Openpolis - Argomento: nobel per la pacehttps://www.openpolis.it/2014-02-15T00:00:00ZMaria Giuseppina Nicolini: 'Ora Lampedusa non è più sola'. Intervista a Giusi Nicolini2014-02-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it718023Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Lampedusa e Linosa (AG) (Partito: LISTA CIVICA) <br/><br/>La candidatura per il premio Nobel? «È un riscatto per Lampedusa che ha vissuto nella solitudine una delle pagine più drammatiche della storia recente, e per i morti senza nome caduti in questo pezzo di Mediterraneo». Giuseppina Maria Nicolini passerà alla storia come il sindaco dell’isola di Lampedusa che si gioca un posto nell’albo dell’Accademia più blasonata del mondo. La notizia della candidatura, ufficializzata dopo le firme raccolte da “l’Espresso”, arriva sull’isola come un segnale di cambiamento. E lei non nasconde l’emozione. Ma nemmeno tace le anomalie del sistema fondato sull’emergenza e sulla Bossi-Fini, che «andrebbe abolita».
Sindaco, che effetto fa Lampedusa candidata al Nobel?
«Il riconoscimento è già un grande onore. Ma è anche la via per dare dignità ai morti che non hanno mai avuto un nome. Per ricordare gli innominati inghiottiti dal Mediterraneo».
Il premier Enrico Letta commentando la candidatura vi ha definito «il cuore dell’Europa» e «un laboratorio sociale».
«I termini usati dal premier sono quelli che ho in mente io per rilanciare Lampedusa. Ma la grande rivoluzione porta la firma di Papa Francesco: ha indicato la nostra isola come l’ inizio dell’Europa, non come la fine. E quindi dobbiamo impegnarci, tutti, affinché essa diventi il centro del Mediterraneo. Deve trasformarsi in un luogo dove si progetta una politica comune e solidale di tutta l’area, a partire dai diritti umani e per finire con l’economia. Immaginiamo un mare attraversato liberamente da uomini e culture, dove gli unici mezzi ai quali è vietato viaggiare sono quelli dei mercanti di persone».
E l’isola cosa si aspetta dal governo?
«Lampedusa ha chiesto una cosa semplice: è necessario che anche le isole più lontane abbiano strutture e servizi primari uguali al resto dell’Italia, e oggi non è così. Non è così a Lampedusa ma neanche nelle altre aree di confine del Paese, che sono parte importante del patrimonio culturale e naturale. La battaglia per liberare Lampedusa dal destino di terra di frontiera è una battaglia comune, di tutti gli italiani. Noi chiediamo cose banali: per esempio avere l’acqua tutti i giorni e non essere costretti ad aspettare la cisterna come nel medioevo, navi moderne che non impieghino 10 ore per percorrere 120 miglia. Fare il sindaco a Lampedusa è difficile, qui ci sono questioni di prima necessità che non sono mai state risolte. Vivere da lampedusani vuol dire vivere da ultimi dell’Europa. Invece vorremmo entrare in Italia dentro un quadro di coesione nazionale. E non sentirci più un problema».
La missione “Mare Nostrum” della Marina ha cambiato la situazione?
«La missione della Marina, con tutto il rispetto per il progetto Mare nostrum, non è un’azione che evita i morti. Se costruisci una barriera non eviti i naufragi. Certo, questo ha spostato in avanti il pattugliamento e la vigilanza, ma salvare le vite umane è quello che già faceva la nostra guardia costiera. Attenzione: non voglio sminuire il valore di “Mare nostrum”, dico solo che la Guardia costiera in tutti questi anni ha lavorato con grande professionalità e passione».
Il video sugli abusi all’interno del centro di accoglienza mandato in onda dal Tg2 ha mostrato quanto fosse grave la situazione per i migranti. Vi ha sorpreso?
«Quelle immagini mi hanno indignato, ma non mi hanno meravigliato. Oggi l’ente che gestisce il centro è stato sostituito, ma poco è cambiato. Non ho bisogno di guardare un video per capire che in un posto così sovraffollato la dignità umana è l’ultima cosa che viene rispettata. I nostri occhi sono stati testimoni del degrado con cui accogliamo i migranti. Stesi a terra, stretti come sardine. E poi ricordo i 180 minori, rinchiusi con i genitori. Il nostro modello di accoglienza non funziona: è disumano. Mi chiedo: perché aspettare i morti per indignarci? Dopo le tragedie, l’Italia e l’Europa hanno scoperto che qui arrivano bambini e famiglie, che questi centri più che di accoglienza sono luoghi che cancellano l’identità. Ma su quel che vi accade cosa sanno gli italiani? Abbiamo lasciato che uomini politici come Calderoli o Salvini sostenessero tesi assurde a difesa di queste strutture. Abbiamo sentito dire che rinchiudere qui i migranti è il modo migliore per evitare gli stupri e i furti. Il fatto è che i richiedenti asilo, respinti da Maroni nel 2009, non potevano essere rimpatriati. Dobbiamo accoglierli. Ma non può essere fatto nei Cara, i centri accoglienza richiedenti asilo che restano dei Cie camuffati. Non sarebbe meglio, mi chiedo e propongo, creare accoglienza diffusa sul territorio? Lavorare per l’integrazione incentivando i comuni ad accogliere: basterebbe fornire i mezzi necessari. Ma anche questo non basta. Perché è necessario una volta per tutte abolire la Bossi-Fini: ci vuole una legge sul diritto di asilo e bisogna pensare a una politica diversa per i migranti».
L’immigrazione è un’emergenza o sono le leggi che non funzionano a creare situazioni critiche?
«Quello cui assistiamo è il risultato di leggi di tipo emergenziale. Ma come si fa a definire “emergenziale ” un quotidiano che Lampedusa vive da 15 anni? Eppure nessuno ha lavorato per evitare le stragi di migranti. Legiferare seguendo l’emergenza, come spesso accade in Italia, è stata una scelta che ha alimentato business milionari. Non siamo stati capaci di creare un sistema stabile di accoglienza. È come non volere riconoscere che siamo dentro una pagina di storia».
Cosa vorrebbe che cambiasse nei prossimi mesi?
«Vorrei che nessuno morisse più in mare. E che i migranti potessero chiedere asilo nei Paesi di transito. Dove ci sono ambasciate italiane ed europee. Lo si deve fare per non farli annegare più e anche per spendere meno soldi in soccorsi e pattugliamenti. Denari che potremmo usare per aiutare le persone bloccate nei campi profughi».
E cosa potrebbe cambiare se si arrivasse al Nobel?
«Ci sono candidature che forse lo meritano più di noi, ma questo risultato è già un traguardo enorme. Un’operazione verità. È come dire a tutto il mondo che questi morti sono l’Olocausto di oggi. È un premio all’accoglienza solidale, quella dal basso, dei cittadini, l’unica che non fa affondare il nostro Continente».<br/>fonte: <a href="http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/02/15/news/ora-lampedusa-non-e-piu-sola-intervista-a-giusi-nicolini-1.153282">espresso.repubblica.it</a>Maria Giuseppina Nicolini: Nobel Pace Lampedusa, intervento Nicolini 2013-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it718022Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Lampedusa e Linosa (AG) (Partito: LISTA CIVICA) <br/><br/>Il quotidiano Avvenire ha lanciato la proposta di candidare Lampedusa per il Premio Nobel per la Pace, a seguito della visita di Papa Francesco lo scorso 8 luglio. Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, commenta : “ si tratta di una candidatura che certamente ci onora, anche perche’ sinora la mia isola e la mia comunita’ hanno pagato un prezzo altissimo per avere vissuto in perenne emergenza immigrazione, mentre nell’ombra si faceva scempio del territorio, dell’ambiente e della legalita’ . E’ necessario e urgente che l’Europa rivaluti le sue politiche sul Mediterraneo, a partire dalle tragiche conseguenze che esse hanno oggettivamente determinato”.<br/>fonte: <a href="http://www.sicilia24h.it/nobel-pace-lampedusa-intervento-nicolini_145734/">www.sicilia24h.it</a>Maria Giuseppina Nicolini: Lampedusa, Giusi Nicolini i migranti e il Nobel per la Pace all’Europa 2012-12-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it718021Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Lampedusa e Linosa (AG) (Partito: LISTA CIVICA) <br/><br/>«Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore. Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili.
Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola? Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita.
Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce. Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente.
Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.
Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umani a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera. Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza».<br/>fonte: <a href="http://www.informarexresistere.fr/2012/12/20/lampedusa-giusi-nicolini-i-migranti-e-il-nobel-per-la-pace-alleuropa/">www.informarexresistere.fr</a>