Openpolis - Argomento: acqua pubblicahttps://www.openpolis.it/2018-11-10T00:00:00ZAngela Raffa: Acqua pubblica: un diritto da raggiungere e preservare2018-11-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it933968Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: M5S) <br/><br/>“È necessario – ha detto l’on. Raffa – che i servizi idrici rimangano in mano pubblica e che vengano sottratti a giochi lobbistici e speculativi”.<br/>fonte: <a href="http://www.blogtaormina.it/2018/11/13/acqua-pubblica-un-diritto-raggiungere-preservare/249852/">Blog Taormina</a>Alberto Suppa: Io ci metto la faccia2013-10-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769996Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Muggiò (MB) (Gruppo: PD) <br/><br/>1. Presentati
Sono nato a Milano il 14 febbraio 1980 e vivo a Muggiò da quando ho l’età di 6 anni. Nel 2006 ho ottenuto la laurea in Economia e Commercio all’Università di Milano Bicocca discutendo una tesi sul contributo dell’economista indiano Amartya Sen alla teoria della scelta sociale. Dopo diverse esperienza lavorative, dal 2010 sono funzionario presso la Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile. Ho cominciato a fare politica attiva nel 2004 con diversi ruoli e incarichi politici sia a livello cittadino che provinciale, fino a che nel 2009, dopo una breve parentesi nella Giunta di centrosinistra guidata dal Sindaco Carlo Fossati come Assessore alle politiche finanziarie, bilancio e tributi, sono stato eletto Consigliere comunale e Presidente della Commissione Bilancio, Tributi ed Affari Generali.
2) Cosa ti aspetti dal nuovo gruppo provinciale?
Da un nuovo gruppo dirigente mi attendo sempre nuova energia e nuovo entusiasmo per prendere in mano nel redini e farsi carico di quel che di buono è stato fatto da chi li ha preceduti, ma anche per mettere mano alle criticità cercando così di dare nuovo slancio all’organizzazione ed all’attività politica.
3) Perché hai scelto di sostenere Pietro?
Per diverse ragioni. Innanzitutto la stima personale: lo conosco da diversi anni, ha iniziato a fare politica da giovanissimo e sta dimostrando di avere “la testa sulle spalle”, come si suol dire. In secondo luogo perché Pietro rappresenta un passo importante per quel rinnovamento che io insieme a molti altri auspichiamo nel PD. In terzo luogo il rapporto di fiducia che Pietro ha saputo costruirsi nel corso di questi anni con molti dirigenti e politici locali, ci fa capire che, con Pietro segretario provinciale, affidiamo il nostro PD di Monza e Brianza in “buone mani”.
4) Una parola che non dovrà mancare nel nuovo PD.
Onestà, a tutti i livelli. Non solamente quella, (doverosa) dell’onestà di chi non si macchia di reati, ma anche quella che deriva dall’essere leali e trasparenti.
5) Di cosa ha più bisogno un amministratore dalla federazione del suo partito?
Penso che il PD provinciale in questo nostro territorio possa ritagliarsi un ruolo fondamentale di coordinamento e discussione dei grandi temi strategici che ci accomunano tutti come la tutela dei beni comuni (aria, acqua, suolo, rifiuti) fino a questioni più specifiche, laddove ce ne fosse bisogno, come le politiche abitative, del lavoro e via dicendo. Ritengo che non esistano dei recinti prefissati: sarà compito del nuovo gruppo dirigente provinciale capire che tipo di supporto dare e in che modo, nel rispetto di una sana e corretta autonomia degli amministratori locali in molte questioni che li riguardano<br/>fonte: <a href="https://pietrovirtuani.wordpress.com/2013/10/19/io-ci-metto-la-faccia-alberto-suppa/">Rigenerazione Democratica</a>DANIELA SBROLLINI: Arpav in difficoltà. No alla riduzione del 20%. Tutelare ambiente e posti di lavoro.2013-02-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it685482Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Affianco la mia voce a quella dei consiglieri regionali del Pd, esprimendo, ancora una volta, le mie preoccupazioni per la situazione di Arpav. Infatti, in una nota, il Segretario generale per la Sanità ha chiesto ad Arpav di ridurre del 20%, nel suo bilancio di previsione 2013, il carico degli oneri finanziari. Si tratterebbe di un ordine che costituirebbe un definitivo colpo di grazia per la sezione veneta dell’ente».
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«Sembra, inoltre, che a breve il laboratorio Arpav di Vicenza chiuderà. Questa chiusura costituisce un’aggravante a un sistema di controlli già carente. Nel nostro territorio è presente la falda acquifera più importante del Nord Italia, dalla quale attingono gli acquedotti di Vicenza, Padova, di una parte significativa dei comuni dell’Alto Vicentino ed ex-Euganeo-Berico, per 700 mila abitanti serviti. La falda in questione è la protagonista della vicenda della discarica Vianelle, sito atto allo smaltimento di rifiuti speciali che qualcuno vorrebbe far nascere proprio sopra la preziosa falda. In proposito, nei mesi scorsi ho presentato una risoluzione in Commissione Ambiente: nel caso in cui la sede Arpav di Vicenza chiuda, come si potranno garantire gli adeguati controlli? Penso poi ai lavoratori che ogni giorno effettuano controlli e si occupano di prevenzione ambientale. Chiedo quindi, che si riconsideri l’dea della riduzione del 20% e che si punti a tutelare il territorio e i posti di lavoro».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=4170">www.partitodemocraticoveneto.org</a>MARINA STACCIOLI: L’ACQUA TOSCANA È LA PIÙ CARA D’ITALIA, “MA LA METÀ VIENE PERSA” 2012-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627287Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Toscana (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Firenze, Prato e Pistoia le più salate. Ma gli investimenti non sono efficaci”.
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“Ancora una volta la Toscana guida la classifica del costo dell’acqua, con sette province su dieci nella top ten delle bollette più care del Paese. Sul podio ci sono Firenze, Prato e Pistoia, tutte gestite da Publiacqua, che proprio nel 2011 ha fatto registrare utili da record”. Così la consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto) commenta il monitoraggio effettuato da Cittadinanzattiva sulle bollette dell’acqua d’Italia. “L’alto costo dell’acqua toscana – spiega Staccioli - è dovuto in buona parte agli investimenti milionari effettuati dai gestori sulla rete idrica. Eppure le perdite lorde (l’acqua immessa in rete e non fatturata) restano tra le più elevate d’Italia. In base ai dati raccolti da Irpet, la zona gestita da Publiacqua è quella che fa più acqua di tutte: addirittura il 43%. Significa che quasi la metà viene persa per strada”. “E’ vero che dagli anni 2000 – continua la consigliera - gli investimenti in Toscana sono pressoché quadruplicati, ma dobbiamo considerare il punto di partenza: tra gli anni ’80 e gli anni ’90 siamo stati i peggiori d’Italia. Meno di noi ha investito solo l’Umbria”.
<p> “Per vent’anni abbiamo impiegato un decimo delle risorse rispetto alla Valle d’Aosta, la metà rispetto alla media nazionale”. Ma il dato più sconfortante è un altro: “le gestioni toscane che hanno investito di più (e Publiacqua è la prima per investimenti) non sono riuscite a incidere in maniera sensibile sulle perdite, che sono rimaste pressoché invariate dal 2002 al 2007. In parallelo – conclude Staccioli - sono aumentati i costi in bolletta per remunerare gli investimenti e il capitale dei privati. Alla faccia del referendum della scorsa primavera e dell’Autorità idrica regionale”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.regione.toscana.it/politica/comunicati-stampa-dei-gruppi-politici">www.consiglio.regione.toscana.it</a>Antonio DI PIETRO: «Il Quirinale parla contro i disperati che protestano» - INTERVISTA2012-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626919Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
“Io difendo l’uomo qualunque, cioè il cittadino normale. Le parole di Napolitano sono contro di lui, contro le persone disperate e che protestano. Ci manca davvero poco perché la rivolta sociale diventi violenta. Il capo dello Stato ha indicato il dito, come al solito. Non la luna”.
<p><b>Qual è la luna, onorevole Di Pietro?</b>
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“Lo spettacolo squallido dei partiti di oggi. L’anti-politica è l’effetto non la causa di questa situazione. Il problema non sono il dipietrismo o il grillismo campioni dell’anti-politica, il problema è questa politica squallida, che sta a guardare ed è incapace di prendere decisioni. E si arrabbia se a decidere è la magistratura”.
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<b>Come nel Novantadue di Tangentopoli.</b>
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“Esatto, ma c’è una differenza. Allora tra una monetina e l’altra, la gente sperò nel cambiamento. Adesso c’è solo disperazione contro questa classe politica che è al capolinea e andrebbe cacciata a calci nel sedere. Le parole di Napolitano sono un attacco a questa gente. Avrebbe dovuto parlare prima, non fare come Ponzio Pilato”.
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<b>In che senso?</b>
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“Perché Napolitano non ha parlato nel periodo in cui ha governato il centro-destra? Berlusconi ha piegato le istituzioni ai suoi interessi, con le leggi ad personam. Questa è la vera anti-politica, non io o Grillo”.
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<b>Ma lei teme Grillo?</b>
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“Da me non sentirete mai una parola contro di lui. Il male è il politico che ruba non un comico che fa politica. Tra me e Grillo c’è una sola differenza”.
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<b>Quale?</b>
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“Io critico ma voglio costruire un’alternativa, lanciare un modello riformista e legalitario. Lui invece mira a sfasciare tutto e basta”.
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<b>In ogni caso, dice Napolitano, il populismo e la demagogia di turno non lasceranno traccia. Un concetto simile a quello espresso da D’Alema qualche giorno fa.</b>
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“Io non penso alla fine che faremo, non mi interessa. Penso che l’attacco di Napolitano alimenti il disegno di far disertare le urne e avere solo un voto costretto, ricattato, imposto per far eleggere questi politici. L’obiettivo è di fare di tutta l’erba un fascio, ma non siamo tutti uguali. Noi facciamo politica e siamo gli unici a non prendere pomodorate nelle piazze”.
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<b>Ma per il capo dello Stato c’è un filo tra i partiti e la Resistenza.</b>
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“Dove sono questi partiti? I padri costituenti si saranno ribaltati nella tomba con le leggi ad personam e il Porcellum. I partiti di oggi sono traditori della Resistenza, non sono più figli di quella fase eroica. Il pericolo sono loro, non il qualunquismo o la demagogia”.
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<b>Cioè l’anti-politica, secondo il Quirinale.</b>
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“Chiedo al capo dello Stato: forse è anti-politica proporre l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, i referendum per l’acqua pubblica e contro il Porcellum e il nucleare? Perché Napolitano non prende in considerazione le nostre proposte di non candidare i condannati in primo grado, di non dare poltrone ai politici sotto processo, di reintrodurre il falso in bilancio? L’Italia dei Valori agisce secondo le regole della democrazia e fa l’opposizione”.
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<b>Berlusconi non governa più.</b>
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“Io sono felice che Monti abbia preso il suo posto. Ma oggi a pagare sono gli esodati e non gli evasori fiscali e le banche. Questo è il governo di don Rodrigo, che sta instaurando un nuovo feudalesimo”.
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<b>Forse però si vota prima, nell’autunno prossimo.</b>
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“Purtroppo e ripeto tre volte purtruppo, si voterà nel 2013 e al posto del Porcellum ci sarà una legge elettorale che consentirà ai partiti di tenersi le mani libere prima delle elezioni. Questo è il tavolo che ci stanno apparecchiando. Una nuova forma di prostituzione politica, eppure Napolitano se la prende con l’anti-politica”.
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<b>Grillo a parte, il capo dello Stato sarà preoccupato anche dal voto di protesta alle presidenziali francesi.</b>
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“Io avrei votato il socialista Hollande e non Le Pen. A me interessa rilanciare la foto di Vasto con Bersani e Vendola e costruire un’alternativa. Questa è anti-politica?”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1E4XP9">Il Fatto Quotidiano - Fabrizio D'Esposito</a>Roberto Colombo: Qualità dell'acqua pubblica2012-03-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it685609Istallando le case dell'acqua abbiamo contribuito a fare informazione. In molti pensavano che l'acqua della rete non fosse buona; noi abbiamo dimostrato che l'acqua del rubinetto è di eccellente qualità, controllata e sicura. Sia chiaro: non siamo concorrenti delle imprese produttrici di acqua in bottiglia. Come aziende idriche pubbliche vogliamo soltanto che i cittadini abbiano tutti gli elementi per fare una scelta di consumo consapevole e libera da qualsiasi pregiudizio. Per questo ribadiamo la nostra proposta dell'acqua del rubinetto come bevanda ufficiale di Expo 2015.<br/>fonte: <a href="http://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/2012/03/17/682615-case_dell_acqua_milanese.shtml">Il Giorno</a>Alberto Lucarelli: La rete dei comuni per i beni comuni: le prime azioni concrete da compiere 2012-01-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625477Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Napoli (NA) (Partito: Lista Civica - Cen-Sin) - Assessore Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) <br/><br/><br />
Partendo dalle esperienze delle democrazie locali e dei movimenti, vogliamo tessere le principali tappe di un percorso ambizioso e articolato: la Rete dei Comuni per i Beni Comuni. Un percorso che deve articolarsi in due modalità di azioni che possono anche muoversi con la stessa tempistica: esercizio di azioni politico-amministrative locali concrete; rivendicazioni, resistenza e disobbedienza civile verso atti statali illegittimi ed incostituzionali.
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Comincio ad indicare quelle azioni che i comuni, sospinti dalle pratiche sociali, potrebbero far partire da domani. Ne indico ovviamente solo alcune a titolo esemplificativo:
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<b>1.</b> In primo luogo, in attuazione della volontà referendaria espressa da 27 milioni di italiani lo scorso giugno, i Comuni devono impegnarsi, attraverso un patto federativo, a gestire l’acqua attraverso un modello pubblico partecipato. Come abbiamo fatto a Napoli con Abc.
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<b>2.</b> I comuni devono eliminare dalla tariffa il 7% relativo alla remunerazione del capitale investito. Ovvero uscire dalla logica del profitto.
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<b>3.</b> Si invitano, pertanto, i sindaci delle città che organizzano il servizio idrico integrato mediante società per azioni a totale capitale pubblico (Milano, Torino, Palermo, Venezia, ecc.) a siglare un patto da subito per transitare tutti verso una gestione del servizio per il tramite di aziende speciali, seguendo l’iter indicato da Napoli.
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<b>4.</b> Si invitano i Comuni all’adozione di piani energetici orientati ad un più razionale utilizzo delle risorse, nell’interesse delle generazioni future.
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<b>5.</b> Costruire da subito un patto tra amministrazioni e cittadini in difesa dei diritti delle generazioni future per la formulazione di un piano d’azione per l’energia sostenibile.
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<b>6.</b> Uscire da subito dal circuito affaristico di inceneritori e discariche e dimostrare che la gestione dei rifiuti possa fondarsi sulla politica delle “R”, piuttosto che su discariche ed inceneritori.
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<b>7.</b> Che la tutela dell’aria e la qualità della vita nelle città passino sempre più attraverso la predisposizione di ampie Ztl.
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<b>8.</b> Con una prospettiva di radicale riforma della mobilità urbana, occorre trasformare vie e piazze in giardini, spazi di gioco e incontro: in beni comuni a vocazione sociale.
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<b>9.</b> Definire e gestire il territorio bene comune significa arrestare il consumo di suolo e fronteggiare qualsivoglia forma di condono.
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<b>10.</b> Lo sviluppo urbanistico deve accettare limiti rigidi all’espansione su suoli agricoli, trovando spazi nella rottamazione degli edifici di bassa qualità, energeticamente inefficienti, riusando le aree già compromesse. Occorre riconquistare lo spirito di appartenenza al proprio territorio.
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<b>11.</b> Immaginare reti di distribuzione locale di prodotti biologici per operare una sinergia fra le città e le campagne circostanti. Creare opportunità di eco-lavoro cooperativo per far cessare le forme più intollerabili di precarietà e sfruttamento.
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<b>12.</b> Creare laboratori permanenti di consultazione dei cittadini dando loro la possibilità di deliberare ed incidere concretamente sulle grandi scelte operanti nelle città; in particolari quelle che attengono al governo ed alla gestione dei beni comuni.
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<b>13.</b> Nella grandi metropoli il governo dei beni comuni non può che passare attraverso un discorso serio sulla Città metropolitana e della democrazia di prossimità, non già quali ulteriori luogo di mera rappresentanza.
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<b>14.</b> Le istituzioni comunali, in quanto enti esponenziali delle comunità presenti sul territorio, devono impegnarsi a porre in essere politiche inclusive sul versante della rappresentanza, aprendosi, ad esempio, alla partecipazione dei migranti, ed ai minorenni (penso alla loro partecipazione ai referendum consultivi) ponendo il problema politico della doppia cittadinanza e dello ius soli per tutti.
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<b>15.</b> In sede locale vanno rafforzati tutti gli strumenti di democrazia diretta, quali i referendum abrogativi, consultivi, propositivi.
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<b>16.</b> I Comuni da subito, insieme ai movimenti, anche utilizzando alcuni strumenti del Trattato di Lisbona devono, da subito, promuovere e costruire una Carta Europea dei Beni Comuni, così come deliberato dal Comune di Napoli, mediante la quale inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell’Unione e fronteggiare la dimensione mercantile del diritto comunitario.
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<b>17.</b> Da subito i Comuni, infine, potrebbero modificare i propri statuti per introdurre la nozione di bene comune, non soltanto simbolica, ma capace di influenzare le politiche pubbliche locali.
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<b>18.</b> Occorre lavorare per il pieno accesso gratuito alla rete.
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<b>19.</b> Le istituzioni pubbliche della cultura devono agire come reali istituzioni culturali e non come strumenti politici o finanziari. Soltanto in questo modo i loro organi potranno garantire serietà nella valutazione dei progetti e loro credibilità internazionale.(…)
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Da Napoli dunque dovrà uscire una carta da consegnare al Capo dello Stato e al governo nella quale evidenziare tutti gli atti eversivi e incostituzionali che hanno progressivamente reso impossibile il funzionamento dei governi locali e soprattutto l’erogazione di servizi sociali tesi al soddisfacimento dei diritti fondamentali. (…)
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La Rete dei Comuni per i Beni Comuni è pronta costituire un modello alternativo di democrazia, oltre l’orizzonte attuale. Occorre però avere la forza, la compattezza , il coraggio di liberarsi o di resistere a tutte quelle leggi che danno al saccheggio il crisma della legalità. Occorre avere il coraggio, la forza, ma anche l’entusiasmo, di sperimentare pratiche alternative di democrazia, anche attraverso la ricerca di forme organizzative più adeguate allo stato di cose presenti.
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Modelli di coordinamento e di pratica collettiva meno obsoleti rispetto a quelli che stanno facendo naufragio. Mai più forme di leaderismo, di personalismo di autoreferenzialità, ma azioni coordinate da una molteplicità di soggetti, al fine di mettere in connessione diversità culturali, etniche, linguistiche. Un laboratorio in grado di superare la separatezza, fondato sull’inclusione e sulla contaminazione dei diversi. Proviamoci! Insieme possiamo riuscirci.
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<b>N.B.</b> Qui pubblicata è una parte dell’intervento di apertura al Forum dei Comuni sui Beni Comuni e sulla democrazia partecipata. Ricordiamo che il Forum si è tenuto presso il Comune di Napoli.<br />
<br/>fonte: <a href="http://comunicare56.wordpress.com/2012/02/22/la-rete-dei-comuni-per-i-beni-comuni-le-prime-azioni-concrete-da-compier/">il Manifesto / comunicare56.wordpress.com</a>MARINA STACCIOLI: ATO UNICA ACQUA, “UN NUOVO CARROZZONE, ANZI DUE” 2011-12-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622833Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Toscana (Gruppo: Misto) <br/><br/>“Nessun risparmio e un nuovo supermanager. Restano i dubbi sul servizio”
“Un nuovo carrozzone, anzi due, sulle spalle dei cittadini toscani”. Così la consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto) commenta la neonata Autorità Idrica regionale. “Come al solito per non cambiare niente, si cambia solo il nome alle cose – dichiara Staccioli – e così gli attuali sei Ato dell’acqua diventeranno sei Conferenze territoriali, ma non scompariranno. A vigilare su di loro ci sarà l’Autorità unica, un nuovo ente pubblico che andrà ancora una volta a gravare sui contribuenti. Ciliegina sulla torta: l’Osservatorio, un contentino per i Comitati che si sono impegnati per i referendum dello scorso luglio, lasciati a bocca asciutta da una legge ancor più centralista di quella di prima”. Il direttore generale dell’Autorità idrica toscana sarà nominato dal Presidente della Giunta e resterà in carica per 7 anni. Il trattamento economico, si legge nella proposta di legge approvata dall’Aula, sarà equiparato a quello delle figure apicali della dirigenza pubblica locale. “Un altro supermanager che non ha bisogno di rendere conto a nessuno”, attacca Staccioli. Ma le perplessità si estendono anche alla qualità del servizio. “Prendiamo come esempio quel che sta succedendo a Forte dei Marmi – sottolinea la consigliera, facendo riferimento al proprio territorio – se con sei Ato non si è riusciti a installare i contatori, che succederà con un unico gestore? Ad oggi, grazie a Gaia, i lavori per la terza vasca di depurazione dell’acqua sono ancora fermi e i cittadini versiliesi continuano a pagare una iniqua somma forfettaria, che poco ha a che vedere con i consumi reali”. (f.p.)<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.regione.toscana.it/politica/comunicati-stampa-dei-gruppi-politici/comunicato/testo_comunicato.asp?id=8752&filtro=">www.consiglio.regione.toscana.it</a>Paolo FERRERO: Primarie ma di programma e poi subito alle urne. Per uscire a sinistra dalla crisi - INTERVISTA2011-11-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it618003<br />
<i>"Il governo se ne andrà e per questo stasera brindiamo", esordisce Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista mentre i tg di prima serata danno conto di quanto avvenuto al Colle - l'ostinazione di Berlusconi ha demolito la credibilità non solo del governo ma più complessivamente della politica, della stessa democrazia. Sembra di assistere ad una Weimar al rallentatore, c'è una crisi palese del regime, della seconda repubblica.</i>
<p><b>C'è anche un recentissimo sondaggio che conforta questa osservazione: due terzi degli intervistati ritiene che, per uscire dalla crisi economica la prima misura sia abbattere i costi della politica, solo un terzo crede che sia più utile una patrimoniale.</b>
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L'antipolitica - intesa come sfiducia radicale nella politica - ha ormai una dimensione di massa. In realtà noi abbiamo dinnanzi due ipotesi, che si alimentano a vicenda, di uscita a destra dalla crisi del governo e della democrazia. Da un lato il governo tecnico che sarebbe un governo tecnocratico, cioè il governo della Bce e non del popolo italiano. Pensa alla Grecia che non ha nemmeno potuto decidere di fare un referendum sulle sue politiche. Dall'altra l'ipotesi populista che ancora non ha dato il peggio di sè. Pensa se Berlusconi potesse uscire da questa situazione gridando al ribaltone. E pensa alla Lega che, finora, è rimasta imbrigliata nel governo e ha dovuto stare al gioco. Se l'esito dovesse essere il governo tecnico la Lega già ha detto che ne resterà fuori, possiamo immaginarci che tipo di campagna di nazionalismo secessionista e razzista potrebbe fare. Esiste il rischio di un'uscita ancora più a destra dalla crisi.
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<b>E' addirittura un passo indietro rispetto al quadro angusto dato dal bipolarismo?</b>
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Infatti, la dialettica rischia di essere tra tecnocrati e populismo di destra. Per questo siamo contrarissimi ad un governo tecnico e proponiamo la via maestra delle elezioni. Di fronte ad una crisi politica occorre ridare la parola al popolo.
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<b>L'obiezione più gettonata è che questo sistema elettorale è improponibile.</b>
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Nessuna controindicazione, compreso il voto con il Porcellum è maggiore della controindicazione della ricostruzione di un governo di destra o del governo tecnocratico guidato da Monti o similari con il corollario di una opposizione razzista allo stesso. Occorre andare a votare il prima possibile per uscire dalla palude.
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<b>Viene molto utilizzata la suggestione della transizione di vent'anni fa tra prima e seconda repubblica. Si fa perfino il nome di Amato.</b>
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Beh, quella transizione è stata un disastro di cui ancora paghiamo le conseguenze e a cui Rifondazione comunista si è opposta con tutte le sue forze. Oggi sarebbe anche peggio perchè la crisi macina molto di più e perchè la crisi delle istituzioni è assai maggiore.
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<b>E come affrontare le urne in queste condizioni?</b>
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Noi proponiamo un fronte democratico per battere le destre che veda l'alleanza della sinistra con il centrosinistra, senza i centristi. Pur non vedendo le condizioni per governare insieme al Pd, siamo interessati alla maggiore discontinuità possibile sia sul piano democratico che sociale. Nella realtà e nella percezione della nostra gente c'è la necessità di cacciare Berlusconi. Visto che il sistema elettorale è maggioritario noi dobbiamo stare in sintonia con questa necessità e questo sentimento e contribuire alla cacciata di Berlusconi. Parallelamente poniamo al centrosinistra il tema della democrazia e della partecipazione: per questo proponiamo le primarie di programma, per far decidere al popolo dell'opposizione non solo chi dovrà governare ma per fare cosa. Al rischio di uscita a destra dalla crisi - nelle sue varianti tecnocratiche e populiste - noi dobbiamo proporre una uscita da sinistra. Nel popolo del centrosinistra non la pensano tutti come Renzi: dobbiamo costruire una sponda politica per quei contenuti e attivare delle forme di partecipazione diffusa.
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<b>Ma così come si declina un'altra necessità, quella dell'autonomia politica della sinistra dal quadro dato?</b>
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Allargando la sfera della democrazia. Ho detto delle primarie di programma. Dobbiamo costruire un referendum sui vincoli europei, anche in forma autogestita. Così come stiamo predisponendo con altre forze una campagna referendaria su cui raccogliere le firme a partire da gennaio. Esiste già un fronte ampio contro l'articolo 8. Stiamo discutendo anche sulla legge 30 e su quesiti che consentano di ripristinare il proporzionale. Se raccogliamo le firme a gennaio si voterebbe qui referendum un anno dopo le elezioni e questo sarebbe un modo assai efficace per intervenire dentro la politica da parte della società.
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<b>Quindi con le elezioni determinare il quadro politico migliore possibile e poi nella società cambiare i rapporti di forza?</b>
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E' chiaro che cacciare Berlusconi non risolverà il problema dell'alternativa, dunque le primarie, i referendum, l'azione dei movimenti determinerebbero la possibilità di interagire col quadro politico con una forza esterna. La dialettica parlamentare non può esaurire la ricerca della costruzione dell'alternativa, perciò dobbiamo costruire la forza nella società. Ma c'è anche una ragione di fondo nella ricerca di forme di democrazia diretta: dentro questa crisi economica c'è la crisi della democrazia rappresentativa. Nel neoliberismo, attraverso le politiche fatte dagli stati c'è stato un passaggio di poteri dagli stati alla finanza, dai parlamenti ai governi e da questi al direttorio Bce/Germania.
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<b>Anche da questo si percepisce come gli spazi per la politica siano strettissimi.</b>
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La politica, applicando politiche neoliberiste, ha scelto di non contare lasciando fare ai potentati economici. Da un lato c'è una crisi fortissima di legittimità, dall'altro, però, c'è una fortissima domanda di democrazia spesso deviata dai mass media in termini "anti-casta". Noi invece dobbiamo saper riconoscere la domanda sociale come domanda di potere: in Molise, alle recenti regionali ha votato meno gente che ai referendum di giugno che hanno incarnato questa domanda sociale di partecipazione. Della stessa cosa ci parlano le esperienze della Val di Susa, della Fiom, del 15 ottobre che, al di là di tutto è stata in Italia la più grande piazza di quel giorno. Ma tutto ciò non ha uno sbocco politico. Che siano su Vendola, o sulla variante più di destra Renzi, le primarie sono una sussunzione di quella voglia di partecipazione dentro un meccanismo di iperdelega al leader carismatico. Dalla delega al partito alla delega al leader. Pensa che solo la Fds e il Pd non hanno il nome del capo sul simbolo elettorale. Le primarie di programma sono utili a individuare dei nodi - no alla guerra e alle spese militari, no alla precarietà, sì ai beni comuni e alle ripubblicizzazioni - da indicare al centrosinistra perchè si scelga non solo chi ma che cosa fare.
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<b>Ma come è possibile ricostruire spazi di democrazia partecipata ed efficace? Esiste il problema di "un nuovo che non nasce"?.</b>
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I problemi sono tanti, occorre lavorarci in direzione della socializzazione della democrazia. Oggi i referendum non hanno più la sola valenza di fotografare lo scarto tra paese reale e paese formale. Oggi possono avere una valenza costituente di soggettività. Per questo seguiamo l'esperienza dei movimenti per l'acqua (parteciperemo alla manifestazione nazionale del 26 novembre e stiamo dentro a tutte le sperimentazioni di costruzione della soggettività della società civile con interessi antagonisti alla grande finanza. Ma per questo serve che si trovino forme persistenti di autorganizzazione, di contropotere dal basso. Penso che in tutta Italia si debba agire come si agisce in Val di Susa. E poi la politica va riconnessa al fare. <br />
Ecco perchè siamo l'unico partito a spalare fango a Genova, l'unico a intervenire nel terremoto, a fare i Gap. Le condizioni per l'alternativa nascono nella densità sociale che si contribuisce a ricostruire.
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<b>Ma chi potrebbero essere gli interlocutori di questa ricerca?</b>
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Coloro che hanno fatto l'opposizione sociale in questi anni. A differenza di altre fasi storiche, l'elemento democratico è costituente. Nella sua crisi, il capitalismo cerca di restringere la partecipazione per restituire, come nell'Ottocento, il potere ai padroni e ai banchieri riducendo il conflitto sociale a problema di ordine pubblico. Noi, al contrario, dobbiamo favorire l'irruzione delle masse nello spazio pubblico. Noi vogliamo aggregare la sinistra di alternativa a partire dalla ricostruzione della soggettività, la sinistra che opera per rompere il senso di impotenza, che "aiuta" - come diceva Vittorio Foa - la gente a governarsi da sé. Per tutto questo la sinistra d'alternativa deve essere in grado di non subire, di non farsi sovradeterminare, dal falso movimento del bipolarismo che ci vorrebbe o marginali o allineati.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2011/11/9/17244-primarie-ma-di-programma-e-poi-subito-alle-urne-per-uscire/">Liberazione - Checchino Antonini</a>Luigi de MAGISTRIS: Genova, dieci anni fa ma anche oggi2011-07-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590242Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA) (Lista di elezione: IdV) <br/><br/><br />
Dieci anni fa il movimento altromondialista propose la propria agenda politica a Genova, in concomitanza con il G8. Trecentomila persone riempirono le strade del capoluogo ligure fino a farle tracimare. Erri De Luca spiegò l’accaduto ricorrendo all’idraulica: troppa acqua per così pochi vasi comunicanti, l’impianto si sfasciò. La metafora fu azzeccata.
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Purtroppo quell’urgenza politica fu relegata al solo problema di ordine pubblico, restando di fatto inascoltato grido. Eppure quell’agenda era (ed è) prioritaria. Oggi parte di quel movimento si ritrova di nuovo a Genova sotto il nome di Cassandra.
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Dieci anni prima la “profetessa” inascoltata – composta da giovani, associazioni, sindacati, esponenti di forze politiche, tanto variegata e poliedrica da apparire misteriosa – parlò di dissesti ambientali, di degenerazioni che sarebbero avvenute se il privato avesse continuato a vantare un primato rispetto al bene pubblico, se il profitto multinazionale avesse continuato a regolare le economie nazionali. Con puntualità sconvolgente si è verificata la crisi economica mondiale, la delocalizzazione dell’apparato industriale di buona parte dell’Europa occidentale, le catastrofi naturali.
Il movimento altromondialista è stato propositivo perchè ha inteso la globalizzazione declinandola sui diritti universali e su un altro modello di sviluppo.
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Gli avversari degli altromondialisti hanno contrastato il movimento con veemenza ma con scarse argomentazioni. Il movimento è stato tacciato di anti-modernità e di idealismo. Argomentazioni che ancora oggi restano in piedi. Chi ha detto no al modello Marchionne a Pomigliano o chi si oppone alla Tav in Val di Susa, chi difende l’acqua pubblica partecipando al referendum o combatte contro l’assedio dei diritti sindacali, ecco che viene accusato di opporsi alla modernità e di essere un ingenuo. Noi – e siamo ancora tanti – sappiamo che la verità è un’altra. Tanto che quel movimento in luoghi come l’America Latina o l’India ha creato laboratori politici di straordinaria importanza. Meno in Europa, e in Italia, dove nell’ultimo decennio si è andata esasperando la crisi di rappresentanza e si è assistito alla fragilità di un sistema economico tutto mercato e speculazione.
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Nell’amministrazione di Napoli vogliamo cercare di accogliere l’agenda politica che dieci anni fa fu proposta dal movimento. La difesa del bene comune come il coinvolgimento delle assemblee popolari nelle scelte dell’amministrazione. Gli enti locali, se lo vogliono, possono divenire l’istituzione ideale per un modo inclusivo di intendere la politica come partecipazione, che è poi l’essenza della democrazia. Insomma, Genova è un patrimonio da conservare e attualizzare. Mentre resta l’esigenza giudiziaria, storica e politica di illuminare quanto accaduto:<br />
<b>Diaz</b>, <b>Bolzaneto e</b> <b>la morte di Carlo Giuliani</b>.
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Perchè Genova, proprio per la forza “rivoluzionaria” andata in scena nei giorni del luglio 2001, ha provocato una reazione ‘istituzionale’ (anti-istituzionale?) e ‘politica’ (impolitica?) inaccettabile: una sospensione dello Stato democratico e del diritto su cui anche oggi c’è necessità di riflettere e indagare. <br />
Soprattutto perchè in troppi rivestono ancora ruoli apicali e hanno beneficiato di una progressione di carriera istituzionale pur avendo fatto parte – spesso dai piani alti del potere – di quella catena di comando che condusse dritti dritti alla “macelleria messicana” di cui fummo tutti osservatori. Verità e giustizia, politica e giudiziaria, sono dunque doverose. <br />
Per quel movimento alteromondista, per Carlo Giuliani, per la nostra democrazia.
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<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/genova-dieci-anni-fa-ma-anche-oggi/?printpage=undefined">micromega-online</a>Paolo Marinucci: “Crea gestioni srl – tariffe”2011-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590276Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Termoli (CB) (Gruppo: Altro) <br/><br/>I sottoscritti consiglieri comunali
Visto l’art. 43, comma 3, del dlgs 267/2000 (Testo Unico Enti Locali) – “Diritti dei consiglieri” che fissa in 30 giorni il termine per le risposte alle interrogazioni;
Visto l’art. 48, comma 1, del Regolamento del Consiglio Comunale – “Risposta alle interrogazioni” che fissa in 30 giorni il termine per le risposte alle interrogazioni;
CONSIDERATO che la società CREA SRL gestisce il servizio idrico integrato di Termoli con affidamento regolato da convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) e da convenzione rep. n. 778 del 1999 (Gestione del servizio di fognatura e depurazione acque reflue);
PRESO ATTO che da nota di Crea gestioni srl protocollata in data 07/10/2010 la scrivente comunica che il costo di acquisto dell’acqua è di 0,22466 €/mc;
CONSIDERATO che l’art. 14, comma I-2, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”Fornire, con decorrenza dalla stipula della Convenzione le utenze comunali (uffici, scuola e servizi gestiti direttamente dal Comune), a prezzo di costo. La definizione numerica di tale “prezzo di costo”, su proposta del Consorzio, verrà approvata dal Comune.”;
CONSIDERATO che l’art. 14, comma I-13, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”Fatturare e riscuotere dall’Utenza, con gli importi relativi ai consumi dell’acqua, anche i canoni di fognatura e quelli relativi alla depurazione delle acque, riversandone gli importi al Comune. Omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 22, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…le tariffe di vendita dell’acqua saranno fissate…omissis…, previo parere del Comune onde consentire le necessarie condizioni di equilibrio economico-finanziario e gestionale. omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 24, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…Le nuove tariffe e corrispettivi avranno efficacia a partire dalla data di stipula del relativo atto aggiuntivo. Omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 25, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…A partire dal 4° anno di gestione il Consorzio corrisponderà al comune un importo pari a Lire 50.000.000 (25.823 €) annui elevabile fino ad un massimo di Lire 100.000.000 (51.646 €) annui con lo schema base di seguito esposto: per un miglioramento del rendimento “R” della rete (R=mc consumati/mc prodotti) del 10% rispetto all’esercizio precedente, nell’esercizio successivo verranno versate Lire 75.000.000 (38.734 €); per un miglioramento complessivo del 20% il versamento sarà di Lire 100.000.000 (51.646 €). omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 13 del “Regolamento per il servizio di distribuzione dell’acqua potabile” allegato “A” della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…I ruoli di utenza si distinguono in a) ruolo di utenza per uso domestico; b) ruolo di utenza per uso non produttivo; c) ruolo di utenza per uso produttivo; d) ruolo di utenza uso agricolo e marittimo.. omissis”;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che il costo al mc di acqua è di € 0,417722;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che è stato eliminato il minimo impegnato e che ci sono stati dei cambi di tariffe in accordo con il Comune di Termoli;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che la quota fissa si modifica in “quota fissa dom. resid.”;
Tutto ciò premesso, si INTERROGA il SINDACO per sapere:
Come mai il Comune paga l’acqua alla tariffa agevolata (utenza comune) e non al “costo” come previsto da convenzione;
Che cosa quantifica la dicitura “quota fissa”;
Quando sono state modificate le tariffe e il regolamento di utenza e con quale atto il Comune ha accordato tali modifiche;
Se Crea gestioni srl ha versato il contributo annuale e dall’inizio della convenzione ad oggi a quanto ammonta;
Come mai, in fattura, compare la dicitura “quota fissa dom. resid.” al posto di “quota fissa”; se questa intende la discriminazione tra residenti e non con quale atto è stato modificato il Regolamento di utenza che non prevedeva tale divisione;<br/>fonte: <a href="http://www.notizie.it/esterno/riceviamo-e-pubblichiamo-da-paolo-marinucci-crea-gestioni-srl-tariffe">bacheca termolese</a>Paolo FERRERO: Prc, il nuovo percorso dell'VIII congresso si apre con il Comitato Politico2011-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it589970<br />
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«Un vero cambio di fase caratterizzato dalla crisi del berlusconismo e del liberismo, e con grandi manovre in corso per evitare che se ne esca a sinistra».
<p>E’ con questo quadro che il segretario del Prc Paolo Ferrero ha aperto i lavori del Comitato politico nazionale, che si concluderà oggi a Roma (centro congressi Cavour).
Questo Cpn, il primo dopo i referendum di giugno, darà l’avvio alla fase congressuale che si concluderà con l’appuntamento di dicembre, presumbilmente a Napoli. Da qui usciranno quindi le due commissioni per il “Regolamento” e per il “Documento politico”. A ottobre, subito dopo la definizione dei documenti, toccherà ai congressi dei circoli dare l’avvio al confronto interno, mentre a novembre sarà la volta delle assise di federazione e, a seguire, quello nazionale.
Un congresso che il segretario del Prc ha auspicato unitario, nella prospettiva del superamento delle correnti.
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Ma per tornare alla parte analitica del suo intervento, il leader del Prc ha insistito molto sul fatto che i risultati positivi di Napoli e Milano, e sui “Quattro sì” al refendum non devono far abbassare la guardia. C’è sì una ripresa dell’iniziativa dal basso, un fatto sostanziale difficilmente negabile, ma, dall’altra parte, si sta cercando in tutti i modi di non trasformare questo patrimonio in un nuovo indirizzo politico. Insomma, un risultato, quello uscito dalle urne, che viene in qualche modo tenuto a distanza quasi ad evitarne il “contagio”.
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Si stanno prospettando segnali inquietanti. Innanzitutto, la proposta di legge del Pd sull’acqua che di fatto riapre alla privatizzazione, non mettendo i comuni nelle condizioni di evitarla, in quanto i loro bilancio sono continuamente oggetto dei tagli da parte del governo centrale, e imponendo al risultato politico sui beni comuni una battuta di arresto. Non solo, anche ciò che arriva dal sindacato, con l’accordo del 28 giugno, non è che possa essere valutato in modo positivo. Anche se da una parte il testo «non arriva dove dice Marchionne», sottolinea il segretario del Prc, dall’altra «apre una falla nel contratto nazionale». Falla che di fatto crea le premesse «per mettere i lavoratori in competizione tra loro». Questo per stare al merito. C’è poi il valore politico di quell’intesa, che parla della «chiusura del cerchio» verso la Fiom e della sostanziale accettazione del modello dell’accordo del 2009 e della egemonia della Cisl. Insomma, come è stato detto nel corso del dibattito, un «suicidio» da parte del sindacato, e un «omicidio» nei confronti della classe. C’è da dire che nel corso del dibattito (di cui daremo conto nei prossimi giorni) il tema dell’accordo del 28 giugno è stato molto gettonato, e l’invito prevalente è stato quello a non eccedere nei toni.
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Cosa vuol dire tutto questo per il Prc, che si appresta a celebrare il suo ottavo congresso?
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Innanzitutto, una scelta chiara rispetto all’internità ai movimenti. <br />
Una scelta che ha come primo impegno concreto la proposta della Costituente dei beni comuni e, come nodo politico, quello dell’unità nella prospettiva di un segno fortemente antiliberista. Parallelamente, una «accentuazione» dal basso del profilo della coalizione che porti direttamente alle ”primarie di programma”.
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Da questo punto di vista, il senso di imprimere una svolta unitaria al congresso è in relazione alla necessità di dare un segnale forte di non frammentazione. Indispensabile in un momento in cui occorre contare sulle proprie forze, anche per quanto riguarda l’adeguamento della macchina organizzativa alle risorse effettive del partito.
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I nodi che dovrà affrontare il congresso hanno al primo punto la democrazia, soprattutto in connubio con quella che Paolo Ferrero chiama «la dignità» degli individui. Ovvero, una democrazia che decida sulla questioni importanti e che non significhi solo voto ma partecipazione ai processi politici e sociali e costruzione del proprio destino.
<p> Il secondo punto, direttamente connesso al primo ha come riflessione i ”beni comuni”, come la prima vera occasione di declinare la critica alla forma della merce. Tema, questo, che ci introduce al terzo punto, quello della ricerca di soluzioni concrete allo strapotere dell’economia finanziaria. Strapotere che è sicuramente in capo al potere politica e alla sua opera di ”deregulation” costruita negli anni.
<p>«Proprio per questo è possibile introdurre, al contrario, una regolamentazione che non consenta più alla speculazione finanziaria di agire come un bombardiere imprendibile anche dal fuoco della contraerea», sottolinea Ferrero.
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E poi ci sono i nodi politici, ovvero un giudizio schietto sul percorso della Federazione della sinistra a partire dalla considerazione sulla sua natura di strumento per la costruzione di un programma di fase nella prospettiva della sinistra di alternativa e della sua presenza istituzionale.
Infine, il documento del congresso dovrà contenere anche un ragionamento sull’utilità del Prc dal punto di vista della costruzione delle relazioni sociali e della proposta politica e culturale, «ovvero l’utilità di rifondazione per l’oggi e per il domani».
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In sostanza, ha detto Paolo Ferrero chiudendo il suo intervento, l’obiettivo del congresso deve essere quello di stabilire una linea chiara su quattro punti: l’uscita dal berlusconismo, l’unità delle forze a sinistra del Pd, il consolidamento antiliberista dei movimenti e l’attualità del comunismo.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.liberazione.it/news-file/gia_presente_11579_40_Rifondazione.htm">Liberazione - Fabio Sebastiani</a>Nichi VENDOLA: «Il nuovo centrosinistra è il popolo dei referendum»2011-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it584889Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
Riunione dell'Assemblea nazionale di Sinistra ecologia e libertà.
<p> ''Siamo riusciti nel nostro primo compito che era quello di riaprire la partita della speranza. Noi in particolare abbiamo anche rimesso in campo un'idea di sinistra e abbiamo restituito all'Italia una prospettiva di futuro''
<p>''Attenzione a leggere il risultato dei referendum come una semplice vittoria del centrosinistra. Hanno vinto le associazioni, i movimenti, i settori cattolici che si sono mobilitati per l'acqua pubblica e contro il nucleare. I vincenti sono molteplici protagonisti. Tra loro, le donne e i giovani''. <br />
Arriva poi un attacco 'ai politologi e ai politicanti': ''Hanno perso coloro che concepiscono la politica come le battaglie navali che si giocano a tavolino. Che continuano a dire che si vince al centro e parlano di moderatismo, mentre l'Italia resta un paese sconosciuto nelle sue scomposizioni sociali''.<br />
''Si vince quando la politica ha a che fare con la vita, torna chiave del cambiamento, è educazione alla complessità e assume la democrazia come strumento e fine''. Il leader di Sel ribadisce la sua predilezione per le primarie: ''Anch'io, come Bersani, sono contro il leaderismo. Ma dico al segretario del Pd che per vincere davvero il leaderismo occorre allargare la platea di coloro che partecipano e scelgono''.
<p> <b>Il mio centrosinistra ideale:</b>
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''Occorre affrontare il tema della precarietà, abolire la legge 30, mettere al centro il valore sociale del lavoro, cambiare la politica economica di Tremonti, avere il coraggio di riaprire il discorso su un'Europa che non puo' essere quella che ha cancellato i veri responsabili della crisi facendo tagliare le risorse per il welfare ai singoli Stati''.<br />
''Il minoritarismo è una brutta bestia. Dobbiamo liberarcene avendo curiosità per le tante forze che ci hanno aiutato a vincere nelle elezioni e nei referendum: il nostro interlocutore è proprio il popolo del referendum. Le vecchie divisioni tra sinistra radicale e moderata si superano guardando in avanti e non facendosi prendere dal torcicollo''.<br />
''Occorre tassare la rendita, colpire l'evasione fiscale, pensare ai territori come luoghi dove sperimentare politiche ecologiche e di biodiversità''.
<p><b>La vittoria di Giuliano Pisapia a Milano:</b>
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''Abbiamo contrastato l'idea della Lega di un territorio autosufficiente senza ricorrere il suo localismo. Abbiamo proposto Milano come un grande laboratorio del cosmopolitismo in risposta alla paura di costruire una moschea''.
<p><b>Sel non si scioglie e non ha intenzione di confluire prima o poi nel Pd:</b>
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''Costruiamoci ma non automitizziamoci. Il tema della ricostruzione del nuovo soggetto del socialismo del futuro è aperto, anche se so che socialismo non è di per sè una parola esaustiva delle nostre culture e delle nostre proposte''.<br />
''Il problema di una sinistra più grande e unitaria è rinviato a tempi migliori: Ora dobbiamo fare i conti con il crollo del berlusconismo e con una certa idea di potere che viene fuori dallo scandalo della P4''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-SEL__VENDOLA__NUOVO_CENTROSINISTRA_E__IL_POPOLO_DEI_REFERENDUM-1027374-ORA-.html">Asca</a>GIOCONDO TALAMONTI: Il 12 e il 13 giugno Vai a votare Per i 4 Referendum - Qualunque sia la tua opinione2011-06-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583730Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/>Domenica 12 giugno, dalle ore 8.00 alle ore 22.00 e lunedì 13 giugno, dalle 7.00 alle 15.00 tutti i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi su quattro quesiti referendari. Si tratta di un appuntamento molto importante, dato che si potrà decidere sull'affidamento alle aziende private del <b>servizio idrico</b> –e ribadire così che <b>l'acqua</b> è un diritto di tutti; ci si potrà esprimere sui <b>progetti che prevedono impianti per la produzione nucleare</b>; si potrà ribadire che<b> la legge è uguale per tutti</b>. <br /><br />
Affinché il referendum sia valido, deve andare alle urne il 50% più uno degli aventi diritti al voto. Un invito a non far mancare il quorum perché significa esercitare un diritto, perché è un bene esprimersi con un voto su argomenti che interessano noi ed il futuro, perché è sempre edificante poter manifestare la propria volontà, perché è una prerogativa che se non esercitata finisce col decadere. Il voto, infatti, rappresenta la via democratica per proiettare sulle istituzioni le proprie opinioni. <br /><br />
Ed allora, qualunque sia la tua opinione, …vai. <br /><br />
Terni, 9 giugno 2011<br />
Giocondo Talamonti
<br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.com/2011/06/il-12-e-il-13-giugno-vai-votare-per-i-4.html">il blog Personale di Giocondo talamonti</a>Luigi de MAGISTRIS: «Quattro sì per difendere la democrazia e i diritti» - INTERVISTA2011-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583577Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) - Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA) (Lista di elezione: IdV) <br/><br/><br />
«Domenica e lunedì è importante andare alle urne. La battaglia del referendum deve essere vinta».
<p>Poco prima della cerimonia ufficiale per la visita del vicepresidente americano Joe Biden a Capodichino, ospite della base navale Usa, Luigi de Magistris aveva confermato il suo impegno per il referendum, chiedendo agli elettori di esprimersi per quattro sì, in quella che lui stesso aveva definito come «una grande battaglia democratica anche contro Berlusconi e Caldoro, che volevano fare il nucleare in Campania». Pur impegnato in questi giorni nei lavori per la nuova giunta comunale, il neo sindaco non si è sottratto dal dare a Terra una presa di posizione forte sulla consultazione popolare.
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<b>Sindaco de Magistris, perché ritiene importare votare quattro sì il 12 e il 13 giugno prossimi?</b>
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Perché questo referendum è un appuntamento importante, l’occasione per una battaglia democratica che deve essere vinta. Il nucleare, fonte energetica tanto pericolosa quanto costosa, va infatti messa al bando e superata, mentre va difesa l’acqua pubblica che, in quanto bene comune, non può essere esposta alle logiche fameliche del mercato. Il legittimo impedimento, poi, è una norma ingiusta concepita soltanto per cautelare il presidente del Consiglio dai suoi procedimenti giudiziari, offendendo il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
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<b>Prima della sua elezione a sindaco si è speso affinché gli italiani andassero a votare. Ora, da primo cittadino di una grande città quale Napoli, quali iniziative ha promosso per invitare gli elettori ad andare a votare?</b>
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A Napoli ci saranno iniziative importanti di sostegno al referendum, dalla catena umana “Diamoci una mano”, prevista per oggi pomeriggio, fino alla manifestazione di venerdì organizzata dai comitati e dalle associazioni.
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<b>Si aspetta una risposta positiva da parte di coloro che hanno sostenuto la sua candidatura a sindaco?</b>
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La speranza è che tutti i cittadini vi partecipino e che poi, domenica e lunedì, si rechino alle urne per difendere la democrazia e i loro diritti.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=10ZL1A">Terra - Alessio Nannini</a>William TAMI: Referendum 2011, Primo Quesito l'Acqua Pubblica2011-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582752Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Pavia di Udine (UD) (Gruppo: Lega) <br/><br/>"Il primo quesito riguarda la "Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica", la scheda è Rossa e riguarda la privatizzazione dell'acqua che rimarrà comunque un bene pubblico ma si deciderà sulla gestione dei servizi idrici attualmente affidati ai Comuni tramite gli ATO, Ambiti Territoriali Ottimali. La legge in questione prevede l'abolizione degli ATO e la loro sostituzione a servizi idrici mediante gare d'appalto aperte, come stabilito dalla Legge Ronchi. Con il SI, gli ATO non saranno obbligati a indire le gare d'appalto e a cedere a privati le parti delle proprie quote azionarie. Se vince il No, gli ATO dovranno procedere ad affidare la gestione del servizio a società private oppure dovranno trasformarsi in società miste con capitale privato del 40% entro il 31 dicembre 2011. Votate SI se siete contrari alla trasformazione degli ATO, votate NO se siete favorevoli a dare in gestione l'acqua pubblica ad impianti idrici privati."
Commento:
Cari Cittadini vi siete chiesti cosa comporterà una Vittoria del Sì a questo quesito?
Non porterà nulla di nuovo per noi Cittadini, l'acqua continuerà ad essere pubblica ad partecipazione privata, continueremo a pagare la tassa sulla stessa come facciamo oggi e da questa abrogazione di legge non avremo alcun beneficio.
Se Vincerà il NO l'acqua rimarrà "pubblica" (per modo di dire) come adesso ma aumenterà la possibilità di entrare con capitale privato al massimo per il 40%.
Quindi si passerebbe da aziende pubbliche a partecipazione privata ad aziende sempre pubbliche ma con capitale investito privato (uno dei "manicomi italiani" del nostro tempo).
L'opinione personale o di un gruppo è opinabile ma noi pensiamo che l'acqua dovrebbe essere o totalmente di gestione pubblica o totalmente di gestione privata non può e non deve essere una via di mezzo per continuare ad investire mlioni di euro su CDA inutili e su spese per fantocci messi lì dalla politica che non sanno che cosa è un tubo da 33" o da 42".
Riflettendo bene ma Sapete che nel nostro amato Friuli abbiamo una perdita media di acqua dalle tubazioni del 35%? Ma con i 400 milioni di euro di questo Referendum quante linee idriche sistemavamo?
Di questo i Comitati vari, PD, IDV, SEL ecc... vi avevano riferito?
La nostra opinione che questo quesito non meriti di essere preso in considerazione e quindi NON VOTATO.<br/>fonte: <a href="http://leganordpaviadiudine.blogspot.com">PRIVATA</a>Pier Luigi BERSANI: «Gli elettori di sinistra e centro si sono già mischiati» - INTERVISTA 2011-06-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582566Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Segretario Bersani, cosa rappresenta per lei questo voto?</b>
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«Il segno di una riscossa civica, nel quadro di un problema sociale che si è fatto acuto e ha via via reso vulnerabili anche i ceti che finora si erano ritenuti al riparo dalle incertezze. È la prova che nell’incrocio tra questione democratica e questione sociale c’è l’evoluzione della crisi del Paese. Il rito personalistico e populistico si è mostrato inconcludente e menzognero di fronte ai problemi che prometteva di risolvere. Lo si vede più nettamente al Nord; cioè nel luogo più dinamico».
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<b>Bersani, è sicuro che il Pd abbia vinto? Pisapia e de Magistris non erano i vostri candidati.</b>
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«In questo tam tam c’è la velina del terzismo: un colpo al cerchio e uno alla botte, se Atene piange Sparta non ride. Siamo l’unica democrazia al mondo in cui si ragiona così. In realtà, se uno perde ci dev’essere qualcuno che vince. I dati sono chiarissimi: su 29 vittorie, il Pd aveva 24 candidati; a Milano, su 28 consiglieri del centrosinistra il Pd ne ha 24. Non solo il nostro partito non ha pagato una presunta opzione radicale, ma elettoralmente ha spesso compensato i problemi degli alleati. Oggi siamo la forza centrale nella costruzione di un’alternativa. E cresciamo mettendoci al servizio di un centrosinistra che si apre a tutte quelle forze e a quelle opinioni che pensano di andare oltre Berlusconi su un terreno saldamente costituzionale. Gli elettorati di sinistra e centristi si sono già ampiamente mescolati nei ballottaggi».
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<b>Questo significa che continuate a cercare l’accordo con il terzo polo? Oppure la sinistra può fare da sé?</b>
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«La barca della politica deve avere più pescaggio. Magari viaggerebbe più lenta; ma è bene avere più pescaggio. C’è un’esigenza di ricostruzione. Il Paese ha davanti problemi seri; è tempo di affrontarli. Una democrazia che assuma un carattere costituzionale, una politica economica che prenda atto della realtà, la necessità di uscire dalla malattia del berlusconismo, sono obiettivi che ormai accomunano gli strati di opinione che si definiscono di centrosinistra con altri di centro o anche di centrodestra non berlusconiano».
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<b>Quindi avanti verso un’intesa più ampia possibile?</b>
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«Vedremo se la congiunzione avverrà tra elettori, o tra forze politiche. Il Pd intende ribadire questa prospettiva: un centrosinistra che non rifaccia l’Unione ma si vincoli a riforme visibili ed esigibili, proposte a tutte le forze politiche, cittadine, sociali che vogliono guardare oltre Berlusconi. Non esiste la possibilità di alzare steccati verso chi ha mostrato di voler discutere con noi. In nome di un’esigenza costituente, il centrosinistra non metta barriere e si rivolga in modo ampio. Tocca alle forze politiche prendersi responsabilità».
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<b>Ma alle Amministrative accordi con il terzo polo ne avete fatti pochini.</b>
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«Dove non sono venuti i partiti, sono venuti gli elettori. Dove l’accordo si è fatto, come a Macerata, nessuno ha pagato alcun prezzo».
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<b>L’allarme sociale è così grave secondo lei?</b>
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«Vedo che nel centrodestra si chiacchiera molto: Alfano, primarie. Non trovi mai una discussione che parta dai problemi. Eppure, dopo il referendum avremo di fronte scelte micidiali. Nelle carte che Tremonti ha già scritto, anche se forse Berlusconi forse non le ha lette, c’è scritto che dobbiamo arrivare al 2014 con una base di spesa pubblica di 40 miliardi in meno, forse anche 50. Io dico: è irrealistico. Non lo possiamo fare, se no andiamo in recessione sparati. Non si è voluto andare in Europa e dire: noi facciamo un pacchetto di riforme strutturali— fisco, lavoro, liberalizzazioni, pubblica amministrazione —, e impostiamo tagli più graduali».
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<b>Ma voi sosterreste un governo di fine legislatura, con un premier diverso da Berlusconi, che impostasse queste riforme?</b>
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«Il governo non è operativo da mesi e mesi. La coalizione che vinse il premio di maggioranza non esiste più. Il voto ha dimostrato che Berlusconi non ha più neppure la maggioranza nel Paese. Dovrebbe presentarsi dimissionario alla verifica che giustamente gli chiede il capo dello Stato, e rimettersi a lui. La nostra opinione è che a quel punto la strada maestra sarebbe il voto. Siamo pronti però a discutere un rapido passaggio che consentisse di andare a votare con una diversa legge elettorale, perché questa deforma l’assetto democratico. Purtroppo Berlusconi sembra insistere nella sua tecnica di sopravvivenza estenuata. E il distacco non solo tra governo e Paese ma anche tra istituzioni e Paese si accentua. Mi chiedo come la Lega possa accettarlo».
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<b>Lei ha lanciato segnali alla Lega, con formule tipo «partito di popolo a partito di popolo». Dove vuole arrivare? Potrete mai fare un pezzo di strada insieme?</b>
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«Noi siamo alternativi alla Lega. Ma le diciamo: il federalismo non finisce se finisce Berlusconi. A noi interessa, naturalmente dal punto di vista di un partito saldamente nazionale, come ci interessano temi che una volta Bossi indicava e ora sono finiti nel bosco: la sburocratizzazione, la trasparenza, la pulizia. Noi su questi temi ci siamo. Con un punto di vista diverso dal loro, ma ci siamo. Io ad esempio non ho mai detto che la Lega è razzista. Ho detto che, a forza di ripetere “ognuno a casa propria”, si finisce per assecondare pulsioni razziste. Ormai il calo del Pdl non porta buono alla Lega. La somma non è zero. Perdono tutt’e due. Se poi la Lega pensa di uscirne chiedendo più ministeri, diremo al Nord che ha legato il Carroccio dove voleva l’imperatore».
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<b>L’accordo con il terzo polo significa rinunciare alle primarie. È così?</b>
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«Non è questo il punto. Io ho chiara la sequenza, che esporrò nella direzione Pd di lunedì (domani; ndr): prima i problemi, e le riforme; il Pd presenta un progetto per l’Italia e ne discute con chi ci sta. A cominciare naturalmente dal centrosinistra; poi si decide il passo successivo. Le primarie le abbiamo inventate noi e restano sempre la strada preferita; ora vedo che ne parla anche il Pdl; ma primarie e Berlusconi sono un ossimoro. Non mettiamo però le primarie in testa. In testa mettiamo una decine di riforme da fare: democratiche e sociali. Se negli Anni ’90 avevamo l’euro, oggi il grande obiettivo devono essere le nuove generazioni. Organizziamo ogni cosa intorno a questo, disturbandoci, pagando qualche il prezzo. <br />
Chi ha di più, dia di più».
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<b>Lei sa bene che l’Irpef non fotografa la ricchezza degli italiani ma dei lavoratori dipendenti. Finireste per colpire il ceto medio.</b>
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«Non è così. Noi vogliamo un’operazione seria, solida, in nome dei giovani. Alleggeriamo le imposte sul lavoro e sull’impresa che dà lavoro. Colpiamo l’evasione e le rendite immobiliari e finanziarie. Aggrediamo la precarietà: un’ora di lavoro stabile deve costare un po’ meno, un’ora di lavoro precario un po’ di più».
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<b>Casini invita a votare due no al referendum. Voi siete per il sì. Come la mettiamo?</b>
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«Intanto è importante l’impegno affinché si vada a votare. Il quorum andrebbe calcolato in proporzione ai votanti delle ultime Politiche. Raggiungere il 50%non è facile, ma possiamo farcela. Senza politicizzare il referendum, che sarebbe un errore».
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<b>La destra la accusa di aver cambiato idea sulla privatizzazione dell’acqua.</b>
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«Il referendum semplifica tutto: sì o no. Noi siamo contro l’obbligo di privatizzare la gestione dell’acqua. Per quanto riguarda la questione della governance e degli investimenti, in Parlamento c’è una nostra proposta di legge. Se vince il sì, ripartiamo da quel testo».
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<b>Vendola nel ’98 votò per la caduta di Prodi. Oggi le pare un alleato affidabile? Anche sull’Afghanistan?</b>
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«Lo verifichiamo, prima del voto. Ci presenteremo agli italiani senza ambiguità. Quando dico che non vogliamo rifare l’Unione, intendo che dobbiamo costruire un profilo di governo, anche sulla politica estera. Non do nulla per scontato. Mi auguro che ognuno si prenda le sue responsabilità».
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<b>Prodi è salito con lei sul palco della vittoria, e già si parla del Quirinale…</b>
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«Mi ha fatto un grande piacere averlo al mio fianco. Vedo in lui il padre nobile della grande operazione che stiamo portando avanti. Prodi ha già un ruolo internazionale. È un uomo che ha una visione strategica, e abbiamo bisogno anche di quella. Più grande sarà la sua disponibilità, più grande sarà la mia disponibilità a impiegarlo in battaglia».
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<br/>fonte: <a href="http://xpress.ilcannocchiale.it/2011/06/05/bersani_gli_elettori_di_sinist.html">Corriere della Sera - Aldo Cazzullo</a>Dario FRANCESCHINI: Andate a votare sì ai referendum del 12 e 13 giugno2011-06-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582025Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Il 12 e il 13 Giugno si andrà a votare per il referendum sul nucleare. Lo ha deciso la corte di Cassazione che ha accolto il ricorso presentato dal Partito Democratico. “La scelta sul nucleare era un imbroglio era un trucco per cercare di cancellare il referendum. La Cassazione ha sicuramente preso atto di questa cosa.” afferma <b>Dario Franceschini</b> del Partito Democratico, il quale ha fatto <a href="http://youtu.be/qUXTMuOUij4">appello ai cittadini per recarsi alle urne</a>.
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<a href="http://youtu.be/qUXTMuOUij4"><b>Video dell'appello di Dario Franceschini</b></a><br/>fonte: <a href="http://youtu.be/qUXTMuOUij4">Deputatipd.it</a>DELIA MURER: Referendum, sì 2011-05-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560883Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Le elezioni amministrative sono sicuramente un appuntamento importante, ma non l'unico. A metà giugno ne arriva un altro che si carica, giorno per giorno, di nuovi significati. E' quello con il referendum, a cui è importante partecipare. Purtroppo sta scendendo sul voto referendario una cappa di silenzio. Se ne parla poco, perchè il quorum, questa volta, fa davvero paura al Governo. Tra i quesiti del referendum, infatti, ce n'è uno che punta ad eliminare del tutto il "legittimo impedimento", la norma che, sebbene ritoccata dalla Corte costituzionale, consente al premier Berlusconi di centellinare le sue presenze in tribunale, nei processi a suo carico, e di portarli così alla prescrizione. Per impedire il quorum, il Governo le tenta tutte.
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Prima ha provato (e vedremo se ci riuscirà) a cancellare quello sul nucleare, approvando una legge che abroga di fatto il ritorno all'atomo, e che sarà valutata dalla Corte di Cassazione, che dovrà decidere se cancellare il referendum o no. Poi ha di fatto boicottato l'informazione pubblica sui 4 quesiti, relegandola nelle ore notturne.
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Il Pd, invece, è mobilitato per il voto referendario e per quattro sì. I quesiti, infatti, saranno due sull'acqua, uno sul nucleare (se la Cassazione non lo cancellerà) e uno sul legittimo impedimento. Si deve votare a tutti e quattro con il sì perchè il referendum è abrogativo di leggi esistenti. I due quesiti sull'acqua chiedono di abrogare norme che obbligano gli enti locali ad affidare la gestione dei servizi idrici, tutta o in parte, ai privati, come azionisti di municipalizzate o come gestori diretti e di abrogare la possibilità di caricare sulla tariffa idrica il margine di ammortamento del capitale investito dal gestore privato. In sostanza, con due sì, si mette un freno alla speculazione privata sulla risorsa idrica.
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Il sì al quesito sul nucleare, ovviamente, abroga le norme che prevedono il ritorno all'atomo mentre il sì al quesito sul legittimo impedimento cancella la legge che consente alle alte cariche dello Stato di sottrarsi ai processi in corso adducendo un impedimento generico legato alla carica ricoperta. La legge è stata già parzialmente modificata dalla Corte costituzionale. Il referendum vuole cancellarla del tutto.
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<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it.html?view=article&catid=7%3Ageneraliste&id=277%3Areferendum-si&tmpl=component&print=1&layout=default&page=">DeliaMurer.it</a>Marco BOATO: La truffa di Berlusconi sul nucleare2011-04-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560174<br />
Si è creata ad arte molta confusione nell’opinione pubblica in relazione al referendum antinucleare già indetto per domenica 12 e lunedì 13 giugno.
<p>Si è creata ad arte molta confusione nell’opinione pubblica in relazione al referendum antinucleare già indetto per domenica 12 e lunedì 13 giugno. è bene ricapitolare come stanno le cose e cercare di fare chiarezza, al di là della cortina fumogena con cui si sta tentando di annebbiare le idee ai cittadini, per indurli a non partecipare alla consultazione. Il 12 e 13 giugno si celebreranno quattro referendum, che riguardano: la questione nucleare, la tutela dell’acqua come bene pubblico contro la sua privatizzazione (due quesiti) e la legge sul legittimo impedimento. La scelta più logica e razionale sarebbe stata quella di fissare la data dei referendum in coincidenza con le elezioni amministrative del 15-16 maggio, con un risparmio di centinaia di milioni. Ma il Governo Berlusconi ha rifiutato questa possibilità, indicendo i referendum per l’ultima data utile, in modo da disincentivare la partecipazione al voto e impedire il raggiungimento del quorum del 50%, necessario per la validità del pronunciamento popolare.
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Che cosa è successo nel frattempo? Si è verificata (ed è tuttora in corso, con conseguenze che dureranno per decenni) la catastrofe nucleare di Fukushima in Giappone, a seguito del terremoto e dello tsunami. Il Giappone non è l’Ucraina (allora Unione sovietica) di Chernobyl, dove si verificò la precedente catastrofe nucleare del 26 aprile 1986 (le cui spaventose conseguenze durano tuttora). La grande maggioranza dei cittadini ha capito – nonostante le patetiche rassicurazioni iniziali – che la questione della sicurezza nucleare riguarda non solo sistemi arretrati, come quello ex-sovietico, ma anche una delle potenze industriali più avanzate del mondo e può quindi a maggior ragione riguardare in futuro anche l’Italia (dove anche la gestione dei rifiuti è un problema, figurarsi la sicurezza nucleare e la gestione delle scorie radioattive, che durano per millenni e per le quali neppure gli Usa hanno ancora trovato una soluzione).
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Il tragico messaggio della catastrofe di Fukushima è stato immediatamente capito dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui governo ha deciso il blocco immediato di sette centrali e l’accelerazione del processo di dismissione delle altre più recenti, rovesciando la precedente strategia, che puntava al loro prolungamento in vita. E nonostante questa scelta tempestiva e coraggiosa (la Merkel ha dovuto smentire se stessa, ma lo ha fatto), le elezioni subito successive nel Baden-Württemberg hanno segnato una storica débacle della Cdu e dei liberali, con la vittoria dei Grünen e, in misura minore, dei socialdemocratici.
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E in Italia? Per settimane si è cercato di minimizzare e di dichiarare che il piano di rilancio del nucleare non avrebbe subìto variazioni, che tutto sarebbe continuato come prima, ridicolizzando anche le dichiarazioni del premio Nobel italiano Carlo Rubbia, che di nucleare ne sa qualcosa di più di Umberto Veronesi (ottimo oncologo, ma non fisico nucleare), messo incautamente a capo dell’Agenzia per la sicurezza. Senonché, come tutti sanno, Berlusconi orienta le sue scelte in base ai sondaggi di opinione. E, nel giro di qualche settimana, i sondaggi in modo uniforme hanno cominciato a rilevare (e rivelare) che era sempre più prevedibile l’ottenimento del quorum di validità per i referendum di giugno, ben oltre il 50% richiesto, e che i “Sì” favorevoli ai quesiti referendari avrebbero di gran lunga superato il 70% dei votanti (soprattutto il quesito antinucleare, ma non solo).
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A questo punto il Governo è entrato nel panico: comunque vadano le elezioni amministrative di metà maggio, la prospettiva di una sonora sconfitta referendaria su tutta la linea (nucleare, acqua e legittimo impedimento: tre punti qualificanti della politica governativa) si stava avvicinando paurosamente, soprattutto col traino della questione nucleare, che ha fatto largamente breccia non solo nell’elettorato del centrosinistra, ma anche in larghi settori del centrodestra. La sicurezza e la salute non hanno colore politico e, come si era già verificato nei referendum del 1987 dopo Chernobyl, sono temi molto sentiti e largamente trasversali agli schieramenti politici.
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Per evitare, dunque, il referendum antinucleare, il Governo ha improvvisamente inserito, in un decreto-legge (il cosiddetto “decreto omnibus”) in discussione al Senato, un maxi-emendamento col quale vengono abrogate tutte le norme contenute nel quesito referendario, in teoria facendo così venir meno tutta la materia del referendum antinucleare. E questa scelta (finora approvata solo al Senato) è stata a tal punto pubblicizzata e propagandata, che la maggior parte dei cittadini crede già oggi che il referendum non verrà celebrato. Ne ho avuto esperienza diretta il 26 aprile – venticinquesimo anniversario di Chernobyl – distribuendo materiale informativo nel centro di Trento: molti mi hanno chiesto perché lo facessi, visto che il referendum ormai non era più previsto… Potenza della disinformazione sistematica attraverso i messaggi televisivi: una informazione davvero “di regime”, mentre nel frattempo è stato persino bloccato il regolamento per le tribune referendarie, che avrebbero dovuto già iniziare.
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In realtà, il decreto legge che contiene l’emendamento governativo deve ancora essere approvato dalla Camera, poi dovrà essere promulgato dal Presidente della Repubblica (ammesso che non abbia qualche dubbio a firmarlo, visto che si tratta di un espediente per impedire il pronunciamento popolare), quindi dovrà essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e successivamente dovrà essere sottoposto al vaglio dell’Ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione, che è l’unico competente a decidere in materia. Passeranno dunque ancora alcune settimane – in piena campagna referendaria – per conoscere l’esito di questa decisione, tenendo conto anche che la Cassazione potrebbe investire della questione la stessa Corte costituzionale, la quale in materia di “aggiramento” illegittimo dei quesiti referendari si è già pronunciata con una sentenza fin dal lontano 1978. Non solo.
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Il testo dell’emendamento governativo non si limita ad abrogare le norme sottoposte a referendum, ma introduce preliminarmente una nuova disposizione, che spiega tutto della “ratio” furbesca di questa operazione, perché rimanda ad “ulteriori evidenze scientifiche” sulla “sicurezza nucleare”, allo “sviluppo tecnologico in tale settore” e inoltre alle “decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea” (la quale in realtà non ha nessuna competenza sulle scelte nucleari dei singoli Stati). Queste disposizioni dimostrano in modo evidente che, dunque, non c’è affatto un ripensamento governativo in materia di scelte nucleari, ma solo la volontà di aggirare il referendum, espropriando i cittadini del potere costituzionale (art. 75) di decidere, per poi rilanciare la scelta nucleare nella fase successiva.
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E quindi la Cassazione potrebbe a sua volta decidere di riformulare il quesito referendario, sottoponendo al voto dei cittadini questa nuova norma e non le precedenti, per rispettare comunque – come prevedono la legge e la giurisprudenza costituzionale – la volontà referendaria. Come se non bastasse la già eloquente lettura dei testi normativi, il 26 aprile (anniversario di Chernobyl!) Berlusconi, nella conferenza stampa con Sarkozy, facendo un autogol clamoroso, ha candidamente dichiarato che l’intenzione del Governo è proprio quella di aggirare il referendum, per poi rilanciare il nucleare: “Noi siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo”. Sarkozy gongolava, pensando ai miliardi di euro italiani per la Edf francese, la Merkel forse un po’ meno.
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Dunque, il referendum antinucleare è regolarmente indetto e pienamente in vigore, nonostante l’emendamento-truffa del Governo. Se e quando questo diventerà legge, sarà la Cassazione (ed eventualmente la Corte costituzionale) a decidere al riguardo, ed è assai arduo immaginare che la Cassazione permetta un simile raggiro sulla pelle di quella “sovranità popolare” tante volte invocata a sproposito e questa volta invece pienamente in causa e da tutelare, salvaguardando il principale istituto di democrazia diretta previsto dalla Costituzione.
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Il 21 aprile il ministro Romani – in un intervento a Radio anch’io – gongolava per l’operazione furbesca messa in atto (“furto con destrezza di referendum”, verrebbe da dire) e addirittura ipotizzava una operazione analoga anche per i due quesiti a tutela dell’acqua pubblica. Vista la figuraccia di questi giorni (ieri, sul Corriere della sera, Romani ha cercato di tamponare la gaffe di Berlusconi), probabilmente questa ulteriore operazione di svuotamento dei referendum rientrerà, ma non è ancora detto. Del resto, l’obbiettivo non ancora dichiarato, ma reale, è di ostacolare in ogni modo che si possa raggiungere il quorum sul legittimo impedimento. Ma saranno i cittadini italiani in ultima istanza a decidere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ZEBPY">Terra</a>