Openpolis - Argomento: seconda guerra mondialehttps://www.openpolis.it/2008-09-10T00:00:00ZGianfranco FINI: Fascismo e caso, su Salò sono amareggiato: «Sprovvedutezza» di sindaco e ministro.2008-09-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359190Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
An è nata con l'obiettivo storico di condurre la destra italiana in Europa, perciò a Fini non piace il gioco dell'oca, perché - dopo anni di strappi e una faticosa legittimazione non può essere contemplato il rischio di fermarsi un giro, nè tantomeno di tornare alla casella di partenza. Ecco il motivo per cui è <b>«amareggiato e preoccupato »</b> - così lo descrivono - dopo le polemiche provocate <b>dalle parole di Alemanno e di La Russa sul fascismo e sulla Rsi.</b><br />
Il presidente della Camera ha avuto modo di parlare in questi giorni con esponenti politici e rappresentanti della Comunità ebraica italiana, ai quali ha confidato il suo disappunto: «Non dovevano affrontare certi argomenti senza prevedere cosa avrebbero suscitato». Insomma, non mette in dubbio la loro buona fede, ma dovevano essere «più avvertiti», invece c'è stata «sprovvedutezza». La questione è molto delicata, anche perché i rappresentanti del partito coinvolti nella querelle sono il ministro della Difesa e il sindaco di Roma. E chissà se sabato, alla festa di Azione Giovani, Fini dirà la sua nel tentativo di chiudere la vicenda. In attesa di avviare nuove iniziative che diano il senso del percorso intrapreso dalla destra italiana, «che deve avere un profilo di destra europea».<br /><br />
È chiara l'allusione, ecco perché serviva prudenza, specie alla vigilia di un altro passaggio storico: la nascita del Pdl che a Strasburgo siederà tra i banchi del Ppe, dove An è sotto osservazione. Nè la questione dell'identità nè le voci sulla guerra di posizionamento per la successione sono in cima ai pensieri di Fini. A infastidirlo è stata l'infelice combinazione tra le parole espresse da Alemanno e La Russa, e i luoghi dove sono state pronunciate. L'infortunio del sindaco di Roma è avvenuto in concomitanza con la visita allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto dove Fini definì «epoca del male assoluto» il fascismo, «infami» le leggi razziali e «vergognosa» la pagina della Repubblica sociale. Mentre il ministro della Difesa ha tenuto il suo discorso sui soldati della Rsi davanti a Napolitano, con il quale il presidente della Camera tiene un rapporto strettissimo. Le relazioni si sono andate consolidando fin dal discorso di insediamento sullo scranno più alto di Montecitorio, quando Fini onorò il 25 aprile e il Primo maggio, ricevendo gli elogi del capo dello Stato per un intervento «non di parte». Una settimana dopo, nel Giorno della memoria per le vittime del terrorismo, con un gesto che fece clamore Napolitano rese omaggio a tutti i caduti, anche a quelli di destra. Un evento che Fini non mancò di sottolineare l'indomani all'Assemblea di An, convocata per passare il testimone al «reggente» La Russa: «Onorano i nostri morti. Abbiamo vinto. Non siamo più figli di un dio minore». Le parole di Napolitano e la sua elezione alla terza carica dello Stato testimoniavano come fosse «finito il dopoguerra»: «Se un uomo che ha la tessera di An diventa presidente della Camera, vuol dire che si è colmato un fossato». Perciò il gioco dell'oca non gli piace. Non può piacergli vedere la destra nel mirino di polemiche alimentate da temi che richiamano alle ideologie del passato. Confidava che quella stagione fosse «ormai alle spalle», l'aveva detto con un senso di liberazione nell'Aula di Montecitorio. E sarà pur vero che Alemanno ha riconosciuto nei suoi colloqui riservati di aver sottovalutato gli effetti, e che la Russa voleva ricordare i soldati della Repubblica sociale «senza intenti revisionisti»: «Lo dovevo fare - ha spiegato a un amico - eppoi cos'ho detto più di Giampaolo Pansa?».
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<b>Ora però va messa una toppa allo sbrego</b>, tanto più dopo che ieri il capo della Comunità ebraica romana Pacifici ha chiesto - riferendosi chiaramente al ministro della Difesa - di «avere dei chiarimenti da parte di alcuni esponenti dell'attuale governo». E in più ha esplicitato che con il sindaco di Roma «ci sono delle divergenze». Pacifici con cui Fini vanta un ottimo rapporto - ha sottolineato che «non c'è alcun intento di strumentalizzare» la vicenda. Ma erano inevitabili le ricadute politiche, gli affondi di Veltroni, e di chi come il senatore democratico Tonini ha messo il dito nella piaga, marcando la distanza tra il presidente della Camera e i suoi: «Da Alemanno avremmo voluto sentire le stesse parole che pronunciò Fini». Proprio nella fase più delicata, quella dell'avvicinamento al Pdl, si avverte un vuoto di leadership dentro An. E non c'è dubbio che Fini - pur avendo un ruolo istituzionale - dovrà in qualche modo farsi carico del problema. Malgrado l'avesse promesso salutando il suo partito, «troverò il modo di fare politica», al momento non si vede traccia. Peraltro tensioni e inciampi determinano fibrillazioni anche negli alleati.
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Raccontano che dirigenti autorevoli di Forza Italia abbiano contattato rappresentanti della Comunità ebraica, preoccupati per il rischio che si potessero incrinare i rapporti. Non è così. Ma la questione non può essere nascosta. E nelle parole dell'azzurro Quagliariello s'intuisce l'irritazione. Prima il vice capogruppo del Pdl al Senato si propone in una difesa d'ufficio: «La condanna per i regimi illiberali è senza eccezioni, e l'intervento dei rappresentanti di An non ha concesso nulla a quei regimi». Poi sottolinea che va fatta una «differenziazione tra il giudizio storico complessivo e il giudizio sugli individui»: «Se i politici fossero un po' più attenti a queste dinamiche non commetterebbero questi errori». Berlusconi per il momento è riuscito a rimanere fuori dalla polemica che coinvolge il suo ministro della Difesa, ma c'è chi ieri invitava a leggere con attenzione quanto detto dal premier nella conferenza stampa seguita all'incontro con il vicepresidente statunitense Cheney: «Da parte mia e del popolo italiano è sempre presente la gratitudine per il vostro popolo e per le vittime americane che ci hanno ridato la dignità e la libertà dopo la Seconda guerra mondiale». Tra i maggiorenti di An c'è chi si trattiene a stento: «Non è che per la leggerezza di qualcuno deve pagare tutto il partito». Ecco perché a Fini non piace il gioco dell'oca della destra.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J6LJV">Corriere della Sera - Francesco Verderami</a>Ignazio LA RUSSA: "Omaggio dovuto ai soldati della Rsi, mi attaccano perché sono di destra" - INTERVISTA2008-09-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it359153Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Difesa (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Hanno inventato una polemica che non esiste, si sono immaginati un dissenso con Napolitano che è pura fantasia, hanno usato contro di me vecchi e logori stereotipi e manifestazioni scomposte di razzismo culturale». Ignazio La Russa, ministro della Difesa, ha appena terminato un seminario con gli studenti della Summer School di Magna Carta, animato da Gaetano Quagliariello. Ma l’argomento del giorno sono le polemiche che si sono sollevate dopo il suo discorso commemorativo dell’8 settembre. Il ministro della Difesa non è per nulla intimidito, anzi, un vero e proprio fiume in piena. Dice che non si rimangia nemmeno una parola e spiega perché.<br /><br />
<b>Ministro, se le aspettava le polemiche?</b><br />
«Sinceramente no. Perché considero i miei avversari molto più intelligenti di quello che a volte si dimostrano».<br />
<b>L’accusano di fare revisionismo storico attraverso la sua carica istituzionale...</b> <br />
(Il ministro sbotta) «Ma quale revisionismo! Questi non sanno neanche che cosa voglia dire. Tutti quelli che in questi anni hanno affrontato gli avvenimenti del ’43 si sono spinti molto più avanti di me». <br />
<b>Facciamo degli esempi.</b><br />
«Ce ne sono tanti. Se vogliamo citare i due più importanti, la monumentale bibliografia di Renzo De Felice e i quattro libri di Pansa, compreso l’ultimo, I tre inverni della paura, che fotografa straordinariamente proprio quel momento di sbandamento tragico che nel nostro Paese fu aperto dall’8 settembre».<br />
<b>Allora torniamo alle frasi che le contestano.</b><br />
«Mi ero preparato il discorso, una scaletta di appunti, perché di solito parlo a braccio, già da una settimana».<br />
<b>E aveva già messo a fuoco il passaggio incriminato?</b><br />
«Ovviamente sì: nel mio discorso non ho fatto riferimento alla storia di tutta la Repubblica di Salò, nemmeno ai soldati della Rsi, ma a quelli del battaglione Nembo che combatterono ad Anzio».<br />
<b>Lei è partito elogiando quelli che combatterono contro i nazisti...</b><br />
«Sì, e non potevo fare altrimenti, per due motivi: perché si opponevano a un esercito straniero, in quel momento ostile. E poi, perché con il loro sacrificio, avevano contribuito alla costruzione di quella Italia democratica e libera in cui viviamo».<br />
<b>Poi lei ha citato anche coloro che si erano schierati sul fronte opposto. E qui si è scatenato il putiferio.</b><br />
«E ovviamente non si capisce perché, se si esclude la malafede. Ho detto, infatti, parlando, e ci tengo a ripeterlo, sempre di quei soldati della Nembo, che non potevo fare un torto alla mia coscienza non ricordando che anche loro, come tutti i caduti, erano meritevoli di rispetto perché nella loro testa, in modo soggettivo e non equiparabile a quello di coloro che fecero la scelta opposta, avevano in mente l’ideale della difesa della patria e dell’onore alla parola data».<br />
<b>Quindi lei non ha fatto nessuna equiparazione.</b><br />
«Assolutamente no, ho distinto, come vede, e con parole molto chiare, perché mi è molto chiaro il ragionamento su quegli uomini e su quel passaggio storico».<br />
<b>Per tutto il giorno, e sul sito della Repubblica è rimbalzato il tam tam di una irritazione del Quirinale. Non posso che chiederglielo, è vero?</b><br />
«Macché. Una panzana colossale. In primo luogo, non poteva esserci polemica con il presidente della Repubblica perché ho parlato dopo di lui».<br />
<b>Non nei discorsi ufficiali. Ma magari a quattr’occhi...</b><br />
«Sono stato con Napolitano, con grande cordialità, per molto tempo dopo il discorso. Non mi ha detto nulla, non è vero che era seccato, non voglio ovviamente interpretarlo, ma non c’è stato il minimo accenno a qualsiasi irritazione».<br />
<b>Come si spiega allora il polverone che si è sollevato?</b><br />
«Semplice, con una forma di razzismo culturale: siccome io sono di destra, ho una storia di destra, e certo non me ne vergogno, si presume che io non possa parlare».<br />
<b>Forse pensano che lei si dovrebbe astenere dal toccare certi temi...</b><br />
«Con me se lo possono scordare, non mi faccio tarpare dai gendarmi della memoria e dai professori della storiografia ufficiale».<br />
<b>Pensa che la sua immagine istituzionale sia appannata?</b><br />
«Primo non lo è. Secondo non me ne importa nulla, perché non ho ambizioni, non devo farmi rilasciare patenti, sono già orgoglioso del ruolo a cui sono arrivato».<br />
<b>Ieri l’ha attaccata anche Veltroni, se lo aspettava?</b><br />
«No, non ha ecceduto come altri, ma certo con le sue parole ha fatto torto in primo luogo alla meritoria azione di pacificazione nazionale che ha svolto da sindaco di Roma». <br />
<b>Lei ha citato il discorso di Violante su Salò.</b><br />
«Certo, anche qui: ha detto molto più di quello che ho detto io, e fra l’altro lui si riferiva a tutta la Repubblica di Salò. Io, invece, parlavo di quel periodo preciso, e di quei soldati».<br />
<b>Perché lo sottolinea?</b><br />
«Perché stiamo parlando della fine del ’43, un momento di caos assoluto. Ha presente il film Tutti a casa con Alberto Sordi che telefona al comando gridando: “Aiuto, i tedeschi si sono alleati con gli americani e ci sparano contro”». <br />
<b>Nel senso che sembrava più probabile?</b><br />
«Sì, per un soldato italiano, abbandonato e all’oscuro di tutto, sembrava impensabile che gli alleati di ieri ci sparassero addosso».<br />
<b>L’hanno criticata anche i dipietristi.</b><br />
«Questa è bella, dovrebbero rivolgere le stesse critiche al loro leader che, come a Milano sanno tutti, da ragazzo votava Msi».<br />
<b>Però lei ha parlato proprio il giorno dopo la polemica di Alemanno sul fascismo male assoluto o no.</b><br />
«Gianni ha spiegato oggi, con grande chiarezza, la sua posizione. E in questa forma, sono d’accordo con lui. Ma io parlavo di tutt’altro. Lo facevo nel giorno della nascita di mio padre, consapevole di quello che dicevo e della reazione che potevo suscitare, e certo che c’era solo un limite che non potevo forzare».<br />
<b>Quale?</b><br />
«Che ero tenuto per mandato istituzionale a parlare di quei ragazzi, che se avessi potuto scegliere non l’avrei fatto, ma che avendolo dovuto fare, non potevo censurare la mia coscienza». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=J66ZI">Il Giornale - Luca Telese</a>Mauro Favilla: Conferita cittadinanza onoraria alla memoria ai due ufficiali USA che impedirono il bombardamento della città nella seconda guerra mondiale2007-09-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328376Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Lucca (LU) (Partito: PdL) - Consigliere Consiglio Comunale Lucca (LU) (Gruppo: FI) <br/><br/>[Il ricordo di quanto accadde durante la Seconda Guerra Mondiale è ancora vivo ed è importante] suscitarlo ancora in questa società contemporanea società che, spesso, purtroppo, manca di quella memoria sembra vivere solo il presente per poi consumarlo celermente e buttarlo alle spalle.
La nostra società manca di quella memoria del passo che è invece necessaria alla progettazione del futuro. La memoria e la storia sono elementi costitutivi del nostro stesso presente, sia perché vi si radicano le origini e i valori della nostra democrazia, sia perché l'esercizio della memoria, anche solo della più vicina a noi è una pratica essenziale per una cittadinanza vigile e partecipe.
Vogliamo ricordare coloro che, ieri, hanno lottato contro il nazi-fascismo per rendere, oggi, ciascuno di noi un uomo libero. Vogliamo ricordare il sangue sparso nella conquista dei valori della democrazia; il dolore che, in diversi modi, ha toccato anche le famiglie lucchesi, di cui ancora molte portano il segno, perché sia monito per il futuro; l’azione congiunta che uomini e donne, istituzioni civile e religiose, uomini di cultura e uomini di estrazione popolare, tutti insieme, intrapresero, perché ci sia di esempio e di guida.
[Il ricordo deve] costituire il collante per la comunità lucchese, capace di annullare sterili divisioni e di unire, invece, gli uomini di oggi nella difesa dei valori della democrazia, della concordia, della pace, dello sviluppo della cultura, dell’umanità e della civiltà. In questa occasione vogliamo anche ricordare il grave rischio che la nostra amata Lucca ha corso: il possibile bombardamento della città che avrebbe potuto distruggere alcuni monumenti e il tessuto urbano che costituiscono il vanto di Lucca, la sua bellezza e la integrità unica al mondo.
Lucca ha voluto rendere oggi omaggio a due militari dell’esercito americano attribuendo loro la 'cittadinanza onoraria alla memoria, perché essi, accogliendo le istanze delle rappresentanza locali partigiane e verificando la loro veridicità, hanno evitato alla città un inutile bombardamento. Oggi, quindi, ricordando alla nostra cittadinanza e a noi stessi questi avvenimenti, intendiamo confermare la nostra fiducia e la nostra volontà nella ricerca della più civile convivenza, del rapporto umano aperto, nel dialogo, nel rifiuto della forza e della violenza, e nella pace. <br/>fonte: <a href="http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=1533">Lo Schermo Lucca</a>