Openpolis - Argomento: presidenzialismohttps://www.openpolis.it/2013-06-03T00:00:00ZPier Luigi BERSANI: Bersani: "Presidenzialismo? Sì, se prima si fanno riforme"2013-06-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it689862Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Art.1-MDP-LeU) <br/><br/>"Presidenzialismo o semipresidenzialismo possono essere una strada da seguire a due condizioni: che nei prossimi 18 mesi si facciano le effettive riforme di cui il Paese ha bisogno e che si introduca un sistema di contrappesi che limiti possibili derive populiste e individualiste". Così Pierluigi Bersani è intervenuto a margine dell'assemblea provinciale piacentina di Confindustria. Quanto all'assemblea nazionale del Pd Bersani si è detto "sereno e pronto a lavorare per il partito in cui credo".
Le parole dell'ex segretario dei Democratici arrivano a poche ore dalla polemica che si è scatenata nelle fila del centrosinistra, dopo che Letta ha aperto all'ipotesi di una riforma costituzionale per dare più poteri al Presidente della Repubblica. Un ipotesi subito apprezzata dal Pdl, che ha scatenato invece l'ira del leader di Sel Nichi Vendola, che ha parlato di "sbandamento nel Pd". <br/>fonte: <a href="http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/06/03/news/bersani_presidenzialismo_si_se_prima_si_fanno_riforme-60285096/">Repubblica edizione Bologna </a>Paolo GIARETTA: Bersani apra a doppio turno e semipresidenzialismo | 15 firmatari2012-09-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650425Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Lettera aperta al segretario del Pd da parte del gruppo di promotori dell'Agenda Monti all'interno del partito. Obiettivo: chiedere una riforma del governo in senso semipresidenziale, con doppio turno per l'elezione del Parlamento e un nuovo Senato con funzione di Camera delle Autonomie.
<p> La ormai evidente paralisi del negoziato in corso da molti mesi sulla auspicata riforma della legge elettorale ripropone lo scenario inaccettabile di un Parlamento inconcludente e incapace di produrre una qualsiasi concreta iniziativa riformatrice. Se per un verso in questi mesi ha sorretto il Governo e, pur fra incertezze e difficoltà, ha prodotto riforme e prospettato soluzioni che hanno aiutato l'Italia a non perdere il suo ruolo di grande Paese fondatore dell'Unione Europea, per l'altro il Parlamento, pur svolgendo l'essenziale e decisivo compito di sostegno all'azione dell’esecutivo, non ha colto finora nessuno degli obiettivi di riforma istituzionale ed elettorale che si era autonomamente assegnato all'atto di nascita del governo Monti.
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Ora, a pochissimo dalla conclusione della legislatura, siamo giunti a un bivio: è meglio rassegnarsi all'impotenza riformatrice dell'attuale Parlamento e affidare l'elezione del nuovo Parlamento alla vecchia legge elettorale, o promuovere un ulteriore tentativo per produrre il cambiamento che tutti a parole considerano necessario?
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Si può propendere per la seconda soluzione a condizione che si tenga realisticamente conto delle posizioni in campo e di quanto si è prodotto finora nel voto di prima lettura, al Senato, sulla riforma istituzionale. È all'esame della Camera la riforma della Costituzione, approvata dal Senato, che introduce l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e prevede, con soluzioni incerte e contraddittorie, un nuovo senato “federale”.
<p>Come è noto al Senato si è prodotta una profonda divisione nel voto degli emendamenti e del testo finale, tanto da far ritenere molto difficile una definitiva approvazione della riforma, considerati i diversi rapporti di forza fra i gruppi alla Camera e le differenti posizioni espresse.
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È dunque pressoché certo il definitivo blocco del processo riformatore: nessun riduzione del numero dei parlamentari (contenuta nel testo approvato dal Senato); nessuna riforma del bicameralismo perfetto; nessuna nuova legge elettorale, che consenta ai cittadini di scegliere al contempo rappresentanti e governo.
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Giunti a questo punto, non sarebbe forse necessario un profondo mutamento delle posizioni assunte fino ad oggi?<br />
Nella lettura del testo Senato alla Camera, si potrebbero introdurre le modifiche sufficienti a renderlo coerente e razionale: una seria riforma della forma di governo in senso semipresidenziale, che preveda il doppio turno per l'elezione del Parlamento, accanto ad un nuovo Senato, che superi l'attuale bicameralismo perfetto e svolga prevalentemente la funzione di Camera delle Autonomie.
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La legislatura formalmente ha davanti ancora tempo sufficiente per svolgere questo compito. Servirebbe ciò che finora è mancato: uno sforzo convinto delle forze politiche, a partire da quelle che sostengono il governo Monti.
<p> Riprendiamo il dibattito alla Camera sul testo di riforma istituzionale e portiamo da subito al Senato la riforma elettorale a doppio turno.
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Noi chiediamo al nostro partito, al PD, di farsi protagonista di un’iniziativa in questo senso.
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I promotori dell'iniziativa del 20 luglio<br />
<a href="http://www.agendamonti.eu/"><b>«Il Pd e l'Agenda Monti»</b></a>
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<b>Alessandro Maran</b>
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<b>Antonello Cabras</b>
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<b>Claudia Mancina</b>
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<b>Enrico Morando</b>
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<b>Giorgio Tonini</b>
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<b>Magda Negri</b>
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<b>Marco Follini</b>
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<b>Marilena Adamo</b>
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<b>Paolo Gentiloni</b>
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<b>Paolo Giaretta</b>
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<b>Pietro Ichino</b>
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<b>Salvatore Vassallo</b>
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<b>Stefano Ceccanti</b>
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<b>Umberto Ranieri</b>
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<b>Vinicio Peluffo</b><br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1KGZR4">Corriere della Sera</a>Dario FRANCESCHINI: Direzione Nazionale: bene Bersani. Prepariamo l'alternativa2012-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646039Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Il messaggio che il Partito Democratico deve dare al Paese in questa bufera non è l'avventura ma una messa in campo di capacità di governo". E' quanto ha affermato il presidente dei deputati democratici <b>Dario Franceschini</b> intervenendo alla direzione nazionale del partito ed esprimendo appoggio alla relazione del segretario Bersani.
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"Condivido la relazione di Bersani e la proposta di un patto tra progressisti e moderati: la prossima legislatura sarà dura e occorrerà dare un ampio consenso popolare al Governo".
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"Penso che da oggi in avanti il PD dovrà lavorare su un meccanismo parallelo e non alternativo: sostegno al Governo Monti, correggendo e migliorando dove è possibile i singoli provvedimenti, ma contemporaneamente una proposta al Paese con cui arrivare alle elezioni del 2013" ha affermato Franceschini, ricordando che "nella precedente legislatura finita a scadenza naturale, nel 2001-2006, a quest'epoca sapevamo già il candidato, la coalizione e con quale legge elettorale avremmo votato".
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<b>Franceschini</b> si è detto d'accordo sullo svolgimento di primarie aperte, auspicando che "siano il luogo in cui sensibilità e idee diverse per il futuro si confrontano virtuosamente sul programma". "Bersani ha detto con chiarezza che si candida, ed è una scelta giusta".
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<b>Franceschini</b> ha affrontato anche il nodo delle riforme, chiudendo alla proposta di semipresidenzialismo come avanzata dal PdL, una proposta “tattica e dilatoria”. "Non c'è tempo pare fare una modifica istituzionale - mancano sei mesi - e quella riforma non può essere fatta con un emendamento che passa per pochi voti. C'è invece bisogno di una legislatura costituente, e mi auguro che all'inizio della prossima legislatura ci sia un impegno non solo politico ma anche formale delle due Camere affinché una abbia una funzione costituente". In ogni caso - ha sottolineato Franceschini - "non si può tornare a votare su liste bloccate e occorre garantire la governabilità" con una nuova legge elettorale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7301">dariofranceschini.it</a>FRANCO MIRABELLI: La risposta alla crisi non può essere l'uomo solo al comando2012-05-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it640562Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“La risposta alla crisi non può essere quella di mettere un uomo solo al comando. Non vorrei che questo fosse il modo per far passare implicitamente l’idea che il disastro che hanno prodotto i governi presieduti da Silvio Berlusconi in questo Paese siano dovuti al fatto che il premier non aveva i poteri sufficienti per agire.
<p> La realtà è che il disastro è stato creato da chi ha governato, in quanto ha agito male e ha pensato più a favorire alcuni che non all’interesse di tutti i cittadini e, in particolare, di coloro che hanno più bisogno”. È il commento di <b>Franco Mirabelli</b>, consigliere regionale Pd della Lombardia alla notizia della richiesta da parte di Berlusconi di una riforma che consenta l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
<p>“C’è bisogno di riformare profondamente il sistema politico. – ha proseguito <b>Mirabelli</b> - Intanto bisogna dare agli italiani la possibilità di eleggere i propri rappresentanti con una riforma elettorale che impedisca che i parlamentari vengano scelti dalle segreterie dei partiti. Dopo il risultato delle amministrative, nessuna forza politica, infatti, può permettersi di andare al voto con questo sistema elettorale. Dal voto è emersa chiaramente una critica al sistema politico e al modo in cui il centrodestra ha governato. E poi è emersa una domanda di partecipazione politica per cui è giusto che i cittadini scelgano i propri rappresentanti. Il Pd ha dato la disponibilità a ragionare su un sistema elettorale a doppio turno. Non prendiamo in giro gli italiani con certi annunci, perché da qui al 2013 non si farà alcuna riforma presidenzialista perché non ci sono i tempi”.
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In merito alle vicende del centrodestra, il consigliere Pd ha sottolineato che “come si riorganizzano, dopo la sparizione di Lega e Pdl, è un tema che interessa a tutti perché incide sul sistema politico”; mentre all’annuncio della Lega della possibilità di lasciare il Parlamento, <b>Mirabelli</b> ha affermato: “Vedremo se lo faranno, comunque è l’ammissione del fatto che la Lega ha fallito alla prova del governo e non è stata in grado di interpretare i bisogni del Nord”.
<p>“In Regione Lombardia, l’unico posto in cui il centrodestra ha ancora la maggioranza è il Consiglio Regionale, dove è in atto comunque una crisi della loro coalizione. – ha concluso <b>Mirabelli</b> – C’è una crisi morale e politica del governo di Formigoni. Oggi non è in grado di dare risposte ai lombardi perché deve continuamente far fronte a scandali, al fatto che assessori delle giunte precedenti e attuale sono implicati in vicende giudiziarie e al fatto che la Regione non è in grado di controllare l’utilizzo dei soldi pubblici (come dimostrano le vicende del San Raffaele e della Maugeri). Credo che Formigoni farebbe bene a prendere atto che la crisi della politica nasce anche dal fatto che, di fronte alle vicende di questi mesi, qualcuno si è arroccato restando al potere, solo perché ha i numeri in Consiglio Regionale, anziché comprendere che c’è una crisi di fiducia evidente tra lui e i cittadini lombardi e, per difendere le istituzioni, sarebbe opportuno che facesse un passo indietro”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://areadem.info/adon.pl?act=doc&doc=13709">Area Dem</a>Pier Luigi BERSANI: «Le famiglie italiane non discutono di semipresidenzialismo alla francese, ma di lavoro»2010-04-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it496847Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Di fronte a lui una platea non facile: quella degli industriali radunati ieri a Parma in occasione del forum “Libertà e benessere” organizzato da Confindustria. Pier Luigi Bersani non si è lasciato “intimorire” e ha espresso le proprie convinzioni sulle priorità da rispettare, polemizzando sulle attuali discussioni politiche “incistate” sul tema delle riforme istituzionali.
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“Le famiglie italiane – ha detto il segretario del Pd – non discutono mica di semipresidenzialismo alla francese, ma di lavoro”. L’agenda politica del nostro Paese, secondo Bersani, dovrebbe insomma anteporre gli interessi della gente a quella dei politici a caccia di nuove forme di governabilità e soffermarsi sulla discussione di riforme sociali ed economiche. “Per parlare di quelle – ha ironizzato il segretario dei democratici – vado ad Arcore anche a piedi. Ci vado con idee nuove, purché dall’altra parte si riconosca che se hanno governato sette anni sugli ultimi nove non è che possano dare sempre la colpa agli altri”.
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“Di fronte alla crisi -ha continuato Bersani – stare fermi non è una strategia. La frusta della crisi si fa sentire in modo particolare in Italia, perché si collega a problemi precedenti che altri avevano in misura minore e che prevede per noi un tempo più lungo di uscita.
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Se il pavimento della crescita è così basso – ha aggiunto il segretario del Pd – la finanza pubblica non può che andare in crisi ed è per questo che da due anni sollecitiamo un qualche intervento a favore di Pil, crescita o occupazione: senza questi provvedimenti la crisi dei conti pubblici sarà inevitabile”.
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“Non vengo mai a far a comizi agli industriali – ha quindi ripreso Pier Luigi Bersani – ma ho sentito un clima di rispetto, che è reciproco. Nessuno dovrebbe arruolare gli industriali. Bisogna rispondere ai problemi che pongono e vedere quali sono le proposte, Io cerco di tenere sempre questo atteggiamento e mi pare che sia stato compreso”.
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A margine del convegno, il segretario del Pd ha infine manifestato la propria apertura nei confronti della Lega: “Il Pd – ha assicurato - è disposto a ragionare con la Lega sulle riforme. Per noi – ha aggiunto Bersani – il federalismo è il modo di costruire l’unità della nazione e per noi non è accettabile che ci sia una discriminazione tra italiani a livello dei diritti essenziali di cittadinanza e dei servizi. Se riusciamo a capire che questo punto viene rispettato – ha concluso il leader del centrosinistra – possiamo discutere”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.newnotizie.it/2010/04/10/bersani-frena-sulle-riforme-istituzionali-parliamo-prima-di-lavoro/print/">newnotizie.it - Maria Saporito</a>Gianfranco FINI: «Con gli slogan sul Presidenzialismo tante chiacchiere e pochi fatti»2010-04-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it496846Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Parlando solo di modello x o modello y rischiamo di ripetere le vicende che abbiamo già conosciuto»
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«Con l'approccio, che mi sembra molto «sloganistico», di scegliere un modello «x» o «y» rischiamo di ripetere le vicende che abbiamo già conosciuto, cioè tante chiacchiere e pochi fatti».
<p>Tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini è di nuovo scontro, questa volta sulle riforme e sul semipresidenzialismo "alla francese" annunciato dal premier come modello di riferimento. Ma per il presidente della Camera il modello parigino non può affatto funzionare a turno unico, come ha detto Berlusconi. <br />
Anzi per Fini non è "possibile" introdurre il modello francese "con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno".
<p>Fini rimanda immediatamente al mittente la posizione proveniente dall'Eliseo che vorrebbe 'importare' in Italia il sistema del semipresidenzialismo francese ma in modo che sia funzionale anche in Italia: senza doppio turno e con elezione contestuale del presidente e del Parlamento".
<p>Presa di posizione che Fini rimanda immediatamente al mittente, dicendo no alla "scorciatoia" di "prendere parti di un modello e applicarlo su altri modelli", perchè "il rischio è che il sistema non tenga".
<p>Ma a leggere le dichiarazioni di Fini, non è solo sul sistema elettorale che il presidente della Camera tiene a mettere dei paletti precisi: prima di tutto, mette in guardia da un approccio fatto solo di "slogan" che rischia di produrre "tante chiacchiere e pochi fatti"; poi, riprendendo l'appello di Napolitano, osserva che "la cosa meno nobile quando si parla di riforme è dire 'a chi conviene', perché presuppone non la volontà di un intervento duraturo nel tempo, ma quella di fare riforme nell'interesse di una parte".
<p> E sul confronto con l'opposizione avverte: "Nel 2001-06 la riforma costituzionale è stata bocciata dal referendum".
<p>Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, parlando con i cronisti di due agenzie di stampa nel corso di una passeggiata nel centro di Roma.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.apcom.net/newspolitica/20100410_045708_4158e93_86167.html">APCom</a>Silvio BERLUSCONI: Pdl. «Puntiamo al 51%, mentre la sinistra non è mai cambiata»2009-03-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390813Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Oggi si apre un’importante pagina di storia, noi puntiamo al 51 per cento», mentre la sinistra «non è mai cambiata»: Silvio Berlusconi avvia a modo suo, in una cornice che definire fastosa è dir poco, il congresso fondativo del Pdl.<br />
Prima l’inno alla gioia, l’abito bianco di Annagrazia Calabria, 25 anni, la più giovane deputata del Pdl che fa da maestra di cerimonie, gli interventi di quattro giovani militanti, quello del presidente del Ppe Martens che dà al Pdl la patente di «continuità con la tradizione Dc». Ma il congresso inizia davvero solo con l’ingresso di Berlusconi nel padiglione 8 della Nuova Fiera, al suono di «Meno male che Silvio c’è», il jingle che An non avrebbe voluto sentire. Come al solito ha vinto «re Silvio», che spiega con una punta di autoironia: «Mi hanno assegnato due interventi, uno all’inizio e l’altro alla fine... sempre che mi eleggiate». È difficile parlare due volte in tre giorni. In attesa del discorso di Fini, che parla oggi alle 12.30, il Cavaliere divide la materia in due parti riservando il primo intervento all’analisi del passato e il secondo alle prospettive del futuro. «Oggi - ricorda il premier - si avvera un grande sogno, siamo il partito degli italiani liberi che vogliono restare liberi. I sondaggi, quelli veri, dicono che siamo al 43,2 per cento, ma noi vogliamo arrivare al 51 per cento. Gli italiani hanno condiviso il bipolarismo e ci auguriamo in prospettiva il bipartitismo». Poi, per un’ora e mezza, Berlusconi rifà la storia degli ultimi quindici anni, dal punto di vista di chi - più di qualunque altro - ha contribuito a plasmarla. Prima i valori e egli elementi fondanti del nuovo partito, con un rapido omaggio alle icone di De Gasperi e di don Sturzo. «Popolo e libertà - sottolinea - definiscono esattamente chi siamo, come dice il primo articolo della Costituzione».<br />
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Costante, prima sottotraccia, poi aperta e virulenta, la polemica contro la sinistra: «La libertà - ricorda il Cavaliere - va difesa ogni giorno. Va custodita come una religione, la nostra religione laica. Qui sta la differenza tra noi e la sinistra: loro pensano che i cittadini debbano essere al servizio dello Stato. La concezione dello Stato della sinistra ci allontana dalla libertà e dalla civiltà. Per noi invece è lo Stato che deve essere servitore del cittadino». Già, i «comunisti», la sinistra, il suo vano mimetismo: «Nonostante i tanti camuffamenti negli anni, la sinistra non è mai cambiata sotto l'occhio benevolo e complice della assoluta maggioranza della stampa e delle loro proprietà azionarie, dei circoli intellettuali militanti, dei "salotti buoni" e delle loro ramificazioni all'estero. La sinistra monopolizza tuttora i talk-show mentre i nostri governi erano e sono impegnati a lavorare. I comunisti prendevano i soldi da Mosca e ora chiedano scusa agli italiani». Veltroni, ammette il Cavaliere, per un attimo aveva dato speranza. Niente da fare: «Ci era sembrato sincero, invece il Pd, che democratico ancora non è, non ha mai rotto con l'estremismo giustizialista e il conservatorismo della Cgil. Il Pd, in una crisi economica grave come quella attuale, continua a insultarci mentre noi stiamo agendo e anche per questo continua a perdere voti». Ecco perché, attacca il premier, «la sinistra sta uscendo di scena e non ha più un volto, la parola "sinistra" non piace più neanche a sinistra. Noi però continueremo ad aspettare pazienti l'arrivo di una vera socialdemocrazia nel nostro Paese». Ecco perché «siamo l’unico governo oggi possibile in Italia».
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Berlusconi non dimentica ovviamente di rendere omaggio a chi ha compiuto con Fi il percorso di questi quindici anni. A Fini e a Bossi, entrambi presenti, applauditissimo il primo, oggetto di un applauso appena appena cortese il secondo. Al termine è ormai tempo di Tg e Berlusconi chiama sul palco tutti i contraenti del nuovo patto. I leader di An, Dca, nuovo Ps e chi più ne ha più ne metta. Fini non commenta con i giornalisti, fa filtrare una certa soddisfazione perché il Cavaliere non ha disegnato una «Fi allargata», ma è spesso apparso rigido e i suoi applausi non convintissimi.<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=447264&Data=20090328&CodSigla=PG">Il Gazzettino - Andrea Bianchi</a>Gaetano Quagliariello: «Diversità sulla funzione della Chiesa» - INTERVISTA2009-03-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390755Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
«Fini ha suonato molto bene lo spartito nel ripercorrere e integrare la storia della destra e le vicende italiane. Ha suonato a orecchio, invece, quando ha delineato l’agenda del nuovo partito». Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato, ricorre a una terminologia musicale per esprimere il suo giudizio sull’intervento di Gianfranco Fini.<br />
<b> Sembra di capire che giudica questa seconda parte meno riuscita?</b><br />
«Sì, c’è stata qualche stonatura ma certamente ha prevalso la maestria di chi conosce la musica».<br />
<b> Considera stonato quel no chiaro e netto al pensiero unico nel Pdl?</b><br />
«Se vogliamo costruire un partito che vada oltre l’attuale 40%, non possiamo pensarlo culturalmente omogeneo. È evidente che dovranno convivere sensibilità politico-culturali differenti e sarebbe un errore cercare una sintesi sul terreno della cultura. La sintesi va cercata nella capacità e nell’esperienza di governare i problemi». <br />
<b>Bene il presidenzialismo ma non si pretenda di mettere all’angolo il Parlamento: una stoccata a Berlusconi, tanto più dopo le divergenze sui decreti.</b><br />
«Non credo, perché il presidenzialismo oggi non c’è. Se vogliamo analizzare la situazione a livello istituzionale, dal mero punto di vista formale il potere sacrificato è proprio l’esecutivo: fu una scelta determinata da ragioni storiche comprensibili. Detto questo, delle parole di Fini si può dare una lettura polemica, di corto respiro, o storica. Vale a dire, è necessario ristabilire la corrispondenza tra evoluzione materiale del sistema politico e le regole: potenziare l’esecutivo e dare maggiore potere di controllo al Parlamento. Su questo terreno non c’è alcuna polemica».<br />
<b> Che effetto le fa, da cattolico, sentire da Fini che la religione va collocata all’interno delle scelte personali e non collettive? È una direzione molto diversa da quella intrapresa dal Pdl in più occasioni.</b> <br />
«Preferisco risponderle da laico. È una delle dissonanze che evidenzio nell’intervento di Fini, perché la separazione tra Stato e Chiesa, che il presidente della Camera rivendica, va intesa come distinzione: ci sono ambiti propri dello Stato e ambiti propri delle Chiese e delle religioni, ma nell’ambito pubblico non è possibile che le scelte di chi crede possano essere relegate nel ghetto della coscienza individuale. Da laico liberale non solo non condivido affatto questa impostazione di tipo illuministico che fa della religione un fatto privato, ma la ritengo non adatta ai tempi. Proprio laddove si va verso una società multietnica non possiamo pensare di governare il cambiamento facendo a meno del contributo delle Chiese».<br />
<b> Quali saranno i rapporti con la Lega, visto che Fini prende le distanze da certi estremismi dell’alleato del nord?</b><br />
«Condivido che il Pdl non possa essere di destra e che An non debba diventarne una corrente. Se costruiamo un grande partito di tipo nazionale che ha l’ambizione di essere protagonista della scena politica nei prossimi anni, è ovvio che ci poniamo in una situazione concorrenziale rispetto alla Lega. Una concorrenza di tipo strategico non solo tattico, che tuttavia non deve indurci a differenziarci a ogni costo».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L5QH2">Il Mattino - m.p.m.</a>Silvio BERLUSCONI: «Vi dico che cosa farò nel 2009» - INTERVISTA2008-12-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383302Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />«Subito il federalismo, sconfiggerà l`evasione. La riforma della giustizia darà anche benefici economici». «Veltroni? Si è consegnato a Di Pietro e sta uccidendo il Pd»<br />
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Mi avete fatto lavorare anche voi...». A Villa Certosa Silvio Berlusconi cerca di rubare qualche ora di riposo agli impegni da premier che non conoscono vacanza. Ma c`è sempre dimezzo qualche telefonata, qualche incontro, qualche dossier da studiare, E qualche intervista. Come questa, con cui il presidente del Consiglio anticipa al »Giornale» un po` del suo (e del nostro) 2009.<br />
<b>Presidente, cominciamo dalla crisi economica. Lei ripete spesso che la durata della crisi dipende dalla reazione dei cittadini:
meno si lasciano spaventare meglio è. La crisi è indiscutibile, ma è vero che la riduzione del prezzo del petrolio fa diminuire i costi e dunque aumenta il potere d`acquisto delle famiglie. Qualche ministro ha detto che nel 2009 le famiglie avranno a disposizione fino a 3000 euro in più. Le sembra una cifra eccessiva?</b> <br />
Credo che il vantaggio sarà anche più elevato. Ma prima di addentrarci nei calcoli, vorrei ricordare che fin dall`inizio della crisi economica il governo italiano ha fatto tutto ciò che era nei suoi poteri per garantire la liquidità necessaria affinché le banche continuassero a fare le banche, mantenendo i finanziamenti alle imprese e alle famiglie, e ha dato la propria garanzia perché nessun cittadino perdesse un solo euro dei suoi depositi in banca. E una linea che ho indicato per primo nel panorama internazionale il 10 ottobre, e che ho poi sostenuto nei vertici che si sono tenuti a Parigi, a Bruxelles e a Washington, convincendo tutti i capi di governo dei Paesi industriali a farla propria».<br />
<b>Anche gli Stati Uniti?</b><br />
Certo. Anche gli Stati Uniti. All`inizio avevano consentito il fallimento della Lehman & Brothers e, di altre due banche, ma poi si sono ispirati a noi quando hanno cambiato strategia e varato il piano Paulson di 700 miliardi di dollari per evitare altri fallimenti bancari».
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<b>Ma torniamo ai comportamenti dei consumatori...</b><br />
Si, come dicevamo ora la profondità e l`estensione della crisi sono nelle mani dei cittadini consumatori;
se riducono gli acquisti, le imprese dovranno a loro volta diminuire la produzione e, in qualche caso, mettere in cassa d`integrazione i dipendenti, dando vita a un circolo vizioso che potrebbe risultare molto rischioso.<br />
<b>
Dunque?</b> E' proprio per evitare questo rischio che ho invitato ed invito tutti, soprattutto il ceto medio e coloro che non rischiano il posto come ad esempio gli impiegati pubblici, a non modificare il proprio stile di vita, a non dare ascolto alla canzone del pessimismo e del catastrofismo che ogni giorno viene cantata dalla sinistra. Tanto più che nel 2009, quasi a compensare gli effetti della crisi, il calo delle materie prime e quello del costo del denaro consentiranno dei risparmi significativi alle famiglie.<br />
<b>Adesso possiamo addentrarci nei calcoli?</b><br />
Sicuro. Il calo del greggio, che l`estate scorsa sfiorava i 150 dollari al barile mentre ora è di poco sopra i 33 dollari, significa che nel 2009 ci sarà un risparmio medio di oltre mille euro per ogni italiano, grazie al minore costo del pieno dell`auto e delle bollette della luce e del gas. Se poi consideriamo che l`euribor, che è il costo del denaro tra le banche su cui si calcolano le rate dei mutui variabili, è sceso dal 5,4 di settembre al 3,1 per cento, avremo anche un minore costo per chi deve pagare le rate di un mutuo. Anche l`indice degli alimentari di base, calcolato in dollari, scenderà da 170 a quota 90-100. In totale, sommando i vari risparmi possibili, ogni famiglia potrebbe trovarsi nel 2009 con un bonus di oltre mille euro per componente...<br />
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Mille euro per componente...</b><br />
E questa somma andrà ad aggiungersi al pacchetto di misure decise dal governo per tutelare le fasce sociali più disagiate, tra cui ricordo la carta acquisti di 40 euro al mese e il bonus famiglia da 200 a mille euro.<br />
<b>Anche il popolo della partita Iva è in una fase di sofferenza.</b><br />
Le piccole e le medie imprese erano molto preoccupate per il flusso del credito. Per questo siamo intervenuti per rafforzare i Confidi, più altre misure, come la riduzione dell`Irap, la sua detraibilità dall`Ires e la revisione degli studi di settore per aziende e professionisti».<br />
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Che cosa pensa dell`equiparazione dell`età pensionabile fra uomini e donne proposta dal ministro Brunetta?</b> <br />
Non si tratta di una proposta del ministro Brunetta, bensì di una richiesta europea. Il 13 novembre 2008 la Corte di Giustizia europea ha condannato l`Italia perché la norma oggi in vigore, ovvero l`anticipazione dell`età per la pensione di vecchiaia delle donne (60 anni) rispetto a quella degli uomini (65), costituisce - a parere della Corte di Giustizia europea - una discriminazione a scapito delle donne. Per porvi rimedio, l`Italia ha 60 giorni di tempo, anche se il termine del 13 gennaio 2009 non ha natura perentoria. E tuttavia pacifico che, in caso di mancato adeguamento, la Commissione europea aprirà una procedura di infrazione contro l`Italia, con l`applicazione di sanzioni economiche piuttosto ingenti. Non è dunque praticabile l`ipotesi di lasciare senza esecuzione la sentenza».<br />
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E nel merito?</b> <br />
Nel merito, trovo completamente fuori luogo le critiche di chi ha intravisto qualcosa di punitivo..per le donne. Penso che la parificazione dell`età pensionabile delle donne si potrà fare in modo graduale e volontario. E questo sarà certamente gradito a molte donne che, non volendo chiudersi dentro casa, decideranno di lavorare più a lungo, magari anche ricorrendo al "part time", perché più anni di contributi previdenziali alla fine si traducono in una pensione più sostanziosa».<br />
<b>
Non pensa che sarebbe opportuna anche la riforma delle pensioni per liberare risorse da dedicare agli ammortizzatori sociali?</b><br />
Già in campagna elettorale avevamo escluso di intervenire di nuovo sulle pensioni, anche se c`era un buon motivo per farlo. Il governo Prodi, per tenersi buoni i sindacati, aveva infatti manomesso la nostra riforma per eliminare il cosiddetto "scalone", con un costo di 10 miliardi di euro per il bilancio pubblico.
Si tratta di un onere ingente, del tutto ingiustificato se si pensa che serve per mandare in pensione chi ha appena 58 anni ed ha davanti a sé una aspettativa di vita di almeno altri 20 anni..<br />
<b>
Anche di più, presidente. Non puntiamo forse a vivere fino a 120 anni ormai?</b><br />
«Di sicuro con i progressi della medicina, l`aspettativa di vita è destinata a salire ancora di più, fino forse a raggiungere nel 2050 i 120 anni: è una previsione del centro di medicina "predittiva" del mio amico don Verzé, condivisa anche dall`ufficio studi della Banca d`Italia che ha dedicato a questo tema uno studio recente».
<b>
La crisi può anche essere l`occasione per riforme importanti. A quali, oltre a quelle già fatte, pensa che si possa mettere mano?</b><br />
È il momento giusto per fare riforme che non incidono drammaticamente sui costi pubblici, come quella della giustizia, del processo civile e di quello penale, oltre che delle intercettazioni telefoniche.
Grazie a queste riforme l`Italia potrà avere grandi benefici sul piano della modernità, ma anche sotto il profilo economico. Oggii tempi della giustizia civile sono incompatibili con qualsiasi attività economica.
Cinque anni per ottenere un pagamento legittimamente dovuto, altrettanti per una causa di lavoro, otto anni per un fallimento: sono ostacoli che scoraggiano molte imprese straniere a investire in Italia. Per questo abbiamo subito messo mano alla riforma del processo civile, che è già stata approvata da un ramo del Parlamento».<br />
<b>Male novità non si fermano al processo civile...</b><br />
No, certo. All`inizio nel nuovo anno, nella prima seduta del Consiglio dei ministri, presenteremo anche la riforma della giustizia, per separare gli ordini dei magistrati giudicanti da quelli dei pubblici accusatori:
questi ultimi, che chiameremo "avvocati dell`accusa" dovranno avere gli stessi doveri egli stessi diritti degli avvocati della difesa. Solo così il giudice sarà veramente `terzo", con un concorso e una carriera diversa da quella dei pm, e potrà garantire ai cittadini un giusto processo. Quanto alle indagini, restituiremo alla polizia giudiziaria il ruolo che aveva sino al 1989 mentre ora l`iniziativa è interamente nelle mani dei pm, che sono di fatto sottratti a ogni controllo, con conseguenze devastanti. Come tutti hanno potuto constatare anche nella recente contesa tra le procure di Salerno e di Catanzaro.<br />
<b>E per le intercettazioni?</b><br />
Dovranno essere consentite solo per le indagini riguardanti i reati più gravi, per quelli con pene previste sopra i 15 anni, come il terrorismo internazionale e il crimine organizzato di stampo mafioso. L`abuso delle intercettazioni come reti a strascico per acquisire notizie di reato con in più il consueto teatrino mediatico-giudiziario che viola un diritto primario dei cittadini come la privacy e mette in piazza tutto ciò che si dice al telefono, anche quando non ha alcuna rilevanza penale, dovrà cessare una volta per tutte.
Non c`è vera democrazia in un Paese in cui i cittadini non possono esprimersi liberamente al telefono senza il timore di essere intercettati".<br />
<b>Preferirebbe avere sindacati uniti, quindi trattare anche con la Cgil di Guglielmo Epifani, o pensa sia meglio fare accordi solo con Cisl e Uil e Ugl?</b><br />
L`unità dei sindacati non dipende dal governo, questo è ovvio. Così come è pacifico che il governo è sempre aperto al dialogo con tutte le parti sociali. Ricordo come esempio il caso Alitalia, dove la Cgil prima ha agito in simbiosi con la sinistra per ostacolare l`accordo e poi, resasi conto della impopolarità del suo comportamento, si è seduta al tavolo con gli altri sindacati ed ha contribuito al successo dell`accordo che ci ha permesso di conservare una nostra compagnia di bandiera, fondamentale per il nostro turismo e per la nostra economia. Un esempio di segno opposto. Tutti i sindacati, esclusa la Cgil, hanno sottoscritto il rinnovo del contratto del pubblico impiego, che riguarda 3,6 milioni di addetti ed ha un peso salariale sull`economia del Paese pari a quello dell`industria. Qui è stata la Cgil ad autoescludersi dalla firma.
Ma è probabile che poi, di fronte al risultato ottenuto dai lavoratori pubblici in un momento di crisi, un aumento di 70 euro al mese, il vertice della Cgil si sia reso conto dell`errore.
Noi andiamo avanti con una regola molto semplice: lo Stato deve fare lo Stato in ogni frangente, non solo sul fronte dei rifiuti come a Napoli e in Campania, ma anche in campo sindacale. Ciò significa che il governo prima illustra le sue proposte alle parti, poi ascolta le loro richieste e alla fine decide. Il ricatto permanente non deve più funzionare.<br />
<b>L'evasione fiscale è ancora troppo alta in Italia?</b><br />
Sì ed è uno dei problemi più seri che dobbiamo risolvere. Tutte le stime concordano nel valutare l`economia sommersa intorno al 20 per cento del PiI, cioè 300 miliardi di euro, con un`evasione fiscale annua di circa 100 miliardi. Il fenomeno è diffuso al di là di ogni immaginazione.
Di recente mi è stata avanzata l`offerta di acquisto di una pianta rara per il mio parco botanico in Sardegna. Il prezzo era di 50mila euro senza fattura, e di 10Omila euro con la fattura. Se si arriva a questo punto di sfrontatezza quando c`è di mezzo il Presidente del Consiglio, significa che questa prassi è ritenuta addirittura normale. Ebbene, penso che il federalismo fiscale ci darà un grande aiuto per sconfiggere questo malcostume, perché i Comuni saranno coinvolti nell`accertamento dei redditi dichiarati. E per molti contribuenti troppo furbi sarà più difficile dichiarare il falso nei confronti di chi conosce il loro stile di vita.<br />
<b>Le dispiace non poter tagliare le tasse quanto vorrebbe?</b><br />
Sono certo che entro la fine della legislatura la rivoluzionaria innovazione che abbiamo introdotto con la legge finanziaria per tre anni, inattaccabile dalle lobbies parlamentari, darà i suoi frutti e ci consentirà di far scendere la pressione fiscale. Per fortuna abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici prima dello tsunami finanziario, impostando una politica che prevede il pareggio di bilancio per il 2011, mentre ora siamo in presenza di un debito pubblico pari al 106 per cento del pil. È una brutta eredità ricevuta dai governi del passato che riuscirono nella straordinaria impresa di moltiplicare per otto volte il debito pubblico al fine di soddisfare le loro clientele. Dobbiamo anche ridurre drasticamente il costo della macchina statale se vogliamo ridurre la pressione fiscale. Oggi la nostra Pubblica amministrazione costa a ogni cittadino italiano 4.500 euro contro i 3mila e 300 che pagano in media gli altri cittadini europei.
Si deve quindi riorganizzare dal profondo la nostra Pubblica Amministrazione digitalizzando ogni servizio sia a livello centrale che locale».<br />
<b>Ma in concreto che cosa farà il governo in questo campo?</b> <br />
Entro il 2012 prevediamo l`abolizione totale della "carta" nella Pubblica amministrazione. Ogni pratica sarà digitalizzata con l`eliminazione delle code agli sportelli e con la possibilità di operare per tutti dalla propria casa o dal proprio ufficio attraverso il computer e internet e ogni cittadino sarà dotato di una propria casella di posta elettronica per i rapporti con la Pubblica amministrazione.<br />
<b>Lei è d`accordo che sia necessaria una politica di rigoroso rispetto dei parametri di Maastricht?</b> <br />
Stiamo seguendo una linea di politica economica che punta a risolvere i problemi senza creare nuovo debito.
Sul piano teorico l`Unione europea si è dichiarata disposta a tollerare uno sconfinamento di un punto dei parametri di Maastricht. Ma questo non sarebbe tollerato per chi, come l`Italia, ha già un debito superiore al proprio Prodotto Interno.
Un ulteriore appesantimento di questo debito sarebbe giudicato come un ostacolo per la stabilità dell`euro, che è una moneta comune.<br />
<b>
Come si è mossa, secondo lei, l`Europa di fronte alla crisi? E come si muoverà?</b> <br />
«I governi dei maggiori Paesi si sono mossi in modo coordinato. E la presidenza di turno del presidente Sarkozy, con il suo dinamismo e la sua franchezza, si è rivelata decisiva per la fluidità dei rapporti sia istituzionali che personali. E' stato anche grazie all`amicizia che mi lega al presidente francese da molti anni che nell`ultimo vertice abbiamo potuto raggiungere un`intesa sul "pacchetto ambiente" ed evitare che le imprese italiane fossero gravate di un costo insopportabile specie in questa situazione di crisi annunciata».
<b>Lei è sempre stato un liberale convinto.
Pensa che ci sia il rischio, di fronte alla crisi, di un eccesso di interventismo statale nell`economia?</b><br />
«Gli interventi degli Stati in questa circostanza non mettono in discussione i principi della libertà di mercato. Rimettere in moto gli investimenti nelle opere pubbliche, come abbiamo fatto varando il pacchetto da 16,6 miliardi di euro per riaprire i cantieri delle grandi infrastrutture strategiche, giova a tutti, specie all`impresa privata. Mi sembrano decisioni di assoluta necessità e di assoluto buon senso.
<br />
<b>Parliamo dell`opposizione. Con Veltroni il dialogo è impossibile?</b> <br />
«Quando si vuole il dialogo, non si insulta l`interlocutore ogni giorno.
Se mi sedessi a un tavolo con chi mi paragona ad Hitler o a Videla, con chi mi accusa di essere fautore di un regime, di non conoscere le regole della democrazia, sarebbe davvero un teatrino ipocrita, assolutamente inaccettabile. Il Veltroni del Lingotto che dichiarò la fine dell`antiberlusconismo, della politica come guerra a una sola persona, è un miraggio che non esiste più, e che forse non è mai esistito. Ora c`è solo un personaggio, sempre meno ascoltato dai suoi stessi compagni di partito, che si è consegnato a Di Pietro e ha fatto propria la sua mentalità giustizialista in un abbraccio che si sta rivelando mortale per il Partito Democratico. Come si è visto bene in Abruzzo, il Pd con la politica dipietrista dell`insulto ha perso molti consensi. Con gente simile, io non potrò mai sedermi ad alcun tavolo. Altra cosa sono i rapporti in Parlamento tra i gruppi. Se l`opposizione dovesse presentare suggerimenti di buon senso nell`interesse del Paese, sono sicuro che la nostra maggioranza non potrebbe che condividerli.<br />
<b>Con la tangentopoli del Pd è caduto un altro muro?</b><br />
«Sono sempre stato garantista con tutti, specialmente nei confronti dei nostri avversari politici. Ho anzi espresso pubblicamente l`augurio che le accuse si potessero ridimensionare.
Non entrerò mai nel merito di accuse che attendono ancora tre gradi di giudizio. So bene per esperienza diretta che certe accuse sollevano grandi polveroni mediatici, per poi finire in niente.
Però è certo. La sinistra pensava di essere "diversa", di avere una sorta di monopolio dell`etica. Non è mai stato vero nel passato, non è vero oggi.<br />
<b>Crede anche lei che dietro la nuova tangentopoli ci sia la mano di Di Pietro?</b> <br />
«Non sono un esperto di complotti e non ho informazioni tali da poter esprimere giudizi su un`ipotesi come questa. So però che in Italia ci sono duemila pm fuori da ogni controllo.
Affermare che ora sono pilotati da Di Pietro mi sembra una sciocchezza assoluta.
<br />
<b>I suoi rapporti con Bossi sono sempre saldi e ormai al di fuori da ogni discussione. Ma c`è qualche presa di posizione della Lega che avrebbe volentieri evitato?</b> <br />
«Confermo la mia solida amicizia con Bossi. I giornali, come spesso accade, si sono inventati una polemica che non esiste e hanno messo in contrapposizione una mia dichiarazione sul presidenzialismo con una di Bossi sul federalismo. Non c`è nessun contrasto tra me e Bossi, perché proprio il leader della Lega Nord è stato il primo nel 2002 a dichiarare che il presidenzialismo e il federalismo fiscale sono due facce della stessa medaglia. E non potrebbe essere diversamente: al decentramento di tanti poteri deve corrispondere un rafforzamento del potere centrale come garanzia dell`unità nazionale.<br />
<b>Solo colpa dei giornali? oppure la Lega è in cerca di visibilità?</b> <br />
«I fatti sono questi. In occasione della conferenza stampa di fine anno, l`ultima domanda che mi è stata posta riguardava l`architettura istituzionale e il presidenzialismo, temi ai quali non avevo neppure fatto cenno nelle precedenti due ore di conferenza. Ho risposto, e non poteva essere diversamente visto che l`avevo già dichiarato in passato, che siamo a favore di un presidente della Repubblica eletto dal popolo e di una architettura istituzionale che rafforzi il premier italiano, con gli stessi poteri dei suoi colleghi europei, a cominciare dal potere di revoca dei ministri. Ma ho anche precisato che ora ci sono altre urgenze e che quindi se ne sarebbe riparlato più avanti nel corso della legislatura, sempre che sul tema si fosse trovato l`accordo di tutte le più importanti forze politiche. Queste parti della risposta sono state assolutamente ignorate e sui giornali del mattino dopo il presidenzialismo è diventato il tema principale della conferenza stampa di fine anno e di una polemica inesistente con la Lega.
L`ennesima disinformazione da parte di quei giornali che non si fanno scrupolo di prendere in giro i loro lettori.<br />
<b>Siamo ancora lontani, ma c`è chi inizia a fare un parallelo tra la presidenza della Camera di Casini e quella di Fini. Di certo, per il momento c`è che in più d`una occasione il leader di An ha marcato la differenza con lei che non ha mancato di replicare.
Anche Fini, come ha fatto Casini, sta guardando già al futuro?</b><br />
«Fini si sta mostrando nei fatti un presidente della Camera equilibrato e competente. Casini più che guardare al futuro mi sembra preso dalla nostalgia di un passato democristiano che non tornerà più. Non vedo davvero nessuna possibile analogia tra il comportamento di Fini e quello di Casini.<br />
<b>Come procede, a suo modo di vedere, il Pdl?</b><br />
«In dicembre, in soli due fine settimana, ai gazebo del Popolo della Libertà si sono presentati più di 5 milioni di italiani per scegliere i delegati ai congressi locali che devono preparare un congresso nazionale.
Si tratta di un successo fantastico, frutto di un entusiasmo che conferma la forte identificazione di molti italiani nel nostro nuovo movimento politico. I nostri elettori senza le tessere di partito e le altre bardature dei vecchi partiti, si sentono una nuova realtà unitaria, con una identità forte, che ha lasciato da tempo alle spalle gli stessi partiti dai quali il nuovo soggetto politico è nato.<br />
<b>Torniamo alla politica internazionale, il terreno sul quale lei s`è più impegnato. E dove ha ottenuto risultati più clamorosi.
È stato più complicato affrontare la crisi fra Russia e Georgia o quella economica?</b> <br />
«È vero, la politica intemazionale ha rappresentato più del 50 per cento del mio impegno come premier.
In questi sette mesi ho incontrato 57 leader stranieri in missioni bilaterali. Ho partecipato a 7 vertici internazionali. A questi si devono aggiungere ben 4 Consigli Europei. Insieme a diversi nostri ministri ho anche preso parte a 6 vertici bilaterali con Egitto, Romania, Russia, Brasile, Turchia e Germania ed ho effettuato una visita all`estero quasi con cadenza settimanale.
Quanto alla crisi tra Russia e Georgia abbiamo cercato di favorire un ripensamento delle decisioni assunte dai vertici russi che erano fermamente intenzionati ad arrivare a Tbilisi per punire il premier georgiano.
Al confronto, la crisi economica scoppiata dopo lo tsunami finanziario è stata certamente un fatto preoccupante, ma non così catastrofico come il rischio di un brusco ritorno alla guerra fredda. Per questo mi sto impegnando perché tra gli Stati Uniti e la Federazione russa si ritrovi lo spirito di Pratica di Mare, che pose fine a più di 50 anni di guerra fredda tra Est e Ovest. Come presidente di turno del G8 nel 2009 farò tutto il possibile perché il presidente Obama e il presidente russo Medvedev tornino al dialogo, superando una contrapposizione dannosa per il mondo intero. L`arsenale atomico russo è tuttora in grado di distruggere dieci volte la popolazione mondiale; quello americano venti volte..<br />
<b>Ha citato Obama. Cosa si aspetta dalla nuova presidenza e come pensa di impostare il rapporto con un uomo molto diverso dal suo predecessore?</b><br />
«La forte alleanza con gli Stati Uniti e la Nato, insieme al fatto che siamo un Paese fondatore dell`Europa unita, sono da sempre i capisaldi della nostra politica estera. Su queste basi penso che l`Italia avrà con la presidenza di Obama un rapporto di collaborazione e di amicizia altrettanto forte di quello avuto con i suoi predecessori Clinton e Bush, che ho conosciuto di persona e con i quali ho stabilito solidi rapporti di stima e di amicizia.<br />
<b>A proposito di rapporti, passata la bufera, come sono attualmente i suoi rapporti con Murdoch?</b><br />
C`è un proverbio che dice: si cambia casa, non gli amici. Ecco, Murdoch è un vecchio amico e ha capito meglio di altri che sull`Iva da applicare alla tv satellitare a pagamento non potevamo sottrarci al diktat dell`Europa.
Dovevamo renderla uguale a quella degli altri media audiovisivi per evitare all`Italia una procedura d`infrazione..<br />
<b>Il 2009 sarà l`anno in cui per la terza volta - un record assoluto - presiederà il G8. Crede che sia ancora attuale e quali aiuti può dare per quanto riguarda la crisi economica?</b><br />
«Dopo le cattive prove date dalle istituzioni finanziarie internazionali, il G8 è diventato sempre di più l`organismo per il governo dell`economia mondiale. A differenza del G20, che si limita a registrare le decisioni degli sherpa senza neppure un giro di tavolo dialettico tra i ministri, il G8 è un foro internazionale che può assumere delle decisioni cui si obbligano i singoli partecipanti.
È per questo che la riunione del prossimo G8 che si svolgerà a La Maddalena avrà una grande importanza per l`economia mondiale. Su mia proposta, dopo il primo giorno, in cui si terrà il vertice degli 8 leader, si svolgerà un G14 al quale sono invitati i Paesi delle nuove economie come la Cina, l`India, il Sudafrica, il Brasile, il Messico e l`Egitto.
Successivamente la riunione si allargherà anche ad altri Paesi e al rappresentante dell`Unione europea, cioè al G20. I temi che discuteremo nel G8 e nel G14 dovranno essere preparati dalla presidenza con incontri bilaterali. Per questo nei prossimi mesi dovrò presumibilmente fare visita a ciascuno dei leader che a luglio verranno a La Maddalena. Insomma, mi aspetta un`agenda fitta di missioni internazionali..<br />
<b>Siamo alla fine, presidente.
Ma ci resta una curiosità. Abbiamo parlato della vita fino a 120 anni.
Ma lei pensa anche di restare in politica fino a sto anni?</b> <br />
«La politica non mi affascina. Ma amo l`Italia, il Paese in cui sono nato e cresciuto, il Paese che non desidero sia governato da una sinistra illiberale e colpevole di avere causato gravi ritardi alla crescita della nazione.
Per questo svolgo l`attuale ruolo politico e di governo per senso di responsabilità, poiché sono l`unico che può tenere insieme tutte le componenti che si riconoscono nel Popolo della Libertà. Mi auguro che fra quattro anni e mezzo dalle file del nostro partito esca un leader giovane e preparato, pronto a raccogliere un`eredità che sarò lieto e orgoglioso di affidargli, soprattutto se nel frattempo sarò riuscito nell`impresa di ammodernare l`Italia in tutti i comparti, dalla Pubblica amministrazione alla giustizia, dalla scuola alle infrastrutture, e di averne fatto una democrazia moderna e bipartitica, con due grandi partiti in gara per il bene dell`Italia, un presidente eletto dal popolo, una sola Camera legislativa con meno parlamentari e un premier con gli stessi poteri dei suoi colleghi europei..
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KBTR0">Il Giornale - Mario Giordano</a>Marcello PERA: Il Parlamento prigioniero2008-12-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383292Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
La dichiarazione del presidente del Consiglio a favore del presidenzialismo è stata forse estemporanea, ma nessuno che avesse seguito con attenzione l`evolversi del nostro sistema politico e costituzionale negli ultimi anni dovrebbe stupirsene. In sostanza Berlusconi ha detto: «Io ho trasformato l`Italia in una repubblica presidenziale».<br />
«Io ho il consenso del popolo, e perciò io mi candido con elezione diretta alla presidenza della Repubblica.<br />
Perché non dovrei dare forma di diritto a ciò che già esiste, in gran parte per merito mio, in punto di fatto?».<br />
Chi si stupisce non è stato attento a ciò che è accaduto. È in corso da tempo una crisi degenerativa che ha cambiato il nostro sistema, ne ha eroso la natura democratica, lo ha lasciato in sospeso, e ora lo espone persino ad avventure.<br />
Il federalismo, che darà un colpo d`accetta al bilancio statale e di martello all`unità d`Italia, sarà l`ultimo episodio.<br />
Di questa degenerazione, i protagonisti e i cittadini percepiscono perlopiù i segni esteriori e li fraintendono, alla maniera di coloro che non capiscono che, guardando il dito, non si vede la luna.<br />
I parlamentari di maggioranza lamentano la loro riduzione a macchinette schiacciabottoni, il cui unico contributo intellettuale consiste nel ricordarsi che il bottone verde è il secondo da sinistra e quello rosso il primo da destra. I parlamentari di opposizione lamentano la loro trasformazione in spettatori di votazioni dall`esito scontato. Gli uni e gli altri lamentano che non possono emendare neppure una virgola dei decreti del governo, peraltro gli unici provvedimenti che sono portati in Aula, essendo da tempo scomparsa l`iniziativa parlamentare delle leggi.<br />
I presidenti delle assemblee lamentano che il governo non dia spazio al dibattito e li costringa, coni decreti, i voti di fiducia, i tempi contingentati, a fare da passacarte della sua volontà. I cittadini lamentano la distanza della politica e se la prendono con la «casta».<br />
Ma tutto questo è colore, e comunque effetto, non causa. Le principali ragioni profonde della degenerazione consistono in due sequestri.<br />
Il primo è il <b>sequestro della rappresentanza parlamentare</b>.<br />
Esportata dalla Toscana, la legge elettorale su liste bloccate ha avuto due effetti immediati: il parlamentare eletto, dopo una campagna elettorale cui ha assistito da spettatore televisivo senza muovere un dito se non per fare zapping, ha perduto qualunque interesse al suo territorio di riferimento, e il cittadino elettore non ha più avuto suoi rappresentanti. Non solo costui non ha messo il naso nella loro elezione, non li ha mai visti né conosciuti, e non sa dove incontrarli. Così i gruppi parlamentari sono diventati solo la corte del leader del partito, da lui scelta in base all`affidamento personale verso sé medesimo, non a quello politico verso gli elettori. Chi oggi si lamenta della tanta piaggeria e cortigianeria che vede in giro dovrebbe anche riflettere che la legge toscana piace a tutti i capi partito, tanto che cercano di estenderla anche alle elezioni europee.<br />
<b>L`altro sequestro</b> è quello, conseguente, del Parlamento.<br />
Quando, col sistema toscano, il capo del partito diventa presidente del Consiglio, il Parlamento, composto di sola gente al seguito, si trasforma in una sua propaggine esterna. E se per caso questa non risulta maneggevole e arrendevole come egli vorrebbe, ecco nascere la richiesta di riforme. Non ci è forse tocca- to di sentir dire che in Parlamento basterebbero una trentina di persone, oppure che si potrebbe votare solo nelle commissioni, oppure che potrebbero votare solo i capigruppo? Forse sono scherzi, ma hanno l`aria di essere freudiani. Dopotutto, a che serve il Parlamento se fa tutto il governo? E se deve fare tutto il governo, e per esso il suo capo, a che servono tante procedure? Il sequestro del Parlamento da parte del governo ha anche altre cause. Quando il governo sigla un accordo con i sindacati, il Parlamento è chiamato solo a mettere il timbro. Quando il governo fa un`intesa con le Regioni, il Parlamento può solo ratificare.<br />
Quando il governo se la vede direttamente addirittura con alcuni pochi sindaci, il Parlamento appone la firma. E così via, con le associazioni, le categorie, i gruppi organizzati, eccetera.<br />
Per non parlare delle nomine negli enti o delle autorità.
Si obietterà che al Parlamento, anche sotto sequestro, resta pur sempre il potere di far cadere il governo. Ma non è vero.<br />
Quella minaccia è un`arma senza la punta: perché se cade il governo si rivota e i capibastone (qualifica che i capibastone danno a chi li disturba) eleggono un altro capo che ripeterà le orme del predecessore.<br />
Solo che, di questo passo, sequestro dopo sequestro, il sistema degenera. Se poi si aggiunge la circostanza tragica che oggi in questo sistema non c`è neppure l`opposizione politica, per malattia grave sua propria e perché neanch`essa capisce le cause vere della crisi italiana, anzi le coltiva al pari della maggioranza, allora si deve concludere che, sempre di questo passo, degenera anche la democrazia. Già adesso siamo alle folle - «oceaniche» si sarebbe detto una volta - sotto i gazebo e sotto le tende delle primarie.
<br />
Approfittando delle lunghe file, anziché spingere il poveretto che sta davanti, sarebbe il caso di soffermarsi a riflettere.
<br />
Non certo sulla perduta «centralità del Parlamento», per metterci una toppa, come toppe sarebbero il presidenzialismo, il Senato federale, o un nuovo Csm, ma su una questione più importante e di sistema: la nostra Costituzione è ancora un patto che lega gli italiani? È ancora uno strumento efficiente e adeguato? C`è stato un tempo in cui, soprattutto nel centrodestra, queste domande erano all`ordine del giorno. E ce ne fu un altro in cui un presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, considerato matto perché dava il meglio di sé quando faceva il matto, le pose all`attenzione di tutti. Oggi è scena muta. Ed è un grave errore. C`è solo da sperare che non si trasformi in una tragedia, il giorno in cui la crisi costituzionale e politica si dovesse combinare con una economica e sociale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KBHA2">La Stampa - Marcello Pera</a>Silvio BERLUSCONI: «Il presidenzialismo non è all'ordine del giorno»2008-12-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383208Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Secondo il premier sono stati i giornali a montare il caso<br />«Prima il federalismo poi la giustizia. A seguire faremo le altre importanti riforme». «Nessun calo nei consumi»<br />
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Sono stati ancora una volta i giornali a «montare la panna»: il presidenzialismo «non è all'ordine del giorno». Lo ha detto Silvio Berlusconi in una intervista a Sky Tg24. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che nella conferenza stampa di fine anno aveva già chiarito che il presidenzialismo non era tra i temi da affrontare in questa fase, e che lo sarebbe stato «eventualmente nella seconda parte della legislatura», ma sempre «con il concorso di tutti». «Ma i direttori dei giornali si sono telefonati e hanno deciso di montare la panna e hanno fatto disinformazione». Tornando alla scala delle priorità il presidente del Consiglio ha aggiunto: «Prima il federalismo poi la giustizià. A seguire - ha aggiunto - faremo le altre importanti riforme».
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MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE - «Una parte specifica della Costituzione si può cambiare ma si deve avere il consenso di tutte le forze politiche» ha poi precisato il premier. «Lo faremo da soli se vi saremo costretti per un comportamento irragionevole dell'altra parte» ha concluso.
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OTTIMISMO, NESSUN CALO NEI CONSUMI - Per affrontare la crisi, secondo Berlusconi «l'importante è essere ottimisti e far sì che questa annunciata crisi non sia terribile, ma sia una cosa che tutti insieme possiamo superare e bene. E per fare questo dobbiamo avere fiducia e dobbiamo continuare nel nostro stile di vita e casomai aiutare chi può meno». «Ho sentito il presidente dei Carlo Sangalli commercianti - ha aggiunto Berlusconi - e mi ha detto che non c'è stato nessun calo per gli alimentari. E gli altri generi si sono mantenuti sui livelli degli altri anni».
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Il premier ha anche detto di aver parlato con il presidente dei Commercianti, Sangalli, e di non aver registrato un calo nei consumi, in particolare nel settore degli alimentari. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/08_dicembre_27/berlusconi_presidenzialismo_59fcdbfe-d42a-11dd-8f30-00144f02aabc_print.html">Sky tg 24</a>Massimo D'ALEMA: «No alle riforme di Berlusconi: velleitarie e improbabili» - INTERVISTA2008-12-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383178Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Presidente D’Alema, l’Istat non è ottimista come Berlusconi: un milione di famiglie non ha i soldi per mangiare...</b><br />
«La situazione è estremamente grave e io credo che bisogna mettere al centro una crisi sociale ed economica senza precedenti. Sono oltre tre milioni i precari che rischiano di non veder confermati i loro contratti. Di fronte a questa realtà il governo ha deliberatamente deciso di non far nulla... ».<br />
<b>Sacconi vuole la settimana corta...</b><br />
«Si avanza qualche proposta anche ragionevole, ma siamo ai pannicelli caldi rispetto ai programmi imponenti di altri Paesi. Noi siamo agli appelli di Berlusconi al buon umore. Il governo è paralizzato dai contrasti e sottovaluta gravemente la situazione»<br />
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La crisi è stata al centro della direzione Pd di venerdì scorso...</b><br />
«Veltroni ha indicato problemi e soluzioni. Mi pare un progetto importante quello di dedicare un punto di Pil a una grande manovra anti crisi fatta di misure sociali, sostegni allo sviluppo e investimenti. A queste proposte Berlusconi ha risposto lanciando improbabili e velleitarie riforme della Costituzione».<br />
<b>Annunci che non avranno seguito, quindi, quelli sul presidenzialismo?</b><br />
«Faccio notare che pochi minuti dopo la dichiarazione del premier Bossi ha detto “non se ne parla neanche”. E, comunque, già 10 anni fa abbiamo tentato di fare una riforma delle istituzioni che prevedeva, tra le altre cose, l’elezione diretta del Capo dello Stato. Berlusconi, poi, si è tirato indietro».<br />
<b>Niente riforme condivise, quindi?</b><br />
«Se si vuole affrontare con serietà il tema il punto di partenza è la bozza Violante. Da quel documento abbiamo preso le mosse per la proposta delle fondazioni, che rimane il testo più serio e condiviso per riforme costituzionali e legge elettorale».<br />
<b>Il governo annuncia per imminente la riforma della magistratura...</b><br />
«Non c’è dubbio che in questo paese ci sia bisogno di una giustizia più veloce ed efficiente, ma le riforme prospettate da Berlusconi peggiorano i mali. Non credo, infatti, che la risposta sia nella separazione delle carriere, che porterebbe i pm a essere ancora di più un potere separato. Abbiamo bisogno, invece, che la cultura della giurisdizione orienti e spinga le procure a muoversi con efficacia, ma anche con senso della misura e saggezza. Le vicende di questi anni ci spingono alla fiducia, ma anche alla cautela. Sono troppi i casi in cui al clamore delle indagini fanno seguito proscioglimenti clandestini che non restituiscono alle persone e alle istituzioni alcun risarcimento per il danno subito».<br />
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Un rischio presente anche nelle inchieste di Napoli e Pescara?</b><br />
«Spero si accerti che non sono stati commessi degli illeciti e che la magistratura, nello svolgimento sereno e indipendente del proprio lavoro, possa arrivare a queste conclusioni. E mi pare che, in qualche caso, si vada ridefinendo e ridimensionando la portata delle accuse. Anche per questo, prima di formulare un giudizio definitivo sulla politica, o sul Pd, vale la pena di attendere e valutare».<br />
<b>Ma non è evidente il venir meno di una tensione etica nella politica?</b><br />
«Certo e io non lo sottovaluto affatto. Ma questo aspetto non può essere confuso con quello giudiziario. La reazione all’emergere di concezioni della politica assai discutibili non può essere affidata alle procure della Repubblica. L’unico rimedio, qui, è avere un partito vero. Un partito forte è in grado di sapere, nella gran parte dei casi, se un amministratore sotto inchiesta è una persona perbene oppure no. Perché lo conosce, ne segue il lavoro e lo giudica quotidianamente. Sa, cioè, se bisogna difenderlo o no, sempre in un rapporto corretto con i magistrati. Il venir meno di questa forma fondamentale di vita della democrazia alimenta solitudini e visioni personalistiche della politica. Anche per questo abbiamo iniziato a riflettere sulla primarizzazione della vita interna del Pd. Se perfino per fare il segretario di sezione devi farti la campagna elettorale, il rischio di sprofondare nella logica dei potentati personali diventa fortissimo».<br />
<b>Basta costruire il partito per evitare l’emergere di una questione morale, quindi?</b><br />
«L’idea che il Pd sia travolto dalla questione morale non l’accetto. Oltre che con la costruzione del partito, all’emergere di casi di malcostume si deve rispondere con una radicale riforma della politica che dovrebbe partire, a mio giudizio, da una drastica riduzione del ceto politico, che ne aumenterebbe l’autorevolezza e che rafforzerebbe anche i poteri di controllo delle istituzioni».<br />
<b>
Lei batte sul tasto del partito, la direzione ha dato un segnale chiaro...</b><br />
«Abbiamo avuto una riflessione critica sul partito, ma al contrario ho letto ricostruzioni sconcertanti».<br />
<b>
Lei ha parlato di amalgama mal riuscito...</b><br />
«Le frasi vanno lette nel loro contesto. Walter per primo ha denunciato una situazione di difficoltà indicando come causa il correntismo. Io, condividendo la preoccupazione, ho detto che vedo più il rischio dell’anarchia e della frantumazione. Il correntismo sarebbe, a suo modo, un ordine discutibile ma un ordine. L’unico modo per amalgamare le forze è quello di fare un partito vero. Ma se a livello centrale e periferico si incontrano i dirigenti ex Ds da una parte e quelli ex Margherita dall’altra, riunioni che io non promuovo e alle quali non partecipo, debbo desumere che fin qui la fusione non è perfettamente riuscita. Spero che siamo alla vigilia di un’azione energica perché questi fenomeni non ci verifichino più».<br />
<b>
Per Veltroni la fusione è avvenuta nel popolo del Pd...</b><br />
«Non sono in disaccordo con lui. Ma un partito è anche fatto di gruppi dirigenti e questa fusione dobbiamo determinarla anche a quel livello».<br />
<b>
E c’è molto da fare anche sul rinnovamento...</b><br />
«Io ho già dato il buon esempio: non faccio parte di nessun organismo di partito e, quindi, non difendo posti che non ho. In questi mesi ho promosso 37 iniziative di livello nazionale e internazionale, seminari di grandissimo rilievo. Non avrei avuto il tempo per organizzare correnti. Ho un alibi: l’enorme mole di lavoro prodotto da un centro di cultura riformista come ItalianiEuropei. Acceleriamo il rinnovamento, comunque. E cerchiamo di mettere i giovani che hanno delle idee innovative in condizione di poter giocare la loro partita. Ma non usiamo questo tema strumentalmente in chiave di polemica tra noi coetanei che veniamo da una stessa generazione».<br />
<b>Si riavvia il Pd, quindi?</b><br />
«La relazione di Veltroni ha offerto una base seria di discussione. C’è stato un dibattito vero. La Direzione ha rappresentato un passaggio positivo da cui ripartire. Adesso spetta al gruppo dirigente e al segretario unire tutte le forze perché lavorino insieme».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KACMB">l'Unità - Ninni Andriolo</a>Pier Ferdinando CASINI: «Basta chiacchiere sulle riforme, Berlusconi pensi a famiglie e ceto medio» - INTERVISTA2008-12-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383174Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
«Il presidenzialismo? Il premier combatta piuttosto la povertà che avanza»<br />
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Pier Ferdinando Casini ne ha da dire al governo e all’opposizione. Ai partiti di regali ne fa pochi e c’è un po’ di carbone per tutti. Mentre l’unico regalo vorrebbe farlo alle famiglie che si stanno impoverendo.
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<b>Presidente Casini, l’ha letto l’ultimo dato Istat sul 5% delle famiglie che non hanno da mangiare? E questo succedeva l’anno scorso, prima della crisi dei mercati.</b><br />
«E’ importante il federalismo, è importante l’assetto presidenziale, ma qui non bisogna introdurre diversivi nella vita pubblica. Qui c’è un’emergenza economica drammatica. Rischiamo d’avere un milione di disoccupati nel 2009 e abbiamo già molti cassintegrati che vedono ridotto il loro stipendio e molte famiglie che si trovano sulla soglia della povertà. Una parte di ceto medio rischia di scivolare nella fascia di povertà».<br />
<b>E dunque cosa chiede al governo?</b><br />
«Di intervenire con più risolutezza di quanto ha fatto. Sia chiaro, comprendo la prudenza del governo e del ministro dell’Economia. Non la biasimo. Abbiamo le aste dei titoli di Stato all’orizzonte, un debito pubblico pesante, però...il decisionista Berlusconi è ora che dimostri d’essere decisionista».<br />
<b>Come?</b><br />
«In questo caso non è il presidenzialismo che deve fare, ma il decisionista. I mezzi li ha, non deve evocare mezzi eccezionali. Noi avevamo proposto un bonus di 100 euro mensili per figlio e 50 per il secondo a scalare, una spesa totale di 6 miliardi. Era una spesa possibile se non avessimo messo 3 miliardi su Alitalia e altrettanti per levare l’Ici della prima casa, creando ai comuni diversi problemi per garantire i servizi. Bisogna prendere misure espansive per l’economia, chiediamo un grande piano per le famiglie».<br />
<b>Dare un po’ di respiro ai consumi...</b><br />
«Certo, li rimette in moto. I consumi ristagnano proprio perché le famiglie non ce la fanno più».<br />
<b>Il premier ripete a tutti: consumate, consumate.</b><br />
«Posso anche capire Berlusconi, il presidente del Consiglio deve dare un messaggio di ottimismo. Però il problema vero è che la fascia alta può consumare, quella medio bassa non è più nelle condizioni. Gli appelli sono comprensibili, ma rischiano di cadere nel vuoto».<br />
<b>Dalla detassazione degli straordinari siamo passati al confronto sulla settimana corta: non ci vede un po’ di schizofrenia?</b><br />
«C’è contraddizione, sì. Ma più che altro non c’è capacità di previsione su quanto sta capitando. Stavamo alla Robin Hood tax, per togliere soldi alle banche, invece ce li abbiamo messi. Prevedevano un corso espansivo con la detassazione degli straordinari...tutta questa preveggenza nel governo non c’era. Non dico che ci fosse nell’opposizione, non faccio demagogia, però...».<br />
<b>Ma c’è uno spazio di dialogo sulle misure anti crisi?</b><br />
«Lo dico con sincerità: se fossi Berlusconi cercherei uno spazio di collaborazione con l’opposizione. Chi nell’opposizione lo chiama “Hitler” è un fanatico e un irresponsabile, e poi fa anche il gioco della maggioranza. Di Pietro è il loro avversario di comodo. Ma l’opposizione non è Di Pietro, è fatta anche di persone perbene che danno consigli sereni e tranquilli al premier».<br />
<b>Da questo orecchio non pare ci senta.</b><br />
«Lui continua a spiegare di non averne bisogno. Evoca l’immagine dell’uomo solo al comando».<br />
<b>Qualche giorno fa Fini ha parlato dei rischi del cesarismo, Aznar mette in guardia dal populismo. Che fanno, alludono?</b><br />
«Io non alludo a nessuno e alludo a tutti. Il problema è essere seri. Il populismo è una malattia gravissima, una degenerazione del popolarismo. Populismo e demagogia sono nemici del bene. Il bene è anche fare le scelte impopolari, perché le decisioni vanno prese e il Paese va guidato. Colgo in molte vicende come quelle, ad esempio, della formazione del Pdl, dei gazebo, metodologie molto diverse dalla grande partecipazione che c’è nei paesi presidenziali. Negli Usa l’apparato di Hillary Clinton è stato battuto e Obama ha avuto la sua opportunità, ma tutto secondo regole democratiche e partecipative».<br />
<b>E qui invece?</b><br />
«Qui si evoca un bipartitismo senza partiti; un bipartitismo dove alla fine è importante levare il voto di preferenza perché i capi devono scegliere i parlamentari; il Parlamento considerato un impiccio sulla strada di un governo efficiente. Silvio, lo chiamo così affettuosamente, ritiene che tutti i mediatori, nel rapporto che lui ha col popolo, siano una perdita di tempo. Io ho un’idea diversa».<br />
<b>Beh, qualcuno come Fini cerca di frenarlo.</b><br />
«Non so cosa pensi Fini. Quando si fondò un partito sul predellino io sono stato coerente e non ci sono entrato. Con tutto il rispetto per il Pdl e per chi ci sta».<br />
<b>Un piccolo passo indietro. Ma del caos Alitalia che dice?</b><br />
«Che se ci fossimo risparmiati lo spot elettorale sulle spalle di Alitalia sarebbe stato meglio per tutti. l’Alitalia sarebbe andata ai francesi e i cittadini italiani non avrebbero pagato i debiti. Così l’Alitalia andrà ai francesi e gli italiani pagheranno i debiti. E i patrioti faranno un affare. E quello che sta capitando in queste ore la dice lunga».<br />
<b>L’intesa sancita da Letta traballa parecchio.</b><br />
«Non ho mai detto una parola su Gianni Letta, se non positiva. Sia perché è un amico, sia perché lo stimo tantissimo e fa grandi servigi alla democrazia. In quel caso però dissi a Letta che quello era un pasticcio e non una crostata. Continuo a pensarlo».<br />
<b>Passiamo alle riforme. Dell’Utri dice che tra cinque anni, col presidenzialismo, Berlusconi salirebbe al Quirinale.</b><br />
«E’ legittimo che il premier aspiri ad andare al Quirinale, è l’uomo che prende più voti di tutti in Italia. Che ci riesca è un altro discorso».<br />
<b>
Del presidenzialismo che diciamo?</b><br />
«Che di per sé è un metodo democraticissimo. Ma qui mi sembra si pensi ad una cosa diversa: un presidenzialismo senza pesi e contrappesi, ad un rapporto diretto leader-popolo, a meccanismi in cui i partiti sono tali formalmente ma sostanzialmente non rispondono a quei criteri partecipativi dei grandi partiti europei. Il problema è la modalità con cui si chiede l’elezione diretta del presidente».<br />
<b>
Ma i partiti non erano già d’accordo sul premierato, cioé sul dare maggiori poteri al premier?</b><br />
«Questo è giusto. Non creiamoci alibi però: oggi sono le decisioni che mancano, non i poteri del premier».<br />
<b>La riforma della giustizia, invece, si può fare?</b><br />
«Va fatta ed è il banco di prova del riformismo del Pd e del suo rapporto con Di Pietro. L’ultima direzione del Pd è sembrata molto “sì ma”. Il Pd è nelle condizioni di dimostrare quello che sa fare, se vuole emanciparsi dal giustizialismo di Di Pietro, che peraltro pagano in prima persona. Basta seguire i consigli seri che ha dato Violante per capire da che parte deve andare».<br />
<b>Il federalismo? C’è Bossi che incalza.</b><br />
«Perché abbiamo posto il problema dell’abolizione delle province? Bisogna avere la garanzia che il federalismo non consista nella moltiplicazione dei centri di spesa. Se non si dà un segnale forte sulle province non si è credibili. Secondo: è in atto un grandissimo trasferimento di risorse dal Sud al Nord, attraverso i fondi del Fas. Mi preoccupo molto per il Sud».<br />
<b>E le intercettazioni?</b><br />
«C’era una legge proposta sotto il governo Prodi, è stata ripresa ma nessuno l’ha portata all’attenzione del Parlamento. E allora di cosa si lamenta il governo? Naturalmente bisogna salvaguardare la libertà di stampa e dare la possibilità di reprimere i reati contro la Pubblica amministrazione: favori ai corrotti non se ne possono fare».<br />
<b>Chiudiamo con Roma. Di Alemanno che giudizio dà?</b><br />
«Francamente non ricordo cosa abbia fatto in questi primi mesi. La cosa più significativa mi pare la battaglia sulla pajata».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KACDP">Il Messaggero - Claudio Rizza</a>Silvana MURA: Presidenzialimo arma di distrazione di massa2008-12-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it383161Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/>Alla riforma presidenzialista lanciata dal premier Berlusconi ci opporremo doppiamente quando e se verrà mai presentata in Parlamento.
In primo luogo perché è evidente la finalità di utilizzare questo tema come arma di distrazione di massa nei confronti di una crisi economica che morde e nei confronti della quale il governo sembra non sapere che pesci pigliare.
Sotto il profilo sistemico invece, al di là della genericità e confusione dell’accenno fatto dal presidente del Consiglio sabato, mescolando assieme premierato, semipresidenzialismo e presidenzialismo, Berlusconi sogna il presidenzialismo perché lo ritiene lo strumento migliore per istituzionalizzare il suo cesarismo e per disfarsi dall’impaccio rappresentato dal Parlamento.
Il Premier aveva parlato di riforma attuabile solo se condivisa al 100%, se è così può anche evitare di presentarla visto il dissenso pervenuto da tutta l’opposizione, dalla Lega e dal suo ministro per le riforme istituzionali.
<br/>fonte: <a href="http://www.silvanamura.it/2008/presidenzialimo-arma-di-distrazione-di-massa/">silvanamura.it</a>