Openpolis - Argomento: gravidanzahttps://www.openpolis.it/2014-02-20T00:00:00ZDELIA MURER: 194, verso una risoluzione in commissione 2014-02-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it715845Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Art.1-MDP-LeU) <br/><br/><br />
Prosegue in commissione Affari sociali della Camera la discussione sulla Relazione del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194. Si va verso l’approvazione di una risoluzione che impegni il Governo a passi successivi. Si attende, naturalmente, la nomina del nuovo Ministro per riprendere il confronto, soprattutto su un punto cruciale come l’applicazione della legge su tutto il territorio nazionale, messa a dura prova dal frequente ricorso all’obiezione di coscienza che priva di fatto molte strutture delle opportunità riconosciute dalla normativo. La discussione sulla Relazione del Ministro, intanto, si è concentrata sull’analisi dei dati preliminari dell'anno 2012 e i dati definitivi dell'anno 2011.
<p> “La legge 194 è finalizzata ad assicurare l'esercizio di una maternità libera e consapevole, ed è frutto di molte lotte. La presenza della 194 nell'ordinamento nazionale è un punto di merito del nostro Paese. Una normativa così manca in altre nazioni. I dati disponibili confermano che, dopo un forte ricorso all'interruzione di gravidanza nei primi anni di applicazione della legge, quest'ultima ha promosso una maternità libera e responsabile e fatto emergere il fenomeno dell'aborto clandestino, ed è pertanto una normativa da difendere e da applicare”.
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“Purtroppo bisogna rilevare che siamo in ritardo rispetto a ciò di cui si attende una risposta dal Ministro della salute. I dati contenuti nella relazione non sono recentissimi, essendo riferiti agli anni 2011-2012, e poco si dice sul tema obiezione. In proposito il ministro si era impegnata a fornire dati sulle modalità con le quali all'interno di ogni regione le strutture sanitarie garantivano l'applicazione della legge, ma nella relazione ci si limita a rimandare ancora. Il Ministro si era anche impegnata ad attivarsi per l'istituzione di un tavolo tecnico degli assessori regionali per verificare lo stato di attuazione con riferimento ai medici non obiettori di coscienza: in proposito sarebbe necessario conoscere i risultati di tale lavoro, che nella relazione non compaiono. La legge, in conclusione, rappresenta uno strumento importante ma, anche con riferimento all'articolo 9, le regioni devono garantirne l'applicazione su tutto il territorio. Purtroppo non esiste una fotografia precisa del Paese e sono numerose le situazioni in cui tutti i medici sono obiettori e la legge non viene applicata né garantita”.
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“Altri profili di criticità sono rappresentati dalle modalità di intervento ai fini dell'interruzione volontaria di gravidanza: vi è infatti un accentuato ricorso all'anestesia generale e per la somministrazione della RU486 vi è l'indicazione di ricovero di 3 giorni, anche se la relazione evidenzia che in oltre il 70 per cento dei casi le donne hanno richiesto la dimissione volontaria. Considerato che la legge n. 194 è in vigore da anni, le strutture sanitarie dovrebbero attuare un approccio più consono: se le modalità ricordate non sono necessarie, configurano un intervento non appropriato che produce effetti diseconomici e disincentivanti. Altro profilo di criticità è rappresentato dal tema dei consultori. Ricordato che la legge promuove una maternità libera e responsabile e non solo l'interruzione della gravidanza, appare necessario chiarire il ruolo dei consultori familiari pubblici, che si trovano in una sorta di abbandono che ne limita la «mission». Ai consultori devono essere destinate adeguate risorse, anche in considerazione del fatto che a essi si rivolgono prevalentemente le giovani e le donne straniere”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it.html?view=article&catid=5%3Ainterventi-in-aula-e-commissione&id=641%3A194-verso-una-risoluzione-in-commissione&tmpl=component&print=1&layout=default&page=">www.deliamurer.it</a>DELIA MURER: 194: un’ottima legge, non sempre applicata2014-02-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it715732Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Art.1-MDP-LeU) <br/><br/><br />
E’ cominciata nella Commissione Affari sociali della Camera la discussione sulla Relazione del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194. Il documento contiene i dati preliminari dell'anno 2012 e i dati definitivi dell'anno 2011 sull’andamento delle interruzioni di gravidanza in Italia.
<p>“Nel mio intervento in commissione ho innanzitutto espresso il mio disappunto giacché nessun rappresentante del Governo ha sentito il bisogno di partecipare al dibattito. E’ un fatto grave soprattutto in considerazione del fatto che nel corso di un dibattito nell’Aula di Montecitorio, discutendo di una serie di mozioni sul diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario, il Governo abbia assunto l'impegno di approfondire la questione in occasione della presentazione della relazione. Purtroppo questo non è avvenuto”.
<p> “La legge 194 è finalizzata ad assicurare l'esercizio di una maternità libera e consapevole, ed è frutto di molte lotte. La presenza della 194 nell'ordinamento nazionale è un punto di merito del nostro Paese. Una normativa così manca in altre nazioni. I dati disponibili confermano che, dopo un forte ricorso all'interruzione di gravidanza nei primi anni di applicazione della legge, quest'ultima ha promosso una maternità libera e responsabile e fatto emergere il fenomeno dell'aborto clandestino, ed è pertanto una normativa da difendere e da applicare”.
<p>“Purtroppo bisogna rilevare che siamo in ritardo rispetto a ciò di cui si attende una risposta dal Ministro della salute. I dati contenuti nella relazione non sono recentissimi, essendo riferiti agli anni 2011-2012, e poco si dice sul tema obiezione. In proposito il ministro Lorenzin si era impegnata a fornire dati sulle modalità con le quali all'interno di ogni regione le strutture sanitarie garantivano l'applicazione della legge, ma nella relazione ci si limita a rimandare ancora. Il Ministro si era anche impegnata ad attivarsi per l'istituzione di un tavolo tecnico degli assessori regionali per verificare lo stato di attuazione con riferimento ai medici non obiettori di coscienza: in proposito sarebbe necessario conoscere i risultati di tale lavoro, che nella relazione non compaiono. La legge, in conclusione, rappresenta uno strumento importante ma, anche con riferimento all'articolo 9, le regioni devono garantirne l'applicazione su tutto il territorio. Purtroppo non esiste una fotografia precisa del Paese e sono numerose le situazioni in cui tutti i medici sono obiettori e la legge non viene applicata né garantita”.
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“Altri profili di criticità sono rappresentati dalle modalità di intervento ai fini dell'interruzione volontaria di gravidanza: vi è infatti un accentuato ricorso all'anestesia generale e per la somministrazione della RU486 vi è l'indicazione di ricovero di 3 giorni, anche se la relazione evidenzia che in oltre il 70 per cento dei casi le donne hanno richiesto la dimissione volontaria. Considerato che la legge n. 194 è in vigore da anni, le strutture sanitarie dovrebbero attuare un approccio più consono: se le modalità ricordate non sono necessarie, configurano un intervento non appropriato che produce effetti diseconomici e disincentivanti. <br />
Altro profilo di criticità è rappresentato dal tema dei consultori. Ricordato che la legge promuove una maternità libera e responsabile e non solo l'interruzione della gravidanza, appare necessario chiarire il ruolo dei consultori familiari pubblici, che si trovano in una sorta di abbandono che ne limita la «mission». Ai consultori devono essere destinate adeguate risorse, anche in considerazione del fatto che a essi si rivolgono prevalentemente le giovani e le donne straniere”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it/attivita-parlamentare/interventi/638-194-unottima-legge-non-sempre-applicata-.html?tmpl=component&print=1&layout=default&page=">www.deliamurer.it</a>MARINA STACCIOLI: DIMISSIONI IN BIANCO, “STRUMENTALIZZATA UNA BATTAGLIA TRASVERSALE”2012-03-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626436Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Toscana (Gruppo: Misto) <br/><br/>Staccioli, “Buona parte del Consiglio contro l’iniziativa presa dal Governatore insieme alle elette”
“Come donna e come Vicepresidente della Commissione Emergenza occupazionale mi rincresce molto che non mi sia stato chiesto di firmare la proposta di legge contro le dimissioni in bianco, tanto più che fu lo stesso Presidente Enrico Rossi a convocarmi, insieme alle altre consigliere, per presentare l’iniziativa”. Con queste parole la consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto) commenta l’annuncio di una pdl contro l’odiosa pratica delle dimissioni in bianco, che spesso e volentieri vengono fatte firmare alle donne insieme al contratto d’assunzione, come “precauzione” nei confronti di un’eventuale gravidanza. “La proposta di legge, che ha come primo firmatario il capogruppo del Pd – continua Staccioli – è stato presentata a mezzo stampa come un atto trasversale, quando invece il Governatore stava preparando un’altra iniziativa, assieme alle donne del Consiglio”. “Avremmo potuto elaborare un testo unico e sostenere una proposta veramente unitaria, senza bisogno di issare bandiere di alcun tipo – conclude la consigliera – invece anche questa battaglia è stata inutilmente strumentalizzata per le scaramucce di partito”.<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.regione.toscana.it/politica/comunicati-stampa-dei-gruppi-politici/comunicato/testo_comunicato.asp?id=9159&filtro=">Consiglio Regionale della Toscana</a>DELIA MURER: Esclusione delle donne, l’analisi dell’Istat2011-06-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it584960Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Giunto alla diciannovesima edizione, il Rapporto annuale dell'Istat, presentato alla Camera dei deputati nei giorni scorsi, ha sviluppato una riflessione documentata sulle trasformazioni che interessano economia e società e ci ha consegnato un quadro drammatico soprattutto riguardo alla condizione femminile in questo Paese. <br />
Può essere utile pubblicare integralmente la scheda di sintesi diffusa dall’Istat proprio sulla condizione femminile in Italia, al fine di rendere chiaro, con cifre e numeri, il tema di cui si parla troppo poco e troppo a sproposito.
<p> “I numeri e l’analisi che segue – dichiara Delia Murer – dà il senso della condizione che vive la donna in Italia e della mancanza di una politica attiva in questo senso. Le proposte non mancano. Le donne del Pd ne hanno presentato decine.<br />
Ci sarebbero anche le risorse, come quelle lasciate libere dalla riforma pensionistica che ha riguardato proprio le donne e che rischiano di essere utilizzate in maniera indifferenziata. Quella che manca è la volontà politica della maggioranza di considerare questo un tema prevalente nell’agenda del Governo”.
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(dal rapporto annuale Istat – anno 2010 – scheda di sintesi)
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<b>Le donne</b>
<p>Nel corso del 2010, a fronte della stabilità dell’occupazione femminile, è peggiorata la qualità del lavoro delle donne: è diminuita, infatti, l’occupazione qualificata, tecnica e operaia ed è aumentata quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center.
<p>Lo sviluppo dell’occupazione femminile part time nel 2010 è stato poi caratterizzato dalla diffusione dei fenomeni di involontarietà, mentre è andato ampliandosi il divario di genere nel sottoutilizzo del capitale umano: il 40 per cento delle laureate ha un lavoro che richiede una qualifica più bassa rispetto al titolo posseduto.
<p>La crisi ha ampliato i divari tra l’Italia e l’Unione europea nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione delle donne italiane, già inferiore alla media europea tra quelle senza figli, è ancora più contenuto per le madri, segno che i percorsi lavorativi delle donne, soprattutto quelli delle giovani generazioni, sono segnati dalla difficoltà di conciliare l’attività lavorativa con l’impegno familiare. Non a caso più di un quinto delle donne con meno di 65 anni occupate, o che sono state tali in passato, dichiara di aver interrotto l’attività lavorativa nel corso della vita a seguito del matrimonio, di una gravidanza o per altri motivi familiari, contro appena il 2,9 per cento degli uomini.
<p>Per le donne che hanno avuto figli la quota sale al 30 per cento; nella metà dei casi la causa dell’interruzione è proprio la nascita di un figlio.<br />
Mentre nel corso del tempo la quota delle madri che interrompono l’attività per matrimonio si riduce significativamente (dal 15,2 per cento delle madri nate tra il 1944 e il 1953 al 7,1 per cento di quelle nate dopo il 1973), le interruzioni legate alla nascita di un figlio si mantengono, per le diverse generazioni, su livelli vicini al 15 per cento. In oltre la metà dei casi, poi, interrompere il percorso lavorativo in occasione di una gravidanza non è il risultato di una libera scelta: sono circa 800 mila (quasi il nove per cento delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato) le donne che, nel corso della loro vita, sono state licenziate o messe in condizione di lasciare il lavoro perché in gravidanza, e solamente quattro su dieci hanno poi ripreso il percorso lavorativo.
<p> A sperimentare le interruzioni forzate del rapporto di lavoro sono soprattutto le giovani generazioni (il 13,1 per cento tra le madri nate dopo il 1973) e le donne residenti nel Mezzogiorno, per le quali più frequentemente le interruzioni si trasformano in uscite prolungate dal mercato del lavoro e la quasi totalità di quelle legate alla nascita di un figlio può ricondursi alle dimissioni forzate.
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In un Paese in cui le politiche di conciliazione lavoro-famiglia non hanno ancora realizzato la flessibilità organizzativa caratteristica di altri paesi europei, alle difficoltà che le donne incontrano nel mercato del lavoro si associa lo squilibrio nella distribuzione dei carichi di lavoro complessivi.
<p>La divisione dei ruoli nella coppia e l’organizzazione dei tempi delle persone, infatti, risentono di una forte asimmetria di genere, che interessa tutte le aree territoriali e tutte le classi sociali. Per una donna, avere un’occupazione e dei figli continua a tradursi in un sovraccarico di lavoro di cura, mentre per gli uomini il coinvolgimento nel lavoro familiare mostra una contenuta progressione nell’arco degli ultimi venti anni, soprattutto per quello orientato alla cura dei figli.
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Per far fronte alla difficoltà di conciliare il lavoro e la famiglia (circa i tre quarti del lavoro familiare delle coppie è appannaggio della donna), confermando una tendenza documentata a partire dalla fine degli anni Ottanta, le lavoratrici riducono il tempo dedicato al lavoro familiare, operandone una redistribuzione interna, diminuendo l’impegno nei servizi domestici e dedicando più tempo ai figli.
<p> Al crescere dell’età della donna le differenze di genere nei carichi di lavoro familiare si acuiscono ulteriormente. Anche in età anziana, quando si potrebbero creare i presupposti per una maggiore condivisione del lavoro familiare per effetto dell’uscita dal mercato del lavoro di entrambi i partner, le differenze di genere restano forti e sostanzialmente stabili nel tempo: in altri termini, concluso l’impegno per il lavoro retribuito, gli uomini vanno in pensione, dedicandosi quasi a tempo pieno ai propri interessi, mentre le donne continuano a occuparsi del partner, della casa e degli altri membri della famiglia.
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Le donne vivono una inaccettabile esclusione dal mercato del lavoro. Per di più, il carico di lavoro familiare e di cura gravante su di loro rende più vulnerabile un sistema di “welfare familiare” già debole, nel quale esse hanno cercato di supplire alle carenze del sistema pubblico. Peraltro, le donne sono ancora troppo spesso costrette a uscire dal mercato del lavoro in occasione della nascita dei figli.
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Ricapitolando, in cifre:
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Siamo il Paese con il più basso tasso di occupazione femminile dopo Malta e l'Ungheria.
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Il part-time femminile è cresciuto di 104.000 unità, ma si tratta interamente di part-time involontario.
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In generale, il tasso di occupazione femminile nel 2010 si è attestato al 46,1%, 12 punti percentuali in meno rispetto a quello europeo.
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Il 40% delle occupate ha un lavoro che richiede una qualifica più bassa rispetto a quella posseduta (tra gli uomini la percentuale è del 31%).
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Nel 2010 si è anche aggravata la "disparità salariale di genere": la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti è in media di 1077 euro contro i 1377 dei colleghi uomini, il 20% in meno.
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800.000 donne nel 2010 si sono ritrovate senza lavoro dopo la nascita di un figlio. Madri che hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere, nel corso della vita lavorativa, a causa di una gravidanza.
Solo quattro madri su dieci tra quelle costrette a lasciare il lavoro ha poi ripreso l'attività.
Sulle donne pesa il 76,2% del lavoro familiare delle coppie, da quello domestico a quello di cura.
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<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it/news/292-lesclusione-della-donne-lanalisi-dellistat.html?tmpl=component&print=1&layout=default&page=">DeliaMurer.it</a>GIOCONDO TALAMONTI: Comune di Terni - Mozione: parcheggi “rosa”2010-06-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it502174Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Al Sindaco del Comune di Terni
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<b>Premesso che</b> i parcheggi rosa, destinati alle donne in stato di gravidanza a partire dal quinto mese e alle neomamme fino al compimento del primo anno di vita del proprio bambino, pur non rappresentando un obbligo,vanno intesi come un importante gesto di civiltà e correttezza;<br /><br />
<b>Visto che</b> le città più evolute li hanno adottati da tempo per venire incontro alle esigenze di mamme che si barcamenano tutti i giorni tra spesa al supermercato, farmacia, etc. <br /><br />
<b>Considerato che</b> la fruizione prevede l’esposizione di apposito permesso, che dovrà essere richiesto presso l’ufficio all’uopo demandato, previa compilazione dell’apposito modello di autocertificazione attestante lo stato di gravidanza, o, se neo mamma, la data di nascita del bambino.<br /><br />
<b>Valutato sufficiente</b> un tempo di sosta non superiore ad un’ora, del tutto gratuita, anche se ricadente in zone di parcheggio a pagamento.<br /><br />
<b>Tenuto conto</b> dell’elevato senso civico dei cittadini di Terni;<br /><br />
<b>Ritenuto che</b> il compito di chi amministra è quello di porre in essere interventi volti a migliorare la qualità della vita dei cittadini, e che, per il caso in questione, si esplica in un piccolo gesto in grado di contribuire ad alleviare il difficile compito di conciliare, per le donne che lavorano, la vita familiare e quella professionale (la maternità va intesa come alto valore sociale e non situazione di svantaggio). <br /><br />
<b>Il Gruppo di RC/CI impegna il Sindaco e la Giunta a :</b><br /><br />
• sostenere la finalità di tale iniziativa e cioè quella di riservare alle donne in attesa e alle neo mamme parcheggi “rosa” riservati. <br /><br />
• Rivolgere un invito a tutti i cittadini affinché collaborino con coscienza e senso civico (sarebbe auspicabile che anche nella nostra città, come avviene in molti altri capoluoghi d’Italia), i parcheggi “rosa” possano rappresentare un mezzo per il raggiungimento di un nobile fine, quale quello di agevolare neomamme e donne in dolce attesa nei loro spostamenti.<br /><br />
Terni,7.06.2010<br />
RC/CI Talamonti Giocondo, Luzzi Luzio, Nannini Mauro
<br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.com/2010/06/comune-di-terni-mozione-parcheggi-rosa.html">Il Blog Personale di Giocondo Talamonti</a>