Openpolis - Argomento: Berlusconi Bossihttps://www.openpolis.it/2011-06-22T00:00:00ZDario FRANCESCHINI: «Vogliono trattare? Bene ma prima si dimettano» - INTERVISTA2011-06-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it586066Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />«Sulla riforma della legge elettorale in Senatur non è credibile. L'elenco di Berlusconi è scritto sulla sabbia»
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Si deve dimettere. Questa maggioranza non è più forte dopo il voto di fiducia. È sempre più sgangherata». Dario Franceschini, capogruppo Pd a Montecitorio, respinge con decisione al mittente l`invito al dialogo. E stavolta i mittenti sono due: Silvio Berlusconi, che apre all`opposizione parlamentare per un confronto sulle riforme e Umberto Bossi che si dice disponibile a parlare di legge elettorale. «Inaffidabili» e «inattendibili» entrambi. Chiuso il discorso.
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<b>Franceschini, il Pd continua a chiedere le dimissioni, ma il premier è saldo in sella. 317 sì alla Camera.</b>
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«In qualunque altro paese del mondo o in qualsiasi altra stagione politica in Italia un presidente del Consiglio nelle condizioni di Silvio Berlusconi si sarebbe dimesso. Nell`arco di tre anni ha registrato il fallimento del suo disegno politico, perché gli è sgretolato il Pdl in mano; lo sfaldamento della sua maggioranza, perché un pezzo, guidato dal presidente della Camera, è uscito ed è passato all`opposizione, è protagonista di scandali legati alle sue vicende personali e giudiziarie: chiunque, ripeto chiunque si sarebbe fatto da parte non solo per il bene del Paese ma anche per salvare la sua maggioranza e il suo partito. Invece Berlusconi è nella logica “muoia Sansone con tutti i filistei” e il risultato è l`ingovernabilità di cui è prigioniera l`Italia».
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<b>Cicchitto dopo il voto di fiducia ha detto: «abbiamo la maggioranza assoluta». Invece no?</b>
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«È una maggioranza che politicamente non esiste, continuano a prendere sempre gli stessi voti, 320 quando sono al gran completo. La realtà è che si tengono insieme per attaccamento alle poltrone o per la promessa di poltrone, come dimostra lo sfaldamento arrivato poco dopo la fiducia con il voto sul nostro ordine del giorno sul trasferimento dei ministeri al Nord. Poi, vale la pena ricordare che la maggioranza di cui parla Berlusconi è solo quella raffazzonata che ha messo insieme in Aula perché nel Paese c`è un`altra realtà. come ha dimostrato il voto delle elezioni amministrative e dei referendum. Per questi ultimi si è recato alle urne il 57% degli elettori e oltre il 95% ha detto no alle politiche del governo. Stiamo parlando della maggioranza assoluta degli italiani. L`opposizione in parlamento, ormai maggioranza nel Paese, non può far altro che continuare sulla strada intrapresa: incalzarli e fare esplodere le loro contraddizioni».
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<b>Non crede agli impegni assunti ieri dal premier al Senato su Fisco, piano per il Sud e riforme?</b>
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«Non voglio neanche sentirlo quell`elenco, sono tutte parole scritte sulla sabbia. Sono quindici anni che dice delle cose che poi svaniscono al vento. Proprio come Bossi».
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<b>Nessuna apertura al dialogo, dunque?</b>
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«Ogni offerta di dialogo da parte di chi in 15 anni ha dimostrato di essere culturalmente e psicologicamente impedito ad ogni normalità democratica, è assolutamente inaccettabile. Prima se ne vada e dopo tutto diventa possibile, sia in Parlamento sia nel Paese. Berlusconi è una montagna insormontabile per ogni intesa tra maggioranza e opposizione».
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<b>Berlusconi ha invitato apertamente l`Udc ad appoggiare il governo, Bossi ha aperto le porte ad un`intesa sulla legge elettorale. Solo tentativi di spaccare l`opposizione?
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«Il ruolo del Pd è quello di tenere insieme le opposizioni che siedono in Parlamento e quello fuori. Anche l`iniziativa che abbiamo preso su questa assurda proposta di spostamento dei ministeri al Nord e poi il successivo pasticcio che hanno fatto Pdl e Lega per cercare la quadra, ha impedito che si realizzasse il solito copione».
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<b>Cioè quale?</b>
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«Parole roboanti in padania con la minuscola e brache calate a Roma».
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<b>Il governo dà parere favorevole ad un odg del Pd che dice il contrario di quanto sostenuto dalla maggioranza proprio sullo spostamento dei ministeri.
Che è successo?</b>
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«Con il nostro ordine del giorno, in sostanza, abbiamo impegnato il governo a non delocalizzare i ministeri, compresi dipartimenti e sedi decentrate. Loro hanno dato parere favorevole perché sapevano che sarebbero stati battuti in Aula, motivo per cui la Lega non ha partecipato al voto e il Pdl si è astenuto. Sapevano che sarebbero stati battuti sul loro stesso ordine del giorno e quindi hanno preferito rifugiarsi nel parere positivo del governo. Questa è la situazione».
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<b>Finirà così anche per le missione all`estero e la Libia?</b>
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«La Lega farà la stessa cosa, alzerà la voce e poi si allineerà perché le poltrone romane sono troppo appetibili. Ormai credere a Bossi è impossibile come credere a Berlusconi. E inutile perdere tempo».
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<b>Anche parlare con Maroni è una perdita di tempo?</b>
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«Un ministro dell`Interno che aveva acquisito una certa credibilità, ma poi sale su un palco e inneggia alla Padania libera, alla secessione e parla di barbari, mi pare che non possa essere considerato un interlocutore».
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<b>Dopo l`ennesima fiducia incassata, si allontana l`ipotesi di un voto anticipato?</b>
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«Il momento del voto anticipato dovrebbe essere obbligato rispetto a quello che il Paese ha chiesto con le amministrative e i referendum, ma purtroppo temo che la maggioranza resterà attaccata alle proprie poltrone. Pdl, Lega e Responsabili sanno che se si andasse al voto per loro sarebbe una disfatta. Per questo penso che la fase finale del berlusconismo sarà la più complicata. Non solo non possiamo illuderci di avere la vittoria in tasca, ma dobbiamo tenere alto di livello di attenzione. Sarà importantissimo mantenere l`unità di tutte le opposizioni e la mobilitazione nella società civile».
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<b>Berlusconi dice che non c`è un`alternativa a questa maggioranza.</b>
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«Qualunque alternativa sarebbe migliore per il Paese, ma Berlusconi non riesce a pensare a qualcun altro al suo posto a Palazzo Chigi. Finché potrà farà del tutto per restare al suo posto».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=11EF2R">l'Unità - Maria Zegarelli</a>Furio COLOMBO: Chi detta la linea a Pontida2011-06-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it584885Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Caro Colombo, sono settimane ormai che tutti i leader leghisti – se intervistati sulle questioni più importanti del momento – rispondono: “Bossi detterà la linea a Pontida”. In una democrazia la frase mi sembra insensata. Tu come la giudichi?</b>
<i>Rinaldo</i>.
<p>Ho ascoltato anch’io la frase, ripetuta come un talismano da ciascun boss della Lega. L’ultima volta il luogo era un Tg3 della sera in cui un adulto con serie responsabilità politiche, di nome Roberto Cota, di professione presidente della Regione Piemonte, ha risposto alle varie domande sul dopo referendum (un gomitolo di materie complicate che riguardano anche la Lega): “Su tutto questo Bossi a Pontida detterà la linea”.
<p>È strano che intere pattuglie di dirigenti di un partito che, fino a poco fa, ha avuto buone e fruttuose relazioni con il corpo elettorale, almeno nel Nord, scelga una risposta così umiliante. Non sto parlando dell’umiliazione che i vari personaggi di spicco della Lega scelgono di autoinfliggersi. Sto parlando della pubblica svalutazione del loro partito.<br />
O qualcuno “detta” la linea o non c’è nessuna risposta da dare.
<p> Naturalmente i leghisti possono dire che un esponente Pdl su due offre la stessa umiliante risposta, o almeno lo faceva prima degli ormai famosi referendum che hanno letteralmente rovesciato a zampe in su (attive, ma nel vuoto) il grande pachiderma detto Popolo della libertà. Però il vanto della Lega è sempre stato quello di una diversità originata dal famoso “legame con il territorio”.
<p>In attesa che Bossi parli, non dice niente a Cota. Il territorio? Non gli dice niente il numero di elettori che hanno partecipato ai referendum e votato al 95 per cento contro il governo Berlusconi-Bossi?
<p>Non gli dice niente l’estesa partecipazione, ormai accertata, di tanti solidi elettori leghisti a quei referendum e a quei risultati? Quanto a Bossi, la cui voce è attesa – ci dicono – come quella di un oracolo, forse dovrebbero ricordarci che Bossi ha già parlato.
<p>Ha dato il suo sostegno alla Moratti a Milano, e la Moratti è affondata. Ma l’oracolo aveva già parlato nel corso di una sgangherata campagna elettorale che ha condotto fianco a fianco con Berlusconi, sostenendone ogni esibizione per quanto grottesca, a partire dal manifesto “fuori le Br dai tribunali” da cui c’è stato solo un quasi irrilevante distacco durato un minuto. Ma quel che dovrebbe contare di più, ripeto, è che l’oracolo ha parlato sui referendum.
<p>Ha detto di non votare a un suo popolo preoccupato per l’acqua e ostile al nucleare. E quasi metà della Lega è andata a votare, assieme a governatori e ministri, come dire, subito prima di Pontida, che un conto è la realtà e un conto sono paesi inventati, come la Narnia e la Padania. Diciamo pure che il discorso di Bossi è atteso. Ma soprattutto per vedere se riesce ancora a camminare sulla corda, tra gli insulti di Borghezio e la volgarità di Gentilini. O se i tempi sono (lo sono) definitivamente cambiati.<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=11ANP7">Il Fatto Quotidiano</a>Marco PANNELLA: «Popolo usato, sinistra opportunista» - INTERVISTA2011-06-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it584349<br />
«Che piacere! Ho visto che la sinistra di regime si è scoperta improvvisamente referendaria. Ora vedremo se rispetterà veramente la volontà popolare».
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<b>Scusi, e perché non dovrebbe?</b>
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«Ce lo insegnano 60 anni di storia partitocratica e antidemocratica, si badi bene, di destra e di sinistra. Quando il popolo si è pronunciato ed ha stravinto sulle nostre proposte, Dc e Pci sono stati uniti nel legiferare poi in modo assolutamente contrario. E devo forse ricordarle che per ben cinque volte, sempre democristiani e comunisti, hanno sciolto le Camere pur di bloccare i nostri referendum? Ora questi vengono a fare i referendari: ben arrivati, dico io». Per Marco Pannella c'è un unico vero vincitore nel voto di ieri: «Il popolo italiano che non si è ancora stancato di combattere contro la partitocrazia». E che «resiste magnificamente ad uno Stato che, nelle carceri e nella giustizia, fa più schifo di quello del ventennio fascista» sostiene il leader dei Radicali. Leader che in questo referendum ha votato quattro "Sì".
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<b>Il centrosinistra si è speso molto per questa consultazione, negargli oggi la soddisfazione della vittoria....</b>
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«La fermo. Quelli della sinistra hanno solo fiutato l'aria ed hanno usato il popolo italiano, nella speranza di salvarsi e non essere travolti, con l'intero loro regime, dal fallimento berlusconiano e bossiano».
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<b>Puro opportunismo, insomma?</b>
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«Certo, gli anti-berlusconiani hanno semplicemente capito che in questa circostanza conveniva cavalcare l'onda referendaria».
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<b>Il tempo del Cavaliere è finito?</b>
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«Il regime partitocratico ha deciso così. Anche Bossi ha capito che questo era il momento. Fuori uno».
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<b>Ma le cose non cambieranno, dice lei?</b>
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«No, perché il regime è saldo. Fuori il Cavaliere, ora ci sono gli altri: Bersani, Bossi. E quelli che oggi cantano vittoria sono gli stessi che per vent'anni hanno fatto strage di democrazia sputtanando o impedendo i nostri referendum con mezzi illegali».
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<b>Ci ricorda quali referendum?</b>
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«È un elenco infinito. Ma mi piace ricordare quello sulla depenalizzazione e legalizzazione delle droghe leggere».
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<b>Torniamo alla risposta data ieri dagli italiani.</b>
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«Sono felicissimo, è arrivata la conferma che il nostro Paese, nonostante tutto, è rimasto quello che ha risposto sempre in modo entusiasta alle nostre battaglie. Ha votato due volte la riforma del sistema elettorale, ha trionfalmente abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ha voluto la grande vittoria contro l'aborto clandestino, un flagello immondo che riguardava 1,2 milioni di donne ogni anno. Il popolo, in quell'occasione, seppe sconfiggere persino la cecità del Vaticano. Lo considero forse il più importante evento politico-sociale degli ultimi trent'anni».
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<b>Il voto dimostra anche la voglia di partecipazione, non crede?</b>
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«Io vedo in questo voto la nuova espressione vincente, italiana, di una rivolta democratica dei popoli euro-mediterranei, contro i loro regimi antidemocratici».
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<b>Per il segretario del Pd, Bersani, con questo voto è arrivato un segnale inequivocabile alla maggioranza.</b>
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«Lo schiaffo a Berlusconi è innegabile. Come ho detto, è la fine politica di un uomo che dal 1996 ad oggi, anziché contrastarla, è stato protagonista della partitocrazia. Ma voglio vederli ora, quelli del Pd...».
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<b>Cosa intende?</b>
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«La verità è che hanno terrore del popolo e che l'unica loro preoccupazione è difendere il sistema partitocratico ladro di verità, di legalità e di denaro. Il Cavaliere e Bersani di questo scempio sono complici. Vuole la prova?».
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<b>Dica.</b>
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«Il sistema elettorale ungherese che ora il leader del Pd propugna. È fatto apposta per consolidare questa situazione».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=115Z2K"> Il Secolo XIX - Bruno Lugaro</a>Dario FRANCESCHINI: «Mai al governo con Bossi. Ora grande alleanza da Casini a Vendola» - INTERVISTA2011-06-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582467Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Le amministrative hanno segnato la fine del berlusconismo. Ma Berlusconi non è persona da farsi da parte facilmente; anzi, temo pericolosi colpi di coda. Per cui l’invito del Pd continua a essere rivolto alle forze di opposizione e non solo per tenere alta la guardia. C’è infatti bisogno del contributo di tutti, di una grande alleanza, per voltare completamente pagina e, soprattutto, per avviare la ricostruzione morale, politica ed economica del Paese». Il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, lancia un appello a tutte le opposizioni per un fronte comune. Ma chiude la porta a ogni dialogo con la Lega: «È l’altra faccia del berlusconismo: una forza che ha basato il suo successo elettorale sulla paura dell’altro, sul disprezzo delle regole, sull’egoismo, sulla demonizzazione, sulla rottura della solidarietà nazionale. Non è stato un caso, quindi, che in queste elezioni non ha funzionato più il gioco del travaso di voti, per cui perde uno e cresce l’altro: hanno perso tutti e due».<p>
<b>Dunque, onorevole Franceschini, nessun patto del Pd con la Lega, neanche per riscrivere la legge elettorale? </b>
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Attenzione: una cosa è un’alleanza elettorale o di governo, nella quale Pd e Lega sono incompatibili per i valori che professano. Il discorso della riscrittura delle regole è un’altra cosa. Abbiamo collaborato con la Lega per il federalismo, per limitarne i danni. Collaboreremo sempre sulle regole, perché le regole, per essere valide e durature, devono nascere da un grande consenso che va oltre i ruoli di maggioranze e opposizione. <p>
<b>D’Alema ripropone il governo delle larghe intese, il segretario Bersani e lei sembrate spingere più sul pedale delle elezioni. Chi ha ragione? </b>
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Non c’è contraddizione. La proposta di un’alleanza che vada dal Terzo polo a Vendola vale sia nel caso ci fosse una crisi di governo, per dar vita a un nuovo esecutivo che dia delle risposte urgenti ai gravi problemi sociali ed economici del Paese, riscriva la legge elettorale e porti l’Italia al voto; sia nel caso si votasse subito o si arrivasse a fine legislatura. <p>
<b>Fini e Casini, Vendola e Di Pietro. Non le sembra un’accozzaglia di forze con idee e programmi incompatibili su molti aspetti? </b>
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Io credo che, superato il berlusconismo, non saranno affatto risolti i problemi. La stagione del berlusconismo lascerà in eredità al Paese un cumulo di macerie da un punto di vista economico, ma soprattutto sui valori civili e della convivenza. Per anni è stato proposto al Paese un modello basato sul successo personale, sull’egoismo, sul consumismo, sull’insofferenza per il bilanciamento dei poteri, sulla rottura dei tradizionali vincoli di solidarietà tra categorie, tra fasce di età, tra aree del Paese. <br />
La stessa vita politica è stata impostata come un duello all’ultimo sangue tra politica e magistratura, tra Nord e Sud, tra presunti liberali e supposti comunisti, tra gente che produce e cosiddetti parassiti. Ci sarà un enorme sforzo da fare per ricostruire il tessuto civile e sociale della nostra nazione. Un contributo al quale nessuno si potrà sottrarre, perché servirà l’impegno da parte di tutte le forze sane, di destra, di centro e di sinistra, di cattolici e laici, della politica, dell’economia e della società civile. Poi, una volta ridefinite insieme le regole del gioco, potremmo dividerci di nuovo, secondo un bipolarismo finalmente virtuoso e europeo, fondato sui programmi. <p>
<b>La scelta di Angelino Alfano come segretario del Pdl non potrebbe segnare una svolta nella direzione da lei indicata?</b>
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Conosco bene Alfano, dai tempi della comune militanza nel movimento giovanile della Dc. Nulla da dire sulla persona, ma l’operazione compiuta dal Pdl è solo di maquillage. Si tratta di una riorganizzazione del potere interno, non di una abdicazione o di un cambio di leadership. Berlusconi resta il dominus assoluto e non ha alcuna intenzione di mollare lo scettro. Se fosse per lui, per come lo conosco, non lo mollerebbe mai. <p>
<b>Perché secondo lei il Pdl ha perso le amministrative? </b>
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Le ha perse Berlusconi. La gente ha cominciato ad accorgersi della distanza siderale tra le sue promesse e le sue realizzazioni. Ha visto che, nonostante gli annunci, le condizioni economiche e sociali sono peggiorate negli ultimi tre anni. E ha punito il governo. <p>
<b>Il Pd però vince solo grazie a candidati non provenienti dalle sue file, come Pisapia o De Magistris... </b>
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Fassino a Torino e Merola a Bologna non erano del Pd? Quando si fanno alleanze con altri partiti è chiaro che non si può sempre pretendere la leadership. A Macerata abbiamo appoggiato un candidato sindaco dell’Udc, che è risultato vincente. Quanto a Napoli, beh, lì possiamo dire che il primo turno ha un po’ funzionato da elezione primaria. <p>
<b>Ora ci sono i referendum: potranno essere una spallata definitiva al governo? </b>
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Io credo che i temi proposti - dall’acqua, al nucleare, all’uguaglianza di fronte alla legge – vadano ben oltre questo governo. E riguarderanno il futuro dell’Italia per molti decenni. Non so se si raggiungerà il quorum, ma se accadesse sarebbe una bella prova di maturità civile. <p>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=10VWN2">Avvenire - Giovanni Grasso</a>Rosanna FILIPPIN: Federalismo. «Le vere riforme non si fanno a colpi di maggioranza»2011-02-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557681Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) - Assessore Comune Bassano del Grappa (VI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
“Lo stop al federalismo? Quello del Quirinale è per certi versi un atto dovuto. La responsabilità politica dello stallo, invece, è per intero di Bossi e Berlusconi”.
<p>Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd, commenta la decisione del Quirinale di dichiarare irricevibile il decreto sul federalismo proposto dal Governo.
<p> “Se il centrodestra si fosse aperto al confronto sulle proposte del Partito Democratico – afferma la Filippin – il decreto sul federalismo fiscale sarebbe stato modificato in meglio, specialmente per i Comuni. E la bicamerale avrebbe potuto approvarlo con un consenso trasversale. Non è stato così e questi sono i risultati. <br />
Il centrodestra può incolpare solo se stesso.
Le vere riforme non si fanno a colpi di maggioranza”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=1940">Pd Veneto - official web site</a>FLAVIO ZANONATO: Alluvione in Veneto. «Gli impegni di Berlusconi sono solo parole vuote»2010-11-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547774Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Padova (PD) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Padova (PD) (Lista di elezione: Cen-sin) <br/><br/><br />
«Impegni pressoché nulli, solo parole vuote. Ha parlato solo Berlusconi - riferisce - e noi no. Si è trattato soltanto di una piccola manifestazione alla quale abbiamo dovuto assistere. Non c'è una misura vera che sia stata annunciata».
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Berlusconi è arrivato a Padova insieme a Bossi, ultima tappa della visita. La folla li contesta. Un incontro atteso da giorni da sindaci, amministratori locali e rappresentanti delle categorie economiche, che più volte hanno denunciato in questi giorni di essere stati lasciati soli. E il primo cittadino della città, Flavio Zanonato, non ha nascosto la sua delusione alla conclusione del vertice <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/09/news/maltempo_berlusconi_in_veneto-8911223/">la Repubblica.it</a>Francesco PARDI: Il caso Ruby tra menzogne e abusi di potere2010-11-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547665Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: IdV) - Senatore (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
La decisione della Procura milanese circa la correttezza della procedura adottata in Questura per l’affidamento della "nipote di Mubarak" alla consigliera regionale Minetti non scioglie tutti i dubbi. Per esempio non è vero che non esistessero strutture di accoglimento: i giornalisti ne hanno accertate ben quattro nella sola Milano.
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Ma si può capire il senso essenziale della decisione. <br />
Io lo capisco così: l’asserita correttezza formale sottrae i funzionari di polizia alle conseguenze di una verifica che avrebbe potuto metterli in difficoltà per responsabilità non loro ma del presidente del Consiglio che ha esercitato su di loro una pressione illegittima e insinuante.
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Il fatto che funzionari di polizia non debbano subire gli effetti di atti indipendenti dalla loro volontà ricostituisce in questa vicenda, a tutti gli effetti indegna della democrazia, un minimo di giustizia sostanziale.
Con la consueta faccia di bronzo il presidente del Consiglio si è affrettato a sostenere che la decisione della Procura è l’inizio del riconoscimento che tutta la questione era una montatura di carta a suo danno. In realtà la correttezza della procedura non solleva in alcun modo il presidente del Consiglio dalle sue pesanti responsabilità.
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Egli ha mentito in modo plateale ai funzionari della Questura sostenendo che Ruby era nipote di Mubarak. Che abbia usato l’artificio retorico di non assumersi direttamente la paternità della notizia ingigantisce la sua ipocrisia e non elimina affatto il suo uso strumentale volto a mettere sotto pressione persone che solo con grande difficoltà avrebbero potuto sottrarsi al suo illegittimo imperio. Tra l’altro l’effettivo accertamento dell’identità dell’arrestata ha smentito all’istante la sua ipotetica parentela con il capo di stato egiziano. <br />
E in ogni caso la sua parentela non avrebbe potuto giustificarne il rilascio. Siamo nel regno della menzogna.
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Qui sta il punto principale: la menzogna è di per sé riprovevole nel contesto di una comunicazione ufficiale ma il suo peso è moltiplicato dall’abuso in atti d’ufficio esercitato con la coartazione di inferiori di grado impossibilitati a resistergli.
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L’atto illegittimo del presidente del Consiglio è aggravato dalla sua precisa consapevolezza che l’affidamento era falsato fin dall’inizio. Falsa la qualifica del soggetto incaricato: non esiste il ruolo di consigliere regionale con incarico alla presidenza del Consiglio. L’igienista dentale Nicole Minetti è per sua fortuna consigliera regionale ma per nostra fortuna non ha incarichi a Palazzo Chigi. Non solo. Il presidente del Consiglio sapeva benissimo (e forse qualche telefonata può testimoniarlo) che la Minetti avrebbe in breve scaricato l’affidata a terza persona, accusata in seguito di aver addirittura tentato di prostituirla. Dunque l’affidamento è servito solo a far uscire la giovane arrestata da una situazione in cui la sua permanenza era temuta dal presidente del Consiglio per sé stesso e non certo per lei.
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Una storia grottesca che a fatica si sarebbe potuta immaginare in una farsa di Totò ha aperto virtualmente una crisi diplomatica con l’Egitto e ha esposto l’intero paese di fronte alla critica irridente di tutta l’opinione pubblica mondiale. Peggiora il quadro l’affermazione di Bossi: non doveva telefonare in Questura, era meglio se chiamava me o Maroni. Si può capire che la Lega abbia il bisogno di parare le conseguenze delle azioni dissennate del presidente del Consiglio. E oramai non stupisce che il ministro per le riforme istituzionali le affronti come questioni di cortile.
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Più volte ci siamo chiesti se Berlusconi sia più pericoloso o più ridicolo. Anche in questo caso si è costretti a scoprire come la sua posizione al vertice del potere politico trasformi il ridicolo in pericolo. E lascia esterreffatti che nel contesto attuale qualche giornale possa ancora prendere sul serio la possibilità di un contratto davanti al notaio tra Fini e Berlusconi: al primo la guida del governo, al secondo il Quirinale. Già chiunque dovrebbe ribellarsi all’idea che queste cariche possano essere il premio di un patto privato, ma ancora più grave è l’idea che anche un solo giornalista in Italia possa ancora pensare che un soggetto così indegno possa aspirare alla massima carica dello stato. <br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-caso-ruby-tra-menzogne-e-abusi-di-potere/?printpage=undefined">micromega-online</a>LUCA ZAIA: «Emma Marcegaglia ha ragione»2010-11-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it547589Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Veneto (Partito: Lega) - Consigliere Regione Veneto (Lista di elezione: Lega) <br/><br/><br />
La presa di posizione di Emma Marcegaglia sulla situazione politica e il suo appello a ritrovare la «dignità delle istituzioni» ha lasciato il segno e trova un estimatore anche nel presidente del Veneto Luca Zaia.
<p>In una intervista a la Stampa Zaia sostiene che «quello della presidente di Confindustria non è un intervento a gamba tesa». Al contrario: «Sono considerazioni tese a dimostrare che la preoccupazione è enorme. C'è preoccupazione tra i datori di lavoro e tra i lavoratori. Perché dietro alle partite Iva ci sono migliaia di posti di lavoro. Serve un'intesa per evitare che questa sorta di lotta di classe si trasformi in una guerra tra poveri». «La situazione è delicata e il quadro politico lo è ancora di più - dice ancora Zaia -. Si respira un clima pre-elettorale. Nella polemica politica in generale e non mi riferisco al caso Ruby, cose anche insignificanti, talvolta, possono diventare macigni in relazione al momento storico che si vive. Spero che il governo possa tornare a esprimere appieno i propri programmi in relazione a quanto promesso in campagna elettorale. E ricordo che a questo governo non si rimprovera di non aver saputo governare, o di non essere riuscito a arginare la grande crisi industriale, anzi. L'intesa fra Berlusconi e Bossi ottima - conclude da palazzo Balbi il presidente Zaia - e un governo tecnico è solo fantasia. In caso di crisi si torna alle urne». <br />
<br/>fonte: <a href="http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2010/11/01/news/emma-marcegaglia-ha-ragione-2652659">La Nuova di Venezia e Mestre</a>Benedetto DELLA VEDOVA: «Per avere qualche seggio in più Bossi si gioca pure il federalismo» - INTERVISTA2010-09-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505797Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Se Bossi ha intenzione di lanciare un`Opa ostile sul centrodestra, a questo punto Berlusconi, da azionista di riferimento messo sotto pressione, farebbe bene a recuperare in tutti i modi un`alleanza con l`azionista di minoranza Fini».
<p>Benedetto Della Vedova ricorre alla metafora borsistica per fotografare la situazione all`indomani della vertice notturno di Arcore tra il premier e il leader della Lega. <p>
«Bossi è disposto a gettare alle ortiche il federalismo per avere qualche parlamentare in più nel prossimo Parlamento e diventare determinante all`interno del centrodestra. E a questo punto è difficile comprendere quale sia l`interesse di Berlusconi ad andare al voto».<p>
<b>A proposito di che cosa fa comodo a chi. Partiamo da quel che conviene al Carroccio. </b><p>
E’ evidente che Bossi preferisce approfittare della situazione per capitalizzare il consenso, avere più voti e più eletti, diciamo una sessantina. Tutto questo ai danni del Pdl. <p>
<b>Anziché puntare sulle elezioni anticipate, a Bossi non converrebbe cercare di approvare il tanto atteso federalismo? </b>
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In linea teorica sì. Anche perché dopo l`intervento di Fini a Mirabello mi pare che la Lega non abbia colto un punto cruciale. Le sorti del federalismo sono migliori perché dal presidente della Camera è arrivato un sostegno alla riforma.
Ovviamente un sostegno condizionato.
Dopo la crisi della Grecia ogni riforma deve essere valutata con la dovuta cautela.
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<b>Quindi queste elezioni anticipate a chi convengono? Certamente non al presidente del Consiglio. </b><p>
Se si va al voto l`esito più probabile sarebbe la mancanza di una maggioranza al Senato. A quel punto, anche nel caso di una vittoria del Pdl alla Camera, difficilmente Berlusconi tornerebbe a Palazzo Chigi. <p>
<b>La Lega dice: se si va al voto ora, la campagna elettorale sarà segnata dalla contrapposizione tra due schieramenti. Da una parte la Lega, «sempre più partito del Nord» e quello del Sud, «capitanato da Fini»....</b><p>
La Lega si illude. Sono lombardo e le posso garantire che non è come la raccontano Bossi e compagni. Nei connotati del centrodestra di Fini costruiti in questi anni si riconoscono molti elettori di centrodestra davvero moderati e liberali. Il Nord non è composto solo da elettori che vivono nel terrore degli immigrati. <p>
<b>Cesa sostiene che il governo Berlusconi ormai dovrebbe chiamarsi governo Bossi... </b><p>
E non da ieri. Lo dicevo sin dal referendum elettorale, quando Fini era a favore e Bossi contrario. Fin troppe volte il Pdl si è appiattito sulle posizioni del Carroccio. <p>
<b>E di questa ultima mossa, la richiesta di dimissioni del presidente della Camera? Che ne pensa? </b><p> È una cosa da analfabeti della politica e della Costituzione. Ma prima voglio vederli salire al Quirinale per chiedere a Napolitano di cacciare Fini da Montecitorio.
Aspettiamo e vediamo. Una richiesta che non è comprensibile, anche perché se pure Fini avesse avuto intenzione di lasciare la sua carica certo non potrebbe farlo oggi quando a chiederlo è il presidente del Consiglio. <p>
<b>Secondo alcuni commentatori la scelta di Pdl e Lega sarebbe quella di andare al voto e addossare tutta la colpa a Fini e ai finiani... </b>
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Non ci riusciranno. L’abbiamo detto fin dall’inizio. E continuiamo a dirlo a tutti i sordi che non vogliono sentire. Ormai siamo a metà legislatura, non c’è ragione di tornare al voto adesso. Dopodichè, se questi sfasciano tutto giocheremo la nostra partita. Ma nessuno si sogni di dire che siamo andati al voto perché abbiamo tolto il sostegno al governo. Per quanto ci riguarda voteremo la fiducia al governo e continueremo a sostenerlo. Se poi vogliono sfasciare tutto, non ci spaventano.Vorrà dire che giocheremo la nostra partita. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TT5SQ">Secolo d'Italia - Valter Delle Donne</a>Gianfranco FINI: «Chiedere mie dimissioni è da analfabeti. Sarò presidente per tutta la legislatura»2010-09-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505796Alla data della dichiarazione: Pres. Camera (Lista di elezione: PdL) - Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
Nuovo boom di ascolti per il Tg di La7 di Enrico Mentana che ieri sera ha ospitato il presidente della Camera.
<p>Nell’intervista Gianfranco Fini ha annunciato che rimarrà “presidente della Camera fino a fine legislatura”. Rispondendo così a Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che invocavano le sue dimissioni appellandosi al capo dello Stato.
<p>“Il titolo della giornata è ‘molto rumore per nulla’.<br />
Berlusconi e Bossi non andranno da Napolitano perché dimostrerebbe di essere analfabeti di diritto costituzionale e di regolamento parlamentare, non si possono chiedere le dimissioni del presidente della Camera né si possono indurre. Possono andare a riferire della situazione politica, questo sì”, ha proseguito Fini.
<p> “Mi dimetterò se qualcuno riesce a dimostrare che sono venuto meno all’articolo 8. Ma ricordo che nelle ultime due sedute, da presidente della Camera sono stato apprezzato una volta della maggioranza, per aver calendarizzato il legittimo impedimento, un’altra dall’opposizione. Ma non è vietato fare politica, tutti i miei predecessori degli ultimi 25 anni sono stati politici”.
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E ancora: “In caso di crisi di governo, vale a dire nel caso in cui il presidente del Consiglio dovesse ritenere di non avere più una maggioranza e si dovrebbe dimettere, la Costituzione la conoscono tutti: la parola in quel momento passa al Capo dello Stato. Futuro e libertà ha detto e conferma che vogliamo la legislatura vada avanti, vogliamo che si dia corso al puntuale rispetto del programma di governo, ovviamente da discutere”.
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“Io non rappresento la maggioranza e la maggioranza non è proprietaria delle istituzioni. Sarebbe anzi grave se qualcuno, e in particolar modo il presidente del Consiglio, dicesse ‘ti abbiamo eletto noi e devi rispondere a noi’. Bossi, che è un gran simpaticone, ha parlato di un trasloco di Fini, di spostarmi, come se la Camera fosse una depandance del governo. Ma per fortuna i poteri sono divisi e quello legislativo è separato da quello esecutivo”, ha detto. Fini ha poi ribadito che “andare a votare adesso è da irresponsabili.
<p>Il governo deve pensare a governare. Siamo disponibili a discutere come tradurre in concreto i punti del programma con la Lega e con Forza Italia allargata come l’ho chiamata”, ha detto. Se si dovesse andare al voto Futuro e libertà “sarà prontissima ma è da irresponsabili”.
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Durante l’intervista non è mancata la domanda sull’affaire Montecarlo. “Non ho nulla da temere né da nascondere, sono a posto con la mia coscienza”. Mentana ha rilanciato: E’ mai entrato in quell’appartamento? “No”, ha risposto seccamente Fini ribadendo di “attendere la magistratura perché alla fine ci sarà da ridere”. <br />
E chiude con una battuta: “Ho smesso di fumare, quindi figurarsi se mi preoccupo del cerino”. Mentana, in vista di una futura intervista al premier, chiede a Fini di lasciare una domanda da porre a Berlusconi. “Crede davvero il presidente del Consiglio di poter guidare un grande partito liberale di massa, plurale, aperto alla democrazia, espellendo in due ore il cofondatore con delle accuse francamente risibili? Sono stato accusato di ‘concorso’ insieme alle procure nella campagna di abbattimento del presidente del Consiglio. Aspetto ancora una risposta a questa domanda”. “Vedrà che se viene qui gliela farò io” assicura Mentana ma Fini dubita dell’esito finale: “E vedrà che non le risponderà”.
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<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/07/fini-saro-presidente-per-tutta-la-legislatura-chiedere-mie-dimissioni-e-da-analfabeti/57782/">Il Fatto Quotidiano</a>Pier Luigi BERSANI: «La riforma del voto con chi ci sta ma non impicchiamoci a un modello» - INTERVISTA2010-08-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505221Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Più forti di ogni debolezza. Pronti alla riscossa civica. Con un compito storico:
piegare e vincere il berlusconismo. Per Luigi Bersani inizia a fine agosto la sua campagna d`autunno. Abbronzato al sole della Sardegna, tonificato dalle feste democratiche, sembra spinto da una nuova determinazione.
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Arriva a <i>RepubblicaTv</i> per spiegare con gli occhi e la voce cos`è il Nuovo Ulivo, la sua proposta politica apparsa l`altra settimana su questo giornale. Mette subito in chiaro che non si impiccherà ad un modello di legge elettorale, «il meccanismo che ho in mente può venire da una correzione del modello tedesco e da una correzione del Mattarellum».<br />
Ma già che c`è risponde a Renzi che «per costruire non basta distruggere, sono sicuro che in giro c`è il nuovo Maradona, io però ancora non l`ho visto».
<p>E a Bossi dice: «Altro che voti Pd offerti a Berlusconi. Tu sei il vero traditore, che ti aggrappi a Roma ladrona».
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Il segretario del Pd parla nel videoforum di <i>RepubblicaTv</i>. Lo attendono in tanti, davanti al televisore o al computer. In mezza giornata, prima dell`appuntamento fissato per le 16, giungono in redazione cinquecento domande via e-mail. Oltre mille i quesiti inviati invece in diretta, centinaia quelli postati quando Bersani è già andato via.
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<b>Nuovo Ulivo e Alleanza democratica.
Due concetti diversi?</b>
<p> «In Italia abbiamo due problemi. Quello dell`alternativa di governo e quello dell`assetto democratico, altamente deformato.
Su <i>Repubblica</i> ho parlato di Nuovo Ulivo pensando proprio all`alternativa di governo.
Che stavolta deve nascere da un patto non occasionale tra le forze di centrosinistra.
Mi spiego: queste forze, se ci sono, devono stringersi per un`intesa credibile, devono trovare parole univoche e devono rendersi disponibili anche a considerare possibile la riorganizzazione dello stesso centrosinistra, per evitarne la frammentazione».
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<b>Cos`è allora l`Alleanza democratica?</b>
<p> «Dal Nuovo Ulivo deve venire una larghezza di idee, una visione e dunque una proposta rivolta anche a quelle forze che non si definiscono di centrosinistra ma che non sono disposte ad una deriva plebiscitaria.
Con loro si può ragionare di riforme istituzionali, di legge elettorale, di regole che stiano saldamente nel terreno della nostra Costituzione».
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<b>Parla a Fini e Casini?</b>
<p> «Sì, parlo a quelli che ci stanno, a chi punta alle regole. Il coinvolgimento dei finiani è possibile nella misura in cui - come si diceva una volta - abbiano un`idea di destra europea.
Bisogna credere nell`equilibrio dei poteri, non nel "ghe pensi mi". Ma le intenzioni e la disponibilità della destra sono tutte da verificare. A partire dal processo breve».
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<b>Quale sarà il vostro programma?</b>
<p> «A Torino dirò bene cosa abbiamo intenzione di fare su scuola, fisco, lavoro. Noi non abbiamo mai smesso di fare le nostre proposte, ma si è creato un cortocircuito informativo che ci ha dipinti come incapaci di costruire, uniti solo dall`opposizione a Berlusconi.
Questo è profondamente falso, ed è grave perché negli Stati Uniti la gente sa cosa dicono Repubblicani e Democratici. In Italia invece i cittadini sono tenuti all`oscuro da quel che propone l`opposizione».
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<b>Legge elettorale: come si seppellisce il Porcellum?</b>
<p>«Non voglio rimanere impiccato ad una formula, a dei modelli. Prima vediamo in quanti siamo d`accordo nel dire che questa legge è un abominio. Consente ad una persona sola di nominarsi tutti i suoi parlamentari, è all`origine di una distorsione micidiale per cui il Parlamento risponde al governo e non viceversa, ha prodotto 38 voti di fiducia e 54 decreti, un conformismo dilagante, poteri ricattabili. E` deleteria. Ma la questione della legge elettorale attiene a quella più ampia delle regole.
Quindi ai miei dico: bisogna discutere anche con chi la pensa diversamente da noi».
<p>
<b>C`è chi teme un bipolarismo indebolito.</b>
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«Bipolarismo, la preoccupazione è sempre la stessa. O che venga indebolita o che venga rafforzata la prospettiva bipolare. La mia posizione in merito è quella di sempre, da li non mi muovo. Solo un esagerato ottimismo può far pensare che le regole elettorali possano modificare i dati di fondo della cultura politica di un paese. Da quando è caduto il Muro di Berlino in Italia si è determinato un assetto sostanzialmente bipolare che non saranno quattro righe a modificare.<br />
Questo assetto può essere forzato per provare a fare persino il presidente della Repubblica, dato il 35 percento dei consensi».
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<b>Oppure?</b>
<p> «Oppure va reso flessibile. Non certo fino al punto di incoraggiare il vecchio sistema della frantumazione, ma per dare degli elementi di respiro allo stesso meccanismo.
Con la nuova legge elettorale non ci si potrà esimere dal dire con chi si sta, questo è ovvio. Per il resto io ho in mente un disegno che abbia radici territoriali, che non sia basato su personalismi, che scaturisca dalla correzione del modello tedesco o dalla correzione del Mattarellum. Vedremo, discuteremo.
Questo fanno i partiti. Non devono morire per una formula».
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<b>Primarie: si faranno o temete Vendola?</b>
<p> «Si faranno e saranno primarie di coalizione.
Tutti quelli che vengono da mondi diversi ed esprimono sensibilità potranno dire la loro. Se ci saranno più candidati nel Pd lo deciderà il partito».
<p>
<b>Perché per il suo progetto ha guardato indietro, all`Ulivo?</b>
<p>«Perché la parola Ulivo politicamente corrisponde ad un`idea, ad un movimento, ad una riscossa civica. Non è dunque solo una questione di partiti. Per me il concetto dell`impegno e del risveglio dei cittadini è cruciale. Abbiamo il dovere di ridestare il protagonismo democratico dei cittadini. E possiamo farcela. Perché siamo più forti delle nostre debolezze. Dobbiamo smetterla di guardarci la punta delle scarpe ed impressionarci per il fatto che ci troviamo davanti ad una battaglia difficile. Diamoci solidità, smettiamola di essere demo-depressi».
<p>
<b>La litigiosità è stato il tratto distintivo nonché il killer dell`era Prodi. Perché oggi dovrebbe andare meglio?</b>
<p> «Perché lo scenario è completamente diverso.
Per esempio: Rifondazione ha fatto un discorso onesto, escludendo qualsiasi partecipazione ad un futuro governo. Va bene, ho detto, ma siete interessati ad un confronto vero sui temi costituzionali? Siete pronti ad affrontare la battaglia per dare una linea certa al nostro profilo democratico? Mi hanno risposto di sì. Ecco, è così che intendo procedere. Il Nuovo Ulivo è una straordinaria occasione per prendersi delle responsabilità».
<p>
<b>Berlusconi l`ha bollato come ammucchiata.</b>
<p>
«Ammucchiata? E` esattamente il contrario e non vedo come il premier possa fare prediche, lui che sta governando con un`accozzaglia di gente che si insulta dalla mattina alla sera. Sapete quali sono i punti programmatici del premier? Viva la mamma e il papà».
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<b>Bossi dice che lei ha offerto i voti del Pd a Berlusconi.</b>
<p>
«Non ho mai parlato in modo spocchioso della Lega, ma adesso basta. Davvero. Devo mandare una letterina al Carroccio. Bossi sta attaccato al vecchio zio per prendersi l`eredità e non ci sono neanche badanti di mezzo. Il suo è un puro tradimento degli elettori.
Per anni ha gridato contro Roma ladrona, ora sta proprio con quei ladroni».
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<b>Renzi, il sindaco Pd di Firenze, afferma che il Nuovo Ulivo fa sbadigliare.</b>
<p>
«A Renzi rispondo che per costruire non basta distruggere. L`idea della costruzione creativa non ha mai portato da nessuna parte.
L`azzeramento del vertici del Pd non serve a niente. Noi non siamo qui a pettinare le bambole, abbiamo invece un compito storico che ci impone di accettare le critiche ma che non prescinde dalla lealtà alla ditta. Siamo pieni di bravi dirigenti di quaranta anni:
se c`è in giro un nuovo Maradona, e sono sicuro che c`è, si vedrà.Io sono qui proprio per questo, per far girare la ruota. Ma dobbiamo sentirci come in un collettivo».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TNCL6">la Repubblica - Laura Pertici</a>Massimo Cacciari: «Con le accozzaglie si può solo perdere. Il Pd deve stare con "Nichi e Di Pietro"» - INTERVISTA2010-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504803<br />
No a una coalizione da "Vendola a Fini".Il Pd deve stare con "Nichi e Di Pietro".
<p>
"Basta con le ammucchiate". Massimo Cacciari ex sindaco democratico di Venezia è stufo di alleanze larghe, "da Vendola a Fini", frutto di errori "dettati dalla voglia di far propaganda o da un'errata real politik".
<p>
<b>Chi fa propaganda? Il Pd?</b>
<p>
"Chi parla, come fa Franceschini, di "alleanza costituzionale" sa che né Casini, né tantomeno Fini, ci starebbero mai. Per loro sarebbe un suicidio politico. Sono dichiarazioni provocatorie che non portano a nulla".
<p>
<b>E l'errore da "real politik"?</b>
<p>
"L'unico motivo per un'ammucchiata sarebbe il Cln, una coalizione per liberarsi di Berlusconi: un errore imperdonabile. Così ricadiamo nel vecchio antiberlusconismo, un formidabile regalo per il Cavaliere. In una campagna elettorale bene contro male, Berlusconi è imbattibile".
<p>
<b>Allora cosa resta da fare?</b>
<p>
"Mi sembra evidente che c'è un disegno di Bossi e Tremonti per prendere il posto di Berlusconi. Per questo vogliono andare a votare subito".
<p>
<b>Quindi?</b>
<p>
"Se non si cade nell'errore di fare un'accozzaglia, al 90% Berlusconi le elezioni le perde. Vince alla Camera, grazie alla Lega, ma perde al Senato".
<p>
<b>Ne è certo?</b>
<p>
"È molto probabile, ma solo se esiste un terzo polo forte, composto da Fini, Casini e Montezemolo. In questo modo il centrosinistra andrebbe da Di Pietro a Vendola e, per come è fatta la legge elettorale Berlusconi la maggioranza al Senato se la scorda".
<p>
<b>A quel punto?</b>
<p>
"Si va da Napolitano che sarà costretto a prendere atto che l'unico in grado di guidare un governo è Tremonti. Questo se si va alle urne in tempi brevi. Se invece ci fosse un accordo tattico tra Berlusconi e Fini le strade per il Pd sono altre".
<p>
<b>Quali?</b>
<p>
"Invece di aspettare che il governo collassi, al Pd converrebbe mettersi a fare politica e avvicinarsi a Casini".
<p>
<b>Nel Pd sono convinti che i voti dei centristi servano ora.</b>
<p>
"Le ammucchiate non servono. Il Pd pensi a fare un bel neo-Ulivo e non ostacoli un centro forte".
<p>
<b>Ma questo "neo-Ulivo" ha possibilità di vincere?</b>
<p>
"Non vincerà mai. Ormai il Pd è quella cosa lì, una cosa che sta con Vendola e con Di Pietro".
<p>
<b>Non le piace?</b>
<p>
"Non è il soggetto che avevamo progettato. Non è quell'elemento di grande novità che serviva. È la riedizione dell'Ulivo in salsa dipietrista. È un partito che ha il suo radicamento territoriale sull'Appennino tosco-emiliano. Ma per governare dovrebbe trovare un'intesa con l'area di Montezemolo, di Fini e di Casini e non fare un unico cartello. Ma questo solo se avranno tempo. Altrimenti meglio che vadano separati".
<p>
<b>Al Nord i voti sono destinati a spartirseli Lega e Pdl?</b>
<p>
"Se si va al voto al Nord la Lega è il primo partito. Il Pd ha perso contatti con la realtà sociale. Hanno ereditato la strutturale incompetenza nell'interpretare le trasformazioni sociali e questo è il risultato".
<p>
<b>Non dà nemmeno una chance al centrosinistra?</b>
<p>
"Ma è necessario iniziare a fare autocritica. Cosa che al momento non vedo".
<p>
<b>Le primarie possono essere utili?</b>
<p>
"Le primarie hanno rotto, soprattutto quelle teleguidate. Servirebbe una leadership che guardi al nord. Sono due anni che insisto su Chiamparino".
<p>
<b>E il terzo polo, invece? È quello l'elemento di novità?</b>
<p>
"Potrebbe esserlo se ben articolato. Non penso a un partito, piuttosto a una coalizione di governo. Una presenza laica come quella di Fini è interessante per una maturazione culturale e politica. Il valore aggiunto, però, lo darebbe Montezemolo".
<p>
<b>L'era-Berlusconi sta finendo?</b>
<p>
"Lui non ha più nulla da dire al Paese dal punto di vista strategico. Ma non credo che andrà via con le sue gambe. E questo lo sanno anche Tremonti e Bossi".
<p>
<b>La legge elettorale? Verrà modificata?</b>
<p>
"Fa talmente comodo ai partiti che resterà così com'è".<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TIWJS">la Repubblica - Mauro Favale</a>Massimo Cacciari: «E' fantapolitica pensare di poter escludere Berlusconi» - INTERVISTA2010-08-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504237<br />
«Se non cambia il sistema di voto inevitabile il patto con l'Idv»
<p>
«Mi sembra molto irrealistico che possa nascere un governo di transizione facendo fuori Silvio Berlusconi». Per Massimo Cacciari, ex-sindaco di Venezia, l'ipotesi di un esecutivo di emergenza per varare una nuova legge elettorale e la finanziaria è destinata a fare poca strada.
<p>
<b>Dovrebbe essere ancora l'attuale premier a guidare un esecutivo che porti al voto?</b>
<p>
«Non lo so. Mi pare poco verosimile che si possa determinare una situazione per cui Berlusconi ha la maggioranza in Parlamento ma viene escluso. Non può stare all'opposizione. Mi sembra fantapolitica».
<p>
<b>Se la situazione è questa le elezioni in autunno sono inevitabili.</b>
<p>
«Sì, questo scenario è molto più realistico dell'altro. Non so quanti parlamentari possano pensarla come Bossi e Berlusconi, ma certamente questi due leader spingono perché si vada subito al voto».
<p>
<b>I sondaggi prevedono una nuova vittoria del centrodestra, seppure senza i finiani. Chi governa non dovrebbe pensare agli interessi del Paese prima che al suo più che probabile successo elettorale?</b>
<p>
«Nessuno può dire come finirà. Probabilmente vinceranno Pdl e Lega. Ma siamo in una situazione talmente impolitica, dove non c'è spazio per qualsivoglia progetto o strategia».
<p>
<b>Anche il Pd parla di elezioni, dopo una iniziale ritrosia. Un atteggiamento sospetto perché sembra che a far da freno sia stata piuttosto la paura di perdere.</b>
<p> «Non vedo nulla di strano nel fatto che una forza politica responsabile, vista la situazione sociale ed economica, abbia paura per il destino del Paese. E non paura di perdere».
<p> <b>Elezioni ravvicinate segnerebbero almeno la temporanea scomparsa del terzo polo, visto che non è radicato sul territorio?</b>
<p> «Temo che non cambierebbe nulla anche nel caso di elezioni più allontanate».
<p>
<b>Esiste un terzo polo nell'elettorato?</b>
<p> «Può esistere una certa simpatia da parte di un elettorato cattolico e moderato verso l'Udc di Casini. Oppure anche da parte di chi ha votato per Berlusconi turandosi il naso. E difficile definirne la consistenza, soprattutto al nord».
<p> <b>Lei ha sempre avuto un giudizio negativo sull'alleanza con Di Pietro. E possibile vincere senza l'Idv?</b>
<p>
«Se c'è questo sistema elettorale è inevitabile allearsi con lui».
<p>
<b>Se confluissero anche i moderati e Sinistra e Libertà si ricreerebbe l'Unione con tutte le conseguenze del caso.</b>
<p>
«Ma sarà comunque una commistione minore rispetto all'Ulivo che ha riunito Pd e Di Pietro, un'alleanza contro natura. Sono ben consapevole, però, che con questa legge l'importante è vivere».
<p>
<b>
Fini riuscirà a uscire dall'angolo?</b>
<p>
«E uno dei pochi che ha tentato un discorso politico, con una sua nobiltà anche culturale. Lo stimo e spero che possa farcela contro gli attacchi di cui è oggetto e che possa avere ancora un ruolo nella politica italiana. Sono i suoi stessi colleghi di partito ad assediarlo: noi italiani siamo fratricidi».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TCING">Il Mattino - Milanesio Maria Paola</a>Umberto BOSSI: «Siamo nella palude. Ormai non c'è alternativa al voto» - INTERVISTA2010-08-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504164Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega) <br/><br/><br />
«In politica non conta l`amicizia»
<p>
<p>«Ora lo sapete che cosa succederà vero? Il Pd cercherà a tutti i costi di varare un governo tecnico, ma la verità è che loro hanno paura del voto. E anche Fini ha paura di andare al voto. Invece dobbiamo andare presto alle elezioni perché siamo in una palude e dobbiamo uscirne ai più presto. Alla nostra gente servono le riforme e noi dobbiamo dargliele». Il leader dei Carroccio, Umberto Bossi, non ha dubbi e nel suo tradizionale bagno di folla agostano ad Alassio, per le fasi eliminatorie di "Miss Padania", avverte i leghisti: «State pronti, presto si andrà a votare».
<p>
<b>
Buonasera senatur, é qui ad Alassio in vacanza?</b>
<p>«Sì, per vacanza e per lavoro».
<p>
<b>Ha una casa qui? Anche a lei l`hanno affittata o venduta a sua insaputa?</b>
<p> «Non scherziamo, sono in albergo».
<p>
<b>
Ma ora, a Roma, cosa succede?</b>
<p> «Siamo in una palude, dobbiamo andare al voto per forza. E allora ne vedrete delle belle».
<p>
<b>
Ci spiega?</b>
<p> «Il popolo è sovrano e voterà ancora una volta per Bossi e Berlusconi.
Solo noi abbiamo i titoli per governare e continueremo a farlo».
<p>
<b>Ma il popolo leghista potrebbe non capire il ritorno alle urne.</b>
<p>
«Il popolo leghista capisce eccome.
Infatti non va mai in vacanza.
Guardatevi attorno, qui ad Alassio c`è pieno di gente. Sono tutti qui.
Niente ferie, siamo leghisti».
<p>
<b>Si parla di nuove alleanze...</b>
<p>
«Se andremo alle elezioni, naturalmente, saremo alleati con Berlusconi che è una persona perbene.
Perché mai dovremmo sparargli alla schiena?».
<p>
<b>Non vede proprio un governo tecnico o di transizione? Napolitano non é per niente incline a sciogliere le Camere.</b>
<p>
«Un governo tecnico sarebbe insensato, peggio, una scusa della sinistra che ha paura di andare ai voto.
Siamo fermi al palo, ci troviamo in una situazione difficile e a noi della Lega questa situazione non va più bene. Andiamo al voto, torniamo presto alle urne e vedremo chi è il più forte».
<p>
<b>E Fini?</b>
<p> «Anche lui ha paura. Per quanto stupido possa essere, sa bene che non lo voteranno nemmeno i suoi».
<p>
<b>Pesante, ministro...</b>
<p>
«Fini ha svenduto il partito a Berlusconi.
Ora non può pretendere di riprenderselo mandando all`aria quell`alleanza che gli ha consentito di diventare il presidente della Camera».
<p>
<b>Ci sarebbe anche Casini...</b>
<p>
«Non diciamo fesserie».
<p>
<b>Bossi, ai tempi eravate amici.</b>
<p>
«In politica non conta l`amicizia.
In politica contano i programmi, e le idee: Casini non ha né programmi né idee. Vuole solo tornare al potere».
<p>
<b>Ministro, lei parla così perché con Fini sull`Aventino il federalismo ve lo scordate.</b>
<p>
«Il federalismo è la missione di questo governo. Ora però non possiamo andare avanti così con Berlusconi costretto tutti i giorni a spiegare quello che fa e il fuoco amico che lo colpisce alle spalle. Non ci sono alternative, bisogna andare ai voto».
<p>
<b>Ma lei come risolverebbe la questione con Fini?</b>
<p> «Se io fossi stato al posto di Berlusconi l`avrei buttato fuori subito».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TBSOO">Il Secolo XIX - Paolo Crecchi</a>Giuseppe FIORONI: «Subito col terzo polo» - INTERVISTA2010-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504018Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
L'ombra di un voto ora appare piu concreta e nel Pd non tutto va liscio. Dal terzo Polo arrivano le sirene di Rutelli che invita a lasciare Di Pietro per un progetto moderato e gli ex popolari come Giuseppe Fioroni
sembrano aprire a questa nuova fase.
<p>
<b>Intanto non tutti siete d'accordo per un governo
di transizione</b>
<p>
«Berlusconi e Bossi sono Braccio di Ferro, le elezioni
gli spinaci. Per ritrovare vigore devono piombare in
campagne elettorali permanenti. Bossi preferisce andare alle elezioni con il federalismo che non c'è perchè,
quando ci sarà, gli italiani si renderanno conto che senza
soldi è una presa per i
fondelli».
<p>
<b>Ma il Pdl insiste: non ci sono alternative a questa maggioranza.</b>
<p>
«L'interesse del paese non è questo. Ci dicono: avete
paura del voto, ma la paura ce l'hanno gli italiani, con le
incertezze sul loro futuro. Dalla politica cercano delle risposte ma trovano solo qualcuno che ai problemi del
paese antepone un tornaconto personale. L'economia comincia
a mandare timidi segnali di ripresa, Bossi e Berlusconi credono che dureranno a lungo? E' irresponsabile
parlare di voto anticipato»
<p>
<b>Però anche nel Pd l'area di chi vuole andare a votare sta crescendo.</b>
<p>
«Si vede che la sindrome di Braccio di ferro è contagiosa. Per chi fa politica la battaglia carica sempre di motivazioni ma non dobbiamo farci tirare dentro questo meccanismo»
<p>
<b>Il voto su Caliendo ha segnato una novità. Al Centro, sta succedendo qualcosa?</b>
<p>
«Due cose. Primo un pezzo
della maggioranza di destra
si è avvicinata alle opposizioni di centro. Secondo hanno votato insieme Fini Casini e
Rutelli e questo è politicamente rilevante. Poi se son
rose fioriranno, devono passare dalle prove tecniche a
un progetto».
<p>
<b>Può essere piu esplicito?</b>
<p>
Rutelli chiama il PD e dice: quale terzo polo, noi
puntiamo a diventare il primo polo, scegliete tra noi e Di Pietro ....
<p>
«In questo paese per vincere occorre mettere in piedi
una coalizione che oltre al Pd coinvolga i moderati, eviti il profilo della gioiosa macchina da guerra. E allora occorre
individuare un presidente del consiglio che vada
oltre i soggetti politici»
<p><b>
Sta pensando anche lei al governatore Mario Draghi?</b>
<p>
«Non partecipo a questi giochi dico che ho in mente
il modello Prodi Andreatta.
Se vogliamo ambire al primo polo dobbiamo saper parlare
all'Italia laboriosa. Ci vuole qualcuno che quel mondo lo
sappia interpretare e rassicurare. Quindi Casini e Fini
debbono fare un passo indietro»
<p>
<b>Berlusconi ai suoi ha detto che si lavora anche ad agosto Voi andate in vacanza?</b>
<p>
«La cosa più importante in politica è stare in mezzo alla
gente a misurare la proposta. Noi abbiamo questa
straordinaria opportunità delle Feste Democratiche e
non dobbiamo perderla. Se il Pd frequenta meno salotti e
talk show e coglie queste occasioni, cresciamo anche nei
consensi».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=T8TZJ">Gruppo Editoriale L’Espresso - Nicola Corda </a>Rosy BINDI: «Se si va alle urne, alleanza anche con Fini» - INTERVISTA2010-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504017Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Vicepres. Camera <br/><br/><br />
«Il partito
sarà l'asse di ogni operazione
politica futura»
<p><b>Presidente Bindi, se si va alle urne, il Pdl e la Lega spazzano via tutti, come dice Bossi?</b>
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«Ammesso che ci riesca, non tocca a lui sciogliere le Camere. Se Berlusconi con Bossi si assume la grave responsabilità di una prova di forza in autunno, pur avendo ancora una maggioranza e in un momento di grave crisi economica, con la necessità di un’altra manovra, con un bilancio fallimentare e un governo nel pieno di una bufera giudiziaria, non credo che possano fare il pieno dei voti.<br />
Nello sgretolamento del berlusconismo, anche la Lega potrebbe sfilarsi. Ma se la situazione precipita per colpa del premier, dobbiamo lavorare a un’alleanza molto larga, perché la priorità sarebbe salvare la democrazia».
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<b>Ma voi potreste mai presentarvi alleati con un terzo polo, se comprendesse anche Fini?</b>
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«Intanto dove è questo terzo polo? E poi in quel caso credo che il Paese capirebbe un’alleanza democratica e costituzionale e per quel che mi riguarda non avrei preclusioni verso nessuno, da Fini a Di Pietro, a Vendola. Quello di Berlusconi sarebbe un programma eversivo di snaturamento della Costituzione, all’insegna del “gli alleati mi hanno tradito, ora datemi tutto il potere”. <br />
E in un’emergenza del genere non bisognerebbe avere preclusioni di alcun tipo. Ma sia chiaro: non abbiamo alcuna paura del voto, perché come sempre daremo il meglio di noi in campagna elettorale. Ma stiamo parlando solo di uno dei vari scenari possibili».
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<b>Un altro scenario è il governo tecnico: avrebbe qualche possibilità di nascere senza i voti della Lega e del Pdl e con il caos nelle piazze evocato da Bossi?</b>
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«È evidente che siamo alla fine del berlusconismo nel senso de “il partito sono io, il governo è mio”. Ma non è vero che non c’è una maggioranza, semplicemente ha bisogno di essere guidata da chi sa cosa sono la politica, il dialogo e la persuasione. Ma non si possono fare governi tecnici, di transizione o di salute pubblica senza un accordo chiaro con tutti i partiti, altrimenti avrebbero un solo nome: ribaltone. Per carità, i numeri ci potrebbero anche essere e in una democrazia parlamentare sono possibili, ma si tratterebbe di un percorso complicato. <br />
Insisto, la via maestra è che Berlusconi salga al Quirinale, per dire che non ha più una maggioranza e che il Capo dello Stato lo rinvii alle Camere, dove potrebbe riottenere una fiducia per andare avanti, cambiando stile e magari facendo le riforme nel confronto con l’opposizione».
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<b>E non c’è il rischio che di fronte a una crisi parlamentare Casini approfitti delle mutate condizioni per entrare nel governo?</b>
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«Anche questa è un’ipotesi. E infatti definisco il gruppo degli astensionisti un “ircocervo”, con una parte di maggioranza e una di opposizione, che ora è servito anche a tenere in vita il governo e ad aprire qualunque strada. Se si facesse questo passo, Casini smentirebbe la sua storia degli ultimi tre anni con una fine ingloriosa. Avrebbe infatti usato il tema della responsabilità nazionale solo per entrare nel governo».
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<b>Voi del Pd reggerete l’urto di questa crisi senza perdere altri pezzi e cioè gli ex Ppi che fanno capo a Fioroni?</b>
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«Non credo vi sia questo rischio. Chi potrebbe essere tentato di uscire sa che ora è il momento di stare ben saldo dentro il Pd che resterà l’asse di qualunque operazione futura. E se non si materializza un voto anticipato, diventerà più stringente la necessità di costruire un’alternativa politica e culturale omogenea, per dare un minimo di stabilità al Paese. E a quel punto si porrebbe il problema delle alleanze».
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<b>Ecco, a questo proposito, D’Alema ha bocciato la leadership di Vendola ed Enrico Letta l’alleanza con Di Pietro e la sinistra auspicando un’intesa col terzo polo. Hanno fatto bene?</b>
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«Sono opinioni personali, queste scelte le deve assumere il Pd collegialmente. Ora il partito deve lavorare a includere e non a escludere. Vendola può essere scelto o rifiutato solo con le primarie. Certo, questa volta ha sbagliato i tempi e i modi nel lanciare la sua leadership. Aggiungo che se il Pd non facesse le primarie, ha un solo candidato, Bersani. Se si andasse a votare in autunno, non ci impiccheremmo agli strumenti per scegliere il candidato premier, ma è chiaro che nessuno può pensare di paragonare l’Ulivo di Prodi con un’offerta di premiership a Casini.<br />
Viceversa, se passano diversi mesi, prima di un ricorso alle urne bisognerà capire se l’ircocervo che è nato ieri ha l’ambizione di cambiare la destra o se ci sono le possibilità di costruire un’alternativa programmaticamente omogenea nel centrosinistra col Pd».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=T8T6Y">La Stampa - Carlo Bertini</a>