Openpolis - Argomento: investimenti bloccatihttps://www.openpolis.it/2011-07-21T00:00:00ZCesare DAMIANO: Marchionne non ha più alibi2011-07-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590212Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La sentenza del tribunale di Torino sull’accordo per la costituzione di una nuova società per la gestione dello stabilimento Fiat di Pomigliano, dovrebbe indurre le parti a uscire dalla logica del conflitto e a riprendere quella del confronto.
Respingendo il ricorso della Fiom, il giudice ha riconosciuto che la newco creata dalla Fiat non è un ramo d’azienda. Al tempo stesso però, sostenendo che il Lingotto ha messo in atto una condotta antisindacale, consente alla Fiom di “rientrare” in fabbrica costituendo la propria rappresentanza sindacale aziendale, pur non essendo firmataria di quell’accordo.
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Si tratta di una decisione “salomonica” che lascia i contendenti soddisfatti (o scontenti) a metà, ma che consente di rimettere in moto la via contrattuale. La situazione di crisi profonda in cui si trova il paese e che coinvolge anche la casa torinese, operai e impiegati inclusi, suggerirebbe la scelta di una sorta di disarmo bilaterale. Che porti la Fiom a rinunciare alla promozione di ricorsi individuali dei lavoratori e che spinga la Fiat a rompere gli indugi sugli investimenti annunciati, rinunciando a sua volta a ricorrere contro la sentenza. Non si può attendere oltre. I venti miliardi di euro previsti per dar corpo al progetto, sin qui soltanto annunciato, di Fabbrica Italia – che non riguarda solo Pomigliano, ma l’insieme degli stabilimenti dell’auto, Mirafiori compresa – vanno resi subito operativi.
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Sarebbe drammatico se, come è stato paventato in questi giorni, la sentenza producesse su questo fronte una situazione di stallo. In gioco, accanto al futuro delle relazioni sindacali, c’è il destino degli stabilimenti Fiat, della ricerca, della produzione e dell’occupazione. Cioè il destino dell’industria italiana dell’auto. Un settore strategico che il nostro paese, se non vuole avviarsi irreversibilmente sulla strada del declino industriale, non può permettersi di perdere.
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Per uscire da questa situazione e riprendere la via del confronto, l’unica strada possibile sarebbe una condivisione da parte di Fiat e Fiom delle regole definite da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria lo scorso mese di giugno. In quell’accordo non solo c’è una risposta ai temi della rappresentanza e della rappresentatività del sindacato, perfettamente in linea con i contenuti della sentenza di Torino su questo argomento. Si dà anche una risposta al tema – delicatissimo dopo la lunga stagione degli accordi separati – dell’esigibilità delle intese aziendali.
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Secondo quanto concordato, infatti, gli accordi aziendali hanno effetto vincolante per tutte le rappresentanze sindacali dei lavoratori e per le associazioni firmatarie dell’intesa interconfederale (cioè Cgil, Cisl, Uil e Confindustria) che operano all’interno delle singole fabbriche, quando siano approvati dalla maggioranza dei componenti delle Rsu eletti secondo le regole attualmente in vigore. Una norma chiara che attende di essere messa in pratica attraverso la buona volontà di tutte le parti in campo.
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Solo accettando questa cornice di nuove regole si possono infatti superare, con equilibrio, gli elementi di conflittualità che caratterizzano negativamente la situazione attuale. È necessario però che anche il governo faccia la propria parte. Finora, sull’intera vicenda Fiat, Berlusconi e il suo esecutivo sono stati totalmente assenti.
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Quando sono intervenuti, lo hanno fatto unicamente per soffiare sul fuoco delle divisioni interne al sindacato. Un comportamento irresponsabile che non può essere tollerato più a lungo. I venti miliardi di investimenti previsti per Fabbrica Italia devono tradursi in realtà da subito. La disastrosa situazione di crisi in cui versa il paese non può più sopportare rinvii. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=12BLT1">Europa</a>Ignazio Roberto Maria MARINO: «Ospedali giudiziari, risorse stanziate, ma dieci regioni non li vogliono» - INTERVISTA2011-06-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583719Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Gli ospedali psichiatrici giudiziari sono strutture di cura o di pena? Come può e deve essere rispettato il diritto alla salute e alla dignità delle persone? A queste domande ieri ha tentato di dare risposta il convegno "Se questo è un ospedale", organizzato a Roma dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore del Pd Ignazio Marino. Lo scorso marzo il chirurgo genovese ha condotto una straordinaria inchiesta sulle condizioni di queste strutture più simili a dei campi di concentramento che a dei luoghi dove le persone dovrebbero essere curate.
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<b>Senatore Marino, dopo quelle denunce che cosa è successo?</b>
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Ci sono delle cose positive ed altre negative. Partiamo da questo ultimo aspetto. Dei fondi che erano stati inseriti nella finanziaria del 2008 di fatto non sono stati utilizzati fino ad oggi. E parliamo di risorse stanziate dal ministero della Salute per consentire che persone che non sono socialmente pericolose, e che di fatto vengono - contro la legge - internate in luoghi come gli ospedali psichiatrici giudiziari, potessero essere seguite da psichiatri e psicologi nei territori di provenienza. Tutto questo non è avvenuto e quei pazienti sono rimasti chiusi in quei luoghi. Devo però dire che quando, utilizzando i poteri della Commissione d'inchiesta grazie ai quali abbiamo effettuato dei sopralluoghi a sorpresa, siamo riusciti a produrre un documentario che abbiamo fatto visionare ai ministri della Salute e della Giustizia, dove erano evidenti le condizioni di straordinario disagio dei pazienti, immediatamente c'è stata una risposta e il ministro Fazio ha disposto l'erogazione dei fondi necessari.
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<b>Una disponibilità economica della quale non tutti però hanno approfittato, vero dottor Marino?</b>
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E infatti a quella reazione positiva dobbiamo far seguire inevitabilmente un commento negativo. Da un lato il ministro ha erogato con un atto pubblicato in Gazzetta ufficiale 5 milioni di euro. Dieci regioni - Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto - hanno fatto richiesta di questo finanziamento, e questo è un dato positivo. Dall'altro però altre dieci - Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Provincia autonoma di Bolzano, Sicilia e Valle d'Aosta - sono rimaste ferme. Tra queste c'è appunto la Sicilia e il suo governatore Lombardo, che quando abbiamo chiamato in audizione ci ha detto, ed è riportato nei verbali della Commissione, che non aveva le possibilità di assistere i pazienti al di fuori degli ospedali giudiziari di Barcellona Pozzo di Gotto perché non aveva le risorse economiche. Ora il governo le ha messe a disposizione e la Sicilia però è una di quelle regioni che non ne ha fatto richiesta.
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<b>Solo un'indifferenza allarmante può portare un'istituzione ad ignorare un finanziamento finalizzato a migliorare le condizioni di vita dei propri pazienti psichiatrici. Che cosa ne pensa?</b>
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Che si tratta di un vero e proprio paradosso. Delle risorse economiche sono disponibili e dieci regioni non hanno neanche firmato una lettera con cui richiedono di accedere a quei finanziamenti! Devo inoltre aggiungere che noi abbiamo certamente reso note delle situazioni che però non potevano non essere a conoscenza di chi aveva ed ha delle responsabilità di governo di quei territori.
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<b>Ora quale sarà il prossimo passo per sanare questo problema drammatico?</b>
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Chiederemo con la forza e i poteri speciali della Commissione d'inchiesta che queste dieci regioni inizino quel percorso virtuoso che le altre hanno iniziato. Non è accettabile che ci siano differenze tra internati e internati, che già vivono in condizioni difficilissime, perché c'è una mancata azione da parte di alcune amministrazioni regionali che anche di fronte alla disponibilità economica non agiscono. Poi abbiamo intenzione, e con questo convegno di oggi (ieri per chi legge ndr) lo stiamo ribadendo, di costruire una specie di rete tra tutti gli attori: magistratura di sorveglianza, dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ministero della salute, regioni, assessorati alla salute, in modo tale che quelle persone che non sono socialmente pericolose siano seguite sul territorio in strutture accreditate in comunità. Quelle che invece rappresentano un pericolo sociale e che per questo motivo devono essere internate, lo siano in luoghi che rispettino la dignità della persona e che offrano loro
un'assistenza adeguata e la riabilitazione.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1124ZG">Liberazione - Vittorio Bonanni</a>Enrico MORANDO: «Il Cavaliere confonde le acque per non pagare dazio» - INTERVISTA2011-06-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583716Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Ma io ogni giorno resto più allibito, Berlusconi confonde le acque, quando parla dei 3 miliardi si riferisce alla correzione dei conti nel triennio in corso, eppure così devia l'attenzione dai 40 miliardi che dobbiamo recuperare per pareggiare il bilancio nel 2014. Ha paura di pagare dazio con gli elettori».
<p> Il senatore democratico Enrico Morando, "migliorista" come il capo dello Stato e ascoltato consigliere del Colle, a tratti alza la voce nel suo studio a palazzo Madama. E' perplesso di fronte all'annuncio del premier al termine della conferenza stampa.
<p><b>Insomma, senatore, la maximanovra ci sarà...</b>
<p> Basta un banale esame dell'ultimo documento Ue. Si dice: entro l'ottobre 2011 l'Italia deve indicare le «misure specifiche» per realizzare entro il 2014 il pareggio di bilancio. Sono 40 miliardi che valgono il 3,2 per cento del Pil. Lui tira in ballo la "manutenzione" da 3 miliardi sui conti in corso e così la gente non ci capisce più niente...
<p><b>E allora mettiamo ordine: cosa ci sarà in questi 3 miliardi?</b>
<p> Ci potrebbe essere la copertura per il mancato gettito derivato dalla lotta all'evasione. Ci sono stati buoni risultati, ma le previsioni di incasso erano più alte. Oppure, si potrebbero attenuare i tagli agli investimenti pubblici - ricerca, infrastrutture -, visto che nel 2010 e nel 2011 sono stati troppo pesanti per il sistema. Ma non è questo il punto per il governo...
<p> <b>Il punto è la manovrona. Si racconta che Berlusconi voglia convincere l'Ue ad essere più morbida...</b>
<p> Assurdo. Berlusconi e Tremonti hanno firmato un accordo che considero storico, che ha il valore di un Trattato, e questo spiega l'attenzione del Colle. <br />
Lo stesso premier ora invoca di «aprire i cordoni della borsa». Ma senza questa manovra si espone il Paese ad un rischio mortale, lo spread (il differenziale) tra i titoli italiani e quelli tedeschi salterà verso l'alto, pagheremo interessi altissimi a chi compra i nostri titoli.
<p><b>E allora perché il Pd non corre responsabilmente in soccorso di Tremonti?</b>
<p> Lui è per i tagli lineari, una strada per la quale meriterebbe solo risposte negative. Comunque ora il dovere dell opposizione è chiedere al premier Berlusconi di raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio, altrimenti si tolga di mezzo.
<p> <b>E sul fisco lei crede si arriverà a qualcosa?</b>
<p> Ridurre le tasse è improbabile. È possibile spostare prelievo dal lavoro e dall'impresa verso altre basi imponibili. Se si cominciasse a discuterne...
<p> <b>Il governo cadrà sui conti?</b>
<p> Se il centrodestra si vuole ristrutturare, allora forse Tremonti regge. Altrimenti resta isolato. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1127IF">Avvenire</a>Pier Luigi BERSANI: ThyssenKrupp: Salviamo i lavoratori di Terni2011-05-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572644Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Mantenere integri i livelli occupazionali e le specificità qualitative delle produzioni siderurgiche al sito ternano di ThyssenKrupp AG. Lo chiedono in un'interrogazione al Ministro del Lavoro nove deputati del Partito Democratico. A firmare l'iniziativa, il Segretario Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Carlo Trappolino, Marina Sereni, Gianpiero Bocci, Walter Verini, Sandro Gozi, Ludovico Vico, Antonio Boccuzzi.
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Il 13 maggio il comitato di sorveglianza aziendale ha approvato il progetto di scorporo della divisione Stainless Global, il settore della multinazionale dedicato all'acciaio inox. La decisione di ThyssenKrupp coinvolge 3800 dipendenti italiani e in particolare riguarda il sito produttivo dell'AST di Terni, un complesso industriale di eccellenza destinato alla produzione di acciaio inox che conta, a oggi, circa 2800 lavoratori.
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"Nonostante le rassicurazioni - osservano i democratici - non c'è, ad oggi, alcuna certezza circa il futuro dell'impianto di Terni".
<p>Anche le istituzioni regionali umbre hanno richiesto immediatamente l'intervento del Governo e della diplomazia italiana al fine di conoscere i dettagli dell'iniziativa di scorporo e invocato la massima attenzione da parte dei Ministeri competenti affinché l'esito di questo imminente processo di scorporo non danneggi gli interessi nazionali, della collettività e dell'economia umbra e dei lavoratori.
<p> "A conferma del valore strategico dell'impianto - proseguono gli esponenti del Pd - e delle vitali interconnessioni tra TK-AST, complesso industriale di interesse nazionale e territorio, nel 2005 venne siglato, a Palazzo Chigi, il Patto di Territorio tra Governo, Regione Umbria, istituzioni locali, sindacati e TK-AST con il quale le parti si impegnavano nella realizzazione di investimenti e infrastrutture atte a favorire processi di sviluppo e ad innovare le produzioni e raggiungere livelli di eccellenza".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20110520-thyssen-bersani-pd-salviamo-lavoratori-di-terni">agenparl.it - Gianvito Casarella</a>BEATRICE DRAGHETTI: Provincia, il Patto di Stabilità ferma le opere pubbliche2009-07-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it401909Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: Cen-sin) - Consigliere Provincia Bologna (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br />
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<b>Iniziativa Draghetti-Delbono-Comuni per sbloccare gli investimenti</b><br />
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Per ora degli interventi promessi per modificare i parametri del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_stabilit%C3%A0_e_crescita"><b>Patto di Stabilità</b></a> che bloccano le spese in conto capitale per le opere pubbliche degli Enti locali, è arrivato solo un emendamento che consente di pagare alle aziende una parte dei debiti relativi alle opere già realizzate negli anni scorsi (l'emendamento, peraltro, deve ancora essere approvato dal Parlamento).<br /><br />
Non si è invece ancora materializzato l'accordo annunciato dal ministro delle Riforme, Umberto Bossi, per allentare la morsa economico-finanziaria che grava sulle Autonomie locali e che impedisce di spendere i soldi che pure essi hanno a disposizione.<br /><br />
Così nella <b>Provincia di Bologna continuano a rimanere ferme opere per oltre 110 milioni di euro</b> (in alcuni casi anche già avviate) per cui gli Enti locali hanno in cassa le risorse e quindi sarebbero nelle condizioni di poterle realizzare se solo si rimuovessero alcuni vincoli del Patto.<br /><br />
Il punto sugli investimenti ancora bloccati della Provincia e dei Comuni del territorio è stato fatto Mercoledì 22 luglio a palazzo Malvezzi dalla Presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, dal sindaco del Comune di Bologna, Flavio Delbono e dai rappresentati degli enti locali del territorio.
E' stato, infine, presentato un documento congiunto teso a rilanciare l'iniziativa degli Enti locali per modificare il Patto di stabilità.<br />
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<a href="http://www.provincia.bologna.it/probo/download//Provincia_oggi/Conferenza-Stampa22-07-2009.pdf"> <b>Documento di Sintesi dei Dati di Beatrice Draghetti</b></a><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.provincia.bologna.it/probo/Engine/RAServePG.php/P/1073210010300/M/309510010310">Provincia di Bologna, Ufficio Stampa</a>