Openpolis - Argomento: articolo 21https://www.openpolis.it/2012-08-26T00:00:00ZGiuseppe GIULIETTI: Basta ingiurie contro i magistrati antimafia 2012-08-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648515Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Ci auguriamo che il Consiglio superiore della magistratura decida di archiviare l’esposto presentato contro Roberto Scarpinato, un magistrato che gode di stima generale, almeno tra chi ancora crede nello stato di diritto e nella possibilità di contrastare le mafie e di arrivare alla verità sulle stragi del 1992 e dintorni.
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Questa volta a Scarpinato si rimprovera di aver espresso il suo pensiero alla cerimonia per ricordare Paolo Borsellino e quanti morirono con Lui nell’attentato mafioso di via D’Amelio, per altro le parole del magistrato hanno ricevuto il pubblico elogio della moglie e di tutti i familiari di Borsellino.
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A Scarpinato, in altre parole, si vorrebbe persino interdire “l’accesso all’articolo 21 della Costituzione”.
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Il livello di ingiurie e di aggressioni consumate nei confronti dei magistrati Ingroia e Scarpinato e di quanti hanno raccolto l’eredità di Borsellino, sta passando il limite del lecito e del consentito.
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Forse sarà almeno il caso di ripristinare la “par condicio” tra chi vorrebbe contrastare le mafie e chi ha, invece, preferito contrattare con la mafia medesima.<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/07/26/giuseppe-giulietti-basta-ingiurie-contro-i-magistrati-antimafia/">micromega</a>Giuseppe GIULIETTI: Lavoro. Perché non voterò la fiducia2012-04-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626807Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Il governo metterà la fiducia sulla riforma del mercato del lavoro, queste almeno sembrano le intenzioni. Se ciò dovesse accadere, non voteremo mai quella fiducia, qualunque cosa sarà messa nel testo, compresa, ma non accadrà di certo, la integrale salvaguardia dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
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Non la voteremo, come articolo 21, perché una materia come questa non si può affrontare a colpi di voti di fiducia.
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Perché se fosse accaduto con Berlusconi e Sacconi ci saremmo giustamente indignati, perché quel testo è stato discusso in vertici sempre più ristretti, perché, al di là delle apparenze e delle dichiarazioni pubbliche, non un solo euro si sposterà dall’alto verso il basso della scala sociale.
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Al di là del merito, non certo rimuovibile, non voteremo la eventuale fiducia, anche per una ragione di metodo.
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Perche mai si può mettere la fiducia sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e non sull’articolo 21 della Costituzione?
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Un governo che affronta l’ira dei cittadini su pensioni e salari, perché ha paura di affrontare l’ira di pochi, anzi di uno, in materia di conflitto di interessi?
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Presenti il governo una norma per mettere fuori i partiti dal consiglio di amministrazione della Rai e delle Autorità di garanzia, sospenda i rimborsi elettorali, annulli subito la legge mancia, presenti il tutto in Parlamento, anche con un decreto e chieda la fiducia, così per vedere l’effetto che fa…., tanto per parafrasare Enzo Iannacci.
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Forse, in questo caso, anche a costo di scontentare “amici e compagni”, non faremmo mancare un voto favorevole, senza mal di pancia.
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Abbiamo tuttavia la sensazione, anzi la quasi certezza che questo “atroce dilemma” ci sarà risparmiato dal governo medesimo, perché, in Italia, ancora oggi, è possibile mano-mettere l’articolo 18, ma non è ancora possibile “restaurare” l’articolo 21 della Costituzione.
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<b>In questo caso l’Europa resta lontana, anzi lontanissima!</b><br />
<br/>fonte: <a href="http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/04/17/giuseppe-giulietti-lavoro-perche-non-votero-la-fiducia/">micromega</a>Giuseppe GIULIETTI: Raitre. L'epurazione continua.2011-09-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609249Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Fate subito il direttore di Raitre…”, da qualche giorno si moltiplicano gli appelli per individuare il sostituto di Paolo Ruffini che ha deciso di andarsene, dopo che gli avevano spiegato che “quella anomalia deve cessare”, come per altro avevano più volte chiesto a Berlusconi e i suoi mazzieri, dentro e fuori la Rai, dentro e fuori la P4.
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Non vi è dubbio che dovrà essere nominato il nuovo direttore, ma forse chi prenderà quel posto non troverà più quella rete e comunque non troverà più quegli autori e quei programmi che tanto avevano inquietato il cavaliere che, addirittura, dopo la batosta elettorale , aveva stilato un elenco dei nemici che “mi hanno fatto perdere le elezioni e i referendum”: Santoro, Travaglio, Fazio, Saviano, la Gabanelli, la Dandini, Floris, Maurizio Crozza…
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Annozero è stato cancellato dai palinsesti di Raidue, Saviano è già uscito, la Dandini potrebbe seguirlo ad ore, per la Gabanelli attendono le prime inchieste per determinare l’incidente finale.
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Per la prima volta la Rai sta espellendo non solo giornalisti ed autori sgraditi, ma anche il pubblico che li aveva scelti, in omaggio agli ordini del capo supremo, presidente del consiglio e proprietario del principale concorrente; in ogni caso sarà lui a beneficiarne, come politico e come detentore della cassa di Mediaset, una bella salassata alle casse di Viale Mazzini servirà forse a pagare prima la multa per lo scippo della Mondadori.
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Per queste ragioni non basta chiedere la nomina di un direttore o di una direttrice, ma bisogna reclamare la nomina di una personalità che, per la sua storia professionale, la sua biografia, abbia dato prova di avere a cuore l’articolo 21 della Costituzione, di non essere sensibile alle richieste dei censori, di saper dire dei no, ancor prima dei sì.
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Il miglior direttore sarà quello o quella che, prima della nomina, dirà con chiarezza che, non solo non allontanerà nessuno di coloro che sono stati indicati come sgraditi nelle intercettazioni di Trani e negli editti dei berlusconiani, ma che, addirittura, si impegnerà con tutte le sue forze per recuperare alla rete anche le professionalità dei vari Santoro, Travaglio, Vauro, Ruotolo, Saviano, Freccero, per citarne solo alcuni.
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Dal momento che la signora Lei è tanto rammaricata perché si possa solo “osare” pensare che abbia allontanato Santoro, Saviano, Ruffini per ragioni politiche e di obbedienza, stupisca tutti, proponga ad uno degli autori allontanati o in procinto di essere allontanati di prendere la direzione di Raitre e di tutelarne la storia, l’identità, l’autonomia contro ogni pressione indebita, comprese quella delle direzione generale.
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P.S. Non crediamo che l’Italia sia nella sua totalità un “paese di m…”, sicuramente Berlusconi, anche in questo settore, è stato ed è un monopolista e alla Rai ne ha regalata una quantità enorme…<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/09/05/giuseppe-giulietti-raitre-lepurazione-continua/">blog-micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: Rai. Attacco a 'Report' per colpire le inchieste2011-06-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it586067Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
L'attacco a Milena Gabanelli è un attacco al giornalismo d'inchiesta. Ci sono tanti modi per ammazzarlo. Uno di questi è colpirlo facendo mancare a Report l'assistenza legale. Questa è la modalità scelta per colpire lei e il suo programma ed è anche la via più breve per delegittimare ulteriormente il servizio pubblico a dimostrazione che oltre ad accompagnare alla porta Anno Zero intendono farlo anche con i programmi più volte indicati, da Berlusconi e dai suoi, come programmi sgraditi.
<p>In realtà non stanno colpendo solo i singoli autori o Raitre ma milioni di spettatori che hanno manifestato la loro fiducia in questa ed altre trasmissioni.
Ed è del tutto evidente che bisognerà usare tutti gli strumenti politici e legali per allontanare i censori di ogni risma. Nessuno si lamenti quando la Corte dei Conti e i tribunali dovranno ulteriormente intervenire per ripristinare la legalità.
<p> Infine siamo curiosi di sapere se la Rai della signora Lei vorrà recepire le proposte del direttore di Raitre Paolo Ruffini e del direttore di Rainews Corradino Mineo che stanno svolgendo un'importante iniziativa di supplenza nei confronti di chi continua ad essere distratto o non può fare altro.
<p>Articolo21 proporrà alle associazioni del settore una nuova grande iniziativa comune e concordata"<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.altroquotidiano.it/index.php?view=article&catid=203%3Acommento-autori&id=5002486%3Agiuseppe-giulietti&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content">l'Altro quotidiano.it</a>Giuseppe GIULIETTI: Tutti in piedi per la libertà di informazione2011-06-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it585199Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Tutti in piedi per la libertà di informazione, in tutte le piazze d’Italia”, così, parafrasando il titolo della bellissima serata promossa a Bologna dalla Fiom e dalla squadra di Annozero, potremmo chiamare una grande giornata nazionale per la libertà di informazione, capace di coinvolgere tutte le piazze, quelle reali e quelle virtuali. Sui palchi in prima fila potremmo chiamare tutti gli invisibili, tutti quei volti ignoti che stanno animando la “nuova resistenza nazionale” e che spesso, troppo spesso, non trovano rappresentazione mediatica e politica.
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Magari potremmo chiedere alle ragazze e ai ragazzi che stanno occupando il Teatro Valle a Roma di mettere il loro talento e la loro irresistibile vitalità e creatività a disposizione di questa grande giornata per la libertà della cultura contro ogni forma di bavaglio e di privatizzazione dei beni comuni.
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Non si tratta, solo e soltanto, di esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a quanti sono stati e saranno ancora colpiti dagli editti del Caimano, ma anche e soprattutto di rivendicare un diritto che costituisce la premessa stessa per il libero esercizio del voto.
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“I referendum hanno dimostrato che in Italia non c’è un regime e che si può vincere anche senza le tv”, questa tesi l’abbiamo già sentita e non ha portato fortuna neppure a chi l’ha sostenuta. In realtà la vittoria è arrivata nonostante la censura e nonostante le omissioni che comunque hanno contribuito ad ostacolare il vento del cambiamento, senza questo servizio d’ordine costoro sarebbe stati spazzati fuori da tempo, anzi forse non sarebbero mai nati.
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Sarà appena il caso di ricordare, agli smemorati di ogni colore, cosa accadde a Prodi quando, nel giro dell’ultima settimana elettorale, si vide mangiare un vantaggio di oltre 10 punti.
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Chi avesse dei dubbi si vada a leggere i più accreditati rapporti internazionali sulla anomalia italiana. In ogni caso anche i governi comunisti crollarono nonostante avessero il controllo totale delle tv. Non erano forse regimi ugualmente?
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Il regime mediatico e non solo, dunque, esiste e lotta contro di noi. È probabile che sia ormai giunto al capolinea, perché la realtà fattuale si è presa la sua rivincita, ha svelato le bugie berlusconiane, e soprattutto non c’è tv che tenga quando le condizioni di vita dei cittadini non corrispondono agli spot del capo e delle sue tv, il tutto aggravato dalle sue continue e pagliaccesche esibizioni a colpi di bunga bunga.
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La marea degli scontenti e persino dei risentiti da lui stesso aizzati, probabilmente travolgerà ciò che resta degli emuli di Salò, ma la questione del regime mediatico resta e resterà in tutta la sua gravità.
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Nelle prossime ore il Caimano giocherà la carta di sempre: l’occupazione delle piazze mediatiche.
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Dopo aver allontanato Santoro dalla Rai, proverà con la Gabanelli, con il programma “Vieni via con me”, minaccerà a colpi di tariffe telefoniche e di frequenze da assegnare, Sky e La7, tenterà di assestare qualche colpo o qualche dossier contro De Benedetti e contro gli azionisti di RCS.
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Forse non ci riuscirà, ma ci proverà e per questo dobbiamo rianimare le mille piazze d’Italia su una questione che è vitale per assicurare il buon funzionamento dell’ordinamento democratico.
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Da qui la decisone di Articolo 21, di Libertà e Giustizia, di Move.On, di Progetto Viola e di tanti altri di lanciare una petizione per chiedere che dalla Rai siano cacciati i sequestratori, che gli uomini della P4 si dimettano, che Annozero torni al suo posto, che la corte dei conti colpisca quelle e quelli che stanno portando a compimento il disegno della P2 di “dissolvere la Rai”, o meglio quello che ancora resta in vita.
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Tutti in piedi dovremo anche chiedere a noi stessi, a tutte le forze di opposizione di sottoscrivere un programma minimo comune che reciti più o meno cosi: “I sottoscritti si impegnano, nei primi cento giorni del futuro governo, ad approvare una legge che decreti la incandidabilità alle elezioni, di ogni ordine e grado, dei titolari di concessioni nel settore dei media. Inoltre, contestualmente, sarà reintrodotta la normativa antitrust e l’autorità di garanzia sarà composta da un solo giudice nominato dal presidente della repubblica. Per quanto riguarda la Rai sarà recepita legge spagnola che prevede un comitato editoriale composto dai migliori talenti della cultura, della ricerca, dello spettacolo, del giornalismo e i partiti, a partire dai nostri, non potranno più esercitare forma alcuna di controllo diretto sulla gestione e sulla autonomia editoriale della Rai. Saranno infine eliminate tutte quelle norme che continuano a disturbare il corretto e doveroso esercizio del diritto di cronaca”.
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Speriamo che, almeno questa volta, si possa arrivare, possibilmente prima delle elezioni, ad un progetto condiviso, e affinché non si ripetano le scene del passato si potrebbe persino nominare un comitato dei garanti incaricato di vigilare sulla effettiva applicazione del programma, magari potremmo chiedere proprio a Stefano Rodotà, a Margherità Hack, ad Andrea Camilleri, a Paolo Flores d’Arcais, a Barbara Spinelli, a Federico Orlando, e ai tanti che proprio dallo spazio di MicroMega, non hanno mai smesso di battersi per presidiare i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.
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Già, perché checché se ne dica e se ne scriva, il regime mediatico non solo è esistito, ma esiste ancora e può fare danni etici e politici devastanti.
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Sarà il caso di non dimenticarlo, per l’oggi e per il domani!<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/06/20/giuseppe-giulietti-tutti-in-piedi-per-la-liberta-dinformazione/">MicroMega</a>Giuseppe GIULIETTI: 9 aprile, in piazza contro la precarietà. L’adesione di Articolo 21.2011-04-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559667Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
<b>"Il nostro tempo è adesso"</b>, con questo slogan efficace, immediato, che esprime l’urgenza di una generazione che non vuole morire travolta da un regime putrefatto, sono state convocate decine e decine di manifestazioni per sabato 9 aprile, sempre su MicroMega che, sin dall’inizio, ha creduto in questa giornata.
La manifestazione principale si svolgerà a Roma, con un corteo che partirà alle 14 da piazza della Repubblica e si concluderà al Colosseo. Iniziative analoghe si svolgeranno in Italia e all’estero e comunque chi volesse saperne di più potrà consultare il sito <a href="http://www.ilnostrotempoeadesso.it/"><b>ilnostrotempoadesso.it</b></a>.
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A convocarci, questa volta, è un gruppo di 14 persone che svolgono i mestieri più diversi dal giornalista all’archeologo, dall’imprenditore all’insegnante, uniti dal filo dell’incertezza, della precarietà, dell’assenza di prospettive, dall’ansia per una nazione che sembra aver venduto l’anima, la legalità, la Costituzione e dunque un paese che sembra non avere prospettive, incapace di andare oltre la soglia dei conflitti di interesse e degli egoismi di parte.
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Questa iniziativa si collega alle piazze per la legalità e per la Costituzione, ma ha il grande merito di allargare il fronte, di chiamare alla lotta nuovi soggetti sociali, di parlare anche a chi è fuori dai recinti, di riportare al centro dell’agenda la questione sociale, di costringerci tutti a fare i conti anche con le cifre, con i numeri della crisi che è morale e materiale insieme.
Ci ricorda che non si tratta solo di presidiare la Costituzione, ma anche di esigerne l’attuazione.
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L’associazione Articolo 21 sarà presente in quelle piazze, lo farà rispettando la volontà dei promotori, mettendosi in coda ai cortei, portando solo la bandiera tricolore e la Carta costituzionale, lasciando a casa ogni simbolo identitario, perché mai come in questo momento è necessario allargare la rete di chi vuole contrastare la metastasi politica ed etica e trasformare, come ha ben scritto su MicroMega Nicola Piovani, l’indignazione in azione, in proposta alternativa.
Al mondo della comunicazione e dei media, che ben conosce anche al suo interno la piaga del precariato e del lavoro sottopagato, ci permettiamo di chiedere di dare un volto e una voce a queste ragazze e a questi ragazzi, di far conoscere le loro storie, di invitarli nei grandi contenitori, di dedicare loro un centesimo del tempo che quotidianamente viene dedicato a tre casi di cronaca nera, riproposti a reti semiunificate, tutti i giorni, a tutte le ore, affinché sia chiaro a tutti che in Italia non c’è una emergenza sociale, ma solo e soltanto una emergenza criminalità, in omaggio ai voleri di chi specula e prende voti anche grazie alla industria della paura e del terrore.
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Ci sarà qualcuno, oltre ai soliti noti, che vorrà dare spazio a questi temi e a questi giovani? Ci saranno emittenti che vorranno seguire in diretta questa grande giornata civile?
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Luca di Montezemolo, nell’annunciare la sua semicandidatura, si è rammaricato per i troppi silenzi della politica e della società civile. Forse ha perso qualche puntata, comunque, se davvero vuole candidarsi a rappresentare l’Italia che odia il vecchio regime, la conservazione, le oligarchie, i mondi chiusi, potrebbe farsi una passeggiata in uno di questi cortei, scoprirà che esiste anche un’altra Italia che non ha mai smesso di lottare per il futuro.
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Chiunque davvero voglia contribuire a costruire l’alternativa, dovrebbe avere la pazienza e l’umiltà di ascoltare i tanti mondi vitali che si sono messi in cammino e indossare i difficili panni del federatore, di colui che rinuncia a qualcosa di sé per illuminare gli altri.
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L’ultimo a provarci, che piaccia o no, fu Romano Prodi e dalla analisi di quella esperienza bisogna ripartire e riprendere il cammino, per farlo servono anche le Piazze della Costituzione, della legalità, dell’inclusione sociale, dei diritti, della libertà di informazione, del lavoro e, per l’appunto, quelle del 9 aprile che rivendicano il diritto al futuro e ad una esistenza degna di essere vissuta.
Francamente non ci sembra meno appassionante delle barzellette di un vecchio scostumato e delle sue storielle mercenarie con la presunta nipote "del saggio Mubarak".<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/9-aprile-in-piazza-contro-la-precarieta-ladesione-di-articolo-21/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: Ecco il piano per oscurare il referendum [Link interno = Le assenze al voto]2011-03-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560327Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
E ora tenteranno di imbavagliare i referendum: il cosiddetto regolamento Butti, già depositato nella sede della commissione parlamentare di vigilanza, sarà lo strumento per attuare il piano di oscuramento, per far saltare il quorum.
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Chi si è assunto la responsabilità di affossare la mozione parlamentare che chiedeva una sola data per lo svolgimento delle elezioni amministrative e del referendum, si è assunto anche la responsabilità di ridare vigore al regolamento manette. <br />
<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/16/election-day-il-radicale-beltrandi-salva-il-governo/98039/"><b>Dispiace davvero che tra costoro ci sia anche il parlamentare radicale Marco Beltrandi</b></a> che, in altre occasioni, ha invece sostenuto le campagne promosse , tra gli altri, da Articolo 21.
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Tra qualche giorno, ovviamente speriamo di essere smentiti: Butti e la maggioranza lasceranno cadere gli emendamenti civetta, quelli relativi ai conduttori a rotazione, tanto per fare un esempio, ma riproporranno, pari pari, il testo dell’ultimo regolamento, quello votato a maggioranza che aveva determinato la chiusura di tutte le trasmissioni di approfondimento, tra cui Annozero e Ballarò, e non contenti proporranno di chiudere anche le trasmissioni di satira e comunque di proibire in quegli spazi qualsiasi riferimento ai referendum. Per altro a fine maggio non poche trasmissioni avranno chiuso i battenti e così sarà più facile portare a compimento questa canagliata.
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Lo faranno perchè sono terrorizzati, perchè sanno che le questioni relative al nucleare, all’acqua pubblica, al legittimo impedimento stanno a cuore a milioni di cittadini e, dunque, pur di evitare una sconfitta sono disposti a tutto, anche a una truffa mediatica che sia la premessa di una truffa elettorale. Naturalmente questi divieti non saranno estesi ai Tg, dove ormai, salvo le solite eccezioni, dilagano e il presidente da solo ha occupato uno spazio doppio rispetto a quello di tutte le opposizioni messe insieme.
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Per queste ragioni non sarà sufficiente un’ordinaria battaglia di opposizione, ma sarà necessario contrastare questa legge bavaglio in tutte le forme possibili, in tutte le sedi, internazionali e nazionali. Articolo 21, insieme con Libera informazione e con chi ci vorrà stare, a cominciare da alcuni tra i più prestigiosi giuristi italiani, ha deciso di promuovere un comitato per la legalità repubblicana e per illuminare i referendum; il comitato si metterà a disposizione dei comitati referendari e delle singole associazioni , non solo per presentare gli esposti alle Autorità di garanzia, ma anche per chiedere agli stessi tribunali di tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati in modo completo e rispettoso del pluralismo politico, sociale e scientifico, dal momento che i quesiti investono materie particolarmente delicate e decisive per il futuro della comunità nazionale e di ogni singolo cittadino.
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Nel frattempo, ovviamente, ciascuno di noi metta a disposizione il suo sito, il suo blog ed ogni altro spazio utilizzabile per ospitare le voci dei promotori dei referendum. Le piazze per la Costituzione che hanno segnato la grandi manifestazione del 12 marzo hanno ora il dovere civico di promuovere la più ampia partecipazione a questo grande appuntamento democratico.
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<b>N.B.</b> La mozione del Pd sull’election day è stata respinta per un solo voto sul quale hanno pesato anche le assenze nelle file delle opposizioni. Non hanno partecipato al voto 10 deputati del Pd, 8 di Fli, 4 dell’Udc e 2 dell’Idv. <br />
Il risultato finale è stato 276 no contro 275 sì.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/18/ecco-il-piano-per-oscurare-il-referendum/98404/">il Fatto Quotidiano.it</a>David-Maria SASSOLI: Il 5 marzo saremo in piazza per rinnovare il patto costituzionale2011-02-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557719Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
"Il 5 marzo saremo in piazza per rinnovare il patto costituzionale. E dobbiamo ritrovarci con tutti coloro, di ogni partito e movimento, che credono che i valori della Costituzione siano quelli giusti far uscire il Paese dal tunnel del populismo e dalla deriva berlusconiana.
<p>Dovrà essere una giornata di militanza costituzionale, all’insegna del tricolore, per ribadire che democrazia, uguaglianza e giustizia sono i soli valori che possono consentire all’Italia di guardare avanti", lo ha detto <b>David Sassoli</b>, Presidente della delegazione del Pd all’europarlamento.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.articolo21.org/2541/notizia/il-5-marzo-saremo-in-piazza-per-rinnovare-il.html">Articolo21</a>Giuseppe GIULIETTI: Masi chiama Annozero: «E' uno degli spettacoli più squallidi e più gravi a cui abbiamo mai assistito»2011-01-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557390Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />Critiche anche da Articolo 21: <br />
"La telefonata del direttore generale Mauro Masi ad AnnoZero è uno degli spettacoli più squallidi e più gravi a cui abbiamo mai assistito - dice il portavoce Giuseppe Giulietti - Masi si è travestito da berluschino, peraltro con un'imitazione di quart'ordine, e ha deciso di molestare i milioni di cittadini che hanno scelto di vedere la trasmissione di Santoro di questa sera".<br />
<br/>fonte: <a href="http://qn.quotidiano.net/spettacoli/tv/2011/01/27/450034-masi_telefona.shtml">Quotidiano.net</a>David-Maria SASSOLI: "L'anomalia ungherese è preoccupante come il caso italiano"2011-01-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it556879Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
"Il caso italiano si estende! La mancanza di attenzione agli standard europei mette i governi di destra nella condizione di limitare la libertà di stampa e il caso ungherese ne è l'esempio". Commenta <b>David Sassoli</b> (Capogruppo Pd all'Europarlamento) in <a href="http://www.articolo21.org/2390/notizia/david-sassoli-lanomalia-ungherese-e.html">un'intervista ad <b>Articolo21</b></a>, a proposito della legge sul ripristino della censura in Ungheria.
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"Una legge così come quella ungherese nell'Unione europea non si era mai vista. Il premier Orban vuole addirittura legare la libera d'informazione ad un presunto concetto di interesse pubblico, mutandone le presunte violazioni. E' un'estensione delle leggi bavaglio". Continua <b>Sassoli</b>.
<p>"Con questa legge vorrebbe addirittura sopprimere le redazioni di Tv e Radio pubbliche, facendole confluire in un unico centro di notizie presso l'Agenzia di Stampa nazionale. Un ritorno al passato degno dello stalinismo e del fascismo, anacronistico per un paese europeo, mentre in Gran Bretagna il vicepremier Glegg sta preparando una legge per ampliare le libertà di informazione". Afferma <b>David Sassoli</b>.
<p>Intervista completa sul sito di <a href="http://www.articolo21.org/2390/notizia/david-sassoli-lanomalia-ungherese-e.html"><b>Articolo21</b></a><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.articolo21.org/2390/notizia/david-sassoli-lanomalia-ungherese-e.html">Articolo21</a>Roberto DI GIOVAN PAOLO: «Tutti i cittadini hanno il diritto di accedere ad Internet»2010-12-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548746Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />Rodota' propone, Senato dispone. Presentato in aula il DDL2485, che vorrebbe inserire nel dettato costituzionale l'articolo 21-bis. Tutti i cittadini avrebbero pari accesso ad Internet. 16 i senatori che hanno firmato la proposta.
<p> Qualcuno ha fatto fatica a crederci, altri hanno sottolineato come la proposta avanzata dal disegno di legge 2485 non meriti nemmeno di essere commentata. Si è infatti parlato di una vera e propria "ferita estetica", rappresentata da "quel -bis" che vorrebbe essere aggiunto all'articolo 21 della Costituzione del Belpaese.
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Un gruppo di 16 senatori ha però firmato il ddl che vorrebbe inserire il diritto d'accesso alla Rete nella Costituzione italiana. La proposta lanciata alla fine di novembre dal giurista Stefano Rodotà pare aver trovato ascolto in Senato.
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A guidare il gruppo dei firmatari, il senatore del Partito Democratico (PD) Roberto Di Giovan Paolo, che ha così presentato in aula il testo integrale del ddl che porterebbe l'articolo 21 all'integrazione di un 21-bis. "Tutti i cittadini hanno il diritto di accedere ad Internet".
<p>"Tale proposta contempla l'idea di inserire un articolo 21-bis nel dettato costituzionale per garantire l'accesso alla Rete Internet a tutti i residenti sul territorio italiano - ha spiegato Di Giovan Paolo agli altri onorevoli senatori nella sua relazione- partendo dall'assunto che l'accesso alle reti è diventato una componente essenziale della cittadinanza".
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"L'articolo formulato, composto da 27 parole frutto di un lungo lavoro svolto dal prof. Rodotà, a partire anche da un confronto con il prof. Tullio De Mauro, recita: Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale".<br />
<br/>fonte: <a href="http://punto-informatico.it/3054122/PI/News/rodota-propone-senato-dispone.aspx">punto-informatico.it - Mauro Vecchio</a>Giuseppe GIULIETTI: La Rai non oscuri le ragioni degli studenti2010-12-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548628Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
«Non vi chiediamo di farci propaganda, vi chiediamo solo di dare voce e volto alle ragioni di chi lotta per difendere il diritto alla formazione pubblica e dare un futuro all’Università e all'Italia».<br />
Così ci hanno accolto i ricercatori e gli studenti che, da settimane, stanno sul tetto della facoltà di architettura, a Roma, in piazza Fontanella Borghese.
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Che differenza tra i loro modi e le loro parole argomentate, documentate, fondate su una rigorsa conoscenza del pessimo testo Gelmini e la sciatteria, la violenza, l’approssimazione con la quale i berlusconiani hanno affrontato il tema della formazione: "Vadano a lavorare, quelli bravi non protestano, non hanno voglia di fare nulla", queste alcune delle perle uscite dalla bocca dei seguaci di un premier che ci ha sputtanato, in senso letterale, in mezzo mondo.
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Sul tetto non abbiamo incontrato escort e neppure vecchi arnesi della P2 o della P3, e non abbiamo trovato neppure parenti di quel Verdini che in queste ore ha rispolverato il fascistissimo "Me ne frego", anzi qui se ne fregano non solo dei loro destini individuali, ma anche di quelli degli altri, persino di quelli che verranno dopo di loro.
<p> Nulla di più lontano dallo spirito dei tempi, forse proprio per questo queste ragazze e questi ragazzi faticano a bucare gli schermi, meglio non farli vedere troppo, altrimenti con le loro facce, con le loro parole, con la loro preparazione potrebbero mettere in discussione ore e ore di propaganda a reti quasi unificate.
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Proprio per questo i promotori della rete 29 aprile hanno voluto inviare il loro appello ai dirigenti della Fnsi, dell’Usigrai, della stampa romana, rappresentati da Roberto Natale, Carlo Verna, Paolo Butturini, chiedendo loro solo e soltanto di essere descritti per come sono e non per come vorrebbe la signora Maria Stella.
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"Il ministro Maroni ha potuto godere di ore e ore di trasmissione per poter relicare al minuto che gli aveva dedicato Roberto Saviano… a noi non viene concesso, perchè?", domanda retorica, ovviamente, a loro non viene concesso perchè dicono e fanno cose che non piacciono al piccolo Cesare e alla sua corte.
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Per quanto ci riguarda come articolo 21 non intendiamo lasciare cadere questa richiesta e promuoveremo una campagna affinchè il diritto di replica sia concesso anche a queste donne e a questi uomini.
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<b>Possibile che</b> non si possa organizzare un faccia a faccia tra la Gelmini e una loro rappresentanza? Perchè la ministra non affronta mai un contraddittorio ad armi pari? <br />
<b>Possibile che</b> alcuni direttori non si rendano conto che questo continuo censurare, deformare, omettere è un potente contributo al livore sociale, una violenza morale intollerabile?
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Il lodo Maroni deve essere reclamato e richiesto per chiunque sia stato cancellato o manganellato dai mazzieri del conflitto di interessi.
<p> Vale per gli studenti sui tetti, vale per i terremotati dell’Aquila, prima illusi e poi truffati, vale per quelle decine di migliaia di cittadini che hanno firmato la petizione promossa da Valigia Blu e che ancora attendono che il Tg1 precisi che una prescrizione non è una assoluzione, vale per il giudice Ingroia insultato in diretta tv dal condannato Dell’Utri e che non ha mai potuto replicare, così, tanto per fare qualche esempio.
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Speriamo che l’appello sia raccolto da un grandissimo numero di direttori e di giornalisti, anche perchè è assai probabile che, tra qualche settimana appena, si conosceranno i testi di telefonate e dispacci con i quali si concordavano le scalette dei Tg e si decideva insieme con il governo cosa illuminare e cosa oscurare.
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Se proprio la Rai non vuole applicare il lodo Maroni agli esclusi, potrebbe sempre ripiegare sul lodo Bonev, dal nome della signora bulgara, amica di Silvio, alla quale è stato donato un milione di euro per acquistare i diritti di un film che nessuno ha ancora avuto il piacere di vedere; in questo caso il direttore generale Masi, magari con una lettera di raccomandazione, potrebbe chiedere ai direttori rete o di testata di" donare" alle ragazze e ai ragazzi che reclamano un futuro, almeno un milione di… secondi di trasmissione, comunque sarebbe molto meno di quanto è stato regalato alla signora Michelle, in arte Dragomira.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-rai-non-oscuri-le-ragioni-degli-studenti/?printpage=undefined">micromega-online </a>Giuseppe GIULIETTI: Appello. Basta con il linciaggio di Roberto Saviano. 2010-11-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548091Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Rivendichiamo per noi e per gli altri il diritto di sottoporre a critica qualsiasi autorità, politica, religiosa, civile che sia. Rifiutiamo la sola idea che possano esistere indiscutibili dogmi di fede, figuriamoci se possiamo accettare che possano esistere giornali, giornalisti, trasmissioni, autori, scrittori da santificare e da innalzare sull’altare delle divinità.
<p>Questo principio vale per tutte e tutti, anche e forse soprattutto per le persone che stimiamo di più. Da Santoro a Fazio, da Travaglio alla Gabanelli, da Saviano a Camilleri, per fare solo qualche nome.
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Per queste ragioni riteniamo che si possa e si debba discutere liberamente anche del programma di Fazio e di Saviano, senza bisogno che si formino tifoserie di varia natura, ma proprio perché non sopportiamo le chiese e i clan, non possiamo tollerare la campagna di linciaggio e di aggressione mediatica e politica in atto, per ragioni di ben altra natura, contro il programma e in particolare contro Roberto Saviano.
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L’ultima raffica è arrivata dal Giornale di Berlusconi che ha promosso una raccolta di firme contro Saviano, contro le sue presunte bugie, contro le "fanforanate "scritte e dette in tv, una vera e propria campagna di intimidazione tesa a ridurre al silenzio chi ha avuto il coraggio di portare alla luce del sole porcherie e intrecci, che dovevano restare sepolti e comunque non avrebbero mai dovuto raggiungere milioni e milioni di persone. A carico di Saviano c’è una imputazione gravissima: avere portato la luce dei riflettori nel regno delle tenebre.
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Questo ha fatto saltare i nervi agli amici degli amici, del resto, ancora prima che il programma andasse in onda, il senatore Dell’Utri, che non spreca le parole, aveva ammonito Saviano a non esagerare, a non superare il limite del consentito, a non leggere troppo i documenti e le sentenze.
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Del resto questa campagna ha un illustre mandante proprio nel presidente del consiglio che, appena qualche mese fa, si era esibito nella famigerata invettiva: “Basta con questi scrittori e autori che cercano la ribalta parlando di mafia e camorra, questi li strozzerei tutti con le mie mani..”, più o meno così il datore di lavoro del mafioso Mangano aveva scomunicato Saviano e tutti quelli che , invece di far traffici con i trafficanti, hanno deciso di dedicare la loro vita al contrasto delle mafie di ogni natura e in ogni latitudine, dal sud al nord.
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Il Giornale, per l’ennesima volta, ha dato fiato alle peggiori pulsioni dell’editore.
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Qui non si tratta più di una pacata discussione sui format televisivi o sulla qualità di un programma, o anche sulla validità delle tesi dello scrittore, ma di un vero e proprio assalto ad una persona che, per le sue parole, è costretto a vivere blindato, perché contro di lui è stata pronunciata una condanna a morte dai clan camorristici.
Quando si lancia una iniziativa di questa natura, bisogna sapere che, magari involontariamente, si manda un segnale inquietante e devastante, si strizza l’occhio a chi nelle medesime aule dei tribunali ha indicato in Saviano, nella giornalista Capacchione, nel giudice Cantone, e in altre donne e uomini che amano la legalità, i nemici da colpire.
<p> In questo caso non può esserci indulgenza, nè tolleranza, non ci possono essere spazio per i distinguo e per le ambiguità,in questi casi bisogna costruire una muraglia umana solidale non solo attorno a Saviano, ma attorno a chiunque altro possa diventare l’oggetto di questo cecchinaggio.
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Per queste ragioni il direttore del sito di Articolo21, Stefano Corradino, con la consueta passione civile ha <a href="http://www.articolo21.org/65/appello/una-firma-per-saviano-che-da-del-mafioso-ai.html">lanciato <br />
<b>un appello</b></a> che ha già raccolto centinaia di firme, ci permettiamo di proporlo anche a voi, sicuri non solo di una firma, ma anche di un impegno che non conoscerà tregua, sino a quando non avremo liberato l’Italia dalla nube tossica che ha inquinato l’Italia.
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“Noi crediamo che sia grazie a Saviano e di tanti altri giornalisti che coraggiosamente, e spesso silenziosamente indagano sulla criminalità, sui rapporti tra mafia, economia e politica se si sia aperto uno squarcio, uno dei tanti muri di omertà di questo Paese, e se si sia arrivati agli arresti di capi clan come Antonio Iovine. Roberto Saviano ed altri giornalisti meno noti hanno avuto il fegato di urlare a Casale di Principe, paese ad alta densità camorristica in faccia ai boss, chiamandoli per nome, "Non valete niente!" Per questo siamo con Roberto, e con tutti i Saviano che ogni giorno dalle redazioni più grandi a quelle più sperdute, da nord a sud ingaggiano una battaglia difficile e rischiosa contro la criminalità e i suoi intrecci perversi”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/basta-con-il-linciaggio-di-roberto-saviano-lappello-di-articolo-21/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: Rai, oggi i risultati del referendum per sfiduciare “Silvio Masi” [Link a Repubblica]2010-11-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548049Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Oltre l’ottanta per cento dei giornalisti della Rai, si badi bene non dei giornalisti iscritti al sindacato, hanno scelto di partecipare al referendum indetto dall’Usigrai sul <a href="http://www.repubblica.it/politica/2010/11/17/news/masi_referendum-9207818/"><b>direttore generale Masi</b></a>.
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Un numero straordinario, che ha fatto impallidire Masi a e i suoi fedelissimi. Nessuno, infatti, si sarebbe mai aspettato un simile successo e di questo si deve dare atto a Carlo Verna e alla sua segreteria che hanno creduto senza incertezza in questa scelta, quando altri li invitavano a non eccedere, a non travalicare i confini della prassi sindacale, che non aveva mai previsto il ricorso ad uno strumento così clamoroso.
<p> Invece i dati sulla partecipazione hanno premiato il coraggio e la creatività di chi ha volto andare oltre i confini della tradizione e dei riti codificati.
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Lo scrutinio che sarà effettuato oggi, nella sede della Fnsi a Roma, si volgerà alla presenza di un collegio di garanti e del notaio che dovrà certificare la regolarità delle operazioni, anche questa una scelta di rispetto della legalità, una scelta voluta per marcare le distanze dalle cricche di ogni sorta, dagli imbroglioni di ogni natura.
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Quando i risultati saranno noti sarà possibile una valutazione compiuta, ma è assai probabile che la stragrande maggioranza di chi sé recato al voto nei 37 seggi allestiti a Roma e nelle regioni, abbia deciso di esprimere la sua sfiducia in una direzione generale che è ormai diventata l’imitazione in sedicesimo della presidenza del Consiglio.
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Persino qualche ora prima del voto “Silvio Masi”, in una intervista rilasciata a Repubblica, ha pensato bene di annunciare che lui non se ne andrà mai, neppure in presenza di un voto di sfiducia, di una mozione parlamentare, di una censura istituzionale. Non contento ha anche aggiunto che forse Santoro non andrà in onda da gennaio prossimo e che Saviano, Benigni e gli altri raccontano balle, perché lui non ha mai pensato di censurarli. La sera stessa Rai Tre, da sempre nel mirino di Masi, ha centrato con Saviano il record d’ascolti.
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Per questa ragione è assai probabile che Masi, con le sue parole, abbia contribuito non poco al successo del referendum, anzi dovrà autoringraziarsi se i voti negativi saranno tanti.
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Articolo 21,con valigia blu e con chi vorrà farlo,seguirà in diretta lo scrutinio perché questo voto avrà un grande impatto simbolico,in qualche modo precederà quel voto di sfiducia che,in modi e forme da individuare,sta per colpire anche Silvio Berlusconi.
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Le ragioni sono molto simili, molti di quelli che hanno votato la sfiducia a Masi non sono certo di sinistra e tanto meno hanno simpatia per le attuali opposizioni.
<p>In molti casi si tratta, invece, di giornalisti che, pur essendo di destra, non ne possono più di improvvisazioni, dilettantismi, faziosità stupide, omissioni, volgarità gratuite, subalternità all’azienda concorrente.
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Si tratta, dunque, di una rivolta trasversale, etica, aziendale politica, esattamente come sta accadendo sul piano poltico, sociale, sindacale, parlamentare, laddove si sta determinando una rivolta, una ribellione che attraversa gli schieramenti, mette in discussione l’impero e l’imperatore, anche in forme non sempre limpide e trasparenti e di certo non mancano, dentro e fuori la Rai, episodi di trasformismo, di opportunismo, di fuga dalla barca che, comunque, confermano che la crisi del berlusconismo è rapida e reale.
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Lo scrutinio di oggi, per questo è importante, sarà anche un sorta di voto sul conflitto di interessi. Per anni questa metastasi è stata tollerata, addirittura introiettata, è diventata parte della vita istituzionale. Ora torna ad essere percepita come una malattia grave, una patologia intollerabile per la politica, ma anche per tanti dipendenti della Rai, ridotti ad essere una parte delle proprietà di famiglia del piccolo Cesare.
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Berlusconi ha annunciato che lui non si dimetterà, l’imitatore Masi gli ha fatto il verso, ma il voto di oggi sarà una sorta di prova generale della sfiducia che il paese ha ormai deciso di decretare nei confronti di Berlusconi e del berlusconismo.
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Non sarà un percorso né facile, né lineare, ma ormai è iniziato. Per questo seguiremo lo scrutinio di oggi e vi informeremo, perché una eventuale sfiducia a Masi, sarà una sorta di profanazione del tempio, una ribellione nel cuore dell’impero, quasi una bestemmia nel tempio.
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Avranno voglia a gridare al complotto: la palla di neve ha ormai iniziato a rotolare verso valle, altre la seguiranno, diventerà una valanga, sarà difficile fermarla.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/rai-oggi-i-risultati-del-referendum-per-sfiduciare-silvio-masi/?printpage=undefined">micromega-online | la Repubblica</a>Giuseppe GIULIETTI: Dalle tute blu agli insegnanti. Vogliamo in tv tutti i soggetti sociali oscurati.2010-11-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547592Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Giorgio Cremaschi, storico e appassionato dirigente della Fiom, ha rivolto un appello a Fabio Fazio affinché, dopo aver ospitato nella sua trasmissione l’ingegner Marchionne, voglia ora dare la parola anche ai tre operai licenziati dal canadese e reintegrati dal giudice.
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Non solo condividiamo la richiesta, ma ci permettiamo di prenderlo a pretesto per porre una questione più generale: chi garantisce la par condicio a coloro che non hanno potere, non dispongono di un presidente del Consiglio buono che telefona per loro ai direttori di Tg pubblici e privati, che non hanno neanche uno straccio di commissario della autorità di garanzia al quale dare ordini? Le stessi rilevazioni statistiche ci fanno conoscere i dati delle presenze politiche in tv, ma nulla ci dicono sulla presenza dei diversi soggetti sociali, sui temi trattati o rimossi, sulle zone della società condannate all’oscurità o alla semiclandestinità.
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I dati empirici rilevati dall’osservatorio curato da articolo 21 ci dicono che tra Marchionne e i suoi operai esiste non solo la conclamata divaricazione salariale, ma anche una mostruosa sproporzione mediatica. Conosciamo tutto sulle ragioni di Marchionne, sappiamo poco o nulla delle ragioni delle vite, delle motivazioni che ispirano non solo e non tanto i tre operai licenziati, quanto le centinaia di tute blu che ancora esistono in Italia. La rimozione mediatica della loro vita contribuisce in modo non marginale alla rimozione della questione sociale dalla coscienza nazionale e dalla stessa agenda istituzionale e politica, per altro già ben disposta a cancellare il tema della democrazia economica e della uguaglianza dei diritti.
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Naturalmente non mancano le eccezioni né in politica, né nei media, ma qui stiamo parlando dello spirito prevalente, del senso comune che si è determinato e che bisogna incrinare, se davvero si vuole favorire non solo il superamento di Berlusconi, ma anche del berlusconismo, che è fenomeno assai più complesso e contagiose.
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Per queste ragioni e senza volontà alcuna di interferire sulle autonomie professionali di chicchessia, ci permettiamo di estendere l’appello di Cremaschi a tutte le trasmissioni, a tutti i giornalisti, a tutte le emittenti, pubbliche o private che siano, a chiunque disponga di uno spazio di scrittura o di rappresentazione, affinché diano voce e volto ai tre operai della Fiat, ma anche affinché tornino in primo piano e magari in prima serata temi e soggetti sociali considerati residuali, marginali, non graditi perché scabrosi, perché non funzionali alla industria della paura, alle fabbriche di Avetrana, di Erba, di Garlasco.
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Già che ci siamo apriamo una battaglia culturale, redazione per redazione, programma per programma, alla Rai e non solo, affinchè gli studi (quelli che già non lo fanno e sono la stragrande maggioranza) si aprano anche agli studenti e agli insegnanti che lottano per salvare la scuola pubblica, a chi contrasta mafie e illegalità diffuse, ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo e del cinema che non vogliono che un immenso bavaglio riduca al silenzio anche cinematografiche. Ci sono tagli che diventano bavagli e quelli di questi giorni sono bavagli che tendono a colpire qualsiasi forma di autonoma espressione dei segni, dei punti di vista, delle opinioni, qualunque esse siano.
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Negli ultimi mesi ci siamo spesso ritrovati insieme per dar vita a grandi manifestazioni per la Costituzione, per la legalità, per il lavoro e la democrazia, dentro e fuori le fabbriche, sino alla straordinaria giornata di lotta indetta da tutto il cinema italiano e che ha registrato una partecipazione, un impegno, una solidarietà che ha stupito tutti noi che eravamo nella piazza davanti all’Auditorium.<br />
I tagliati e gli imbavagliati, i candidati a diventarlo non sono più una minoranza, ma ormai rappresentano la maggioranza della popolazione, chi saprà coniugare la questione sociale e la tutela dei diritti, probabilmente, riuscirà a vincere la partita, a staccare la spina al governo dei privilegi, dei conflitti di interesse, delle telefonate in questura, delle liste di proscrizione.
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Per questo l’appello lanciato da Cremaschi può e deve diventare un vero e proprio appello a ridare volto e voce ai tagliati, agli imbavagliati, agli oscurati. Coraggio, c’è solo l’imbarazzo della scelta!
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Giuseppe Giulietti
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P.S. Lucia Annunziata nella puntata di domenica della sua trasmissione su Rai 3 ha dato spazio agli operai della Fiat, ci sembra giusto segnalarlo e ringraziarla.
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<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/dalle-tute-blu-agli-insegnanti-vogliamo-in-tv-tutti-i-soggetti-sociali-oscurati/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: «Giornali nel mirino. Non c’è tempo da perdere» - INTERVISTA2010-10-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547441Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Siamo alla stretta finale, poco più di due mesi al trentun dicembre e decine di testate, Liberazione compresa, che non sanno se continueranno a ricevere i contributi pubblici. «Sarebbe la fine del pluralismo dell’informazione», dice Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21.
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<b>Dov’è la riforma dell’editoria?</b>
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Il governo annuncia da oltre due anni una legge di riforma dell’editoria. Non l’ha mai presentata. Non solo, i giornali di famiglia del Presidente del consiglio alimentano una campagna generica contro tutte le testate che attualmente percepiscono i contributi. Nella legge finanziaria non viene né ripristinato il fondo per l’editoria né i diritti soggettivi. L’unico segnale di vita, il sottosegretario con delega all’editoria Bonaiuti, l’ha dato solo sul lodo Alfano.
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<b>Necessità di bilancio, si dice. Ma non sarà in gioco, qui, un progetto politico di attacco al pluralismo dell’informazione?</b>
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Io cerco sempre di respingere qualsiasi idea complottarda. Abbiamo sempre cercato in questi anni di portare avanti un lavoro comune con tutti, sindacati e associazioni. Ci siamo resi disponibili alla riforma dell’editoria in accordo con tutte le testate. Le vie per eliminare le corruzioni ci sono, le abbiamo indicate. Abbiamo persino cercato le convergenze con chi era disponibile all’interno del centrodestra. Ma di fronte a quello che sta accadendo, sì, debbo ritenere che ci sia un progetto politico per liberarsi delle voci scomode.
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<b>Come “Liberazione” altre testate rischiano la chiusura. C’è bisogno di un fronte comune. Quali saranno i prossimi passaggi?</b>
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Condivido integralmente l’allarme di Liberazione e degli altri. Sono sicuro che nelle prossime due settimane sul tema della editoria - come sul tax credit del cinema - verranno votati documenti unitari per la Commissione cultura della Camera. Prevedo che alla Camera e al Senato verranno votate due risoluzioni che chiederanno al governo di reintegrare il fondo e il diritto soggettivo, e di procedere alla riforma dell’editoria. La mia sensazione, però, è che subito dopo questi due documenti finiranno alla Commissione bilancio, dove il governo darà parere negativo. Sarà messa la fiducia e verranno fatti decadere gli emendamenti. E’ il vecchio rituale, documenti approvati in commissione e poi bocciati dal ministro Tremonti. Chi nel centrodestra ha posizioni diverse non potrà neppure votare.
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<b>Berlusconi non è granché incentivato a reintegrare il fondo per l’editoria, di cui godono i giornali critici verso il governo. O no?</b>
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Berlusconi vuole eliminare tutto quello che non sopporta.<br />
Come è suo interesse far fuori voci a lui sgradite nel cinema italiano, anche nella platea dei giornali intende eliminare le testate critiche, da Liberazione all’Avvenire, dall’Unità al Secolo d’Italia. E’ del tutto evidente che Berlusconi, controllando in gran parte la raccolta pubblicitaria, avrebbe ben altri mezzi - sopra e sotto il banco - per compensare i pochi amici scontentati. Per giornali come Liberazione e il Manifesto, invece, la situazione diventerebbe drammatica. Ci sono giornali che hanno perso pubblicità in seguito all’appello di Berlusconi a disinvestire.
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<b>Se in Parlamento la strada è bloccata cosa si può fare all’esterno?</b>
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I parlamentari devono comunque provarci e crederci fino all’ultimo. Il loro dovere è fare in modo che questi emendamenti vengano inseriti nella finanziaria. E qualora il governo volesse a tutti i costi mettere la fiducia, premere sulla maggioranza perché nel maxi-emendamento ci siano i provvedimenti sull’editoria. Detto questo, consiglierei a tutte le associazioni del settore, sindacati, ordini professionali, edicolanti, piccoli editori, di far sentire la propria voce e subito. Iniziative visibili, trasparenti e clamorose, nelle forme e nei contenuti.
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<b>Non sarà una battaglia popolare, nell’opinione pubblica dare soldi ai giornali è uno spreco, no?</b>
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Non si possono fare solo le battaglie popolari. Sicuramente ci vuole una riforma dell’editoria. Ma non si può accettare che il governo del conflitto di interessi lasci morire decine di testate, come se nulla fosse. La Costituzione garamtisce il pluralismo, lo ha ricordato Napolitano. Anche quelli che pensano che sia meglio chiudere tutto e tutti, un giorno si sveglieranno. Se non ci fosse stata Liberazione non avremmo le denunce su quanto accaduto a Genova, sulle vicende di Cucchi e Aldrovandi o sulle morti sul lavoro. Potrei parlare anche del manifesto, dell’Unità o di altre testate del mondo cattolico. Pur diverse tra loro, tutte queste esperienze editoriali hanno prodotto inchieste e dossier che poi sono entrati nel circuito della comunicazione ufficiale.
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<b>Anche il mondo dello spettacolo, del cinema e della televisione è in subbuglio, per non parlare di scuola, università e ricerca. Non sarebbe ora di unire questi movimenti?</b>
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Dovremmo mettere in rete tutte le proteste. E’ in atto con la finanziaria il progetto di demolire i settori della formazione, dell’informazione e della cultura. Sarebbe opportuno che durante la discussione della finanziaria alla Camera e al Senato ci fossero iniziative comuni. Non ciascuno per sé, ma uniti. Sarebbe un errore andare a tante trattative separate, ognuno per proprio conto, nella speranza di poter strappare sottobanco qualche concessione. Non cadiamoci.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=UX6S3">Liberazione - Tonino Bucci</a>Giuseppe GIULIETTI: Il 16 ottobre in piazza anche contro il bavaglio ad Annozero2010-10-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547009Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Chi ha letto MicroMega, e pochissimi altri giornali ne hanno parlato, sa che il giorno 16 ottobre a Roma si svolgerà una grande giornata per la democrazia e la Costituzione indetta dalla Fiom e sostenuta dalla Cgil.
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Al centro della iniziativa, ovviamente, ci sono le questioni legate alla contrattazione, alla democrazia sindacale, alla lotta alla precarietà, al diritto delle organizzazioni più rappresentative a non vedersi escluse dal tavolo della trattativa.
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Non ci sembra poca cosa in un paese stravolto dai conflitti di interesse, dalle liste zeppe di candidati indegni, per parafrasare il presidente della commissione anti mafia Beppe Pisanu, dagli insulti ai giudici e ai pochi cronisti che ancora tentano di opporsi ai bavagli, alla fabbrica dei veleni, ai pestaggi mediatici orditi e ordinati dal nostro don Rodrigo di Arcore.
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Per quanto ci riguarda sarà anche una grande giornata per la libertà di informazione, per impedire che dell’articolo 21 della Costituzione resti solo la cenere, dopo i roghi.
Lo spettacolo di queste settimana ci aveva già offerto argomenti a quintali per partecipare alla manifestazione, ma adesso il direttore generale della Rai Masi ha pensato bene di regalare un altro spot a sostegno delle tute blu e della più larga partecipazione popolare.
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La decisione di sospendere per 10 giorni Michele Santoro, l’anticamera del licenziamento, e di oscurare una puntata di "Anno Zero" è la migliore conferma della esistenza di un vero e proprio piano per arrivare alle elezioni anticipate non solo con la vecchia legge elettorale, ma anche dopo aver spento le ultime voci che possono infastidire il Caimano raggiungendo milioni e milioni di persone.
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Il grave e imperdonabile reato commesso da Michele Santoro, da Marco Travaglio, da Vauro, da Sandro Ruotolo, da Giulia Innocenzi, da Corrado Formigli e da tutta la squadra è quello di rendere popolari temi, voci e volti che dovrebbero essere condannati all’oscurità mediatica e politica. Del resto Silvio Berlusconi ha sempre chiesto la testa di Santoro, lo ha fatto anche per telefono, alzando la voce proprio con alti dirigenti della Rai e della autorità di garanzia per le comunicazioni.
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Questa volta non c’è bisogno di inventare proprio nulla, non servono scoop e dossier, il nome del mandante e quello dell’esecutore sono pubblici.<br />
Il giorno 16, dunque, sarà anche una giornata per rivendicare la libera circolazione delle idee e delle persone, dentro e fuori le aziende, Rai compresa.
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Chi vuole oscurare Santoro, e subito dopo tutte le altre trasmissioni sgradite al piccolo Cesare e ai suoi piccolissimi imitatori, vuole colpire anche il diritto dei cittadini a sapere, vuole chiudere gli ultimi spazi dove ancora si parla di mafie, di camorra, di morti sul lavoro, di condizione operaia, di democrazia negata, di norme ad personam e ad aziendam.
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Vogliono oscurare Annozero per oscurare e cancellare il nostro diritto di scelta, anche per questo è giusto sostenere la giornata del 16, e, se sarà necessario, sostenere in ogni modo le iniziative di lotta, anche clamorose, che saranno promosse dalla squadra di Annozero e da tutte le altre associazioni, tra queste articolo 21, che non hanno mai smesso di lottare contro ogni bavaglio e contro i manganelli e i manganellatori.
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Giuseppe Giulietti<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-16-ottobre-contro-il-bavaglio-ad-annozero/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: Il 16 ottobre e i pestaggi mediatici2010-10-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it546692Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Non ci può essere giustificazione alcuna per chi lancia candelotti contro i palchi, tira le uova sui muri della sede della Cisl, conduce minacciosi cortei contro le case del sindacato. Chiunque abbia memoria storica ricorda altri assalti, altri lanci, altre violenze e non può certo simpatizzare per questi episodi.
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Bene hanno fatto la Fiom di Landini e la Cgil di epifani ad esprimersi senza mezzi termini,a prendere le distanze da azioni e linguaggi che nulla hanno a che vedere con il sacrosanto diritto alla critica, anche la più dura, e alla contestazione di posizioni politiche e sindacali che si ritengono sbagliate.
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Lo stolto tentativo di trasferire la critica delle idee sul piano della violenza, per altro, ha avuto ed ha il solo risultato di scatenare una campagna di aggressione proprio contro la Fiom e contro la Cgil che il governo e i suoi alleati vorrebbero sbattere fuori dal tavolo dei contratti e degli accordi, persino dove rappresentano la stragrande maggioranze delle lavoratrici e dei lavoratori.
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Sarà una casualità, ma appena Emma Marcegaglia ha osato esprimere qualche critica nei confronti del piccolo Cesare e ha fatto qualche timida apertura verso la Cgil, il Giornale di famiglia ha aperto il fuoco contro di lei, giustapponendo titoli contro la presidente di Confindustria e titoli contro le tute blu, contro il Fatto Quotidiano, contro Santoro, contro Travaglio, accusati questi ultimi di essere i quasi mandanti morali dell’ancora misterioso episodio di tentata violenza contro il direttore di Libero Belpietro.
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Saranno coincidenze, ma è evidente che si respira un clima mefitico, fatto di dossier, di servizi deviati, di agenti provocatori in azione, di archivi falsificati.
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Chi si prepara all’avventura finale, al di là delle mielose parole di questi giorni, ha bisogno di pestare mediaticamente gli avversari e di colpire le grandi organizzazioni che ancora non sono state sciolte, che dispongono della possibilità di mobilitarsi, che non intendono assistere alla distruzione della Costituzione, della democrazia politica e sindacale.
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Per queste ragioni alla ferrea condanna di ogni episodio di intolleranza, bisogna sempre collegare l’altrettanto ferrea rivendicazione del diritto alla critica, alla iniziativa, alla mobilitazione pacifica e unitaria di chi ancora crede nella legalità repubblicana.
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Avevamo già deciso di aderire alla giornata del 16 ottobre, ma dopo il fiume di ingiurie piovute sulla testa della Fiom e della Cgil, riteniamo ancora più importante non solo esserci, ma anche chiedere a tutto il mondo della comunicazione, della cultura, dello spettacolo, di portare il loro contributo, di respingere gli appelli all’omertà, al silenzio, alla diserzione.
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Non occorre essere un militante sindacale per comprendere che la manifestazione del 16 ottobre ha ormai assunto l’aspetto di una grande iniziativa nazionale per la Costituzione e per la democrazia, dentro e fuori le fabbriche.
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"Tutti con tutti" ha detto e scritto il professor Stefano Rodotà, mai come in questa occasione ci sembra giusto raccogliere il suo appello.
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<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-16-ottobre-e-i-pestaggi-mediatici/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: Rai, le comiche finali di Minzolini e Masi2010-09-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505916Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Alla Rai vanno in onda le comiche, speriamo finali. Non ci riferiamo a quelle belle trasmissioni di un tempo quando ai ragazzi venivano offerti i numero di Stanlio e Ollio, quanto ai duetti, meno divertenti per la verità, proposti a giorni alterni dal duo Minzolini Masi.
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Il presidente della Rai di fronte al centesimo editoriale pro Berlusconi del direttore di riferimento, quello nel quale tentava di impartire una improvvisata lezione di diritto costituzionale al presidente Napolitano, ha preso carta e penna e ha invitato il direttore del Tg1 a moderare i toni e a far finta di essere ancora alla testa di una testata che un tempo veniva definita "ammiraglia della Rai". Per altro si trattava di una lettera garbata, arrivata dopo mesi e mesi di rettifiche non date, di notizie cancellate, di proteste sociali nascoste, e persino il presidente Fini ed il suo ministro Ronchi si erano visti costretti ad alzare la voce, esasperati dall’eccesso di zelo berlusconiano.
Di fronte a questa civile contestazione del presidente, il direttore Masi ha ritrovato coraggio e voce e, con raro sprezzo del pericolo, ha voluto far senire la sua voce a difesa di… Minzolini e di Berlusconi. Finalmente qualcuno che si oppone al padrone senza tanti peli sulla lingua e senza riguardi per la poltrona.
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Immediatamente dopo le "dure parole di Masi", si sono sentite le urla di Capezzone che ha denunciato il tentativo di imbavagliare il direttore, di colpire l’articolo 21 della Costituzione, di intimidire i dissidenti, proprio così, alla faccia del comune senso del pudore, con lo stile delle squadre d’azione Berlusconi, quelle che odiano ogni pensiero critico.
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Ci sarebbe da rotolarsi dalla risate, invece no! Questi signori che fingono di indignarsi e si travestono da agnelli sono gli stessi che stanno tentando di chiudere Anno Zero, di cacciare i Santoro, i Vauro, i Travaglio, i Floris, le Gabanelli, per fare solo qualche esempio. Nei prossimi giorni ci riproveranno e tenteranno anche di cacciare Corradino Mineo, il direttore di Rai News, per mettere al suo posto il candidato della Lega, pagando così con momenta sonante l’alleato in camicia verde. Altro che Roma ladrona, ormai imperversa Varese ladrona.
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Ridiamo pure per le comiche del duo Minzolini Masi, ma prepariamoci a contrastarli, prima che le prossime elezioni si svolgano in un clima truffaldino, tale da alterare il libero esercizio del voto.
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Per queste ragioni l’associazione articolo 21 ha lanciato una grande petizione per neutralizzare il conflitto di interessi prima del voto, per chiedere finalmente la nomina di un direttore generale di garanzia alla Rai, per sollecitare le autorità di garanzia del settore a vigilare, altrimenti se ne vadano e lascino il compito alle autorità internazionali.
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Questa petizione la porteremo come contributo alla grande giornata del 2 ottobre che per quanto ci riguarda non sarà solo la riedizione del " no b day", ma una grande giornata nazionale per la Costituzione, una sorta di "Si C. day", di sì alla Costituzione sostenuto da milioni di donne e di uomini.
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Mai come in questa occasione la giornata riuscirà se nelle strade di Roma si ritroveranno non solo quelli dell’altra volta, ma tanti di più e possibilmente persino quei cittadini che, dopo aver scelto la destra, non vogliono più accettare di vivere "sotto un padrone".
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Il 2 ottobre dovrà essere anche la loro giornata, insieme a quanti, viola, rossi, bianchi, verdi che siano, credenti o non credenti, moderati o radicali, del nord o del sud, vogliono ritrovarsi attorno ai valori della Costituzione e della legalità repubblicana.
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E se poi vorranno tentare l’avventura del voto, con questa legge elettorale e con questo conflitto di interessi, la manifestazione sarà anche il modo migliore per avviare una campagna elettorale che dovrà fondarsi sulla partecipazione diretta e sulla azione democratica di ciascuno di noi.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/rai-le-comiche-finali-di-minzolini-e-masi/?printpage=undefined">micromega-online</a>Giuseppe GIULIETTI: La legge bavaglio ha la stessa valenza che Mussolini diede alla legge sulla stampa dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti.2010-06-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it501709Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Come era facilmente prevedibile, e come MicroMega aveva previsto sin dal primo istante, la legge bavaglio si appresta ad essere approvata in via definitiva.
Come poteva essere diversamente? Si tratta di una legge berlusconissima che, per il sultano, ha la stessa valenza che Mussolini diede alla legge sulla stampa dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti.
I tempi non sono quelli, ma questa legge rappresenta il vero punto di rottura, l'uscita dalla repubblica democratica fondata sulla carta costituzionale.
E’ inutile giocare con le parole, questo pensano e dicono i principali costituzionalisti italiani, questo pensano e dicono, per ora solo in privato, persino alcuni degli intellettuali, dei giornalisti, dei parlamentari più vicini a Fini.
Lo diranno anche in pubblico? Voteranno contro questa porcata alla camera dei deputati? Ci crediamo poco, se lo faranno il sultano li manderà a casa nel giro di poche ore.
Quello del Senato è stato un vero e proprio voto di sfiducia contro la Costituzione e contro lo stato di diritto.
Di fronte a questo oltraggio a poco serve polemizzare e perdere tempo sulle migliori tattiche di ostruzionismo parlamentare. Si tratta di discussioni oziose, buone solo a provocare qualche polemica intestina.
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Alla Camera, sicuramente, le opposizioni unite faranno di tutto per contrastare questa porcata, ma la partita ormai si giocherà tutta sulla capacità di coinvolgere l’opinione pubblica, di promuovere una campagna di indignazione civile, di attivare tutte le possibili forme di sabotaggio del bavaglio,di coinvolgere le istituzioni internazionali in una vicenda che pone l’Italia fuori dal contesto della Unione europea.
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Nulla dovrà essere lasciato al caso, dovremo coordinare tutte le iniziative e inventarne altre ancora.
Bene i siti listati a lutto, bene le pagine bianche dei giornali, sarebbe bello che i gr e i tg indicassero con un breve spot quali servizi non sarà più possibile trasmettere.<br />
Ed ancora bisognerà mettere insieme, città per città, quanti stanno per essere tagliati dalla finanziaria e quanti stanno per essere oscurati dai bavagli.
Non c’è tempo da perdere, questo è il momento per convocare una grande manifestazione nazionale che metta insieme chi davvero ha a cuore, per usare le parole care al presidente Fini, il patriottismo repubblicano e il tricolore.
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Qui è possibile firmare <b>l'</b><a href="http://www.articolo21.org/35/appello/legge-bavaglio-subito-una-grande-manifestazione.html"><b>appello promosso da Articolo 21</b></a> per una manifestazione nazionale contro il bavaglio.
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"Con la legge bavaglio si compie un autentico delitto contro lo stato di diritto. Si sta realizzando l'antico sogno della Loggia P2 di oscurare i poteri di controllo. Non basta più indignarsi, per questo è necessario promuovere immediatamente una grande, unitaria manifestazione nazionale contro la macelleria politica e sociale in atto".
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Ps. Martedì alle 18 nella sede della federazione della stampa, a Roma, si riuniranno tutte le associazioni che diedero vita alla grande giornata per la libertà di informazione del tre ottobre scorso. Il giorno dopo, mercoledì 16 giugno, sempre alle ore 18, nella sala riunioni del circolo della camera dei deputati, via dei campi sportivi 5, Roma, si svolgerà l'assemblea nazionale di articolo 21. Vi aspettiamo per decidere insieme non solo data, modi e forme della grande manifestazione nazionale, ma anche un piano di azioni di breve, medio e lungo periodo capaci di far letteralmente impazzire il censore, sino a farlo pentire di aver concepito questo nauseante provvedimento.
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Giuseppe Giulietti<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/legge-bavaglio-subito-una-grande-manifestazione-nazionale-firma-lappello/?printpage=undefined">MicroMega-online | Giuseppe Giulietti</a>