Openpolis - Argomento: legge Biagihttps://www.openpolis.it/2013-01-29T00:00:00ZCesare DAMIANO: Ma le regole devono essere uguali per tutti2013-01-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it685383Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Stupisce un po' sentire Monti parlare della necessità di riformare il mercato del lavoro come se la riforma varata pochi mesi fa dal ministro Fornero, appartenesse a una remota stagione politica. L’annuncio del premier non fa fare salti di gioia nemmeno a chi, come me, su molti dei contenuti di quest’ultima riforma ha da sempre avanzato critiche. Bisognerà conoscere le proposte nel dettaglio, <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2013/01/22/pietro-ichino/come-intendiamo-portare-avanti-la-flexsecurity-intervista/685373"><b> ma le prime anticipazioni di Ichino</b></a> non lasciano sperare granché, anche se sono state immediatamente messe in dubbio da altri compagni di partito come Giuliano Cazzola e Alberto Bombassei. Sorge allora spontanea una domanda: si tratta di una proposta personale formulata dall’esuberante giuslavorista, o si tratta della posizione del partito di Monti?
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In attesa di una risposta a questo interrogativo, visto che la proposta è scomparsa repentinamente così come all’improvviso era apparsa (Monti ha prudentemente parlato di un cantiere ancora aperto), vorremmo comunque esprimere alcune considerazioni di merito. La prima è questa: a noi sembra che l’intenzione di Ichino sia ancora quella di creare dei “contratti ad orologeria” grazie ai quali le aziende potranno avere maggiore facilità di licenziare.
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Ichino ripropone, riverniciata per l’occasione, la vecchia ricetta del contratto unico, a suo tempo bocciata da Confindustria e sindacati perché ritenuta impraticabile. La proposta era stata respinta anche dal Partito democratico, che si era espresso negativamente ritenendola portatrice di un forte elemento di contraddizione. Mentre infatti, da un lato, si afferma di voler trasformare tutte le forme di assunzione in un contratto unico a tempo indeterminato, dall’altro lato si rende possibile, in qualsiasi occasione e con qualsiasi motivazione – tranne i motivi discriminatori – il ricorso al licenziamento individuale, prevedendo semplicemente un maggiore risarcimento al lavoratore da parte delle aziende. Di qui la domanda: <b>come si può parlare di contratto a tempo indeterminato quando il lavoratore, in qualsiasi momento, può essere licenziato anche con la semplice clausola del motivo economico?</b>
<p> L’unica novità rispetto a quella proposta sembra essere l’introduzione di una qualche forma di sperimentazione (da affidare alle parti sociali?). Con il rischio però di regionalizzare il mercato del lavoro, anche se lo stesso Ichino respinge la possibilità di ripristinare le vecchie gabbie salariali: excusatio non petita accusatio manifesta.
Se abbiamo compreso bene, la proposta targata Monti -Ichino punterebbe a introdurre un nuovo regime che varrebbe per i nuovi assunti, cioè soprattutto per i giovani. Se così fosse, non solo si riproporrebbe il dualismo nel mercato del lavoro, ma addirittura lo si consoliderebbe sancendo per legge due diversi regimi di tutela. La riforma Fornero sul mercato del lavoro, certo, va profondamente corretta. Ma la strada non è quella indicata da Ichino né, tantomeno, quella auspicata da Brunetta.
L’ex ministro della Funzione pubblica del governo Berlusconi sostiene che si dovrebbe tornare alla legge Biagi. Sarebbe come cadere dalla padella nella brace.
<p>Le proposte di Biagi, che avevano l’obiettivo di aumentare l’occupazione giovanile, si sono trasformate, per colpa della distorta traduzione legislativa fatta dal centrodestra, in un aumento esagerato della precarietà e in un abbassamento della qualità della prestazione. Senza favorire – come dimostrano in modo drammatico i dati sulla disoccupazione – l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
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La via da seguire, dunque, è un’altra. Tutti i lavoratori, anche i neo assunti, devono poter godere delle stesse regole, compresa la tutela dell’articolo 18, che, secondo l’ultima riformulazione, prevede, accanto al risarcimento nel caso di licenziamento per motivo economico, anche la possibilità per il giudice di reintegrare il lavoratore. Quanto al resto, quello che serve è avere una buona flessibilità in entrata, eliminando – come aveva a suo tempo fatto il governo Prodi – tutte le forme di lavoro precario non strettamente funzionali a particolari ed eccezionali necessità produttive.
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La nostra proposta è che le nuove assunzioni avvengano attraverso l’adozione del contratto di apprendistato come modalità prevalente. Dall’apprendistato si deve poi passare, dopo un congruo periodo di prova, alla stabilizzazione attraverso incentivi mirati all’impresa come il credito d’imposta o la diminuzione strutturale del costo del lavoro. La regola secondo la quale un contratto di lavoro a tempo indeterminato deve costare meno di un lavoro flessibile o precario è più che mai attuale.
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Va poi rivista la parte relativa agli ammortizzatori sociali. È un tema cruciale. I nuovi ammortizzatori introdotti dalla riforma Fornero non considerano che la crisi occupazionale si protrarrà per tutto il 2013 e addirittura, secondo le previsioni di Bankitalia, continuerà ulteriormente nel 2014. Vanno perciò potenziati, cercando nuove risorse, e rimodulati in sintonia con il protrarsi della crisi. È un passo indispensabile se si vuole evitare che le difficoltà economiche che stiamo attraversando sfocino in una crisi sociale dagli esiti imprevedibili.
<p>Credo che su questi temi si debba lavorare, insieme con le parti sociali, per arrivare a un nuovo avviso comune. I problemi creati dalle riforme di Berlusconi e di Monti vanno risolti. A favore dei lavoratori e delle imprese.<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1RB478">Europa</a>Pietro ICHINO: Come intendiamo portare avanti la flexsecurity | INTERVISTA2013-01-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it685373Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Pietro Ichino è determinato a portare in Italia la <i>flexsecurity</i>, cioè lavoro più sicuro a fronte di maggiore flessibilità delle strutture produttive. E prova a farlo attraverso l’Agenda Monti, in definizione in vista delle elezioni di fine febbraio.<br />
In una intervista a Reuters via email il giurista, giornalista e politico italiano – che ha lasciato il Pd per una candidatura al Senato con la lista Monti – spiega quale sia il suo progetto per modernizzare il mercato del lavoro italiano, in particolare giovani con meno di trenta anni, donne e ultracinquantenni.
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<b>Proponete un contratto sperimentale a tempo indeterminato ma con libertà di licenziare. Come funziona?</b>
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Non si tratta di un contratto ‘unico’. Il contratto di lavoro che intendiamo sperimentare è a tempo indeterminato; ma per le sue caratteristiche di minor costo contributivo e di marcata flessibilità sarà preferibile per le imprese, adatto a tutte le esigenze e in particolare alla necessità di riassorbimento delle centinaia di migliaia di collaborazioni autonome fasulle che non reggono rispetto ai criteri della legge Biagi, ripresi e resi più effettivi dalla legge Fornero.
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<b>Di quanti punti saranno gli sgravi contributivi?</b>
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Si tratterebbe di ridurre i contributi pensionistici dal 33 al 30%, cioè una via di mezzo tra l’aliquota oggi in vigore per il lavoro subordinato e quella in vigore per le collaborazioni autonome; e ridurre quelli per la Cassa integrazione dal 3,2 allo 0,5%.
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<b>Ma se le aziende possono licenziare che tutela avranno i lavoratori?</b>
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Per i primi due anni ci sarà soltanto un obbligo di indennizzo, pari a un mese per anno di anzianità di servizio; assai meglio rispetto ai contratti che normalmente si offrono oggi come prima assunzione per i giovani. Dal terzo anno in poi, al lavoratore licenziato dovrà essere offerto anche un “contratto di ricollocazione”, che comporterà una integrazione del trattamento di disoccupazione a carico dell’impresa di durata crescente con l’anzianità di servizio fino a un massimo due anni, che ammonterà al 10% della retribuzione per il primo anno di disoccupazione e al 65% per il secondo anno.
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<b>Cosa risponde alle critiche del Pd secondo cui non ci sono reali garanzie se si può licenziare?</b>
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L’idea che senza il vecchio articolo 18 ci sia solo precarietà è frutto del provincialismo diffuso nella cultura del lavoro italiana. In tutta Europa la sicurezza economica e professionale dei lavoratori è costruita sulle garanzie di sostegno del reddito e assistenza nella ricerca della nuova occupazione in caso di perdita del posto.
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<b>Nel ‘contratto di ricollocazione’ dovrà essere previsto un servizio di outplacement. Di cosa si tratta?</b>
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Si tratta di servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione. Già esistono in Italia ma, certo, costano. Per questo le Regioni hanno la possibilità di attingere a quel 60% di contributi del Fondo Sociale Europeo, che finora non sono state capaci di utilizzare. Si può pensare a un rimborso alle imprese pari ai quattro quinti del costo-standard di mercato di questo servizio, reso dalle agenzie specializzate.
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<b>Quanto costerà la riduzione del contributo pensionistico?</b>
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Il contributo pensionistico al 30% comporterà un maggior gettito in tutti i casi in cui si tratterà di vecchie collaborazioni autonome abusive, con contributo al 27%, che si trasformano in rapporti di lavoro dipendente. Comporterà invece un minor gettito rispetto all’aliquota del 33% oggi vigente per il lavoro dipendente. L’entità del saldo positivo o negativo per la gestione pensionistica è difficile da prevedere; ma l’eventuale saldo negativo non costituirà comunque un onere particolarmente rilevante. Anche perché la riduzione del cuneo contributivo contribuirà all’aumento dell’occupazione.
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<b>E quanto alla riduzione del contributo per la Cassa integrazione?</b>
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La riduzione del contributo farà perdere all’Inps una parte dell’attivo maturato fino alla crisi del 2008, dato da una eccedenza di contributi rispetto alle prestazioni. Nei primi due o tre anni si prevede una diffusione non amplissima dell’esperimento mentre in prospettiva l’eccedenza dei contributi rispetto alle prestazioni dovrà essere eliminata, se vogliamo ridurre il ‘cuneo’ contributivo che oggi penalizza le retribuzioni.
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<b>Per incentivare l’occupazione femminile lei propone sgravi Irpef per il primo impiego. Costi e coperture?</b>
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Nel <b><a href="http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2010/05/ddl-21021.pdf">disegno di legge Morando-Ichino n. 2102/2010</a></b> che prevede questa “azione positiva” il costo è stimato in 4,5 miliardi per il primo anno, decrescente negli anni successivi per effetto dell’aumento della domanda e dell’offerta di lavoro. Lo stesso progetto di legge individua la copertura in un tributo sulla leva finanziaria degli istituti di credito; ma si possono ipotizzare anche fonti di copertura diverse.
<br /><br/>fonte: <a href="http://www.pietroichino.it/?p=25255&print=1">Reuters | Francesca Piscioneri</a>Maurizio SACCONI: «La riforma della Fornero sta contraendo ancor più il lavoro» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648041Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
Lo sviluppo in Italia è un tema divisivo. E questo perché nel nostro Paese restano correnti politiche, sociali e istituzionali ancestralmente ostili all'impresa. Un'ostilità che si è vista in alcuni conflitti sociali, nei provvedimenti giudiziari su Pomigliano o su Taranto, e anche in alcuni atti del governo».
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<b>Quali sono questi atti del governo?</b>
<p> «Ad esempio, la riforma del lavoro. Ma non solo».
<p> <b>Ieri alla «Stampa» il ministro l'ha definita invece «un buon equilibrio fra interessi sostanzialmente contrapposti», imprese e lavoratori...</b>
<p> «Con tutto il rispetto per il ministro Fornero, che stimo, io parto da un punto di vista diverso: gli interessi di lavoratori e imprese, anche nel breve periodo, devono essere convergenti. Detto questo, i primi monitoraggi ci dicono invece come si stia contraendo l'occupazione».
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<b>Sta dicendo che la riforma Fornero favorisce la disoccupazione?</b>
<p>«Dico che contrae diffusamente la conferma di alcune tipologie di contratto: a tempo determinato, a chiamata, collaborazione a progetto... Contrae la propensione a confermare questi rapporti di lavoro e ad aprirne di nuovi, in un momento in cui le imprese vedono troppe incertezze davanti a sé per fare contratti a tempo indeterminato».
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<b>Però il ministro ha portato l'esempio positivo della Golden Lady...</b>
<p> «Ma il saldo complessivo sarà più o meno occupazione regolare? Io credo meno, rispetto a quella che ci sarebbe stata non facendo la riforma».
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<b>Quindi la risposta alla domanda se favorisce la disoccupazione...</b>
<p> «È sì: favorisce una contrazione aggiuntiva dell'occupazione. In un periodo in cui dovremmo premiare dal punto di vista regolatorio chi assume, è paradossale che produciamo invece una regolazione più pesante».
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<b>Il ministro dice che tanti criticano, ma nessuno dice «questa specifica norma non va bene, dovresti cambiarla così».</b>
<p> «Eh no, noi l'abbiamo detto. Abbiamo detto di tornare alla legge Biagi, eliminando tutti i dispositivi introdotti che la correggono. Abbiamo chiesto di avere più fiducia nel dialogo tra le parti in dimensione aziendale, in quanto luogo
della condivisione. Abbiamo chiesto di applicare l'arbitrato come via ordinaria per risolvere le controversie, di usare l'articolo 8 per le deroghe normative, e di incentivare, come negli anni scorsi, il salario collegato alla produttività».
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<b>La Fornero si è definita «abbastanza soddisfatta» del lavoro del governo finora. Lei come si definirebbe?</b>
<p> «Il governo ha fatto un doveroso lavoro di implementazione dell'agenda europea, e in questi mesi le forze politiche che lo sostengono hanno assunto responsabilità impopolari, per favorire la stabilità. Resta insoddisfacente il punto di vista dello sviluppo, perché la pressione fiscale e regolatoria resta ai massimi livelli. E ci vorrebbero larghe intese bipartisan su tutto ciò che dipende da noi per un recupero della sovranità nazionale».
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<b>Cioè?</b>
<p> «Un drastico abbattimento del debito. Riforme istituzionali: il presidenzialismo, il federalismo, la riforma elettorale. Il nodo dell'anomalia giudiziaria, che si riverbera sull'efficienza della nostra democrazia. Ci vorrebbe una larga condivisione, per creare un pavimento comune che renda meno traumatica l'alternanza di governo quando sarà il momento».
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<b>Oggi Monti denuncia il rischio di un sentimento anti-tedesco in Italia...</b>
<p>«A dire il vero sarei più preoccupato per il persistere di idee, fra i tedeschi, che portano più a un'Europa tedesca che a una Germania europea...».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IODIL">La Stampa - Francesca Schianchi</a>Cesare DAMIANO: Ma quanto vale una persona?2012-05-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627315Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Il caso del cadavere gettato in un torrente, probabilmente per occultare una morte sul lavoro: rigorosamente nero, precario, malpagato.
<p>Imperia, muore in un cantiere, trovato il corpo in un torrente. Cadavere occultato per coprire un lavoro nero? Questa notizia era sulla prima pagina de L`Unità di sabato 5 maggio. La notizia non ha ancora trovato conferma, ma dalle lesioni riscontrate sul corpo irriconoscibile si tratta sicuramente di una morte avvenuta per una caduta dall`alto, forse una impalcatura.
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L`età apparente della vittima è compresa tra i 25 ed i 35 anni. Questa notizia, nascosta tra le migliaia di informazioni che ci colpiscono quotidianamente, mi ha fatto riflettere in modo particolare perché é la dimostrazione di quanto sia urgente un cambio di mentalità sul tema del valore della persona umana. La domanda dalla quale partire è se tutto quello che è accaduto in questi anni, a proposito di lavoro, fosse inevitabile. Cominciamo finalmente a renderci conto che, in nome del "dio mercato", si sono prodotte lacerazioni irreversibili nel tessuto sociale, nella coesione, nel rispetto più elementare delle regole e dei diritti.
<p>Ad esempio, il dibattito che si è prodotto recentemente sul tema dell`articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ha visto l`utilizzo di argomenti, soprattutto da parte del centrodestra, che non avevano niente a che fare con il diritto del lavoro e con la realtà delle aziende. Si dimentica troppo facilmente la disparità di forza esistente tra imprenditore e dipendente (non a caso ho scelto questa parola), che il diritto del lavoro ha il dovere di compensare a vantaggio del più debole, essendo stato definito giustamente diritto "diseguale". Si è parlato di licenziamenti, come se qualcuno avesse la pretesa di reintegrare in azienda un lavoratore giustamente allontanato dall`azienda. Si fa riferimento ad un mercato del lavoro eccessivamente rigido, quando in realtà il fenomeno che si è verificato è quello di un surplus di precarietà che sta condannando le giovani generazioni ad una vita senza futuro.
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Occorre anche ricordare che le nuove assunzioni sono caratterizzate all`80% da lavoro a termine e non solo per effetto della crisi, ma a causa di una visione distorta del modello di competitività dell`impresa. In sostanza, è come se si fossero smarriti i "fondamentali" e vivessimo in un mondo capovolto. Dovremmo dunque ricominciare ad analizzare l`evoluzione del mercato del lavoro alla luce delle trasformazioni del modello produttivo. Nessuno mi toglie dalla testa che la svalorizzazione del lavoro sia da collegarsi alla vittoria dei "Chicago boys" ed al conseguente rovesciamento dei rapporti di forza tra lavoro ed impresa che si è manifestato all`inizio degli anni '80, a favore di quest`ultima.
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La riduzione della dimensione occupazionale delle fabbriche si è accompagnata alla delocalizzazione ed alla esternalizzazione dei cicli produttivi (altra cosa è l`internazionalizzazione dell`impresa); la lean production ed il just in time degli anni '90, quando era di moda discutere del modello giapponese, hanno imposto linee gerarchiche corte e la logica del "produrre ciò che si è già venduto", eliminando costosi ed ingombranti magazzini.
<p>In Italia si era soliti dire che le merci erano stoccate sui tir che partivano dalle autostrade del nord est: era anche il tempo del "piccolo. è bello". Da questo nuovo modo di intendere la produzione si è sprigionata la spinta alla flessibilità che è diventata, con il tempo, precarizzazione del lavoro.
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Le prime avvisaglie di un cambiamento di rotta ci sono state nel 1984, con l`introduzione dei contratti di formazione lavoro e, successivamente, con il riconoscimento dei contributi previdenziali al lavoro coordinato e continuativo nel '96, con il governo Dini. Da quel momento esplode l`utilizzo del lavoro parasubordinato. Il pacchetto Treu, contrariamente a quanto si pensa, produce una sola novità, richiesta a gran voce dall`Europa: il lavoro interinale. È la successiva legge 30 ad introdurre una estensione significativa di nuove forme di lavoro flessibile, quelle che caratterizzano ancora oggi il mercato del lavoro giovanile.
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L`ispirazione di Marco Biagi, a mio avviso, pur animata da buone intenzioni, si é erroneamente basata sull`assunto secondo il quale la moltiplicazione delle forme di lavoro flessibile, occasionale ed intermittente, avrebbe automaticamente aumentato l`occupazione, in special modo quella dei giovani. E invece avvenuto esattamente il contrario: non solo la disoccupazione giovanile è a livelli record, anche a causa della crisi, ma il lavoro è diventato meno attento alle esigenze di formazione e di tutoraggio e sono aumentate le spinte all`uso opportunistico delle forme di lavoro fintamente autonome al solo scopo di avere manodopera sottopagata da espellere al momento opportuno.
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Le buone intenzioni di Biagi, del quale da ministro ho applicato una efficace direttiva sul lavoro a progetto che mi ha consentito di stabilizzare i lavoratori dei cali center, sono anche state tradite dalle cattive interpretazioni dei ministri del lavoro del governo Berlusconi, Sacconi in particolare, che hanno finito con l`esasperare gli aspetti della precarietà senza, contemporaneamente, progettare adeguati ammortizzatori sociali a tutela del periodo di disoccupazione tra un lavoro ed un altro. La riforma del mercato del lavoro in discussione in questi giorni al Senato deve proporsi di correggere il tiro per creare un mercato del lavoro amico dei giovani e delle loro esigenze di stabilità e di futuro.
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Intanto due buone notizie che ci avvicinano all`obiettivo: la vittoria dei laburisti alle elezioni amministrative in Inghilterra e dei socialisti in Francia che preparano il terreno per una inversione di rotta delle politiche economiche e sociali in Europa. Forse il vento sta davvero cambiando.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1ERY81">Gli altri</a>Antonio POLITO: Il costo reale di tanti ritardi2012-03-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625746<br />
Corrado Clini, è stato direttore generale del ministero dell'Ambiente dal 1990 - avete capito bene: da 22 anni - forse poteva segnalarcelo prima.
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<b>Scusate il ritardo.</b> Dieci anni dopo l'assassinio di Marco Biagi, forse si riforma il sistema di ammortizzatori sociali; che poi in Europa si chiama Welfare , perché da noi serve ad ammorbidire le cadute e lì a rimettere in piedi chi cade. Dieci anni fa il governo Berlusconi non trovò i soldi per finanziare la riforma, si prese la flessibilità e buttò la protezione: rimase una « flex » senza « security ». Il governo di adesso dice che invece troverà i soldi: si vede che i tempi sono migliori. Ma non stretti però, visto che si partirà, pare, dal 2017.
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<b>Scusate il ritardo.</b> Dieci anni dopo l'assassinio di Marco Biagi, personalmente attaccato dal segretario della Cgil del tempo, Sergio Cofferati, il segretario di oggi, Susanna Camusso, ammette: «La Cgil può avere fatto errori di personalizzazione, la personalizzazione è sempre sbagliata... credo possa aver confuso lo studioso con il governo...». Non una vera autocritica, ma sempre meglio di niente. Anzi, da parte dei nemici di allora è in corso una rivalutazione un po' truffaldina di Biagi, quasi come se fosse sempre stato un oppositore della «legge Biagi».
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<b>Scusate il ritardo.</b> Quarantadue anni dopo lo Statuto dei lavoratori, forse si riforma un articolo di quella legge: il celebre, sacro, intoccabile 18. Pare che nel frattempo il mercato del lavoro sia infatti un po' cambiato: allora non c'erano la globalizzazione, gli immigrati, il computer, il cellulare, i voli low cost , l'euro, eccetera eccetera. Infatti Gran Bretagna e Spagna con le loro riforme hanno fatto in tempo in questi dieci anni ad avere un boom e uno sboom dell'occupazione, e la Germania addirittura un boom, uno sboom e poi un ri-boom. Noi ci stiamo pensando. C'è pure chi è in ritardo sul ritardo: quelli che stavano nel Pci si astennero anche sullo Statuto, nel '70. La legge voluta dal socialista Brodolini e scritta dal socialista Giugni parve a loro troppo moderata, non citava i diritti politici oltre quelli sindacali. Giugni rispose che leggere il giornale è un diritto politico, ma leggerlo in fabbrica durante il lavoro, forse no.
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<b>Scusate il ritardo.</b> Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini dice che il rifiuto italiano degli Ogm è un «grave danno perché da sempre compromette la ricerca sull'ingegneria genetica applicata all'agricoltura, alla farmaceutica e anche a importanti questioni energetiche». Giusto. Peccato che negli ultimi dieci anni tutti i ministri dell'Agricoltura che si sono succeduti, da Pecoraro Scanio ad Alemanno, abbiano deliberatamente arrecato questo danno all'Italia. E Corrado Clini, che è stato direttore generale del ministero dell'Ambiente dal 1990 - avete capito bene: da 22 anni - forse poteva segnalarcelo prima, questo grave danno.
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<b>Scusate il ritardo.</b> Tredici anni dopo il moto no global di Seattle, e undici anni dopo il moto e il morto di Genova, tutto in nome dei poveri del mondo, la Banca Mondiale ha accertato che la globalizzazione ha ridotto la povertà assoluta (cioè chi vive con meno di 1,25 dollari al giorno) in ogni parte della Terra. È la prima volta che accade. Abbiamo raggiunto l'obiettivo dell'Onu di dimezzare la povertà cinque anni prima del previsto: oggi è infatti la metà che nel 1990. Non c'è niente da festeggiare, perché sopra 1,25 dollari ma sotto i 2 dollari al giorno c'è più di un miliardo di esseri umani. Però, forse, con più globalizzazione si raggiungerà anche loro. È dunque certo che un altro mondo è possibile; ma non si capisce perché Bertinotti e Vendola volevano tenerne fuori i contadini dell'Asia.
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Intendiamoci: come dice il detto, meglio tardi che mai. Non ho dubbi, per esempio, che tra una decina d'anni si riconosceranno anche i vantaggi dell'Alta velocità, come oggi del resto già accade a chi viaggia tra Roma e Milano, anche se nel tratto Firenze-Bologna - ha calcolato Salvatore Settis - essa «ha provocato la morte di 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi e 5 acquedotti». Però per allora i treni potrebbero non viaggiare più su rotaie, come già accade a Shanghai. E sono sicuro che tra dieci anni si riconoscerà anche l'utilità dei rigassificatori e forse perfino degli inceneritori di immondizia. Bisogna solo vedere nel frattempo quanto ci costeranno il gas importato dalla Russia e la monnezza spedita in Olanda. D'altra parte, arrivare in ritardo è un lusso, signori si nasce. E noi, avrebbe detto Totò, modestamente lo nacquimo .<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1C8IO0">Corriere della Sera</a>Pietro ICHINO: «Paghi solo l' impresa. In cambio rivediamo l' articolo 18» - INTERVISTA2008-11-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382611Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Licenziamenti snelli solo per motivi economici e organizzativi, assunzioni definitive per tutti</b><br />
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Un baratto con le aziende: l' esenzione parziale dall' articolo 18 (che vieta i licenziamenti) in cambio dei sussidi alla disoccupazione per i lavoratori, a carico delle imprese, sui nuovi contratti, con assunzione a tempo indeterminato per tutti. È questa l' idea di Pietro Ichino, giuslavorista, parlamentare del Pd. Se ne sta discutendo, in questi giorni, all' interno del Partito democratico. Anche qui, come nell' ipotesi di Michele Tiraboschi, si punta sugli enti bilaterali, gli enti di costituzione volontaria, regionali, fra industria e sindacato. Ma l' intervento richiesto è solo quello delle imprese, senza Stato. Ichino la considera una proposta «necessaria, urgente e più radicale» dell' inattuato progetto sulle tutele del Libro Bianco del 2001 di Marco Biagi, la parte non recepita dalla legge Biagi. «Noi puntiamo sull' idea di affidare l' intervento di sostegno alla disoccupazione agli enti bilaterali, di cui le imprese abbiano la gestione tecnica e i sindacati il controllo - dice Ichino -. Chiediamo che le imprese finanzino per intero il processo e abbiano, in cambio, più flessibilità: cioè la possibilità di attuare licenziamenti per motivi economici e organizzativi in modo snello».<br />
<b> Propone di abrogare l' articolo 18?</b><br />
«No: di applicarlo soltanto nei casi di licenziamento disciplinare e contro quelli discriminatori, non ai processi di aggiustamento industriale».<br />
<b> E sono tutti d' accordo nel Pd?</b><br />
«Per ora, è ciò a cui sta lavorando un gruppo di parlamentari. C' è una bozza, sulla quale si sta discutendo. Spero diventi la proposta del Pd nella conferenza programmatica del febbraio prossimo».<br />
<b> I lavoratori precari saranno i più colpiti dalla crisi? Si rischia lo scollamento padri-figli?</b><br />
«Sì e lo si osserva già. Quando il lavoro non c' è, i primi a essere lasciati a casa, senza un soldo di indennizzo, sono loro. Penso che entro l' anno saranno in decine di migliaia a perdere il posto. È necessario estendere il trattamento di disoccupazione: sia per correggere la disparità di trattamento rispetto ai lavoratori regolari, e sanare il divario generazionale, sia per contrastare il calo dei consumi».<br />
<b> Manca la copertura, dice il governo. Studiano un intervento Stato-aziende.</b><br />
«Il progetto a cui stiamo lavorando accolla invece l' intero costo alle imprese disponibili. Il nuovo regime si applica là dove verrà contrattata con il sindacato l' istituzione dell' ente bilaterale regionale, che garantisca ai disoccupati gli standard di trattamento, con i servizi di riqualificazione e ricollocazione. Si chiede alle imprese, insomma, di farsi carico del costo sociale, offrendo in cambio un nuovo modello di rapporti di lavoro. È la flexicurity».<br />
<b> Quanto costerebbe alle imprese?</b><br />
«Con un trattamento alla danese, che parte dal 90% dell' ultima retribuzione e scende al 60% in quattro anni, basterebbe un aumento contributivo dello 0,5% delle retribuzioni lorde, con un meccanismo di bonus-malus: l' imprenditore che licenzia di più, vede lievitare i propri contributi. È chiaro, però, che occorre anche il controllo del comportamento del lavoratore sul mercato. Il sussidio può indurre a rallentare o cessare la ricerca di un nuovo posto».<br />
<b> Oggi viene assunto soltanto un lavoratore temporaneo su quattro, dice l' Isfol.</b><br />
«Con il nostro sistema, salvo poche eccezioni, dove scatterà la flexicurity tutti i nuovi rapporti di lavoro saranno a tempo indeterminato. Poiché si applicherà solo ai rapporti nati da quel momento in poi, all' inizio ci saranno solo assunzioni, e ci sarà il tempo per organizzare le strutture».<br />
<b> E i precari di oggi?</b><br />
«Avranno comunque bisogno di un sostegno, ma temo sarà meno efficiente».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=JZ2QU">Corriere della Sera - Puato Alessandra</a>GIANCARLO GALAN: «Non desidero più fare parte del gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale».2008-06-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it356815Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Veneto (Partito: FI) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: FI) <br/><br/><br />
Venezia -
<b>«Non desidero più fare parte del gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, sino a quando ci sarà l'attuale capogruppo».</b> <br />
Giancarlo Galan è tornato e, con la guardia alta, va all'attacco di chi è in dissonanza con la sua gestione politica del partito. <br />
E conta poco che ad essere sulla rotta di collisione sia quel Remo Sernagiotto «amico fraterno» (lo dice l'interessato) di due pezzi da novanta di Forza Italia, Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, che hanno superato quel calibro con la nomina a ministri della Repubblica. <br />
Brunetta e Sacconi, con i quali molte volte il governatore del Veneto ha avuto modo di polemizzare, non fosse altro perché Sacconi, fino alla partenza per Roma, era indicato come possibile successore al soglio regionale.<br />
<b>«Mai detto qualcosa contro la chiamata di Renato e Maurizio da parte di Berlusconi»</b> s'è affrettato a precisare Galan.<br />
Però, non a caso, in più occasioni i due sono finiti nel mirino galaniano per essere stati ospiti fissi al settembrino <b>convegno di Cortina</b>, siglato Fi ma organizzato da Sernagiotto e da dove critiche a Galan sono rotolate a valle.<br /><br />
Ora, accasati al governo Brunetta e Sacconi, è arrivata l'ora della resa dei conti se è vero che, parole del governatore, il «Nordest sono io» (titolo del suo libro), e sono "io" ad avere ipotizzato Popolo della Libertà del Veneto. <br />
Quindi, "io" sono il partito. E via tutti quelli che si mettono di traverso.<br />
<b>La "bomba" teleguidata lanciata da Galan</b>, arriva dopo la decisione del Consiglio regionale (all'unanimità) di <b>regolarizzare una cinquantina di precari (portaborse) con contratto a tempo indeterminato in servizio nei gruppi dei partiti e negli assessorati.</b> <br />
<b>Il passaggio non era gradito al presidente regionale, tanto che la Giunta ha predisposto una delibera in cui non c'é menzione di una parte di quella cinquantina di lavoratori.</b><br /><br />
<b>L'assemblea, giovedì, con una votazione</b>, ha invece riconosciuto <b>il diritto dei "portaborse"</b> facendo andare su tutte le furie Galan.<br />
<b>«Da un bene, questa volta è venuto un male, anzi peggio» attacca il governatore</b><br />
Che definisce come <b>«una discreta pagina nera»</b> quella vissuta dal Consiglio «a seguito di iniziative legislative già adottate e che riguardavano la giusta stabilizzazione dei precari in sanità e in alcuni uffici regionali».<br />
Certo, però, <b>«qui è scattata una trappola che ritengo indecorosa».</b><br />
A cosa si riferisce? <b>«All'emendamento votato dalla totalità dei consiglieri presenti e grazie al quale viene stabilizzato tutto il personale alle dipendenze di assessori e gruppi consiliari, persone che si ritroveranno assunte senza aver superato alcuna prova selettiva».</b><br /><br />
<b>Trovando «sbalorditivo» quanto accaduto</b>, il governatore<b> si augura «che una simile disposizione legislativa venga impugnata dal governo».</b><br />
Infine l'annuncio-minaccia: <b>«Desidero affrontare l'intera vicenda al più presto con tutti i consiglieri regionali</b><br />
Nel frattempo <b>«non desidero far più parte del gruppo sino a quando ci sarà l'attuale capogruppo».</b><br />
Il dado è tratto: Sernagiotto ha le ore contate? Niccolò <b>Ghedini</b>, deputato, avvocato di fiducia di Berlusconi e <b>coordinatore regionale di Fi è introvabile</b><br />
Idem Tiziano Zigiotto, galaniano dalla testa ai piedi.<br />
Stessa storia per Leonardo Padrin, consigliere investito da Galan del ruolo di "plenipotenziario", collegamento tra Giunta- e gruppo di Fi, dato come papabile a sostituire «l'attuale capogruppo».<br /><br />
Dunque, non resta che lui. <b>Sernagiotto, ore contate?</b> «Non ho intenzione di dimettermi.<br />
Come faccio ogni mese, ho convocato i 15 consiglieri per martedì prossimo: se otto mi sfiduciano... torno a fare il consigliere semplice».<br />
Galan... «Lui esce? Vorrà dire che non avremo un presidente nel nostro gruppo.<br />
Assurdo, Galan avrebbe dovuto leggersi la finanziaria prima di parlare. <br />
E sa che le dico? Le responsabilità sono proporzionali al potere, e siccome il nostro presidente detiene il 90\% del potere, faccia le sue deduzioni».<br /><br />
E <b>poi, il capogruppo, dice la sua sui "precari" con qualche tocco di ironia: «Il provvedimento è stato votato all'unanimità, da tutti i partiti (Galan chieda le dimissioni anche degli altri capigruppo), come spiegazione della finanziaria regionale 2008 dove si parla di stabilizzazione dei precari in Consiglio e negli assessorati, particolare che la Giunta, nella sua delibera, s'era "dimenticata" di menzionare.</b><br /><br />
Abbiamo agito in piena sintonia con la Legge Biagi che sana quanti, per anni e anni, hanno lavorato senza un contratto».<br />
Se poi «il nostro presidente trova un pretesto per condannare quelle che lui definisce cattive compagnie che frequento (Brunetta e Sacconi, ndr.) sappia che continuerò a frequentarle».<br />
Lo guerra è dichiarata. A fare da arbitro si troverà Denis Verini neo coordinatore nazionale di Fi (ha sostituito Bondi) che sabato prossimo sarà a Padova per presiedere il consiglio regionale del partito.<br />
In platea ci saranno deputati, sindaci, presidenti di provincia, consiglieri regionali. <br />
Ovviamente Galan. <br />
<b>Sono aperte le scommesse sul capogruppo (lo sarà ancora?)</b>
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Main&Codice=3820833&Data=2008-6-14&Pagina=5">Il Gazzettino - Giorgio Gasco</a>Renato BRUNETTA: D'ANTONA E BIAGI HANNO MIGLIORATO IL MONDO DEL LAVORO2008-05-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it355943Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL) <br/><br/>Brunetta interviene al nono anniversario commemorativo della morte di Massimo D'Antona.
"Il tempo è galantuomo e ha dimostrato la qualità del lavoro fatto da Biagi, D'Antona e Tarantelli, perchè c'è un percorso culturale che viene da lontano. Purtroppo tre amici che sono stati ammazzati".
"La Legge Biagi e il pacchetto Treu hanno prodotto più di tre milioni di posti di lavoro, hanno migliorato la funzionalità del mercato del lavoro e hanno dato tanto lavoro ai giovani. Ovviamente sono leggi perfettibili che qualcuno ha demonizzato, soprattutto la legge Biagi".
<br/>fonte: <a href="http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/05_maggio/20/terrorismo_brunetta_d_antona-biagi_hanno_migliorato_mondo_lavoro,14873636.html?pmk=nothppol">Alice Notizie</a>Marco CAPPATO: Cappato sale al loft per avere più Legge Biagi2008-02-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it330071Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
<b>«Economia e giustizia: saranno i temi sui quali ci batteremo. Alla laicità, invece, ci pensa Ratzinger».</b><br />
Lo dice con una battuta, citando Marco Panne a, l’eurodeputato radicale Marco Cappato.
Ma è una battuta che riassume il programma con cui la pattuglia radicale si prepara ad entrare nelle liste del Partito democratico. L’accordo c’è, mancano i nomi. «Non abbiamo ancora deciso», dice Cappato e niente vuole aggiungere, <b>mentre sulle intenzioni dei 9 che entreranno in Parlamento col Pd è chiaro: più legge Biagi per tutti, più flessibilità ma con più garanzie, liberalizzazione dell’età pensionabile; per dire. Una sfida alla sinistra, certo, «ma che può trovare consensi anche nell’elettorato di destra».</b><br /><br />
Chi, come i cattolici del Pd, si è preoccupato per l’arrivo dei radicali nel partito, dunque, dovrà cominciare a rifarsi i conti. Se l’economia e la giustizia saranno le prime preoccupazioni dei radicali, però, ciò non significa un disimpegno sul terreno dei diritti civili sul quale però si ritiene che una parte del lavoro sia stata già utilmente fatta e che, per questo, ci si possa ora concentrare su altro. D’altra parte, va detto che, se è vero che i radicali entreranno nel Pd, è pure vero che di certe questioni continueranno ad occuparsene con l’associazione Luca Coscioni che, Pd o non Pd, non si scioglierà.
«Con una certa linea anti Concilio Vaticano II dell’attuale papato e delle gerarchie vaticane - spiega Cappato - si stanno producendo reazioni e anticorpi persino nella stessa Chiesa. E questo anche per la posizione ancor più estrema di chi, nel centrodestra e nel centrosinistra, ritiene di dover fare l’Ascaro di questa linea». Ciò significa, insomma, che i radicali si concentreranno soprattutto su altro. «Già - dice Cappato - perché nonostante tutto siamo fiduciosi, a condizione, però, che la politica non si riduca soltanto a una me- diazione tra i vertici dei partiti, dei sindacati e delle corporazioni, filtrata dalla manipolazione delle televisioni. Ecco, se così fosse non avremmo molte speranze per questo paese. Tutto sarebbe diverso se, invece, si riuscisse a coinvolgere l’opinione pubblica, se si riusciranno a conquistare quelle condizioni minime di democrazia che sono la garanzia per affrontare le riforme, anche quelle più delicate». E in questa ricerca, in fondo, sembra rintracciabile anche la ragione della decisione di entrare nelle liste del Pd.
Detto questo, però, si deve arrivare al dunque. E Cappato ci arriva volentieri, partendo dal programma del Partito democratico e avvertendo subito che «il programma è necessariamente una base di partenza per una stagione di riforme radicali». E in quelle tre parole - «base di partenza» - c’è chi nel Pd dovrebbe riflettere, anche perché Cappato è chiaro: «le priorità per noi sono quelle della economia e della giustizia».
Vediamole, dunque, queste priorità. <b><br /><br />
«Occorre una riforma liberale della economia, un rientro accelerato del debito pubblico», spiega Cappato per il quale la legge Biagi così come è ora non va bene ma soltanto perché andrebbe completata per l’aspetto degli ammortizzatori sociali.
Più flessibilità, insomma, ma anche più welfare.
«La sfida - spiega - si gioca sul terreno della sinistra che è quello dell’aiuto ai più poveri. E proprio su questo terreno è avvenuto il grande disastro della sinistra italiana nella sua versione assistenzialista. Occorre invece fare altro. Spingere sulla contrattazione decentrata, ad esempio, per incentivare la produttività e quindi valorizzare il merito. In ciò si troveranno anche le risorse per potenziare la rete del welfare».
Ma ciò significa anche rivedere del tutto il sistema di ammortizzatori sociali e garanzie. «Certo - è la risposta - Noi vogliamo meno assistenzialismo, niente cassa integrazione, meno strumenti inefficaci mentre vogliamo che questa spesa sia completamente riqualificata. E proprio in questo senso penso alla funzione che potrebbe avere un sostegno effettivo a poveri e disoccupati, ma anche una riforma delle pensioni che oggi discrimina tra donne e uomini e che obbliga chi ha ancora una piena capacità lavorativa ad andare in pensione».
Liberare energie e risorse, dunque.</b><br /><br />
E nello stesso solco andrebbe anche l’intenzione di rompere il monopolio degli ordini professionali. Qui la sfida si sposta sul terreno della destra. «Non contro gli ordini in quanto tali - spiega Cappato ma contro il loro carattere monopolistico e parastatale. Gli ordini devono diventare associazioni che garantiscano davvero un servizio a tutela dei fruitori». «Ma ci vuole coraggio politico», aggiunge.
E poi la giustizia. E anche qui si torna ai vecchi cavalli di battaglia. «In questi anni c’è stato un grosso polverone, una grande rissa», dice Cappato. «Serve invece una nuova fase che parta dalla considerazione che ci sono 200mila reati all’anno che vanno in prescrizione. C’è dunque una sorta di amnistia senza regole che dipende dalla discrezionalità dei magistrati che non ne rendono conto a nessuno. Invece, serve più chiarezza nelle responsabilità di chi esercita l’azione penale contro l’irresponsabilità della prescrizione e della amnistia di fatto». «E per questo - aggiunge - serve che l’azione penale non sia più obbligatoria».<br />
Anche su questo sarà interessante capire cosa ne pensano al Loft di Santa Anastasia che ultimamente sembra accogliere, tra magistrati e poliziotti, sempre più uomini d’ordine. «Noi - risponde Cappato - siamo ancora il partito di Enzo Tortora. Non siamo cambiati. Il problema non è del singolo magistrato che entra in Parlamento. Ci spaventa invece se le riforme vengono affrontate con spirito di corporazione».
Considerata la consistenza della pattuglia degli uomini d’ordine entrata nel Pd, sarà dura spuntarla su questo terreno. <br /><br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=HAKFF">Il Riformista - Alessandro Calvi</a>Francesco Saverio CARUSO: "Treu e Biagi assassini dei morti sul lavoro"2007-08-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it276603Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) <br/><br/>Gli assassini dei morti sul lavoro «sono Treu e Biagi, le cui leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggiore intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a scapito della qualità e della sicurezza del lavoro». Parole forti quelle del deputato di Rifondazione e leader dei No global Francesco Caruso, che hanno suscitato un'ondata di polemiche, l'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha parlato di «indegno vaneggiamento» e una secca presa di posizione di Rifondazione. «Le parole di Francesco Caruso - scrive il segretario del Prc Franco Giordano in una gelida nota - sono culturalmente incompatibili con l'impostazione da sempre adottata dal Partito della Rifondazione comunista. Sono parole in libertà di cui il solo responsabile è il deputato Caruso». Uno dei diretti interessati, Tiziano Treu, senatore dell'Ulivo e presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, replica sottolineando che la tutela e la sicurezza dei lavoratori è un impegno costante di tutta la maggioranza, che ha approvato norme innovative per la tutela della sicurezza nel lavoro. «Non sono certo le uscite irresponsabili e deliranti di Caruso - dice Treu - che servono ad affrontare questi difficili problemi. Simili dichiarazioni servono solo ad avvelenare il clima e sono tanto più gravi in quanto rivolte anche a Marco Biagi, che non può replicare perché vittima di terroristi assassini».<br /><br />L'editoriale che Liberazione, giornale del Prc, dedica oggi al caso Caruso si intitola «I cretini d'agosto: di destra e di sinistra» e affianca le esternazioni del leader dei No global a quelle del vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che invocava la «pulizia etnica dai gay». Nell'articolo il direttore Piero Sansonetti porge le scuse alla moglie e ai figli di Marco Biagi. Anche il Manifesto critica le esternazioni del parlamentare del Prc titolando in prima pagina «Caruso straparla», sostenendo in un trafiletto firmato Galapagos che «a Caruso serve un neuropsichiatra infantile specializzato nella cura del protagonismo».<br /><br />Indignato il ministro del Lavoro Cesare Damiano che dai microfoni di Radio 24 sottolinea che «le parole di Caruso sono demenziali» e le affermazioni del parlamentare del Prc, vanno distinte dalle posizioni del suo partito, che ha «altri toni e altri contenuti». Per il ministro della Famiglia Rosy Bindi «le parole farneticanti di Caruso sono un pessimo servizio alla causa di chi ha a cuore gli interessi e la tutela dei diritti dei lavoratori. Di fronte alla gravità di questi intollerabili giudizi, mi aspetto una chiara e inequivocabile presa di distanza da parte di Rifondazione comunista».<br /><br />Roberto Maroni, deputato leghista ed ex ministro del Welfare del Governo Berlusconi, esprime la sua solidarietà a Treu, ma ritiene che le prese di distanze non siano sufficienti. «Le parole di Caruso - dice Maroni - fanno venire i brividi. Uno che dice queste cose, legittimando di fatto un assassinio, quello di Marco Biagi, non può sedere in un Parlamento democratico». Maurizio Gasparri di Alleanza nazionale si chiede «Come si trova Treu nella stessa maggioranza con Caruso che lo definisce un assassino? E il presidente della Camera Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista al momento della candidatura di Caruso considera assassini anche lui<br />Treu e Biagi, quest'ultimo in verità assassinato dalla Brigate Rosse al cui linguaggio si ispira Caruso? Il dolore per le morti sul lavoro e la necessità di combattere questa terribile piaga non giustificano il linguaggio di questo pluri pregiudicato per atti di violenza». Per Maurizio Sacconi di Forza Italia «le farneticanti affermazioni dell'onorevole Caruso non sono casuali. Esse si iscrivono nella campagna di agosto che una parte della maggioranza politica ha promosso per criminalizzare Marco Biagi e la sua riforma, in vista del confronto autunnale sul protocollo del governo in materia di lavoro e pensioni».<br /><br />Le parole di Caruso sono inqualificabili sotto ogni punto di vista per Daniele Capezzone, presidente della commissione Attività produttive della Camera. «Mi auguro che, anche nell'area politica di riferimento di Caruso, non tardino, quanto meno, delle adeguate prese di distanza». Secondo Capezzone, «Caruso, con le sue esternazioni di oggi, potrebbe fare "ticket" con Gentilini (il vicesindaco leghista di Treviso che chiede "pulizia etnica dei gay", n.d.r.), c'é un'Italia impresentabile, anch'essa bipartisan, e sarebbe bene che nei due schieramenti le forze liberali e riformatrici prendessero le distanze da queste zavorre pericolose e, lo ripeto, molto spesso letteralmente inqualificabili nelle loro parole e nelle loro azioni».<br /><br />Per il segretario del Sdi Enrico Borselli, «gettare la croce addosso a Biagi e a Treu per le vittime sul lavoro non è soltanto un'orrenda falsificazione, ma anche e soprattutto un'infamia». Il vice capogruppo dell'Udc alla Camera Maurizio Ronconi chiede che «Caruso va immediatamente isolato, cacciato dal gruppo e dal partito di appartenenza, disconosciuto da chi la fatto diventare deputato».<br/>fonte: <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2007/08/caruso-treu.shtml?uuid=1665af78-4697-11dc-b3f6-00000e25108c&type=Libero">ilsole24ore.com</a>