Openpolis - Argomento: finanziamenti pubblicihttps://www.openpolis.it/2012-11-07T00:00:00ZMaurizio SAIA: TV7 MATCH - Terza parte VIDEO2012-11-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it687569Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/>Dal min. 42,54 – al min.43,25
Mi ha sconvolto di più certa magistratura che di fronte all’ex collega Di Pietro…poi va a massacrare Berlusconi…
<br/>fonte: <a href="http://www.gruppotv7.com/articolo.php?id=115154&mid=29184">www.gruppotv7.com</a>STEFANO GALLI: Non mostriamo le fatture. Cazzi nostri2012-09-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650755Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Pasturo (LC) (Lista di elezione: Lega) - Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: Lega) <br/><br/>Non è possibile farvi vedere nulla e poi non ne vedo proprio il motivo perché i nostri bilanci sono certificati dalla Corte dei Conti, quando la Lombardia sarà messa come il Lazio ne riparleremo. Come spendiamo i nostri soldi sono cazzi nostri.<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/21/regione-lombardia-spese-dei-gruppi-consiliari-trasparenti-solo-sulla-carta-fatture/358727/">il Fatto Quotidiano - Thomas Mackinson</a>Pietro ICHINO: Per l'adozione di un Freedom of Information Act (FOIA) 2012-09-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650428Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
In occasione della Giornata della Trasparenza, in questo mio breve intervento accennerò soltanto a tre punti che mi paiono importanti: valorizzare le norme già esistenti; anticipare la riforma legislativa della trasparenza totale con i nostri comportamenti; correggere la distorsione che si è determinata nella cultura giuridica della privacy. A ben vedere questi tre punti possono essere ricondotti a uno solo: incominciamo a praticare i principi e le regole della full disclosure subito, anche a legislazione invariata. Questo preparerà il terreno a una maggiore effettività della nuova legge, quando finalmente arriveremo a dotarcene.
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<b>1. Valorizzare le norme già esistenti.</b> – Sia pure in modo assai difettoso, tuttavia il principio della trasparenza totale ha già incominciato a essere enunciato nella legge-delega per la riforma del 2009 delle amministrazioni pubbliche (legge n. 15/2009, articolo 4, comma 2, lettera h), che vincola le amministrazioni ad “assicurare la totale accessibilità dei dati relativi ai servizi resi dalla pubblica amministrazione”), a essere precisato nel decreto-delegato emanato in adempimento di quella delega legislativa (d.lgs. n. 150/2009, articolo 11, che sancisce il principio di “accessibilità totale … delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati delle attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti…”) e a essere ulteriormente precisato nel Codice della protezione dei dati personali (comma 3-bis inserito nell’articolo 19 del d.lgs. n. 196/2003 dall’articolo 14 del Collegato lavoro, l. n. 183/2010, che sgombera il campo da un ostacolo sistematicamente opposto al tentativo di impedire la piena attuazione della norma del 2009, vincolando le amministrazioni a rendere accessibili a chiunque “le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni di chiunque sia addetto a una funzione pubblica e la relativa valutazione, con la sola eccezione delle “notizie concernenti la natura delle infermità e degli impedimenti personali o familiari che causino l’astensione dal lavoro”). Queste norme, certo, non hanno l’incisività dei Freedom of Information Acts statunitensi e britannici; ma costituiscono pur sempre un punto di riferimento normativo importante, che potrebbe essere valorizzato molto più di quanto non si sia fatto in questi primi tre anni di loro applicazione.<br />
La stessa legge del 2009, poi, ha istituito un’autorità indipendente, la Commissione per la valutazione, l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni-CIVIT, che dovrebbe considerarsi preposta anche all’attuazione e promozione di quel principio di trasparenza. E, aggiungo io, che dovrebbe costituire una sorta di contraltare dell’Autorità per la protezione dei dati personali, promuovendo nel settore pubblico il necessario contemperamento tra i principi di full disclosure e privacy.<br />
Dunque non mancano disposizioni legislative alle quali ben potrebbe farsi riferimento per incominciare a praticare su larga scala i principi e il metodo della full disclosure nelle amministrazioni. Invece, su questo fronte tutto tace; e anche la Civit, fino a oggi, si è mostrata assai poco attiva su questo fronte. Non solo: si assiste anche a comportamenti amministrativi che vistosamente contraddicono quei principi e quel metodo. Solo alcuni esempi: nessuna amministrazione mette on line i mandati di pagamento e gli atti su cui essi si basano, in particolare i contratti con i fornitori e collaboratori privati; quasi nessuna amministrazione mette on line i dati relativi alle valutazioni della propria performance, i dati sui propri organici, sulle qualifiche, mansioni specifiche e retribuzioni dei dipendenti, sui loro tassi di assenze, sulle valutazioni delle loro prestazioni: qui domina ancora l’idea che il diritto alla privacy escluda questa pubblicazione, nonostante che due anni fa – come si è visto – nel Codice della protezione dei dati personali sia stata inserita una disposizione mirata esplicitamente ad affermare il contrario. E ultimamente l’ANVUR (che pure merita per altri aspetti tutto il nostro plauso), ignorando totalmente quella disposizione, ha addirittura pubblicamente addotto esigenze di protezione della riservatezza individuale a giustificazione della non pubblicazione delle valutazioni dei risultati individuali della ricerca universitaria.
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<b>2. Anticipare la riforma con i nostri comportamenti.</b> – A questa inerzia occorre incominciare a contrapporre il maggior numero possibile di iniziative volte ad applicare fin d’ora i principi e le regole della full disclosure, anche a legislazione invariata, in attesa che un Freedom of Information Act nostrano segni definitivamente la svolta, con il pieno allineamento per questo aspetto dell’Italia ai Paesi più avanzati.<br />
Vedo un primo luogo dove questa anticipazione sarebbe integralmente possibile, con effetti dirompenti, negli enti locali – Comuni e Province – alla cui testa stia un sindaco o presidente che crede nel valore della trasparenza totale. Così, per esempio, ho salutato con grande soddisfazione il fatto che Matteo Renzi abbia inserito nel proprio programma per le primarie del centrosinistra un capitoletto sull’introduzione del Freedom of Information Act nel nostro Paese; ma ho anche osservato che Renzi è oggi sindaco di una grande città italiana; e che, se crede davvero in questo principio, nulla gli impedisce di farlo applicare in modo totale e rigoroso nell’amministrazione municipale di cui egli è il capo.<br />
Sono anche convinto che solo l’applicazione rigorosa del principio di trasparenza totale possa testimoniare la volontà dei partiti di voltar pagina in modo radicale rispetto alle malversazioni di cui abbiamo purtroppo visto negli ultimi mesi e ancora in questi ultimi giorni numerose tragiche manifestazioni, in tutto l’arco delle forze politiche rappresentate in Parlamento. Per questo mi sono battuto affinché il gruppo parlamentare a cui appartengo adottasse fin d’ora la full disclosure come principio ispiratore di tutta la propria amministrazione; una delibera in questo senso è stata effettivamente adottata dalla Presidenza del gruppo dei senatori democratici nel luglio scorso, ma a tutt’oggi non ha ancora incominciato a essere messa in pratica: spero che l’attuazione non tardi. Ma penso che tutti i partiti dovrebbero sentire la necessità vitale – prima ancora che il dovere morale – di incominciare immediatamente ad applicare questo principio, se vogliono recuperare la fiducia di una parte almeno del loro elettorato. E invece si assiste alla ridicola discussione circa la certificazione dei bilanci dei gruppi parlamentari: come se il problema fosse quello di confermare la solidità di quei bilanci (chi mai dubita della solvibilità di questi soggetti?), e non quello della trasparenza, della possibilità di controllo da parte dell’opinione pubblica su ogni voci di spesa di quel denaro, che è pubblico all’origine e resta sostanzialmente tale quando è usato per far funzionare un ente di rilevanza costituzionale, quali sono i partiti e i loro gruppi parlamentari. Occorrerebbe che l’opinione pubblica esigesse fin d’ora, con grande forza, l’applicazione di questo principio da parte dei partiti e gruppi parlamentari, così forzando anche il legislatore a disporre nello stesso senso in sede di riforma del finanziamento pubblico della politica.
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<b>3. Correggere gli eccessi e le distorsioni della cultura della privacy.</b> – Infine, occorre che gli studiosi del diritto e gli opinionisti incomincino a sottoporre a una revisione attenta e profonda l’intera costruzione giurisprudenziale che è venuta formandosi, soprattutto per opera dell’Autorità per la protezione dei dati personali, intorno alla nozione di diritto alla riservatezza e alle sue implicazioni in materia di conoscibilità e circolazione dei dati. Ho proposto poc’anzi alcuni esempi dell’uso indebito che del principio di protezione della privacy si è progressivamente fatto nell’ultimo ventennio per evitare la trasparenza totale delle amministrazioni e impedire la circolazione di dati che nulla hanno a che fare con la vita privata delle persone. <br />
Dal principio costituzionale di protezione della persona umana si è voluto dedurre una regola di inconoscibilità dei dati inerenti alla vita delle persone, che – secondo i suoi sostenitori – dovrebbe essere considerata come regola generale, suscettibile soltanto di eccezioni ben delimitate disposte da norme legislative specifiche. Questa costruzione viene, così, utilizzata di volta in volta per affermare la non conoscibilità delle valutazioni dell’attività didattica e di ricerca dei singoli professori universitari, la non utilizzabilità dei dati di cui le scuole dispongono sulle carriere scolastiche degli studenti, o dei dati di cui dispongono le amministrazioni giudiziarie sull’attività dei singoli magistrati nell’esercizio della loro funzione, e così via. Siamo arrivati all’assurdo per cui, in nome della privacy (qui utilizzata per coprire la pigrizia degli addetti), la quasi totalità degli Istituti scolastici rifiuta di fornire informazioni sui diplomi, con i relativi voti di profitto, rilasciati ai propri ex-studenti!<br />
Credo che il danno prodotto da questa distorsione della nozione di protezione dei dati personali per il progresso civile ed economico del nostro Paese sia molto grave. In attesa di una legge che ristabilisca l’equilibrio necessario tra diritto delle persone al riserbo e libertà di circolazione delle informazioni, e di un’autorità per la trasparenza delle amministrazioni che si occupi di difendere questo equilibrio, è indispensabile che incominciamo fin d’ora a costruire nel settore pubblico la cultura della full disclosure.<p>
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<b>PER IL DIRITTO DI ACCESSO ALLE INFORMAZIONI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E' STATO REALIZZATO IL SITO: <a href="http://www.foia.it/">WWW.FOIA.IT</a></b> <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.pietroichino.it/?p=23202&print=1">www.pietroichino.it</a>Stefano Boeri: La fiera dei tesoretti inesistenti2012-08-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648511Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Milano (MI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
Speriamo che il seminario di ieri e forse ancora di più il ritorno dello spread in prossimità dei 450 punti base abbiano riportato alcuni ministri e viceministri coi piedi per terra.
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L’obiettivo della riunione era quello di app rofondire provvedimenti attuabili fin da subito a favore della crescita, dopo che una riunione a questo consacrata a inizio agosto era stata rinviata per l’impreparazione di alcuni ministri.
<p> Ma l’impressione che si era avuta negli ultimi giorni è che, anziché approfittare della pausa estiva per studiare a fondo i dossier, il governo tecnico si fosse trasformato in un governo preelettorale, in grado a parole di moltiplicare i pani e i pesci e, nei fatti, varare un “deraglia- Italia” che avrebbe vanificato i sacrifici fatti in questi mesi per salvare il nostro paese.
<p>Dapprima era stata annunciata una defiscalizzazione dell’Iva sulle nuove grandi opere finanziate dai privati, che si sarebbe come d’incanto finanziata da sola, col reddito generato attraverso la realizzazione di questi progetti infrastrutturali.
<p>Se fosse vero che questi sgravi si autofinanziano, nel senso che generano entrate fiscali tali da compensare la perdita di gettito dell’Iva, allora perché non finanziare le opere direttamente con soldi pubblici?
<p> La sensazione è che si voglia in realtà trasformare il conclamato project financing, il coinvolgimento dei privati nel finanziamento delle grandi opere infrastrutturali, in un maggiore public financing.
Dal punto di vista delle casse dello Stato, non c’è infatti grande differenza fra agevolare fiscalmente investimenti privati o aumentare il proprio coinvolgimento diretto nel loro finanziamento.
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Si era anche parlato, a Rimini e dintorni, di tagli del cuneo fiscale e contributivo. Ricordiamo che questo comporta circa 2,5 miliardi di entrate in meno per ogni punto di riduzione del prelievo e che ancora devono essere trovati i 6,5 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva nel luglio 2013. Anche questa riduzione doveva allora essere autofinanziata? Oppure limitarsi ad alcune imprese? E chi e come avrebbe deciso quali?
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La verità è che sia il quadro macroeconomico che gli oneri sul debito pubblico sono fortemente peggiorati da quando sono stati stilati gli ultimi documenti programmatici del governo. Presentando a fine settembre la legge di bilancio bisognerà necessariamente tenere conto di questo deterioramento che si riassume in due cifre: il 2012 sembra destinato a chiudersi con una riduzione del Pil due volte più forte di quanto stimato ad aprile (attorno al 2,5 per cento contro l’1,2 del Documento di economia e finanza) mentre il ritorno dello spread al di sopra dei 400 punti base potrebbe comportare una spesa per interessi nel 2012 fino a 10 miliardi più alta di quanto preventivato. Inoltre il contesto internazionale si è deteriorato con il forte rallentamento della Cina, il Regno Unito in recessione e gli Stati Uniti che si avvicinano pericolosamente al fiscal cliff, la data post-elettorale in cui tutti gli incentivi fiscali varati per sostenere l’economia dovranno essere rimossi d’un colpo solo, rischiando di far precipitare il reddito nazionale come giù dalle scogliere di Moher.
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Quindi, per quanto ci siano molti pionieri in cerca di protagonismo, di tesoretti proprio non ce ne sono in giro. E non ce ne saranno nei prossimi anni. Vero che oggi ci sarebbe bisogno di politiche di sostegno della domanda per rilanciare l’economia, ma purtroppo queste politiche a noi non sono consentite per le dimensioni del nostro debito pubblico e la crisi di credibilità che attraversiamo. Questa fa sì che gli annunci di tagli non finanziati siano dannosi oltre ad alimentare inutili illusioni. Rischiano, infatti, di far aumentare fin da subito la spesa per interessi sul debito, vanificando i progressi compiuti nell’avvicinarci al bilancio in pareggio. Quello che possiamo fare oggi è ridurre la spesa pubblica liberando risorse per tagli delle imposte e rendere più produttivo, più orientato alla crescita, il prelievo fiscale e l’uso delle risorse pubblieche. Per questo le politiche della crescita devono andare di pari passo con i progressi nella spending review.
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Il governo dovrebbe rendicontarli sistematicamente e impegnarsi a trasformare una quota ben definita di questi risparmi in riduzioni delle tasse.<br />
Ci sono poi tante riforme a costo zero per la crescita che magari non hanno effetti immediati, ma che aumentano grandemente la nostra capacità di beneficiare di un eventuale miglioramento della congiuntura internazionale. Fra queste misure, figurano gli unici provvedimenti varati ieri dal Consiglio dei ministri, quelli per la valutazione del nostro sistema scolastico. Sono ancora preliminari e per questo ignorano molti problemi attuativi, ma il rischio, dopo l’offensiva scatenata nell’ultimo anno contro ogni valutazione obiettiva e comparativa delle nostre scuole, era quello di fare passi indietro anziché in avanti. Invece il decreto presidenziale sul sistema di valutazione delle scuole varato ieri concede spazio ad una valutazione anche esterna e trasparente di insegnanti, presidi e studenti, tenendo conto delle specificità del contesto locale. Questa è una premessa indispensabile per permettere alle famiglie di scegliere meglio a quale scuola iscrivere i propri figli e per incentivare attraverso comportamenti imitativi una migliore qualità dell’istruzione.
<p> Ci sarebbe anche il capitolo politiche dell’immigrazione che può darci tanto in termini di crescita. È stato sin qui ignorato dal governo, ma speriamo che la dichiarazione del ministro Riccardi in entrata nel Consiglio dei Ministri di ieri («gli immigrati non sono una questione da affrontare per bontà, ma perché favoriscono la crescita») preluda ad atti concreti, ad una riforma che dia un senso all’ennesima sanatoria degli immigrati varata a luglio, su cui torneremo. Certo è che dagli immigrati ci si può aspettare un maggiore contributo alla generazione di nuove imprese che da provvedimenti demagogici e sistematicamente riciclati come l’impresa da un euro. Tutti sanno che per far partire un’impresa, soprattutto nell’hardware, dove oggi abbiamo maggiori vuoti da colmare, c’è bisogno di un consistente patrimonio iniziale. E questo capitale, dato lo scarso sviluppo dei mercati finanziari in Italia, nella stragrande maggioranza dei casi non può che essere fornito dalle banche. Ecco allora che parlare di impresa a un euro nel mezzo di una pesante stretta creditizia che colpisce soprattutto i giovani suona perciò come una presa in giro. Soprattutto se a pronunciare questa formula magica fosse un ex-banchiere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JE3Z6">la Repubblica</a>Antonio DI PIETRO: «Due o tre cose che vorrei dire al Presidente» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648036Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
«Napolitano? Un uomo attento al sistema della prima repubblica».
<p> <br>Di Pietro contro tutti; come ai tempi di Tangentopoli, quando sparava raffiche di avvisi di garanzia e mandati d'arresto che falciarono i super potenti della politica, della finanza e dell'imprenditoria dell'epoca. Ma con una differenza non da poco: allora tutti lo tiravano per la giacchetta per arruolarlo in un progetto politico; oggi nessuno lo vuole più. Nell'inesorabile ristrutturarsi di partiti e schieramenti, tra il centrodestra che è per ora un campo di macerie e il centrosinistra l'ennesimo cantiere senza un progetto chiaro, Tonino rischia di diventare un cassintegrato della politica, fuori dai giochi e dalle alleanze. <p>
<b>Di Pietro, è questo il momento più difficile della sua abbastanza tormentata carriera politica. </b><p>
«Questo è un momento difficile per tutti e io mi sento come Cassandra: prevedo il futuro, ma non vengo ascoltato. Però vivo l'esperienza politica di questi giorni con nuova energia, come se fosse una nuova primavera, quasi fossimo tornati ai tempi di Mani Pulite. Ieri come oggi, quando vedo che il mio Paese è allo sfascio, sento ancor di più la voglia di contrastare questa deriva dell'ipocrisia che descrive agli italiani una realtà totalmente diversa da quella che è». <p>
<b>Però il suo ex alleato Nichi Vendola per giustificare l'esclusione dell'ldv dall'alleanza di centrosinistra, ha detto che alla deriva ci sta andando lei. </b><p>
«Nei giorni scorsi abbiamo depositato i quesiti di quattro referendum in difesa delle fasce sociali più deboli per il ripristino dell'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, della normativa sui contratti di lavoro collettivi, per richiamare ai propri doveri la casta eliminando finanziamento pubblico dei partiti e il doppio stipendio dei parlamentari. Questa non è una deriva propagandistica, populistica e polemica, come hanno detto, ma un'iniziativa politica concreta che dovrebbe essere inserita in un programma di governo». <p>
<b>Si sapeva da tempo che i rappori tra lei e Bersani non erano tra i più distesi, ma l'inattesa svolta di Vendola sembra quasi una pugnalata alla schiena. </b><p>
«Io aspetterei per vedere come andrà a finire questo nuovo fidanzamento tra Vendola e Casini che credo non durerà lo spazio politico di una notte. Infatti si vedono già i primi forti segnali di ripensamento. Ve lo immaginate voi quando questa nuova alleanza, Pd, Sel e Udc dovrà affrontare nei prossimi giorni il nodo delle elezioni politiche siciliane? L'idea che si possa sostituire nella famosa foto di Vasto la mia faccia con quella di Lombardo o Cuffaro, in permesso speciale dall'Ucciardone o Regina Coeli, mi fa enorme dispiacere, soprattutto per Vendola». <p>
<b>Di Pietro, per il modo in cui la stanno trattando i suoi ex alleati, c'è tifo sospetto che stiano cercando di farle pagare qualche sgarbo. È così? </b><p>
«Certamente la nostra colpa è di essere indipendenti. Se in Parlamento non ci fosse l'Idv a denunciare la violazione quotidiana della Costituzione col ricorso sistematico al voto di fiducia, nessuno Io direbbe. Il presidente della Repubblica, nel novembre scorso, inviò un messaggio alle Camere spiegando che era un abuso costituzionale il ricorso alla decretazione d'urgenza del governo Berlusconi; oggi va a Stromboli in vacanza mentre il governo Monti blocca la sacrosanta discussione in Parlamento su importanti provvedimenti che toccano la vita dei cittadini, chiedendo la fiducia anche due volte al giorno. Diciamo che quando c'è un presidente della Repubblica che si gira dall'altra parte rispetto alla Costituzione, dà fastidio che ci sia un partito che lo fa notare alla gente. Sembra di essere tornati ai tempi dell'istituto Luce: bisogna racontare una realtà falsificata agli italiani. Ma purtroppo c'è un partito non allineato che rompe...». <p>
<b>Tutti quelli che si permettono di criticare gli atti o le scelte del capo dello Stato finiscono per pagare pegno. È successo persino a Berlusconi e ora sta succedendo a lei. </b><p>
«Abbiamo letto sul prestigioso New York Times che al nostro presidente della Repubblica è stato dato il titolo di "Re Giorgio". A nessun altro capo dello Stato era mai capitato prima. Bisogna porsi questo problema. Evidentemente il presidente della Repubblica ha cercato il consenso di tutte le forze politiche per mantenere un'acquiescenza nei suoi confronti, che io non condivido. Io penso che quando c'è un fallo, l'arbitro debba fischiare e non fare finta di niente, sennò cerca di addomesticare la partita». <p>
<b>Le sue sono parole molto gravi. </b><p>
«Guardi, io non faccio politica rinunciando alla mia storia personale. E l'idea che siccome c'è un presidente della Repubblica che si chiama Giorgio Napolitano, di cui non si deve poter parlare manco fosse il padreterno mi sembra così antidemocratica che non accetto di stare in silenzio quando vedo comportamenti e decisioni che ritengo contrari allo spirito della Costituzione. Oggi la pubblicistica ufficiale ci descrive Giorgio Napolitano come Il limpido garante delle regole e leggi democratiche. Io invece ricordo un altro Giorgio Napolitano, quello descritto dall'imputato Bettino Craxi nell'interrogatorio formale che rese nel 1993 durante una pubblica udienza del processo Enimont, uno dei più clamorosi di tutta Tangentopoli. Craxi descriveva Napolitano, allora esponente di spicco del Pci, nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della cosiddetta Prima Repubblica, specie coltivando i suoi rapporti con Mosca. Io credo che in quell'interrogatorio Craxi stesse raccontando fatti veri perché accusò se stesso e poi gli altri, di finanziamento illecito dei partiti, il cancro che ha divorato l'Italia. Ora delle due l'una; o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure si è usato il sistema dei due pesi e delle due misure». <p>
<b>L'interrogatorio che lei fece a Craxi durante il processo Enimont si può facilmente guardare su Internet. Ma si tratta di un episodio di quasi vent'anni fa, ormai relegato nei libri di storia. Perché oggi sente il bisogno di ricordarlo? </b><p>
«Per invitare i cittadini a riflettere. Se uno che sta in Parlamento non fa notare queste incongruenze che ci sta a fare in politica? Vorrei far capire come in realtà c'è una differenza tra quello che si racconta e quello che si pensa». <p>
<b>Dica la verità presidente Di Pietro, non è che lei si è stufato di stare in politica? </b><p>
«Mettiamola così: quando tanti anni fa partii dalla mia masseria di Montenero di Bisaccia per cercare fortuna nel mondo, chiusi molte porte. Oggi quelle porte sono state tutte di nuovo aperte: la masseria è tornata a funzionare come un'azienda agricola modello. Presto rimetterò la vigna. Ho la mucca e la cavalla che devono partorire e non vedo l'ora di tornare a casa. Insomma, mi preparo al domani: capito il concetto?». <br>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IOGQS">OGGI - Gino Gullace Raugei </a>PATRIZIO BIANCHI: «Se l'Italia non riparte il Lingotto se ne va» - INTERVISTA 2012-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647499Alla data della dichiarazione: Assessore Regione Emilia Romagna<br/><br/>
<br>Per la Nuova Panda era prevista una produzione annua di 250 mila vetture, su 1,4 milioni di auto che Fiat contava di realizzare in Italia. In realtà tutto il mercato italiano non supererà quest'anno quota 1,5 milioni e le Fiat saranno poco più di 400 mila. Una crisi Fiat, dentro una crisi Italia. Due fenomeni che dovrebbero far scattare l'allarme rosso nel governo, pensa il professor Patrizio Bianchi. <p>
Economista industriale ora prestato alla politica come assessore all'istruzione e alla formazione dell'Emilia Romagna, ma in passato consulente della Fiat stessa. Allarme, spiega Bianchi, perchè «ormai Marchionne ha esportato le due funzioni chiave dell'industria dell'auto: la finanza, negli Usa, e l'innovazione in Brasile, dove sta sviluppando i motori flexi. E ora l'Italia è solo luogo di assemblaggio, di produzione a basso valore aggiunto». <p>
<b>Anche lei, come Casini, pensa che Marchionne se ne stia andando alla chetichella? </b><p>
«Come dicevo, l'ha già fatto. Il caso Pomigliano dimostra che la grande polemica su contratti e organizzazione aziendale era solo fumo. Sono altri i motivi per cui la Fiat guarda all'estero». <p>
<b>Quali? </b><p>
«Vuole spostarsi dove c'è crescita: l'America, l'Asia. Vede l'Italia come un Paese in declino, che per molti anni ancora continuerà a contrarre i consumi. Del resto ha accumulato manovre per 330 miliardi...».<p>
<b>E di questo, pensa, che dovrebbe preoccuparsi il governo?</b><p>
«Appunto. Fiat potrebbe essere solo la punta di diamante di un fenomeno generale. Nessuno resta a produrre dove non vende e dove i consumi continuano a crollare. Ricominciare a crescere è cruciale». <p>
<b>Eppure il Lingotto ha preso impegni precisi con questo Paese, e incassato anche tanti aiuti pubblici... </b><p>
«Infatti. Penso che il ministro Passera dovrà chiederne conto, se non l'ha già fatto. Deve pretendere che Marchionne, una volta per tutte, dica cosa vuol lasciare qui e cosa vuola spostare all'estero. E inaccettabile che continui a sfogliare il carciofo delle chiusure; prima Termini, poi Mirafiori, ora Pomigliano, ogni volta alzando la posta di quel che chiede al governo per non andarsene in Serbia». <br>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HVGSG">Giorno/Resto/Nazione - Massimo Degli Esposti </a>Donatella PORETTI: Spending Review. Intervenire sul finanziamento pubblico ai partiti. Se non ora quando?2012-07-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646563Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Sul loro finanziamento pubblico i partiti o per incapacità o per furbizia non sono stati in grado di mantenere la promessa di dimezzarsi i fondi.
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Il disegno di legge che doveva essere già in vigore dal primo di luglio per destinare 91 milioni alle zone terremotate è in prima commissione al Senato in attesa che vengano esaminati gli oltre 200 emendamenti e dell'audizione del presidente della Corte dei Conti. Un testo su cui pesa il rischio di incostituzionalità proprio nella parte dei controlli e della trasparenza come paventato dalla lettera inviata dal presidente della Corte dei Conti.
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Dopo che il Governo aveva preannunciato un decreto ad hoc per intervenire sulla seconda tranche di luglio di 91 milioni, ora l'occasione potrebbe essere quella del decreto sulla spending review.
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Se occorre razionalizzare e risparmiare sulle spese pubbliche, occasione migliore di questo decreto non la vediamo. Se non ora quando per intervenire sul finanziamento pubblico ai partiti?<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/comunicati/20120703/spending-review-intervenire-finanziamento-pubblico-ai-partiti-se-non-ora-quando">Radicali.it</a>FRANCO MIRABELLI: La Lega ha un problema e deve rispondere di quello2012-05-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it631207Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"La Lega ha un problema e deve rispondere di quello. Non si può dire che il Paese ha altri problemi per evitare di parlare dei problemi che ci sono in casa propria”, è la replica di <b>Franco Mirabelli</b> (consigliere regionale Pd della Lombardia) a Matteo Salvini, nel corso di una trasmissione televisiva in cui l’esponente leghista rifiutava di commentare le notizie apparse sui giornali inerenti l’iscrizione al registro degli indagati di Bossi e i suoi figli.
<p>“Una parte della soluzione all’antipolitica sta nel far recuperare credibilità alla politica e, per ottenere ciò, c’è bisogno di avere il coraggio anche di affrontare questi problemi.” – ha proseguito <b>Mirabelli</b> – “Bisogna parlarne, i cittadini hanno bisogno di capire cos’è successo. Dire che, siccome nel Paese ci sono problemi più seri, di questo non bisogna parlare è sbagliato”.
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“Le prime pagine dei giornali di oggi riguardanti le indagini su Bossi, ai cittadini, comunicano il messaggio che la politica con i soldi pubblici si fa gli affari suoi.
I cittadini italiani che hanno visto soldi pubblici - che dovevano essere destinati a un’altra cosa – essere utilizzati in questo modo da esponenti politici, sono parte lesa. A tutto questo non dobbiamo rispondere non è vero o non è un problema, ma dobbiamo dire che i bilanci dei partiti devono essere controllati da parte di società esterne (così come fa già il Partito Democratico) e che i rimborsi elettorali sono troppo alti e, dal momento che si chiedono sacrifici a tutti, li deve fare anche la politica e queste riforme dobbiamo farle in fretta”, ha concluso <b>Mirabelli</b>. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.areadem.info/adon.pl?act=doc&doc=13611">AreaDem</a>Luciano VIOLANTE: Finanziamenti ai partiti: «Basta ipocrisie, tagliarli è impossibile» - INTERVISTA2012-05-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627157<br />
<b>Presidente Violante, sui finanziamenti ai partiti accordo slittato e polemica sempre più rovente. Vedremo mai la riforma?</b>
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«Il voto amministrativo fa prevalere i toni propagandistici».
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<b>Ma quante probabilità ci sono che vada in porto una riforma del finanziamento pubblico?</b>
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«I partiti hanno il dovere di trovare un accordo. Però è un lavoro da fare su basi serie».
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<b>Cosa vuol dire?</b>
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«Si legge che alcuni partiti hanno già cartolarizzato con le banche la quota di finanziamento prevista per quest’anno. Un atto legittimo. Ma se è così capisco la difficoltà che, al di là dei discorsi, alcuni hanno ad accettare il principio del dimezzamento delle risorse a partire da oggi».
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<b>Nulla però impedisce di cambiare almeno per il futuro, i segnali di irritazione dell’opinione pubblica sono evidenti e anche il Quirinale...</b>
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«Oggi è necessario ridimensionare il flusso dei finanziamenti. Ma occorre serietà».
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<b>Che vuol dire?</b>
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«Bisognerebbe essere meno ipocriti e dividere il rimborso elettorale vero e proprio dal finanziamento pubblico annuale che resta necessario».
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<b>Come calcolerebbe l’entità del finanziamento?</b>
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«La quota di fondi pubblici dovrebbe essere rapportata a quella raccolta da ciascun partito presso privati. Bisognerebbe porre un tetto al finanziamento privato e garantire la conoscenza dell'identità del finanziatore che superi una certa soglia. E' in gioco la indipendenza della democrazia dalle forze economiche, che non possono apparire come forze occulte con collegamenti opachi con i partiti».
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<b>Perché?</b>
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«I cittadini hanno diritto di sapere chi finanzia i partiti e anche le imprese e tutti i partiti hanno lo stesso diritto. La clausola di trasparenza é prevista in molti altri Paesi».
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<b>Questo non ha impedito anche in quei Paesi l’esplosione di scandali anche ai massimi livelli.</b>
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«Ma infatti il problema del rapporto fra politica e risorse non è solo italiano e, da noi, non si può risolvere solo con la legge sui finanziamenti».
<p><b> E come allora?</b>
<p> «Occorre anche una legge che stabilisca cosa sono i partiti, in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. I partiti hanno due finalità: concorrere per il potere di governo e garantire la partecipazione dei cittadini alle grandi scelte nazionali. Se c'è solo la prima finalità, la politica si riduce ad uno scontro fra oligarchie e permane una irrisolta nuova questione morale. Dunque l’obiettivo di una legge sui partiti come strumento di partecipazione dei cittadini è irrinunciabile».
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<b>Cosa dovrebbe prevedere questa legge?</b>
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«Presenza organizzata sul territorio, formazione politica e chiare regole democratiche. Ma insisto anche sulla risoluzione della nuova questione morale, che si fa con la volontà non con la legge».
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<b>E’ realistico che si possa arrivare ad una legge di questo tipo in fine di legislatura?</b>
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«Sul finanziamento la soluzione è possibile, sul resto è più difficile. Da quando c’è il governo Monti gli schieramenti sono tornati a parlarsi; il muro è crollato e tutte le questioni irrisolte sono diventate indifferibili; ma bisogna scegliere perché non si può fare tutto».
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<b>Che ruolo avrà Giuliano Amato incaricato di consigliare il governo sul da farsi sul fronte partiti e sindacati?</b>
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«Un ruolo positivo perché aiuterà a mettere a fuoco le misure da prendere».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1EJ904">Il Messaggero - Diodato Pirone</a>Stefano Boeri: La proposta ABC (Alfano-Bersani-Casini) sul finanziamento dei partiti è indecente2012-04-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626823Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Milano (MI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
La proposta ABC (Alfano-Bersani-Casini) per un nuovo sistema di finanziamento della politica si limita ad aggiungere qualche regola di trasparenza. Non basta. Anzitutto bisogna capire qual è il livello adeguato di risorse necessarie, se è vero che i partiti hanno speso negli ultimi 15 anni circa un quarto dei finanziamenti ricevuti. Trattandosi di rimborso spese, tali spese vanno documentate e i fondi vanno ripartiti in base ai voti ricevuti dalle liste. Se non bastano, dovranno provvedere iscritti e simpatizzanti stabilendo però un tetto alle singole donazioni.
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È difficile dire se la proposta dei partiti della maggioranza sul nuovo sistema di finanziamento della politica produca più rabbia o più sgomento. In un momento difficilissimo per il paese, in cui rischiano di prevalere le forze più demagogiche e populiste, sembra che i partiti cosiddetti responsabili siano strenuamente impegnati nel fare tutto il possibile per aumentare il proprio discredito agli occhi dell'opinione pubblica. La proposta si limita, infatti, ad aumentare la trasparenza sull'utilizzo dei soldi pubblici, cosa ovviamente più che giusta e necessaria, ma evita completamente di affrontare il problema vero, la dimensione delle risorse pubbliche messe a disposizione del sistema dei partiti. Eppure il problema è relativamente semplice e potrebbe essere affrontato semplicemente anche all'interno del sistema corrente.
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<b>UN "RIMBORSO" MOLTIPLICATO PER CINQUE</b>
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<b>Primo.</b> Si tratta di capire qual è il livello adeguato delle risorse necessarie. I dati della tabella qui sotto indicano che le cifre spese dai partiti per la campagna elettorale del 2008 ammontano a un quinto dei finanziamenti ricevuti. Questo significa che il finanziamento pubblico dovrebbe essere ridotto di quattro quinti. <p>
<b>Secondo.</b> Il finanziamento deve essere commisurato ai voti ricevuti, non agli elettori potenziali, per evitare la spinta alla moltiplicazione dei partiti inutili.
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<b>Terzo.</b> Un rimborso spese, è un rimborso spese. Si esige in cambio della presentazione di ricevute attestanti le spese sostenute nelle fattispecie consentite dalla legge per svolgere determinate attività, non ex ante.
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<b>Quarto.</b> Il rapporto fra i voti effettivamente raccolti e il rimborso massimo consentito deve essere stabilito prendendo come riferimento il partito che ha ricevuto più voti in rapporto alle spese elettorali. È lo stesso principio di efficienza che si vuole applicare nelle spending review e che ispira la definizione dei costi standard nelle prestazioni sanitarie. I partiti devono dare il buon esempio. Vediamo come questo principio può essere applicato alle elezioni del 2008.
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<b>UN ESEMPIO: LE CIFRE DELLO SPRECO PER LE ELEZIONI DEL 2008</b>
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Come si vede dalla tabella (link a fine pagina), alle ultime elezioni politiche nel 2008 il partito che segna il rapporto più basso tra spese elettorali accertate dal Collegio di controllo delle spese elettorali e numero di elettori è la Lega Nord. Ogni voto leghista costa effettivamente 0,52 euro. È il costo unitario più basso rispetto agli altri maggiori partiti italiani. In termini di rimborso effettuato dalle casse dello stato, però, ogni voto della Lega Nord costa ben 7,30 euro. Ciò significa che alla Lega Nord sono andati 38,4 milioni in più di quelli necessari a rimborsare le spese elettorali. Se il fine della legge è rimborsare le sole spese elettorali, allora è ragionevole che i rimborsi non superino una soglia ottenuta moltiplicando per 0,52 i voti effettivamente ricevuti da ogni partito. Se applichiamo questa regola alle elezioni del 2008, troviamo che si potevamo risparmiare più di 440 milioni di finanziamento pubblico ai partiti in questa legislatura. Non pochi di questi tempi.<p>
<b>
UN TETTO ALLE DONAZIONI</b>
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<b>Quinto.</b> I partiti sono associazioni volontarie di cittadini e tutti possono liberamente donare a delle associazioni volontarie, purché queste donazioni siano scrupolosamente documentate e rese trasparenti.
Sesto, però, per evitare che qualche signore ricco o qualche ricco gruppo di pressione abbia un'influenza eccessiva sulla politica, è necessario che esista un tetto massimo e fatto scrupolosamente rispettare, delle donazioni che individui, imprese o associazioni possono fare ad un partito. Lavoce.info funziona così da sempre ed egregiamente. Forse è opportuno che i partiti la prendano ad esempio.
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La tabella con gli open data è accessibile <a href="https://docs.google.com/spreadsheet/ccc?key=0ArUkhCFdrqKDdEtJWVZwd0tSOElqYXE5aktZd05GSmc#gid=0"><b>da questo link</b></a>.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cadoinpiedi.it/2012/04/18/una_proposta_indecente.html">www.cadoinpiedi.it</a>Mariotto SEGNI: «La legge elettorale di Abc è un delitto contro l'Italia» - INTERVISTA2012-04-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626810<br />
<b>Professore Segni, il 19 aprile del 1993 gli italiani sancirono con un referendum il passaggio dal proporzionale al maggioritario. Oggi il Parlamento si appresta a votare il ritorno al proporzionale. Si é chiuso un ciclo?</b>
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«Se si dovesse chiudere il ciclo, perché è ancora tutto da vedere, la tremenda responsabilità storica ricadrebbe su Pd, Pdl e sui centristi».
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<b>Lei sembra nutrire dubbi sul varo della nuova legge elettorale...</b>
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«Guardi, oggi (<i>ieri, ndr</i>) sono accadute due cose importanti: la prima è la dichiarazione contraria alla nuova legge di Romano Prodi. L'altra è un manifesto sottoscritto in modo bipartisan da 20 deputati che ha avviato una raccolta di firme in Parlamento contro la nuova legge. Dunque c'è un gruppo di parlamentari pronti a battersi».
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<b>Nelle proposte di Alfano, Bersani e Casini quale rischio vede?</b>
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«Possiamo paragonare l'Italia ad una grande macchina un po' vecchiotta mandata dai migliori meccanici per modernizzarla. L'aggiustano, la sistemano, ma pensano di metterci un motore di venti anni fa. È un delitto verso l'Italia. Si riporta il paese ad una situazione precedente al grande cambiamento del 1993 con un tipo di istituzioni che non esiste in alcuna parte del mondo occidentale. Il rischio serio è quello di fare precipitare il Paese nell'ingovernabilità».
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<b>Cosa accadrebbe, secondo lei?</b>
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«Avremmo un governo debole, dipendente dai partiti. Il contrario di quello forte, stabile, investito dalla legittimazione della fiducia popolare. Sarebbe impossibile fare una politica seria e rigorosa. Voglio ricordare a questi signori che negli Anni 80, l'ultimo periodo della Prima Repubblica il debito pubblico raddoppiò. E allora i partiti era forti mentre oggi sono inesistenti con un indice di gradimento ridotto a zero. Questa proposta ridà a questi partiti il potere di fare e disfare i governi».
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<b>Nello stesso giorno si votò, e passò a grande maggioranza anche il referendum radicale sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.</b>
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«Lo votai anche io. E i due temi sono legati. Lo strapotere dei partiti porta ad un finanziamento pubblico abnorme. Non sono contrario del tutto a forme di finanziamento, ma quello che accade oggi è vergognoso. Ed è scandaloso che i tre partiti maggiori non dicano nulla sul livello del finanziamento. Ma la cosa peggiore è pensare l'Italia governata da governi di coalizione che saranno liberi da ogni decisione del cittadino e farebbero e distruggerebbero i governi a loro piacimento».
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<b>Quali correttivi vede?</b>
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«Oggi noi abbiamo, di fatto, un sistema presidenziale: la vita politica è diretta, in maniera chiara e netta, dal presidente della Repubblica. Questo ci dice che c'è bisogno di una guida e di una regia che sia staccata dal gioco dei partiti. Impariamo da questo, la strada da seguire è questa, non il ritorno alla Prima Repubblica».
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<b>La vedremo ancora in campo con un referendum contro la legge elettorale di Abc?</b>
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«Lasciamo spazio ai giovani, l'Italia non ha bisogno di me. Ma da semplice cittadino farò tutto il possibile per impedire questa scellerata marcia indietro».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1DR8QR">la Repubblica - Silvio Buzzanca</a>Italo BOCCHINO: Finanziamento ai partiti: "Proposta ABC è acqua fresca"2012-04-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626689Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />"Proposta A-B-C sui bilanci dei partiti rischia di essere acqua fresca senza un taglio drastico dei finanziamenti. Pronto un emendamento FLI per il taglio del 50% al finanziamento pubblico. Vediamo chi ci sta".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.lapoliticaitaliana.it/Agenzia/?d=20120415&id=57251&print=1">Twitter | TM News</a>Antonio MISIANI: Rimborsi elettorali, il Pd non può rinunciare: “Non sopravviveremmo” - INTERVISTA2012-04-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626684Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Rinunciare all’ultima tranche dei rimborsi elettorali? Impossibile, i partiti chiuderebbero. Sarà una verità impopolare, ma qualcuno deve dirla”. Antonio Misiani, tesoriere del Pd, bilanci alla mano, rivela un dato sorprendente. Soprattutto se rapportato alle cifre incassate dai partiti negli ultimi anni: 503 milioni di euro solo per le politiche del 2008.
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<b>Onorevole Misiani, quanti soldi ha in cassa il Pd?</b>
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Abbiamo un disavanzo di 43 milioni di euro.
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<b>Quindi siete in rosso? Ma negli ultimi 4 anni avete ricevuto 200 milioni di euro.</b>
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I 5 anni di rimborsi elettorali per la legislatura del 2008 li abbiamo messi a bilancio tutti insieme, ma arrivano rateizzati. L’anno scorso ci siamo dovuti far anticipare qualche milione di euro per arrivare a luglio.
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<b>Se l’ultima rata dei rimborsi non dovesse arrivare il Pd non sopravviverebbe?</b>
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Esatto. L’ 80-90 per cento dei nostri introiti sono i soldi pubblici. E il problema non vale solo per noi. Il Pdl i soldi dei rimborsi delle politiche del 2008 li ha tutti cartolarizzati, ovvero se li è fatti anticipare dalle banche. E’ notizia risaputa. Tutti i partiti hanno bisogno di quella rata per sopravvivere.
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<b>Stiamo parlando di tantissimi soldi, però.</b>
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Negli ultimi 4 anni per i rimborsi relativi alle varie elezioni abbiamo incassato 37, 4 milioni di euro nel 2008, 46, 3 nel 2009, 60, 1 nel 2011, 58 nel 2012.
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<b>Ma come avete fatto a spenderli tutti?</b>
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Un partito vive sempre, mica solo in campagna elettorale. Quei soldi li usiamo per pagare l’attività politica, il personale. Il nostro bilancio è certificato. E rimborsi per le amministrative li trasferiamo sul territorio. Capisco il tema della corrispondenza tra spese e rimborsi, ma in tutta Europa i rimborsi elettorali vengono calcolati con criteri forfettari.
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<b>Dipendete dallo Stato.</b>
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Noi abbiamo una quota di autofinanziamento (circa 1500 euro mensili a parlamentare), ma le donazioni da privati sono poche. I cittadini hanno molta poca propensione a donare ai partiti, anche per effetto del logoramento del rapporto con la politica.
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<b>Secondo la Gazzetta Ufficiale però nel 2010 i partiti in cassa avevano 205 milioni di euro.</b>
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E’ un dato legato al ciclo finanziario. I bilanci si chiudono a dicembre e a luglio quei soldi non ci sono più. Almeno per i partiti veri che fanno politica.
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<b>Qual è la somma che i partiti riceveranno il 31 luglio?</b>
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La tranche di luglio è di 180 milioni, perché si sommano – appunto – i rimborsi per le politiche, le europee e le amministrative.
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<b>Alfano, Bersani e Casini hanno promesso un rinvio. Ma poi nel testo dell’emendamento, che la proposta di legge recepisce, non ce n’era traccia.</b>
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Il rinvio è legato all’entrata in vigore delle norme sulla trasparenza e dei controlli dei bilanci. Si dovrebbe arrivare al 30 settembre. Ma non è scritto da nessuna parte. Era implicito nel passaggio in cui si parla del “giudizio di regolarità e conformità a legge” dei rendiconti dei partiti per il 2010 e il 2011. Certo, se poi si va molto per le lunghe, finisce che non ci sarà nessun rinvio.
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<b>Dozzo della Lega ha detto che loro rinunceranno. Dai partiti di maggioranza nessuna rinuncia in programma?</b>
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Anche Di Pietro ha detto che rinuncerà in favore degli esodati. Se può lo faccia. Noi non possiamo.
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<b>Ma anche sulla trasparenza il compromesso non è convincente. Dopo il controllo sui bilanci dei partiti da parte dell’Authority l’ultima parola sulle sanzioni spetterà ai presidenti di Camera e Senato. Il controllato controlla il controllore.</b>
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Nelle nostre intenzioni si tratta di una mera ratifica.
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<b>Ma si sa che può succedere nelle pieghe delle “mere ratifiche”…</b>
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Finirà che con tutte queste polemiche, non si farà neanche questa legge.
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<b>Dunque, lei non crede che i finanziamenti siano troppi?</b>
<p>
Sicuramente si deve ripensare strutturalmente la questione, e noi faremo una proposta. Ma il taglio ai finanziamenti già c’è stato.
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<b>Ma dal ’93, quando il referendum abolisce i finanziamenti pubblici, i soldi erogati dallo Stato sono cresciuti 10 volte.</b>
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E’ vero che c’è stata un’escalation nei primi anni 2000, con punte massime tra 2008 e 2010, col rimborso doppio dovuto al fatto che i partiti prendevano i soldi anche se la legislatura finiva prima. Cosa cancellata con un decreto legge del 2011. Ma adesso siamo in una fase di effettiva discesa. I partiti prenderanno 180 milioni di euro quest’anno, 165 nel 2013, 163 nel 2014, 153 nel 2015. Come dovrebbe essere a regime.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/14/i-milioni-di-luglio-ci-servono-senn-i-partiti-chiudono/204361/">www.ilfattoquotidiano.it</a>Arturo Mario Luigi PARISI: «I RIMBORSI SONO UN IMBROGLIO, MEGLIO IL CONTRIBUTO DIRETTO» - INTERVISTA2012-04-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626679Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br>Arturo Parisi da anni litiga, anche con il proprio partito, sull’uso dei finanziamenti pubblici. Ha polemizzato con i Ds, quando lui militava nella Margherita; ha criticato la gestione della Margherita, poi finita sotto inchiesta.
<p>
<b>Pdl, Pd e Terzo polo hanno raggiunto una prima intesa, basterà ad evitare abusi? </b>
<p>
«Da quello che ho letto sui giornali, potrebbe anche attenuare lo sgomento prodotto dagli scandali recenti, se la domanda principale è la tenuta dei conti e la modalità dei rendiconti. Ma io penso che i cittadini non ci chiedano più solo cosa abbiamo fatto dei loro soldi, ma vogliano sapere perché tanti soldi e perché ci vengono dati. Se non riusciamo a dare conto dell’utilità dei partiti per la libertà e la democrazia, anche se gli euro fossero pochi e il loro uso perfettamente documentato, potrebbero essere considerati troppi».
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<b>Ma non è meglio un sistema in cui lo Stato dà ai partiti solo i soldi per l'attività politica, senza consentire che si facciano “utili”? </b><p>
<p>«Se fosse per i partiti non basterebbero mai. Se i soldi a disposizione dei partiti sono ancora troppi è perché finora siamo riusciti a limitare le spese ma allo stesso tempo abbiamo distribuito ai partiti risorse troppo superiori alle spese consentite. E questo è accaduto perché facciamo passare per rimborsi veri e propri finanziamenti. E abbiamo dato vita a questo imbroglio per aggirare il divieto che i cittadini avevano chiaramente espresso dicendo no al finanziamento dei partiti. A forza di fare i furbi si son fatte pentole senza coperchio e in esse abbiamo sprofondato i partiti e la democrazia». </b>
<p>
<b>Il caso Margherita è emblematico: la legislatura del 2006 è durata due anni ma i partiti hanno preso rimborsi fino al 2011...</b>
<p>
«Il fatto che i partiti prendano soldi anche da morti e che prendano in un anno due rate annuali, è sempre figlio dello stesso imbroglio. Il guaio è che le spese non sono state fatte o non sono state fatte per il motivo dichiarato, e perciò non possono essere documentate. Ecco spiegati gli accumuli di soldi più facili da rubare che da spendere».
<p>
<b>Bersani dice che si deve scegliere se si vuole avere “il miliardario al potere”...</b>
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«Se la politica coincide con i partiti, e li si vuole finanziare bisogna avere il coraggio di dirlo. La strada maestra è tendere la mano e chiedere ai cittadini in modo esplicito il loro contributo, riallacciando il rapporto con elettori e sostenitori».
<p>
<b>Si arriverà alla riforma del finanziamento ai partiti?</b>
<p>«Se si apre una questione generale è perché si riconosce che esiste l’esigenza di una riforma che affronta un problema di tutti i partiti. Non vorrei che alla fine si dicesse che le pensioni le abbiamo tagliate in tre giorni, ma per riformare la questione del finanziamento dei partiti ci abbiamo messo trent’anni».
<br>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1DJDNC">Il Secolo XIX - Alessandro Di Matteo</a>Benedetto DELLA VEDOVA: Finanziamento ai partiti: Dimezzarlo fin da subito2012-04-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626678Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
"Ho sempre pensato che la politica vada finanziata privatamente, magari immaginando una forte defiscalizzazione della donazione del privato alla politica in quanto contributo alla vita democratica del Paese". "Anche perchè la storia degli ultimi vent'anni ha dimostrato che il finanziamento pubblico è stato un fallimento totale: non ha impedito che fossero i ricchi a fare politica e governare, come si è visto con Berlusconi, non ha funzionato per creare partecipazione politica, non ha dato credibilità ai partiti e li ha resi 'inscalabili'. Le misure sui controlli sono vere e positive ma sono solo un pezzettino della soluzione".
<p>
<b>Cosa propone dunque Futuro e Libertà?</b>
<p> "Proponiamo che da subito si dimezzi il contributo pubblico ai partiti. Se si continua su questo livello prevedo che il prossimo anno il finanziamento sarà pari a zero".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.italiachiamaitalia.it/print.php?a=6050">italiachiamaitalia.it</a>GIUSEPPE TASSONE: “I PARTITI SOSPENDANO I VERSAMENTI DI LUGLIO E RESTITUISCANO I FONDI DI FINANZIAMENTO PUBBLICO UTILIZZATI IMPROPRIAMENTE, DESTINANDOLI AL SOCIALE”.2012-04-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626672Alla data della dichiarazione: Pres. Consiglio Comunale Cuneo (CN) (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
E’ palpabile il distacco abissale che si sta manifestando tra i cittadini ed i partiti politici dopo i vari scandali che sono emersi in questi ultimi mesi che hanno come comune denominatore i fondi provenienti dal finanziamento pubblico, mascherato ora sotto forma di rimborso elettorale.<br />
Chiedere che si sospendano ulteriori erogazioni, fino a quando non sarà fatta chiarezza e non siano stati restituiti i soldi utilizzati per fini impropri dai partiti, appare una condizione imprescindibile, richiesta dai cittadini, in questo uniti al di là delle diverse collocazioni politiche, ed anche una risposta concreta alle sollecitazioni dell’Unione Europea.<br />
Proprio le sollecitazioni dell’Unione Europea hanno provocato duri provvedimenti da parte del governo Monti che vanno pesantemente ad incidere su tutti i bilanci famigliari. Pare corretto che le osservazioni dell’Unione Europea vengano anche recepite per quanto concerne i partiti ed i fondi destinati a finanziamento della loro attività, utilizzati poi anche per fini molto meno nobili, se non semplicemente intascati da chi ne aveva la disponibilità.
<p>
Ho chiesto, e lo ribadisco con forza, che i fondi non più erogati ai partiti che non abbiano dimostrato il corretto utilizzo degli stanziamenti, nel limite delle reali spese elettorali, vengano prioritariamente destinati al welfare ed al sociale: a settori strategici in tempi di crisi che hanno subito pesanti tagli se non addirittura l’azzeramento del capitolo, come successo per lo stanziamento per il sostegno alla disabilità caduto sotto la mannaia di Tremonti al tempo del governo Berlusconi.
<p>
Spiace che anche i partiti della sinistra, tramite loro esponenti, difendano il finanziamento e non accolgano l’appello alla sospensione delle erogazioni di luglio.
Posizioni come queste danno spazio e voce all’antipolitica, mentre è la politica vera, della quale il nostro Paese ha assoluta necessità, che deve riprendere fiato, allontanando chi non ha saputo agire nell’interesse dei propri concittadini, ma solo perseguendo interessi propri.<br />
Di qui un appello forte, che mi auguro si possa concretizzare anche attraverso iniziative che coinvolgano, tramite internet, la società italiana, perché vengano sospese le erogazioni della quota di luglio del finanziamento pubblico dei partiti e che si proceda al recupero delle somme impropriamente utilizzate destinandole al finanziamento dello stato sociale.<br />
Solo così la rottura in atto tra mondo politico e società italiana potrà subire un’inversione di tendenza, altrimenti saremo di fronte, solo, all’ennesimo tentativo di mischiare le carte, lasciando tutto invariato.
<p>
La morale del “Gattopardo” non è accettabile nel bel mezzo di una crisi che sta travolgendo le famiglie e la nostra società e che vede la classe politica incapace di agire (dopo aver abdicato le responsabilità di governo) chiusa nel proprio fortino e intenta solo a cercare di salvare il salvabile.
<p>
Beppe Tassone<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beppetassone.it">sito web personale</a>Dario FRANCESCHINI: Riforma dei partiti: subito l'approvazione in sede legislativa2012-04-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626904Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Prendiamo atto della valutazione di inammissibilità dell'emendamento al decreto fiscale che contiene le norme sulla trasparenza dei bilanci dei partiti". Lo afferma il capogruppo del Pd alla Camera, <b>Dario Franceschini</b>.
<p>
"E' una valutazione del presidente della Camera - aggiunge <b>Franceschini</b> - che rispettiamo. La volontà dei gruppi che sostengono quel testo era quella, attraverso l'emendamento al decreto, di fare entrare in vigore la norma in tempi brevissimi. In nome di questo obiettivo c'è già un accordo fra i gruppi che sostengono il governo di presentare oggi stesso una proposta di legge con identico testo da approvare in commissione Affari Costituzionali in sede legislativa in tempi brevissimi".
<p>
"Poi, nel calendario del mese di maggio, affronteremo in sede di attuazione dell'art. 49 della Costituzione le regole più complessive per i partiti, ivi compreso i criteri di finanziamento pubblico".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7071">dariofranceschini.it</a>Marco PANNELLA: «Macché trasparenza Il loro obiettivo è legalizzare la ruberia» INTERVISTA2012-04-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626669<br />
<b>I partiti rubano, come prima e più di prima. Il denaro ricevuto dallo Stato viene usato nei modi più arbitrari. Sono giacenti in Parlamento decine di disegni di legge. Scendono in campo i leader. Potrà uscirne qualcosa di buono?</b>
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«Dipende dal punto di vista...» spiega Marco Pannella, leader storico dei radicali. «Poiché ritengo questo regime criminale per la continua violazione della Costituzione e della Carta dell'Onu, credo che ABC non possano che produrre un ennesimo tentativo scomposto di perpetrare una condizione di pura illegalità e di antidemocrazia».
<p>
<b>Ma almeno si ruberà un po' meno...</b>
<p>
«A quanto ne so, con questa nuova legge, vorrebbero assicurare un po' di trasparenza in più e di controllo istituzionale. La loro unica preoccupazione, di fronte alla palese illegalità del finanziamento pubblico, è di tentare di legittimare grazie alla trasparenza, e dunque a un successivo eventuale controllo, ciò che è proibito».
<p>
<b>Meglio che niente...</b>
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«Assolutamente no. Ciò che accade in termini di diritto è che ci troviamo di fronte a uno stato antidemocratico rispetto al quale ci sono tutti i termini per chiedere una Norimberga per l'Italia».
<p>
<b>Ma la Norimberga la decidono i vincitori di una guerra.</b>
<p>
«Noi siamo in guerra: contro coloro che violano il diritto, contro coloro che calpestano le leggi e gli accordi che hanno sottoscritto. E la nostra arma è la non violenza: la forma più alta di opposizione al regime».
<p>
<b>Torniamo ad ABC...</b>
<p>
«Ma veda, questo conclavino ABC ha di per sé le stigmate dell'atto terminale di una comunità politica allo sbando. Eutanasia del potere. Glielo diremmo pure, se potessimo, con tutto il nostro amore non violento, ma con questi signori non riusciamo ad avere dialogo».
<p>
<b>E allora, come se ne esce?</b>
<p>
«Avevamo già previsto tutto questo. Non in questa, ma nella precedente legislatura il nostro Maurizio Turco presentò un progetto organico: in emendamento a ciò che oggi preparano lor signori. Perché mentre Bersani dice, non senza una formidabile spudoratezza: "Controllate pure come il spendiamo, ma non ce li toccate i nostri soldini", mi viene da pensare a questo simpaticissimo emiliano dall'aria paciosa e bon vivant che dice sempre che la Costituzione è bellissima col guizzo goloso di chi per 60 anni se l'è mangiata. Ebbene: che almeno quei contributi siano ridotti a un euro. Dai 4 di ora se li autoriducano a uno!».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1DHWU4">Giorno/Resto/Nazione - Stefano Grassi</a>Emma BONINO: Ora congelate i rimborsi elettorali - INTERVISTA2012-04-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626668Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
<b>Domanda. Senatrice Bonino, Alfano, Casini e Bersani ci stanno provando, secondo lei combineranno qualche pasticcio oppure dai tre potrebbe uscire qualcosa interessante?</b>
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Credo che i tre farebbero un grande errore a scambiare l'urgenza con la fretta. Due sono le cose che possono essere fatte subito, senza combinare pasticci. La prima è quella di congelare l'ultima tranche del rimborso elettorale relativo alle politiche del 2008; badi bene, ho detto «congelare», il che è tecnicamente possibile perché con un mero congelamento i partiti non verrebbero meno agli impegni assunti e quindi non si porrebbe alcun problema di legittimità costituzionale. La seconda è l'azzeramento della legge-truffa sui rimborsi elettorali: così come fu fatta in quattro e quattr'otto tradendo in un colpo solo Costituzione e volontà popolare, in quattro e quattr'otto può essere abrogata. Poi si deve voltare pagina, ma per davvero. Non con leggine-pecette o riformette per tenere buona l'opinione pubblica, ma con una radicale e profonda riforma a cominciare dall'applicazione, per la prima volta dopo 60 anni, dell'articolo 49 della Costituzione.
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<b>Invece, si va verso altre direzioni. Bersani immagina controllori esterni, il Pdl vuole un modello all'americana, per il Terzo polo qualsiasi cosa è buona purché ci sia un'approvazione lampo?</b>
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Secondo me meglio stare alla larga da operazioni lampo di dubbia legalità costituzionale, per non parlare della natura oligarchica e assolutamente opaca delle discussioni in corso in queste ore. Ma, a parte la forma, nella sostanza andrebbe data prima di tutto diversa veste giuridica ai partiti, passando da soggetti privati a soggetti pubblici con tutto ciò che ne consegue: obblighi di rendicontazione, certificazione e pubblicazione dei bilanci on line, sanzioni in caso di inadempienze così come previsto dai codici. Proprio oggi (<i>ieri per chi legge, ndr</i>) il Consiglio d'Europa ha denunciato carenze importanti nel nostro sistema, a partire dai controlli difficilmente esercitabili dalle autorità pubbliche come pure il ruolo molto limitato che possono svolgere i cittadini in questo senso. Poi sono la prima ad esser d'accordo con il detto «La democrazia non ha prezzo, ma dei costi sì...». Ma il costo della buona politica è assolutamente sostenibile, è quello della partitocrazia a non esserlo. Per questo mi preoccupa non solo lo spreco di denaro pubblico attraverso i rimborsi elettorali - che, tra l'altro, sono sempre superiori alle spese effettivamente sostenute, eccetto per noi Radicali, il che provoca un danno erariale direi unico al mondo - ma anche l'invadenza dei partiti negli enti economici statali e parastatali, senza tener minimo conto del merito, dei curricula.
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<b>Quindi è la fine di ogni forma di finanziamento pubblico?</b>
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Lo stato può senz'altro dare un contributo per sostenere il costo della politica: fornendo risorse per l'autenticazione delle firme necessarie per i referendum, garantendo sconti alle spese postali, assicurando spazi gratis nel servizio pubblico radiotelevisivo, sostenendo quindi attività documentabili, mentre delle spese di struttura devono farsene carico i singoli partiti attraverso le donazioni dei propri sostenitori. Non a caso la tessera radicale è considerata cara: proprio perché, ripeto, la buona politica ha un costo.
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<b>E' favorevole alla certificazione dei conti da parte di una società esterna e al controllo della Corte dei Conti?</b>
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Ma certo, sono cose che dovrebbero essere scontate. Però attenzione: dire che il proprio bilancio è certificato da una società di revisione indipendente va bene forse Tour épater le bourgeois», come dicono i francesi, ma non è certamente sufficiente. Ci sono molti modi per raggirare pure i revisori. Ripeto: la strada maestra è di trasformare i finanziamenti pubblici dati a fondo perduto in servizi per i partiti e per i cittadini organizzati, come fanno in Inghilterra con i cosiddetti «policy development grants».
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<b>Si parla di un un documento ad hoc da incardinare in commissione Affari costituzionali della Camera con la formula della sede legislativa cioè senza passare per l'aula. Intanto, Pannella dice che un intervento legislativo potrebbe generare dubbi di costituzionalità.</b>
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Pannella ha ragione non una, ma cento volte. Ma come si può pensare di assegnare un tale provvedimento in sede legislativa, o addirittura di velocizzare l'iter con un decreto del Governo, senza violare l'articolo 72, comma 4 della Costituzione? A parte la sistematica violazione della «Costituzione più bella del mondo» come ama ripetere Bersani - forse più buona che bella, come dice invece Pannella, visto come è stata divorata dai partiti nel corso degli anni - secondo me una riforma simile dovrebbe essere frutto di un ampio e partecipato dibattito pubblico, altro che non farla neppure passare al vaglio dell'aula.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1DHYBU">Italia Oggi - Emilio Gioventù</a>Emma BONINO: "Azzeriamo le norme sul finanziamento. Ma il nodo è l'occupazione della cosa pubblica" - INTERVISTA2012-04-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626614Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
"Serve un'operazione di verità sul ruolo dei partiti in aziende pubbliche, Asl, municipalizzate. Sui rapporti con il potere economico".
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"Negli ultimi scandali che riguardano i partiti ci sono dati di cronaca che hanno dell'incredibile per il senso di impunità raggiunto. Lo sono anche per chi, come me, pratica la politica da oltre trent'anni. E io non sono un'ingenua, né vengo da Marte". Emma Bonino, radicale e vicepresidente del Senato, accetta di parlare del finanziamento pubblico e delle ultime vicende giudiziarie che agitano la politica. Lo fa appena terminato, davanti al carcere romano di Regina Coeli, il sit-in di Pasqua per i diritti umani e l'amnistia. (in vista della marcia programmata dai radicali per il 25 aprile).
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<b>Partiamo dal possibile intervento del governo sulla la riforma del finanziamento. Il ministro Severino ha offerto il proprio contributo. Alcune forze politiche, in primo luogo il Terzo Polo, invocano il decreto...</b>
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"Trovo quest'invocazione l'ennesima prova di inutilità e incapacità dei partiti. Non capisco perché chiedere l'aiuto di papà. Se proprio vogliono procedere alla riforma, la facciano rapidamente, in sede legislativa. Come è accaduto, nel giro di una notte, per reintrodurre i rimborsi elettorali e sconfessare il referendum del '93".
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<b>Lei non crede alla capacità dei partiti di autoriformarsi?</b>
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"Magari faranno un intervento, se non vogliono essere travolti dalla rabbia dei cittadini. Ma lo limiteranno al solo finanziamento pubblico. E invece il problema della partitocrazia è ben più ampio e il caso che riguarda la Lega e Fincantieri è solo l'ultimo di una lunga serie. Dovremmo parlare della presenza dei partiti nelle Asl, delle nomine nelle municipalizzate, degli accordi e delle spartizioni con il mondo degli affari".
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<b>Voi radicali siete pronti a ripartire con un nuovo referendum per l'abolizione dell'attuale legge sui soldi ai partiti. Ma come va finanziata la politica? Senza soldi pubblici non rischia di restare un'esclusiva dei ricchi?</b>
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"Io dico innanzitutto di azzerare il sistema attuale. Poi noi radicali chiediamo servizi gratuiti per le attività politiche dei cittadini - dall'autenticazione delle firme, ai servizi postali, alla banda larga - che sono servizi essenziali per i partiti. E questo è il senso della proposta di legge presentata da Maurizio Turco alla Camera. Per il resto, torniamo alla Costituzione. Bersani dice che è la più bella del mondo , ma è anche la meno applicata. Ripartiamo allora dall'articolo 49, che prevedeva la democrazia interna. Le forze politiche dovevano diventare soggetti con personalità giuridica, dunque con precisi obblighi anche dal punto di vista dei bilanci. E invece sono rimasti enti privati che gestiscono fondi pubblici sotto la forma ipocrita dei rimborsi elettorali. E poi, non bastano i controlli rigorosi su questi fondi. Bisogna mettere sotto osservazione anche i patrimoni delle forze politiche e i loro rapporti con le fondazioni".
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<b>Lei ha parlato del referendum 'tradito' del '93. Avete ancora fiducia in questo strumento, nonostante tutto?</b>
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"Noi radicali siamo cocciuti, ci abbiamo riprovato anche nel 2000 a seguire la via referendaria ma allora purtroppo non è stato raggiunto il quorum. Siamo consapevoli che, viste le scadenze legislative, potremo raccogliere le firme solo da ottobre e comunque non si potrà votare prima del 2014. Però il referendum è anche una pressione, un modo per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica".
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<b>Torniamo allo scandalo più recente, quello esploso in casa Lega. Lei è vicepresidente del Senato come Rosy Mauro. Molte forze politiche chiedono le dimissioni immediate - dall'incarico a palazzo Madama - dell'esponente del Carroccio. Lei è d'accordo?</b>
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"Rosy Mauro non è indagata, quindi le dimissioni sono solo una questione di sensibilità istituzionale. E io spero sempre che la sensibilità istituzionale ci sia".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.emmabonino.it/news/10025">emmabonino.it - Tiziana Testa</a>