Openpolis - Argomento: concorrenzahttps://www.openpolis.it/2008-12-04T00:00:00ZDonatella PORETTI: Pornotax. Bigotta e antimercato: infrazione Ue?2008-12-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382696Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La Pornotax, introdotta come misura meramente estetica nella Finanziaria 2006, entra in vigore con il decreto 185 del 29 novembre 2008 in materia di misure anticrisi. Un decreto in cui il ministro ai Beni Culturali dovra' dettare criteri per determinare cosa si debba intendere per materiale pornografico, ossia quello "in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti" e i cui proventi avranno un prelievo fiscale aggiuntivo del 25% e un aumento al 120% degli acconti da versare al fisco.
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Questo provvedimento sara' nei fatti il vero salasso per Sky che, secondo stime di operatori del mercato, sempre smentite da Sky che pero' non ha mai fornito i dati, ricava un terzo dei suoi profitti, fino a 900 milioni di euro all'anno, proprio dai 26 canali porno della pay tv.
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Un provvedimento che se non e' mai entrato in vigore dalla Finanziaria del 2006 ha un'unica spiegazione, che forni' allora il viceministro all'Economia Giuseppe Vegas alla relatrice Daniela Santanche', paladina della misura: attenzione, e' di difficile applicazione e rischia di aprire un contenzioso con l'Unione Europea.
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Una tassa perbenista e bigotta che in nome dello scandalo, della decenza e della morale giustifica un aumento di tasse in nome del mercato. Tantomeno di quello europeo dove operatori dello stesso mercato pornografico si troverebbero ad essere in concorrenza sleale tra di loro rischiando di aprire possibili procedure di infrazioni. Ogni Stato membro Ue puo' tassare come crede i propri prodotti a condizione che non si crei una turbativa della libera concorrenza. Se quindi si tasseranno prodotti stranieri sara' la Commissione Europea a chiedere chiarimenti al Governo.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=133339">Radicali.it</a>Alessia Maria MOSCA: Alitalia: piano attuale peggiore di quello di Air France, concorrenza a rischio ed alti costi sui contribuenti.2008-09-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382333Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Prendere posizione su una trattativa aperta, che secondo le ultime informazioni si starebbe incanalando verso una possibile soluzione, non è probabilmente una scelta tatticamente valida, almeno secondo i canoni dell’attendismo che spesso continuano a caratterizzare la nostra classe politica. Lo faccio - assumendomi il rischio di dire alcune cose impopolari - perché in me sono maturate alcune convinzioni, che mi piacerebbe condividere con tutti coloro che in questi giorni mi hanno scritto sul tema.
Siamo arrivati a questo punto dopo che la scorsa primavera i sindacati e l’allora candidato premier Silvio Berlusconi avevano rigettato il piano proposto da Air France (accolto dall’allora premier Romano Prodi), che prevedeva 2.120 esuberi e il ricollocamento in Az Servizi-Fintecna (con cinque anni di appalti garantiti per assicurarne la continuità aziendale) di altri 3.300 lavoratori. La nuova Alitalia, come ha ricordato qualche giorno fa Gianni Dragoni su Il Sole 24 Ore, ha detto che ha bisogno di 14.250 addetti, di cui 2.750 esterni. Poiché il gruppo Alitalia ha 18mila dipendenti e il gruppo AirOne 3mila, gli esuberi sono circa 7mila. Dunque, il nuovo piano espelle dal mercato più del triplo dei dipendenti rispetto al progetto congeniato da Air France. È bene ricordarlo perché in quell’occasione si è detto che il centrosinistra non aveva a cuore il futuro dei lavoratori.
Il piano Air France, continua a sostenere Berlusconi, avrebbe fatto perdere “l’italianità” della compagnia. Un fatto talmente grave da convincerlo a coniare lo slogan “Amo l’Italia, volo Alitalia”. Fa specie, in un paese che senza colpo ferire ha perso tanti campioni nell’area della telefonia e dell’industria avanzata, vedere risorgere l’orgoglio nazionale per una compagnia aerea.
Stupisce annotare come in tutto questo dibattito non vengano mai presi in considerazione i legittimi interessi di decine di milioni di persone. Mi riferisco a tutti coloro che utilizzano l’aereo per spostarsi e che, con il piano Alitalia-Air One, si troverebbero a fare i conti con un quasi monopolista libero di decidere liberamente i prezzi di viaggio. Senza dimenticare che il nuovo piano mortifica gli interessi di Linate e Malpensa: dunque, il Governo inaugura l’impegno per l’Expo 2015 sponsorizzando un progetto che mette i bastoni tra le ruote all’area più produttiva del paese, quella che nei prossimi anni sarà caratterizzata da una crescita consistente di partenze e arrivi, tanto dalle altre aree del paese, quanto dall’estero.
Non solo. Berlusconi dimentica anche i milioni di contribuenti che non utilizzano l’aereo per spostarsi, sui quali ugualmente saranno scaricati i costi dell’operazione. Air France si era impegnata a versare dentro Alitalia Spa – la società oggi commissariata – almeno un miliardo entro giugno 2008, accollandosi anche circa 1,4 miliardi di debiti finanziari netti. Nel nuovo piano, questi debiti finiscono in una società commissariata e vengono scaricati sulla collettività, cioè tutti coloro che pagano le tasse.
In un paese normale i legittimi interessi di tutti gli italiani (contribuenti e utenti) non dovrebbero essere umiliati. Tutte le parti in causa – Governo, aspiranti azionisti e sindacati –dovrebbero tenerne conto e non limitarsi ciascuno a coltivare il proprio orticello. Salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro e una giusta retribuzione è giusto, ma non può essere l’unico parametro di giudizio per affrontare le crisi. Quanto sta avvenendo negli Stati Uniti dovrebbe servirci da esempio: il Tesoro americano è intervenuto in prima persona per salvare Fannie Mae e Freddie Mac, le due agenzie che garantiscono i mutui di milioni di cittadini, ma ha lasciato che il mercato facesse il suo corso di fronte a crisi meno impattanti per il sistema. È di questa mattina, per citare un esempio, la richiesta di fallimento da parte di una grande banca come Lehman Brothers, che paga le scelte avventate degli ultimi anni.
Non si ama l’Italia se si costringono i cittadini a volare con Alitalia. La si ama se si crea un mercato concorrenziale, in modo che ogni utente scelga di volta in volta la tariffa più conveniente, come avviene ad esempio nella telefonia o nell’energia. O forse abbiamo dimenticato che il problema principale per le famiglie è che i prezzi continuano a correre, a fronte di salari al palo?<br/>fonte: <a href="http://www.alessiamosca.it/?p=268">Sito ufficiale del deputato</a>