Openpolis - Argomento: Bene Comunehttps://www.openpolis.it/2011-11-12T00:00:00ZGiorgio NAPOLITANO: ''Serve coesione sociale, no a facili vie di uscita''2011-11-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it618059Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Il messaggio ai partecipanti al secondo congresso de La Destra: ''Le forze politiche agiscano con senso di responsabilità''.
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"L'attuale e grave momento di crisi finanziaria ed economica, interna e internazionale, rappresenta una seria sfida per la coesione sociale del paese potendo alimentare la tentazione di anteporre al bene comune il proprio esclusivo interesse particolare o di gruppo, o anche di cercare facili vie di uscita e illusori e poco lungimiranti localismi".
<p>"In questa situazione sono i soggetti sociali più deboli ad essere maggiormente esposti; occorre pertanto che tutte le forze politiche sappiano agire con senso di responsabilità e formulare proposte in grado di conciliare il rigore imposto dalla necessità di ridurre il debito pubblico e di promuovere la crescita con l'esigenza di distribuire egualmente i sacrifici tutelando i ceti in maggiore difficoltà".
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"Nel prendere atto dell'impegno di contribuire in questo spirito alla rinascita dell'Italia avendo fiducia nella democrazia e nel processo di integrazione europea, auguro un proficuo svolgimento dei lavori congressuali".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/ext/printNews.php?sec=News&cat=Politica&loid=3.1.2638416276">Adnkronos/Ign</a>Giorgio NAPOLITANO: «Presente Angoscioso.Torniamo Affidabili»2011-08-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it607880Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />«Bisogna parlare il linguaggio della verità». «Basta debolezze nella lotta all'evasione».
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<p><b> Ecco ampi stralci del discorso pronunciato dal capo dello Stato al Meeting di Cl.</b>
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(...) È un fatto che ormai da settimane, da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro (...)
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<b>L'Unità e il linguaggio della verità</b>
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D'altronde, anche nel celebrare il Centocinquantenario dell'Unità, abbiamo teso a tracciare un filo che congiungesse il passato storico, complesso e ricco di insegnamenti, il problematico presente e il possibile futuro dell'Italia (...)<br />
Ebbene, abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile (...) <br />
Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare (...) il linguaggio della verità: perché esso «non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza». Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani generazioni? Stiamo attenti, dare fiducia non significa alimentare illusioni; non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio (...)
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<b>Approcci angusti e strumentali</b>
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Le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti (...)<br />
Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d'urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali. Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea? Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge? Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano. Occorre più oggettività nelle analisi, più misura nei giudizi, più apertura e meno insofferenza verso le voci critiche e le opinioni altrui. Anche nell'importante esperienza recente delle parti sociali (...) ci sono limiti da superare nel senso di proiettarsi pienamente oltre approcci legati a pur legittimi interessi settoriali. Bisogna portarsi tutti all'altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da operare. Scelte non di breve termine e corto respiro, ma di medio e lungo periodo (...)
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<b>Un'autentica svolta</b>
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Si impone perciò un'autentica svolta: per rilanciare una crescita di tutto il Paese — Nord e Sud insieme; una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione del reddito; una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali. Al di là del Pil (...) in quelle sedi si è richiamata l'attenzione su altri fattori: «È certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana». È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno (...) aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana (...)
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<b>Il fardello del debito pubblico</b>
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Quell'autentica svolta che oggi s'impone passa, naturalmente, attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell'Italia, in primo luogo del suo debito pubblico. E qui non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, o alle invadenze e alle improprie pretese delle autorità europee, come dicono alcuni, forse troppi. Si tratta di fare i conti con noi stessi, finalmente e in modo sistematico e risolutivo; ho detto e ripeto che lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. Faccia dunque ora il Parlamento le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio, e le faccia con la massima equità come condizione di accettabilità e realizzabilità.
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<b>Lotta all'evasione, crescita e riforme</b>
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Anche al di là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre un impegno categorico; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell'evasione di cui l'Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati. È una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili. L'Italia è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici, sul piano della cultura, della stabilità finanziaria, ma anche e nello stesso tempo sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente. E questo è anche il contributo che come grande Paese europeo siamo chiamati a dare dinanzi al rallentamento dello sviluppo mondiale, al rischio o al panico — fosse pure solo panico — di una possibile onda recessiva. In questo quadro, è importante che l'Italia riesca ad avere più voce, in termini propositivi e assertivi, nel concerto europeo (...)
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Una svolta capace di rilanciare la crescita e il ruolo dell'Italia implica riforme: dopo l'avvio, in senso federalista, della concreta attuazione del Titolo V della Carta, riforme del quadro istituzionale e dei processi decisionali, delle pubbliche amministrazioni, di assetti e di rapporti economici finora non liberalizzati, di assetti inadeguati anche del mercato del lavoro. Ma non starò certo a riproporre un elenco già noto: mi piace solo notare come in queste settimane, sospinto da alcuni impulsi generosi, si stia prospettando in una luce più positiva il tema della riforma — in funzione solo dell'interesse nazionale — e del concreto funzionamento della giustizia. Anche perché alla visione del diritto e della giustizia sancita in Costituzione repugna la condizione attuale delle carceri e dei detenuti (...)
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<b>L'apporto della politica e dello Stato</b>
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Ma potrà anche l'apporto insostituibile della politica e dello Stato manifestarsi in modo da rendere possibile il superamento delle criticità e delle sfide che oggi stringono l'Italia? Ci sono momenti in cui — diciamolo pure — si può disperarne. Ma non credo a una impermeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l'incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all'interno e vengono dall'esterno del Paese. Il prezzo che si paga per il prevalere — nella sfera della politica — di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile (...)
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Qui in Italia va perciò valorizzato ogni sforzo di disgelo e di dialogo, come quello espressosi nella nascita e nelle iniziative, cari amici Lupi e Letta, dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Ma bisogna andare molto oltre, e rapidamente. Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso: e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell'attività politica (...)<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=13EA7O">Corriere della Sera</a>Luigi de MAGISTRIS: Genova, dieci anni fa ma anche oggi2011-07-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590242Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA) (Lista di elezione: IdV) <br/><br/><br />
Dieci anni fa il movimento altromondialista propose la propria agenda politica a Genova, in concomitanza con il G8. Trecentomila persone riempirono le strade del capoluogo ligure fino a farle tracimare. Erri De Luca spiegò l’accaduto ricorrendo all’idraulica: troppa acqua per così pochi vasi comunicanti, l’impianto si sfasciò. La metafora fu azzeccata.
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Purtroppo quell’urgenza politica fu relegata al solo problema di ordine pubblico, restando di fatto inascoltato grido. Eppure quell’agenda era (ed è) prioritaria. Oggi parte di quel movimento si ritrova di nuovo a Genova sotto il nome di Cassandra.
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Dieci anni prima la “profetessa” inascoltata – composta da giovani, associazioni, sindacati, esponenti di forze politiche, tanto variegata e poliedrica da apparire misteriosa – parlò di dissesti ambientali, di degenerazioni che sarebbero avvenute se il privato avesse continuato a vantare un primato rispetto al bene pubblico, se il profitto multinazionale avesse continuato a regolare le economie nazionali. Con puntualità sconvolgente si è verificata la crisi economica mondiale, la delocalizzazione dell’apparato industriale di buona parte dell’Europa occidentale, le catastrofi naturali.
Il movimento altromondialista è stato propositivo perchè ha inteso la globalizzazione declinandola sui diritti universali e su un altro modello di sviluppo.
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Gli avversari degli altromondialisti hanno contrastato il movimento con veemenza ma con scarse argomentazioni. Il movimento è stato tacciato di anti-modernità e di idealismo. Argomentazioni che ancora oggi restano in piedi. Chi ha detto no al modello Marchionne a Pomigliano o chi si oppone alla Tav in Val di Susa, chi difende l’acqua pubblica partecipando al referendum o combatte contro l’assedio dei diritti sindacali, ecco che viene accusato di opporsi alla modernità e di essere un ingenuo. Noi – e siamo ancora tanti – sappiamo che la verità è un’altra. Tanto che quel movimento in luoghi come l’America Latina o l’India ha creato laboratori politici di straordinaria importanza. Meno in Europa, e in Italia, dove nell’ultimo decennio si è andata esasperando la crisi di rappresentanza e si è assistito alla fragilità di un sistema economico tutto mercato e speculazione.
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Nell’amministrazione di Napoli vogliamo cercare di accogliere l’agenda politica che dieci anni fa fu proposta dal movimento. La difesa del bene comune come il coinvolgimento delle assemblee popolari nelle scelte dell’amministrazione. Gli enti locali, se lo vogliono, possono divenire l’istituzione ideale per un modo inclusivo di intendere la politica come partecipazione, che è poi l’essenza della democrazia. Insomma, Genova è un patrimonio da conservare e attualizzare. Mentre resta l’esigenza giudiziaria, storica e politica di illuminare quanto accaduto:<br />
<b>Diaz</b>, <b>Bolzaneto e</b> <b>la morte di Carlo Giuliani</b>.
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Perchè Genova, proprio per la forza “rivoluzionaria” andata in scena nei giorni del luglio 2001, ha provocato una reazione ‘istituzionale’ (anti-istituzionale?) e ‘politica’ (impolitica?) inaccettabile: una sospensione dello Stato democratico e del diritto su cui anche oggi c’è necessità di riflettere e indagare. <br />
Soprattutto perchè in troppi rivestono ancora ruoli apicali e hanno beneficiato di una progressione di carriera istituzionale pur avendo fatto parte – spesso dai piani alti del potere – di quella catena di comando che condusse dritti dritti alla “macelleria messicana” di cui fummo tutti osservatori. Verità e giustizia, politica e giudiziaria, sono dunque doverose. <br />
Per quel movimento alteromondista, per Carlo Giuliani, per la nostra democrazia.
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<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/genova-dieci-anni-fa-ma-anche-oggi/?printpage=undefined">micromega-online</a>Paolo Marinucci: “Crea gestioni srl – tariffe”2011-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590276Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Termoli (CB) (Gruppo: Altro) <br/><br/>I sottoscritti consiglieri comunali
Visto l’art. 43, comma 3, del dlgs 267/2000 (Testo Unico Enti Locali) – “Diritti dei consiglieri” che fissa in 30 giorni il termine per le risposte alle interrogazioni;
Visto l’art. 48, comma 1, del Regolamento del Consiglio Comunale – “Risposta alle interrogazioni” che fissa in 30 giorni il termine per le risposte alle interrogazioni;
CONSIDERATO che la società CREA SRL gestisce il servizio idrico integrato di Termoli con affidamento regolato da convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) e da convenzione rep. n. 778 del 1999 (Gestione del servizio di fognatura e depurazione acque reflue);
PRESO ATTO che da nota di Crea gestioni srl protocollata in data 07/10/2010 la scrivente comunica che il costo di acquisto dell’acqua è di 0,22466 €/mc;
CONSIDERATO che l’art. 14, comma I-2, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”Fornire, con decorrenza dalla stipula della Convenzione le utenze comunali (uffici, scuola e servizi gestiti direttamente dal Comune), a prezzo di costo. La definizione numerica di tale “prezzo di costo”, su proposta del Consorzio, verrà approvata dal Comune.”;
CONSIDERATO che l’art. 14, comma I-13, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”Fatturare e riscuotere dall’Utenza, con gli importi relativi ai consumi dell’acqua, anche i canoni di fognatura e quelli relativi alla depurazione delle acque, riversandone gli importi al Comune. Omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 22, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…le tariffe di vendita dell’acqua saranno fissate…omissis…, previo parere del Comune onde consentire le necessarie condizioni di equilibrio economico-finanziario e gestionale. omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 24, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…Le nuove tariffe e corrispettivi avranno efficacia a partire dalla data di stipula del relativo atto aggiuntivo. Omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 25, della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…A partire dal 4° anno di gestione il Consorzio corrisponderà al comune un importo pari a Lire 50.000.000 (25.823 €) annui elevabile fino ad un massimo di Lire 100.000.000 (51.646 €) annui con lo schema base di seguito esposto: per un miglioramento del rendimento “R” della rete (R=mc consumati/mc prodotti) del 10% rispetto all’esercizio precedente, nell’esercizio successivo verranno versate Lire 75.000.000 (38.734 €); per un miglioramento complessivo del 20% il versamento sarà di Lire 100.000.000 (51.646 €). omissis”;
CONSIDERATO che l’art. 13 del “Regolamento per il servizio di distribuzione dell’acqua potabile” allegato “A” della convenzione rep. n. 170 del 1993 (Servizio di distribuzione dell’acqua potabile) cita testualmente:”omissis…I ruoli di utenza si distinguono in a) ruolo di utenza per uso domestico; b) ruolo di utenza per uso non produttivo; c) ruolo di utenza per uso produttivo; d) ruolo di utenza uso agricolo e marittimo.. omissis”;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che il costo al mc di acqua è di € 0,417722;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che è stato eliminato il minimo impegnato e che ci sono stati dei cambi di tariffe in accordo con il Comune di Termoli;
CONSIDERATO che dalle fatture n. 13078 del 05/04/2011 e n. 31123 del 18/06/2011 intestate al Comune di Termoli, si evince che la quota fissa si modifica in “quota fissa dom. resid.”;
Tutto ciò premesso, si INTERROGA il SINDACO per sapere:
Come mai il Comune paga l’acqua alla tariffa agevolata (utenza comune) e non al “costo” come previsto da convenzione;
Che cosa quantifica la dicitura “quota fissa”;
Quando sono state modificate le tariffe e il regolamento di utenza e con quale atto il Comune ha accordato tali modifiche;
Se Crea gestioni srl ha versato il contributo annuale e dall’inizio della convenzione ad oggi a quanto ammonta;
Come mai, in fattura, compare la dicitura “quota fissa dom. resid.” al posto di “quota fissa”; se questa intende la discriminazione tra residenti e non con quale atto è stato modificato il Regolamento di utenza che non prevedeva tale divisione;<br/>fonte: <a href="http://www.notizie.it/esterno/riceviamo-e-pubblichiamo-da-paolo-marinucci-crea-gestioni-srl-tariffe">bacheca termolese</a>Luigi de MAGISTRIS: «Quattro sì per difendere la democrazia e i diritti» - INTERVISTA2011-06-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it583577Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: ALDE) - Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA) (Lista di elezione: IdV) <br/><br/><br />
«Domenica e lunedì è importante andare alle urne. La battaglia del referendum deve essere vinta».
<p>Poco prima della cerimonia ufficiale per la visita del vicepresidente americano Joe Biden a Capodichino, ospite della base navale Usa, Luigi de Magistris aveva confermato il suo impegno per il referendum, chiedendo agli elettori di esprimersi per quattro sì, in quella che lui stesso aveva definito come «una grande battaglia democratica anche contro Berlusconi e Caldoro, che volevano fare il nucleare in Campania». Pur impegnato in questi giorni nei lavori per la nuova giunta comunale, il neo sindaco non si è sottratto dal dare a Terra una presa di posizione forte sulla consultazione popolare.
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<b>Sindaco de Magistris, perché ritiene importare votare quattro sì il 12 e il 13 giugno prossimi?</b>
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Perché questo referendum è un appuntamento importante, l’occasione per una battaglia democratica che deve essere vinta. Il nucleare, fonte energetica tanto pericolosa quanto costosa, va infatti messa al bando e superata, mentre va difesa l’acqua pubblica che, in quanto bene comune, non può essere esposta alle logiche fameliche del mercato. Il legittimo impedimento, poi, è una norma ingiusta concepita soltanto per cautelare il presidente del Consiglio dai suoi procedimenti giudiziari, offendendo il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
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<b>Prima della sua elezione a sindaco si è speso affinché gli italiani andassero a votare. Ora, da primo cittadino di una grande città quale Napoli, quali iniziative ha promosso per invitare gli elettori ad andare a votare?</b>
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A Napoli ci saranno iniziative importanti di sostegno al referendum, dalla catena umana “Diamoci una mano”, prevista per oggi pomeriggio, fino alla manifestazione di venerdì organizzata dai comitati e dalle associazioni.
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<b>Si aspetta una risposta positiva da parte di coloro che hanno sostenuto la sua candidatura a sindaco?</b>
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La speranza è che tutti i cittadini vi partecipino e che poi, domenica e lunedì, si rechino alle urne per difendere la democrazia e i loro diritti.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=10ZL1A">Terra - Alessio Nannini</a>BEATRICE DRAGHETTI: Bene Comune e punti di veto2011-06-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582726Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: Cen-sin) - Consigliere Provincia Bologna (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br />
IN QUESTI giorni la Provincia di Bologna compie 60 anni. <br />
Il 27-28 maggio del 1951 si svolgevano infatti le prime elezioni democratiche dei Consigli provinciali. <br />
Alle spalle una lunga storia e un presente intenso di compiti e funzioni.<br />
I compleanni sono anche occasioni di bilanci e riflessioni sul futuro.
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La felicità delle persone, secondo parte del pensiero classico e moderno, è richiamata quale funzione fondamentale dello Stato. Le Istituzioni quindi non possono che essere orientate a questo e per farlo devono mettere in campo la capacità di ‘decidere’.<br />
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Chi non lo fa abdica alla propria ‘essenza’ e conduce alle retoriche, ormai diffuse anche se discutibili, dell’inutilità delle istituzioni stesse. La Provincia è uno degli attori che gioca il proprio ruolo nell’ambito di un sistema (definito dal legislatore con la riforma costituzionale del 2001), in cui l’autonomia di Regioni ed Enti locali è stata apparentemente ‘rinforzata’, ma che manca sia di una razionale distribuzione delle funzioni amministrative fra i livelli di governo sia della previsione di spazi e strumenti di coordinamento.<br />
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LE AMMINISTRAZIONI locali si trovano a fare i conti con processi decisionali ancora particolarmente complessi a causa del permanere o addirittura dell’aumentare dei punti di veto, cioè di quei nodi del sistema in cui i processi decisionali vengono assunti, si condizionano o addirittura vengono annullati e rivisti.<br />
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Ciascun attore del sistema, pur perseguendo legittimamente i propri fini istituzionali, può produrre con il proprio ‘veto’ un effetto perverso, non voluto, e cioè l’assenza di cose fatte o il ritardo dei risultati. Penso per esempio ai numerosi procedimenti amministrativi condizionati da pareri obbligatori e vincolanti in capo ad amministrazioni statali o regionali che di fatto spostano il livello decisionale, rendendo l’amministrazione locale mera esecutrice della volontà di altri, come anche ai soggetti che hanno mantenuto un controllo amministrativo o paragiurisdizionale sulla gestione delle amministrazioni locali.<br />
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E ancora: realtà non istituzionali come sindacati, associazioni di categoria e gruppi sociali qualificati, che pur rappresentando la ‘linfa vitale’ per decidere al ‘meglio’, possono snaturare il loro ruolo quando si trasformano da punto di consultazione a punto di blocco. Ciò avviene in particolare quando le istituzioni ricercano primariamente il consenso dei propri referenti politici e sindacali. Anche i partiti possono essere attori di veto, non soltanto in ragione della logica del consenso “a tutti i costi” dei propri referenti, ma anche del “gioco” tra maggioranza e minoranza a loro volta spinte a sostenere in ogni caso posizioni divergenti, anche quando è evidente, invece, che il ‘bene comune’ sta in un’opzione unitaria.<br />
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In generale tutti i tipi di blocco, di cui ho provato a evidenziare alcuni esempi, derivano anche – e questo è il secondo grande problema - dalla mancanza di una previsione costituzionale di luoghi e tempi per ricomporre il sistema policentrico paritario, in modo da far sintesi di obiettivi e risultati. Terminata la consultazione, acquisite le informazioni e gli interessi in gioco, la decisione deve essere assunta da chi ha la competenza, da un soggetto soltanto, per ricostruirne responsabilità e meriti.
Il mio augurio è dunque, in questo 60° anniversario della Provincia, che livelli e modalità di governo e felicità delle persone siano sempre più intrecciati e compatibili.<br />
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<br/>fonte: <a href="http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/politica/2011/06/07/519793-bene_comune.shtml">Il Resto del Carlino online</a>Paolo Marinucci: REFERENDUM ACQUA, MARINUCCI LO SPIEGA AL SINDACO DI BRINO2011-06-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590269Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Termoli (CB) (Gruppo: Altro) <br/><br/>Termoli. Il consigliere comunale di centrosinistra Paolo Marinucci, impegnato per il referendum del 12 e 13 giugno, replica al sindaco Di Brino che a Primonumero aveva dichiarato di andare a votare contro il nucleare ma non per impedire la privatizzazione dell’acqua, «tanto è già privata, come dimostra Termoli». In realtà le cose, ai sensi di legge, non stanno in questo modo, e difatti Marinucci spiega al primo cittadino in una lettera aperta a cosa si andrebbe incontro qualora non venisse abrogata la norma con il referendum. Anche a Termoli. « Con l’avvento delle S.p.A. per la gestione idrica non solo i cittadini, ma persino i consigli comunali perdono ogni capacità di controllo e di intervento sulle decisioni. L’acqua rimane formalmente di proprietà pubblica, ma la gestione attraverso S.p.A. comporta una privatizzazione sostanziale. Ricerche economiche ci danno per acquisito un dato: “il reale potere risiede nelle mani di chi ha l’effettiva gestione del bene”. Un esempio concreto. Il Comune di Termoli, attraverso Crea, si rifornisce di acqua in modo prevalente da Molise Acque e in modo supplementare (soprattutto nel periodo estivo) dal Consorzio Industriale di Termoli. Molise Acque vende l’acqua ad una tariffa di circa 0,225 €/m3 (dati 2010). Il Consorzio Industriale, come da nota di Crea Gestioni srl protocollata in data 7/10/2010, continua in modo arbitrario ed unilaterale ad alzare il costo della fornitura idrica da 0,199 €/m3 (si legge sempre dalla nota: prezzo concordato con atto transattivo del 29/10/2008 - art. 7) a 1,268 €/m3 . La Crea, continua nella nota, scrivendo che se non rientrano i costi concordati ci sarà un aumento sulle tariffe delle utenze di 0,113 €/m3. Sindaco Di Brino di chi è l’acqua?
Con i referendum si vuole riportare chiarezza sulla gestione dell’acqua. Le ultime sentenze della Corte Costituzionale n. 24 e n. 26 del 2011 hanno ribadito che la normativa comunitaria non impone alcuna scelta predefinita di gestione del servizio idrico. Tra gli stati dell’UE, solo l’Italia ha d eciso la prevalenza della messa sul mercato del servizio idrico, mentre in Belgio e Olanda, la normativa prevede l’espresso divieto alla privatizzazione o esperienze di grandi città – Parigi e altre 30 municipalità francesi – che, dopo decenni di privatizzazione, hanno scelto la strada della ripubblicizzazione dell’acqua».
Marinucci approfondisce anche il criterio del “full cost recovery”, la copertura integrale, attraverso la tariffa, dei costi di investimento e di esercizio. «Sono sempre i cittadini a pagare, non viene intaccato il capitale societario. Questo modello, che prevede la copertura degli interi costi del servizio e del profitto garantito tramite le tariffe, innesca il meccanismo perverso per cui gli investimenti si fanno con un rincaro esponenziale delle tariffe. C’è anche una differenza sostanziale. L’amministrazione pubblica deve fare un bando pubblico per lavori ed altro, mentre il privato si affida a chi vuole». Infine viene spiegato al sindaco di Termoli «che con le gestioni privatistiche, negli ultimi dieci anni sono aumentate le tariffe (+60%), è diminuita ed è stata precarizzata l’occupazione e sono stati fortemente ridotti gli investimenti (-66%). Questi dati sono basati su fonti di settore elaborati dalle informazioni fornite dagli stessi enti gestori. La ripubblicizzazione è esattamente la modalità che permette la restituzione della sovranità ai comuni. Comuni intesi come enti locali di prossimità e punto di riferimento dei cittadini, i quali sono i veri proprietari sociali di un bene essenziale come l’acqua. La vera alternativa è tra privatizzazione e ripubblicizzazione del servizio idrico. Il voto e la partecipazione sono diritti per i quali molti hanno dato la vita. Auspico che, almeno in memoria dei principi di libertà e democrazia, tutti i termolesi partecipino al voto. Ovviamente il mio invito è per 4 SI».<br/>fonte: <a href="http://www.primonumero.it/attualita/news/1307186884_termoli-referendum-acqua-marinucci-lo-spiega-al-sindaco-di-brino.html">Primonumero.it</a>Giuliano Pisapia: «Berlusconi si sconfigge con la buona politica non con i pm» - INTERVISTA2011-05-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it574919Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Milano (MI) (Partito: Sel) - Consigliere Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Consiglio Comunale Milano (MI)<br/><br/><br />
Tutta colpa di Pisapia se il centro città, a metà pomeriggio, si paralizza. Corteo di moto e bici, di bandiere arancioni, di gente a piedi che marcia lesta e felice verso piazza Duomo. Strade bloccate, ingorghi, clacson. «Tutta colpa di Pisapia», proprio come la pagina di Facebook inventata da chissà chi per rispondere con ironia ai veleni distillati dal centrodestra contro il nuovo sindaco di Milano durante la campagna elettorale.
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<b>Sindaco Pisapia, cominciamo dall’ironia. E’ stata la vostra arma vincente?</b>
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«Ci hanno deriso, ci hanno irriso e ci hanno insultato. E noi abbiamo risposto con l’ironia e il sorriso. Soprattutto i nostri sostenitori. Non so se sia stata l’arma vincente, ma di sicuro è una cosa nuova e inedita della politica».
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<b>E’ stata una strategia pianificata, quella dell’ironia?</b>
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«E’ nata spontaneamente dai tantissimi giovani che hanno partecipato alla campagna elettorale. Quando hanno visto che lo strumento usato dal centrodestra nei miei confronti era quello dell’insulto, attraverso la rete hanno trasformato quegli insulti in sberleffi ironici».
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<b>Anche la mobilitazione dei giovani, effettivamente, è una cosa che non si vedeva da molto tempo. Solo merito suo?</b>
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«Senza i ragazzi e i giovani non ci sarebbe stata questa campagna elettorale, anche perché se ho deciso di candidarmi è stato soprattutto per loro. Francesco, il figlio di mia moglie Cinzia, è stato il motore di questo coinvolgimento. Tutto è partito da lui e dal gruppo dei suoi amici della Facoltà di Scienze Politiche. In poche settimane la cosa si è allargata a centinaia di coetanei che poi sono diventati migliaia».
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<b>Ironia, giovani. E poi?</b>
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«Poi abbiamo fatto quello che si dice sempre di fare, ma non si fa mai. Abbiamo lavorato sul territorio, sono andato nei quartieri, ho ascoltato, ho cercato di capire, ho parlato con le persone, ho preso atto dei loro problemi. Ho evitato lo contro e ho cercato il confronto».
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<b>Quali scontri ha evitato?</b>
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«Alcuni mi suggerivano di rispondere colpo su colpo alle accuse degli altri. Non ci voleva molto a farlo, ma non era quello che volevo. Ho preferito ascoltare e affrontare i problemi».
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<b>Quando ha capito che la vittoria era possibile?</b>
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«Poco per volta, andando in giro per la città e cominciando quello che nessuno si aspettava di vedere: entusiasmo, passione, gioia di esserci e di partecipare. Credo che questo sia il grande cambiamento che è stato attuato».
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<b>Ma un momento particolare non c’è stato?</b>
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«Dieci giorni prima delle elezioni davanti alla Stazione Centrale c’erano decine di migliaia di ragazzi per ascoltare musica ma anche per sentir parlare di politica. Mai visto prima, e credo che questo possa essere un esempio per tutta Italia».
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<b>Vuol dire che la sua vittoria avrà effetti immediati sulla politica nazionale?</b>
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«Non penso che ci sarà un risultato immediato perché ci sono quelli che non se ne vogliono andare. Le conseguenze immediate ci sono già con questa nuova modalità di fare politica»
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<b>Non ha mai voluto parlare di Berlusconi, perché?</b>
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«Erano elezioni per il Comune di Milano, di quello volevo parlare: dei problemi della città, di come risolverli».
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<b>Però sapeva che una sua vittoria avrebbe inevitabilmente messo in crisi il governo, e il premier.</b>
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«Io ho sempre sostenuto che Berlusconi si combatte con la buona politica, e non ci si può aspettare che il lavoro lo facciano i processi. Ecco, abbiamo dimostrato che è possibile, ed è la strada giusta».
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<b>Chi esce sconfitto: il premier o la Moratti?</b>
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«Il voto è stato un voto contro la Moratti che non poteva essere rieletta visto come ha governato la città in questi cinque anni. Berlusconi ci si è messo in prima persona proprio per cercare di superare la debolezza della Moratti e ha trasformato il voto in un referendum su di lui. Doppia sconfitta».
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<b>C’è chi dice che lei è il nuovo antiberlusconi. E’ d’accordo?</b>
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«Non mi interessa questo. So che siamo diversi. Io mi sono sempre occupato in politica del bene di tutti, lui principalmente del bene suo».
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<b>Adesso viene il difficile.</b>
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«In che senso, scusi?».
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<b>Dovrà fare i conti con i partiti che l’hanno sostenuta, c’è la giunta da fare, molti appetiti da soddisfare.</b>
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«Credo di aver sempre dimostrato la mia autonomia e il mio senso di indipendenza, sarà così anche nel momento di fare la Giunta. Ho il massimo rispetto per i partiti, sia chiaro, e sono il fondamento della nostra democrazia, così come le associazioni, i movimenti civili. Però sceglierò sulla base di criteri base: competenza e onestà».
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<b>Non sarà facile.</b>
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«In due settimane faremo la giunta, penso che sia un tempo ragionevole anche perché fino a questo momento non ci ho ancora pensato. Cominceremo da domani».
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<b>Il vice-sindaco sarà una donna?</b>
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«E’ molto probabile anche se, ripeto, cominceremo a pensarci da domani».
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<b>Lo slogan dei suoi sostenitori, anche durante la festa di piazza Duomo, le chiede di «liberare Milano».</b>
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«E’ uno slogan vecchio, fortunatamente. Milano adesso è stata liberata. Ora abbiamo il compito di ricostruirla, renderla una città vivibile, allegra, gentile e affettuosa, e solidale. Se io ho tutto e tu non hai niente non possiamo essere felici né io né te. E noi vogliamo essere felici».
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<b>De Magistris, a Napoli, ha avuto percentuali più alte di lei.</b>
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«Mi fa piacere la vittoria di De Magistris. Mio padre era di Napoli, mia made di Milano. C’è come un filo familiare che lega le due città».
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<b>Qual è la prima cosa che ha fatto quando è stato certo della vittoria?</b>
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«Una delle prime cose che ho fatto è stata quella di chiamare il presidente Napolitano. L’ho ringraziato per il suo rigore morale e per la sua saggezza: è stato ed è un grande esempio per me».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=10RAYY">Il Messaggero - Renato Pezzini</a>Giulio Ferrara: Vetralla è bene comune2011-04-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572995<br />
"Il concetto di “bene comune” è l’essenza stessa del nostro agire politico e quindi del nostro programma elettorale per Vetralla."<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.nuovoviterbooggi.it/cronaca-provinciale/vetralla/7600-ferrara-vetralla-e-benecomune-intervista-al-candidato-sindaco-della-lista-proposta-da-sinistra-ecologia-e-liberta.html">Nuovo Viterbo Oggi</a>Paolo Marinucci: “L’acqua è di tutti, lottiamo contro i mercanti e non sprechiamola”2010-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590272Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Termoli (CB) (Gruppo: Altro) <br/><br/>Cronache
“L’acqua è di tutti, lottiamo contro i mercanti e non sprechiamola”
Paolo Marinucci, consigliere e volontario per la petizione contro la privatizzazione a Termoli, in questa intervista spiega i quesiti referendari e l’importanza delle firme raccolte, che oggi saranno consegnate in Cassazione. In Molise raccolte 7500 firme, in Italia oltre un milione. “E’ una battaglia di civiltà per i diritti fondamentali, nessuno si senta escluso”.
di Alessia Mendozzi
Termoli. 7.500 firme raccolte in Molise, più di un milione in Italia. Numeri che parlano chiaro sull’interesse suscitato dalla campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua. "Questi sono indici che l’acqua è un bene troppo importante e sentito", commenta Paolo Marinucci - consigliere comunale e volontario per la raccolta firme a Termoli. Il 19 luglio è il giorno della consegna delle firme in Cassazione. "Con questa campagna referendaria può partire una grande battaglia di civiltà e di tutela per i diritti fondamentali, che potrebbe successivamente essere estesa a tutti i beni comuni".
Per prima cosa, perché bisogna dire no alla privatizzazione dell’acqua?
«Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso»
Chi ha organizzato la raccolta firme a Termoli?
«L’Associazione Officina delle Buone Pratiche in collaborazione con la Diocesi di Termoli-Larino (coordinatore nazionale del Forum Acqua Bene Comune)»
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, con i suoi comitati, è attivo da molto tempo. Due anni fa c’è stata già una raccolta firme contro la privatizzazione dell’acqua, prima cioè del contestato decreto Ronchi. Il decreto però è stato fatto lo stesso, ignorando le 400.000 firme raccolte. Di fronte a tutto ciò si sente sempre più spesso dire che queste iniziative sono inutili perché poi non cambia niente. Cosa pensi a riguardo?
«Anni fa, insieme all’Associazione Baobab Onlus, abbiamo contribuito alla raccolte delle 400 mila firme. Purtroppo, ci dispiace dirlo, non sono servite a molto, visto che i governanti di turno hanno deciso di disattendere quella volontà. Però, come testimonia il referendum, non ci siamo arresi anzi abbiamo rilanciato con la proposta referendaria».
Vediamo i quesiti referendari uno ad uno, cosa prevedono e cosa vogliono evitare. Il primo...
«L’abrogazione dell’art. 23 bis, in merito alla gestione delle risorse idriche, ha quale unico obiettivo quello di riequilibrare il rapporto tra i tre modelli di gestione (misto, privato e in house), lasciando inalterato il processo di privatizzazione in corso. La presentazione del solo quesito referendario relativo all’art. 23 bis, risulterebbe dunque necessaria, ma non sufficiente a ripristinare in Italia il governo pubblico dell’acqua».
Il secondo.
«Con l’abrogazione dell’art. 150 del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale” la gestione del servizio idrico, in attesa dell’approvazione di una riforma organica, potrebbe essere affidata a un ente sostanzialmente e formalmente pubblico, scongiurando ipotesi di vuoti normativi.
Il servizio diverrà così “privo di rilevanza economica”, sarà nuovamente di interesse generale e il diritto all’acqua – quantomeno per i cinquanta litri giornalieri (igiene, salute, alimentazione) – sarà assolutamente estraneo a logiche tariffarie, ponendo i relativi costi a carico della fiscalità generale.
In questo modo il diritto all’acqua riacquisterebbe a pieno titolo il suo status di diritto fondamentale dei cittadini, da gestirsi anche “nell’interesse delle generazioni future”».
E, infine, il terzo.
«Questo quesito è necessario per abrogare la logica del profitto contenuta in una parte del comma 1 dell’art. 154 del d.lgs. n. 152 del 2006. S’intende, cioè, abrogare quella parte che afferma che la tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico ed è determinata tenendo conto “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Con tale norma il gestore, al fine di massimizzare i profitti, carica sulla bolletta dell’acqua un 7%. Tale percentuale costituisce un margine di profitto scollegato da qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. I cittadini, dunque, con la vigenza di tale norme sono doppiamente vessati, in quanto da una parte il bene acqua è commercializzato e inteso alla stregua di qualsiasi altre bene economico, e dall’altra sono obbligati a pagare in bolletta un surplus del 70 per cento».
Va detto, però, che chi difende la privatizzazione dell’acqua sostiene, invece, il contrario. E cioè che con essa ci sarà un’ottimizzazione della gestione idrica e un vantaggio economico per i consumatori. Tu cosa rispondi?
«Con un esempio concreto. Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, ha annunciato che la municipalità non rinnoverà i suoi contratti con Suez e Veolia – le due aziende private che attualmente gestiscono i servizi idrici della capitale – dopo venticinque anni di gestione privata. «Vogliamo offrire un servizio migliore a un prezzo migliore», ha dichiarato Delanoë illustrando la scelta di Parigi che, peraltro, appare in sintonia con la tendenza in atto nel resto della Francia – dove oltre 40 città hanno già deliberato di tornare al servizio pubblico – e in parecchie città del mondo. L’osservatorio sulla «ri-municipalizzazione» fa notare che le due multinazionali francesi dell’acqua hanno goduto di almeno un secolo di protezionismo sui mercati sia nazionali e sia internazionali. Il risultato prodotto è stato quello di prezzi “gonfiati”, di scarsa efficienza, di servizi obsoleti (in quanto modernizzarli avrebbe richiesto investimenti e, dunque, minori profitti) e non di rado anche di gestione fraudolenta. Ripristinata la gestione municipale, il prezzo dell’acqua si è subito sgonfiato».
Puoi farci qualche altro esempio di paesi in cui l’acqua è stata privatizzata, spiegandoci, nello specifico, le conseguenze per la popolazione del luogo?
«In Bolivia, dove un rappresentante della Banca mondiale partecipa a pieno titolo nelle riunioni del Consiglio dei Ministri, la Banca si è rifiutata di prestare garanzia per un prestito di 25 milioni di dollari per il rifinanziamento dei servizi idrici a Cochabamba – la terza città del paese – se non a condizione che il governo vendesse il sistema pubblico delle acque al settore privato e permettesse che tutti i costi gravassero sui consumatori.
Festival Adriatico delle Musiche
Nelle trattative di vendita una sola offerta veniva considerata, e il sistema idrico passò nelle mani di un sussidiario della “solita” multinazionale. Nel gennaio 1999, prima di aprire un suo ufficio, la multinazionale annunciò il raddoppio dei prezzi dell’acqua. Per molti boliviani questo significava che l’acqua era più costosa dello stesso cibo. Molta gente, che sopravvive con un salario minimo o che non ha lavoro, vedeva la bolletta dell’acqua consumare quasi la metà del loro magro budget mensile…»
E cosa successe, poi?
«Aggiungendo la beffa al danno, la Banca mondiale impose un regime di monopolio per i concessionari privati dell’acqua, annunciò il suo sostegno per la tariffazione a pieno costo, legò il prezzo dell’acqua al dollaro e dichiarò che nessuno dei suoi crediti poteva essere utilizzato per dare sussidi ai poveri per i servizi idrici. Tutte le acque, incluse quelle da fonti comunali, erano soggette a permessi di utilizzo e i contadini dovevano perfino comprare dei permessi per le eventuali cisterne sui loro terreni che immagazzinavano l’acqua piovana! Il 10 aprile 2000, centinaia di migliaia di persone hanno marciato verso Cochabamba per protestare. Il governo ha fatto marcia indietro, ordinando la cessazione del monopolio assoluto. Successivamente ha revocato la legislazione sulla privatizzazione dell’acqua, prevedendo il diritto per la Coordinadora di cogestire l’Azienda dell’acqua, rimasta pubblica. Quella di Cochabamba, è stata una prima vittoria contro i mercanti dell’acqua. In un mese e mezzo di scontri, occupazioni, blocchi stradali, sono riusciti a cacciare dal paese le multinazionali. Una vittoria pagata a caro prezzo, però. Dei militari armati, vestiti da civili, hanno sparato sulla folla, ferendo 80 persone e uccidendo un giovane di 17 anni. Ma significativo rimane il fatto che la popolazione unita ha sconfitto i piani di privatizzazione di Banca Mondiale e multinazionali. E se mi permetti un’ultima osservazione...»
Prego.
«Non sprechiamo l’acqua. Usiamo i riduttori di flusso per i rubinetti. Chiudiamo l’acqua mentre ci laviamo i denti. Recuperiamola per usi secondari (tipo innaffiare le piante). Mettiamo i riduttori per gli sciacquoni del water. Beviamo l’acqua del rubinetto, magari inserendo un filtro a struttura composita, e abbandoniamo l’acqua nella plastica che ci stressa con il peso quando la trasportiamo, contribuisce notevolmente alle emissioni di CO2 durante il trasporto, l’imbottigliamento e la produzione delle bottiglie stesse. Come dicono gli zapatisti: “Para todos todo... Nada para nosotros! (Per tutti, tutto... Niente per noi!)”»- <br/>fonte: <a href="http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=7049">Primonumero.it</a>CARLO DE MARCHI: Carlo De Marchi, espressione delle liste civiche in Regione Marche2010-02-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it480486Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Fano (PU) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/>Crediamo molto nell'importanza del movimento civico anche all'interno di una vasta maggioranza.
La mia decisione è frutto dell'esperienza maturata in questi cinque anni con la lista civica Bene Comune, un'esperienza che ora, in uno scenario completamente rinnovato rispetto a quello di cinque anni fa, bene si sposa alla rinnovata forza della società civile.
All'interno dell'alleanza rimarremo comunque un punto critico e terremo attuali i temi dell'ambientalismo, dell'integrazione tra le politiche sociali e sanitarie e della trasparenza; <b>se diverrò consigliere prometto di rendere pubblici indennità e compensi</b>.<br/>fonte: <a href="http://viverefano.com/index.php?page=articolo&articolo_id=234628">Vivere Fano</a>Luciano Benini: Interrogazione 21/2009 “situazione delle biblioteche a Fano”2009-12-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474644Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Fano (PU) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/><br />
<b>Oggetto: “situazione delle biblioteche a Fano”</b> <br />
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Il sottoscritto Luciano Benini, consigliere comunale di Bene Comune,
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premesso
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* che la prima giunta Carnaroli decise di creare all’interno della ex scuola Luigi Rossi una biblioteca multimediale, e ne finanziò l’opera;<br />
* che successivi problemi di vario genere, oltre a quelli sollevati dalla sovrintendenza, ne hanno ritardato la realizzazione;<br />
* che per la benemerita iniziativa di una fondazione privata, che ha donato circa 4 milioni e mezzo di Euro per il completamento dell’opera, da tempo sembrava ci fossero ormai le condizioni per l’inaugurazione;<br />
* che nel frattempo la Biblioteca Federiciana giace in uno stato pre-agonico in quanto:<br />
o la sezione cinema è chiusa;<br />
o la sezione ragazzi è chiusa;<br />
o la sezione emeroteca è chiusa;<br />
o la sala manoscritti è aperta solamente 2 giorni alla settimana;<br />
o il direttore è andato in pensione ed invece che sostituirlo la giunta spende soldi per i propri portaborse;<br />
o un dipendente è andato in pensione e non solo non è stato sostituito ma un altro è stato trasferito al Settore Cultura con altri incarichi;<br />
o manca l’impianto antincendio;<br />
o lo spazio per la collocazione di libri e documenti sta finendo;
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interroga il Sindaco per conoscere
<p>
* quando aprirà la nuova biblioteca multimediale;<br />
* se l’obiettivo della giunta è quello di una eutanasia dolce della nostra biblioteca Federiciana.<br />
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<i><b>
Fano, domenica 13 dicembre 2009</b></i><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.benecomune.it/blogdalconsiglio/?p=1911">Blog dal Consiglio Comunale di Fano (in www.benecomune.it)</a>