Openpolis - Argomento: federalismo fiscalehttps://www.openpolis.it/2017-10-10T00:00:00ZPaolo Cova: Federalismo in ritardo2017-10-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it916945Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/> A più di quindici anni dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 2001, il percorso attuativo del federalismo fiscale appare ancora in una fase di transizione. Il legislatore si era posto l'obiettivo di introdurre nell'ordinamento un nuovo assetto dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, basato sul superamento del sistema di finanza derivata e sull'attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa agli enti decentrati, nel rispetto dei principi di solidarietà, riequilibrio territoriale e coesione sociale sottesi al nostro sistema costituzionale.
Ma proprio poiché siamo rimasti indietro su questo progetto di riforma, abbiamo approvato una mozione concernente iniziative in ordine ai criteri di ripartizione del fondo di solidarietà comunale, anche nell'ottica dell'attuazione della riforma del federalismo fiscale, che impegna il Governo a riconsiderare il percorso attuativo del federalismo fiscale, in coerenza con l'articolo 119 della Costituzione, attraverso iniziative per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni; la previsione di un apporto di finanziamento statale nell'alimentazione del fondo di solidarietà comunale, legato al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni e degli obiettivi intermedi di servizio, nel rispetto dei vincoli aggregati di finanza pubblica; l'attivazione degli opportuni strumenti di ricognizione e di valutazione; il superamento progressivo del tax gap tra valori di mercato e valori catastali.
<br/>fonte: <a href="https://politici.openpolis.it/static/bookmarklet">politici.openpolis.it</a>Paolo TOSATO: SANITA’ E MAXI PRESTITO PER I P AGAMENTI. RISOLUZIONE LEGHISTA AL GOVERNO PER APPLICARE SUBITO I COSTI STANDARD CON RISPARMI PER LO STATO E RESPONSABILITA’ A LIVELLO LOCALE2013-08-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it703992Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: Lega) <br/><br/>Applicare subito, senza rinvii, i costi standard in Sanità e tararli sul Veneto, Regione virtuosa che in 10 anni ha “regalato” al Sud ben 9.3 miliardi di euro a fondo perduto per mantenere sprechi e inefficienza. Il capogruppo leghista Federico Caner e il vicecapogruppo Paolo Tosato lanciano questa proposta attraverso una Risoluzione che dovrà essere votata quanto prima dall’Aula e condivisa “da tutti i colleghi, nessuno escluso, proprio per conferirle la forza politica necessaria a sbloccare una situazione riconosciuta come assurda non solo dalla Lega ma da tutti i veneti, anche da quelli che hanno votato Pd o Pdl o Centro o Sinistra. Il fatto che il Veneto sia tra le Regioni che finanziano l’inefficienza del Sud – spiegano i due leghisti – è confermato dai dati ministeriali, ed è una palese ingiustizia che la nostra politica virtuosa deve fermare. Qui non è questione di ideologia, ma di farci tutti portavoce a Roma di un disagio che non può più essere accettato né sopportato”.
Questo, dicono i leghisti, alla luce della discussione nell’ultimo Consiglio regionale sulla legge che autorizza la Giunta al pagamento dei fornitori, salvo però un indebitamento di 1,4 miliardi con lo Stato e a fronte di 1,3 miliardi bloccati dal Patto di stabilità. “Sarebbe – dichiarano Caner e Tosato – come se noi volessimo comprarci una casa da 500.000 euro e disponessimo della liquidità necessaria, ma non potessimo usarla non perché siamo cattivi pagatori o perché ci hanno bloccato il conto corrente, bensì perché qualcuno dall’alto ha deciso che non possiamo spendere i nostri soldi. Alla Sanità veneta succede esattamente questo: ci indebitiamo per pagare i fornitori pur avendo sufficiente liquidità bloccata da Roma. L’illogicità di questo è a tutti chiara, non serve essere leghisti o pidiellini o di centrosinistra per capirlo. Perciò depositiamo questa Risoluzione che se approvata da tutti i consiglieri sarà inviata al Governo e per sollecitarlo ad applicare quanto prima i costi standard in Sanità come previsto dal Federalismo”.
Caner e Tosato citano i dati: “Come si evince dal Dlgs 56/2000, in 10 anni sei Regioni (di cui 5 del Nord) hanno inviato a Campania, Puglia, Molise, Abruzzo, Basilicata, Umbria, Liguria e Marche ben 74 miliardi di euro, frutto della compartecipazione IVA che confluisce in un fondo perequativo che finanzia la Sanità. Il flusso in ‘discesa’ dal Veneto è di ben 9,3 miliardi, soldi nostri che potrebbero incentivare i servizi per i nostri cittadini, e non gli sprechi altrui”.
“Per razionalizzare questi sperperi – aggiungono Arianna Lazzarini e Cristiano Corazzari, segretario e componente della Commissione consiliare Sanità – il Governo Berlusconi aveva individuato modalità e criteri di efficienza. Apprendiamo che a settembre si stabiliranno le 3 Regioni su cui tarare i costi e i fabbisogni standard in Sanità: noi ci auguriamo, contrariamente a quanto sembra, che Veneto e Lombardia rientrino tra quelle scelte dal Governo, allontanando il sospetto che la determinazione dei nuovi criteri di riparto delle risorse sia tarata per tutelare chi ha sempre sprecato. Ciò che noi chiediamo, invece, è che l’immediata applicazione dei costi standard porti ad una maggior responsabilizzazione delle Regioni nella gestione della spesa e della qualità dei servizi”.
“Vorremmo quindi - concludono Caner e Tosato – che tutti i colleghi consiglieri condividessero lo spirito trasversale di questa Risoluzione, che chiede al Governo e al Parlamento di perseguire in tempi brevi l’applicazione dei costi e dei fabbisogni standard sanitari, per consentire l’abbandono del tradizionale meccanismo di finanziamento del SSN basato sul riparto tra le Regioni e attribuire così a ciascuna la titolarità delle entrate, fermo restando il fondo perequativo previsto dall’art. 119 della Costituzione”.<br/>fonte: <a href="http://www.leganord.org">Sito ufficiale Lega Nord Veneto</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: L’INTERVENTO2012-10-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650886Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Dopo aver perso le speranze che il federalismo fiscale raggiunga la sua definitiva attuazione in questa ultima parte della legislatura, arriva in questi giorni una notizia che forse ridà un po’ di speranza ai Sindaci. La legge di Stabilità, che dovrà essere approvata entro la metà di ottobre, potrebbe modificare l’attuale assetto dell’Imu con l’intento di far tornare l’imposta sugli immobili alla sua definizione originaria, vale a dire quella di tributo esclusivamente municipale. In buona sostanza, il Governo sta lavorando affinché il 50% degli incassi dell’Imu sulle seconde case e su tutti gli altri fabbricati ad esclusione della prima abitazione finisca nelle casse comunali.
<p>Quest’anno il gettito totale proveniente dall’applicazione dell’imposta sulle abitazioni non principali e sui fabbricati produttivi dovrebbe attestarsi attorno ai 16,8 miliardi di euro. Di questi, 8,4 miliardi rimarranno ai Sindaci (che incassano il 50% dell’aliquota base e l’intero ammontare dell’eventuale gettito proveniente all’aumento dell’aliquota), mentre l’altra metà andrà allo Stato. L’obbiettivo della legge di Stabilità è che questi ultimi finiscano direttamente nelle casse municipali, anche se va ricordato che le amministrazioni locali subiranno un corrispondente taglio dei trasferimenti statali al fondo di riequilibrio.
<p>Anche se apparentemente sembra una partita di giro, in realtà sappiamo benissimo che molto spesso non è così. Una cosa è ricevere direttamente i soldi dai contribuenti, altra cosa è invece incassarli con la tempistica e le modalità proprie di uno Stato centrale ancora lento e poco efficiente. Avviato nella prima fase di questa legislatura, il federalismo fiscale è una riforma che dovrebbe essere ripresa in mano e portata a totale compimento. Invece, prima di cancellarla dalla sua agenda politica, il Governo Monti ne ha modificato un tassello importante: l’Imu. È così cambiata sia la metodologia di applicazione, sia l’entrata in vigore (anticipata di un anno), con l’effetto di favorire, in grande misura, le casse dello Stato centrale a svantaggio di quelle dei Comuni. Risultato: obbiettivo originario completamente rovesciato, con buona pace di coloro che auspicavano in tempi brevi la realizzazione di un nuovo rapporto tra il fisco e i contribuenti.
<p>Premesso che qualsiasi comparazione tra Paesi diversi è estremamente difficile, voglio segnalare uno studio di qualche tempo fa realizzato dall’Unioncamere del Veneto che, per l’occasione, ha coniato l’indice di funzionamento standardizzato. Questo indicatore individua il costo della Pubblica amministrazione a parità di spesa decentrata. Grazie a ciò è stato possibile misurare una sorta di “grado di efficienza” della macchina pubblica dei vari Paesi europei presi in esame. Il risultato emerso da questa analisi ci dice che gli Stati federali hanno costi di funzionamento minori (0,564 contro una media UE pari a 1,000) di quelli registrati dai principali Paesi unitari (0,948). E’ un dato non di poco conto che ci evidenzia come l’avvicinamento dei centri di spesa ai cittadini faccia bene agli uni, attraverso la riduzione e il miglioramento della qualità della spesa, ed agli altri, abbassando le tasse ai contribuenti.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/2012/10/lintervento-di-giuseppe-bortolussi-7/">CGIA Mestre</a>Gianfranco Polillo: Esuberi indolore negli enti locali - INTERVISTA2012-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648480Alla data della dichiarazione: Sottosegretario Economia e finanze<br/><br/><br />Puntare sui prepensionamenti. Bilanci oscuri negli enti locali.
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Esuberi senza «macelleria sociale» negli enti locali. I 13 mila dipendenti di troppo che andranno sfoltiti dagli organici di regioni, comuni e province saranno per gran parte («oltre la metà») individuati tra coloro che stanno per maturare i requisiti per il prepensionamento. I conti comunque si faranno a fine anno, quando il governo con dpcm individuerà il «giusto» livello medio delle dotazioni organiche degli enti territoriali e chiederà alle amministrazioni che si pongono al di sopra di questa asticella di virtuosità di non assumere più personale (se lo sforamento supera il 20%) o dare corso ai tagli (se lo sforamento supera il 40%).
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In attesa di conoscere come verranno spalmati i 24 mila esuberi preventivati dall'esecutivo per tutto il pubblico impiego, il consiglio ai comuni è di «limitare il più possibile le assunzioni, soprattutto quelle fatte in modo surrettizio attraverso le partecipate». La reale tenuta dei bilanci locali preoccupa, e non poco, il sottosegretario all'economia, Gianfranco Polillo, secondo cui la ricetta per accendere i riflettori su alcune «gestioni allegre al limite del default» è solo una: istituire un organismo indipendente di certificazione dei bilanci. Perché <b>l'idea, lanciata in un'</b><a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HM0AD"><b>intervista a ItaliaOggi (il 13 luglio scorso) dal presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino</b></a>, di ripristinare i controlli preventivi di legittimità, pur essendo «sacrosanta», è di difficile attuazione «in quanto richiederebbe una modifica costituzionale». Mentre un freno va posto subito visto che «molti enti locali sono diventati la Grecia d'Italia».
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<b>Sottosegretario, partiamo proprio da questa sua definizione. Non è un po' allarmistica? O davvero i bilanci degli enti locali sono una bomba pronta a esplodere?</b>
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La situazione è molto variegata, ma al tempo stesso piuttosto oscura. A tutt'oggi i conti degli enti locali non parlano un linguaggio comune, nonostante il decreto sull'armonizzazione dei bilanci (varato dal governo Berlusconi come corollario attuativo del federalismo fiscale, <i>ndr</i>) che però entrerà in vigore dal 2013. E così, accanto a enti virtuosi che hanno ben amministrato e rispettato il Patto e oggi si trovano in difficoltà per questo, c'è chi ha fatto il furbo mascherando situazioni di default occultate dietro gestioni apparentemente irreprensibili. Ma ora i nodi stanno venendo al pettine anche grazie agli ultimi interventi del governo Monti che ha imposto una stretta sulle partecipate, il mezzo attraverso cui si compie la maggior parte di questi falsi contabili, e una immediata pulizia dei bilanci. E mi riferisco al giro di vite sui residui attivi, ossia i vecchi crediti tributari non riscossi, e spesso non riscuotibili, ma messi lo stesso a bilancio. Il problema, tuttavia, rimane perché al momento non c'è nessuno che controlli efficacemente i conti pubblici. Lo dimostra quanto accaduto in Campania, dove il governatore Stefano Caldoro si è affidato ai tecnici della Ragioneria dello stato per districarsi tra le poste del bilancio regionale. E ha scoperto che l'ente era sull'orlo del fallimento.
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<b>Crede anche lei che la panacea possa essere il ritorno ai controlli preventivi di legittimità? Il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, la ritiene un'esigenza irrinunciabile perché, dice, i magistrati contabili hanno armi spuntate per realizzare un'efficace verifica delle gestioni dei comuni.</b>
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È una proposta sacrosanta, ma di difficile attuazione perché bisognerebbe cambiare il Titolo V della Costituzione. Nella legge che ha introdotto l'obbligo del pareggio di bilancio abbiamo previsto l'istituzione di un'Authority per il controllo dei conti pubblici. Un organismo indipendente (sul modello del Congressional budget office americano ndr) con compiti di analisi, verifica e valutazione in materia di finanza pubblica (si veda ItaliaOggi del 30/11/2011 <i>ndr</i>). L'Authority debutterà nel 2013 e credo che sia questa la strada per realizzare una rendicontazione realistica e trasparente dei conti pubblici. L'entrata a regime dei fabbisogni standard poi ci darà una mano nel tenere sotto controllo la spesa degli enti locali.
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<b>Insomma, lei dice che i comuni spendono e spandono. I diretti interessati invece ribadiscono, citando la Corte dei conti, la loro virtuosità e da settembre promettono battaglia contro i tagli della spending review. È una fotografia troppo ottimistica quella dei giudici contabili che riconoscono il ruolo svolto dai sindaci nel miglioramento degli obiettivi di finanza pubblica?</b>
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La Corte dei conti fotografa quel che vede. Noi, su richiesta del presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, abbiamo chiesto all'Istat di fornirci un quadro della spesa corrente al netto dei costi per previdenza, interessi e trasferimenti. E il risultato è stato che dal '95 ad oggi le pubbliche amministrazioni centrali hanno ridotto le spese del 10%, mentre gli enti locali le hanno aumentate dello stesso importo con la conseguenza che ora generano più del 50% della spesa pubblica totale. Non si può pensare di mettere sotto controllo i conti pubblici senza passare al setaccio la spesa comunale che ad oggi cresce più di quella di regioni e province. Certo, molti dei costi sostenuti dai sindaci sono serviti a pagare i servizi erogati ai cittadini, ma l'oscurità dei conti ci impedisce di calcolare se vi sia stata o meno inefficienza sul fronte delle uscite.
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<b>In realtà i dati del dossier depositato da Enrico Bondi in senato sembrerebbero certificare queste inefficienze. Ai comuni vengono attribuiti 7,8 miliardi di spese in più (di cui 4,6 nelle città con più di 100 mila abitanti), molto meno a regioni e province: 2,5 e 2,3 miliardi. Le regioni, in particolare, con i tagli della spending review riuscirebbero a coprire la spesa extra per consumi intermedi. Più difficile sembra essere il compito dei comuni che per recuperare 7,8 miliardi di spese inefficienti andranno incontro a un futuro non proprio roseo (500 milioni di tagli quest'anno, 2 miliardi nel 2013 e nel 2014 e 2,1 miliardi dal 2015, <i>ndr</i>). Si rischia il conflitto istituzionale, non crede?</b>
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La spending review non è una manovra ma un work in progress, un'indicazione di metodo che necessiterà in futuro di continue verifiche. <br />
È chiaro che non si possono tagliare subito 7,8 miliardi agli enti locali, altrimenti la maggior parte delle amministrazioni andrebbe in default. Ma bisogna cominciare a scavare per cercare di razionalizzare al massimo la spesa. Oggi noi non abbiamo strumenti analitici di indagine, ma le notizie degli sprechi sono all'ordine del giorno. Basti pensare ai contributi erogati dai consigli regionali ai partiti, pari a circa 300 milioni di euro. Dal 2013 i bilanci pubblici dovranno parlare una sola lingua e quindi saranno confrontabili. L'istituzione di un organismo centralizzato di controllo sui conti consentirà di capire dove si annidano gli sprechi.
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<b>Nel 2013 però voi non sarete più al governo. L'azione dell'esecutivo sarà inevitabilmente condizionata dalla durata di questi ultimi scampoli di legislatura. Teme che, se il «rompete le righe» da parte del presidente Napolitano dovesse arrivare prima del previsto, ci sia il rischio che alcune riforme su cui il governo Monti ha puntato molto restino delle incompiute? Cosa ne sarà del riordino delle province? Se, come sembra ormai certo, non potrà che avvenire con un disegno di legge, difficilmente entrerà in vigore in questa legislatura. E nel passaggio da un governo all'altro potrebbero inserirsi pericolosi tentativi di dietrofront. <br />
Cosa ne pensa?</b>
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In effetti, penso anch'io che qualche problema ce l'avremo. Noi però abbiamo la coscienza a posto. Ribadisco, il governo Monti ha indicato una strada, quella del riordino, che dovrebbe portare a razionalizzare la governance degli enti di area vasta. Sarà compito del prossimo governo continuare l'opera e non credo che si possa tornare indietro. Ma non sarà una battaglia semplice.
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<b>Come non sarà semplice la battaglia sugli esuberi. Ne avete individuati 13 mila solo negli enti locali, ma il dpcm che fisserà i livelli di spesa media per il personale arriverà a fine anno. Avete già fatto i conti allora?</b>
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Diciamo che le previsioni sono quelle che lei ha citato. Abbiamo riscontrato che in linea di massima le piante organiche sono sovradimensionate rispetto alle necessità degli enti. Ma non vogliamo nessuna «macelleria sociale». I tagli si concentreranno per lo più su coloro che matureranno a breve i requisiti per la pensione. Più che esuberi dunque saranno prepensionamenti. Intanto però anche gli enti sono chiamati a fare la loro parte collaborando col governo in questi mesi che ci separano dall'emanazione del dpcm. Nuove assunzioni dovranno essere autorizzate con molta cautela perché potrebbero correre il rischio di finire successivamente sotto la ghigliottina della spending review. Per non parlare poi delle assunzioni surrettizie effettuate scaricando i costi sulle partecipate.
<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JCQBY">Italia Oggi - Francesco Cerisano</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Boom delle tasse locali: + 114,4% negli ultimi 15 anni2012-08-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648370Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
In termini assoluti hanno superato i 102 miliardi di euro. Su ogni italiano le tasse locali pesano per 1.684 euro. Nel 2012 la situazione è destinata a peggiorare. Bortolussi: “Bisogna riprendere la strada del federalismo fiscale”.
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Tra il 1996 e il 2011, il gettito riferito alla tassazione locale è più che raddoppiato: +114,4%. Sempre in questo lasso di tempo, le entrate fiscali di Regioni, Province e Comuni sono passate da 47,6 a 102 miliardi di euro.
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L’Amministrazione centrale, invece, ha aumentato le entrate “solo” del 9%. Se nel 1996 il gettito era di 320,9 miliardi, nel 2011 l’Erario ha incassato 349,9 miliardi di euro, mentre il Pil nazionale, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto del 15,4%.
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Nel 2011 ogni italiano ha ipoteticamente versato nelle casse delle Autonomie locali ben 1.684 euro.
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Sono questi i principali risultati di un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre: dati riferiti al 2011 e a prezzi costanti, ovvero al netto dell’inflazione.
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“Purtroppo – afferma Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – la situazione è destinata a peggiorare. Con l’introduzione dell’imposta municipale sulla prima casa e l’aumento registrato dalle addizionali Irpef regionali e comunali, nel 2012 le entrate in capo alle Autonomie locali sono destinate a subire un’ ulteriore impennata”.
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Dalla CGIA ricordano che le principali imposte locali regionali che gravano su cittadini ed imprese sono:
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IRAP (imposta regionale sulle attività produttive);
Addizionale regionale IRPEF;
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Tassa automobilistica (bollo auto);
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Addizionale regionale all’accisa sul gas naturale;
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Tassa sulle concessioni regionali;
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Tassa diritto studio universitario.
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Quelle più significative applicate dalle Province sono:
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Imposta sulle assicurazioni RC auto;
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Imposta provinciale di trascrizione (autoveicoli, camion e rimorchi);
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Addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica (diverso da abitazioni);
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Tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente.
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Infine, le più importanti in capo ai Comuni sono:
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ICI (imposta comunale sugli immobili). Si ricorda che l’Imu è stata introdotta nel 2012;
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TARSU/TIA (tassa sui rifiuti);
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Addizionale comunale IRPEF;
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Tassa occupazione spazi e aree pubbliche;
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Imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni;
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Addizionale sul consumo di energia elettrica (abitazioni).
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“Per invertire la rotta – prosegue Bortolussi – bisogna attuare il federalismo fiscale. Solo così saremo in grado di abbassare il carico fiscale sia al centro sia in periferia, grazie ad una maggiore responsabilizzazione dei Governatori e dei Sindaci. Per il suo definitivo compimento, purtroppo, mancano ancora da definire due tasselli importanti: i costi standard nella sanità e quelli degli Enti locali. Due misure di cui il Governo dovrebbe accelerare la realizzazione per dare il via definitivo ad una vera rivoluzione che riscriverebbe i rapporti tra il fisco ed i contribuenti.
<p>Ricordo, tra le altre cose, che in Europa i Paesi federali presentano un costo complessivo della Pubblica amministrazione pari alla metà di quello registrato dai Paesi unitari”.
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<b>Come si è giunti a questa esplosione della tassazione locale ?</b>
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“L’aumento delle tasse locali – sottolinea Bortolussi – è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni ’90 del secolo scorso. L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e delle addizionali comunali e regionali Irpef hanno fatto impennare il gettito della tassazione locale che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite alle Autonomie locali. Non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi 20 anni, Regioni e Comuni – conclude Bortolussi – sono diventate responsabili della gestione di settori importanti come la sanità, il sociale e il trasporto pubblico locale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi. La situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurli progressivamente, creando non pochi problemi di bilancio a tante piccole realtà amministrative locali che si sono ‘difese’ aumentando le tasse locali.”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2012/08/confronto-tasse-locali-e-centrali.pdf">CGIA Mestre</a>VASCO ERRANI: Manovra: "Squilibrio dei tagli proposti"2011-07-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590078Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Emilia Romagna (Partito: Cen-sin) - Consigliere Regione Emilia Romagna (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Il Governo ha riconosciuto nel corso dell’incontro di ieri l’atteggiamento responsabile delle Regioni. Ma la responsabilità è una medaglia che ha due facce. <br />
La manovra è necessaria e urgente e serve per rispondere alla crisi in atto: è questo il primo atto di responsabilità. La manovra proposta dal Governo però avrà delle ricadute pesanti su servizi fondamentali come sanità, trasporto pubblico locale, politiche per le imprese. E il Governo deve dire chiaramente ai cittadini quali saranno le ricadute nella vita quotidiana di tale scelta: è questo il secondo indispensabile atto di responsabilità che il Governo per primo non può e non deve eludere”, lo ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
<p> “Lo squilibrio dei tagli proposti dalla manovra che gravano in modo insopportabile su Regioni ed Enti locali, basti pensare che poco meno del 50% dell’intervento finanziario grava sui bilanci delle Regioni rappresenta un’ingiustizia e necessita di un serio riequilibro. L’idea di dar luogo ad un vergognoso scaricabarile istituzionale non è certo praticabile”.
<p><b>Il federalismo fiscale è sparito</b><br />
Quanto poi al federalismo fiscale – ha proseguito Errani - è chiaro che non sarebbe stato un parto semplice, ma oggi, con questa manovra, il Governo ha fatto sparire questo progetto. Se le risorse finanziarie necessarie per garantire servizi pubblici fondamentali subiscono una riduzione di tale portata, come sarà possibile domani fiscalizzarle? Su quale base finanziaria potranno vivere le autonomie? La crisi delle relazioni istituzionali La manovra, secondo quanto stabilito da una Legge dello Stato, avrebbe dovuto essere concertata preventivamente con le Regioni e con gli Enti locali. Così non è stato. Inoltre ieri nel confronto con il Governo, Regioni ed Enti locali non sono stati preavvertiti della possibile reintroduzione del ticket, mentre in serata il relatore di maggioranza ha invece presentato uno specifico emendamento in tale direzione. Sono gli ultimi due esempi di una crisi delle relazioni determinata unilateralmente dal Governo.
<p><b>Ticket: scelta grave</b> <br />
E’ una scelta gravissima che tocca il portafoglio degli italiani e che peraltro non contribuisce in alcun modo al finanziamento del Servizio sanitario nazionale e che semmai può dirottare la fornitura di determinati servizi verso il privato che proprio a causa del ticket guadagnerebbe una posizione di privilegio sul mercato.
Mi auguro che il Parlamento cancelli questa prospettiva che è fortemente iniqua. Le controproposte delle Regioni Abbiamo proposto al Governo un riequilibrio della manovra che, a saldi invariati, consenta di renderla gestibile sui territori salvaguardando servizi essenziali per i cittadini e abbiamo suggerito di non limitare la manovra ai tagli, c’è urgente bisogno anche di una spinta per la crescita: strumenti che incentivino gli investimenti e l’occupazione (le proposte delle Regioni sono state pubblicate sul sito <i>www.regioni.it</i>). Anche su questo fronte continuiamo a ricercare il cambiamento.
<p>Siamo disponibili, da subito, a sederci attorno ad un tavolo che costruttivamente ricerchi un diverso equilibrio nei tagli, che verifichi fino in fondo la sostenibilità della manovra e abbiamo anche dichiarato la disponibilità ad istituire, da domani, una ‘Commissione interistituzionale anti sprechi’ (formata da pochi rappresentanti di Governo, Regioni ed Enti locali) che entro sessanta giorni individui linee operative e proposte per contenere la spesa pubblica. L’avevamo già chiesta un anno fa – ha concluso Errani - e avevamo ricevuto assicurazioni in tal senso dal Presidente del Consiglio. Poi, sulla Commissione anti sprechi è caduto il silenzio”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.agenparl.it/articoli/news/economia/20110714-manovra-errani-squilibrio-dei-tagli-proposti">agenparl.it</a>Roberto CALDEROLI: Federalismo, slittamento di sei mesi per la delega2011-04-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559857Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Ministro Semplificazione Normativa (Partito: Lega) <br/><br/><br />
L’esecutivo ha approvato un disegno di legge che posticipa di sei mesi i tempi di attuazione delle norme realizzative del federalismo fiscale.
L’obiettivo è rendere più «snella» la procedura di approvazione di tali norme.
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Lo ha spiegato Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato un disegno di legge che dispone la proroga fino a novembre del termine per completare la riforma federalista. È prevista anche una nuova scadenza a un anno per i decreti correttivi: «Credo che saranno utilmente utilizzati per il testo su Roma capitale e per il riordino dei servizi»<br />
<br/>fonte: <a href="http://portale.ancitel.it/rassegna.cfm?i=36">Avvenire</a>MARINO FINOZZI: Cari sindaci fermate la tassa di soggiorno2011-03-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559586Alla data della dichiarazione: Assessore Regione Veneto (Partito: Lega) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: Lega) <br/><br/><br />
La tassa di soggiorno introdotta su richiesta dell'Anci nazionale all'interno del decreto sul federalismo municipale, applicata dal 1° giugno rischia di creare enormi disagi alle strutture ricettive che hanno preparato i listini dei prezzi già mesi fa e che hanno già raccolto le prenotazioni. È proprio per questo motivo che la Regione ha fortemente voluto l'incontro di oggi con l'Anci Veneto e le associazioni di categoria, per evitare comportamenti a macchia di leopardo e trovare invece in questa sede un punto di accordo. La nostra volontà è quella di creare un tavolo di concertazione con l'Anci e soprattutto con le associazioni di categoria.
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Bisogna anche considerare le difficoltà applicative: l'art. 4 del decreto legislativo sul federalismo municipale prevede che possano applicare la tassa i Comuni capoluogo, le unioni di Comuni e i Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte. Al momento però questi elenchi non esistono e non è chiaro che cosa si intenda per unioni dei Comuni. Una moratoria a tutto il 2011 consentirà di avere più tempo per approfondire le questioni importanti legate alla tassa di soggiorno con non possono essere definite e applicate in maniera frettolosa.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Regione/239797__finozzi_e_anci_cari_sindaci_fermate_la_tassa_di_soggiorno/">Il Giornale di Vicenza</a>DARIO BOND: Irpef per pareggiare il rosso in sanità2011-03-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it559587Alla data della dichiarazione: Pres. Consiglio Comunale Feltre (BL) (Lista di elezione: FI) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: PdL) <br/><br/><br />«Non sono d'accordo con l'introduzione dell'addizionale Irpef, no».<br />
«Sì, ci è stato presentata l'ipotesi. Ma rispondo con una domanda: ha senso tirare in ballo l'addizionale Irpef per solo 40-50 milioni?».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Regione/239142__zaia_s_allirpef_per_pareggiare_il_rosso_in_sanit/">Il Giornale di Vicenza</a>RICCARDO NENCINI: DAL FEDERALISMO AL MILLEPROROGHE UNA GRANDINATA DI TASSE2011-02-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558219Alla data della dichiarazione: Assessore Regione Toscana<br/><br/>Tra federalismo e milleproroghe il governo ha preparato una grandinata di tasse senza precedentiQuanto deciso oggi con gli aumenti delle tasse regionali, della Tarsu e della Tia, e perfino dei biglietti del cinema, non fa che confermare la deriva già presente nello schema del federalismo di Calderoli che ha previsto di far pagare più Irpef e più Ici agli italiani senza salvare, con la reintroduzione della tassa di soggiorno, neppure i turisti. Ma la cosa più grave è che, nonostante le promesse, nulla è stato deciso per la lotta all’evasione fiscale e per i tagli ai costi della politica<br/>fonte: <a href="http://www.partitosocialista.it/site/artId__3351/307/554-NENCINI-_DAL__FEDERALISMO_AL_MILLEPROROGHE_UNA_GRANDINATA_DI_TASSE___.aspx">www.partitosocialista.it</a>Simonetta RUBINATO: Federalismo: «Bersani tende la mano, ora tocca alla Lega»2011-02-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558113Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Sindaco Comune Roncade (TV) (Partito: LISTA CIVICA) - Consigliere Consiglio Comunale Roncade (TV) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/><br />
L'on. Simonetta Rubinato, che in occasione del voto in Bicamerale sul federalismo municipale aveva invitato il Pd ad astenersi, plaude alla proposta di patto federalista lanciata oggi da <a href="http://www.openpolis.it/dichiarazione/558086">Pier Luigi Bersani sulle colonne de La Padania</a>. “L'iniziativa del segretario nazionale – commenta – va nella direzione anche da me auspicata, perché ribadisce con forza che il Partito Democratico vuole il federalismo, quanto e forse più della Lega. Questo è un messaggio politico importante soprattutto per gli elettori che hanno a cuore un'Italia più giusta e insieme più competitiva, i quali dopo il voto contrario sul decreto per il federalismo municipale potevano essere convinti dalla solita propaganda del centrodestra: Pd uguale partito della conservazione. Non è così e la proposta di Bersani lo dimostra”.
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La parlamentare veneta si augura ora che “i colleghi deputati leghisti riflettano seriamente sull'offerta del Pd di stringere un patto che porti all'approvazione di un vero federalismo di cui hanno bisogno i nostri Comuni, i cittadini e le imprese e che conduca quanto prima al superamento del criterio della spesa storica che penalizza i nostri Comuni dal tempo dei Decreti Stammati. Soltanto dalle due autentiche forze autonomiste presenti in Parlamento, come dice Bersani, può ripartire il processo riformatore altrimenti destinato a fallire di fronte alle resistenze conservatrici che fino ad oggi hanno impedito qualsiasi cambiamento nel nostro Paese”.
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“Un primo segnale di disponibilità alla proposta lanciata dal segretario nazionale – conclude l'on. Rubinato – potrebbe venire dal passaggio in aula del decreto sul federalismo municipale. C'è ancora il tempo per migliorare una riforma che, così come oggi è impostata, assomiglia di più ad un decentramento fiscale che ad un vero e proprio federalismo fiscale. Il Pd ha teso la mano, ora tocca alla Lega fare la prossima mossa”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1960">partitodemocraticoveneto.org - sito ufficiale</a>Pier Luigi BERSANI: «Facciamo un patto per il federalismo» - INTERVISTA 2011-02-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it558086Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Giornalisti de <i>la Padania</i> nella sede lombarda del partito Democratico per un`intervista a Pier Luigi Bersani suggerita dallo stesso entourage del segretario Pd: già questa è una notizia... Destinata a far discutere parecchio, poi, con questi chiari di luna e visto il messaggio forte e chiaro recapitato dal leader originario di Bettola (tremila anime nel Piacentino, Lega al 35%) a Umberto Bossi: «Impegno me e il mio partito a portare avanti il processo federalista, dialogando con la Lega. Quali che siano gli sviluppi politici. Guardiamo oltre Berlusconi ma salviamo la prospettiva autonomista».
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<b>Perché questa sua presa di posizione?</b>
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«Intendo prendere anche personalmente un impegno: penso che sia oggi la Lega a tenere attaccata la spina di Berlusconi, ma presto o tardi si arriverà al dunque e il processo federalista va preservato, è una riforma storica, epocale per la democrazia italiana. Credo da sempre che, pur da posizione diverse e anche alternative, ci siano due vere forze autonomiste in questo Paese: il Pd e la Lega.<br />
Noi rivendichiamo e vogliamo coltivare, rinnovandola, questa nostra antica tradizione. Abbiamo in testa "l`Italia delle autonomie", l`idea cioè che con la responsabilità diretta dei territori si possa arrivare sia a un livello comune di cittadinanza e di servizi, sia alla possibilità che chi ha una marcia in più possa correre. In questa contingenza noi vediamo dunque con grandissima preoccupazione il fatto che la Lega, vedendo accorciarsi i tempi della legislatura, possa accontentarsi di un Federalismo di bandiera; dall`altro temiamo che Berlusconi, culturalmente e politicamente del tutto disinteressato al Federalismo, ne approfitti per pretendere in cambio il processo breve, così come ha ottenuto il voto sulle "leggi sulla cricca", e dunque "passare `a nuttata". Da questo matrimonio un bambino come il Federalismo rischia di rimanere soffocato».
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<b>Bossi si aspettava da parte del Pd un atteggiamento diverso sul Federalismo municipale, che voi avete bocciato forse più per questioni di contrapposizione politica che per considerazioni di merito...</b>
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«Voglio chiarire, con sincerità. Noi abbiamo prima di tutto innestato il meccanismo federalista con la modifica dell`art 119 della Costituzione, abbiamo avuto un atteggiamento positivo sulla legge 42 (la legge delega sul Federalismo fiscale, il Pd si astenne, ndrj, ma abbiamo votato contro la fiscalità comunale per una questione assolutamente di merito. Non ci piace l`assetto che disegna: concede qualcosa ai Comuni, che recuperano un po` di soldi con nuove tasse, e non applica la logica di autonomia impositiva `voto, vedo e pago", restringe la tassazione a quelli che non votano nel Comune stesso, e mette una patrimoniale sulle pmi... No, ecco, non ci va bene».
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<b>Ci saranno presto altri decreti.</b>
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«Penso una decina. Dobbiamo darci la possibilità di avere un quadro, c`è un lavoro profondo da fare, sto parlando di inquadramento del tenia in una generale riforma fiscale che noi proponiamo, sto parlando di definizione dei costi standard e degli standard di servizio, sto parlando di perequazione che non riguarda solo Nord-Sud ma diverse tipologie di Comuni anche al Nord. Noi diciamo che il contesto politico attuale è un enorme ostacolo».
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<b>Quale quadro politico alternativo prefigura? Gianfranco Fini ha appena lanciato un`offerta alla Lega: «Federalismo, modifica degli assetti parlamentari con la previsione di un Senato delle Regioni e legge elettorale, poi elezioni nella primavera del 2012». Lei pensa a qualcosa del genere?</b>
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«Io dico semplicemente: qualsiasi soluzione è meglio di quanto sta accadendo ora, anche in previsione di cioò che si prospetta nei prossimi mesi. Giuliano Ferrara non coglie in fallo né me né, penso, voi: io non parlo dei peccati - che interessano la Chiesa - o dei reati - che interessano i magistrati. Parlo di politica, di Paese: siamo in stallo. Tutto ruota attorno alle vicende di una persona, il resto è paralizzato. Se Berlusconi fosse uno statista dovrebbe generosamente trame le conclusioni, aprescindere che si ritenga o meno responsabile. Invito quindi tutte le forze politiche a considerare questi problemi fornendo una disponibilità larga. Berlusconi fa un passo indietro? Se il Governo rimanesse nell`ambito del centrodestra, noi staremmo all`opposizione pronti però a essere propositivi. Il premier non se ne vuole andare, si è inchiavardato? Allora si vada a votare, pur con una legge elettorale che non ci piace. Non so in quale scenario ciò avverrebbe; noi e la Lega saremmo magari sempre alternativi, ma garantisco personalmente, per me e per il mio partito, con tutta la credibilità della quale dispongo, che il processo federalista deve andare avanti e giungere a compimento. Discuteremo, certo, ma noi ci crediamo, siamo gli unici a crederci, con voi. Lo vogliamo, a nostro modo ma lo vogliamo».
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<b>"A nostro modo" suona un po` minaccioso...</b>
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«Noi crediamo nell`Italia, non pensiamo che un Nord possa correre da solo finché la reciprocità Nord-Sud non si risolve. Sono differenze tra noi e voi, certo: ma il processo deve procedere, nel confronto. Dico che tale processo è oggi impedito dalla crisi politica del berlusconismo: non siamo noi a sacrificare il Federalismo alla contrapposizione politica, è quest`ultima che si impone, quotidianamente. Capisco la Lega, vede l`orizzonte del Governo accorciarsi, dunque ha una priorità: fare alla svelta. Ma questa è una riforma troppo importante e seria perché venga costruita male, perché sia vittima dello scenario politico. Il Federalismo cambia l`Italia: non può dipendere dal caso Ruby».
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<b>Qualche anno fa Massimo D`Alema parlò della Lega come di una costola della sinistra. Poi per la verità smentì... Lei cosa ne pensa?</b>
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«Io ricordo Bossi che girava il Nord nei primi anni Ottanta, lo andavo a osservare. Vidi fin d`allora che li c`era qualcosa di interessante: una radice autonomista, anti-burocratica e moralizzatrice dal punto di vista della serietà dell`azione amministrativa. Così fino ai primi anni Novanta: non direi costola della sinistra, macerto tanta gente di sinistra divenne leghista, e io non ritenevo che fosse andata del tutto... "fuori casa". In seguito la distanza tra noi e il Carroccio è aumentata per due fattori. Primo: la Lega, sotto l`onda di un meccanismo globale, ha interpretato il "locale" come elemento di difesa di comunità omogenee. Su questo non siamo d`accordo: l`immigrazione non l`ha scelta nessuno: c`è. Non ho bisogno che qualcuno mi spieghi che la Lega non è razzista. Lo so. Però dire "ciascuno a casa sua" non fai conti col mondo moderno».
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E il secondo fattore di distanza?</b>
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«Ha fatto l`accordo col miliardario. Racconto un aneddoto: gennaio 2006, sono ospite della festa leghista di Busto Arsizio, bellissima, popolare, mille persone, dibattito dove ce ne siamo detti di tutti i colori, ricordo la cosa con grande simpatia. Alla fine mi venne di aggiungere: attenzione, io come voi so dire quanto deve pesare uno spiedino, quanta carne ci vuole perché sia fatto bene e il macellaio non ci truffi. Provate a chiederlo a Berlusconi: non-lo-sa! E questo è un punto di fondo, non una bazzecola. Si può essere alternativi su temi cruciali, ma noi e voi siamo in grado di dialogare. Siamo popolari, Berlusconi solo populista. Il patto che propongo è questo: fra forze popolari anche alternative vi siano temi sui quali ragionare insieme».
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<b>Restiamo sull`emergenza immigrazione. Lei dice di sapere che la Lega non è razzista, anche se molte accuse di questo tipo sono sempre piovute e hanno investito anche il ministro Marana, ora alle prese con una difficile situazione dovuta al caos in Nord Africa. Come vi porrete?</b>
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«Dico che la Lega non è razzista, ma attenzione: a incoraggiare certe pulsioni il razzismo si può produrlo. <br />
Per il resto, saremo assolutamente collaborativi, dal Nord Africa può svilupparsi un fenomeno di proporzioni rilevantissime nel quale l`Italia non può essere lasciata sola. È anche giusto invocare la partecipazione dell`Ue. Mi permetto solo di aggiungere una considerazione, senza dare alcuna responsabilità a Maroni: adesso siamo quelli che "protestano verso l`Europa", una volta eravamo trai protagonisti delle politiche europee... Così ci siamo ridotti: sulla questione mediterranea hanno parlato Inghilterra, Germania e Francia, mentre Frattini era occupato ad annunciare il ricorso a Strasburgo sul caso Ruby...».
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<b>Lei tende la mano. Ma quanto è possibile fidarsi, se si considera come il suo partito sia tutt`altro che compatto?</b>
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«E una buona domanda, viene da una formazione in cui il leninismo è una roba seria... Scherzi a parte: di certo il Pd non ha padroni, è un partito plurale. Ma se dico, a nome mio e del Pd, che noi il Federalismo non lo molliamo, è perché so di poterlo dire, ne sono sicuro. La Lega ci rifletta e ci chieda pure, giustamente, cosa succede dopo, con uno scenario diverso, pur nelle reciproche distinzioni. Ma non si può andare avanti così».
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<b>Cosa pensa delle politiche economiche di Tremonti e del suo ruolo politico attuale?</b>
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«A Tremonti rimprovero di fare molto il filosofo, un po` il ragioniere ma per nulla l`idraulico, ossia di non mettere le mani nell`economia reale. Se la stabilità non si accompagna anche a un po` di crescita, va a ramengo anche la stabilità. Dal punto di vista politico, vedo Tremonti molto defilato, coltiva la propria popolarità chiamandosi fuori. Ma non è questo il momento di nascondersi, siamo di fronte a un nodo politico decisivo, drammatico. Cosa vuol fare? Ce lo dica. Vitti quelli che oggi "si fan di nebbia" vanno a finire nel girone degli ignavi».
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<b>Un`ultima domanda. Per Fini la Padania non esiste. L`espressione "Padania" fu peraltro usata fin dagli anni Settanta da un suo predecessore sulla poltrona di presidente della Regione Emilia Romagna, Guido Fanti. Per lei dunque esiste o no?</b>
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«La Padana non è una nazione o un popolo, è un sistema di relazioni. Nei primi anni Ottanta, proprio da presidente dell`Emilia Romagna, dicevo: se a Piacenza serve un`università, non la faccia fare da Bologna, ma da Milano».
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<b>L`ha fatta.</b>
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«Esatto. Per affermare l`identità non è necessario chiudersi. Pensavo e penso, ad esempio, che l`Emilia Romagna debba sviluppare potenzialità e relazioni con le regioni vicine. Chiamiamolo Nord. Volete chiamarla Padana? Come preferite».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=XHAZ0">La Padania - Carlo Passera </a>Francesco Pastore: Ripartizione fondo nazionale sanitario. Pastore: “Criteri più giusti” 2011-02-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557764Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Quello dell’anzianità non può e non deve essere il criterio preponderante per stabilire la ripartizione del fondo nazionale della sanità. Nonostante, infatti, al sud la popolazione sia in media più giovane, ci si ammala di più e poi ci sono tutta una serie di condizioni socio–economiche più sfavorevoli.
<p>E’ necessario stabilire un indice di deprivazione composito e complesso che tenga conto di diversi indicatori.
<p>I 106 miliardi di euro a disposizione dovranno essere ripartiti secondo criteri giusti e deve essere garantita, sia alle regioni del nord che alle regioni del sud, una condizione di parità di accesso a tali fondi, dalla cui assegnazione dipenderanno e saranno determinati i costi standard, punto cardine del federalismo fiscale.
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Accedere ad una giusta ripartizione significa anche essere messi nelle condizioni di offrire un servizio migliore, riducendo così la mobilità sanitaria e quei ‘viaggi della speranza’ che non fanno bene ad alcuno.
<p>Abbiamo centri di eccellenza e ottimi medici e strutture, dobbiamo poter mantenere tutto ciò e migliorarlo ancora”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.puglia.it/applicazioni/cadan/cms_AgenziaNotizie/dataview.aspx?id=165274">www.consiglio.puglia.it</a>FLAVIO ZANONATO: Il federalismo getta le basi per un aumento della pressione fiscale su cittadini e imprese.2011-02-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557701Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Padova (PD) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Padova (PD) (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br /> In piazza, a Padova, per dire no ai tagli di bassa lega: quelli decisi da Luca Zaia per il bilancio regionale e quelli che il Governo scarica sui Comuni proprio mentre, con il progetto sul federalismo, getta le basi per un aumento della pressione fiscale su cittadini e imprese. Alternandosi alle testimonianze dei rappresentanti del mondo del sociale e del movimento dei pendolari.
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“Il Governo parla di federalismo – ha affermato Zanonato – ma nel progetto dell’esecutivo non c’è nulla di federalista: non c’è maggiore autonomia per gli enti locali, non ci sono maggiori risorse, non ci sono nemmeno minori tasse, che invece crescono. Qualcuno dice che il Governo Berlusconi è forte per mancanza di un’alternativa. Io dico che questo Governo è debole e che l’alternativa può costruirla il Pd. È l’ora di mandarli a casa!”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1941">Pd Veneto - official web site</a>Rosanna FILIPPIN: Federalismo. «Le vere riforme non si fanno a colpi di maggioranza»2011-02-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557681Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
“Lo stop al federalismo? Quello del Quirinale è per certi versi un atto dovuto. La responsabilità politica dello stallo, invece, è per intero di Bossi e Berlusconi”.
<p>Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd, commenta la decisione del Quirinale di dichiarare irricevibile il decreto sul federalismo proposto dal Governo.
<p> “Se il centrodestra si fosse aperto al confronto sulle proposte del Partito Democratico – afferma la Filippin – il decreto sul federalismo fiscale sarebbe stato modificato in meglio, specialmente per i Comuni. E la bicamerale avrebbe potuto approvarlo con un consenso trasversale. Non è stato così e questi sono i risultati. <br />
Il centrodestra può incolpare solo se stesso.
Le vere riforme non si fanno a colpi di maggioranza”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1940">Pd Veneto - official web site</a>Giorgio NAPOLITANO: "Non sussistono le condizioni per procedere all'emanazione del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale"2011-02-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557675Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/04/federalismo-il-testo-integrale-della-lettera-di-napolitano/90248/">Il Quirinale.it | il Fatto Quotidiano</a>Roberto CALDEROLI: Illustrazione del federalismo fiscale alla Camera2011-01-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557267Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Ministro Semplificazione Normativa (Partito: Lega) <br/><br/><br />
Il Ministro Roberto Calderoli illustra alcune proposte di modifica allo schema di decreto volte a correggerne alcune delle criticità emerse nel corso dell'attività istruttoria ed in particolare delle audizioni svolte dalle Commissioni.
<p>Precisa altresì che tali proposte sono state illustrate anche presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica e presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Ritiene non condivisibili talune ricostruzioni giornalistiche volte a dimostrare gli aumenti o le riduzioni di entrate per i diversi comuni italiani, poiché, non essendo stata fornita ufficialmente un'aliquota di riferimento, tali conti non possono essere, a suo avviso, attendibili.
<p> Preannuncia in proposito la previsione di un fondo perequativo sia nella fase transitoria che in quella definitiva. Con riferimento ai presunti effetti negativi che potrebbero derivare a talune fasce di contribuenti, ricorda la previsione di una clausola di salvaguardia volta a consentire comunque l'opzione per il regime previgente.
<p>Con particolare riferimento alle eventuali sperequazioni che potrebbero derivare dalla nuova disciplina dei tributi immobiliari, precisa che essa può essere legata a due fattori. In proposito fa presente che essa potrebbe derivare dalla volontà di confermare dall'esclusione dall'imposizione l'abitazione principale, con effetti sperequativi in favore dei comuni a maggiore vocazione turistica. Rispetto a tale problematica, nel precisare che in ogni caso l'eventuale sperequazione è solo limitata alla base imponibile, senza alcuna incidenza sul gettito complessivo, ritiene che gli eventuali effetti negativi potranno essere compensati da una rivalutazione delle fattispecie assimilabili al regime della prima casa e da un contrasto a pratiche elusive come l'intestazione fittizia della proprietà dell'immobile a diversi membri della famiglia.
<p>Ribadisce inoltre che è intenzione del Governo condurre una ferma lotta a tali fenomeni, anche avvalendosi della nuova banca dati già predisposta e volta ad incrociare i dati catastali, fiscali e quelli derivanti dalle utenze, al fine di verificare la veridicità o meno di presunte residenze o l'esistenza di contratti di affitto occulti. In secondo luogo, il nuovo tributo sul trasferimento degli immobili avrebbe potuto comportare sperequazioni eccessive tra piccoli e grandi comuni. A tal fine, fa presente che il tributo non è più configurato come un tributo locale, ma resta un tributo erariale con una compartecipazione del 30 per cento dei comuni, consentendo così una redistribuzione su base capitaria.
<p>Precisa che le minori entrate per i comuni sarebbero compensate dalla compartecipazione all'imposta sui redditi delle persone fisiche per una quota del 2 per cento, che andrà direttamente all'ente nel cui territorio si è prodotto il reddito.
Con riferimento al funzionamento del meccanismo di partecipazione degli enti locali al contrasto all'evasione fiscale, richiama il problema, più volte sollevato, del ritardo, in media quattro o cinque anni, con cui i comuni ricevono le risorse derivanti dall'attività di accertamento; dovuto al fatto che la quota di spettanza degli enti locali è erogata solo sulle somme riscosse a titolo definitivo.
<p> Al fine di incentivare maggiormente i comuni nella lotta all'evasione, attraverso l'attribuzione di somme immediatamente disponibili, fa presente che si è previsto il riconoscimento agli enti locali della quota di loro spettanza, anche sulle somme riscosse a titolo non definitivo, salvo conguaglio all'esito dell'eventuale procedimento tributario.
<p>Sul fronte della partecipazione degli enti locali alla lotta all'emersione delle «case fantasma», che ammonterebbero a circa 2 milioni e 800 mila, rammentando che il decreto-legge n. 225 del 2010 fissa alla data del 31 marzo 2011 il termine
ultimo per la denuncia spontanea da parte dei proprietari degli immobili, annuncia un aumento degli importi delle relative sanzioni, contenute nel regio decreto n. 652 del 1939, del 400 per cento, al fine di renderle adeguate al costo della vita, prevedendo contestualmente che gli enti locali che si impegnano nell'attività di emersione possano ricevere il 75 per cento delle sanzioni stesse.
<p> Fa presente che, con l'applicazione di tali disposizioni, i comuni potrebbero godere complessivamente di circa 1,5 miliardi di euro di maggiori entrate.
Fa quindi presente di accogliere la richiesta, avanzata da più parti, di ridurre la durata del fondo di riequilibrio transitorio da cinque a tre anni, in modo che nel 2014 si possa partire a regime con il vero e proprio fondo perequativo, in contemporanea con l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria.
<p>Avverte inoltre che occorre eventualmente svolgere un'ulteriore riflessione sulla convenienza della riscossione di tributi propri in realtà comunali dalle dimensioni particolarmente ridotte. Con riferimento alla possibilità di introdurre una tassa di soggiorno, precisa che essa potrà essere costruita sullo schema di una tassa di scopo, destinando le maggiori entrate al sostegno del turismo. In proposito, ritiene che essa andrebbe correttamente regolata a livello provinciale, previe intese con i comuni interessati, al fine di evitare eccessive disparità sul territorio ed in considerazione delle competenze della provincia sul settore del turismo.
<p>
Con riferimento agli effetti sul gettito dell'introduzione della cedolare secca sugli affitti, precisa di avere chiesto in proposito il parere della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento delle finanze, che hanno confermato l'assenza di effetti negativi per la finanza pubblica.
<p>In riferimento al presunto minore gettito pari a 4 miliardi di euro, lamentato in alcuni organi di stampa, precisa che esso dipende dalla mancata considerazione del gettito derivante dalla imposta fondiaria, che non è assorbita dalla nuova cedolare secca e che comunque viene trasferita ai comuni, confermando quindi l'infondatezza di tali calcoli. Precisa inoltre che, rispetto alla previsione iniziale di prevedere due distinte aliquote, una pari al 20 per cento per i contratti a canone concordato e l'altra al 25 per cento per i contratti a canone libero, la paventata introduzione di un'aliquota unica non avrebbe svolto quel carattere di incentivo alla stipula di contratti a canone concordato.
<p>Propone pertanto una rimodulazione delle due aliquote rispettivamente al 20 ed al 23 per cento, prevedendo altresì che il gettito derivante dalla maggiorazione del 3 per cento confluisca in un fondo destinato a finanziare le detrazioni per gli inquilini con figli a carico, al fine di incoraggiare anche gli inquilini per l'emersione dei contratti non dichiarati al fisco.
<p>
Relativamente poi all'addizionale comunale all'IRPEF, precisa che, in un provvedimento correttivo, saranno disciplinate le modalità di funzionamento di tale tributo, prevedendo una certa manovrabilità delle aliquote che sarà più accentuata per quei comuni che si dimostreranno più attivi nella lotta all'evasione fiscale.
<p>Preannuncia anche la possibilità che la questione della TIA-TARSU sia oggetto di uno specifico provvedimento che ne disponga, accogliendo la proposta del gruppo del Partito Democratico, la trasformazione in una tassa sui servizi legata non solo alla superficie ma anche alla rendita catastale degli immobili, inserendo alcuni correttivi relativamente alla composizione del nucleo familiare.
<p>
Ritiene inoltre preferibile rinviare la determinazione dell'aliquota IMU alla legge di stabilità, sottraendola dalla competenza della Conferenza Stato-Città e osserva che si dovrà considerare anche il livello delle tariffe per i servizi, che in molti comuni stanno sostituendo le tasse, nell'ambito del livello complessivo della pressione fiscale.
<p> Conferma quindi la volontà di tenere esenti, salvo le eventuali decisioni che saranno assunte in sede europea, gli immobili ecclesiastici.
<p>
Auspica quindi che le proposte illustrate siano ritenute condivisibili da tutti i gruppi rappresentati in Commissione, sottolineando che esse sono frutto di un lavoro comune e di un'attenta valutazione di tutte le posizioni emerse nel dibattito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.camera.it/453?bollet=_dati/leg16/lavori/bollet/201101/0119/html/05#34n1">Camera.it</a>GIUSEPPE CIVATI: Autogol della Lega: con le nuove imposte il Nord ci rimette2011-01-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557139Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Non è stato ancora detto tutto sul federalismo fiscale che la Lega ha voluto introdurre in Italia. Dovrebbe essere un sistema in grado di mantenere al nord le risorse fiscali prodotte in quei territori; e poiché si presume che quei territori siano più ricchi di altri la promessa è che il federalismo renderà più ricchi i comuni del settentrione.
<p> Tutto questo almeno nella retorica dei leghisti. Ma non è proprio così. La principale entrata tributaria dei comuni è oggi l'Ici, peraltro già falcidiata con la scelta di esentare le prime case dalla sua applicazione. Adesso si progetta di sostituirla con l'Imposta Municipale (Im) sul possesso, senza aver preventivamente calcolato i possibili effetti per le casse dei singoli comuni. Ci abbiamo provato noi.
<p>Abbiamo supposto che il gettito della futura Im non debba essere superiore all'attuale gettito dell'Ici, per non violare il divieto di aumento della pressione fiscale contenuto nella legge delega. Ma non si può neppure immaginare che tale gettito possa essere inferiore, perché ciò sarebbe un nuovo e insostenibile taglio alle finanze locali. Il passaggio successivo è stato quello di rapportare il gettito dell'Ici del 2008 (ultimo dato reso disponibile dall'Istat) alle basi imponibili della nuova imposta, come risultano dai calcoli della Commissione Paritetica per l'Attuazione del Federalismo Fiscale (Copaff) rintracciabili sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze. In questo modo, è stato possibile ottenere le cosiddette aliquote di equilibrio, ovvero quelle che grarantiscono la parità di gettito fiscale.
<p> A questo punto, per scoprire l'effetto sui singoli Comuni, è stato sufficiente applicare tali aliquote agli imponibili dell'Im in ciascuno di essi; si ottiene così per ogni Municipio il gettito della nuova imposta che può essere confrontata con quello dell'Ici 2008, come risulta dai bilanci consuntivi disponibili sul sito del Ministero dell'Interno.
<p><b>La cosa singolare</b> è che, dei 376 comuni con sindaco leghista, ben 209, il 56%, subirebbero una perdita nel passaggio dall'Ici all'Ima Fra quelli virtualmente danneggiati vi sarebbero anzitutto alcuni capoluoghi di provincia come Varese (città natale di Maroni) e Monza, ma anche località particolarmente evocative per l'animo leghista, quali Cassanò Magnago (il paese natale di Bossi) e Adro, più volte salito alla ribalta nazionale, da ultimo per la sua scuola a marchio celtico ed anche Pontida.
<p>Allargando poi la ricerca anche ai Comuni non leghisti abbiamo scoperto che a rischio sono anche tutti i capoluoghi di provincia della Lombardia con la sola eccezione di Milano e inclusa Bergamo, patria di Calderoli, il padre di questo strano federalismo fiscale.
<p> La spiegazione di questi numeri sta nel fatto che il gettito complessivo a livello nazionale dell'Im sarà uguale a quello dell'Ici, ma nelle singole realtà, specialmente al nord, le basi imponibili sono distribuite molto diversamente da località a località (prime case, case locate e immobili commerciali e altri immobili).
<p>In sostanza, sembra che non sia stata oggetto di sufficiente riflessione l'idea di dimezzare l'aliquota sulle case date in affitto e su tutti gli immobili utilizzati in attività diimpresa, restringendo costl'applicazione dell'aliquota piena alle sole "seconde" case. Così facendo, però, l'imposta risulta applicata in modo sbilanciato sui vari beni e rischia di generare fughe verso quelli esenti (con fittizie intestazioni di prime case a familiari, ad esempio) o meno tassati; con ulteriori perdite di gettito.
<p>In conclusione, l'idea sarebbe stata anche vincente; specialmente a fini elettorali, ma tra l'idea e la realtà c'è una differenza complessiva di qualche milione di euro in meno. È stato già detto altre volte che questo è un federalismo senza numeri; ora che alcuni numeri è possibile metterli, ci viene il sospetto che siano ben lontani da quelli sperati. E sarebbe questo l'effetto della politica di due ministri della Lega che si occupano di federalismo fiscale? <br />
Chissà cosa ne penseranno ora i cugini della Lega. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=WSP5C">l'Unità </a>Francesco Pastore: Federalismo: “Un bene solo per il nord”2011-01-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it549502Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“Nel 150° anniversario dell’unità d’Italia – dice Franco Pastore - Bossi vuole realizzare il federalismo, tanto da mettere a rischio la durata stessa del governo se non succederà entro gennaio.
<p>Certo la maggioranza, specie alla camera, non è solida e per il paese questo non è un momento facile. La politica va da una parte, pensa e si concentra sui suoi obiettivi, le sue scadenze, i punti di arrivo, mentre i cittadini sono ripiegati su altre scadenze che prosciugano le loro già poco sbrodolanti tasche”.
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“Non è federalismo – afferma il consigliere regionale - quello di un governo che vuole semplicemente decidere di differenziare i trattamenti, il federalismo è un’altra cosa, differente da quella che hanno in mente per l’Italia e per il sud”.
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E ancora: “In base infatti ai dati forniti dalla Commissione paritetica per il federalismo fiscale (Copaff) si calcola che le entrate a favore dei Comuni diminuirebbero di alcune centinaia di milioni di euro e, di conseguenza, anche i servizi ai cittadini”.
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“E poi la redistribuzione delle entrate fiscali – conclude Pastore - privilegerà e premierà le amministrazioni comunali del nord e quelle di località turistiche dove è forte la presenza di seconde case, mentre le città del sud ne uscirebbero pesantemente penalizzate” . <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.barlettalive.it/news/Politica/4586/news.aspx#main=articolo">www.barlettalive.it</a>ROCCO BERARDO: Regione Lazio: 4 nuove commissioni al Consiglio Regionale una vergogna2010-12-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548802Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lazio (Lista di elezione: Lista Bonino - Pannella) <br/><br/>Ci è appena arrivata una nuova formulazione del testo relativo a una fantomatica proposta di legge numero 49 volta a costituire nuove commissioni al Consiglio Regionale del Lazio. Alle 16 commissioni attualmente previste dal regolamento, sono state aggiunte, da questa proposta, votata all'unanimità dei presenti, dunque con il favore dei partiti di opposizione con diritto di voto in commissione (pd, sel, idv) altre 4 commissioni, i cui temi, usura, sicurezza sul lavoro, federalismo fiscale, di certo importantissimi, potevano essere accorpati al lavoro di commissioni già esistenti il cui operato è stato fino a oggi ridicolo.
Delle 16 commissioni già presenti, e molte non funzionanti, invece, nessuna è stata eliminata.
Questa proposta è una vergogna, letteralmente una vergogna. Dalla commissione bilancio, dove si è concretizzata tale spartizione, hanno opportunamente escluso all'inizio della legislatura rappresentanti radicali. Ci batteremo, ora, per impedire che tale inutile ulteriore spesa partitocratica venga fatta a danno dei cittadini contribuenti.<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/comunicati/regione-lazio-radicali-4-nuove-commissioni-al-consiglio-regionale-una-vergogna">Radicali Italiani</a>