Openpolis - Argomento: viaggiohttps://www.openpolis.it/2013-07-07T00:00:00ZMaria Giuseppina Nicolini: Giusi Nicolini e papa Francesco: da Lampedusa l’urlo che cambia la storia 2013-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it718007Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Lampedusa e Linosa (AG) (Partito: LISTA CIVICA) <br/><br/>Alzando al cielo quel calice ricavato dal legno dei barconi «Francesco cambierà la Storia», Dice lei. La Storia e Bergoglio, con la scelta della destinazione del suo viaggio da Papa, dicono quanto questo 8 luglio sia anche il frutto del lavoro durissimo e per lo più silenzioso, lacrime e paura ricacciate indietro ogni giorno, di Giusi Nicolini.
Solo una volta, da quando e stata eletta, un anno e mezzo fa, la prima cittadina di Lampedusa si e fatta davvero sentire sui media nazionali, trovando un po’ di spazio anche su quelli europei. Quando, davanti ai cadaveri dei bambini naufraghi in mare con le loro mamme non ce l’ha fatta più, Nicolini ha scritto un appello al governo e alla Ue. Un testo che sì dovrebbe entrare nei libri di Storia ed essere studiato a scuola.
E che tanti di noi stanno in queste ore rileggendo ai propri figli
L’urlo del sindaco di Lampedusa risveglia il ricordo di un’altra siciliana-simbolo, Rosaria Costa vedova dell’agente Vito Schifani ammazzato nella strage di Capaci: «Mafiosi inginocchiatevi!». Parole che poi tornarono con Giovanni Paolo II, «mafiosi pentitevi». Una questione, quella mafiosa, che certo non è estranea alla vicenda politica e civile di Giusi Nicolini, una vita di minacce avvertimenti, sin da quando ventenne militava nelle fila del Pci e a 23 ebbe il suo primo incarico da vicesindaco. La tensione con le organizzazioni criminali raggiunse uno dei picchi massimi durante gli anni dell’ impegno ambientalista che la videro vincere la battaglia per la messa in sicurezza della meravigliosa Spiaggia dei Conigli.
Ma è l’accoglienza ai migranti, quel fare che le cronache definiscono «materno» nei confronti dei disperati che cercano una speranza nel nord del mondo, quel consenso conquistano tra i cittadini di un isola carica di dolore e di valori, che qualcuno è qualcosa non ha mai accettato.
Chiudeva Nicolini la sua lettera lo scorso gennaio:
«Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera. Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza».
Telegrammi non ne sono arrivati. Nemmeno risposte da ricordare: nè da Roma, ne da Bruxelles, da quell’Europa premio Nobel per la Pace. Oggi sappiamo che quell’appello non è rimasto inascoltato. Arriva Francesco, lo stesso che ha lavato i piedi alle donne, commissariato lo IOR, indicato al mondo la «tenerezza».
La Storia può cambiare. Eccome se può.<br/>fonte: <a href="http://27esimaora.corriere.it/articolo/giusi-nicolini-e-papa-francesco-da-lampedusa-lurlo-che-cambia-la-storia/">27esimaora.corriere.it</a>Giulio Ferrari: In 40 alla festa di Berlino2009-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it434343Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Castelnuovo Rangone (MO) (Lista di elezione: Cen-sin) - Assessore Comune Castelnuovo Rangone (MO) (Partito: Cen-sin) <br/><br/><br />
Rientrano i 40 modenesi, dai 13 ai 70 anni, partiti alla volta di Berlino per assistere al ventennale della caduta del Muro. Un avvenimento che li ha portati nel cuore dell’Europa per celebrare l’effetto domino che cambiò la storia. «L’iniziativa ribadisce l’importanza di essere cittadini europei: fra gli altri c’erano anche 6 nati dopo l ’89. Hanno partecipato come protagonisti della storia invece di studiarla nei libri - ha detto l’assessore Ferrari, promotore assieme al Comune di Castelnuovo - osservare la trasparenza del loro Parlamento, l’applicazione delle nuove tecnologie in tema ambientale o la visita con guida Gps: possibilità straordinarie per migliorare. E’ una data storica e noi c’eravamo».
<p> Una data che i tedeschi non segnano sul calendario festivo perché eco di ricordi scomodi: 1918 la rivoluzione da cui nacque la Repubblica di Weimar; 1923, la presa del potere di Hitler; 1938, il Terzo Reich avvia i pogrom preludio dello sterminio. Il 12% non si riconosce nel crollo del Muro e dei suoi valori; il 34% dell’ex Est pensa all’Ovest come solo beneficiario. L’estrema sinistra vi vede un tentativo d’ignorare le critiche alle osannate libertà capitalistiche. Così, nei baratti della storia, l’hanno sostituita al 3 ottobre: proclamazione dell’unità politica del ’90.
<p>In 100mila sono stati costretti a restare sotto un fitto labirinto di ombrelli e pioggia battente alla porta di Brandeburgo per vedere i capi di stato e la caduta di quel domino che per giorni ha ricostruito quel senso di limite ancora vivo nei berlinesi. Pannelli colorati disposti lungo 1,5 km verso Potsdamer Platz, là dove una volta si ergeva il cemento che spezzava la città. Con loro il gruppo modenese e castelnovese che nei giorni precedenti aveva ripercorso i luoghi della memoria. Dai fasti dell’architettura socialista nei viali dell’Est alle ardite sperimentazioni moderne nei grattaceli delle multinazionali. La East Side Gallery, tratto di muro dipinto con la Trabant, e il bacio di Honecker e Breznev; il Check Point Charlie, simbolo della Guerra Fredda. E ancora oltre fino alle barriere invalicabili con torrette di guardia. «Sarei andata ad ovest - dice Elena Corradi, 13 anni - mi ha colpito anche perché può ancora succedere fra ebrei e palestinesi». Sono state esplorate inoltre le proposte culturali berlinesi, dai centri sociali al Parlamento, dove si è avviato un confronto fra la democrazia tedesca e italiana: trasparenza, immunità, costi parlamentari. Il culmine lunedì: a Radio2 ospiti di «Caterpillar» per sentire Hermann, corrispondente dello storico lancio Ansa. Poi in piazza. Risate alla vista di Berlusconi appisolato; commozione al crollo del domino. Per qualcuno è stata una festa trattenuta più simile all’atmosfera di una grande sagra con vin brulé e wurstel. Per Rigetti «è il riscatto delle nuove generazioni su chi ha sostenuto alibi e ipocrisia della divisione». Per Meschiari era «una festa della libertà lontana dalla retorica vissuta anche da noi uniti come l’Europa di domani».<br />
<br/>fonte: <a href="http://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2009/11/11/DP5PO_DP503.html">Gazzetta di Modena</a>