Openpolis - Argomento: Corte Penale Internazionalehttps://www.openpolis.it/2011-10-21T00:00:00ZEmma BONINO: «Niente da celebrare, con Gheddafi sepolti troppi segreti» - INTERVISTA 2011-10-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617540Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
«Questa morte fa comodo a molti. Con Gheddafi verranno sepolti segreti che vedevano implicate le potenze occidentali, come il suo ruolo nel boicottare il mancato esilio di Saddam». Emma Bonino, vice presidente del Senato e fondatrice di "Non c'è pace senza giustizia" si dissocia dal «coro di euforia collettiva per l'esecuzione di Gheddafi».
<p>
<b>Onorevole Bonino, parla di esecuzione, mentre i ribelli sostengono che il Colonnello sia stato ferito accidentalmente e morto durante il viaggio verso l'ospedale.</b>
<p>«Sulla morte di Gheddafi bisognerà fare chiarezza. In ogni caso ritengo che le esecuzioni e la giustizia sommaria non siano mai da festeggiare neppure quando riguardano dittatori o tiranni. Dal processo farsa a Saddam Hussein alla morte di Bin Laden, non sono mai state un buon inizio».
<p>
<b>Cosa avrebbe auspicato?</b>
<p>«Un processo equo e non vendicativo di fronte alla Corte penale internazionale, come quello intentato a Milosevic. Sarebbe stato non solo uno strumento di conoscenza, ma anche un passo importante verso la costruzione della "nuova Libia". Ma di certo sarebbe stato un processo scomodo...»
<p>
<b>Scomodo per chi?</b>
<p>«Per tutti i Paesi implicati nei "segreti di Gheddafi": dal mostro di Lockerbie al boicottaggio dell'esilio di Saddam Hussein che avrebbe evitato lo scoppio della Guerra in Iraq». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=15TW0X">la Repubblica - Rosalba Castelletti</a>Marco PERDUCA: Libia: «Gli obiettivi strategici non sono chiari»2011-04-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560154Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
E' necessario un chiarimento politico sulla Libia perchè ''gli obiettivi strategici non sono chiari''.<br />
E' quanto afferma in una nota il senatore dei Radicali, Marco Perduca.
<p>
''Dalle comunicazioni rese dai ministri Frattini e La Russa oggi alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato non è emerso come gli obiettivi strategici della ricerca della pace attraverso l'uscita di scena di Gheddafi possano essere perseguiti - spiega Perduca -. Il lancio di missili sulla Libia, dopo che si è interdetto, forse, l'apparato tecnico bellico ma lasciato intatto quello propagandistico del rais libico, non potrà di per sè farci guadagnare ne' il cessate il fuoco ne' tantomeno una pace negoziata''.
<p>
''Il ministro Frattini ha più volte affermato che l'Italia ritiene utile e opportuno il coinvolgimento dell'Unione africana, quella stessa Unione africana finanziata da dieci anni proprio da Gheddafi - tra l'altro per sconfessare la legittimità dell'operato della Corte penale internazionale - che due anni fa lo incoronarono' ''re dei re'' - prosegue Perduca -. Visto che di quell'organismo son cambiati solo un paio di capi di stato, Mubarak e Ben Ali, non si capisce quali siano gli elementi che confortano le dichiarazioni del ministro Frattini che, proprio come i suoi colleghi africani, riteneva fino a poco tempo fa, Gheddafi come un modello di cooperazione nord-sud per la stabilità e la lotta all'immigrazione clandestina''.
<p>
''Occorre infine che il governo chiarisca quale sia la catena di comando, le regole d'ingaggio e se gli aerei italiani avranno in dotazione munizioni con uranio impoverito - conclude il senatore dei Radicali -. Occorre quindi un passaggio di maggiore approfondimento su questioni di fondamentale importanza per i prossimi giorni''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-LIBIA__PERDUCA_%28RADICALI%29__OBIETTIVI_STRATEGICI_NON_CHIARI-1011900-pol-1.html">Asca</a>Matteo MECACCI: Se Gheddafi venisse in Italia? «Impossibile consegnarlo all'Aja, non abbiamo ratificato la legge» - INTERVISTA2011-03-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558807Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Nonostante ciò che dice il ministro Franco Frattini, in linea teorica se Gheddafi dovesse sbarcare a Lampedusa sarebbe impossibile consegnarlo alla corte penale dell'Aja». Matteo Mecacci rappresenta la pattuglia di deputati radicali che dalla prima ora avevano lanciato l'allarme sulle possibili conseguenze del trattato di amicizia italo-libico.
<p>
<b>Onorevole Mecacci, davvero corriamo il rischio di vedere il Raìs in esilio nel nostro Paese? Magari con le tende piazzate a villa Pamphili?</b>
<p>
Credo che il governo avrà un minimo di decenza e non si arriverà a questo. Gli alleati scomodi a un certo punto vanno scaricati. E adesso Gheddafi è un alleato scomodo per chiunque.
<p>
<b>E poi il ministro Frattini ha formalmente escluso l'eventualità che il nostro Paese possa accoglierlo.</b>
<p>
A quello che dice il ministro degli Esteri credo fino a un certo punto. Se pensa che poco più di un mese fa, in un'intervista al "Corriere della Sera", riferendosi alla crisi in Tunisia citava come esempio positivo il "modello Gheddafi"...
<p>
<b>Allora spieghi come mai se il leader libico entrasse nel nostro Paese sarebbe protetto rispetto da eventuali misure della corte penale internazionale.</b>
<p>
Stavolta non c'entra il trattato Italia-Libia. Sappiamo che la Corte penale dell'Aja ha avviato una indagine su eventuali crimini commessi dal leader libico. Ma da noi l'attuazione della legge che riconosce la corte dell'Aja è da mesi ancora ferma a Palazzo Chigi.
<p>
<b>E quindi se il leader libico venisse incriminato?</b>
<p>
Se dovesse venire in Italia le nostre autorità non sarebbero in grado di cooperare con la corte penale internazionale.
<p>
<b>Si è fatto un'idea di questa inerzia legislativa da parte dell'esecutivo?</b>
<p>
È la scelta di avere le mani libere per poter trattare liberamente con i dittatori. In questo il premier ha un ricco curriculum. È stato il primo leader occidentale a legittimare Lukhashenko andando a Minsk. Ha legittimato il leader kazako Nazarbahiev, in teoria a vantaggio dell'Eni. Lo ha fatto con la Russia di Putin.
<p>
<b>Ma Berlusconi ha sempre spiegato di averlo fatto nell'interesse supremo della nazione.</b>
<p>
È un disegno di chi non ha senso dello Stato. Teniamo presente che queste relazioni internazionali hanno scarsa trasparenza. Con questi dittatori Berlusconi ha avuto incontri privati ai quali non hanno assistito neanche gli ambasciatori. Per non parlare dei rapporti di Wikileaks e alcune inchieste giornalistiche che pongono seri interrogativi sulla stessa sostenibilità economica di certi investimenti in Paesi a rischio.
<p>
<b>E qui torniamo al trattato Italia-Libia. Ora che cosa rischiamo?</b>
<p>
Se investi duecento milioni di euro all'anno in un Paese retto da un dittatore ti può anche capitare che salti tutto. Con quel trattato il governo ha messo a rischio le nostre aziende.
<p>
<b>Secondo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa a questo punto il trattato di fatto è sospeso.</b>
<p>
Ma i vincoli giuridici rimangono, sono un vincolo formale. Finché il governo non lo impugna formalmente resta in vigore.
<p>
<b>Con quali conseguenze?</b>
<p>
Le faccio un esempio. L'articolo 4 del Trattato ci vincola a non far usare il territorio italiano per atti ostili contro la Libia. Se domani si imponesse una no-flyzone e le forze Nato dovessero attaccare le forze di Gheddafi, paradossalmente potremmo essere denunciati dalla Libia per violazione del Trattato.
<p>
<b>Quindi qual'è la soluzione?</b>
<p>
Va impugnato formalmente il Trattato ai sensi della convenzione di Vienna per la violazione dell'articolo 6 riferito alla violazione dei diritti umani. Del resto, se pensa che persino la Lega araba ha sospeso la Libia mi chiedo perché non possiamo farlo noi?
<p>
<b>Appunto. Eppure Berlusconi continua a predicare «cautela».</b>
<p>
Siamo un Paese alla berlina. Siamo nelle mani di quel che decidono a Washington e a Berlino.
<p>
<b>Il premier, in un'intervista al "Messaggero", replica che non è emarginato dalla diplomazia internazionale. Ha detto: «Siamo in contatto con tutte le diplomazie europee».</b>
<p>
Lo chiamano tutti, sì ma per dirgli quello che deve fare. Si sono stancati del gioco che sta conducendo. Lo stanno sollecitando a scaricare in maniera inequivocabile Gheddafi.
<p>
<b>Dal governo si lascia intendere che dopo il raìs la Libia potrebbe finire in mano ai fondamentalisti.</b>
<p>
Questo dipende solo dai governi europei. Se a Tunisia, Libia ed Egitto la Ue offre una partnership economica e politica e attiva politiche a sostegno dei processi democratici, a quel punto anche il rischio del terrorismo viene ridimensionato.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=XVIH5">Secolo d'Italia - Valter Delle Donne</a>Marco PANNELLA: Corte penale internazionale: Lettera aperta dei dirigenti Radicali al ministro Alfano. 2009-04-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390855Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) <br/><br/><br />
Sull'urgenza di adeguare l'ordinamento italiano allo Statuto di Roma<br />
<br />
Onorevole Ministro,<br />
riteniamo necessario dover sottoporre nuovamente con rinnovata urgenza alla Sua attenzione una questione che, come Lei certamente ricorderà, ci sta molto a cuore, augurandoci che Lei voglia prenderLa in considerazione con la tempestività che indubbiamente merita.
<p>
Il 4 febbraio 2009 è stata votata all’unanimità in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati la risoluzione n. 7-00087 sulle norme di attuazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale presentata dagli On. Rita Bernardini e Matteo Mecacci.
<p>
Nell’esprimere il parere favorevole del Governo rispetto a tale iniziativa parlamentare, il Sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Casellati “ha confermato la determinazione di dare attuazione allo Statuto di Roma in tempi brevi” impegnandosi dunque a presentare “un disegno di legge per l’attuazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale che rientra tra gli interventi che saranno al più presto calendarizzati nei prossimi Consigli dei Ministri ed entro la prima metà di marzo”
<p>
A questo proposito ci preme sottolineare ancora una volta che l’Italia ha avuto un ruolo importante e significativo nella storica campagna che ha portato all’entrata in funzione della Corte Penale Internazionale. Nel 1994 infatti, il Governo italiano avanzò formalmente l’offerta di ospitare a Roma la Conferenza Diplomatica al Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, entrando a pieno titolo nel novero dei paesi promotori del percorso giuridico e politico volto a porre fine all’impunità per coloro che venissero riconosciuti colpevoli di genocidio, di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
<p>
Il successo della Conferenza Diplomatica tenutasi a Roma nel giugno-luglio 1998 e l’adozione dello Statuto istitutivo della Corte con il voto favorevole di 120 Paesi, è stato un significativo passo in avanti nella tutela dei diritti umani fondamentali.
<p>
Lo Statuto della Corte è entrato in vigore il 1 luglio 2002, a seguito del raggiungimento delle 60 ratifiche necessarie e ad oggi sono 108 i paesi che lo hanno ratificato. La Corte ha così dato inizio alle prime importanti investigazioni e incriminazioni relative ai casi della Repubblica Democratica del Congo, dell’Uganda, della Repubblica Centro Africana e del Darfur in Sudan. E proprio in questo mese la Corte ha dato inizio al suo primo processo.
<p>
Il nostro Paese ha firmato lo Statuto della Corte il 18 luglio 1998, è stato il quarto paese nel mondo ed il primo in Europa a firmare, un anno dopo il Parlamento ha approvato la legge di autorizzazione alla ratifica, contenente anche l’ordine di esecuzione, attraverso una legge delega al Governo per adottare prontamente le norme di attuazione; in seguito ben quattro commissioni ministeriali sono state istituite con lo scopo di adeguare la legislazione interna allo Statuto di Roma: Commissione Pranzetti (1998, Ministero degli Affari Esteri, che ha completato il lavoro nel 2001), Commissione La Greca-Lattanzi (1999, Ministero della Giustizia, che ha completato il lavoro elaborando un disegno di legge-delega a fine 2001), Commissione Conforti (2002, Ministero della Giustizia, che ha concluso i propri lavori nel 2003 con due progetti di legge mai resi pubblici), Commissione Scandurra (2002, Ministero della Difesa, che ha concluso i propri lavori con un altro progetto di legge-delega, approvato dal Senato il 18 novembre 2004 (Atto Senato n. 2493 della XIV Legislatura) e che attualmente giace alla Camera (Atto Camera n. 5433); infine, oltre alle quattro commissioni ministeriali, sono state prese diverse iniziative parlamentari per l’adeguamento della legislazione interna allo Statuto di Roma (Atto Camera n.2724, On. Kessler e altri, XIV legislatura; Atto Senato n. 1638, Sen. Iovene e altri; Atto Senato n. 893, Sen. Pianetta, XV Legislatura; Atto Senato n. 1089, Sen. Martone e altri).
L’Italia, tuttavia, ha ratificato lo Statuto di Roma solo il 26 luglio 1999 ed ancora oggi non è riuscita ad adottare la legge di attuazione dello Statuto della Corte, provvedimento necessario affinché i tribunali nazionali possano investigare e perseguire i responsabili dei crimini previsti dallo Statuto e in particolare affinché le autorità italiane possano cooperare con la Corte nelle sue indagini e azioni giudiziarie. Se l’Italia non procederà all’adeguamento legislativo interno, i tribunali italiani pertanto non potranno applicare le disposizioni dello Statuto e il nostro paese non potrà quindi cooperare con la Corte.
<p>
Egregio Ministro,<br />
di tutta evidenza l’inadempienza del nostro Paese, a oltre dieci anni di distanza dagli impegni assunti nei confronti della comunità internazionale, non è più giustificabile né tollerabile. Oltre alla situazione certamente non felice dal punto di vista procedurale di una simile, grave mancanza, esiste la ragionevole probabilità che l’Italia possa trovarsi – in qualsiasi momento – al centro di una disputa internazionale qualora un sospettato indagato dalla Corte si rifugi nel nostro Paese.
<p>
Nelle ultime ore alcuni fatti rendono ancora più urgente che l’Italia ribadisca il proprio sostegno all’attività della Corte Penale internazionale.<br />
Da un lato, il Presidente di turno dell’Unione Africana e leader libico Gheddafi ha definito come un atto di terrorismo la richiesta di arresto emessa dal Tribunale dell’Aja nei confronti del Presidente Sudanese Al-Bashir per quanto è avvenuto in questi anni in Darfur, e, dall’altro lato, la Lega Araba ha proprio oggi criticato duramente la richiesta di arresto nei confronti del Presidente sudanese. <br />
Poiché l’Italia è il paese che ha accolto la Comunità Internazionale in occasione dell’approvazione dello Statuto della Corte e di recente ha stipulato un “trattato di Amicizia” con la Libia, è particolarmente importante che il nostro paese ribadisca con un atto concreto il sostegno all’attività di affermazione della giustizia per la pace come requisito essenziale della Corte Penale Internazionale.<br />
Affinché tutto ciò possa accadere occorre che dal Ministero della Giustizia si dia finalmente il via al processo di adeguamento della nostra normativa interna. Ora le condizioni sono favorevoli per accelerare senza ulteriori intoppi l’iter parlamentare, e farlo giungere in tempi brevi a compimento. Tra l’altro la recente elezione a giudice della Corte Penale Internazionale di Cuno Tarfusser, in sostituzione dell’uscente Mauro Politi, mostra come esista una considerazione per il nostro paese che non va dispersa con un ulteriore ritardo nel processo di adeguamento interno della legislazione.
<p>
A seguito di queste considerazioni, che siamo certi da Lei condivise, Le chiediamo quindi di intraprendere con urgenza tutte le iniziative necessarie affinché l’impegno preso ufficialmente dal Governo davanti al Parlamento sia finalmente rispettato e il nostro paese possa così colmare il ritardo che lo sta caratterizzando nell’adeguamento della sua legislazione.
<p>
Certi della Sua attenzione, La preghiamo di accogliere i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.
<p>
Con viva cordialità,<br /><br />
Marco Pannella<br />
Emma Bonino<br />
Sergio Stanzani<br />
Antonella Casu<br />
Marco Cappato<br />
Niccolò Figà Talamanca<br />
Sergio D'Elia<br />
Giorgio Pagano<br />
Marco Perduca<br />
Carlo Pontesilli<br />
Maurizio Turco<br />
Matteo Mecacci<br />
Rita Bernardini<br />
Maria Antonietta Farina Coscioni<br />
Elisabetta Zamparutti<br />
Marco Beltrandi<br />
Donatella Poretti<br />
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/view.php?id=140122">Radicali Italiani.it</a>