertinotti, oggi a Tonino, che evidentemente non dà fastidio a nessuno, viene lasciata piena opportunità di fare efficaci e demagogici comizi contro il regime e contro Berlusconi in ogni spazio di RaiSet (Rai e Mediaset, ndr).<br />
<b>
“Tornando a Franceschini, ha sentito anche lei una svolta laica nei suoi primi passi?”</b><br />
Direi che un nuovo leader come lui, di grande esperienza politica democristiana, ha evidentemente ritenuto necessario mostrare maggior considerazione per le posizioni laiche della grande maggioranza della popolazione e della sua stessa base elettorale.<br />
<b>
“Più di Veltroni?”</b><br />
Non si può confrontare una politica, quale che essa sia, con il vuoto assoluto, con l’immagine priva di identità del Pd del loft.<br />
<b>“E di Berlusconi premier che opinione ha?”</b><br />
Che non è il genio del male o del bene ma l’ultimo, alto rappresentante della storia partitocratica italiana. E forse non si accorge che la velocità dei suoi trionfi si avvicina sempre più a quella della forza di gravità. Temo che con lui dovrà accorgersene il Paese. I capaci davvero di tutto crollano rovinosamente, i buoni a niente si confondono con il fango dell’irrilevanza.<br />
<b>
“Siete stati con lui, però.”</b><br />
Abbiamo puntato sulla fase enfaticamente liberale di Berlusconi. Che si chiuse definitivamente nel ’96, alla vigilia delle elezioni, quando Silvio decise di rompere i patti e gli impegni scritti, che prevedevano un uguale numero di candidati eligendi Radicali e di quelli cattolici. Poi manco ai patti e scelse un’altra linea, quella di cui ancora oggi vediamo gli sviluppi. Tre anni dopo noi prendemmo l’8,5% alle Europee, e Berlusconi fu costretto a mobilitarsi, insieme ai ’Massimi comunisti’, per impedire la presidenza della Repubblica per Emma Bonino, voluta dal 72% degli italiani. Poi la escluse dalla commissione Ue a favore - guarda un po’ - di Prodi. E infine invitò gli elettori ad andare al mare anzichè votare i nostri 20 referendum del ’99, quelli, tra l’altro, della separazione delle carriere e dell’articolo 18, di tutte le grandi riforme che allora Berlusconi promise di fare dal governo e che ancora aspettano di essere realizzate.<br />
<b>
“Pannella, alle Europee che farete?"</b>
Siamo al solito in una condizione difficilissima. Staremo come sempre a vedere se si aprono falle nel muro anti-democratico, pronti a sfruttarle. Ma siamo già stati a lungo, e scegliendolo, fuori dal Parlamento e lontani dai finanziamenti pubblici, e siamo ancora qui, intenti ora a mandare a casa lor signori partitocratici e sostituirli, con la nuova liberazione.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=138104">Il Giornale - Laura Cesaretti</a>Marco CAPPATO: NOI RADICALI A CONGRESSO.2009-02-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388908Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Come radicali “del fronte italiano” ci riuniamo a congresso da oggi a Chianciano per discutere di come realizzare l’alternativa a questo regime sessantennale, come aggregare individui per esprimere una classe dirigente alternativa.<br />
Le briciole di attenzione nei nostri confronti riguardano altro: come ci presenteremo alle Europee. Doveroso dunque chiedersi se un partito elettoralmente “minimo” si può permettere non solo di “parlare d’altro”, ma addirittura di voler smantellare baracche grandi e piccoli della partitocrazia.<br />
Abbiamo la presunzione, o la follia, di pensare di sì, a partire da alcuni dati di fatto.<br />
Ci sono obiettivi sui quali rappresentiamo, spesso da soli, il comune sentire di grandi maggioranze d’opinione: abolizione di finanziamenti statali e truffaldini a partiti a-democratici, Chiese, sindacati, corporazioni; libertà e responsabilità individuale nelle scelte religiose, sessuali, riproduttive, di cura, di fine della vita; riforma “anglosassone” del sistema istituzionale; riforma “Tortora” per una giustizia responsabile; libertà di lavoro e di impresa, contro un sistema corporativista e statalista; un welfare per “abolire la miseria” più che per proteggere i garantiti; la vita del diritto internazionale – Corte penale internazionale, moratoria sulla pena di morte, organizzazione mondiale della e delle democrazie – come strumento per garantire la pace, contro la sovranità assoluta dello stato nazionale. Non è un elenco di “posizioni”, ma di lotte, spesso vittoriose anche “elettoralmente”, con i referendum. Non è un elenco “al passato”, buono per il riconoscimento postumo magari proprio da chi prova a seppellirci ogni giorno con l’uso violento e illegale delle televisioni. <br />
Le nostre proposte riguardano l’oggi, un paese che non ha soldi per affrontare la crisi economica ma che continua a mandare in pensione a 60 anni, che è il più condannato dalla Corte europea, ma che preferisce l’amnistia selvaggia della prescrizione a un’amnistia regolamentata contro l’impunità.
Un altro fatto rende possibile la follia di una rivoluzione liberale. La partitocrazia di oggi non è soltanto incapace di rappresentare l’opinione pubblica, ma persino di proteggere gli interessi delle proprie burocrazie e clienti.<br />
Che sia la versione padronale berlusconiana, la versione balcanizzata – tra fondazioni, cacicchi – della sinistra ufficiale o la versione abbaiante e inoffensiva del populismo dipietresco, l’unico collegamento che mantengono con il popolo è quello del bombardamento televisivo, delle “emergenze” indotte, degli stupri che aprono i Tg, della menzogna di Eluana che “soffrirà di fame e di sete”, con le risposte terrorizzate di una politica pronta a disfarsi di ogni “tabù” democratico e di ogni impaccio: militari in città e ronde, sondini infilati a forza, scioglimento illegale della commissione di vigilanza, chiusura del Centro d’ascolto radicale per l’informazione radiotelevisiva, cioè l’unico organismo in grado di raccontare l’anatomia di questi delitti contro la conoscenza.<br />
Ultimo fatto: arrivano segnali da un mondo dove ogni possibilità di riforma sembrava cancellata: la Chiesa, intesa come comunità dei credenti, inizia a manifestare opposizione alla strategia vaticana; da Küng a Mancuso, si parla di Concilio vaticano III, un po’ come quando Pannella, durante il conclave, portò in piazza un cartellone con l’auspicio di un Giovanni XXIV. Se c’è speranza lì, non è il momento di perderla per nessuno.<br />
Con questo congresso non ci “chiamiamo fuori” dalla politica dei partiti e delle alleanze. Siamo così attaccati alla sopravvivenza del “soggetto elettorale radicale” che proviamo a superarlo ogni volta, da ultimo con la Rosa nel Pugno.<br />
Vogliamo “solo” che quella politica sia il prodotto di obiettivi da realizzare, non di poteri abusivi da preservare. E ci proviamo, come sempre, con chi ci sta. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.europaquotidiano.it/site/guarda.asp?id=44094">Europa - Marco Cappato</a>Andrea RONCHI: An non si scioglie e non viene meno ai suoi principii.2008-11-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382973Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) - Ministro Politiche comunitarie (Partito: PdL) <br/><br/>Nessuno pensi che An si scioglie: noi costruiremo insieme il Pdl, ma An rimane intatta. Nessuno annettera' nessuno. An portera' in questo partito la sua identita', i suoi valori, la sua cultura, le sue idee-forza, la sua costruzione morale, culturale e politica. Chiunque pensi che An si possa sciogliere o venire meno ai suoi principi si sbaglia di grosso e se ne rendera' conto presto. La scelta e' stata fatta a San Giovanni due anni fa e alle urne ad aprile che hanno dato all'intuizione di Fini e Berlusconi una grande risposta, come numero di elettori e come entita' della vittoria. Un percorso dal quale non si puo' tornare indietro. <br />
<br />
Fini e' stato interpretato in modo demagogico. Il suo era un ragionamento culturale, piu' che politico. Chi ha pensato di vedere in quelle parole una critica, certamente sbaglia. Il Pdl che si va a costruire deve essere fondato su regole: non ci sono padroni nel partito. [Il Pdl] sara' fatto da democrazie interne e questo e' bene che tutti se lo mettano in testa. Lo vedrete nel congresso nel quale ritengo che An decidera' di confluire e di creare questo nuovo partito. Noi non entriamo in Forza Italia, noi facciamo un nuovo partito dove An entra con tutte le sue motivazioni, con tutta la sua storia insieme agli amici di Forza Italia. Quello che e' oggi sara' anche domani. Nessuno pensi che noi possiamo cambiare registro.<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/RONCHI-INSIEME-IN-PDL-MA-AN-NON-SI-SCIOGLIE/news-dettaglio/3433224">La Repubblica</a>Franco MARINI: «Basta con la guerra dei topi e delle rane» - INTERVISTA2008-11-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382471Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
Così si mette a rischio il partito. Il segretario è Veltroni e la verifica si farà tra un anno<br />
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«Ora basta. Dobbiamo dare un taglio a questa guerra insensata. Mi ricorda la Batracomiomachia, la guerra dei topi e delle rane raccontata in quel poemetto greco. Noi l’abbiamo tradotta nella guerra dei pizzini e dei sospetti di complotto. Dalla mia posizione di ”riservista” posso rivolgermi a tutti i dirigenti del Pd: attenti, così rischiamo di distruggere quanto di buono abbiamo costruito». Franco Marini parla nel suo ufficio a Palazzo Giustiziani mentre ancora è in corso il coordinamento del partito. L’ipotesi, o la minaccia, del congresso anticipato non la prende neppure in considerazione: «Ma quale congresso? Sanno tutti dal primo giorno che non si può fare nulla prima dell’autunno 2009. Non c’è una platea definita di iscritti. E poi sarebbe un suicidio concentrarsi su questioni interne mentre il Paese è alle prese con una crisi gravissima». Marini però è preoccupato. E stavolta non vuole ammorbidire i toni: «Vedo in giro troppa leggerezza e un vago senso di irresponsabilità. Il 25 ottobre avevamo fatto un piccolo miracolo: quella manifestazione al Circo Massimo aveva rimotivato la nostra gente. Ora le polemiche stanno scoraggiando persino il quadro attivo del partito».<br />
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Chi ha le maggiori responsabilità? Veltroni o D’Alema? Veltroniani o dalemiani?</b><br />
«Quando si crea una situazione come questa, c’è una responsabilità generale. E ora Veltroni e D’Alema devono impegnarsi per chiudere questa pagina. O il partito fa un salto di qualità o rischia di precipitare. Il Pd è un grande progetto riformista. Il più ambizioso che l’Italia abbia avuto. Per me è una scelta irreversibile: ai leader che vengono dai Ds dico che debbono avere consapevolezza delle aspettative di chi viene da una storia diversa».<br />
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Sta dicendo che per un anno bisogna astenersi dalle critiche al segretario del Pd?</b><br />
«Dico che certe critiche a Veltroni mi sembrano dettate più dall’animosità che dalla razionalità politica. È il segretario, è stato legittimato dalle primarie, indebolirlo è autolesionistico. A fine 2009 ci sarà la verifica. Lì discuteremo di tutto, della linea e degli assetti interni. Questo però è il tempo delle critiche costruttive. Anch’io ho contestato il partito leggero, il partito frou frou, ma il mio intento era migliorare, correggere. E penso di aver ottenuto qualche risultato».<br />
<b>Tutto sommato è più severo con i dalemiani.</b><br />
«Non voglio fare il grillo parlante. Con D’Alema parlo spesso, lo farò anche quando tornerà dall’America. L’Italia sta entrando in una stagione molto difficile. Gli effetti della crisi finanziaria hanno raggiunto l’economia reale. Dilaga la cassa integrazione. 500mila giovani precari rischiano di perdere anche i loro contratti. Il Pd deve impegnarsi innanzitutto su questo».<br />
<b>Per dare battaglia al governo o per costruire un patto di coesione nazionale?</b><br />
«Questo dipenderà dal governo. Riconosco a Tremonti di aver visto la crisi in anticipo, ma purtroppo non è servito al Paese. Il governo è in ritardo nelle contromisure. In ritardo anche rispetto al resto d’Europa. Bisogna intervenire subito per integrare le pensioni e i salari più bassi. E per garantire il credito alle piccole e medie imprese. Berlusconi si muova immediatamente e troverà in Parlamento un’opposizione seria e responsabile».<br />
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Il caso Villari alla Vigilanza Rai però ha fatto prevalere lo scontro sul dialogo.</b><br />
«Ho apprezzato le parole di Berlusconi, di Schifani e di Fini. Il loro invito alle dimissioni, rivolto a Villari, è stato un segnale positivo dopo tanti segnali negativi. Mi auguro che il Pdl prosegua su questa strada».<br />
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A Villari cosa suggerisce?</b><br />
«Non mi pare che ascolti i suggerimenti. Comunque, non si lamenti dell’espulsione. Se uno va a giocare a bocce con gli scarponi, è ovvio che la bocciofila lo caccia fuori».
Oltre alla polemica nei gruppi dirigenti, c’è anche la divisione tra i sindacati a minacciarne la tenuta del Pd.
«Nel sindacato ci sono le mie radici. Le divisioni sono per me ancor più dolorose. Perché, oltre al Pd, indeboliscono le istanze sociali nel rapporto con il governo. Nella Cgil ci sono state troppe rigidità sulla riforma del regime contrattuale. Oggi è soprattutto a livello aziendale che i lavoratori possono ottenere aumenti salariali. Spero di aver colto ora qualche segnale di apertura. A Bonanni e ad Angeletti però voglio dire che si può anche fare un contratto senza la Cgil, non la riforma della struttura dei contratti».<br />
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Altro punto critico: il rapporto con il Pse. Quale compromesso è possibile nel Pd?</b><br />
«Il Pd deve portare la sua novità in Europa. Anche a me è costato molto lasciare il gruppo popolare. Il Pd non può entrare nel Pse. Deve marcare la sua originalità per favorire anche in Europa la nascita di un nuovo rassemblament di riformisti. Ciò non impedirà di cercare a Strasburgo un rapporto privilegiato con il gruppo socialista. L’ipotesi di una federazione tra il nostro gruppo e il loro mi pare ragionevole».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JZYDO">Il Messaggero - Claudio Sardo</a>Francesco STORACE: «Siamo un partito democratico orgoglioso della propria indipendenza. Santanchè non è una nullità»2008-11-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it381994Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Roma (RM) (Lista di elezione: La Destra) <br/><br/><br />
<b>Il congresso lo acclama segretario e conferma Buontempo presidente</b><br />
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ROMA - «Non siamo un'opposizione. Nessuno vuole entrare nel Pdl, ma verrà anche il momento delle alleanze. Con Berlusconi ci parleremo, sapendo bene chi è, ma soprattutto soprattutto sapendo chi siamo noi. Le alleanze vengono dopo». Lo ha chiarito Francesco Storace al congresso di La Destra che lo ha acclamato segretario, confermando Teodoro Buontempo presidente del partito.<br />
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«BASTA ANALISI DEL SANGUE» - «Siamo un partito democratico orgoglioso della sua indipendenza. Siamo nati per raccogliere consensi», ha affermato Storace. «Ho ascoltato con grande rispetto e interesse il rappresentante del Pdl: Quagliariello ha detto che magari un giorno ci ritroveremo nello stesso partito. Vorrei dire a Quagliariello che qua non ce n'è uno che vuole stare nello stesso partito con te. Basta fare l'analisi del sangue ai dirigenti della Destra».
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SANTANCHÈ - Storace ha poi accolto l'occasione per chiudere la polemica con Daniela Santanchè. Il segretario ha spiegato di non aver mai usato la parola «nullità» in riferimento all'ex candidata alla presidenza del Consiglio della Destra, ma ha invece confermato le sue severe critiche ai militanti e agli altri parlamentari che hanno lasciato il partito: «Volevano liquidare il partito. Con Santanchè non c'è rancore, ma sarà lei ad avere rimpianti. Io mi rivolgevo agli altri che se ne sono andati».<br />
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LETTERA DI BERLUSCONI - Storace, conversando con i giornalisti al termine del congresso, ha rivelato il contenuto di una lettera che Berlusconi gli ha inviato qualche giorno fa. «Mi sarebbe piaciuto averti nel Pdl, dice. Era una lettera del "volemose bene". Anch'io gli voglio bene, ma la politica è un’altra cosa».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/08_novembre_09/storace_destra_congresso_36001a82-ae6d-11dd-a27b-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera</a>