Openpolis - Argomento: 25 aprilehttps://www.openpolis.it/2012-04-26T00:00:00ZDario FRANCESCHINI: Partiti:«S'impone la capacità di autoriformarci» - INTERVISTA2012-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627167Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Dario Franceschini, capogruppo alla Camera del Pd, plaude alle parole di Giorgio Napolitano sui partiti. «I richiami del presidente della Repubblica - spiega - sono sempre molto pertinenti. Stavolta quello rivolto ai partiti è stato particolarmente forte. Siamo in un passaggio molto complicato perché incrociamo, tra redditi bassi e disoccupazione, il massimo di difficoltà delle persone causate dalla crisi economica, che alimenta sentimenti di paura e frustrazione nei confronti di chi dovrebbe portare fuori da questa situazione, cioè la politica. Dunque la miscela è carica di rischi e proprio per questo ancora più centrato è il monito del capo dello Stato: se la politica non recupera la sua credibilità e capacità di guida, il pericolo è che si apra un’autostrada al populismo, alla demagogia». <p>
<b>E come si fa a passare dalle parole ai fatti, presidente? </b><p>
«In Italia la questione è aggravata dagli scandali, che non riguardano solo l’aspetto giudiziario ma anche e soprattutto quello dei comportamenti. Il susseguirsi di vicende poco edificanti aumenta la sfiducia dei cittadini nella politica. Ma c’è un problema ancora più di fondo. La globalizzazione è stata guidata dai mercati, dai grandi interessi economici, dalla finanza. E la politica si è totalmente fatta sfuggire di mano la situazione. Quel che appare è che siano i mercati ad imporre le scelte agli Stati nazionali e non viceversa come dovrebbe essere. Questo è davvero un problema enorme». <p>
<b>Per risolvere il quale non basta l’impegno italiano: serve un’azione a livello europeo. Giusto? </b><p>
«Esattamente, c’è una dimensione europea che va recuperata. La vittoria in Francia di Hollande, che auspico, può aiutare a cambiare registro. Aggiungo anche che nel 2013 si voterà in Italia e in Germania: è chiaro che un ritorno a governi a guida progressista può favorire un’inversione di tendenza rispetto allo strapotere degli interessi finanziari globali. In particolare può rovesciare il teorema in base al quale nel periodo di massima crisi si pretende il massimo di austerità, salvo poi lamentarsi che manca la crescita». <p>
<b>Avanti con Monti fino al 2013. Conferma? </b><p>
«Sicuro. Le elezioni a ottobre sono un esercizio mediatico e basta. Certo che se c’è chi si aspetta dal premier un miracolo a settimana, può rimanere deluso. La crisi non è certo finita per questo c’è bisogno di un altro anno di lavoro pieno». <p>
<b>Napolitano ha detto che i partiti sono indispensabili ma che debbono estirpare il marcio al loro interno. Come? Basta rivedere il finanziamento pubblico? </b><p>
«Mi pare che la proposta fatta da Bersani di dimezzarlo sia molto forte. Il finanziamento pubblico deve rimanere, com’è in tutta Europa. Mettere tutto in mano ai privati, come vorrebbero alcuni, creerebbe un meccanismo di condizionamento della politica ancora più pericoloso. L’impegno del Pd è di portare in aula entro maggio questo provvedimento». <p>
<b>Insisto: basta o serve uno scatto in più? </b><p>
«Bisogna anche attuare l’articolo 49 della Costituzione perché sia assicurata la democraticità interna. Senza dimenticare che al di là delle regole molto passa attraverso comportamenti individuali. I partiti devono avere degli anticorpi interni che prevengono e circoscrivono atti poco etici o di malcostume prima ancora che ci sano eventuali interventi della magistratura. Sarà un percorso lungo e difficile. La gente deve vedere corrispondenza tra le parole dei politici e il loro stile di vita. Solo così la credibilità, la fiducia, il rispetto e l’autorevolezza sarà recuperata». <p>
<b>Anche la necessità di una nuova legge elettorale è stata richiamata da Napolitano. Casini ha lanciato un allarme: sono all’opera guastatori che vogliono impedire la riforma. Si sente accusato? </b><p>
«Per quanto riguarda noi del Pd si tratta di un’accusa assolutamente priva di fondamento e Casini lo sa bene. Noi con il mantenimento del Porcellum abbiamo solo da rimetterci. Primo perché vincola ad alleanze forzose; secondo perché il nostro elettorato non accetterebbe mai di tornare a votare con le liste bloccate. Quindi faremo di tutto, ripeto di tutto, per fare la riforma». <p>
<b>E allora chi è che frena? </b><p>
«Da mesi io temo che, per come sono messi, il Pdl e in parte anche la Lega puntino a mantenere l’attuale sistema. Perché li costringe a stare insieme e poi perché possono continuare a nominare i parlamentari. Proprio per questo noi dobbiamo pretendere che si giochi a carte scoperte. E’ evidente che o entro maggio c’è la prima lettura delle riforme costituzionali e un’intesa politica sulla legge elettorale, oppure è una presa in giro e noi non possiamo starci. Le riforme costituzionali non possono diventare l’alibi per allungare il brodo e alla fine non fare nulla».<p>
<b>Sul 25 aprile ci sono state riserve da parte di settori dell’Anpi sulla presenza di esponenti politici del centrodestra alle manifestazioni. Anche la Polverini e Alemanno sono finiti nell’occhio del ciclone. Condivide? </b><p>
«Capisco che accostare al 25 aprile persone che hanno una storia diversa è faticoso. Ma noi del Pd e in generale del centrosinistra dobbiamo pazientemente ricostruire un tessuto di valori condivisi anche dagli avversari. Quando ero segretario del partito, per diverse settimane ho sfidato Berlusconi, allora presidente del Consiglio, a celebrare per la prima volta il 25 aprile. Lo fece a Onna, naturalmente trasformando tutto in uno spot personale. Anche dentro il mio campo ci fu chi disse: è stato un bel boomerang. Io invece resto convinto di aver fatto bene, perché l’anniversario della Liberazione deve essere una ricorrenza nella quale tutti si possono e devono riconoscere. E non solo metà Paese». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1E52EN">Il Messaggero - Carlo Fusi</a>Antonio POLITO: L'isolamento dei più forti2012-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626917<br />Scenari politici e pressioni su Berlino.
<p>Sarà di nuovo maggio il mese fatale dell'Europa? Diremo anche dell'euro che «ei fu, siccome immobile/ dato il mortal sospiro»? La sera del sei maggio le urne potrebbero sancire che la maggioranza dei greci non vuole più restare nella moneta unica, premiando la galassia di partiti che sperano di liberarsi dei sacrifici mandando a quel paese la troika, la Bce e la Merkel. E nella stessa sera dovremo prendere atto che anche la maggioranza dei francesi non vuole più stare nell'Europa così come è oggi. Se vincerà Hollande, la sfida è chiara: rinegoziare il patto fiscale appena sottoscritto con la Germania. Ma anche se vincesse Sarkozy, ad ascoltare i suoi ultimi comizi a caccia di voti lepenisti, il futuro non sembra meno tempestoso: «Ora basta, cambiamo o non ci sarà più l'Europa».
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Se si aggiunge che a maggio votano anche due Länder tedeschi in un turno che potrebbe affondare la coalizione tra la Merkel e i liberali; e che è in crisi di governo pure l'Olanda, fino a ieri il più arcigno guardiano del rigore teutonico, si capisce l'allarme, ma anche l'ansia e il senso di impotenza, che si sta impadronendo delle élite europee e italiane. Nessuna cura sembra funzionare. I mercati hanno prima punito il poco rigore dei Paesi debitori, poi hanno punito l'eccesso di rigore imposto ai Paesi debitori, e ora sembrano temere che gli elettori fermino la politica del rigore. In Italia stiamo facendo, più o meno bene, tutti i compiti a casa che ci sono stati richiesti, eppure lo spread resta sotto la sufficienza. Lo stesso spirito di salvezza nazionale che aveva spinto Monti al governo sembra smarrirsi: i partiti pensano ai loro nomi e ai loro soldi, i giornali pensano di nuovo a Ruby, e i sindacati pensano a far chiudere i supermercati il 25 Aprile.
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Tutti si chiedono che fare. E tutti chiedono alla Merkel di fare qualcosa. È un coro che va da Washington a Madrid, dal Manzanarre al Reno. Il governo tedesco sente la pressione e cerca l'azione. Si spiega così l'annuncio dato ieri dell'incontro svoltosi la settimana scorsa tra il consigliere europeo della Cancelliera e il nostro ministro Moavero. La Germania propone di scrivere un nuovo Patto, con vincoli e sanzioni, dopo quello sul rigore dei bilanci: un altro «Compact», che stavolta dovrebbe riguardare le riforme strutturali (non a caso rilanciate ieri da Draghi) e la competitività. Berlino vorrebbe cioè legare tutti i Paesi dell'area a una maggiore convergenza non solo delle finanze pubbliche ma anche delle economie, nella speranza che questo favorisca la crescita. L'Italia di Monti è ovviamente d'accordo, ma ha ripetuto a Berlino che non basta. Roma vuole due cose, e ora sa che le vuole anche Hollande: bond europei per finanziare grandi progetti (da non confondere con gli eurobond, cioè titoli comuni del debito, sui quali nessuno si illude di convincere oggi Berlino) e nuovi capitali per la Banca europea degli investimenti.
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Anche se il governo italiano preferirebbe evitare scossoni politici in Francia, e dunque sui mercati, è evidente che ha già un piano per giocare la carta Hollande. Palazzo Chigi sa bene che non basterà cambiare presidente a Parigi per cambiare politica a Berlino: oggi la Francia non è in condizioni di dettare legge.
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Perciò qualcuno dovrà per forza rimettere insieme le due ruote dell'asse carolingio, e quel qualcuno non può che essere Monti. La strategia è: aiutare la Merkel a tenere a freno le bizze di Hollande sul rigore, in cambio di una seria apertura sulla crescita. Cominciando con il chiedere a Berlino di non respingere al prossimo G8 un'interpretazione «dinamica» del rigore. Ne abbiamo bisogno: il nostro pareggio di bilancio nel 2013 sarà «strutturale», ma non «nominale»: verrà cioè corretto al rialzo in ragione del ciclo economico negativo. D'altra parte la Germania, che pure lamenta gli squilibri dell'euro-zona, è essa stessa protagonista di uno squilibrio formidabile quando attrae ingenti capitali pagandoli con tassi di interesse negativi, cioè inferiori all'inflazione. Userà almeno una parte di queste risorse a basso costo per stimolare la sua domanda interna, e così anche le nostre esportazioni?
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Finora l'Italia di Monti si è mossa per rendere la vita facile alla Merkel, nella convinzione che ciò la rendesse più facile anche a noi. Ma se così non è, e se Sarkozy ne sarà la prima vittima, Roma dovrà chiedere qualcosa in cambio di una nuova alleanza.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1E52IA">Corriere della Sera</a>Furio COLOMBO: Il loro 25 aprile2012-04-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626894Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Da ieri nelle strade e nelle piazze della Capitale italiana, si vedono grandi manifesti che celebrano la Repubblica di Salò. Avete capito bene. Celebrano la repubblica di Salò sotto la data del 25 aprile. La scritta è stampata in alto sopra la foto di un reparto di Brigate nere passate in rivista dall'ultimo segretario del Partito fascista, Pavolini. Non confondete.
<p>Non erano soldati per combattere. Erano soldati da rastrellamento. Rastrellamento vuol dire (nel linguaggio della mia infanzia, quando ho visto ciò che accadeva con lo stesso orrore che provo oggi) catturare antifascisti e partigiani destinati a morire. Sono i "soldati" impegnati a tempo pieno a trovare e catturare cittadini italiani ebrei, bambini e malati inclusi, da consegnare ai camerati tedeschi per lo sterminio nei campi. Quei campi hanno continuato a uccidere fino all'ultimo giorno e all'ultimo fascista in condizione di "combattere" quella guerra ignobile e spaventosa.
<p>Fa impressione che quei manifesti siano affissi negli spazi con la scritta "Comune di Roma". Fa impressione e orrore che lo slogan del manifesto sia la scritta: "Tutti gli eroi sono giovani e belli". Sono gli eroi che hanno mandato a morte ogni ebreo, ogni partigiano, ogni antifascista su cui sono riusciti a mettere le mani. Mani non di combattenti ma di carnefici. Sono gli eroi che hanno dato una mano alla razzia romana del 16 ottobre (tutte le famiglie trovate nel ghetto, mille persone con tutti i bambini, quasi nessuno è tornato).
<p>Sono i complici delle stragi compiute dai camerati tedeschi nei villaggi e paesi dove anche il parroco è stato ucciso, Sono coloro che pagavano lire 5.000 a quelli che indicavano il nascondiglio di un italiano ebreo da mandare a morire. Sono i "ragazzi" che si sono preoccupati di far arrivare ad Auschwitz Primo Levi, catturato mentre combatteva da partigiano. Il macabro manifesto reca in basso la scritta "ai ragazzi di Salò".
<p>Nei giorni scorsi l'ambasciatrice svedese a Roma mi ha espresso il desiderio di celebrare insieme, a Roma, l'anniversario della nascita di Raul Wallenberg, il giovane diplomatico svedese che, assieme all'italiano Giorgio Perlasca, ha salvato migliaia di ebrei ungheresi. Le ho detto sì. Non nella Roma di Alemanno. A Roma hanno fatto bene le associazioni della Resistenza a non invitare le istituzioni di questa città e di questo manifesto alla celebrazione del 25 aprile.
<p><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1E1D6K">Il Fatto Quotidiano</a>GIUSEPPE TASSONE: Intervento nel corso della seduta conclusiva dei lavori del Consiglio Comunale : “Grazie Cuneo!”2012-04-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626861Alla data della dichiarazione: Pres. Consiglio Comunale Cuneo (CN) (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Cari colleghi,<br />
E’ con un po’ di emozione che mi accingo a presiedere quest’ultima seduta del Consiglio Comunale. <br />
Questa sera si concludono i lavori di questa assemblea e consegniamo alla città il nostro operato, i nostri dibattiti e quanto ognuno di noi ha ritenuto di compiere nell’interesse di Cuneo.<br />
Una città che, per la sua storia, per le sue radici, per la sua dignità, ma anche per il presente fatto di lavoro, di dibattito culturale, di presenza diffusa della partecipazione merita non solo l’amore che ognuno di noi porta nei suoi confronti, ma anche il rispetto di tutta l’Italia.<br />
In questi cinque anni di tornata amministrativa abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare tra noi il Presidente della Repubblica, onorevole Giorgio Napolitano, al quale, anche come simbolo dell’Unità Nazionale, invio un caloroso saluto rinnovando il ringraziamento per quanto ha fatto e sta facendo per il nostro Paese.
Abbiamo anche avuto l’onore di riunirci in San Francesco, nuovamente reso fruibile alla città, conferendo, in quell’occasione, la cittadinanza onoraria a tre cuneesi illustri. Ad uno di loro, che siede accanto a me, al vice presidente Streri, decano di questo consiglio, rinnovo, a nome di tutti, il ringraziamento ed il riconoscimento per l’attività che, per tanti decenni, ha svolto come amministratore della città.<br />
Ho avuto l’onore di presiedere, cinque anni fa, la seduta inaugurale di questa assemblea: in quell’occasione dissi che l’Italia che avremmo lasciato sarebbe stata ben diversa da quella nella quale in quel momento vivevamo.
Fui facile profeta, ma certo non immaginavo le difficoltà, i problemi, i drammi famigliari e personali che si stanno sviluppando in questi giorni.
Certo viviamo una situazione difficile!<p>
Fra pochi giorni celebreremo il 67°anniversario della Liberazione: una festa di popolo che rappresenta il riscatto di una Nazione, mai come oggi quei valori sono attuali e devono costituire una base sulla quale poggiare la ricostruzione economica, morale ed occupazionale del nostro Paese.<br />
Innanzi tutto morale: gli scandali che hanno colpito il mondo politico in questi ultimi tempi non possono lasciare alcuno indifferente, soprattutto chi, ricoprendo funzioni pubbliche, sa di aver fatto fino in fondo il proprio dovere, di avere operato esclusivamente nell’interesse della città e dei suoi abitanti e non accetta di essere accomunato a chi ha dimostrato, con fatti, anche penalmente rilevanti, di aver tradito la fiducia che con il voto era stata riposta.<br />
Occorre che moralmente questo Paese si risollevi, che recuperi le ragioni del vivere insieme, del rispetto reciproco, del gusto del dibattito e della discussione, approfonditi, ma non urlati, ponderati e soprattutto costruiti su argomenti conosciuti e non solo su slogan da consegnare a giornali e televisioni.
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Cari colleghi, fra poche ore concluderemo i nostri lavori: consentitemi di ringraziare personalmente ognuno di voi ed anche quanti in questi anni hanno lasciato questi banchi, ringrazio anche il Sindaco, con il quale ho avuto un rapporto d’assoluta collaborazione, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli e gli assessori. Un ringraziamento anche al dr Pietro Pandiani che ha retto la Segreteria Generale con capacità e impegno, al personale di segreteria, ai segretari delle commissioni consigliari permanenti, ai dipendenti tutti di un comune che, grazie al lavori di tutti, ha saputo cogliere le sfide di momenti non facili e mettersi al servizio dei cittadini.<br />
A quanti saranno eletti nell’ormai imminente tornata amministrativa di maggio l’augurio di operare sempre e solo nell’interesse di questa grande, magnifica città che, come amministratori, abbiamo avuto l’onore di servire in questi anni.
Un ultimo saluto ai cittadini cuneesi, alle donne ed agli uomini, che vivono e abitano in questa città: a loro, al loro futuro consegno questa sera il nostro lavoro ed il nostro operato di cinque anni con la convinzione che ogni nostra azione è stata mossa dall’intento di ben operare nell’interesse della nostra città.
Consentitemi allora di chiudere questo breve intervento con una frase che mi sgorga dal cuore: grazie Cuneo!
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Beppe Tassone<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beppetassone.it">sito web personale</a>GIUSEPPE TASSONE: “Un 25 aprile per guardare avanti e per recuperare comuni valori”2012-04-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626844Alla data della dichiarazione: Pres. Consiglio Comunale Cuneo (CN) (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
E’ forse il peggior 25 aprile dalla “Liberazione” quello che il nostro Paese sta vivendo: un Paese allarmato, alle prese con una pesante crisi economica ed occupazionale che peggiora di giorno in giorno, deluso dagli scandali che hanno colpito alcuni partiti e che coinvolgono, in ogni caso, il mondo politico, contribuiscono a “disegnare” un’Italia ben diversa da quello che, con altro spirito, salutava nel 1945 la fine della guerra e il ritorno alla libertà ed alla democrazia.
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Proprio in questi momenti è necessario recuperare i valori fondanti della nostra Repubblica, a partire dalla Carta Costituzionale cercando, proprio in situazioni di grande difficoltà, di trovare gli elementi per costruire un nuovo futuro di ripresa, di lavoro, di coesione sociale e di serena convivenza.
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Un’impresa non facile, ma assolutamente necessaria se si vuole poter guardare al futuro con speranza e soprattutto con concrete motivazioni.
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I valori del 25 aprile, le ragioni che portarono un popolo a trovarsi unito in ideali comuni di libertà e di progresso sono ancora attuali: occorre immergerli nella realtà odierna, superare momenti di forte scoramento e di disillusione, per ritrovare comuni ragioni.
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Il nostro Paese può e deve farcela a superare l’attuale contingenza, ma questo avverrà solo se saprà muoversi unito, recuperando ideali che non sono mai stati sopiti e che, a distanza di 67 anni, sono ancora attuali e validi.
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L’augurio è che il 25 aprile non segni solo un giorno di festa nazionale ed il ricordo di quanti hanno combattuto per la libertà e la democrazia, ma rappresenti anche lo stimolo per riscoprire e rendere comuni valori che sono tuttora attuali, senza i quali il nostro Paese non avrebbe futuro.
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Cuneo, in questo senso, costituisce, per l’Italia, non solo la capitale morale della resistenza, ma anche una città che, per la propria storia, i propri ideali e le proprie radici, sa indicare le ragioni che, alla base della Liberazione, sono tuttora valide ed attuali.
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Beppe Tassone<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beppetassone.it">sito web personale</a>Giorgio NAPOLITANO: «Sì alle riforme ma senza mettere in forse i principi enunciati nella Costituzione. No a cieco scontro»2011-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560059Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Omaggio del Capo dello Stato al Milite Ignoto per il 66esimo anniversario della Liberazione: "Sì alle riforme "mature e necessarie", purché non si mettano in discussione i principi enunciati nella Costituzione, soprattutto nella prima parte della Carta fondamentale. <a href="http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2168"><b>Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano</b></a>, nel corso della cerimonia per il 66° anniversario della Liberazione all'Altare della Patria.
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"Si proceda - ha detto il capo dello Stato - alle riforme considerate mature e necessarie, come in questi anni ho sempre auspicato. Lo si faccia con la serietà che è doverosa e senza mettere in forse punti di riferimento essenziali, in cui tutti possono riconoscersi. Senza mettere in forse quei principi, e quella sintesi, così comprensiva e limpida, dei diritti di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua prima parte sancito".
<p>Questo ultimo passaggio dell'intervento del capo dello Stato è stato sottollineato con applausi dalla folla, che nonostante la pioggia ha voluto assitere alla cerimonia della deposizione di una corona di alloro al monumento del Milite Ignoto e alla consegna di una medaglia d'oro al valore civile consegnata dal capo dello stato a Paolo Pucci, nipote di quel Mario Pucci, assassinato dai fascisti a 20 anni nel 1938.
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L'Italia ha bisogno di un "nuovo senso di responsabilità nazionale" di "una rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza", ha detto ancora Napolitano. L'esperienza della Resistenza è stata "rigeneratrice", una riposta a "colpi durissimi e a rischi estremi vissuti dalla nazione".
<p>"Dalla memoria e dalla viva consapeovlezza di prove come quella possiamo trarre - ha ribadito il capo dello Stato - la fiducia indispensabile per affronteare le sfide di oggi e del futuro". Ma la complessità di queste sfide "e delle incognite che vi si accompagnano, la difficoltà dei problemi che già ci si pongono e ci incalzano", ha sottolineato, hanno bisogno, appunto, di un nuovo senso di responabilità nazionale e di una rinnovata capacità di coesione.
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La competizione elettorale non ceda ad "una logica di acceso e cieco scontro". <br />
E' l'auspicio espresso dal presidente della Repubblica nel suo intervento all'Altare della Patria. Alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, ha sottolineato il capo dello Stato, "sono seguite settimane di aspra tensione nella vita istituzionale e nei rapporti politici, anche per l'avvicinarsi di normali scadenze elettorali. E' nell'interesse comune che le esigenze della competizione in vista del voto non facciano prevalere una logica di acceso e cieco scontro; è nell'interesse comune che dal richiamo di oggi, 25 aprile, agli anni della Resistenza, della ricostruzione democratica e del rilancio economico, sociale e civile dell'Italia, dal richiamo a quelle grandi prove di impegno collettivo, venga lo stimolo a tener fermo quel che ci unisce e deve unirci come italiani. Parlo del lascito della Resistenza, dell'eredità di quell'assemblea costituente che sull'onda della Liberazione nacque insieme con la Repubblica".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/ext/printNews.php?sec=News&cat=Politica&loid=3.1.1942943279">Adnkronos/Ign | Quirinale.it</a>MATTEO RENZI: «Per la prossima visita del Capo dello Stato i fiorentini espongano il tricolore sulle finestre»2011-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560058Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Firenze (FI) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Firenze (FI) (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br />
Esporre il tricolore sulle finestre delle case per ribadire «l'orgoglio dell'appartenenza, alla Patria» e far sentire «la vicinanza e l'intimità che ciò significa al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». <br />
Lo chiederà ai fiorentini il sindaco Matteo Renzi in occasione della prossima visita di due-tre giorni del Capo dello Stato Giorgio Napolitano a Firenze. La data della visita di Napolitano dovrebbe essere confermata domani: è probabile che sia tra l'11 e il 13 maggio.
<p>«Sarà l'occasione - ha detto Renzi durante l'intervento in Palazzo Vecchio per la cerimonia della Liberazione - per ribadire i principi della nostra Carta Costituzionale», proprio a Napolitano «è affidato il compito di garanzia e lui è un sicuro baluardo per tutti e un riferimento straordinario». Renzi, in particolare, ha fatto riferimento all'articolo 54 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi» ha detto, ricordando poi la seconda parte dello stesso articolo dove si dice che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge».
<p>Il primo cittadino, davanti alle autorità e agli ex partigiani, presenti nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dove c'erano anche tanti fiorentini, ha concluso sottolineando che il Capo dello Stato, che sarà a Firenze per celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, «ci aiuterà a riflettere sui valori della Carta e della Repubblica anche perchè - ha concluso Renzi - bisogna rispettare la storia per com'è andata e non per come qualcuno vorrebbe riscriverla». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.unita.it/italia/milano-corteo-del-25-aprile-bersani-bene-il-colle-1.286682">l'Unità</a>Gianfranco BETTIN: Venezia. Sullo scontro tra Partigiani e Combattenti su «Bella ciao» con sfilate separate.2011-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560057Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Venezia (VE) (Partito: Lista Civica - Cen-Sin) <br/><br/><br />
«Basta avere buon senso — sottolinea l'assessore Gianfranco Bettin —. Se non siamo capaci di trovare una soluzione per una cerimonia di un’ora, allora non siamo il Paese delle ricorrenze ma delle barzellette».
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<b><i>"Il problema"</i></b><br />
Se «Bella Ciao» verrà suonata anche in altre piazze tra cui quella di San Donà di Piave (dove sindaco è la leghista e presidente della Provincia Francesca Zaccariotto), il generale Pino Rizzo che rappresenta gli ex militari di «Bella Ciao» non vuole proprio sentir parlare né a Mestre né altrove. «L’anno scorso siamo stati colti di sorpresa quando è stata intonata la canzone ma abbiamo lasciato correre perché la cerimonia era solenne — spiega — ma subito dopo sono andato a protestare dal vicesindaco e lui mi aveva assicurato che non si sarebbe più fatto». A sentire Rizzo però le sue parole sarebbero cadute nel vuoto perché il 5 aprile, quando le associazioni di ex combattenti si sono incontrate con il Comune, il programma era rimasto invariato rispetto all’anno precedente. La soluzione dunque sarà lo sdoppiamento dei cortei. Il picchetto militare non precederà il corteo degli ex partigiani e andrà a fare la cerimonia solo soletto.
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<br/>fonte: <a href="http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/23-aprile-2011/scontro-partigiani-combattenti-bella-ciao-sfilate-separate-190500008040_print.html">Corriere del Veneto</a>SEBASTIANO BONZIO: Venezia. «Sfregio di Fn alla Partigiana, striscione contro il 25 aprile»2011-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560056Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Venezia (VE) (Lista di elezione: PRC) <br/><br/><br />
«Stupida provocazione. Rappresentano il braccio armato di un cervello spento».
<p>Il 25 delle polemiche si apre con uno sfregio. A Venezia infatti, sul celebre monumento alla Partigiana a Castello, sarebbe stato messo uno striscione (subito rimosso) con la scritta «25 aprile lutto nazionale». A riportare la notizia Sebastiano Bonzio, Capogruppo Federazione della Sinistra al Comune di Venezia: «Un gruppo di attivisti di Forza Nuova avrebbe appeso uno striscione con scritto "25 Aprile, lutto nazionale". Evidentemente è proprio rispondente al vero l'adagio secondo cui "La madre dei cretini è sempre incinta". Queste azioni non hanno mero intento provocatorio ma cercano di riscrivere la storia, stravolgendone gli esiti e ribaltandone meriti, responsabilità e ruoli - scrive Bonzio in una nota - rappresentando il braccio armato e il cervello spento di quelle forze politiche che, in Parlamento, propongono di modificare la Costituzione nei suoi principi fondamentali e in quelle norme che vietano la ricostituzione del partito fascista».
<p> «Per contrastare questa deriva culturale la Federazione della Sinistra, assieme alle associazioni democratiche (Anpi in testa), è impegnata, ogni anno, a perpetrare la memoria di quella straordinaria epopea di popolo che fu la Resistenza e a riattualizzarne i valori».
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<br/>fonte: <a href="http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/25-aprile-2011/sfregio-fn-partigiana-striscione-contro-25-aprile-190504554497_print.html">Corriere del Veneto</a>Rosanna FILIPPIN: «Faccetta nera a scuola? Meglio qualche libro in più e qualche marcetta in meno»2011-04-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560075Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
“Diversamente da chi, nel centrodestra, vorrebbe che fosse la politica a decidere cosa va detto e insegnato a scuola, come se fossimo ai tempi di Goebbels, io rispetto l’autonomia e la professionalità degli insegnanti. E non ritengo che i docenti italiani siano ideologizzati come crede Berlusconi.
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Nel caso della scuola di Pove credo che le spiegazioni possibili siano solo due: nel caso migliore qualcuno è stato così ingenuo da non condividere la scelta educativa con i genitori; nel caso peggiore il filtro della musica è un modo di banalizzare la tragedia del nazifascismo. Un gesto che non sorprenderebbe, in un paese dove pezzi di classe dirigente, a livello nazionale e regionale, vorrebbero trasformare il sacrosanto dovere della compassione e della pietà umana verso le vittime di tutte le parti in gioco, in un inaccettabile giustificazionismo che relativizza la distinzione tra chi stava dalla parte della libertà e chi stava da quella della dittatura.
<p>Alla vigilia del 25 Aprile, è giusto che questa distinzione sia resa ben chiara, specialmente alle giovani generazioni. E forse per questo sarebbe utile, anche sui banchi di scuola, qualche libro in più e qualche marcetta in meno”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/print_primopiano.asp?ID=112">partitodemocraticoveneto.org</a>Paolo Giacon: "Su calendari già stampati la Provincia di Padova 'dimentica' il 25 aprile ed il 1°maggio"2011-01-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it549524Alla data della dichiarazione: Consigliere Provincia Padova (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Chiediamo immediato stop alla distribuzione e pubbliche scuse”. Questo calendario per bambini è una spesa inutile.
Sull'ennesima iniziativa propagandistica della Provincia di Padova, l'ira del Pd.
<p>“Cancellare il 25 aprile ed il 1° maggio è un insulto verso tutti i martiri veneti caduti per la libertà e per la democrazia e un'offesa verso tutti i veneti che lavorano.<br />
Non possiamo davvero credere che si tratti di una doppia svista o di un doppio errore di stampa o di un doppio mancato controllo da parte dei politici o dei tecnici. E guarda caso l’assessore alle iniziative culturali è nella Provincia di Padova un esponente di spicco della Lega Nord.”
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Lo afferma Paolo Giacon, consigliere provinciale del Partito Democratico.
<p>Nelle migliaia di calendari per bambini fatti stampare dalla Provincia di Padova sono assenti sia il riferimento al 25 aprile come Festa Nazionale della Liberazione, sia il 1° maggio, universalmente riconosciuta come Festa del Lavoro.
<p>Non si fa attendere la reazione del Partito Democratico alla notizia che l’amministrazione comunale di Solesino ha deciso di rispedire alla Provincia di Padova i calendari stampati e destinati ai bambini dei comuni del territorio provinciale.
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“Ha fatto bene il sindaco di Solesino a rispedire al mittente questo tentativo maldestro di riscrivere la storia e di distorcere le feste e le tradizioni del nostro Paese. – prosegue il dirigente democratico e aggiunge - La Provincia interrompa subito la distribuzione.
<p>"Invitiamo tutti i sindaci dei 104 comuni, le associazioni e le parrocchie della Provincia a fare lo stesso e a sommergere la sede della Provincia con i pacchi di restituzione. Ovviamente con il costo di spedizione a carico del destinatario (la Provincia di Padova)."
<p>E' l’appello che il democratico ha lanciato ai sindaci padovani. Siamo davvero molto preoccupati per la linea politica di questa Provincia, i cui amministratori sono gia’ stati nell’occhio del ciclone per saluti fascisti e dichiarazioni revisioniste”, puntualizza Giacon.
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“Mi domando infine, se ci sia davvero bisogno, in questo tempo di ristrettezze e di alluvioni, di stampare calendari per bambini. E’ risaputo infatti che i piu’ piccoli usano notoriamente i diari scolastici o possono tranquillamente imparare ad usare i calendari dei “grandi”.
<p>L’ennesima spesa inutile dell’Amministrazione Provinciale e per altro gestita in modo approssimativo e superficiale. Un altro modo per sperperare i denari dei cittadini. <br />
Questa volta umiliando anche due feste nazionali che sono nel cuore di tutti i veneti e di tutti gli italiani.”, conclude il consigliere democratico.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1875">www.partitodemocraticoveneto.org</a>Leonardo Galenda: Discorso tenuto al Parco della Rimembranza il 25 aprile 20102010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498810Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Vigonovo (VE) (Partito: CEN-DES(LS.CIVICHE)) <br/><br/>Oggi che siamo qui, insieme, per un dovere civile, il primo pensiero, non privo di nostalgia, va ai tanti volti di nostri amici e concittadini vigonovesi, che avevano visto, combattuto e sofferto, gli anni della guerra e della resistenza e che un tempo incontravamo in questa giornata, che venivano con noi qui a celebrare, e che oggi non ci sono più. Anziani, madri di famiglia, ex partigiani, ex alpini ex soldati semplici, ex ufficiali. Un amichevole saluto a Giuseppe Pietrogrande trattenuto a casa da malattia, che fu primo componente del Comitato di Liberazione di Vigonovo. E’ un ricordo di persone umili e miti, ma anche fiere e intransigenti nella difesa del valore della Resistenza e della Liberazione. La Resistenza e la Liberazione, è stata un segno ‘unitivo’ di una generazione che aveva
conosciuto oppressione e guerre, che aveva conosciuto, anche qui a Vigonovo e nei paesi vicini, la barbarie delle uccisioni per sospetto o rappresaglia, e a Padova, la nostra città più vicina, la brutalità religiosa delle torture delle SS e dei loro amici fanatici fascisti della banda Carità. Oggi che siamo qui insieme, dunque, il secondo pensiero va ai tanti martiri della resistenza civile italiana che sono morti per il riscatto e la libertà. Ricordiamo i nostri cari fratelli Peron, trucidati per l’ingiusto sospetto di appartenenza alla resistenza partigiana, ricordiamo i 44 cittadini inermi di Saonara strappati nella notte dalle case e uccisi per rappresaglia dall’esercito tedesco in ritirata, ma ricordiamo anche il nostro amato e intelligente dott. Scarpis, silenzioso e diligente partigiano della brigata Negri, ricordiamo la coraggiosa generosità pagata con la morte nel forno crematorio della
saonarese Maria Borgato che con carità cristiana si spendeva di notte per portare in salvo soldati italiani allo sbando e prigionieri in pericolo. Molti fra di noi ricorderanno le tante
persone semplici e contadini che spontaneamente protessero ebrei, soldati che non aderirono alla Repubblica di Salò dopo l’8 settembre, o sostennero i partigiani e gli alleati nella lotta contro la guerra e contro l’occupazione nazifascista. Un pensiero particolare voglio oggi spenderlo per un giovane frate dei minori conventuali
di S.Antonio, del quale una recente documento ha messo in luce la vicenda umana e spirituale. Padre Placido Cortese nel 1944 era da sei anni direttore del Messaggero di S.Antonio, lì aveva avuto modo di affinare competenze grafiche che gli permisero di falsificare documenti di identità dei fuggiaschi e ricercati dai nazifascisti per permetterne l’espatrio e la salvezza nella vicina Svizzera. L’8 ottobre del 1944, all’eta di 37 anni,
chiamato da un suo amico croato a prestare soccorso d’urgenza oltre il sagrato della basilica, considerata territorio vaticano, fu catturato e consegnato alle SS di via Diaz a Padova, e poi trasferito nel bunker della Gestapo di Palazzo Oberdan a Trieste. Questo religioso interrogato e sottoposto a torture inaudite e morì senza mai rivelare alcun nome dei suoi collaboratori, come è emerso da testimonianze inedite di chi lo vide, contenute in un recente volume e dvd del 2007 delle edizioni del messaggero, intitolato “Padre Placido
Cortese. Il coraggio del silenzio”. Altri resistenti padovani autorevoli, andrebbero poi ricordati, come il comunista Concetto Marchesi, l’azionista Silvio Trentin, il socialista Busonera, i cattolici Egidio Meneghetti e Luigi Pierobon, e molti altri. Oggi la storiografia ci conforta nell'affermare che, qualunque fossero le ideologie che animarono i partigiani, la resistenza fu una guerra patriottica di liberazione nazionale, appoggiata dalla gran massa della popolazione, stanca della guerra e desiderosa di un destino diverso e più libero. Dunque, quando sentiamo cantare “il fiore dei partigiani”,
quando vediamo una bandiera alzarsi, o sentiamo il nostro inno nazionale, andiamo col pensiero a tutti gli italiani caduti, imprigionati nelle carceri, impiccati o gettati nei campi, perché lì è nata la nostra libertà e la nostra dignità. La memoria della Resistenza, quindi, non è sterile, ma è onorare chi è morto per la nostra idea di democrazia; è prendere coscienza che ci sono stati dei momenti fondativi della nostra nazione, dei padri fondatori di cui essere orgogliosi; è ricordare un periodo storico dove una generazione di giovani, che si è poi definita incosciente e che tuttavia aveva
conosciuto la guerra, ha saputo rispondere alle questioni importanti della vita e ai suoi grandi dilemmi. La generazione nata dalla Resistenza contro il nazifascismo ha, infatti, dimostrato di aver saputo battersi per la vita e la voglia di libertà contro la pretesa totalitaria della politica,
mettendo al centro la persona e ripudiando la guerra come leggiamo nella Costituzione. Erano uomini che avevano conosciuto le diseguaglianze e per questo scrissero nella Carta Costituzionale che ciascuno di noi è uguale all’altro, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. E' una generazione che ha saputo offrire valori fondativi non sono solo a chi ha combattuto, a chi stava da una parte, ma a tutti. I valori della Liberazione vogliono unire
mai dividere, perché a queste condizioni l’esercizio della nostra intelligenza non si trova a disagio e i bisogni dell’anima umana non ne soffrono.
Ora dunque ci potremo chiedere qual è il compito di ognuno di noi? Il nostro compito, amici, cari cittadini e associazioni, è quello di coltivare la capacità di attuare con saggezza, nella vita, i valori spirituali migliori che ci sono stati consegnati dalla Resistenza e dalla Liberazione dal Nazifascismo.
Oggi più che mai a ciascuno di noi compete tramutare questi valori in destino, sta a noi assumere un compito, come fece la maggioranza degli italiani allora, di aggiornarli ma non tradirli; di continuare a lavorare per la ragione e il rispetto; di adoperarsi per contrastare il sopruso con ogni mezzo; di premiare il lavoro e non l'opportunismo e la rendita; di far prevalere l'utilità comune all'utilità particolare; di fare in modo che nessuno muoia di fame
e non ci siano troppo ricchi o troppo poveri; di ricercare come sacra e indelebile la fratellanza dei popoli. A ciascuno di noi fare in modo che tutto ciò rimanga vitale, perchè questo è il dono più prezioso Ascoltiamo quindi e applaudiamo l’inno di Mameli, a cui diamo un significato di concordia e fratellanza, e gridiamo con gioia: Viva la libertà, Viva gli Italiani, Viva l’Italia.<br/>fonte: <a href="http://www.comune.vigonovo.ve.it/upload/1/FESTA%20DELLA%20LIBERAZIONE.pdf">Comune di Vigonovo</a>Michele Coppola: 25 aprile: libertà e federalismo valori paralleli 2010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498788Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Torino (TO) (Gruppo: FI) - Assessore Regione Piemonte (Partito: PdL) - Consigliere Regione Piemonte (Lista di elezione: PdL) - Assessore Regione Piemonte (Partito: PdL) <br/><br/>“Sono dispiaciuto - ha commentato Coppola - non solo per me quanto per le persone che erano ad ascoltare. I comportamenti sbagliati di pochi impediscono ai più di partecipare ad una festa. E mi dispiace anche dover dare così tanto spazio a chi si comporta in modo indecoroso”.<br/>fonte: <a href="http://www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/25-aprile-libert-e-federalismo-valori-paralleli.html">PiemonteInforma</a>Roberto COTA: 25 aprile: libertà e federalismo valori paralleli 2010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498787Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Pres. Giunta Regione Piemonte (Partito: Lega) <br/><br/>Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile a Domodossola, città medaglia d’oro della Resistenza, dove ha sottolineato “lo straordinario parallelismo tra i valori della riaffermazione della libertà e della democrazia e i principi dell’autonomia e del federalismo”.
”La giornata del 25 aprile è una festa che ha un senso se proiettata verso il futuro . ha aggiunto Cota - Serve per evitare gli errori del passato, ma soprattutto guardare alle riforme e al federalismo, che è lo strumento per aumentare la democrazia. Riforme che la gente vuole”.<br/>fonte: <a href="http://www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/25-aprile-libert-e-federalismo-valori-paralleli.html">PiemonteInforma</a>MARCELLA ZAPPATERRA: Il mio discorso per le Celebrazioni del 65° anniversario della Liberazione e della Resistenza2010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498746Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Ferrara (Partito: PD) - Consigliere Provincia Ferrara (Lista di elezione: PD) <br/><br/>Questo il discorso che ho fatto nella giornata di ieri per la Celebrazione del 65° anno della Liberazione e della Resistenza:<br />
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Autorità civili, militari, religiose, rappresentanti delle associazioni partigiane e combattenti, cittadini, la data del 25 aprile è importante, non è una ricorrenza cui ci si possa avvicinare in modo rituale e ripetitivo, e sono onorata di portare a tutti voi il saluto delle Istituzioni ferraresi.<br />
Oggi ricordiamo un avvenimento dal significato preciso, storico e politico: la vittoria della Resistenza sulla dittatura e la fine dell’occupazione straniera.<br />
I fatti che si susseguirono dalla firma dell’armistizio e dal crollo dell’8 settembre 1943, fino ai gloriosi momenti conclusivi della liberazione delle nostre città e della nostra terra, ci parlano di una straordinaria prova di riscatto civile degli italiani e sono le fondamenta della nostra Repubblica.<br />
Per questo occorre continuare nello sforzo di farli conoscere correttamente, e di renderli patrimonio comune di tutti gli italiani.<br />
Una reale condivisione e un comune sentire storico sui fatti e sul valore della Resistenza si possono raggiungere - io penso - solo rappresentando la Resistenza nella sua interezza, nell’insieme delle sue componenti, nella ricchezza delle adesioni e partecipazioni che ne garantirono il successo.<br />
Per questo è necessaria una lettura dei fatti politici ed umani che la sostanziarono che, nel necessario spirito di verità e al di fuori di ogni retorica, restituisca ad ognuno di noi una ricostruzione storica corretta.<br />
In molti si sono riferiti negli ultimi tempi alla necessità di smitizzare la Resistenza. Se questo significa rappresentarne anche i limiti, sono d’accordo.<br />
Ci sono stati! In particolare nei giorni successivi alla liberazione quando si consumarono vendette che spesso coinvolsero anche persone innocenti. Queste contraddizioni, purtroppo, sono il prezzo che ogni guerra ci ha riservato, in particolare quando queste avevano i tratti di una guerra civile.<br />
E, se le si riconosce (queste contraddizioni), non tolgono nulla al “mito della resistenza”…anzi, lo trasformano in quello che realmente è: storia vera.
<br />
“Storia Vera” la cui oggettività rappresenta il limite invalicabile rispetto a qualsiasi forma di denigrazione o svalutazione di quel moto di riscossa e riscatto nazionale cui dobbiamo la riconquista dell’indipendenza, della dignità e della libertà del nostro Paese.<br />
E’ giusto ricordare oggi ogni singolo uomo caduto negli anni dell’ultimo conflitto mondiale, da qualunque parte avesse deciso di stare, o si fosse trovato.<br />
Ma ricordare e rendere onore ai Resistenti è un dovere supremo in questa giornata, e sappiamo di poterlo assolvere senza retorica, con coerente adesione alla verità storica.<br />
Purtroppo, la nostra storia non sembra rappresentare un patrimonio sul quale investire e sul quale costruire il futuro.<br />
Recenti riflessioni del Presidente Napolitano sollecitano tutti noi a cogliere l’evidente legame tra la Liberazione e i fatti che portarono all’Unità Nazionale, della quale stanno per ricorrere i 150 anni.<br />
Negli anni fra il 1943 e il 1945, il nostro Paese ha saputo rispondere con forza e reagire alla condizione in cui si trovava, recuperando il suo senso unitario di nazione. Non è un caso se in tanti identificano quegli anni in un “secondo Risorgimento”.<br />
Ricordiamo come, ad esempio, le forze comuniste partigiane si intitolarono a Garibaldi (e non a Stalin o Lenin…): la forza politica che rappresentò in modo più forte la spinta alla rivoluzione e alla rottura di quegli anni, si riferì alle nostre vicende nazionali, e non ad altro.<br />
La riconquista di un senso sicuro della patria, che animò tanti e di diverse opinioni politiche, è stata essenziale per la Resistenza.<br />
Scrive Natalia Ginzburg: “Le parole patria e Italia ci apparvero d’un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. Eravamo lì per difendere la patria, le strade e le piazze delle nostre città, i nostri cari e la nostra infanzia, e tutta la gente che passava”.
<br />
Ma il legame – così immediatamente leggibile – tra questi due momenti storici è dato, purtroppo, anche da altro.<br />
Appare, infatti, evidente come entrambi si misurino con un grave deficit di conoscenza, che colpisce intere generazioni di italiani, che alimenta giudizi sommari, pregiudizi a volte volgari, e la pericolosa tendenza a sintesi approssimative, parziali, sbagliate.
<br />
Il nostro Presidente della Repubblica, intervenendo nello scorso febbraio all’Accademia dei Lincei, ha parlato di una vera e propria crisi culturale, riferendosi alla “cultura” come all’insieme delle conoscenze che ci rende capaci di attribuire un senso a noi stessi e al mondo che ci circonda.<br />
Sollecitare, ad esempio, alla definitiva comprensione del fatto che Nord e Sud sono uniti, parti di un tutto, dovrebbe risuonare pleonastico.<br />
In realtà, sappiamo bene che simili sollecitazioni non sono affatto superflue.<br />
Troppi dei ragionamenti che le “classi dirigenti” e tutti coloro che a vario titolo “fanno opinione” ci sottopongono quotidianamente, animati da una insopprimibile ansia di “riforme” – in parte, ma solo in parte, condivisibile – sembrano sfuggire alla responsabilità che più di ogni altra dovrebbe essere agita: quella al recupero pieno di una cultura politica “nazionale” e “alta”, nutrita da conoscenza storica e giuridica, che possa essere “unitaria” in virtù dei principi e dei valori che si incarichi di sostenere, e non di accordi motivati da altro.<br />
Sarebbe auspicabile che il dibattito attuale sulle necessità di cambiamento del nostro sistema istituzionale e politico ritrovasse le idealità e le aspirazioni di quanti parteciparono alla Liberazione, e quelle ragioni che si tradussero nell’ essenziale quadro di riferimento per l’elaborazione della Carta Costituzionale.
<br />
Gli “accordi” – o meglio, le nobili mediazioni – furono indispensabili anche ai Costituenti per portare ad unità l’esperienza della Resistenza, che fu anche – non dimentichiamolo - un conflitto aspro, portatore di lacerazioni e separazioni.<br />
Riuscirono benissimo a dare vita ad un ordinamento condiviso, e non lo fecero “cancellando” e rimuovendo dalle loro menti e dai loro pensieri le ragioni di quel conflitto, ma – al contrario – tenendole ben presenti, orientando le scelte a favore di certe opzioni ed escludendone altre.<br />
La complessità e la poliedricità della Resistenza, con tutte le sue molte anime, e le spinte istintive e persino “sentimentali” che risuonano nelle belle parole di Natalia Ginzburg, si sono date una sintesi non neutra.<br />
A quella sintesi venne data una forma impegnativa, la Costituzione.<br />
Piero Calamandrei, argutamente, parlò di una Costituzione “presbite”: se le si poteva attribuire qualche difetto, era nella messa a fuoco delle cose troppo vicine, mentre da lontano ci vedeva benissimo! La definì inattutata, e anche incompiuta, individuando nella Carta un progetto ancora da realizzare.<br />
La nostra è, infatti, una Costituzione aperta al futuro, una delle migliori esistenti.<br />
Lungimirante, mai “neutra”, mai “generica”.<br />
Se riforme si devono fare, che siano riforme che tengano conto di questo, e che tentino di riproporre la stessa energia intellettuale che i Costituenti seppero produrre.
<br />
Non si pensi ad una riforma frutto di analisi parziali, di bisogni non correttamente contestualizzati. Non si improvvisi.
<br />
E non si venga meno ad alcuni punti fermi, che tali devono restare.<br />
A partire dal significato del 25 aprile: non si tratta di una generica ricorrenza contro il totalitarismo.<br />
La Liberazione ha un senso storico e politico preciso, che la Costituzione ha in sé.<br />
La Costituzione è, infatti, prima di tutto antifascista, perché quello è stato il totalitarismo che la Resistenza ha combattuto e sconfitto.<br />
Dalla Liberazione si generarono scelte costituzionali precise, che definirono una precisa “qualità” della democrazia, autentica e non virtuale, inclusiva e non populista, pluralistica, mai conformista, laica, liberale, non autoritaria.<br />
Ma questa preziosa “qualità” è messa troppo spesso a rischio.<br />
Non è possibile non accorgersi di come esistano, e siano molto attivi, “ poteri” che cercano di condizionarla e modificarla – in maniera più o meno occulta , così come non è possibile non vedere quanto quella stessa qualità sia pesantemente limitata dalle sempre più numerose e gravi disuguaglianze che colpiscono le persone.
<br />
Disuguaglianze che dividono anziché unire, che producono discriminazioni, che causano la negazione di diritti e di libertà fondamentali, costituzionalmente previsti.<br />
E non dimentichiamoci della sovranità popolare, sul cui esercizio diretto si fonda la democrazia repubblicana: eppure, sembra a volte che questa sia considerata una sorta di “incidente di percorso” nelle strategie delle forze politiche.
<br />
E molti dei richiami all’esigenza di un nuovo momento costituente sono, purtroppo, assolutamente incoerenti con lo spirito della Costituzione,
<br />
Una revisione efficace e utile della Costituzione non potrà, in alcun modo, non tener fede a quello spirito, e qualsiasi sua modifica dovrà necessariamente conservare la qualità specifica della democrazia ricercata dalla Resistenza e sancita dalla Costituzione.
<br />
A partire dall’invalicabile vincolo all’unità nazionale che la Costituzione afferma.<br />
Vincolo che non rappresenta affatto una burocratica e, in effetti, superata, idea di centralismo amministrativo, ma che deve invece motivare un nuovo e condiviso impegno per realizzare una maggiore consapevolezza - anche storica - attorno al nostro essere “Nazione”.<br />
Fatto salvo questo contesto, ridisegnare il quadro istituzionale in senso federalista e autonomistico è possibile, soprattutto se tale disegno tende a sancire un rapporto più stretto e più efficace tra la società, la politica e le Istituzioni.<br />
Sarebbe invece inaccettabile qualsiasi riforma che annullasse l’equilibrio reale tra i poteri, che imponesse una sbagliata ed inutile ipertrofia dell’esecutivo, che non garantisse lo sviluppo libero ed equilibrato della società e della vita politica nell’unico modo in cui è possibile garantirlo: tenendolo fortemente incardinato alla legge e al bene comune!
<br />
Care cittadine e cari cittadini,
<br />
non accontentiamoci dell’omaggio formale alla prima parte della nostra Carta, pretendiamo che i principi in essa contenuti siano sempre realmente osservati ed applicati perché questa è l’unica condizione per mantenere uno stato di reale democrazia.
<br />
In quei principi si possono riconoscere tutti gli italiani, anche quanti hanno giudizi diversi dai nostri sugli anni dal 1943 al 1945.
<br />
La Carta costituzionale costituisce non solo la base del nostro vivere comune, ma rappresenta la garanzia per tutti di poter pensare ciò che si crede, di poter essere ciò che si desidera, di poter vivere liberamente.
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Il progetto ancora da realizzare di cui parlava Calamandrei è ancora valido e adeguato ai nostri tempi, ciò che negli anni ’50 e ’60 era mal inquadrato a causa della “presbiopia” adesso è perfettamente a fuoco.
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In questo spirito celebriamo oggi il 25 Aprile, la nostra Costituzione e le istituzioni repubblicane, a cui deve andare il rispetto effettivo e coerente di tutti gli italiani.
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<br />
Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia.<br />
<i>Marcella.</i><br/>fonte: <a href="http://marcellazappaterra.wordpress.com">Blog di Marcella Zappaterra</a>MARIA GEMMA AZUNI: Il 25 aprile Festa della Liberazione dal nazifascismo e della dignità del popolo italiano2010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498744Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Roma (RM) (Gruppo: Misto) <br/><br/>
<br />
Le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo sono state esaltate dal forte e autorevole intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.<br />
Quell’intervento ci ricorda con grande forza l’origine della nostra Repubblica, e lo spirito unitario che ne caratterizzò la nascita e lo sviluppo.<br />
Negli ultimi anni, da parte della Lega e di Berlusconi, si è teso a sminuire, annacquare, appannare il senso di quei giorni e di quello spirito unitario, proprio perché antitetici alla deriva populista e autoritaria che sempre più caratterizza le azioni del berlusconismo e della Lega.<br />
Non è un caso, infatti, che i dirigenti leghisti abbiano platealmente scelto di non essere presenti al discorso del Presidente della Repubblica al Teatro alla Scala a Milano, offendendo così il Presidente stesso e l’istituzione che rappresenta.<br />
Al Presidente Napolitano, quindi, va la mia solidarietà di cittadina democratica e antifascista.<br />
Così come la mia solidarietà va al Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, colpito da oggetti lanciati da personaggi che, con l’intento di contestare Renata Polverini, hanno voluto, ancora una volta, segnalarsi per essere sempre, ostinatamente lontani, quasi antagonisti a quel patrimonio di unità popolare che ha permeato di sé le forze antifasciste, il popolo e le forze armate che vollero onorare il Paese, partecipando alla guerra di Liberazione dal nazifascismo.<br />
Condanno nettamente l’operato di questi gruppuscoli i quali, in nome di un preteso diritto a giudicare il tasso di antifascismo di ciascuno, scatenano ad ogni occasione disordini, che producono il solo risultato di restituire forza a quanti, pur ricoprendo in alcuni casi, importantissimi incarichi istituzionali, continuano a flirtare con le forze più tenacemente legate al neofascismo.<br />
Auspico, quindi, che il Sindaco di Roma, e la neo Presidente della Regione Lazio, vogliano prendere le più ampie e nette distanze da quel mondo intriso di ideologie violente e intolleranti, con cui hanno cercato tenacemente alleanze elettorali, e politiche.<br />
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Maria Gemma Azuni
<br/>fonte: <a href="http://www.gemmazuni.it/home/item/190-il-25-aprile-festa-della-liberazione-dal-nazifascismo-e-della-dignit%C3%A0-del-popolo-italiano">www.gemmazuni.it</a>LUCA ZAIA: «L’Anpi è come i Vietcong». 2010-04-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498289Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Veneto (Partito: Lega) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: Lega) <br/><br/><br />
Il governatore Zaia sulla Liberazione. Ed è subito polemica.
<p>«La guerra è finita da 65 anni, allora perché ad ogni 25 aprile l'associazione nazionale partigiani continua a scatenare polemiche? L'Anpi è come i VietCong, bisogna avvertirli che la guerra è finita».
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«Che il 25 Aprile diventi la festa dell'identità veneta, la festa del nostro patrono San Marco. Sono ancora troppi i tricolori che sventolano e troppo poche le bandiere di San Marco». <br />
Tra gli obiettivi politici prioritari di <b>Daniele Stival</b>, assessore regionale all'identità veneta, c'è quello di trasformare di nome e di fatto la data del 25 Aprile.
«Senza nulla togliere al 25 marzo quale giornata del patrimonio veneto - sostiene l'assessore leghista - di cui sono stato uno dei promotori, il 25 Aprile, anniversario del nostro patrono San Marco, deve diventare la festa dell'identità veneta. Già la stragrande maggioranza dei veneti il 25 aprile lo festeggia come San Marco». Ma ci sono alcune istituzioni che si «intestardiscono» con la festa della Liberazione. «A Caorle, ad esempio, il sindaco Marco Sarto, che tanto ha cercato di promuovere la città come patrimonio identitario veneto, per il 25 aprile l'ha riempita di tricolori. Neppure una bandiera di San Marco. Che delusione!».
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Se Stival è deluso, <b>Elena Donazzan</b>, assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Lavoro, preferisce invece partecipare alla messa in onore delle vittime sulla Foiba «Bus de la Spaluga», in località Monte Corno nel comune di Lusiana (Vicenza). «Mi piace pensare - sottolinea Donazzan- che ci sia un altro modo per ricordare la nostra storia fuori dalla retorica resistenziale che continua ad alimentare l'odio di parte».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraStoria.php?TokenStoria=549345&Data=20100425&CodSigla=PG">Il Gazzettino.it</a>Massimo D'ALEMA: «Serve un congresso vero. E basta asse con Di Pietro» - INTERVISTA2009-04-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391115Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Non più riproponibili la confusione dell'Unione o l'autosufficienza»<br />
«Guida del Pd, sì a una sfida seria. Dividersi non è un dramma»
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<b>Presidente D'Alema, Berlusconi sembra la superstar della politica italiana, e il Pd, che fine ha fatto?</b><br />
«Apparentemente sembra che Berlusconi occupi quasi per intero la scena della politica italiana e che un po' di fronda venga solo dall'interno dello stesso Pdl, in particolare dalle personalità che si raccolgono intorno a Fini. E non c'è dubbio che Berlusconi cerchi in questo momento di debolezza dell'opposizione di allargare il suo insediamento non soltanto elettorale ma anche politico e culturale. Se però noi spingiamo lo sguardo oltre la cronaca politica e l'indubbia capacità di Berlusconi di occupare la scena ogni giorno con una trovata nuova, la cosa che colpisce è che questo governo di fronte a una crisi così drammatica non stia facendo assolutamente nulla».<br />
<b>Fa propaganda elettorale, onorevole D'Alema?</b><br />
«No. Il governo galleggia sui problemi del Paese senza affrontarne nessuno. Berlusconi è un uomo che ama il consenso. Preferisce regnare piuttosto che governare, dato che governare l'Italia comporta il fatto di misurarsi con delle scelte che creano consensi ma, inevitabilmente, anche dissensi. Nei 15 anni in cui è stato protagonista della vita politica italiana non ha fatto nulla di significativo. Non si ricorda una sua sola riforma importante. Le uniche riforme di un qualche significato, da quella delle pensioni alla privatizzazione delle grandi industrie pubbliche, dalla riforma federalista della Costituzione alle liberalizzazioni, le ha fatte il centrosinistra. E io credo che grazie a questo suo comportamento l'Italia pagherà un prezzo altissimo».<br />
<b>Veramente Berlusconi dice che stiamo meglio degli altri.</b><br />
«Un'affermazione che non ha nessun fondamento: il calo del Pil è maggiore della media europea, l'inflazione pure. E la situazione della finanza pubblica è sempre più disastrosa. Anche questa sua idea che si possa affrontare ogni emergenza senza copertura finanziaria è sicuramente molto suggestiva e popolare, però bisogna sapere che ha come corrispettivo il fatto che il debito pubblico italiano sia spinto verso il 115,3 per cento del pil, quest'anno, e proiettato al 121,1 per cento nel 2010. Quindi, quando si uscirà dalla crisi e la gerarchia internazionale verrà ridisegnata, rischiamo che il nostro Paese conti molto meno nell'economia mondiale. Lo dico non perché io sia pessimista sulle potenzialità dell'Italia, ma perché sono preoccupato: non vedo una strategia e una azione coerente che dovrebbero puntare sulla riduzione delle diseguaglianze e sulla promozione dell' innovazione, della ricerca e della formazione, cioè dei talenti di cui dispone il nostro Paese».<br />
<b>E il Pd intanto che fa?</b><br />
«Ecco, il Pd non può non ripartire da qui: dalla sfida con la destra sul governo del Paese. Il problema non è tanto fare il viso delle armi, come fa Di Pietro, che in questo senso è funzionale a Berlusconi. Se fai un versaccio al premier il risultato è che il 70 per cento sta con lui, solo il 10 con te, ma siccome Idv aveva il 4 loro sono contenti. Questa è una logica minoritaria. Significa scegliere per sé un ruolo eterno di comprimario, fare la spalla a Berlusconi per i prossimi mille anni».<br />
<b>Ma Di Pietro vorrebbe sostituirsi al Pd...</b><br />
«Già, vede in noi più che in Berlusconi il suo avversario principale. La sua idea di sostituirci è del tutto velleitaria, ma è pericoloso che in un momento come questo si indichi come obiettivo principale quello di colpire il più grande partito d'opposizione ».<br />
<b>Ma il Pd non dovrebbe ridefinire il suo ruolo?</b><br />
«E' per questo che ci vuole un congresso serio».<br />
<b>Anche a costo di dividersi?</b><br />
«Dividersi non è drammatico. Al loro congresso i leader del Pdl si sono divisi perché hanno detto cose diverse gli uni dagli altri. Un grande partito che vuole rappresentare il fulcro dell'alternativa di governo è un partito plurale, dove si discute, ma il problema non è questo, il problema è la qualità della discussione: non ci si può dividere sui gossip».<br />
<b>Un Pd «ridefinito» dovrà anche giocare la sfida delle riforme. Quali mandare in porto per prime?</b><br />
«Innanzitutto ci vuole un drastico ridimensionamento dell’ipertrofia del ceto politico. Se vogliamo restituire autorevolezza alla politica democratica dobbiamo puntare a una drastica riduzione del numero degli eletti a tutti i livelli: nel Parlamento, nei consigli regionali, in quelli comunali. E' poi necessaria una rinnovata selezione del ceto politico. I meccanismi di selezione sono saltati: ci sono solo logiche plebiscitarie. I consigli comunali sono scelti dal sindaco, il Parlamento viene nominato da due, tre capi. Una forma di selezione è rappresentata dal collegio uninominale. Ma bisogna anche restituire ai partiti un loro profilo e una loro identità, uscendo dalla logica delle coalizioni forzose, perciò va tolto il premio di coalizione. In questo quadro io credo che si possa fare una grande riforma che preveda anche il rafforzamento della stabilità dei governi con la sfiducia costruttiva e la possibilità del premier di nominare e cambiare i ministri. Ma il fondamento di una riforma di questo genere è una nuova legge elettorale, che secondo me deve essere di tipo tedesco. Senza una nuova legge elettorale non c'è nessuna riforma costituzionale possibile».<br />
<b>Tornando al Congresso, la scelta del segretario avverrà come l'altra volta: un candidato vero e tutti gli altri «finti »?</b><br />
«Io penso che sarà un congresso competitivo, che ci saranno più candidature e che ci sarà una discussione politica».<br />
<b>E crede che il Pd decollerà almeno questa volta?</b><br />
«Il Pd deve rivendicare l'eredità dell'Ulivo e l'esperienza di governo. Bisogna costruire un partito vero, radicato nella società, e strutturare una leadership. Lo stesso Berlusconi sa che senza Bossi, Fini e gli altri la sua leadership sarebbe più debole. Insomma, il progetto va rilanciato su basi assai più solide».<br />
<b>Alla festa dei suoi 60 anni, lei ha detto che vuole ancora avere un ruolo in politica. C'è chi sospetta che lei voglia fare il segretario.</b><br />
«Ho detto che non mi sentivo come Guglielmo il Maresciallo, protagonista di uno splendido libro di Georges Duby, che, sentendosi morire, riunisce attorno a sé tutti gli amici e fa un bilancio della propria vita. A sessant'anni uno può ancora continuare a darsi da fare in politica, anche senza necessariamente rivendicare per sé il bastone del comando».<br />
<b>Al congresso dovrete anche decidere le alleanze future.</b><br />
«Certo, dovremo sciogliere un nodo politico: non sono più riproponibili né la confusione dell'Unione, né l'autosufficienza del Pd e l'asse privilegiato con Di Pietro, che non avrebbe senso e che secondo me non ne aveva molto neanche allora. Dovremo quindi lavorare intorno al progetto di un nuovo centrosinistra il cui fulcro sia il Pd. Questo sarà il nodo politico più importante della discussione congressuale».<br />
<b>Ultima domanda: che impressione le ha fatto Berlusconi che festeggia il 25 aprile?</b><br />
«Certo, è un po' l'indice della situazione triste del nostro Paese il fatto che questo debba essere salutato come un evento. Ma che lui finalmente arrivi a riconoscere che le grandi forze antifasciste, compresa la sinistra, hanno avuto il merito di contribuire alla liberazione del Paese è positivo. Ci sono voluti 15 anni perché partecipasse ai
festeggiamenti del 25 aprile, può darsi che tra altri 15 anni affronti anche il tema del conflitto di interessi... ».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LMC8G">Corriere della Sera - Maria Teresa Meli</a>Umberto BOSSI: «Bravo Berlusconi, via la legge pro-Salò. Inutile fare norme sulla storia, io vengo da una famiglia di partigiani»2009-04-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391098Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega) <br/><br/><br />
È «inutile» legiferare sulla storia: Umberto Bossi approva la decisione del premier di far ritirare la proposta di legge che equiparava partigiani e repubblichini. Nel frattempo aumenta l’imbarazzo del Pd: a due giorni dal fatidico 25 aprile, la sfida al Cavaliere del segretario Franceschini si è trasformata in un boomerang. Il presidente-partigiano, con tanto di fazzoletto della «leggendaria» brigata Maiella, si è impadronito anche del 25 aprile e Franceschini è costretto ad alzare ancora l’asticella: «Berlusconi dica chiaramente che non proverà più a cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza».<br />
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Il leader della Lega accoglie dunque con favore la decisione di bloccare la contestatissima proposta di legge sull’«Ordine del tricolore» presentata dall’ex sindaco di Aulla Lucio Barani, famoso per aver eretto il primo monumento a Bettino Craxi, «Statista, esule e martire». Per Bossi, «è inutile fare disegni di legge sulla storia. Io - aggiunge - vengo da una famiglia partigiana, sia io che mia moglie. Il nonno di mia moglie salvò molti ragazzi a Varese, molti ebrei portati in Svizzera. Poi lo hanno portato nella cava dei morti, il 25 aprile va ricordato. La storia è storia, è inutile fare disegni di legge sulla storia. Se una cosa è importante viene ricordata indipendentemente dalla legge». Il Senatùr, pur masticando amaro, prende atto anche del mancato ripristino della norma che avrebbe consentito di trattenere gli immigrati clandestini per sei mesi nei Cie: «Cambiare la legge in tempi brevi non è possibile», afferma. «Non lo so, forse nella prossima legislatura. Sarà la gente a dare dei giudizi in cabina elettorale alla sinistra e all'Udc, a quelli che volevano i voti degli immigrati». Anzi, aggiunge, «raccomanderò alla gente in tutte le piazze di non votare chi vuole distruggerci». L’appello di Bossi a non votare Udc, annota il portavoce centrista Antonio De Poli, «non lascia spazio alle aperture provenienti dal Carroccio veneto di un possibile apparentamento con noi in alcune province».
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E si ferma, dunque, la proposta Barani di parificazione tra partigiani e repubblichini: «Ci mancherebbe altro - dice il primo firmatario - Berlusconi ha fatto bene a non permettere all'opposizione di strumentalizzarla, mi ha chiamato l'altra mattina e io, come Garibaldi, ho risposto "obbedisco"». Barani se la prende con i «massimalisti» che hanno strumentalizzato un testo «firmato anche da tre deputati del Pd, tra cui l’ex sindaco di Brescia Corsini». Pronta, però, la smentita degli interessati, Corsini, Narducci e il veronese Fogliardi: «A noi - spiegano in una nota - era arrivato inizialmente nelle caselle di Montecitorio un testo che non faceva alcun riferimento all’equiparazione ma che, in un secondo momento, è stato modificato senza che noi fossimo avvisati e sul quale, del tutto illegittimamente, le nostre firme sono rimaste. Abbiamo dunque ritirato il nostro consenso con una lettera inviata al presidente della Camera e lo abbiamo fatto prontamente, non aspettando febbraio».
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Nel Pd si sta anche facendo il bilancio della sfida sul 25 aprile lanciata da Franceschini. E non è un bilancio positivo. Mentre i democratici mormorano, Silvana Mura (Idv) evidenzia «il saldo negativo» dell’operazione, ormai trasformata «in un boomerang» per chi l'ha promossa, «dal momento che ha consentito a Berlusconi, in cambio di una svoltina, di lanciare una proposta assolutamente inaccettabile come quella di modificare il nome dell'anniversario della liberazione. Una proposta - aggiunge - della quale non tutti hanno colto la portata dirompente e revisionista. Già questo basterebbe, se poi si aggiunge che la presenza alle celebrazioni del 25 aprile ha consentito al premier di rilanciare l'offensiva sulle riforme costituzionali che tutti ben conosciamo. La sensazione di aver assistito ad un clamoroso autogol che certamente poteva e doveva essere evitato è davvero fortissima». Franceschini è dunque costretto a rilanciare chiedendo che il premier «si impegni a non cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza». Una risposta a Franceschini arriva dal capogruppo della Lega Nord, Bricolo: «Questa è la settimana dell'approvazione definitiva del federalismo fiscale. Una riforma che cambierà il Paese e che abbiamo costruito dialogando con tutti, anche con l'opposizione».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/LLH/LLH41.pdf">Il Gazzettino - Andrea Bianchi</a>Dario FRANCESCHINI: «II 25 aprile è la festa della Liberazione, il nome non si tocca». «Adesso Berlusconi fermi la legge su Salò»2009-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391064Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Ora il Pd chiede un atto concreto. Dopo l’apprezzamento per il discorso pronunciato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Onna, il segretario democratico Dario Franceschini invita il Cavaliere a far ritirare la proposta di legge che equipara repubblichini e partigiani.
<p>«Siano coerenti, questo è il passo da compiere fin dalle prossime ore», incalza il leader del Pd. Berlusconi, però, fin dalla mattinata aveva evitato di prendere direttamente posizione su quel provvedimento - nove articoli, primo firmatario il socialista Lucio Barani, relatore Edmondo Cirielli - che da giugno è in commissione Difesa a Montecitorio.
<p>Nove articoli che prevedono l’istituzione dell’Ordine Tricolore e, di fatto, assegnano onorificenze e vitalizi a tutti coloro che combatterono tra il 1940 e il 1945, siano essi repubblichini, ex deportati o partigiani. Una proposta che crea sconcerto e sdegno nell’opposizione, perché - spiega Franceschini - «c’era chi era dalla parte giusta e chi combatteva per una causa drammaticamente sbagliata». «Un conto è il rispetto umano, un conto l’equiparazione. E lo dico io, con mio padre partigiano che ha sposato la figlia di un repubblichino», conclude.<br />
Su questo punto non si può transigere, dice il Pd compatto. E perché non ci sia dubbio alcuno Massimo D’Alema sottolinea che «chi ha combattuto per Salò, lo ha fatto contro il nostro Paese e quindi non si può mettere sullo stesso piano la Resistenza e Salò». <br />
«La pietà è per tutti, la riconoscenza solo per chi ci ha dato la libertà. Non si azzardino a proporre norme in contraddizione con questo semplice principio», incalza Pierluigi Bersani. Contro il muro eretto dal Pd si infrange anche l’ipotesi lanciata da Berlusconi di trasformare la Festa della Liberazione in Festa della libertà, in modo da «togliere a questa ricorrenza - dice il premier - il carattere di contrapposizione».<br />
«Quel nome lo hanno deciso i nostri padri e non si tocca», è lo stop di Franceschini.<br />
«Il 25 aprile è la Festa della Liberazione, come il 2 giugno è la Festa della Repubblica, come il 25 dicembre è la festa del Natale. Qualcuno pensa forse di cambiare nome alla festa del 2 giugno o del 25 dicembre? No. E perché si dovrebbe cambiare il nome alla festa del 25 aprile? Cos’altro si dovrebbe festeggiare se non la liberazione dal nazifascismo», è il ragionamento chiaro di Rosy Bindi.
<p>Anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini considera l’idea inaccettabile: «Il 25 aprile è la festa della Liberazione e tale deve rimanere. Non vedo il bisogno di revisionismi storici. Se proprio dobbiamo istituire la festa della Libertà allora si può fare il 18 aprile», perché in quella data - nell’anno 1948 - si svolsero le prime elezioni politiche democratiche. Casini, anche lui ieri presente a Onna, invita tutti all’unità, tanto più in un momento così tragico come quello vissuto dagli abruzzesi, colpiti dal terremoto.
<p>Se Pd e Udc sottolineano la novità nelle parole di Berlusconi, sinistra e Idv rimarcano la loro preoccupazione di fronte a questo governo. «Un 25 aprile non fa primavera. Bisogna difendere la Costituzione che dopo anni è in pericolo. Non sono d’accordo sull’idea del ”volemose bene”». Per il governatore della Puglia Nichi Vendola «questa riconciliazione non ha senso, perché non si possono equiparare i partigiani chi stava con Salò; è un brutto revisionismo». <br />
E dalla parte di chi combatte per la liberazione dai nazifascisti si schiera anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni che ieri ha celebrato il 25 aprile a Varese, con un gruppo di allievi delle scuole elementari: «Bisogna preservare la memoria di quegli avvenimenti e della lotta contro nazisti e fascisti».<br />
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<br/>fonte: <a href="http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20090426&ediz=NAZIONALE&npag=4&file=obj_128.xml&type=STANDARD">Il Mattino.it - Maria Paola Milanesio</a>