Openpolis - Argomento: classe politicahttps://www.openpolis.it/2012-09-18T00:00:00ZFrancesco Bertolino: La questione Gesip è indice di come l'amministrazione Orlando intende trattare i problemi delle partecipate2012-09-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650202Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Palermo (PA) (Lista di elezione: Lista Civica - Cen-Sin) <br/><br/><br />
«Le notizie comunicate oggi dal sindaco segnano un'assoluta novità sulla questione Gesip. Il percorso intrapreso dall'amministrazione inizia ad ottenere i primi importanti risultati, che segnano delle fondamentali tappe del difficile percorso. Oltre ad avere ottenuto la garanzia di un reddito minimo garantito fino al 31 dicembre, si stanno finalmente creando le condizioni che garantiranno il futuro di 1.800 lavoratori. Quanto fatto finora dal Sindaco dimostra, a differenza della precedente amministrazione, la chiara volontà di trattare la questione nel suo complesso e con una programmazione futura, al fine di superare definitivamente lo stato d'emergenza continuo, che per anni ha offeso la dignità dei lavoratori, utilizzati e ricattati dalla classe politica che ha ridotto questo comune sull'orlo del baratro».
<p><i>Lo dice Francesco Bertolino, presidente della commissione Bilancio.</i><br /><br/>fonte: <a href="http://livesicilia.it/2012/09/18/gesip-la-soluzione-di-orlando-cassa-integrazione-fino-a-dicembre/">Live Sicilia</a>GRAZIANO DELRIO: «L'Anci farà da tutor, ma i ritardi non giustificano i tagli» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648032Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Reggio nell'Emilia (RE) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Reggio nell'Emilia (RE) (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br />«Quanto fatto dal governo è dettato solo dall'esigenza di recuperare il mancato aumento dell'Iva».
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Questione di volontà. E di metodo. Il successo nella caccia ai tributi non riscossi si raggiunge così. Graziano Delrio, presidente dell'Anci e sindaco di Reggio Emilia ne è convinto.
<p> <b>Per la Corte dei Conti la sua regione è stata la più brava negli accertamenti: ne ha messo a segno il 91%. Al Sud un disastro. Quale è il segreto?</b>
<p> «Esistono delle difficoltà nel recuperare le risorse legate alle tasse non riscosse. Ma sono convinto che si tratti soprattutto di una questione di organizzazione. L'Emilia è stata la prima della classe in questo perché ci siamo dedicati con impegno alla risoluzione del problema. Però abbiamo avuto accanto un partner fortissimo: l'Agenzia delle Entrate con la quale c'è un protocollo d'intesa che mette tutti i comuni anche quelli più piccoli in grado di accedere alle banche dati nazionali e monitorare così in modo fedele la riscossione dei tributi. Ora a partire da settembre l'Anci lancia l'operazione tutor: offriremo alle amministrazioni locali di tutt'Italia, il know how necessario per riuscire a fare quello che abbiamo fatto noi sul fronte degli accertamenti. Abbiamo già attivato le banche dati disponibili. E chi vorrà potrà contattarci per essere inserito nel programma».
<p> <b>Da cosa dipendono le cifre sbiadite del Meridione?</b>
<p> «Certo il nodo dei trasferimenti e dei mancati introiti delle entrate è molto stretto al Sud. Ma è pur vero che tanto dipende dagli amministratori. La cultura del territorio è indispensabile. Bisogna lavorare di più sul senso civico delle persone. È anche vero che queste in cambio vogliono servizi e qualità commisurati a quel che spendono per averli. E allora...».
<p> <b>Riscossione a parte, i tagli del governo Monti alle amministrazioni locali hanno dato il colpo di grazia. Si poteva fare diversamente?</b>
<p> «Questi sono tagli lineari e basta. Altro che lotta agli sprechi. E puntano solo a recuperare i soldi che mancano al governo dall'Iva. Non importa se sganciano bordate pesantissime sulle nostre casse. Se fossero davvero sforbiciate nel nome della lotta agli sprechi, Monti avrebbe dovuto utilizzare il metodo dei costi standard e fissare un tetto per chi li sforava. Il teorema delle medie invece è dannosissimo per le amministrazioni pubbliche».
<p> <b>A settembre terrete gli stati generali dell'Anci. Cosa chiederete al governo?</b>
<p> «Ribadiremo che questo è un metodo sbagliatissimo che non intendiamo accettare: se entro settembre non ci si siederà ad un tavolo comune a fare il punto reale della situazione non andremo avanti. Quel che è certo è che non sopporteremo i tagli da due miliardi annunciati per il 2013. Così si va tutti al tappeto. E poi anche questa classe politica...c'era tutto il tempo per modificare la spending review».
<p> <b>Perché non è stato fatto?</b>
<p> «Evidentemente nessuno aveva interesse. Il governo deve capire che non ci può mica trattare - con tutto il rispetto per le categorie - come tassisti o farmacisti. L'esecutivo cambi atteggiamento nei nostri confronti. Capisca che gli enti locali sono la spina dorsale del Paese. Ed inzi col cambiare subito il patto di stabilità che così come è deprime il lavoro e gli investimenti. E poi l'Imu deve restare ai Comuni: non possiamo davvero continuare a fare i gabellieri dello Stato». <br /><br/>fonte: <a href="http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/rassegna_stampa/pdf/2012080422329585.pdf">Il Mattino</a>Antonio Catricalà: «Non vogliamo diventare sudditi della Ue» - INTERVISTA2012-08-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648003Alla data della dichiarazione: Sottosegretario Presidenza del Consiglio- Viceministro Sviluppo Economico<br/><br/><br />
<b>Professore come stanno i conti pubblici, farete una correzione?</b>
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«No non ci sarà un decreto di correzione, naturalmente ci sarà la legge di Stabilità. Occorre onorare il Fiscal compact, il pareggio di bilancio nel 2013 lo confermiamo, ma i conti dello Stato vanno bene».
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<b>Cosa vi rassicura?</b>
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«Siamo tranquilli per due motivi: soffriamo di spread alti nel lungo termine, ma quelli a breve sono ancora accettabili per le nostre finanze. Avremo bisogno di una politica di bilanciamento fra medio e lungo termine, ma abbiamo i migliori professionisti europei al Tesoro su questi punti».
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<b>I conti pubblici non vi preoccupano, ma quando comincerete ad aggredire il debito? Per molti siete in ritardo.</b>
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«Abbiamo letto molte ricette, il piano di Alfano, i suggerimenti di Vegas, i consigli di tanti economisti. Ma vorrei dire che esiste anche la linea di Monti e Grilli: abbiamo varato i fondi immobiliari, ci stiamo lavorando, è chiaro che non è facile, né immediato. Ma se avessimo iniziato a lavorare solo sulle dismissioni saremmo stati in grado di fare accettare la riforma dell'Imu? O delle pensioni? Monti ha avuto una visione strategica. In ogni caso non credo che sia realistico spingersi oltre i 15-20 miliardi l'anno, fra l'altro il mercato per ora non ha domanda. E questo range ci consentirebbe di onorare gli impegni di riduzione pluriennale del debito presi a Bruxelles».
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<b>Venderete alcuni asset pubblici?</b>
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«Abbiamo detto che le società pubbliche sono un bene primario dello Stato, non ne perderemo il controllo. Si tratta di capire quali quote, prive di rilevanza strategica, potranno essere dismesse».
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<b>Unicredit, Finmeccanica, altre aziende nazionali: sono nel mirino di qualcuno?</b>
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«È chiaro che il ministro dell'Economia, certamente per Finmeccanica, vigila. Ma non abbiamo intenzione di interferire sul libero mercato. Del resto abbiamo una legge sulla golden share, rispettosa dei vincoli europei, che conferisce al governo poteri rilevanti. Per alcune società in particolare, da Eni a Enel, sino a Terna, scalate ostili le vedo inimmaginabili, solo persone poco avvedute progetterebbero operazioni su attività regolamentate e contro il governo».
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<b>Cosa farete per evitare l'aumento Iva?</b>
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«Di certo non ci saranno tagli alle retribuzioni pubbliche. E non abbiamo alcuna intenzione di toccare le tredicesime, non siamo in queste condizioni . Dal riordino delle agevolazioni si può trovare qualcosa, ma non moltissimo. Viceversa pensiamo di ottenere molto da una spending review che è ancora in corso. Il mandato del commissario Bondi dura sino alla fine del nostro governo: non ha un compitino che è terminato, va ulteriormente implementato. Fra l'altro occorre una certa vigilanza: ogni volta che ci sono state riduzioni di spese la storia insegna che il sistema ottiene altre forme di esborso pubblico».
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<b>Cosa avete in agenda?</b>
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«Di certo faremo nuove norme di liberalizzazioni. Ogni anno c'è da varare una legge per la concorrenza. C'è tutto il settore dei trasporti su cui intervenire: la materia non è stata liberalizzata, è rimessa alla costituzione di un'Autorità che vedrà la luce a settembre. Poi ci sono i decreti attuativi delle liberalizzazioni delle attività economiche già varate. Aprire una palestra a Roma richiede sette autorizzazioni, tutte regionali: in orgine erano 15, c'è molto da fare».
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<b>Chiederete lo scudo anti-spread?</b>
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«La nostra idea è che ce la faremo da soli. Non abbiamo bisogno di nessun aiuto in senso tecnico, ma sappiamo anche che questo periodo di transizione sta diventando troppo lungo, i mercati ci mettono troppo a riconoscere i nostri meriti, la buona salute dei conti pubblici».
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Dunque alla fine lo chiederete? E dovrete firmare un memorandum di ulteriori obbligazioni con l'Europa.</b>
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«Non abbiamo timore di fare un memorandum of understanding . Significherebbe solo confermare impegni già assunti. Sarebbe un atto meramente dichiarativo, senza nuove obbligazioni. Non siamo e non vogliamo diventare sudditi della Ue, ne siamo fondatori e stiamo lavorando per l'Italia e per tutti i cittadini europei».
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<b>Per tanti sarebbe una cessione ulteriore di sovranità.</b>
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«Ma per carità! Quello della sovranità è un problema che riguarda tutta l'Europa, tanto che la Corte Costituzionale tedesca deve decidere se il Fiscal compact impatta sulla loro democrazia. Bisogna essere obiettivi: ci sono dei trattati che abbiamo firmato, che hanno messo insieme dei pezzi di sovranità di tutti i Paesi. Vanno osservati, come fa ogni Stato serio».
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<b>La richiesta dello scudo avrebbe conseguenze sulla maggioranza.</b>
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«È vero, potrebbe essere utilizzato impropriamente, ma sino a ora, quando c'è stato bisogno di manifestare unità del Paese, il Parlamento ha risposto in modo quasi unanime, con stile encomiabile. Non credo che ci sarebbe una reazione di rottura, avremmo forse dei contraccolpi, sono sicuro che li supereremo».
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<b>Prima si muoverà la Spagna, poi, eventualmente, voi?</b>
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«È chiaro che non saremmo mai noi a fare per primi una richiesta, ci guarderebbero come dei matti. Le nostre finanze pubbliche sono molto più solide di quelle di tanti altri. E poi non ci muoviamo se non sappiamo esattamente che cosa prevede l'intervento della Bce. In sintesi: che cosa viene chiesto e cosa viene dato in cambio».
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<b>Un'agenda Monti può sopravvivere al governo?</b>
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«Speriamo che questo governo abbia indicato una modalità di azione, una capacità di raggiungere determinati obiettivi nel breve periodo. Un metodo e una speditezza della decisione. Si può fare, ora è dimostrato, anche in Italia. Occorre riconoscere che abbiamo una maggioranza eccezionale nei numeri, ma il contributo alla governabilità del sistema lo abbiamo dato».
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<b>Finirete la legislatura?</b>
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«Penso assolutamente di sì, non è in aria una crisi di governo. Lo scioglimento anticipato potrebbe aggravare la crisi finanziaria, vedo più rischi che benefici da un'interruzione della legislatura. Questo penserebbero i mercati, la vivrebbero come una forma di destabilizzazione».
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<b>Legge elettorale: i partiti la faranno?</b>
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«È una pregiudiziale assoluta. Antonio Maccanico mi ha insegnato che ogni legge è neutra rispetto al vincitore. Il voto lo indica con certezza, la legge gli consente di governare. Per questo serve una norma che abbia un premio di maggioranza serio e poi una soglia di sbarramento altrettanto seria, così si garantisce la governabilità. I mercati vogliono l'affidabilità della classe politica del Paese, un governo in grado di attuare un programma».
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<b>Perché non è stata ancora fatta?</b>
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«Quando si vuole fare una legge elettorale, ce lo insegna la storia, ci vogliono solo sette giorni per approvarla. Evidentemente non c'era la volontà di votare».
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<b>Monti lo esclude, ma tutti si chiedono: ci sarà ancora un suo impegno?</b>
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«Il problema non è mai di nomi, il problema è di affidabilità e di serietà di impegni. È un falso problema parlare di Monti bis, bisogna parlare di un modello che possa coinvolgere un'ampia maggioranza e attuare in fretta i programmi».
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<b>È vero che siete stati precettati?</b>
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«Nessuno si allontanerà, il governo non va in vacanza. Sono stati sconsigliati i viaggi all'estero: magari, se occorre, non si riesce tornare in fretta. Il 10 c'è il prossimo Cdm, il 24 un altro».
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<b>
Quando De Gaulle tornò al potere disse ai francesi: sono qui per fischiare la fine della ricreazione. Con tutto il rispetto, sembra che il governo abbia fischiato solo per alcuni, mentre per altri la ricreazione è continuata.</b>
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«Guardi io posso solo dire che Monti non ha mai perso né psicologicamente né fisicamente lo slancio. Semmai ogni tanto va frenato, perché è un entusiasta. Abbiamo fatto cose difficilissime, in materia di liberalizzazioni moltissimo. Certo, le spinte delle corporazioni ci sono state, la riforma delle professioni è stata un'impresa quasi ciclopica. Abbiamo riformato le piante organiche dei notai e delle farmacie, un'attività economica si può aprire con un semplice dichiarazione, la rete del gas è stata divisa dall'operatore dominante. Si può fare di più, ma il governo non ha finito di lavorare».
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<b>
Una vera riforma della pubblica amministrazione non l'avete fatta.</b>
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«È vero che esiste una fetta di pubblica amministrazione che non funziona, ma si tratta di non buttare via il bambino con l'acqua sporca».
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<b>Berlusconi lo sente?</b>
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«Talvolta, il nostro riferimento è il segretario Alfano»<p>
<i>Antonio Catricalà è magistrato, avvocato, consigliere di Stato. Per sei anni è stato a capo dell'Antitrust. Oggi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l'ufficio che Gianni Letta aveva nei governi Berlusconi, snodo centrale della macchina dell'esecutivo. Ha ottimi rapporti con i protagonisti della strana maggioranza: con Casini («Siamo amici, anche fuori dal Palazzo»); con Alfano («Nutro grande stima, credo ricambiata»); con Bersani («Da presidente dell'Antitrust dissi che era stato il migliore ministro dello Sviluppo»)</i>.<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1INGZD">Corriere della Sera - Marco Galluzzo</a>Roberto DELLA SETA: Art. 67 della Costituzione. «Il nomadismo parlamentare alimenta la sfiducia» - INTERVISTA2012-08-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647939Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Il nomadismo parlamentare alimenta la sfiducia, la politica abbia la capacità di autoriformarsi».
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<br>Cambiano partito e addirittura schieramento. A volte tornano sui loro passi oppure, ancora insoddisfatti, cercano nuovi approdi o costituiscono nuove formazioni. Etichettati come transfughi o voltagabbana, in questa legislatura se ne contano ben più di cento. Per porre rimedio, a Palazzo Madama un gruppo di parlamentari del Pd, guidati da Roberto Della Seta, ha presentato un emendamento per modificare l'articolo 67 della Costituzione, secondo cui «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». La proposta Della Seta puntava ad inserire la clausola in base alla quale «decade dal mandato il parlamentare che s'iscrive ad un gruppo parlamentare, diverso dal misto, che non rappresenti il partito per cui è stato eletto». Proposta bocciata con 233 voti contrari, 45 favorevoli e tre astenuti «Me l'aspettavo», è il commento del promotore dell'emendamento. <p>
<b>Senatore Della Seta, perché questa bocciatura plebiscitaria?</b><p>
«Mettere in discussione l'articolo 67 della Costituzione è per molti parlamentari quasi una bestemmia. Ma io credo, invece, che la bestemmia sia il fatto che dall'inizio della legislatura 120 parlamentati su 945 abbiano cambiato partito, spesso addirittura schieramento, e abbiano creato dei gruppi o dei partiti che al momento delle elezioni del 2008 nemmeno esistevano. Questo è lo scandalo, perché questa situazione alimenta, giustamente, tra i cittadini la sfiducia nei confronti dei loro rappresentanti. Il mio emendamento mirava ad interpretare il principio della libertà di mandato dei parlamentari conciliandolo da una parte con l'esigenza che un parlamentare non può e non deve essere schiavo del suo partito e dall'altra con il principio sancito all'articolo 1 della Costituzione italiana in base al quale la sovranità appartiene al popolo. Ritengo, infatti, che i cittadini, che hanno con il loro voto fatto eleggere deputati e senatori che dopo qualche mese cambiano casacca, abbiano tutto il diritto di sentirsi defraudati, ingannati. Quindi conciliare il principio della libertà di mandato con il principio della sovranità popolare sarebbe necessario, tanto più nella situazione italiana che vede una crisi di fiducia sempre più diffusa e sempre più profonda verso chi fa la politica». <p>
<b>A cosa è dovuto il fatto che l'articolo 67, inserito in Costituzione per garantire la libertà circa lo svolgimento del mandato, sia finito per degenerare in un fenomeno di mobilità parlamentare così diffuso? </b><p>
«È uno dei tanti sintomi della progressiva caduta di etica pubblica nelle classi dirigenti italiane. Innanzitutto, i costituenti avevano una statura diversa dal punto di vista dell'etica pubblica, scrivevano una Costituzione che doveva servire ad un Paese che usciva da vent'anni di dittatura e da una guerra devastante. In quella situazione la scelta di affermare con grande forza il principio della libertà del parlamentare fu una scelta assolutamente sacrosanta e illuminata. Ma poi c'è stata una progressiva caduta dell'etica e della responsabilità pubblica delle classi dirigenti, e in particolare nella classe politica, e questa tendenza sempre più frequentata al nomadismo parlamentare penso sia una delle manifestazioni più allarmanti di questa tendenza generale». <p>
<b>Che peso ha avuto l'attuale sistema elettorale nel proliferare del fenomeno dei transfughi? </b><p>
«Credo che l'attuale sistema elettorale abbia avuto prima di tutto un peso nel ridurre la qualità del ceto parlamentare, nel senso che questo Parlamento di "nominati" è un Parlamento in cui siedono persone che non sono state scelte dai cittadini e che non forniscono in partenza particolari garanzie di essere persone che hanno il bene pubblico come proprio riferimento. Inoltre, questa legge elettorale rende ancora più urgente una modifica della Costituzione come quella che io ho proposto, perché oggi gli elettori non possono scegliere direttamente i propri eletti e con il fenomeno così diffuso del nomadismo parlamentare non possono di fatto nemmeno scegliere l'indirizzo politico di chi li rappresenta. Quindi, non solo si trovano ad aver contribuito ad eleggere persone che non hanno scelto, ma anche persone che in tanti casi dopo poco tempo nemmeno più rappresentano l'indirizzo politico che l'elettore con il suo voto ha voluto indicare. Ecco perché ritengo ancora più utile questo aggiustamento dell'articolo 67 della Costituzione».<p>
<b>Lei ha individuato nel fenomeno del nomadismo parlamentare una delle cause principali del discredito della politica italiana e della sfiducia crescente dei cittadini nei confronti dei loro rappresentaiti. Cos'altro ha contribuito ad aumentare questa crescente sfiducia? </b><p>
«Credo che la sfiducia dei cittadini nei confronti di chi li rappresenta sia un fenomeno assolutamente fondato. Anche se spesso dà luogo ad atteggiamenti che personalmente ritengo inaccettabili e sbagliati, nasce da un giudizio che è fondato: la politica italiana ha mostrato di tenere sempre meno all'interesse generale e più all'interesse parziale, che nei casi più degenerati è l'interesse privato del singolo politico e in tanti altri casi è l'interesse del partito e della fazione. Insomma, l'interesse generale in Italia è stato sempre meno il riferimento di chi ha responsabilità di rappresentanza e responsabilità di governo e credo che questa sia la causa fondamentale del discredito dei politici». <p>
<b>Allora cosa dovrebbe fare la politica per recuperare credibilità? </b><p>
«La politica dovrebbe dimostrare la capacità di auto-riformarsi, che è una delle capacità più difficili come ci insegna la storia. E difficile che un corpo sociale, un ceto, un gruppo accetti volontariamente di mettere in discussione i propri privilegi o sia disposto a modificare radicalmente i propri comportamenti. È molto difficile, ma sono convinto che nell'attuale situazione italiana sia l'unica via di uscita dalla crisi di credibilità della politica che altrimenti rischia di portare a fondo tutto il Paese». <br>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IKHHO">il Punto</a>ENRICO ROSSI: Nel Pd chi ha ruoli di direzione politica dagli anni '90, lasci2011-10-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617787Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Toscana (Partito: PD) - Consigliere Regione Toscana (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
''Chi ha svolto ruoli di direzione politica nazionale, a partire dagli anni '90 in poi, ha esaurito il proprio ciclo e deve lasciare gli impegni di prima linea per ritagliarsi un ruolo utile di 'padre nobile' che sono certo verrà ascoltato e apprezzato''.
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<i>Lo afferma Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in una nota postata sul suo profilo Facebook.</i>
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''Quindi gli organi dirigenti del Pd, che mi auguro vengano rafforzati e rinnovati, dovranno essere composti da una nuova classe dirigente proveniente dal territorio e selezionata in base alle prove di capacità e competenza. Nello specifico penso che la segreteria, già rinnovata, debba essere rafforzata, mentre la direzione nazionale deve essere fortemente ridotta in modo da potersi riunire velocemente e discutere davvero le scelte politiche.
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Allo stesso modo ritengo che se dovessimo conquistare la maggioranza e governare il Paese non ci potremmo certo presentare con gli stessi ministri e sottosegretari degli ultimi governi di centrosinistra''.
<p> ''E' bene non presentarsi agli elettori con le stesse persone che hanno già ricoperto più volte ruoli di governo soprattutto quando quella squadra è stata battuta alle elezioni, com'è avvenuto nel 2008. Anche alla guida del Paese dove presto - mi auguro - torneremo c'è bisogno di rinnovare la nostra presenza con donne e uomini nuovi e competenti''.
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<b>Per quanto riguarda le candidature al Parlamento:</b>
<p> ''Il discorso è diverso; come lo è in realtà in tutte le democrazie occidentali. In generale va bene il limite di due mandati, preferibile per me a quello di tre, ma possono esserci eccezioni, purchè tutti si sottopongano alle primarie e abbiano dai nostri elettori fiducia e consenso''.
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<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/regioni-PD__ROSSI_%28TOSCANA%29__CHI_HA_RUOLI_DIREZIONE_DA_ANNI__90_LASCI-643278--17.html">Asca</a>Giorgio NAPOLITANO: «Presente Angoscioso.Torniamo Affidabili»2011-08-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it607880Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />«Bisogna parlare il linguaggio della verità». «Basta debolezze nella lotta all'evasione».
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<p><b> Ecco ampi stralci del discorso pronunciato dal capo dello Stato al Meeting di Cl.</b>
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(...) È un fatto che ormai da settimane, da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro (...)
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<b>L'Unità e il linguaggio della verità</b>
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D'altronde, anche nel celebrare il Centocinquantenario dell'Unità, abbiamo teso a tracciare un filo che congiungesse il passato storico, complesso e ricco di insegnamenti, il problematico presente e il possibile futuro dell'Italia (...)<br />
Ebbene, abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile (...) <br />
Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare (...) il linguaggio della verità: perché esso «non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza». Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani generazioni? Stiamo attenti, dare fiducia non significa alimentare illusioni; non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio (...)
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<b>Approcci angusti e strumentali</b>
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Le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti (...)<br />
Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d'urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali. Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea? Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge? Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano. Occorre più oggettività nelle analisi, più misura nei giudizi, più apertura e meno insofferenza verso le voci critiche e le opinioni altrui. Anche nell'importante esperienza recente delle parti sociali (...) ci sono limiti da superare nel senso di proiettarsi pienamente oltre approcci legati a pur legittimi interessi settoriali. Bisogna portarsi tutti all'altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da operare. Scelte non di breve termine e corto respiro, ma di medio e lungo periodo (...)
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<b>Un'autentica svolta</b>
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Si impone perciò un'autentica svolta: per rilanciare una crescita di tutto il Paese — Nord e Sud insieme; una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione del reddito; una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali. Al di là del Pil (...) in quelle sedi si è richiamata l'attenzione su altri fattori: «È certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana». È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno (...) aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana (...)
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<b>Il fardello del debito pubblico</b>
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Quell'autentica svolta che oggi s'impone passa, naturalmente, attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell'Italia, in primo luogo del suo debito pubblico. E qui non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, o alle invadenze e alle improprie pretese delle autorità europee, come dicono alcuni, forse troppi. Si tratta di fare i conti con noi stessi, finalmente e in modo sistematico e risolutivo; ho detto e ripeto che lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. Faccia dunque ora il Parlamento le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio, e le faccia con la massima equità come condizione di accettabilità e realizzabilità.
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<b>Lotta all'evasione, crescita e riforme</b>
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Anche al di là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre un impegno categorico; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell'evasione di cui l'Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati. È una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili. L'Italia è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici, sul piano della cultura, della stabilità finanziaria, ma anche e nello stesso tempo sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente. E questo è anche il contributo che come grande Paese europeo siamo chiamati a dare dinanzi al rallentamento dello sviluppo mondiale, al rischio o al panico — fosse pure solo panico — di una possibile onda recessiva. In questo quadro, è importante che l'Italia riesca ad avere più voce, in termini propositivi e assertivi, nel concerto europeo (...)
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Una svolta capace di rilanciare la crescita e il ruolo dell'Italia implica riforme: dopo l'avvio, in senso federalista, della concreta attuazione del Titolo V della Carta, riforme del quadro istituzionale e dei processi decisionali, delle pubbliche amministrazioni, di assetti e di rapporti economici finora non liberalizzati, di assetti inadeguati anche del mercato del lavoro. Ma non starò certo a riproporre un elenco già noto: mi piace solo notare come in queste settimane, sospinto da alcuni impulsi generosi, si stia prospettando in una luce più positiva il tema della riforma — in funzione solo dell'interesse nazionale — e del concreto funzionamento della giustizia. Anche perché alla visione del diritto e della giustizia sancita in Costituzione repugna la condizione attuale delle carceri e dei detenuti (...)
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<b>L'apporto della politica e dello Stato</b>
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Ma potrà anche l'apporto insostituibile della politica e dello Stato manifestarsi in modo da rendere possibile il superamento delle criticità e delle sfide che oggi stringono l'Italia? Ci sono momenti in cui — diciamolo pure — si può disperarne. Ma non credo a una impermeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l'incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all'interno e vengono dall'esterno del Paese. Il prezzo che si paga per il prevalere — nella sfera della politica — di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile (...)
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Qui in Italia va perciò valorizzato ogni sforzo di disgelo e di dialogo, come quello espressosi nella nascita e nelle iniziative, cari amici Lupi e Letta, dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Ma bisogna andare molto oltre, e rapidamente. Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso: e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell'attività politica (...)<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=13EA7O">Corriere della Sera</a>Massimo Cacciari: «Questione morale? La vera colpa è l'Italia senza riforme» - INTERVISTA2011-07-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590373<br />
"Da vent’anni non esiste più la politica. In Italia non ci sono le leggi che dovrebbero ‘contenere’ i fenomeni di malcostume. Così come sono assenti partiti in grado di selezionare la classe dirigente".
<p><b>Professore, quant’è grave nel Pd la questione morale?</b>
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«È sbagliato parlare di ‘questione morale’. Sia per i democratici che per gli altri».
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<b>Perché?</b>
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«Ma perché derubrica il vero problema. Che è di natura squisitamente politica. È essenziale capire che esiste una ‘questione politica’ seria. È quella che ci deve preoccupare».
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<b>E chi riguarda?</b>
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«Tutti, non solo il Pd. Da vent’anni non esiste più la politica. Non sono state fatte quelle essenziali riforme costituzionali e del sistema sociale, direi quelle riforme strutturali, essenziali per andare avanti. Non la buttiamo sulla presenza dei politici ‘cattivi’. Imbroglioni e mestatori ci sono sempre stati. La realtà è che in Italia non ci sono le leggi che dovrebbero ‘contenere’ i fenomeni di malcostume. Così come sono assenti partiti in grado di selezionare la classe dirigente».
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<b>Magari era meglio nella Prima Repubblica...</b>
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«No. Il disastro nasce tutto negli anni Settanta. Anni in cui c’era una crisi davvero tragica, molto più di oggi. È in quel periodo che si creano le condizioni per la mancata alternanza. Poi, dopo il disastro di inizio anni Novanta, ci troviamo di fronte a forze politiche raccogliticce che difficilmente possono essere definiti partiti».
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<b>
E che cosa sono?</b>
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«Un coacervo di populismo e demagogia. Che mette ancora più in luce quanto sia sbagliato analizzare la crisi attraverso la categoria della questione morale. Essa è un sintomo. Il vero malato, grave, è la politica».
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<b>Professore, però la classe politica di una volta era ben altra cosa, ammetterà...</b>
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«Guardi, quando entrai in Parlamento la prima volta avevo 32 anni. E devo dire che per fortuna quegli anni tragici sono finiti. Se impostiamo il nostro ragionamento sui singoli è evidente che i protagonisti di allora, o parte di essi, erano superiori agli attuali. Ma dobbiamo stare attenti a contestualizzare. Non dimentichiamoci quale era l’Italia degli anni Settanta. Il livello culturale generale. È chiaro che i Napolitano, gli Amendola, i Chiaromonte erano di un livello superiore. E ancora: i Moro, i Fanfani, il primo De Mita. Per non parlare dei Bisaglia o dei Marcora, fra i primi a capire che esisteva una ‘questione settentrionale’».
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<b>Dei veri politici...</b>
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«Sì, ma attenzione a farne casi singoli. Voglio dire che la classe politica di allora va giudicata rispetto al contesto di allora. Oggi, paradossalmente ma non tanto, la situazione si è ribaltata».
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<b>
Beh, cambiano anche i media...</b>
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«Certamente. Il che da una parte è positivo perché c’è un maggiore controllo, si incoraggia la partecipazione, si favorisce la trasparenza. Dall’altra, però, si fanno operazioni di pura demagogia. Come sui costi della politica. Come se in America non ci fossero gli stessi problemi».
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<b>
Ma la gente è furibonda.</b>
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«E ne ha ben donde. Ma non è col populismo che si risolvono i problemi bensì con l’analisi attenta e proponendo soluzioni. Diciamo le cose come stanno: l’intera classe politica è responsabile di questa emergenza per aver sempre rimandato le riforme necessarie. Ora abbiamo tamponato in parte le falle e possiamo ricominciare a ragionare. Diciamo che abbiamo stoppato alla meno peggio la valanga. E di questo non possiamo far altro che ringraziare Napolitano. Se non era per lui, stavamo freschi...».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=12I0PB">Quotidiano.net - Francesco Ghidetti</a>Willer BORDON: «La lunga consuetudine al privilegio della classe politica italiana».2011-04-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572706<br />
«La lunga consuetudine al privilegio - spiega Bordon nel suo libro - ha mitridatizzato la classe politica italiana. Assumendo per lunghi periodi dosi moderate di privilegio, i politici vi si sono lentamente abituati: e di privilegio non possono più morire. Ovvero, il loro "organismo morale" non considera più privilegio il privilegio, come il corpo di Mitridate non considerava più veleno il veleno».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.europa-in.it/leggi.php?artID=1883945">www.europa-in.it</a>Giulio TREMONTI: «La cialtroneria al Sud non è di destra o sinistra ma di una classe politica che non sa fare gli interessi dei cittadini»2010-07-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502587Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Economia e Finanze (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Il ministro dell'Economia attacca le istituzioni che hanno diritto ai fondi Ue ma poi non li spendono.
<p>Basta con la «cialtroneria» di chi protesta solamente. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo all’assemblea della Coldiretti si scaglia contro chi, al Sud, non fa gli interessi dei cittadini e non spende i fondi messi a disposizione dall’Ue.
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I FONDI MAI UTILIZZATI <br />
«L’agricoltura italiana - ha detto - ha tenuto nella crisi, anche nel Sud. Anche se i problemi ci sono». Il ministro ha ricordato che ieri ha incontrato il commissario Ue ai fondi europei con il quale si è sottolineato il fatto che per il Sud c’è stato uno stanziamento nell’ambito del programma comunitario 2007-2013 pari a 44 miliardi di euro dei quali ne sono stati usati solo 3,5.
<p>Uno «scandaloso percorso» secondo il titolare del dicastero di via XX Settembre. «Mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali non usati - ha evidenziato il ministro -.
<p> Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è di una gravità inaccettabile». E la colpa - ha aggiunto - «non è dell’Europa, dei governi di destra o di sinistra, ma è colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende. <br />
E siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/10_luglio_02/tremonti-cialtroneria-regioni-sud_0de5d24e-85cb-11df-adfd-00144f02aabe_print.html">Corriere.it - Redazione online</a>Antonio DI PIETRO: "Letterina di Natale per un 2010 di ricostruzione"2009-12-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474663Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
Carissimi,
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l’anno 2009 volge al termine con un Paese economicamente, istituzionalmente e politicamente in ginocchio per via di un governo scellerato e di un’opposizione che non sempre ha fatto il suo dovere in modo compatto e senza indugi, critica che di certo non posso rivolgere all’ Italia dei Valori.
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Il nostro partito è oggetto di attacchi furibondi, supportati da un muro mediatico compatto che vuole confinarci all’opposizione perenne, temendo che il Paese comprenda che in noi c’è il seme di un’alternativa concreta a questa classe politica. Ogni occasione è stata buona nel 2009, e lo sarà in futuro, per porci in cattiva luce nei confronti dell’opinione pubblica perché temono la nostra integrità morale che ci vede sempre con la schiena dritta e mai inclini a compromessi di comodo.
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Il riscontro del nostro buon operato, però, lo raccogliamo continuamente nelle piazze, tra gli operai nelle fabbriche, e nella Rete che oggi ci vede interlocutori affidabili tra i partiti per il dialogo con i cittadini e la trasparenza della nostra azione politica.
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L’ultimo attacco è stato scagliato in seguito al gesto di un folle che ha ferito il Presidente del Consiglio. Alcuni organi di stampa e molti politici hanno montato una ingiustificata campagna politica e mediatica per individuare nella mia persona e nell’Italia dei Valori i mandanti morali che hanno armato quella mano. Nulla di strano in questa caccia alle streghe, se ciò accade è perché l’Italia dei Valori per tutto l’anno ha svolto il suo ruolo di opposizione denunciando con forza, senza far sconti neanche agli altri partiti d’opposizione, le nefandezze di un governo ogni volta che si volevano ridurre gli spazi della democrazia.
<p>
Rivolgo a voi tutti i miei più sentiti auguri per queste feste, soprattutto a coloro a cui la crisi non ha lasciato neanche un panettone da tagliare, e aggiungo che vorrei mettere una promessa sotto l’albero di ciascuno: il rinnovato dell’impegno, anche per l’anno che verrà, nel contrastare ogni forma di prevaricazione delle istituzioni, ogni legge che possa portare alla privazione delle libertà individuali e costituzionali dei cittadini.
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Un impegno insomma nel difendere la democrazia ed i valori più profondi dello Stato.
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Auguri di Buon Natale.
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Antonio Di Pietro
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<i>"Letterina di Natale per un 2010 di ricostruzione"
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Caro Gesù Bambino,</i>
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<i>fai in modo che l'anno prossimo torni un po' di libertà d’informazione e di democrazia partecipata nel nostro Paese.
Da più parti dicono che nel nostro Paese c'è democrazia, c'è confronto, c'è dialogo. Anzi, adesso dicono che bisogna riaprire la stagione del dialogo.</i>
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<i>E se la prendono con noi perché a questo tavolo del dialogo non ci sediamo.
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Ma, caro Gesù Bambino, tu lo sai bene com'è fatto il diavolo. Tu lo sai bene che non ci si può fidare di lui. Tu lo sai bene che a un certo punto l'hai dovuto pure mandare via dal Paradiso per relegarlo all'inferno.</i>
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<i>
Perché con alcune persone, soprattutto con il diavolo, non si può dialogare. Perché si monta la testa. Pensa! Voleva perfino prendere il tuo posto! Capisci che cosa voleva fare il diavolo?</i>
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<i>
Nel nostro Paese c'è “un diavolo” al Governo che pensa di usare le istituzioni solo per farsi gli affari suoi. Che vuole addirittura cambiare la Costituzione perché nella Carta non è previsto che lui non può essere processato.<br />
Nella Costituzione c'è scritto, invece, che “tutti devono essere uguali di fronte alla legge” e che nessuno deve commettere reati.</i>
<p>
<i>Invece questo “diavolo” vuole che nella nostra Costituzione ci sia scritto che alcune persone (lui!) non possono essere processate, non che non possono commettere reati, intendiamoci.
Però lui questo lo chiama dialogo.</i> <br />
<i>E, come tu sai, caro Gesù Bambino, capita spesso che qualcuno abbocchi e dica: "Vabbé andiamo a dialogare".</i>
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<i>Te lo immagini? Ricordi la storia di cappuccetto rosso? Avrebbe mai potuto dialogare con il lupo cattivo?</i>
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<i>Ecco la preghiera che Ti faccio, caro Gesù Bambino: l'anno prossimo mettici in condizione di liberarci politicamente, attraverso l'esercizio democratico del voto, di questo diavolo al Governo.</i>
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<i>Soprattutto mettici in condizione di far comprendere ai cittadini italiani che non devono cadere nel trabocchetto dando il loro voto di fiducia a persone che fanno credere di fare il loro interesse, ma che in realtà fanno solo gli interessi propri.</i>
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<i>
Gesù Bambino apri gli occhi a coloro che, invece di fare opposizione, decidono di fare inciuci con questa maggioranza</i>.
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<i>Tu lo sai, Gesù Bambino, che il diavolo non porta da nessuna parte. Non si va in nessun luogo se entrambe le parti non sono mosse da buone intenzioni. E Tu sai meglio di me che nel Governo Berlusconi non ci sono buone intenzioni. Ci sono soltanto intenzioni di una massa di lobbisti, massonica, che utilizza le istituzioni per farsi gli affari propri.</i>
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<i>Ecco, questa è la letterina di Natale che consegno a Te, Gesù Bambino.</i>
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<i>
Apri gli occhi agli italiani prima che sia troppo tardi.</i>
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<i>
Tuo affezionatissimo, Antonio Di Pietro</i><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.antoniodipietro.it/">Blog di Antonio Di Pietro</a>Pier Ferdinando CASINI: «Cosentino abbia dignità: si dimetta da sottosegretario»2009-11-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it452463Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
Cosentino è stato recentemente raggiunto da una richiesta d'arresto per presunte collusioni con la camorra.
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Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha invitato a dimettersi dalla carica di sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, recentemente raggiunto da una richiesta d'arresto per presunte collusioni con la camorra.
<p> «Io non so se Cosentino sia innocente o colpevole - ha affermato Casini ad un incontro a Milano - sono propenso ad applicare anche a lui il garantismo che vale per tutti, ma nel momento in cui c'è una richiesta d'arresto e la Camera si appresta a dire di no, abbia la dignità di dimettersi da sottosegretario perchè chi è investito da accuse di questo tipo non può rimanere a governare l'Economia».
<p>Le dimissioni di Cosentino, per Casini, sarebbero un gesto di autotutela a favore di tutta quanta la classe politica. «Se c'è un modo di difendere la buona politica - ha attaccato Casini - questa non è la difesa corporativa, perchè se non sappiamo distinguere la zizzania dall'erba buona, tutta l'opinione pubblica ci sommergerà».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/09_novembre_28/casini-cosentino-dimissioni_492ef30c-dc49-11de-abb8-00144f02aabc_print.html">Corriere.it</a>Pietro ICHINO: Pd: "Vedo pregi e difetti in entrambe le candidature presentate fino a oggi"2009-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391752Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Ai molti che mi chiedono delle mie scelte nella competizione congressuale rispondo - e non è una risposta diplomatica - che vedo pregi e difetti in entrambe le candidature presentate fino a oggi.
<p>Più specificamente, riconosco a Pierluigi Bersani una maggiore capacità di comunicazione e una personalità politica più spiccata rispetto a Dario Franceschini;<br />
dello schieramento che sostiene Bersani, però, non mi piacciono alcune cose:<br />
- la tendenza a costituirsi in corrente e a riproporre la vecchia forma-partito;<br />
- la tendenza a prendere le distanze rispetto al metodo statutario delle primarie per l’elezione del segretario-candidato premier (scelta, questa, che invece considero fondamentale);<br />
- la tendenza a concepire la politica del lavoro del Pd in chiave “laburista”, cioè come espressione in sede parlamentare degli interessi propri del movimento sindacale; oppure, in una situazione di divisione tra le confederazioni maggiori, a costruire un rapporto privilegiato tra Pd e Cgil (sarà interessante vedere se e come inciderà su quest’ultima tendenza l’alleanza tra Bersani ed Enrico Letta).
<p>
Non mi sembra, invece, che - almeno per ora - le due candidature presentino differenze apprezzabili sul terreno della concezione laica del partito e dello Stato: vedo uno degli aspetti più positivi della dialettica che si è instaurata in seno al Pd in queste ultime settimane nel fatto che in entrambi gli schieramenti che stanno delineandosi si mescolano ex-diessini, ex-margheritini e persone che non provengono da alcuna delle due vecchie formazioni politiche.
<p>Sono convinto che, quale che sia l’esito del congresso, ne risulterà comunque rafforzata la scelta della laicità come metodo indispensabile per la cooperazione tra credenti di tutte le fedi e non credenti nel governo della res publica.
<p>
Quando il quadro delle candidature sarà completato, sceglierò tenendo conto della concezione del partito e del programma di governo che i candidati avranno proposto. Per questo seguo con molta attenzione quello che propone la nuova generazione dei democratici, il 30 giugno a Roma andrò ad ascoltare Bersani, il 2 luglio ad ascoltare Veltroni (che mi ha invitato a svolgere in quell’occasione un intervento); e sarei anche molto interessato ad ascoltare Chiamparino, se decidesse di candidarsi.
<p>
Sul piano dei contenuti programmatici concreti, per il momento mi sembra che ci sia da segnalare soltanto il contributo al dibattito congressuale presentato da Enrico Morando il 26 giugno;<br />
ha il difetto di essere un po’ troppo lungo, ma i frequentatori di questo sito non faticheranno a trovare, nella seconda parte, forti assonanze con le mie proposte, particolarmente nei capitoli dedicati alle politiche del lavoro, delle relazioni industriali e dell’immigrazione. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.pietroichino.it/?p=4208">www.pietroichino.it</a>Luciano VIOLANTE: «Il nuovismo del leader è un errore» - INTERVISTA2009-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391731<br />
«Sono amico di entrambi, aspetto i loro progetti per scegliere chi sostenere»: Luciano Violante chiede a Franceschini e Bersani di scoprire le carte. Ma difende Bersani dall’accusa di rappresentare il «vecchio».
<p> <b>Un avvio di congresso duro. Cosa ne pensa?</b>
<p> «Franceschini ha fatto bene in questi mesi. Ora mi è sembrata contraddittoria, per come ha gestito il partito e con la sua stessa elezione alla quale tutti abbiamo contribuito, la presa di distanza da ”quelli che c’erano prima”. A chi si riferiva? A Veltroni, Marini, D’Alema? <br />
Comunque, non ci si presenta mai contro qualcuno ma per un progetto».
<p> <b>È venuto meno al ruolo di segretario di tutti?</b>
<p> «Non esageriamo. È stato un errore, peraltro rilevato da molti: siamo in una situazione certamente delicata e non godiamo di buona salute, sarebbe giusto confrontarci sul futuro del partito, sulla lettura della società italiana, su come superare i nostri handicap. Ma sono convinto che se ne sia reso conto anche Franceschini che in Direzione non ha usato più quei toni».
<p> <b>Di fatto si discute di due nomi...</b>
<p> «Diamogli tempo per mettere i loro progetti. Certamente entrambi dovranno dirci che idea di partito e società hanno.<br />
Io spero che entrambi coltivino il senso di appartenenza: una organizzazione politica non è una bocciofila ma un luogo dove si vivono sentimenti, appartenenze ideali, voglia di impegno».
<p> <b>Veltroni, a sostegno di Franceschini, vuol tornare allo spirito del Lingotto. È la strada giusta? O fu, come ritiene qualche sostenitore di Bersani, l’inizio della fine del governo Prodi e dell’Ulivo.</b>
<p> «È ingeneroso addebitare al Lingotto la fine di un governo che cadde perché un pezzo di maggioranza fece l’accordo con l’avversario. Penso però che la resurrezione delle idee, in genere, non ha campo in politica. Piuttosto che riesumare cose del passato, è meglio dire cosa si vuol fare per il futuro, guardando sempre avanti».
<p> <b>Bersani è dipinto come l’interprete di un Pd che dovrebbe somigliare di più alle socialdemocrazie, in crisi in tutta Europa.</b>
<p> «Intanto, la tradizione socialdemocratica ha dato il welfare a tutta Europa. Può darsi che si sia consumata e che si debba pensare ad un altro modello di partito. Ma non mi pare che Bersani sia propugnatore del passato. Ha fatto il ministro guardando positivamente al futuro. Come quando ha amministrato la regione Emilia Romagna. È una persona pragmatica, non un romantico nostalgico. E anche Franceschini non è legato al passato. Mettiamoli alla prova, poi decideremo».
<p> <b>Anche lei critica lo Statuto che affida alla primarie la scelta del segretario?</b>
<p> «Le primarie, per definizione, sono un momento di selezione di candidature. Vanno benissimo per individuare candidati sindaci o presidenti di provincia e regione. Per il Pd, invece, sono decisive per la elezione del segretario: si consegna il diritto di scegliere la guida del partito a chi non ne fa parte. A me sembra un errore».
<p> <b>Ma quelle regole le avete votate tutti assieme.</b>
<p>«Se abbiamo commesso tutti assieme una sciocchezza non è il caso di confermarla. Se si smarrisce il confine tra iscritti ed elettori, si perde anche il senso di appartenenza: gli iscritti montano i gazebo e gli elettori scelgono il segretario. Qualcuno potrebbe anche seccarsi».
<p> <b>È stato un errore non rinviare il congresso?</b>
<p> «È stato giustissimo. Lo avremmo fatto lo stesso ma sott’acqua. E sarebbe stato peggio».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MQKQU">Il Mattino - Teresa Bartoli</a>Rocco BUTTIGLIONE: «Bossi attacca l’Udc? Teme il voto dei moderati» - INTERVISTA2009-06-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391404Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) - Vicepres. Camera <br/><br/><br /> Il Senatùr prima di parlare degli ex dc rilegga la storia, il centrodestra è appiattito sulla Lega
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Basta con l’ostentazione della ricchezza e del potere, basta con i troppi soldi e le troppe belle donne, basta con il machismo: «Berlusconi ha esagerato. La politica ha bisogno di maggiore sobrietà. Mi riferisco al premier e anche a chi lo consiglia». È quanto osserva Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc e vice-presidente a Montecitorio, commentando la vicenda-Noemi. Mentre ancora pesano le parole scagliate dalla Lega Nord contro gli ex democristiani.
<p><b> Bossi dice che gli ex dc meritano solo legnate. Che ne dice?</b>
<p> «Sono espressioni che stanno a metà tra l’arterosclerosi galoppante e la paura del Carroccio di dover competere con l’unica grande forza di opposizione nella contesa del voto dell’area moderata: escludo il Pdl, che è chiaramente succube della Lega. Piuttosto Bossi farebbe bene a studiare la storia e a rispettare quella grande forza politica che seppe fare in tante occasioni il bene dell’Italia».
<p> <b>Bossi dice anche che gli ex dc sono stati ladri nel creare le quote latte in cambio di un po’ di finanziamenti per il Sud.</b>
<p> «Senza le quote il latte padano non avrebbe mai invaso l’Europa. Cancellare le quote significa la scomparsa di tantissime aziende. La verità è che Bossi ha perso completamente il senso della realtà».
<p> <b>Anche la vicenda-Noemi è figlia del clima rovente di questa campagna elettorale?</b>
<p> «C’è stata una speculazione indegna da parte della sinistra contro Berlusconi, soprattutto quando Franceschini ha detto quelle cose finendo per suscitare la reazione dei figli: ognuno è padre come gli riesce».
<p> <b>Dunque, Franceschini ha sbagliato. E il premier?</b>
<p> «Berlusconi ha esagerato».
<p><b>In che senso?</b>
<p> «Non voglio credere alla storia della minorenne. Piuttosto è vero che l’immagine della politica fatta con i troppi soldi, le troppe belle donne, la gioia di vivere fasulla da carta patinata, non è rispettosa della realtà di un paese dove la gente soffre al punto tale per cui la Chiesa promuove raccolte di fondi nelle parrocchie: per tante famiglie quelle pur piccole somme saranno una benedizione. Quindi: in un’Italia così è esagerata l’ostentazione della ricchezza e del potere. Questo vale non solo per Berlusconi, ma anche per tanti esponenti della sua maggioranza».
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<b>Anche la Chiesa ha richiamato i politici a comportamenti più corretti.</b>
<p> «Non vogliamo fare i moralisti, ma c’è bisogno di maggiore sobrietà». Tra i suoi colleghi c’è chi chiede che Berlusconi riferisca in aula. È questo quanto deve fare? «Certo, un’immagine del tutto distorta è già passata e a questo non si può rimediare. Però credo che la vicenda-Noemi abbia introdotto il sospetto gravissimo e inaccettabile che il premier abbia avuto rapporti con una minorenne. Ebbene, quel sospetto è da codice penale e il premier ha il dovere di fugarlo con chiarezza in Parlamento».
<p><b> Basterebbe?</b>
<p> «Di sicuro poi ci sarebbe bisogno di un cambio di registro e di una maggiore sobrietà nella gestione delle vicende personali. Mi riferisco anche agli attacchi fra i coniugi, laddove si arriva perfino alla diffamazione della donna che è sua moglie».
<p> <b>A cosa si riferisce?</b>
<p>«Penso al caso-Lario e a quel titolo di Libero: ”E chi se ne frega?”. Credo che dietro certe espressioni ci siano le responsabilità di chi lavora nell’entourage del presidente del Consiglio. Attorno a lui c’è un giro che non mi piace e aiuta a diffondere un’immagine della politica in cui c’è troppa disinvoltura morale».
<p> <b>E invece?</b>
<p>«Invece bisogna cominciare a costruire una classe politica nuova, facendo crescere le persone che credono in qualcosa. È assurda l’idea secondo la quale si possa fare politica senza fede. Bisogna saper stare in mezzo alla gente, pensare alla sostanza delle cose e non all’immagine».
<p> <b>Di contrasto, queste vicende sembrano rilanciare il ruolo dei politici cattolici. Non crede?</b>
<p> «Noi andiamo ripetendo che bisogna fare e rifare l’Udc, per ricostruire quel rapporto diretto con il popolo cristiano, che costituisce un prezioso serbatoio di quei valori tanto necessari per riscattare questa politica che è caduta così in basso».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=MC4BR">Il Mattino - Corrado Castiglione</a>Roberto MUSACCHIO: Gramsci. Lezione sempre attuale2009-04-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391077Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: GUE/NGL) <br/><br/><br />
In occasione del 72esimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, una delegazione di Sinistra e Libertà composta da Patrizia Sentinelli e Roberto Musacchio si è recata al Cimitero Inglese. Roberto Musacchio, europarlamentare di Sinistra e Libertà, ha dichiarato: «La lezione di Gramsci è sempre attuale. Riforma morale del paese e sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti sono temi di straordinaria attualità. <br />
In particolare il sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti è una chiave di interpretazione per quel populismo che rappresenta uno dei rischi più gravi della nostra democrazia. In questo paese troppe volte i potenti usano le condizioni di difficoltà dei deboli per alimentare il proprio potere; la riforma morale di cui parla Gramsci serve a proseguire nei valori della nostra Costituzione attuandoli pienamente». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.robertomusacchio.eu">ANSA</a>