Openpolis - Argomento: credito alle impresehttps://www.openpolis.it/2013-09-15T00:00:00ZANDREA BOSSI: Il Comune sostiene giovani imprenditori e nuove attività2013-09-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it709990Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Casalpusterlengo (LO) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/>Casalpusterlengo - Credito ai giovani imprenditori e artigiani. E’ una proposta che il consigliere Andrea Bossi (Pd) ha presentato alla conferenza dei capigruppo consiliari: «Quello che propongo ha come beneficiari giovani artigiani ed imprenditori under 35. Le cifre indicate (50mila euro di plafond di cui 35mila garantiti dal Comune e 15mila euro da una o più banche cittadine) sono mie stime previsionali, a mio parere sostenibili dal Comune. Le attività dovranno poi interessare il nostro territorio provinciale. Sarebbe bello se riuscissimo, stanziando un simile budget, a finanziare i 2/3 dei migliori progetti di start up che verranno presentati». Al termine della riunione sono giunti riscontri positivi.<br/>fonte: <a href="http://www.fombio.com/notizia.php?NewsID=6606">La Libertà</a>Corrado Passera: «Mai più veti agli investimenti industriali» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648035Alla data della dichiarazione: Ministro Sviluppo economico- Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti<br/><br/><br />Niente dirigismo su Fiat ma Marchionne deve chiarire sul piano.
<p><b>Ministro, con il decreto sviluppo l'Italia ha messo un altro importante tassello nel puzzle dei suoi compiti a casa, ma i mercati restano molto inquieti. Le parole di Draghi sul ruolo della Bce hanno avuto interpretazioni contrastanti. Come è possibile una reazione così schizofrenica come quella che i mercati hanno avuto tra giovedì e venerdì?</b>
<p>Draghi giovedì ha detto una cosa molto importante per la costruzione dell'Europa che vogliamo: ha detto che la Bce non solo sarà agente del fondo Efsf e dell'Esm, come aveva deciso il Consiglio europeo del 28-29 giugno, ma che metterà anche risorse proprie per garantire la stabilità dell'euro. Un passo avanti decisivo. Probabilmente il primo impatto sui mercati è stato negativo perché si erano create aspettative eccessive e perché nella comunicazione di giovedì scorso sono rimaste alcune ambiguità sulle condizioni e sui tempi degli eventuali interventi.
<p><b>Una cosa è chiara: i Paesi che vogliono che scattino gli acquisti sui propri titoli dovranno chiedere l'attivazione del meccanismo di aiuti. La Spagna, ormai è chiaro, lo farà. Anche l'Italia è a quel punto?</b>
<p> Escludiamo che chiederemo aiuti come un Paese che non ce la fa a garantire i propri fabbisogni di finanza pubblica. L'Italia ha fatto tutto quello che andava fatto per essere padrona di se stessa e ha conti solidi. Anzi, noi siamo tra i principali contributori degli aiuti che affluiscono ad altri Paesi. E tuttavia, se il mercato dovesse continuare a non riconoscere in termini di spreads il valore di quanto fatto in Paesi come il nostro, allora l'Europa dovrà intervenire, in difesa dell'euro prima ancora che dell'Italia.
<p> <b>Con quali condizioni?</b>
<p>Quando si parla di condizioni per l'intervento la mia opinione è che si chiederebbe all'Italia di confermare ulteriormente le cose che stagià facendo. Niente di più. Ad altri Paesi magari ci sarà da chiedere misure aggiuntive per garantire la stabilità dei loro conti per abbassare il rischio sistemico che oggi circonda l'euro. I nostri compiti a casa - come oggi si suole dire - li abbiamo fatti.
<p> <b>Ma la richiesta è pronta a partire?
</b>
<p>No. E comunque sarebbe per questo secondo tipo di intervento, non per altro.
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<b>Monti per caso vi ha detto di tenervi in allerta ad agosto?</b>
<p> Monti ha detto in pubblico che non c'è ad oggi nessuna richiesta di aiuto di nessun genere.
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<b>II decreto sviluppo è stato appena approvato in Parlamento. Da quali misure si aspetta i primi effetti?
</b>
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La forza del decreto che venerdì è diventato legge sta nelle tante misure vere, concrete che contiene: i project bond, gli strumenti per i finanziamenti alle imprese, la riforma del diritto fallimentare che introduce anche in Italia il Chapter ii, il credito di imposta per chi assume ricercatori, la strumentazione a disposizione delle Pmi per raccogliere fondi a breve e medio termine, nuove regole per ridurre la dipendenza energetica nazionale, che si inseriscono in un piano che già ci ha visto intervenire con la separazione di Snam e con la riforma degli incentivi alle rinnovabili. E poi il piano città e la defiscalizzazione che consentiranno di sbloccare ulteriori infrastrutture, su cui oggi ci sono già in campo risorse per 35 miliardi: ogni singolo cantiere di quei 35 miliardi può essere seguito sul nostro sito "Cantieri Italia". Questa legge - per la quale ringrazio il Parlamento per il contributo e la fiducia - è una tappa importante nella realizzazione concreta dell'Agenda per la crescita lanciata nel dicembre scorso.
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<b>Ma la scarsità di risorse a disposizione non ha finito per limitare il raggio d'azione del provvedimento?</b>
<p> Abbiamo deciso di puntare le limitate risorse a disposizione soprattutto su un settore con leva fortissima sull'economia diffusa come quello dell'edilizia. Una misura che per 12 mesi, fino a 96milaeuro, consente di portare il 50% in detrazione, alla quale si aggiunge il bonus sull'efficienza al 55%, vuol dire per le famiglie fino a quasi aoomila euro di lavori pagati, per circa metà, dallo Stato.
<p> <b>E per le imprese? La carenza di liquidità resta la vera emergenza: che cosa si pub fare in questo campo?
</b>
<p>Anche su questo tema siamo intervenuti attraverso il decreto sviluppo, con l'estensione del regime dell'Iva secondo il criterio della cassa. Anche i 20 miliardi di garanzie attraverso il Fondo centrale di garanzia e i primi 6 miliardi per il ripagamento dello scaduto andavano in questa direzione. A quest'ultimo proposito, aver sbloccato la certificazione, l'assicurazione e la compensazione dei debiti con la Pa è stato un lavoro di grande portata, malgrado le difficoltà.
<p> <b>Ma le imprese continuano a domandarsi quando e come potranno recuperare i propri crediti...</b>
<p>Possono cominciare a farlo da subito. È possibile scaricare dal sito del ministero dell'Economia il modulo di richiesta. Quindi si fa la domanda per vedersi certificare il credito. Se la pubblica amministrazione non lo fa entro 6o giorni, interviene un commissario ad acta. A quel punto hai un titolo che certifica il credito e puoi renderlo bancabile e andarlo a scontare, oppure cederlo, oppure compensarlo con un debito fiscale. È un forte alleviamento del problema anche se non ancora la soluzione defmitiva, che consiste nel pagare lo scaduto e nel non ricrearne di nuovo, obiettivo che potremo raggiungere con l'adozione della direttiva Ue sui pagamenti prevista entro l'anno. Non dimentichiamoci che per moltissime imprese che aspettano di essere pagate il debitore è privato e non pubblico.
<p><b>Sulla crescita ci sono però molte più attese. Potrà essere questo l'obiettivo sui cui concentrare gli sforzi negli ultimi mesi della legislatura?</b>
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È la mia priorità. Le nuove normative già in produzione riguardano innanzitutto la nascita di nuove aziende e l'Agenda digitale che consisterà in un pacchetto corposo su digital divide, e-government, e-commerce, ottimizzazione dell'informatica pubblica, alfabetizzazione informatica. E ancora: lavoriamo su strumenti per facilitare gli investimenti esteri in Italia, per ulteriori semplificazioni anche nell'ottica della legge annuale per le Pmi.
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<b>Queste ulteriori misure saranno accorpate in un nuovo decreto sullo sviluppo?</b>
<p> Abbiamo sempre detto che Agenda digitale e start up sarebbero arrivate entro l'estate, cioè entro fine settembre. È possibile che questi due provvedimenti siano accorpati, ma naturalmente deciderà Monti. Ad ogni modo sono ancora tanti i fronti ancora aperti per completare l'attuazione dell'Agenda della crescita entro i tempi del nostro Governo.
<p><b>Le imprese si aspettano un vero credito di imposta per gli investimenti in ricerca. Arriverà nel nuovo decreto?</b>
<p> Per questa misura dobbiamo trovare 600-700 milioni e occorre aspettare gli effetti della spending review, possibile perciò che arrivi in una fase successiva. L'equilibrio dei conti pubblici rimarrà vincolo assoluto nel nostro lavoro.
<p><b>Il piano Giavazzi per tagliare gli incentivi verrà attuato o resterà un esercizio accademico?</b>
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È un contributo autorevole e ci stiamo lavorando per vedere come trasformarlo in norme. Il rapporto conferma il riassetto già fatto al Mise con l'abrogazione di 43 norme e la creazione di un fondo unico perla crescita sostenibile. Dovremo occuparci di tutta un'altra serie di incentivi alle attività economiche, pubbliche e private, per i quali introdurremo criteri di filtro e meccanismi per valutare di volta in volta se un incentivo è giustificato o meno.
<p> <b>L'Italia fatica ad attrarre investimenti dall'estero. Come recuperare?</b>
<p> Ci sono tanti fondi sovrani o fondi istituzionali, comunque investitori internazionali, interessati all'Italia sia nel mondo delle infrastrutture che delle aziende italiane. Mi aspetto alcuni primi segnali importanti già nei prossimi mesi. <br />
E stiamo lavorando a strumenti che aiutino a facilitare questi investimenti: la principale difficoltà per gli investitori esteri riguarda tempi e modi della interlocuzione con i vari enti autorizzativi sul territorio e con le autorità fiscali.
<p><b> Lo stop alla centrale Enel in Calabria è l'ultimo caso di investimenti bloccati da veti di ogni tipo.</b>
<p> Perché non accadano più i tanti casi di ritardo o blocco ingiustificato bisogna avere il coraggio di intervenire sulla organizzazione della Pubblica amministrazione e della politica, soprattutto sul territorio. Oggi troppe decisioni sono di responsabilità condivise da troppe entità. La prima riforma da fare, che necessita però di un tempo superiore a quello che ha questo governo, dovrebbe essere ripulire il numero di livelli istituzionali e stabilire con chiarezza chi ha il potere di decidere, su che cosa e in che tempi. Su questi temi ci giochiamo l'Italia dei prossimi anni. Sulla banda larga il nostro Paese è in netto ritardo.
<p> <b>Per la nuova rete il modello giusto può essere una newco con Telecom e Cassa depositi e prestiti attraverso Metroweb?</b>
<p>Ci stiamo adoperando perché venga accelerato molto il processo di ammodernamento della nostra rete di telecomunicazioni: è una priorità. Per le reti il modello Terna per l'elettricità o Snam per il gas può essere la scelta più saggia sia in termini di efficienza che di promozione della concorrenza.
<p> <b>Non c'è il rischio che la Cdp diventi una sorta di ritorno all'Iri?</b>
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È necessario assicurare risorse adeguate alle reti sulle quali si deve investire per ammodernare il Paese. Non sempre il solo privato garantisce questa visione di sistema e, in taluni casi, un impegno pubblico-eventualmente associato al mercato - può garantire in maniera più efficace investimenti, apertura di mercato e interesse nazionale.
<p> <b>Lei ha capito che fine ha fatto il piano Fabbrica Italia di Fiat?</b>
<p> Seguiamo ovviamente con grande attenzione il progetto Fabbrica Italia. Dalle dichiarazioni che si sono susseguite è evidente che tale progetto si è modificato. Ci aspettiamo, a questo punto, che responsabilmente l'azienda chiarisca con nettezza al Paese, nell'ambito della sua nuova fisionomia globale, obiettivi e piano di investimenti che ha rispetto all'Italia. Siamo molto attenti a questo.
<p><b>Incontrerà Marchionne per chiedere aggiornamenti?</b>
<p>Non è un problema di incontri.
<p><b>Il problema è il ruolo che lo Stato deve avere davanti a pezzi importanti dell'industria italiana che possono essere a rischio.</b>
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<p>Noi dobbiamo creare condizioni perché ci siano investimenti nel nostro Paese e perché sia meno difficile fare impresa. L'Agenda per la crescita affronta concretamente molte delle problematiche che riguardano i principali fattori di competitività. Senza mai diventare dirigista: che lo Stato si sostituisca alle imprese per determinarne le scelte strategiche, industriali o commerciali è lontanissimo dalle idee di questo governo e, del resto, ogni volta che si è agito diversamente si sono fatti pasticci.
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<b>Tra i rumors c'è quello di un interesse di Volkswagen per Alfa Romeo...</b>
<p> Ovviamente, anche se ci fosse, non potrei dirlo.
<p><b>Ma lei ha segnali di investitori internazionali interessati a entrare nel settore automobilistico in Italia?</b>
<p> Di sicuro la produzione automobilistica in Italia ha grande tradizione e qualità, ci può certamente essere interesse da parte di investitori internazionali, almeno me lo auguro.
<p> <b>E i tedeschi interessati ad Ansaldo Energia?</b>
<p> Finmeccanica ha comunicato che non si sente in grado di seguire tutti i settori che oggi ha in portafoglio, in più ha un problema di indebitamento, quindi ha individuato alcune possibili aree di dismissione. Quello che conta è fare in modo che queste aziende abbiano azionisti solidi e in grado di garantire il loro sviluppo di mercato. È ovvio che vediamo con favore l'impegno e la crescita di gruppi italiani, ma ancora di più lo sviluppo in Italia di investimenti e occupazione.
<p> <b>Come sta vivendo l'indagine della Procura di Biella che la coinvolge su Biverbanca, che è stata una controllata di Intesa?</b>
<p> Mi ha fatto piacere che la stessa Procura abbia chiarito con un comunicato che, per quanto mi riguarda, si è trattato di un atto dovuto, visto il ruolo di amministratore delegato del gruppo.
<p> <b>È fiducioso sulla soluzione del caso Ilva?</b>
<p> Siamo ottimisti che gli interventi attuati e programmati possano rendere compatibili il rispetto delle norme e il mantenimento in attività di un'azienda oggettivamente molto importante per il Paese.
<p><b>Si dice che sarà uno dei protagonisti del riordino dell'area moderata italiana. Ha quest'ambizione?</b>
<p> Per il momento ho l'ambizione di fare bene il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1INH31">Il Sole 24 Ore - Fabrizio Forquet e Carmine Fotina </a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Credito: nell’ultimo anno le imprese hanno ricevuto 30 mld in meno2012-08-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647998Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Ecco i dati emersi da una analisi sul credit crunch realizzata dalla CGIA di Mestre su dati della Banca d’Italia.
<p>Nell’ultimo anno le imprese italiane hanno subito una riduzione dei prestiti bancari per un importo complessivo pari a 30,4 miliardi di euro. A livello regionale le realtà imprenditoriali più colpite dalla stretta creditizia sono state quelle ubicate in Molise (-6,68%), in Sardegna (-5,15%), in Calabria (- 5,11%) ed in Umbria (-4,44%).
<p>«E’ vero che è in calo anche la domanda di credito, tuttavia un crollo nelle erogazioni di queste dimensioni sta mettendo a dura prova la tenuta finanziaria soprattutto delle piccole e micro imprese».
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<b>Un'anomalia tutta italiana:</b><p>
«Quasi l’80% degli impieghi alle imprese non finanziarie va al 10% dei migliori affidati, ovvero alla migliore clientela. Qualcuno, giustamente, potrebbe obiettare che è giusto così. I soldi devono andare a chi è solvibile. In realtà quando vai a misurare le sofferenze bancarie, vale a dire la capacità di restituire il prestito ricevuto nei tempi e nei modi prestabiliti, ci accorgiamo che in capo a quel 10% pesa quasi l’80% delle insolvenze totali. Insomma, i soldi vanno a pochi che non sono per niente affidabili, penalizzando così la quasi totalità delle imprese, vale a dire l’altro 90%, che riceve le briciole, pur dimostrando di essere solvibile».
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«Se poi focalizziamo l’attenzione su chi costituisce quel 10% di clientela “privilegiata”, non incorriamo in errori se si afferma che quasi sicuramente non è costituita da artigiani, da negozianti o da piccoli imprenditori».
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«Senza correre il rischio di essere smentiti questo 10% è riferibile a quei pochi grandi gruppi e società industriali che sono rimasti nel nostro Paese. Infatti, non è un caso che nei consigli di amministrazione dei principali istituti bancari, che controllano buona parte del mercato del credito, siano seduti i big delle nostre grandi imprese o i liberi professionisti e i manager a loro riconducibili. Potrà sembrare eccessivo, ma è evidente che le piccole imprese, sempre più a corto di liquidità, stanno finanziando indirettamente quelle più grandi».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2012/08/creditoregioni.pdf">CGIA Mestre</a>Andrea AUGELLO: «Se lo Stato non paga crolla il sistema» - INTERVISTA2012-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648177Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
«Più che altro è un atto necessario per ridare fiato a quel tipo di imprese che sono il motore della nostra economia».
<p>Per il senatore del Pdl, che ha lavorato al testo presentato ieri dal segretario dopo le polemiche tra il partito stesso e il premier Mario Monti, la questione della compensazione alle imprese creditici dello Stato è tutt’altro che un argomento su cui il governo può glissare.
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<b>Senatore, questa compensazione è possibile?
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Sì, oltre a essere possibile, come strumento limitato e valido a determinate condizioni, è necessario. Per una ragione in particolare: dobbiamo chiederci, ad esempio, come hanno fatto a sopravvivere le imprese che la Pubblica ammministrazione paga anche dopo un anno, entro quei limiti, cioè, che definiscono un credito e un debito commerciale?
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<b>Già, come?</b>
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Il meccanismo è potuto andare avanti in quanto le banche hanno intermediato questo problema ricorrendo a uno strumento che tecnicamente si chiama concessione pro soluto. Che cosa vuol dire? Io ho un credito, lo vendo a una banca dichiarando responsabile del pagamento finale la Pubblica amministrazione. Poiché la banca ritiene un rischio accettabile il fatto che il pubblico paghi o non paghi, il risultato è che il titolare della fattura, l’impresa, rinuncia a 3-4 punti e la banca incassa con calma, dopo dieci mesi, il credito dovuto. Questo è stato lo strumento prevalente per il finanziamento, l’ammortizzatore del problema.
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<b>Adesso le banche sembrano aver chiuso i rubinetti.</b>
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Infatti. Quello che Monti ignora, o vuole ignorare, è che la situazione è cambiata: si è fatta molto più complessa. Prima di tutto, le banche hanno crisi di liquidità. Per questo motivo tendono a non impegnarsi in interventi che possano avere fattori di rischio. In secondo luogo la cessione di un credito per la piccola e media impresa è molto più rischiosa adesso: per la diminuizione della domanda pubblica, molte piccole e medie imprese hanno ridotto il proprio fatturato e rischiano di fallire. Con questa circostanza i ritardi di pagamento sono assolutamente intollerabili per il sistema.
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<b>Un problema di un certo rilievo.</b>
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Ecco perché in questa situazione è necessario inventare nuovi strumenti. Perché c’è un altro rischio: con questa intermediazione le banche evitavano anche che il fornitore abituale si avvalesse di un suo diritto sancito dall’Ue che con un direttiva ha stabilito che dopo sessanta giorni, se non viene pagata una fattura, il creditore ha diritto a pretendere una rivalutazione annuale del 7-8% di interessi su quella fornitura. Se si tratta, poi, di materiale come quello ospedaliero, si ha diritto addirittura al tasso più alto, quello del 10%.
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<b>Che cosa comporta questo?</b>
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Se le banche non possono più intermediare è facile che a lungo andare si formerà un mercato. Ossia la nascita di una serie di società specializzate contro la Pa, con uno stuolo di avvocati, che possono guadagnarsi un rendimento nel recuperare proprio questi crediti. Perché queste, a differenza delle piccole e medie imprese, non hanno nemmeno alcun interesse a mantenere un buon rapporto con il Pubblico.
<p><b>Eppure il premier Monti ha liquidato la proposta fatta dal Pdl con una battuta per niente sobria: «Idea poco seria».</b>
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Monti risente di una rigidità tipica della ragioneria. Nel caso specifo di un difetto di percezione su ciò che si profila con questa emergenza. Se io ho 70 miliardi di crediti e comincio ad applicargli gli interessi comunitari arriviamo a una cifra che vale di più di tutta la spending review. Insomma, al premier sfugge l’enormità del rischio per il Paese. Sfugge anche un’altra questione importante. Con il decretro liberalizzazioni è subentrata l’ipotesi di certificazione on line di tutti i crediti: il problema, quindi, non è più rimandabile.
<p> <b>Le cronache ci descrivono una classe di piccoli imprenditori in seria difficoltà. Quanto pesano i mancati pagamenti?</b>
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Sono un pezzo del problema. In realtà pesano diversamente dal tipo di azienda in questione. Su un tipo di attività possono pesare ad esempio su piano morale: prendiamo chi vende stampanti, per un 5% del suo totale, a un ente pubblico. Se solo quest’ultimo non paga l’incidenza va sull’umore del proprietario, perché si si sente vessato. Però ci sono imprese che hanno il pubblico come cliente esclusivo: pensiamo alla sanità, oppure a chi si occupa dei restauri per le sovrintendenze. Per queste, il problema è grave: anche perché, di conseguenza, non possono pagare li stipendi, le tasse...
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<b>Non le sembra strano: lo Stato chiede di pagare l’Imu e poi non paga i creditori...</b>
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La posizione non è affato diversa di quelli che non intendono pagare l’Imu. Moralmente lo Stato si mette sullo stesso piano. Non pagare il fornitore e lasciare a questo nient’altra alternativa che il recupero crediti non è un grande insegnamento.<br />
<br/>fonte: <a href="http://it-it.facebook.com/notes/andrea-augello/augello-se-lo-stato-non-paga-crolla-il-sistema/423413087683874">Facebook - Matteo Corso</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Cgia di Mestre: Le banche hanno chiuso “i rubinetti” del credito alle imprese. Insolvenze a + 36% 2012-02-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624284Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />La notizia era nell’aria da qualche mese, ma l’ufficialità è arrivata solo nei giorni scorsi con la presentazione del Supplemento statistico al Bollettino economico della Banca d’Italia: negli ultimi 3 mesi del 2011, i prestiti erogati dal sistema bancario alle imprese sono diminuiti dell’1,5% e, nell’ultimo mese di dicembre, la contrazione è stata addirittura del 2,2%. La denuncia viene dalla CGIA di Mestre.
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«Questi dati confermano che ci troviamo di fronte ad una vera e propria stretta creditizia. Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito ed in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
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I numeri, come dicevamo, sono impietosi: se nel 2011 l’ammontare complessivo dei prestiti erogati alle imprese ha superato i 995 miliardi di euro, facendo segnare una variazione del +3% rispetto l’anno precedente, va comunque sottolineato che è stata inferiore alla crescita dell’inflazione, che l’anno scorso è stata del +3,3%.
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Purtroppo, la situazione è peggiorata nell’ultima parte dell’anno, dopo che il nostro spread ha cominciato a crescere a ritmi vertiginosi. Se negli ultimi tre mesi dell’anno l’erogazione è diminuita dell’1,5%, in dicembre la contrazione è stata del – 2,2%.
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«Oltre alla stretta creditizia nel 2011 le imprese hanno dovuto subire anche un forte aumento dei tassi di interesse che si è tramutato in un costo aggiuntivo per l’intero sistema produttivo pari a 3,7 miliardi di euro».
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Tuttavia va ricordato che le ragioni di questa contrazione dei finanziamenti sono in parte riconducibili anche all’aumento delle sofferenze bancarie registrato dalle aziende.
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«Nel 2011 le insolvenze in capo alle imprese italiane hanno toccato gli 80,6 miliardi di euro, con un incremento rispetto l’anno precedente pari al + 36%. Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare una certa affidabilità».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/2012/02/imprese-le-banche-hanno-chiuso-i-rubinettidel-credito/">CGIA Mestre</a>UGO CAVALLERA: Post-elezioni2010-03-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it498853Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Piemonte (Lista di elezione: PdL) <br/><br/>“La vittoria elettorale del centrodestra, guidata da Roberto Cota, dimostra che la gente ha saputo riconoscere e premiare il nostro impegno per il cambiamento di una regione apparsa a lungo distante e inefficiente. Sotto la guida del centrosinistra il Piemonte è infatti stato dominato da un approccio troppo astratto ai problemi”, così ha affermato Ugo Cavallera all’indomani della vittoria del centrodestra in regione.
“Con Roberto Cota, che ho già avuto modo di apprezzare in qualità di presidente del Consiglio regionale – prosegue l’esponente del Pdl - il centrodestra dovrà definire un importante programma di rilancio del Piemonte, puntando sullo sviluppo economico e il sostegno all’occupazione in primis, facilitando il credito alle imprese, a partire da quelle che producono ricadute positive sul territorio. E’ necessario inoltre mettere allo studio strumenti di agevolazione per chi avvia nuove attività imprenditoriali e crea nuovi posti di lavoro”.
“Un contesto economico diventa favorevole se dispone anche delle infrastrutture e del supporto logistico adeguato – continua Cavallera. In questo senso sarà nostro impegno accelerare il percorso di realizzazione delle grandi opere, come il terzo valico, così come dei collegamenti minori ma comunque strategici per incentivare gli scambi e le comunicazioni che superano i confini regionali e costituiscono un prezioso tassello dei nuovi collegamenti internazionali”.
“Fra i servizi alla persona richiederà una riflessione molto precisa la riorganizzazione del servizio sanitario e socio-assistenziale, affinché si possano abbattere gli sprechi e la burocrazia per garantire standard sempre più alti di servizio per tutta la popolazione. Lavoreremo sodo affinché curarsi ed essere ben assistiti sia un diritto per tutti e non un privilegio per pochi, partendo dalla riduzione delle liste d’attesa e dal potenziamento della collaborazione fra medici di base ed Asl.
Sul tavolo della Giunta regionale si dovranno affrontare con nuova determinazione anche i problemi dell’agricoltura e del settore viti-vinicolo in particolare, mirando ad una più equa remunerazione dei produttori di base, affinché anche questo settore dell’economia possa ritornare competitivo, mantenendo l’alta qualità che l’ha sempre contraddistinto”. <br/>fonte: <a href="http://www.ugocavallera.it/joomla/index.php?view=article&catid=34%3Aarticoli&id=91%3Apost-elezioni-soddisfazione-di-ugo-cavallera-ora-il-centrodestra-lavorera-per-il-rilancio-del-piemonte">ugocavallera.it</a>