Openpolis - Argomento: centrohttps://www.openpolis.it/2014-07-09T00:00:00ZLORENZO DELLAI: Democrazia Solidale2014-07-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it721661Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: DS-CD) <br/><br/>un impegno politico ispirato dal cattolicesimo democratico; un’idea comunitaria e non individualista della democrazia; un modello di autonomie responsabile e solidale, filo conduttore di una Italia unita ma plurale - See more at: http://www.ideericostruttive.it/2014/07/09/perche-democrazia-solidale/#sthash.iwvd5c5H.dpuf<br/>fonte: <a href="http://www.ideericostruttive.it/2014/07/09/perche-democrazia-solidale/">Blog Lorenzo Dellai</a>FRANCO MIRABELLI: Monti non porta aria nuova, resta l'impegno alla responsabilità2013-01-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it684963Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/>"Ho l'impressione che Monti non stia portando una ventata di aria nuova nella politica italiana, sembra piuttosto che si sia adeguato alle parole d'ordine trite e ritrite del centro di Casini e Buttiglione, quelle contro il bipolarismo, contro uno statalismo di cui in realtà hanno beneficiato distribuendo favori e clientele, quelle da cui spariscono parole come equità e giustizia sociale, quelle per cui bisogna impedire agli altri di poter governare senza di loro. - afferma <b>Franco Mirabelli</b> del PD - Resta l'impegno alla responsabilità nazionale e alla necessità di fare riforme condivise e con un largo consenso per uscire definitivamente dalla stagione dei populismi e del trionfo dei particolarismi. Ma queste sono le nostre parole, ma soprattutto sono le idee che hanno guidato la politica del PD negli ultimi anni, forse questo riconoscimento ce lo dovrebbe". <br/>fonte: <a href="http://www.areadem.info/adon.pl?act=doc&doc=15838">AreaDem</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Allarme Irap: le imprese rischiano una stangata da 3,5 miliardi2012-02-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625474Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Lo sblocco delle addizionali locali previsto dal decreto sulle semplificazioni rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata per le imprese del Centro-Nord.
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“Lo sblocco dei tributi locali e regionali previsto per l’anno di imposta 2012 dal recente decreto sulle semplificazioni fiscali rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata per le imprese del Centro-Nord”.
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Dopo aver letto la Relazione illustrativa che accompagna il decreto sulle semplificazioni fiscali, l’Ufficio studi della CGIA di Mestre ha fatto un po’ di calcoli ed è giunto a queste conclusioni:
<p> “Se le Regioni, ormai sempre più a corto di risorse finanziarie, decideranno di aumentare l’aliquota Irap di un punto, portandola al limite massimo del 4,82% – prosegue Bortolussi – l’aggravio fiscale sulle imprese sarà di 3,5 miliardi di euro”.
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Tra le 19 Regioni e le due Provincie autonome di Trento e Bolzano non tutte potranno eventualmente mettere mano agli aumenti. Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia non possono farlo, visto che già da tempo hanno dovuto portare l’aliquota al livello massimo per “comprimere” il disavanzo sanitario maturato in passato. Molise, Campania e Calabria sono andate addirittura oltre: non essendo state in grado di rispettare il piano di rientro imposto dal tavolo di monitoraggio guidato dal ministero dell’Economia e da quello della Sanità, sono state costrette ad applicare un aliquota aggiuntiva dello 0,15%. Pertanto, i probabili aumenti interesseranno solo le imprese ubicate nelle Regioni del Centro-Nord.
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<b>Purtroppo, le brutte notizie non finiscono qui.</b>
<p> “Lo sblocco delle tasse locali non riguarderà solo l’Irap – conclude Bortolussi – ma, anche il bollo auto, l’addizionale regionale sul gas metano e l’imposta regionale sostitutiva, i tributi ambientali provinciali, l’imposta di pubblicità, l’imposta sull’occupazione degli spazi pubblici ed altri tributi minori. Vista la difficoltà che stanno vivendo le Regioni e gli Enti locali non è da escludere che per i cittadini e le imprese il peso delle tasse locali sia destinato ad aumentare a dismisura. Speriamo che Sindaci e Governatori non approfittino di questo sblocco per fare cassa, altrimenti gli effetti della crisi sono destinati ad aumentare”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/2012/03/allarme-irap-le-imprese-rischiano-una-stangata-da-35-miliardi/">CGIA Mestre</a>Dario FRANCESCHINI: Pd sia baricentro di un'alleanza più ampia2011-06-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582721Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/> <br />
''Dobbiamo lavorare per una alleanza in cui il Pd sia il baricentro e trovi alleati a sinistra e al centro. E' un'ipotesi diversa da chi pensa che il Pd debba essere una grande forza di sinistra che poi si allei con il centro. Quest'ultima sarebbe una strada sbagliata e diversa da quella per cui e' nato il Pd''. Lo ha affermato il capogruppo del Pd alla Camera, <b>Dario Franceschini</b>, nel suo intervento alla direzione nazionale del partito.
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<b>Franceschini</b> ha sottolineato come sia un errore e ''un rischio'' ritenere che ''abbiamo gia' vinto. Occorre togliere questa sensazione di partita gia' finita''. ''Ci siamo presentati a queste elezioni con la linea di alleanza costituzionale che e' stata valutata positivamente dagli elettori. Ora - ha aggiunto <b>Franceschini</b> - dobbiamo spiegarla bene a quella parte del nostro elettorato che pensa che si possa fare da soli, tanto vinciamo lo stesso... Dobbiamo spiegare che una alleanza larga serve, non soltanto per avere una certezza di vincere con una legge elettorale che prevede il premio di maggioranza, ma soprattuto dopo, quando si trattera' di ricostruire sulle macerie del berlusconismo''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-PD__FRANCESCHINI__SIA_BARICENTRO_AMPIA_ALLEANZA-1023637-POL-1.html">Asca</a>Massimo Cacciari: «Con le accozzaglie si può solo perdere. Il Pd deve stare con "Nichi e Di Pietro"» - INTERVISTA2010-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504803<br />
No a una coalizione da "Vendola a Fini".Il Pd deve stare con "Nichi e Di Pietro".
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"Basta con le ammucchiate". Massimo Cacciari ex sindaco democratico di Venezia è stufo di alleanze larghe, "da Vendola a Fini", frutto di errori "dettati dalla voglia di far propaganda o da un'errata real politik".
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<b>Chi fa propaganda? Il Pd?</b>
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"Chi parla, come fa Franceschini, di "alleanza costituzionale" sa che né Casini, né tantomeno Fini, ci starebbero mai. Per loro sarebbe un suicidio politico. Sono dichiarazioni provocatorie che non portano a nulla".
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<b>E l'errore da "real politik"?</b>
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"L'unico motivo per un'ammucchiata sarebbe il Cln, una coalizione per liberarsi di Berlusconi: un errore imperdonabile. Così ricadiamo nel vecchio antiberlusconismo, un formidabile regalo per il Cavaliere. In una campagna elettorale bene contro male, Berlusconi è imbattibile".
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<b>Allora cosa resta da fare?</b>
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"Mi sembra evidente che c'è un disegno di Bossi e Tremonti per prendere il posto di Berlusconi. Per questo vogliono andare a votare subito".
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<b>Quindi?</b>
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"Se non si cade nell'errore di fare un'accozzaglia, al 90% Berlusconi le elezioni le perde. Vince alla Camera, grazie alla Lega, ma perde al Senato".
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<b>Ne è certo?</b>
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"È molto probabile, ma solo se esiste un terzo polo forte, composto da Fini, Casini e Montezemolo. In questo modo il centrosinistra andrebbe da Di Pietro a Vendola e, per come è fatta la legge elettorale Berlusconi la maggioranza al Senato se la scorda".
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<b>A quel punto?</b>
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"Si va da Napolitano che sarà costretto a prendere atto che l'unico in grado di guidare un governo è Tremonti. Questo se si va alle urne in tempi brevi. Se invece ci fosse un accordo tattico tra Berlusconi e Fini le strade per il Pd sono altre".
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<b>Quali?</b>
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"Invece di aspettare che il governo collassi, al Pd converrebbe mettersi a fare politica e avvicinarsi a Casini".
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<b>Nel Pd sono convinti che i voti dei centristi servano ora.</b>
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"Le ammucchiate non servono. Il Pd pensi a fare un bel neo-Ulivo e non ostacoli un centro forte".
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<b>Ma questo "neo-Ulivo" ha possibilità di vincere?</b>
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"Non vincerà mai. Ormai il Pd è quella cosa lì, una cosa che sta con Vendola e con Di Pietro".
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<b>Non le piace?</b>
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"Non è il soggetto che avevamo progettato. Non è quell'elemento di grande novità che serviva. È la riedizione dell'Ulivo in salsa dipietrista. È un partito che ha il suo radicamento territoriale sull'Appennino tosco-emiliano. Ma per governare dovrebbe trovare un'intesa con l'area di Montezemolo, di Fini e di Casini e non fare un unico cartello. Ma questo solo se avranno tempo. Altrimenti meglio che vadano separati".
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<b>Al Nord i voti sono destinati a spartirseli Lega e Pdl?</b>
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"Se si va al voto al Nord la Lega è il primo partito. Il Pd ha perso contatti con la realtà sociale. Hanno ereditato la strutturale incompetenza nell'interpretare le trasformazioni sociali e questo è il risultato".
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<b>Non dà nemmeno una chance al centrosinistra?</b>
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"Ma è necessario iniziare a fare autocritica. Cosa che al momento non vedo".
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<b>Le primarie possono essere utili?</b>
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"Le primarie hanno rotto, soprattutto quelle teleguidate. Servirebbe una leadership che guardi al nord. Sono due anni che insisto su Chiamparino".
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<b>E il terzo polo, invece? È quello l'elemento di novità?</b>
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"Potrebbe esserlo se ben articolato. Non penso a un partito, piuttosto a una coalizione di governo. Una presenza laica come quella di Fini è interessante per una maturazione culturale e politica. Il valore aggiunto, però, lo darebbe Montezemolo".
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<b>L'era-Berlusconi sta finendo?</b>
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"Lui non ha più nulla da dire al Paese dal punto di vista strategico. Ma non credo che andrà via con le sue gambe. E questo lo sanno anche Tremonti e Bossi".
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<b>La legge elettorale? Verrà modificata?</b>
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"Fa talmente comodo ai partiti che resterà così com'è".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TIWJS">la Repubblica - Mauro Favale</a>Rosy BINDI: «Pensino ai cattolici loro. Non ci sperino, noi non ci dividiamo» - INTERVISTA2010-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504786Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Vicepres. Camera <br/><br/><br />
«Ci mancava la nuova proposta dell'onorevole Bocchino. Facciamo così, fino a che la crisi non viene parlamentarizzata, asteniamoci dai commenti su presunti nuovi scenari».
<p>Da una pausa di vacanza Rosy Bindi reagisce così, cioè male, alla proposta del capogruppo di Futuro e Libertà. La proposta è rivolta in primis a Silvio Berlusconi. Vuole sopravvivere? E allora, scrive Italo Bocchino sul sito di Generazione Italia serve un «nuovo governo con un profilo alto e riformatore» e una nuova coalizione che comprenda i partiti di Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e infine «e i moderati del Pd ormai delusi»
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<b>Per il Pd potrebbe essere una proposta "potabile"?</b>
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No.Innanzitutto i governi si fanno se ci sono i numeri. Ma per sapere se ci sono nuovi numeri prima si deve parlamentarizzare la crisi della maggioranza. Si apra la crisi alle camere. Del resto parleremo dopo, possibilmente anche dopo il Capo dello Stato.
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<b>Ma Bocchino fa un appello anche ai «delusi del Pd , verosimilmente all'area dei moderati cattolici che in questi giorni manda segnali ai moderati dell'altro schieramento.</b>
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E questo appello torna al mittente: Bocchino non deve pensare che siccome il Pdl si è diviso anche noi ci dividiamo. Lasci proprio perdere.
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<b>Ma nell'area cattolica del Pd non c'è un malessere che potrebbe essere interessato a una proposta di questo genere?</b>
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Credo il contrario. Che uno dei fallimenti politici di questo governo è testimoniato dal disagio di tante voci autorevoli del mondo cattolico verso un centrodestra sempre più rissoso e incapace di produrre politica. Quello del centrodestra e un modo di concepire la politica e la democrazia antitetico al sentire del mondo mondo cattolico.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TIVTR">il manifesto - d.p.</a>LORENZO DELLAI: «Rutelli fa sul serio. l'Udc non sommi sigle. Ora sostegno a Galan» - INTERVISTA2009-11-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418700Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Trento (Partito: Upt) - Consigliere Provincia Trento (Lista di elezione: Upt) - Consigliere Regione Trentino Alto Adige (Lista di elezione: Upt) - Vicepres. Regione Trentino Alto Adige<br/><br/><br />
«Pochi o tanti partiremo davvero»
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«Mi spiace per chi pensava fosse uno scherzo: in pochi o in tanti, noi partiremo davvero». Il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai non rinuncia al suo ruolo di<i> deus ex machina</i> nel progetto centrista avviato con Francesco Rutelli. Ma soprattutto non ci sta ad apparire come animatore di un carrozzone: Vogliamo un progetto politico che superi la crisi del bipolarismo, ma senza soluzioni tattiche».
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<b>A chi è rivolto questo messaggio?</b>
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«A coloro che stanno tentando di riassorbire i nostri ragionamenti, cercando magari di farli apparire la fuga in avanti di un Rutelli arrabbiato per aver perso il congresso».
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<b>E invece?</b>
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«Non è così. Voglio rassicurare tutti: Francesco non è mai stato così sereno è determinato. Ecco perché non capisco l'aria di sufficienza di certa nomenclatura: sono pochi... sono tanti..».
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<b>Forse qualcuno si aspettava che anche altri annunciassero di seguire Rutelli.</b>
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«Lasciare un partito che c'è per uno che non c'è è sempre difficile. E però so che non è giusto arrivare a cose fatte. Ecco perché dico a chi ha già espresso apprezzamento verso di noi: sarebbe bello avere una rappresentanza in Parlamento».
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In caso contrario?</b>
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«Prenderemo atto ma non ci fermeremo. Abbiamo in cantiere una convention nazionale il 12 dicembre e stiamo raccogliendo le adesioni al manifesto già presentato a Roma».
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<b>Nomi?</b>
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«Tanti, ma ora non ufficializzo nulla».
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<b>Massimo Cacciari, pur avendo firmato il vostro manifesto, ha dello che non farà più politica attiva.</b>
<p>«Guiderà la nostra scuola di formazione politica, punto di partenza per creare la nuova classe dirigente».
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<b>Come vi muoverete alle elezioni regionali?</b>
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«Sarà una scadenza difficile, ma la affronteremo con buon senso. In Piemonte, per esempio, la candidatura di Chiamparino, invece di Mercedes Bresso, ci vedrebbe favorevoli a un'alleanza col Pd. In Veneto, poi, siamo disposti a sostenere Galan. Ecco, vorrei che i vertici pd capissero che devono dialogare con noi per intercettare la domanda del centrodestra. Stesso discorso per l'Udc: se vogliono uscire dalla nicchia del centrismo identitario serviamo anche noi. Ma attenzione: per un'alleanza che non sia una sommatoria di sigle, come invece mi sembra abbiano inteso finora».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=NYGNO">Corriere della Sera - Angela Frenda</a>Francesco RUTELLI: «Sì, lascio il Pd. Questo non è il mio partito» - INTERVISTA 2009-10-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418635Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Per il Terzo Polo) - Consigliere Consiglio Comunale Roma (RM) (Lista di elezione: API) <br/><br/><br />
«Vado via subito, con dolore. Casini interlocutore essenziale»
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Francesco Rutelli, 55 anni, volta di nuovo pagina.
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<b>Lascia il Partito democratico?</b>
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«Sì».
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<b>Eppure lei è stato uno dei fondatori di questo partito, nato da pochissimo tempo.<br />
La creatura è ancora piccola e lei va già via di casa?</b>
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«Il Pd non è mai nato. Nonostante la passione e la disponibilità di tanti cittadini, non è il nuovo partito per cui abbiamo sciolto la Margherita e i Ds. Non ho nulla contro un partito democratico di sinistra, ma non può essere il mio partito».
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<b>Si è pentito di aver sciolto la Margherita?</b>
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«Vede, abbiamo posto tre condizioni, sospendendo l’attività della Margherita: niente approdo nel socialismo europeo; ma siamo finiti lì. Basta collateralismo, basta vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne siamo fuori. Pluralismo politico; ma anziché creare un pensiero originale, si oscilla tra babele culturale e voglia di mettere all’angolo chi dissente. La promessa, dunque, non è mantenuta:<br />
non c’è un partito nuovo, ma il ceppo del Pds con molti indipendenti di centrosinistra».
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<b>La Margherita può rispuntare?</b>
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«No. Ma occorre riflettere su quelle tre condizioni politiche. Erano tassative. E non sono state rispettate».
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<b>
Perché aborre la socialdemocrazia?</b>
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«Non aborro assolutamente la socialdemocrazia. Anzi: se fossimo nel 1982, le direi che la ammiro. Ma siamo nel 2009: è un’esperienza storica che non ha alcuna possibilità di parlare ai contemporanei. Non ci sono più le fabbriche, i sindacati, le strutture sociali del Novecento».
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<b>Quando va via ufficialmente?</b>
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«Subito, anche se con dolore. Il Pd è stato il sogno di molti anni. C’è però una cosa che mi angoscia: l’incomprensione della gravità assoluta della condizione del Paese. <br />
È possibile uscirne, è possibile, come dice il nostro Manifesto per il cambiamento e il buongoverno, trovare le soluzioni giuste per l’economia, il lavoro, le piccole imprese, la crescita e la coesione del Paese. Ma se non cambia quest’offerta politica, tutto è già scritto: vince una destra dominata dal patto Berlusconi-Lega».
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<b>Quali sono le prospettive politiche?</b>
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«Cambiare l’offerta politica significa unire forze democratiche, liberali, popolari. Contrapporsi al populismo di destra, alla xenofobia, al radicalismo di sinistra, al giustizialismo. E definire una proposta credibile. Io la mia decisione l’ho presa. La manterrei, anche se fossi solo. Ma non sarò solo. Vedo molte forze che erano in fuga dalla politica tornare in campo. Quindi, una crescita per tutti».
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<b>La meta è la fine del bipolarismo e la nascita di un nuovo centro?</b>
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«L’alternanza, in democrazia, è indispensabile. Il Pd era concepito per riconquistare il cuore, il centro della società italiana. Il suo spostamento a sinistra impone che altri assolvano questo impegno fondamentale. Oggi, né la sinistra, né il cosiddetto centrismo parlano ai giovani, alle partite Iva, alle persone sensibili all’ambiente. Occorrono progetti pragmatici, ed emozioni. Occorre un’onestà senza macchie. Una laicità senza intolleranza».
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<b>Quale sarà il nome del nuovo partito? Chi vi finanzia? E dove sarà la sede?</b>
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«È troppo presto per parlare di nomi, di finanziamenti e di sedi. La scelta politica è fatta, per il resto c’è tempo».
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<b>Lei, come ha scritto Pierluigi Battista, ha alle spalle una storia di partiti cambiati o abbandonati. I radicali, i Verdi, la Margherita. Ma è possibile, nel volgere di pochi lustri, parlare di una sempre nuova offerta politica o, come disse una volta, di un nuovo conio, senza che si capisca mai bene il portato ideale di questi mutamenti?</b>
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«Sì, in trent’anni mi onoro di aver aderito ai radicali, ai Verdi, alla Margherita. <br />
E allora? Quanti ex fascisti non vengono interpellati allo stesso modo? Quanti ex rivoluzionari di sinistra oggi siedono nel governo Berlusconi? Che vengano da destra o da sinistra, nel Pdl sanno che il loro potere non sopravvivrà nel dopo Berlusconi. Guardando a sinistra, ho ricordato che molti altri hanno avuto almeno tre partiti, prima del Pd: Pci, Pds, Ds. La differenza è che in cuor loro si sentono in perfetta continuità. <br />
Ecco: questa mancata discontinuità è uno dei maggiori problemi che avrà il Pd. <br />
Però gli auguro sinceramente il meglio, nell’interesse del Paese e dell’alternativa al populismo di destra».
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<b>Come risponde alle accuse d'incoerenza o di opportunismo?</b>
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«Su di me si esercita una polemica che non finisce mai. Ricorda, ai tempi del Giubileo, "l’ex-radicale che è diventato amico di Giovanni Paolo II"? Come se non si potesse essere credenti, secondo certi laicisti furiosi — come ha scritto Giancarlo Bosetti — senza stringere patti di potere con le gerarchie vaticane! C’è una contraddizione di fondo, però, in queste polemiche contro di me: essere un laico cristiano risponde a una scelta di opportunismo? Oppure è il contrario, visto che per difendere alcune convinzioni ho certamente pagato, e tuttora pago, un prezzo molto maggiore dei supposti benefici?».
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<b>Se avesse vinto Dario Franceschini, sarebbe rimasto nel Pd? O aveva già deciso prima di conoscere l’esito delle primarie?</b>
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«Guardi, l’esito del congresso era chiaro da parecchi mesi. E l’ho anticipato nel mio libro, La svolta» .
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<b>Qual è il suo giudizio su Pier Luigi Bersani?</b>
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«Persona seria. Non so come intenda fare il suo lavoro d’inclusione nel partito che guida. A me, ad esempio, da quando si è candidato, non ha fatto neppure una telefonata. Ma non mi offendo certo: è politica».
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<b>Che cosa le ha detto Massimo D'Alema nel colloquio dell’altro giorno?</b>
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«Abbiamo parlato di economia, dell’incredibile caso Marrazzo, della sua candidatura — che giudico eccellente — per la guida della politica estera europea. Quanto al Pd, mi ha garbatamente detto che ci sarebbe spazio per me, ma gli ho spiegato che questo non è il Pd che avrei voluto far nascere. Potremo collaborare da postazioni diverse, e ho fiducia che questo amplierà le forze».
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<b>Chi l’ha chiamata in questi giorni? Chi ha cercato di frenarla e chi al contrario l’ha sollecitata a fare questa traumatica scelta?</b>
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«Ho ricevuto migliaia di messaggi d’incoraggiamento, adesioni, sostegni. Molti, prestigiosi.<br />
Tante email di critiche da elettori del Pd: cercherò, nei prossimi giorni, di rispondere a tutti. A frenarmi? Alcuni amici di lungo corso, come Paolo Gentiloni. <br />
Ma è stato più formale che altro. Sanno perfettamente, da anni, che non sarei mai entrato in un Pd post-Pci. Quanto a loro, purtroppo, s’illudono».
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<b>Ha parlato con Silvio Berlusconi?</b>
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«No».
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<b>Qual è il suo stato d’animo?</b>
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«Determinazione, e desiderio di far crescere una squadra: assolutamente, non un 'partito di Rutelli'. Del resto, i nomi di Bruno Tabacci, Lorenzo Dellai, Linda Lanzillotta, già dicono molto. Le firme al Manifesto indicano una potenzialità enorme, che può raggiungere anche settori moderati, e in sofferenza, del centrodestra».
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<b>Pier Ferdinando Casini sostiene che assieme potreste prendere cinque milioni di voti.<br />
È il leader dell’Udc il suo alleato naturale?</b>
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«Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=NVI5F">Corriere della Sera - Marco Cianca </a>Pier Ferdinando CASINI: «Stop alla deriva populista. L'UdC non fa patti con questo Pdl» - INTERVISTA2009-10-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418214Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
«Col populismo berlusconiano non ci si allea. Gravi, ingiustificati, gli attacchi al capo dello Stato, autentica garanzia di tutti: indegna la gazzarra seguita alla sentenza della consulta sul Lodo Alfano».
<p>Pier Ferdinando Casini resta convinto che le elezioni anticipate siano la soluzione migliore. Almeno per i centristi. Che adesso guardano con attenzione al Pd.
<p><b>Eppure, Berlusconi sostiene che il matrimonio con l'UdC alle regionali s'ha da fare.</b>
<p>«Sento parlare di un matrimonio che non sarebbe d'amore ma d'interesse. E di interesse vedo quello di Berlusconi, non il nostro. Per quanto ci riguarda, stiamo parlando del nulla».<br />
«Il presidente del Consiglio dovrebbe riconoscere che dalla deriva populista nulla di buono può venire al Paese e che molti errori sono stati compiuti in questo primo anno di governo. Ma mi sembra che vada in tutt'altra direzione. Quindi, l'Udc rispetta il mandato degli elettori: siamo all' opposizione, alternativi al Pdl e resteremo tali».
<p> <b>E alle prossime regionali come vi collocherete?</b>
<p> «Le alleanze a geometria variabile sono l'unico modo per sancire la nostra indipendenza politica. Perché, se facessimo un'alleanza omogenea nazionale, contraddiremmo tutta la critica che abbiamo mosso a questo bipolarismo che ha messo sugli altari la Lega e Di Pietro».
<p> <b>Oggi la convention del Pd. In che misura siete interessati?</b>
<p> «Siamo interessati a capire se nel Pd può maturare una seria correzione di rotta. Se, cioè, il partito è intenzionato ad abbandonare la scia di Di Pietro, che un giorno chiede di andare in piazza contro Berlusconi e il giorno prima ci va contro Napolitano».
<p> <b>Forse attendete anche di capire cosa faranno i centristi, a cominciare da Rutelli, vostro interlocutore privilegiato.</b>
<p> «Rutelli è una persona che stimo molto. Ma lui non è l'unico nel Pd. Su tante questioni, a cominciare da quelle eticamente sensibili, abbiamo apprezzato la sua posizione. Tuttavia noi non tiriamo per la giacca nessuno. Staremo a vedere».
<p> <b>Il clima resta rovente. La preoccupa l'attacco senza precedenti al Quirinale e alla Consulta?</b>
<p> «Berlusconi ha detto una cosa ovvia: che la storia di Napolitano è quella di un uomo di sinistra. L'80 per cento degli italiani tuttavia sa anche che quando un uomo politico diventa presidente della Repubblica si spoglia delle appartenenze e diventa garanzia per tutti. E Napolitano lo è. Ecco perché sono profondamente ingiusti gli attacchi a lui rivolti, che non trovano d'accordo nemmeno l'elettorato di centrodestra».
<p> <b>Il presidente di Confindustria Marcegaglia invita il governo ad andare avanti. Voi invece confidate nelle elezioni anticipate.</b>
<p> «Certo, un Paese in piena crisi economia necessiterebbe di riforme, aiuti alle famiglie e alle imprese, un clima istituzionale sereno. Tutto quello che in Italia non c'è.
Detto questo, un partito di opposizione non può che auspicarle sempre, le elezioni».
<p><b>Montezemolo ha appena lanciato la sua fondazione. Si è fatto un gran parlare delle del ruolo del presidente Fiat dietro il progetto di "grande centro". Cosa c' è di vero?</b>
<p>«La stagione degli uomini della provvidenza è finita. E per quanto ci riguardaè finita male. Montezemolo è persona seria ed è un amico. Ha smentito più volte di essere interessato alla politica. Pertanto il discorso finisce qui. Naturalmente, se in futuro cambierà idea, sarà un fatto rilevante. Oggi stiamo ai fatti».
<p> <b>Il governo pensa alla scialuppa di salvataggio dell' immunità parlamentare. Voi?</b>
<p>«Siamo in Italia, con migliaia di disoccupati, le famiglie dimenticate che attendono ancora il quoziente familiare, gli aiuti al palo. E noi dovremmo imbarcare il Parlamento in una discussione sull'immunità: ma siamo sulla luna? Non è una priorità per la politica, non è il momento di affrontare questo tema».
<p><b> Neanche la riforma del Csm, alla quale il guardasigilli sta già lavorando?</b>
<p> «Evocarla in queste ore significa semplicemente pensare a ritorsioni piuttosto che alle riforme. Noi alle riforme siamo disponibili, alle ritorsioni no».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=NN4ZQ">La Repubblica - Carmelo Lopapa</a>Gianfranco ROTONDI: «Io esalto il governo eppure ho scioperato contro Berlusconi» - INTERVISTA2009-04-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391086Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Attuazione del programma (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Ahi, se anche Gianfranco Rotondi fa la manfrina vuole dire davvero che il potere trasforma. Niente di grave intendiamoci. Ma cose che stridono sulla bocca di uno che conosco da vent`anni come la schiettezza fatta persona, nonostante la sua democristianità. Invece, nell`intervista se ne esce, qua e là, con frasi tipo, nomi no, «si dice il peccato, ecc., o panzane stratosferiche come: «Tra me e Casini mai un dissenso», mentre è noto ai sassi che Rotondi uscì dall`Udc perché non sopportava l`ipocrita prepotenza di Pierferdy. Cos`è successo? Semplice: Rotondi è oggi ministro per l`Attuazione del programma di governo, parla in nome della Nazione, deve mostrarsi imparziale, ecc. La parlantina però non gli manca e si lascia ascoltare.<br />
«Vieni, dice quando entro nel suo ufficio di Piazza Colonna e mi porta alla finestra. «Lì (dirimpetto) c`è Palazzo Chigi e spio il capo. Là (edificio di lato) ho fatto il rinfresco di nozze.
Laggiù (due palazzi dopo) abito.<br />
«Casa e chiesa. Tutto a piedi, osservo.<br />
«Questo mi consente di dire, con facile sparata demagogica, che non uso l`autoblu, ride.<br />
In verità, Rotondi è un viaggiatore forsennato. Per dare più senso al suo ministero si è inventato <i>Italiaincontri</i>, un giro d`Italia accompagnato da diversi ministri per illustrare l`attività di governo. Un giorno in Piemonte, l`altro in Sicilia, accolto tra pifferi e fanfare da sindaci e prefetti, ma anche da maestranze in sciopero. Rotondi dice la sua, gli altri la loro e finora tutto bene senza lanci di pomodori.<br />
«Facile magnificare un governo popolare, dico.<br />
«Settantatré italiani su 100 si fidano di Berlusconi. Anche tanti che non lo hanno votato.
Lui è il sindaco d`Italia. Noi ministri, gli assessori».<br />
Come addetto al Programma fai il poliziotto del governo.
Rispetta le promesse?.<br />
«In pieno, anche se domandarlo a me è come chiedere all`acquaiolo se è buona l`acqua.
Posso però dirti che l`assillo del Cav è essere all`altezza del consenso ricevuto».<br />
«Punti dolenti?.<br />
«Mancano risorse per dare una svolta immediata al Paese.
II deficit è tra i maggiori del mondo. La produzione di ricchezza, no. Il rilancio però è certo, solo più lento».<br />
«Sei leader della Dc per le Autonomie, partito lilliput...<br />
«Ero. II partito è confluito nel Pdl, Ho portato l`ultima Dc nel Pdl sperando che continui nel tanto di buono che ha fatto la Dc nella sua storia. Avere chiuso la saracinesca Dc e averle aperto una nuova prospettiva è il mio titolo nobiliare, dice con fantasia che rivela il giornalista che fu (ha diretto giornali dc e scritto libri).<br />
«Per protestare contro il Cav che non ha candidato uno dei tuoi, hai disertato il Cdm dell`Aquila».<br />
«Ho puntato i piedi con un giorno di sciopero. Anche i ministri lo fanno».<br />
Per amore di chi hai fatto il facinoroso?.<br />
«Una giovane promessa: Paolo Cirino Pomicino».<br />
«Il Cav ti terrà il broncio.<br />
«Passo per ossequente. Per compensare scalpito».<br />
«Ti sei perso l`annuncio del G8 in Abruzzo».<br />
«Un colpo di genio. Peccato non esserci. Ma il torto a Pomicino era troppo grande.<br />
Ti sei iscritto alla Dc a 15 anni.
Oltre a questa sciocchezza che hai fatto di buono nei tuoi 49 anni?.<br />
«Marito felice e padre di tre bambine. Per l`ultima, due anni, ho preso un accidente in questi giorni».<br />
«Cos`è successo?».<br />
«Degna figlia di un politico, è un po` mangiona. Ha inghiottito una nocciolina rubata alle sorelle che si è infilata nel polmone.
Devo la salvezza alla solitamente vituperata sanità partenopea.
Gliel`hanno estratta al Santobono, il pediatrico di Napoli,, e visto che c`è mi mostra la foto della primogenita.
«Quando le dicevano: "Hai la testa di papà", lei piangeva. Oggi è rassegnata, e sottintende, civettuolo, di non essere una bellezza. In realtà, Rotondi è un gradevole giovanotto, con (pochi) capelli a spazzola e una certa somiglianza con Eros Ramazzotti.<br />
«Sei un dc sui generis. Sostieni i matrimoni gay».<br />
«Né sui generis, né pro gay.
Sono per regolare le unioni di fatto come già volevano i governi dc degli anni`80. Riconoscere al convivente il subentro nell`affitto, non lede i diritti della famiglia vera.<br />
«Sul testamento biologico?.<br />
«Mi sta bene la legge al Senato.
La libertà di decidere la propria morte, mina il principio dell`indisponibilità della vita».<br />
«Sul caso Englaro, stavi col papà o...».<br />
«Con la figlia. Il padre, sia pure con amore, ha applicato un principio contrario al diritto..<br />
Ti consideri però un cattolico adulto alla Prodi, osservo basandomi su certe sue uscite non proprio clericali.<br />
«Sono un cattolico democratico.
Un tempo era considerato un atteggiamento di sinistra.
Le posizioni di Fini dimostrano che è compatibile con la destra.<br />
«Fini è un cattolico democratico?.<br />
«Per me, sì. E lo sento affine.<br />
«Ossia?».<br />
«I1 Pdl è un partito laico di ispirazione cristiana, come lo era la Dc. Da cattolico, obbedisco alla Chiesa. Da politico, no.<br />
«E il mondo alla rovescia. I cattolici conclamati come te contestano il Papa, i laici vedi Pera, Ferrara, Quagliariello sono ratzingeriani», osservo.<br />
Al Papa lo amiamo tutti, tanto più ora che lo sentiamo solo.
I laici sembrano più condiscendenti con Ratzinger perché non vengono dalla Dc».<br />
«In che senso?».<br />
«Noi siamo parte della Chiesa e senza reverenze verso le gerarchie. Loro, forse, sì. Un vescovo chiese a Rumor di mettere nelle liste un suo candidato.
Rumorrispose: "Sì, a patto che io possa nominare qualche parroco".
La cosa finì lì. E la fotografia del rapporto che c`era tra Dc e Chiesa. Ridiamo ricordando il vecchio Rumor che pareva un pesce lesso e invece sapeva dire no. Pausa con caffè e biscotti e via.
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<b>Anche sulla Giustizia sei eccentrico: vorresti pm eletti.</b><br />
«Un paradosso. Diversi pm sono politicizzati. Se eletti diventano scopertamente politici e nessuno potrà accusarli di partigianeria.»<br />
<b> Sei per il licenziamento dei pm più schierati. Tipo quelli del processo Andreotti per mafia?</b><br />
«Niente nomi (prima reticenza, ndr). Ci sono pm che invece dell`ingiustizia, hanno perseguito il nemico politico. Si sono messi fuori dalle regole e dalla Repubblica. Sono quattro gatti. Se cacciamo loro, ci risparmiamo la fatica di riformare, almeno in questo ambito, la Giustizia».<br />
<b>Il Csm è complice?</b><br />
«Se li avesse puniti, non si sarebbe creata la frattura tra opinione pubblica e magistratura».
Ora bisogna ricucire. Anche perché molti magistrati votano per noi».<br />
<b>Hai parlato di pm eletti nei partiti che hanno aiutato. Nomi.</b><br />
«Non ne faccio (e dalli!). Camera e Senato sono pieni di autori di inchieste che hanno fatto fuori i loro predecessori in Parlamento».<br />
<b>Si sono presi il seggio cacciandoli?</b><br />
«Il prototipo è Di Pietro che scioglie cinque partiti e ne fa uno suo che occupa il posto di quelli decapitati».<br />
<b>Violante bocciato per la Consulta.</b>
<b>Buona cosa?</b><br />
«Mi è dispiaciuto. Violante è migliore della sua vignetta, Non è l`assassino della Dc, né l`uomo nero della sinistra giustizialista».<br />
<b>Hai lasciato l`Udc per incompatibllita con Casini.</b><br />
Mai litigato...<br />
<b>Ma fammi il piacere!</b><br />
Diciamo così. Io ero dc e berlusconiano.
Lui diceva che bisognava attaccare il Cav. Così me ne sono andato».<br />
<b>Casini vuole fare una neo Dc.</b><br />
«Casini sa che la nuova Dc è il Pdl. Ci manca una corrente: la sua. Prima o poi verrà. Non credo a un suo accordo con la sinistra. È di Bologna. conosce i comunisti e non se ne fida. Né loro di lui».<br />
<b>Dici sempre che tornerà all`ovile.
i fatti ti danno torto.</b><br />
«In alcune Regioni abbiamo già fatto accordi con Casini. In altre, li faremo. Intanto l`Udc ci fa un buon servizio: sequestra voti che andrebbero al Pd. E noi vinciamo».<br />
<b>Casini ha candidato De Mita al Sud, proprio dove c`è l`alleanza con il Pdl. Vedremo Ciriaco a Villa Certosa dal Cav?</b><br />
«Tra loro non c`è simpatia.
Ma essendo entrambi intellettualmente curiosi, prima o poi si parleranno».<br />
<b>Faranno 150 anni in due.</b><br />
«Il governo è impegnato a garantire la sopravvivenza a 120 anni».<br />
<b>Mastella è tornato al Cav. La decenza se n`è andata.</b><br />
Siamo al governo anche perché Mastella ha fatto cadere Prodi.<br />
<b>L`immobiliarista Di Pietro?</b><br />
«È la nostra assicurazione sulla vita. Finché c`è lui, la sinistra può scegliere se mettersi sotto la sua cappella e perdere o perdere divisa. E noi vinciamo».<br />
<b>Franceschini?</b><br />
«Lo conobbi da ragazzo e lo presentai a De Mita che non me ne ringraziò. Era un dc che aveva già in mente di passare coi comunisti. La sua parabola è coerente».<br />
<b>I cinque ministri migliori?</b> <br />
«Cinque sono pochi. Tutti bravissimi, tranne me».<br />
<b>Com`è allora che il Cav non ti caccia?</b><br />
«Sono più critico con me stesso, di quanto gli altri non lo siano nei miei riguardi».<br />
<b>A Chi ti ispiri: De Gasperi o Giolitti?</b><br />
«Mi tengo più basso. Ai miei predecessori al ministero:
Scajola, Pisanu, Caldoro e anche a Santagata, ministro con Prodi».<br />
<b>I terremotati d`Abruzzo avranno un tetto prima dell`inverno?</b><br />
«È un impegno assoluto»<br />
<b> Pronto a dimetterti se non è così?</b> <br />
«Sarà così. Ma non capisco: vuoi le mie dimissioni per avere uno sfollato in più?...<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=LKHSR">il Giornale - Giancarlo Perna </a>Pier Ferdinando CASINI: «Ci candidiamo a governare. L'illusione bipartitica cadrà e noi ci saremo»2009-04-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390903Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
Assemblea nazionale dell'Udc: «Non svendiamo la nostra identità»<br />
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ROMA - Un partito della nazione che «non aspira unicamente a essere l'ago della bilancia della politica italiana» ma ha un programma «più impegnativo, un partito della nazione che verrà costruito con pazienza, equilibrio e responsabilità»: è l'obiettivo a cui punta l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Il leader centrista ha parlato all'assemblea nazionale del suo partito rivendicando con orgoglio il ruolo della sua formazione.
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«NON CI SVENDIAMO» - «Costruiremo un partito che si propone di governare quando si saranno spenti i fuochi fatui della propaganda e della demagogia. Quando la suggestione sarà finita noi ci saremo. Non dobbiamo avere paura - ha proseguito -, non dobbiamo avere fretta ma soprattutto non dobbiamo consentire a nessuno di svendere la nostra prospettiva per mettere il proprio sedere su qualche assessorato. È una cosa che non possiamo consentire a nessuno». Secondo Casini, «l'illusione bipartitica cadrà fin dalle prossime elezioni europee, noi siamo l'alternativa, quella vera e siamo pronti a concorrere al governo del Paese, ma non chiedeteci con chi stiamo perchè se facessimo una scelta di campo ora saremmo solo e semplicemente in contraddizione con noi stessi. È un passaggio difficile ma non smarriamo la bussola per non giocarci la nostra credibilità».
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PATTO GENERAZIONALE - Il leader dell'Udc ha poi insistito sulla necessità di costruire una politica nuova sulla quale invita i centristi a rischiare: «Costruire una politica nuova che non ricalchi vecchi pregiudizi ideologici della sinistra e proponga una ricetta di modernizzazione dell'Italia. Rifiutare il populismo e la demagogia, così come una certa deriva individualista e libertaria è il compito di chi pensa all'Italia e agli italiani indicando una meta, un grande disegno come quello dei padri che hanno costruito il nostro Paese». Casini propone quindi a giovani ed anziani un patto generazionale: «Prendiamoci per mano con un nuovo patto di solidarietà tra le generazioni perchè cambiare non è una possibilità ma un dovere per tutti. Siamo consci che le forze che puntano alla modernizzazione e al cambiamento sono una minoranza ma aiutateci a costruire una nuova casa, la casa degli italiani».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/09_aprile_04/casini_patto_generazionale_udc_alternativa_bipartitismo_c1651ca0-2139-11de-94b6-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it</a>Pier Ferdinando CASINI: «Finti partiti come Pd e Pdl non servono è necessario creare una nuova forza» - INTERVISTA2009-01-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388141Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
«Noi siamo impegnati non solo a superare l’Udc, ma a creare contenitori nuovi che cancellino lo schema bipartitico, una forzatura sia a destra sia a sinistra». Pier Ferdinando Casini è appena tornato da una vacanza a Miami. Dice di aver letto solo sui giornali l’invito di Lorenzo Cesa, il segretario del suo partito, rivolto a Rutelli e Letta per un’adesione alla Costituente di centro. Un intervento a gamba tesa nei travagli del Partito democratico che Veltroni ha giudicato «ineducato». «Le battute possono essere più o meno felici, ma il ragionamento resta. Le case attuali rispondono alla crisi del sistema? Secondo noi no e mi sembra che tanti altri la pensino allo stesso modo».
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<b>Cominciamo dall’Alitalia. Anche lei vede l’operazione Air France come una svendita?</b><br />
«Direi di più, è uno spot elettorale che agli italiani costerà un sacco di soldi. Sgombrato il campo da pregiudiziali antiberlusconiane siamo di fronte a una vicenda nata male e finita peggio. Con i debiti caricati sulle spalle dei cittadini e capitani coraggiosi che tutto meritano tranne il pubblico elogio. Hanno messo su una legittima manovra imprenditoriale ma non pretendano un grazie dal Paese».<br />
<b>Dietro la lotta tra Fiumicino e Malpensa, tra Lega e Berlusconi, c’è qualcosa di più di un problema di hub?</b><br />
«Ma certo. Quando si diceva che senza l’Udc il centrodestra sarebbe stato più compatto, si individuava un bersaglio di comodo. Nel Pdl non c’è omogeneità politica e il tempo renderà ancora più evidente questa situazione. Non me ne rallegro, ma è così».<br />
<b>Condivide la posizione di Fini sulla giustizia?</b><br />
«E una posizione equilibrata, come equilibrate sono le parole di Alfano. Serve una convergenza ampia per fare una riforma. Riforma necessaria, aggiungo, se è vero che il presidente della Repubblica deve intervenire sul rapporto tra procure, se un democratico come Mancino lancia il suo grido di allarme, se interviene un giurista come Vassalli o un politico capace come Violante. Usciamo dalle polemichette su Berlusconi che potevano andare bene in passato ma non oggi. E non rimaniamo intrappolati nelle logiche giustizialiste di Di Pietro che condannano l’opposizione a una minorità permanente».<br />
<b>Sullo sfondo però c’è anche il contrasto tra il presidente della Camera e il premier.</b><br />
«Un film già visto, che conosco molto bene. Berlusconi si deve rassegnare: un presidente della Camera esprime posizioni che hanno valenza diversa da quelle del governo. Chi rappresenta un ruolo istituzionale deve farsi carico delle ragioni dell’opposizione altrimenti cade nel ridicolo. Il problema non era Casini ieri come non lo è Fini oggi».<br />
<b>Ma le opposizioni tutte danno l’impressione di essere irrilevanti in questa fase.</b><br />
«Dipende prima di tutto dai numeri del Pdl in Parlamento. Eppoi dalle nostre storie. Il centro si è candidato in alternativa a Berlusconi ma anche a Veltroni. E l’Italia dei valori preferisce contrastare l’alleato Pd piuttosto che Berlusconi. Bisogna essere onesti: oggi non c’è un’alternativa all’attuale maggioranza e questo rende più fiacca la qualità del dibattito tra centrodestra e opposizione».<br />
<b>E’ ufficiale l’offerta a Rutelli, Letta e altri moderati di aderire alla Costituente di centro?</b><br />
«Ho letto anch’io sui giornali la dichiarazione di Cesa, non ne ero informato. Ma al netto delle battute, il ragionamento mi sembra chiaro: gli assetti politici attuali, questo bipartitismo forzoso rispondono a una scelta definitiva o no? Io penso di no, non è uno schema utile all’Italia e su questo siamo convinti serva una riflessione serena e seria. Non significa io vengo da te e tu vieni da me, la battuta può essere equivocata, ma la sostanza politica rimane lì come un macigno».<br />
<b>
Avete offerto a Letta la leadership di questo centro?</b><br />
«Noi non offriamo niente perché rispettiamo tutti. Lavoriamo al superamento dell’Udc e alla creazione di una novità politica. Se questa proposta viene interpretata come un invito a uscire dai partiti d’origine è giusto respingerla al mittente. Ma la domanda è: queste case sono adeguate a rispondere ai problemi del Paese? Se tanti dicono di no qualche ragione ci sarà».<br />
<b>
Quindi superare l’Udc, ma superare anche il Pd.</b><br />
«Questo assetto, per stare in piedi, per puntellarsi ha bisogno di abolire le preferenze, celebrare finti congressi, organizzare finti partiti che o si riducono alla firma dal notaio o a registrare riunioni interne e riservate come nel caso Iervolino.<br />
Beh, noi crediamo che questo non serva al futuro del Paese. Dobbiamo ricostruire un rapporto diverso tra i cittadini e la politica, che non sia autoreferenziale com’è ora. Altrimenti non ci meravigliamo se, basta guardare all’Abruzzo, va a votare il 50 per cento degli aventi diritto».<br />
<b>Questo chimerico Centro con chi si allea, destra o sinistra?</b><br />
«Il punto è un altro. Siamo impegnati a smantellare quello che c’è, a far emergere le contraddizioni che esplodono a destra come a sinistra. L’Udc è stato eroico alle elezioni ma oggi sopravvive perché ha una prospettiva politica. Non lavoriamo con lo spirito egoistico di chi cerca di allargare il proprio partito ma con l’idea di andare avanti per fare una cosa nuova che serva all’Italia».<br />
<b>Prima o dopo le Europee?</b><br />
«Non è un problema di orologi. L’operazione che abbiamo in testa non ha niente di tattico, nessuno ci corre dietro. Chi ha fretta vada con Berlusconi o si accomodi dove vuole. Con Rutelli e Letta, non è un segreto, registriamo maggiori affinità. Però fanno benissimo a lavorare nel Pd, di cui sono fondatori, perché prevalgano le loro posizioni».<br />
<b>Veltroni considera «ineducata» l’ingerenza nelle vicende interne di un altro partito. Effettivamente maramaldeggiare con il Pd in difficoltà non è carino.</b><br />
«Non era intenzione di nessuno, tantomeno di Cesa, essere poco educato. Veltroni sa quanto rispetto e collaborazione, pur avendo storie e percorsi diversi, ha avuto da noi. Le battute possono essere più o meno riuscite, ma consiglio a Walter di non drammatizzare. Se i tre quarti del suo partito, sulla vicenda Rai, avesse avuto la correttezza dell’Udc oggi forse non rischieremmo di essere nel grottesco». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=KF588">La Repubblica - Goffredo De Marchis</a>Massimo CALEARO CIMAN: "Ha ragione Dellai, bisogna aprire al centro"2008-11-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it382116Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) <br/><br/><br />
«Dice bene il riconfermato Presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai: “Il risultato di Trento ha dato ragione a un centrosinistra che si organizza con forze politiche territoriali, accanto al PD, in un’alleanza che valorizza la cultura del popolarismo”». Lo afferma Massimo Calearo, coordinatore dei parlamentari veneti del PD.
<br />
<br />
«Credo anch'io che per il PD sia necessario aprirsi al centro, come hanno fatto a Trento, vincendo così con un margine notevole e facendo crescere nel contempo anche il Partito Democratico - continua Calearo - La vittoria di Dellai mi ricorda quella di Achille Variati a Vicenza, un candidato credibile, capace, in grado di raccogliere consensi al di là degli schieramenti che lo sostengono. Costruire la classe dirigente a partire dal territorio: è questo l’insegnamento più importante che arriva da Trento ed è questa la la strada da percorrere».
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<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=498">official web site - Pd Veneto</a>Rocco BUTTIGLIONE: Ipotesi sul "popolo invisibile".2008-07-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358318Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) - Vicepres. Camera <br/><br/><br />
Ipsos ci regala una ricerca sugli orientamenti dell’elettorato cattolico nelle recenti elezioni e nel periodo immediatamente successivo. La ricerca, pur presentando qualche difetto sul quale torneremo dopo, è molto ben fatta e metodologicamente bene impostata. Offre, dunque, materiale per una seria riflessione. In primo luogo, l’Ipsos ci spiega che, in realtà, l’espressione «mondo cattolico» è assai imprecisa. Tutti gli italiani vivono nello stesso mondo e tutti sono influenzati, pur se in modi e misure diversi, dalla tradizione cristiana o dagli insegnamenti della Chiesa Cattolica.
Se l’11,4 per cento degli italiani partecipa alle attività delle associazioni e dei movimenti cattolici, il 34 per cento partecipa regolarmente alla messa domenicale; un altro 40,6 per cento partecipa in modo irregolare alla liturgia della domenica ed un 12,4 si dichiara cattolico non praticante. L’87 per cento degli italiani ha dunque un legame con la Chiesa Cattolica. Solo l’11,4 per cento si dichiara non credente e l’1,6 per cento di altra religione.
L’area di ascolto dell’insegnamento della Chiesa è molto più ampia di quello dei praticanti regolari. Parlare di cattolici significa in realtà parlare del popolo italiano. Se guardiamo ai temi della bioetica, vediamo che solo il 19 per cento degli italiani pensa che la legge sull’aborto vada bene così com’è. Un 20 per cento vuole restringere la possibilità di abortire o proibire del tutto l’aborto.
Un 54 per cento vuole più prevenzione e più aiuto per evitare l’aborto. Sembra lecito concludere che uno sforzo per una politica volta ad offrire alle donne alternative all’aborto avrebbe il sostegno di una vasta maggioranza. Sembra che si possa anche dire che per la maggioranza degli italiani l’aborto non sia un diritto ma un disvalore morale che tuttavia non deve essere punito. Se veniamo alle questioni più politiche, il primo dato che colpisce è che con il governo Prodi l’elettorato cattolico praticante si è spostato verso Berlusconi. Si potrebbe dire che la perdita di sostegno nell’area cattolica è la vera causa della sconfitta del Partito democratico. Questo però non sarebbe del tutto vero. Uno spostamento analogo si è avuto, anche se in misura forse minore, nell’elettorato più laico. Le questioni che vengono indicate come di massimo rilievo non sono state molto diverse fra i cattolici ed i non cattolici e fra di esse non risultano i temi «eticamente sensibili». Su questo bisogna però fare due osservazioni. La prima, è che sulla lotta alla disoccupazione e sui temi economici l’elettorato non ha colto una grande differenza fra le due maggiori forze politiche.
La seconda, è che una differenza significativa appare sul tema della sicurezza e dell’immigrazione. A questo tema l’elettorato cattolico pare essere molto sensibile. Qui c’è l’unico errore di metodo che mi sembra si possa rimproverare alla ricerca. Manca una domanda sulla identità cristiana della nazione italiana e sulle sue radici. E’ probabilmente questo tema, più che non quello delle questioni «eticamente sensibili», ad avere guidato le scelte degli elettori cattolici. Essi sono aperti all’accoglienza ma chiedono che l’immigrato mostri apertura e rispetto verso i valori tipici della nostra cultura. È infine interessante ciò che l’indagine dice sul tema di un partito fortemente (pur se laicamente) impegnato sul tema dei valori cristiani. Il 18 per cento degli intervistati ritiene che di un simile partito ci sia bisogno. Alcuni commentatori ritengono che questo indichi il definitivo superamento di una identità cristiana organizzata in politica.
A me sembra, invece, che oggi nessun partito abbia in realtà un nocciolo duro identitario del 18 per cento, certo da ampliare ed accresce attraverso l’azione politica. Certo, l’idea di un partito di questo tipo si inscrive assai più facilmente in un sistema di coalizioni che non in un sistema bipartitico: ma dal bipartitismo l’Italia è, mi pare, ancora lontana. Ancora più interessante è il fatto che una maggioranza relativa degli intervistati individui nell’Udc il partito che con più coerenza difende o rappresenta i valori cristiani in politica. D’altro canto, l’elettorato dell’Udc è costituito in grande maggioranza da cattolici praticanti. Io credo che da questi dati sia possibile trarre qualche interessante conclusione politica. Esiste lo spazio elettorale in Italia per un partito a forte radicamento nei valori cristiani. Esiste un’area del 18-20 per cento interessata ad una simile ipotesi politica. E’ ovvio che in tale area è già insediato l’Udc, che però non riesce ad esaurirne la capacità. Questa area non coincide con quella dei cattolici praticanti, che è molto più ampia.
Per di più, molti elettori che non sono cattolici praticanti favoriscono l’ipotesi della formazione di un simile partito. Tutto questo dice che l’ipotesi è una ipotesi laica non confessionale. Cristiana ma laica. Ovvero, anche laica perché cristiana. E’ ovvio che un simile partito sarebbe un partito. Oltre il nocciolo duro di coloro che vi aderiscono per un sentimento di identità, esso dovrà poi cercare di aggregare un consenso tutto politico costruito sui programmi e sugli altri elementi che possono contribuire alla sua caratterizzazione. In altre parole, un partito così può andare anche molto oltre il 20 per cento. Un partito che parte dall’Udc ma va molto oltre l’Udc. Non somiglia questo molto all’idea della Unione di Centro?
Il popolo cristiano, e in particolare quella parte di esso che esprime il desiderio di un partito (laicamente) cristiano, non si sente rappresentato nella politica italiana così come essa è oggi. Non si fida del Partito Democratico, e nemmeno del Popolo delle Libertà anche se (maggioritariamente) lo vota. Questa è la sfida dell’Unione di Centro. E’ una sfida che non si vince solo con una professione di fede. Si vince con l’intelligenza di un programma in cui quel popolo si possa riconoscere. E si vince con il coraggio di una testimonianza che non tema di affrontare anche battaglie impopolari, e forse di minoranza, in nome di una idea diversa della politica come servizio alla nazione e come servizio ideale.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ISVN4">Liberal - Rocco Buttiglione</a>Ferdinando ADORNATO: «L’Italia è bloccata, serve l’unità nazionale» - Intervista2008-07-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358314Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
<b>Adornato: Berlusconi fa l’errore di Prodi. Prima le riforme insieme, poi
alleanze di nuovo conio</b><br /><br />
ROMA - «L’Italia è una macchina ferma. Per ripartire bisogna cambiare il motore.
Berlusconi commetterebbe lo stesso errore del 2001, se pensasse che il
consenso elettorale ricevuto gli basterà». Ferdinando Adornato aprirà oggi a Todi
il seminario di Liberal, il primo di un nuovo ciclo, dopo la rottura con Berlusconi e
la scelta centrista. Fino all’anno scorso l’appuntamento di Todi era legato al
progetto della Casa comune dei moderati. Ma quel progetto, spiega Adornato, è
stato «abbandonato» dal Cavaliere. Così, domani l’ospite d’onore sarà Casini e
gli interlocutori nel seminario Gasparri e Cicchitto, Rutelli e Fassino, la Binetti e
Mastella. Pdl e Pd, interlocutori alla pari. «Il finto bipartitismo, il Veltrusconi, è
rapidamente crollato come dicevamo in campagna elettorale. L’Italia avrebbe
bisogno, almeno dal 2006, di un governo di unità nazionale. Prodi ha commesso
un errore storico e l’ha pagato salato. Ma anche Berlusconi si accorgerà presto
che il suo è un decisionismo senza decisioni».<br />
<b>Non le pare provocatorio, in questo contesto, proporre un governo di unità
nazionale?</b><br />
«Non propongo una formula. Basterebbe un clima nuovo, una comune
assunzione di responsabilità di fronte alla crisi che stiamo attraversando. Il
Paese è in declino e bloccato da vent’anni. Serve uno spirito di ricostruzione.
Invece persino una parola debole come ”dialogo” diventa da noi una missione
impossibile».<br />
<b>Sta dicendo che, prima di dividersi sul governo del Paese, le principali
forze politiche dovrebbero fare le riforme istituzionali?</b><br />
«Non solo quelle. La verità è che tutti i capitoli della transizione italiana sono
rimasti incompiuti. La rivoluzione degli anni ’90 doveva risolvere la questione
istituzionale, la questione giudiziaria, la questione dell’unità nazionale, la
questione della modernizzazione liberale. Ma siamo rimasti in mezzo al guado. I
problemi sociali si sono aggravati. E il sistema è sempre più instabile».<br />
<b>Eppure molti pensano che il successo di Berlusconi abbia messo un punto
fermo e aperto un nuovo ciclo.</b><br />
«La tesi non mi convince. Berlusconi è entrato in politica per fare la rivoluzione
liberale e ora si trova con un Tremonti che guarda al passato e ripropone vecchie
ricette keynesiane. Nessuna risorsa aggiuntiva è stata destinata alla scuola, alla
ricerca, alla conoscenza, che sono le vere frontiere del futuro. Berlusconi
scommette tutto sulla sua leadership. Ma il leaderismo senza partiti è un’altra
causa della paralisi, non è certo la soluzione».<br />
<b>Quale ricetta proporrà al seminario di Todi?</b><br />
«Magari bastasse una ricetta. Serve un atto di responsabilità di tutti. E tra i
moderati di Pdl e Pd ci sono personalità che avvertono il rischio. Bisogna anche
ricostruire la politica. Anzi, i partiti. Perché la nostra è diventata purtroppo una
democrazia senza partiti. Siamo fuori dal dettato dell’art. 49 della Costituzione. E
una questione democratica è aperta tanto nel Pdl che nel Pd».<br />
<b>Liberal è stata co-promotrice del convengo delle Fondazioni che ha
rilanciato il modello tedesco. Non pensa che sia un obiettivo irrealizzabile
in questa legislatura?</b><br />
«Tutto pare irrealizzabile da noi. Ma questa è la sfida che il Centro lancia a Pdl e
al
Pd. Il bipartitismo non c’è. L’Italia non può ridursi ad un sistema binario. A pochi
mesi dal voto già volano gli stracci tra Bossi e Fini, come tra Veltroni e Di Pietro.
E non su temi marginali. Il nostro è un sistema a cinque: Lega, Pdl, Centro, Pd e
un’area antagonista che oggi è rappresentata da Di Pietro. Solo riconoscendo
questo si può ricomporre una rappresentanza e gettare le basi per una
democrazia funzionante».<br />
<b>Volete una democrazia mediata che garantisca rendite di posizione e
margini di manovra ai partiti, dicono i vostri critici.</b><br />
«Vogliamo un sistema flessibile e non rigido. Criticavamo la Prima Repubblica
perché era una democrazia bloccata. Abbiamo costruito un sistema non meno
bloccato. Il premio di maggioranza ingessa alleanze innaturali. Il valore da
difendere è l’alternanza dei governi, non un astratto bipolarismo. Gli elettori
debbono poter scegliere tra proposte in competizione. Ma perché escludere
alleanze di nuovo conio, fuori dagli schemi militari Pdl-Lega e Pd-alleati vari?
L’importante è che siano presentate chiaramente agli elettori. E, se le elezioni
finiscono pari, non si può vietare l’intesa tra i partiti maggiori...»<br />
<b>Ma il Centro quali alleanze preferisce?</b>
«Le alleanze si faranno sui programmi e sulle priorità del Paese. Prima delle
elezioni. Ma intanto togliamoci i paraocchi e ricomiciamo a ragionare insieme
sull’Italia».
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ISRP2">Il Messaggero - Claudio Sardo</a>Ciriaco DE MITA: "Il bipartitismo? Una invenzione già fallita. - Intervista2008-06-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357336<br />
<br />
«I tram del bipartitismo italiano sono scassati. Non chiedeteci se saliremo su uno di quei tram. Non lo faremo. Siamo ambiziosi, vogliamo suscitare la riscoperta di una politica vera, senza suggestioni e furberie». Ciriaco De Mita, ad ottanta anni, è il decano del gruppo che lavora per l’assemblea autunnale della Costituente di centro.<br />
Ma, seppur fuori dal Parlamento (dopo la rottura con il Pd, alle ultime elezioni non è stato rieletto nell’Udc), si muove con agilità tra Casini e Pezzotta, Cesa e Buttiglione, D’Onofrio e Tabacci, fino ad Adornato.<br />
<b>Onorevole De Mita, ricomincia dalla Costituente di Centro.</b><br />
«Fino a qualche settimana potevo avere anche il dubbio che il bipartitismo italiano fosse un’invenzione reale. <br />
Ragionavo così, non pensavo così. Ma non potevo immaginare che, a distanza di appena qualche settimana, la precarietà del sistema inventato già apparisse in tutta la sua drammatica evidenza».
<b>Ha definito «giganti d’argilla» Pdl e Pd.</b> <br />
«Non vede che sono due partiti personali? Uno più identificato, che secondo l’espressione di un analista serio, che conosce la storia dei Ds, vive nella «vacuità immaginifica dell’onorevole Veltroni». L’altro è dentro la personalità accentrante dell’onorevole Berlusconi. Sono passati due mesi e la crisi è già evidente».<br />
<b>Ma il Pdl ha la forza dei numeri.</b><br />
«Il Pdl è in difficoltà al proprio interno nell’alleanza con la Lega, difficoltà non mediabili perchè ci sono problemi sulla politica generale del Governo, dall’Europa alla giustizia».<br />
<b>E nel Partito Democratico?</b><br />
«Qui c’è solo la velleitaria iniziativa di Veltroni che «scassa» la coalizione di centrosinistra, e questo poteva avere un significato se la rottura fosse passata attraverso un processo alto di costruzione della politica. Lui no, scassa e mette insieme un’ammucchiata indistinta, con dipietristi e radicali, e raccoglie il massimo del voto possibile sul disastro dei partiti. Ma lo vede ora? É come quelli che fanno lo sforzo massimo e poi non sono più nemmeno in condizioni di camminare lentamente».<br />
<b> Impietoso.</b><br />
«Nel Pd si parla di unità, ma non si organizza neppure in correnti, piuttosto in gruppi personali, e questo non accade solo a Napoli. L’invito all’unità non è durato un minuto che già si passa dall’accordo sottobanco alla protesta in piazza. É questo quadro che conferma la necessità di recuperare il pluralismo politico come il presupposto di coalizioni competitive».<br />
<b> Quale sarà il vostro sbocco?</b><br />
«Quello della risposta alla crisi della politica, senza diventare stampelle di nessuno dei due partiti in campo. Noi non siamo in una posizione che si scontra, ma dialettica, siamo per «la suggestione salvifica della democrazia».<br />
<b>Come sta andando?</b> <br />
«Cominciamo con grande modestia e suggestione. Se posso usare un’immagine, senza il rischio della distorsione, dico che non mi interessa ora la quantità del consenso, ma la qualità. É come dire «no» a chi ti prospetta le luminarie. Dico che è meglio la luce piccola in grado di attirare l’attenzione. Siamo in presenza di un progetto che ha grande validità, pur consapevoli che la difficoltà sta nel realizzarlo. Certo, è un paradosso: non abbiamo potere ma siamo convinti. Ma è pur vero che chi ha oggi rappresentanza, e potere, non è in condizioni di usare la forza del consenso. Potremmo stavolta dire che «il potere logora chi ce l’ha». D’altro canto perchè il centrosinistra ha perso anche in Campania governando, senza che dall’altra parte nemmeno ci fosse classe dirigente»?<br />
<b> Contatti?</b><br />
«Non sembri strano che, dopo una posizione di alterigia di chi è fuori dalla legge ferrea dei bisonti - ignorati o schiacciati - ci sia una corte serrata, da parte di tutti. Certo, c’è chi ha intelligenza politica e chi pensa di far manovre, ma la circostanza che l’attenzione è generale un valore intrinseco ce l’ha».<br />
<b>Ritorniamo alle alleanze. Come farete a resistere alla tentazione?</b><br />
«Alle prossime amministrative, come orientamento generale, c’è quello di demandare alle rappresentanze locali di ricercare accordi sui programmi da gestire e meno intese su schieramenti prefigurati. Chiedere di schierarsi su una scena da distruggere perchè non rappresentabile, quella sì sarebbe cosa vecchia. Si sceglierebbe il vassallaggio nell’uno o nell’altro partito, nella pretesa, vana, di essere protagonisti». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IJDJN">Il Mattino - Aldo Balestra</a>Fausto BERTINOTTI: IL PD NON PUO' TENERE INSIEME IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA2008-03-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331219Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) - Assessore Regione Lazio (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Pres. Camera (Lista di elezione: PRC) <br/><br/><br />
<b>FOLLINI CONFERMA MIA INTERPRETAZIONE SU NEOCENTRISMO</b><br />
''Follini ha fatto un'analisi che conferma che la mia interpretazione e' corretta''. <br />
Lo afferma Fausto Bertinotti, tornando a parlare di Pd neocentrista nel corso di un'intervista a Rainews24. <br />
Il candidato premier della Sinistra Arcobaleno, insiste: ''Non si puo' tenere insieme il diavolo e l'acqua santa''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.2026632950">adnkronos</a>Clemente MASTELLA: Se andiamo da soli, non candideremo parenti alle politiche2008-02-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328873Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Misto) - Sindaco Comune Ceppaloni (BN) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Sindaco Comune Ceppaloni (BN) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) <br/><br/>"Non e' vero che mia moglie verra' candidata a queste elezioni politiche. Se andremo con gli altri questo assolutamente non accadra' <b>ne' per lei, ne' per altri miei parenti</b>".
"Chi dice ancora queste cose lo fa per continuare ad accusarci di essere un partito familista a tutti i costi".
"Se le tre formazioni che oggi sono al centro Udeur, Udc e Rosa Bianca trovano i voti per stare assieme, superano il 4% agevolmente, in molte regioni anche l'8%. Laddove ci sono le condizioni per stare insieme al centro benissimo, altrimenti correremo da soli". Secondo Mastella, qualora si cogliesse "questa necessita' storica, potremo determinare una presenza notevole e massiccia nel panorama politico italiano. Se poi pero' ci sono preclusioni o veti non si arriva da nessuna parte. Visto come si sono messe le cose e' meglio che ognuno vada per la sua strada".<br/>fonte: <a href="http://www.agi.it/politica/notizie/200802191119-pol-rt11039-art.html">AGI</a>Clemente MASTELLA: Chi prima, chi dopo ci areneremo sulla spiaggia morendo2008-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328875Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Misto) - Sindaco Comune Ceppaloni (BN) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Sindaco Comune Ceppaloni (BN) (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) <br/><br/>In riferimento ad una possibile coalizione fra Udeur, Rosa Bianca e Udc:
"Se qualcuno non vuole un'alleanza di centro, si assumera' la <b>responsabilita' storica</b> di non averla realizzata"
"Diventerebbe un suicidio generale come la Balena bianca di cui si parlava diffusamente con la Democrazia cristiana. Saremo come tanti piccoli balenotteri: chi prima, chi dopo ci areneremo sulla spiaggia morendo".
<br/>fonte: <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1889527402">Adnkronos</a>Bruno TABACCI: Escludo categoricamente alleanze con Mastella.2008-02-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328656Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><b>Il cofondatore della Rosa Bianca Bruno Tabacci esclude l'ipotesi di alleanza elettorale con l'Udeur di Clemente Mastella.</b> Rispondendo ad una obiezione del conduttore di 'Radio anch'io', questa mattina su Radio Uno, Tabacci ha detto di "escludere categoricamente l'ipotesi di allearsi con Mastella".
"I giornali - ha sottolineato <b>il candidato premier della Rosa Bianca-</b> possono scrivere quello che vogliono ma io la escludo".
Nel corso della trasmissione, Tabacci ha fatto notare più volte che "nelle prossime elezioni politiche ci sarà un ritorno del vecchio. Berlusconi si ripresenta per la quinta volta, competendo con il contraltare di turno". Secondo il candidato premier della Rosa Bianca, invece, quello che serve "è il rinnovamento". "<b>Non considero - ha concluso - la frammentazione un valore e i partiti familiari o i partiti condominio è giusto che spariscano, ma in molti, in Italia, hanno perso la loro missione".</b><br/>fonte: <a href="http://www.brunotabacci.it/index.php/numeroart=5924/catTutte=tutte/sottocategoria=La%20Rosa%20Bianca/ris=./categoria=News%20ufficio%20stampa">Radio Rai 1</a>