Openpolis - Argomento: fondazionehttps://www.openpolis.it/2011-12-28T00:00:00ZMARINA STACCIOLI: FORTETO, “SOSTEGNO DALLA REGIONE, ROSSI CI DEVE DELLE RISPOSTE” 2011-12-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622834Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Toscana (Gruppo: Misto) <br/><br/>Locci e Staccioli, “Se sono stati spesi soldi pubblici la Giunta dovrà informare il Consiglio”
“Se la Regione Toscana ha contribuito con fondi pubblici al sostegno dell’azienda agricola il Forteto Enrico Rossi dovrà risponderne davanti all’Aula”. Lo affermano i consiglieri regionali Dario Locci e Marina Staccioli (Gruppo Misto), che in merito ai contributi pubblici ricevuti dalla cooperativa agricola fondata da Rodolfo Fiesoli hanno presentato un’interrogazione in Consiglio regionale. “Dal sito ufficiale della Regione Toscana e dalla stampa – affermano i due consiglieri – ci risulta che la Regione abbia sostenuto alcune iniziative messe in atto dalla Fondazione il Forteto, costola nata dalla stessa comunità di Vicchio, se non altro prestando lo stemma e il nome della Regione”. “Com’è possibile che la Regione Toscana, così come altre istituzioni – si chiedono Locci e Staccioli – abbia potuto continuare ad avere fiducia in Rodolfo Fiesoli anche dopo la condanna definitiva, arrivata nel 1985 in seguito ad accuse di maltrattamenti e abusi sessuali?”. Alla luce dei recenti fatti, che hanno portato nuovamente all’arresto del fondatore del Forteto, i due consiglieri chiedono di fare luce sul contributo della Regione. “Se sono stati spesi soldi pubblici – dichiarano – vogliamo sapere quanti, in quali occasioni e chi ha dato il via libera al finanziamento”. (f.p.) <br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.regione.toscana.it/politica/comunicati-stampa-dei-gruppi-politici/comunicato/testo_comunicato.asp?id=8753&filtro=">www.consiglio.regione.toscana.it</a>Ruggiero Mennea: Un nuovo modello di gestione della cultura a Barletta2011-08-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590642Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Puglia (Lista di elezione: PD) <br/><br/>Credo sia giunto il momento di aprire un confronto non più sull’importanza di investire in cultura a Barletta (sulla quale importanza non vi è alcun dubbio) ma sul modello di gestione della cultura, che va ricordato, oggi è completamente finanziata con denaro pubblico.
L’ampiezza delle attività culturali istituzionalizzate nella nostra città non consente più una gestione in economia, come finora successo da parte dell’Amministrazione, applicabile quando modeste risultano le dimensioni o le caratteristiche dei servizi erogati al pubblico (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, art.113)
La realizzazione dei nuovi musei, Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” e Museo Civico-Castello, ha cambiato radicalmente l’offerta di fruibilità del patrimonio storico-artistico sia nei confronti della città che del territorio regionale e nazionale. L’esposizione permanente infatti di opere d’arte, accompagnate da eventi espositivi di grande rilevanza scientifica, così come le attività dello spettacolo del Teatro Curci, hanno assegnato al capoluogo un ruolo dominante anche nei servizi culturali e del tempo libero che vanno sempre più qualificati e stabilizzati se si vuole che il processo messo in atto faccia crescere l’offerta di consumo culturale, soddisfacendo al tempo stesso la richiesta da parte dei molti pubblici ancora da identificare e coinvolgere.
Barletta dunque ha bisogno di nuovi modelli di gestione a supporto delle potenzialità del proprio ricchissimo e unico patrimonio culturale, modello in grado di superare il vecchio municipalismo e di proiettarsi verso forme di una nuova economia.
Per far ciò occorre un radicale cambiamento di visione da parte dei pubblici amministratori perché siano in grado di distinguere le funzioni di indirizzo, di vigilanza, di programmazione e di controllo proprie dell’Ente, dalle modalità di gestione che devono essere stabilite in funzione di una sempre più adeguata qualità dei servizi.
Riprendendo il dettato legislativo del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, n. 267, la prospettiva di riorganizzazione del patrimonio culturale (teatro, musei, biblioteca) può trovare nella Fondazione il nuovo e più efficace strumento operativo cui affidare:
a) la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali, delle attività museali, dello spettacolo;
b) l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive, didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed universitario e con istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere;
c) l’organizzazione di eventi e attività culturali, anche connessi a particolari aspetti dei beni, quali ad esempio, le operazioni di recupero e restauro;
d) l’organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo.
Vale la pena ricordare che la Fondazione può svolgere ogni altra attività ausiliaria, connessa, strumentale, complementare, aggiuntiva o comunque utile o solo opportuna al perseguimento delle proprie finalità.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, la Fondazione può pertanto:
a) stipulare con enti pubblici o soggetti privati accordi o contratti di qualsiasi natura e durata utili o anche solo opportuni al perseguimento delle proprie finalità, quali, a titolo esemplificativo, l’acquisto di beni strumentali o servizi, l’assunzione di personale dipendente, l’accensione di mutui o finanziamenti.
La gestione dell’intero sistema civico affidata alla Fondazione non intende tuttavia cancellare le singole diverse identità presenti al suo interno. La stessa storia dei Musei civici, la loro diversa natura e identità, la loro parziale eterogeneità – di sede, di missione, di ambito di riferimento, le differenze derivanti dalla diversa condizione in cui si trovano, suggeriscono di costituire un ente che valorizzi le singole identità presenti al suo interno, attuando – soprattutto verso l’esterno – un’accentuata “specializzazione di prodotto” e al tempo stesso un’organica logica di sistema, in grado di realizzare – in tutti i casi in cui sia possibile una politica fortemente unitaria
La scelta della fondazione, quale esempio di compartecipazione istituzionale tra pubblico e privato nella cura di attività a rilevanza culturale, non lucrativa in senso soggettivo, trova importanti precedenti, ad esempio nel settore musicale, con le cd.Fondazioni liriche (D.Lgs. n. 134 del 23 aprile 1998), o ancora in autorevoli enti culturali del nostro paese, quali la Società di cultura, La Biennale di Venezia, l’Istituto Nazionale per il dramma antico, la Triennale di Milano, il Museo Nazionale della scienza e della tecnica “Leonardo da Vinci”.
Ciò che è necessario fare oggi, quindi, è utilizzare un modello moderno e snello di gestione della cultura che non pesi completamente sulle casse comunali e che dia autonomia alle scelte e ai coinvolgimenti nell’esercizio di tutte le attività culturali, sganciate dal condizionamento asfissiante della politica e con l’obiettivo – soprattutto – di valorizzare risorse umane e talenti della nostra terra. Limitarsi a fare il semplice “impresario” di cartelloni e di mostre non basta più, così come Barletta non può più permettersi di pagare un costo della cultura così esoso di fronte ad un emergenza sociale a cui va data una risposta immediata senza la quale si va incontro ad un “default collettivo<br/>fonte: <a href="http://www.ruggieromennea.it/news/mennea-pd-%E2%80%9Cun-nuovo-modello-di-gestione-della-cultura-a-barletta%E2%80%9D/">http://www.ruggieromennea.it/</a>Rita BERNARDINI: Se la Fondazione Camera diventa un lusso2008-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it358722Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Assessore Provincia Avellino (Partito: Radicali italiani) <br/><br/><br />
La Fondazione è stata messa su cinque anni fa col nobile intento di “promuovere l`immagine della Camera e favorire il rapporto fra cittadini e Parlamento”. Ha perciò organizzato convegni, ha pubblicato libri, ha indetto celebrazioni. Ma è parsa anche come una specie di premio di consolazione per presidenti in quiescenza: dopo una legislatura al vertice di Montecitorio, i presidenti uscenti passano di diritto al vertice della "Fondazione Camera", dove restano per un`altra legislatura, guidando un`istituzione che garantisce un modo morbido e gentile verso il viale del tramonto. Ma che può rappresentare anche un modo per restare nel gioco politico aiutandosi con uno strumento piccolo ma non minimo (e ben finanziato).
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Perché alla "sua" Fondazione la Camera garantisce una discreta dote di uomini e mezzi, a cominciare dal contributo finanziario annuo: anche sul prossimo bilancio sono stati confermati i soliti 40omila euro di finanziamento, nonostante la pressante richiesta di un congruo aumento avanzata da Fausto Bertinotti, il nuovo presidente della Fonda- la sua più recente poltrona. In questo scorcio di legislatura ha già riunito un paio di volte il consiglio di amministrazione dell`istituto, anticipando molti progetti. Comincerà in autunno con la primavera di Praga: un grande convegno prima che il quarantennio dell`invasione si consumi definitivamente.
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In ogni caso, nell`arco della legislatura la Camera trasferirà alla Fondazione una somma di 2 milioni di euro. E continuerà a fornire diversi apporti: il distacco del personale (una diecina fra funzionari e impiegati); l`uso gratuito dei locali per la sede, in uno dei palazzi "parlamentari" contigui a Montecitorio; la disponibilità delle dotazioni informatiche e delle attrezzature d`ufficio. Il totale fa una serie di costi che avevano allertato in un primo momento i nuovi "questori" della Camera, i tre deputati incaricati di sovrintendere all`amninistrazione della macchina parlamentare. Alla caccia degli "sprechi" da eliminare da esibire come inoppugnabile p rova dibuon governo, i tre erano orientati a sacrificare proprio la Fondazione creata da Pierferdinando Casini appena nel giugno 2003. Poi il salvataggio, dovuto forse al questore Antonio Mazocchi (An) preoccupato di difendere i progetti bertinottiani.
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La Fondazione è così riuscita a sopravvivere a dispetto delle tante riserve sull`utilità di una struttura che, fra libri e convegni, finisce per svolgere le stesse attività di studio e di approfondimento che la Camera realizza da sempre "in prima persona" (e spesso con una migliore risonanza). Insomma: la Fondazione come costoso doppione, come il più nuovo degli enti inutili, come l`ultimo "carrozzone".<br />
<b>«Parliamo più puntualmente di carrozzino», avverte la deputataradicale Rita Bernardini, recente protagonista di una battaglia parlamentare (persa) per ridurre e rendere trasparente il bilancio della Camera.</b>
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D`accordo (di malavoglia) sulla sopravvivenza dell`istituto, i questori non sono riusciti però a risolvere il problema rappresentato dall`attività commerciale che la Fondazione ha svolto negli ultimi tre anni. E che ha prodotto il cospicuo fiasco del "Punto Camera": un locale faraonicamente arredato, con sei vetrine spalancate su via del Corso, più quattro su via del Parlamento, nel cuore della città, a vendere gadget marchiati col logo "Camera dei deputati". Ai tempi della "Casta", il richiamo non ha tardato a rivelarsi, ma quello che ha tenuto alla larga la clientela sono stati i prezzi della boutique applicati alla mercanzia offerta. Un catalogo ricco in tutti i sensi per una clientela assai scarsa (1.200 visitatori al mese, quanti entrano in un solo giorno nei vicini magazzini del centro).
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Tre mesi fa la decisione di chiudere il fallimentare commercio, senza però una chiara decisione sul futuro dei locali, sottoposti al momento a una nuova ristrutturazione. Con una giacenza in magazzino di oltre 4 mila pezzi invenduti, i questori sarebbero orientati a confermare il punto vendita, a prezzi però molto modesti. Ma penserebbero anche a trasformare i locali in un nuovo ingresso della Camera adatto ad accogliere gli studenti invisita a Montecitorio.Non senza aver prima scavato un tunnel sotterraneo per collegare il palazzo di via del Corso col palazzo di Montecitorio, una cinquantina di metri più in là. Il progetto è pronto da quattro anni (quando la sua realizzazione fu scongiurata a furor di popolo) e da altrettanti anni ne è stato valutato il costo, che ammonterebbe a oltre cinque milioni di euro.
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Si fa fatica a crederci, ma sembra proprio che i questori ne abbiano parlato come di una cosa seria.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=IYSF6">Il Sole 24 Ore - Franco Colasanti</a>Stefano CECCANTI: Fare il congresso è l’unica cosa sensata. - Intervista2008-07-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it357565Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Giurista, costituzionalista, appassionato cultore di sistemi elettorali e modelli di governance, il neo senatore Stefano Ceccanti, Partito Democratico ala veltroniana, spariglia le carte della polemica interna e chiede a viva voce il confronto che molti temono, tra le anime democratiche. Un congresso a breve del Pd. Anche per chiarire il fronte della giustizia, bacchettare le sbavature di qualche giudice e ricondurre Di Pietro a più miti consigli… <br /><br />
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I toni di Veltroni sono cambiati, si parla di una nuova campagna di opposizione.</b><br />
L’opposizione reagisce come è ovvio che sia alle iniziative del governo. Le prime iniziative del nuovo governo sono un copia/incolla di alcuni provvedimenti del precedente esecutivo, quello di Prodi. Parlo ad esempio del decreto sicurezza, che riceve quanto Amato aveva portato avanti. Sembrava poter essere un’opposizione morbida, improntata al buon senso. Adesso fa cose non previste dal suo programma, a forzature come quelle di Maroni sull’ordine pubblico… non si tratta di una scelta ideologica dell’opposizione. <br />
<b>C’è stato un cambio di passo di Veltroni.</b><br />
Dovuto al cambio di passo che ci siamo trovati dall’altra parte.<br />
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Ma il Pd versa in stato di crisi. I toni muscolari servono a uscirne?</b><br />
Direi di no. Ci sono problemi inerziali del passato che sono tuttoggi molto forti e che gli insuccessi elettorali hanno contribuito ad aumentare.<br />
<b>Come se ne esce?</b> <br />
Faccio la mia proposta: se nei mesi prossimi proseguirà il malessere nel partito, sarà inevitabile andare a un congresso, anche perché bisogna davvero chiarirci le idee e rimescolare le carte. <br />
<b>Non tutti sono d’accordo, mi sembra. Chi lo vuole?</b><br />
Adesso si terrà, nel mese di luglio, la prima riunione della nuova direzione del Pd. Immagino che Veltroni ripreciserà i punti salienti della continuità con il programma elettorale e i punti sui quali lo stesso va aggiornato.<br />
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Traducendo?</b><br />
Se risulta che ci sono troppi punti divaricanti all’interno del Partito, sarà inevitabile convocare un congresso. Non parlo delle singole scelte politiche, ma dell’approccio di fondo, dell’impianto del partito a vocazione maggioritaria. Se invece ci sono solo opzioni sulle scelte da prendere, ad esempio sul nucleare, credo che vada convocata a breve una Conferenza programmatica. <br />
<b>Ma Veltroni è d’accordo per il congresso?</b><br />
Non lo so, io ragiono con la mia testa, a lui non ne ho parlato. A me sembra l’unica cosa sensata da fare. <br />
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Qualche giorno fa, Massimo D’Alema ha lanciato Red. Cosa ne pensa?</b><br />
Che ci vuole chiarezza. Bisogna dire se si vuole fare una iniziativa culturale o una corrente. Per capirci, nel nostro programma elettorale c’è scritto che siamo per il sistema a doppio turno francese; se qualcuno fa una iniziativa pubblica per dire che è per il sistema tedesco, marcando una differenza che non è solo tecnica ma anche strategica, siamo di fronte a una corrente.<br />
<b>La spaventano le correnti?</b><br />
No, sono una ricchezza se intese nel senso vero. Ma qui c’è chi fa una corrente e la chiama Fondazione. Questo non è corretto.<br />
<b>A proposito di correttezza, sulle intercettazioni avete cambiato idea?</b><br />
Per niente. Con la collega Della Monica ho ripresentato il disegno di legge Mastella per assicurare che le intercettazioni non vengano pubblicate a tutto danno della privacy. E vorrei che il responsabile della conservazione delle registrazioni fosse anche penalmente responsabile, fino a che non prova che le registrazioni stesse gli sono state trafugate. Insomma: non è che ci siamo gettati a corpo morto sul giustizialismo, intendiamoci. La nostra linea è equilibrata, ma è difficile farlo capire.<br />
<b>Sul Lodo Schifani bis il Pd sembra tentato di non opporsi…</b> <br />
Questo problema di voler porre il Lodo con una legge ordinaria, cioè con una forzatura legislativa mette in ombra le ragioni che ci sono nel provvedimento: abbiamo un grado di indipendenza della magistratura e del singolo magistrato che è fortissimo, e se vogliamo conservare quest’ampia autonomia dei magistrati dobbiamo anche poter garantire la politica. Facciamo un caso di scuola, a parti capovolte: il Pd vince le elezioni e un singolo magistrato prevenuto che si impunta e persegue Veltroni per impedirgli di governare, che cosa facciamo? Il problema esiste. Ma affrontandolo così si rende pressocché impossibile affrontarlo seriamente.<br />
<b>Avete detto di no alla manifestazione dell’8 luglio. Il Pd sta prendendo le distanze da Di Pietro?</b><br />
Guardi, se Berlusconi smette di fare quello che fa, Di Pietro smette a sua volta. E’ un epifenomeno reciproco: perché anche Di Pietro è la polizza sulla vita di Berlusconi.<br />
<b>L’Udc vi sprona a rompere con questa logica.</b><br />
A proposito di Di Pietro, chiariamoci. Faccio un esempio concreto, l’altro giorno il gruppo di Italia Dei Valori al Senato ha proposto una pregiudiziale di costituzionalità su Alitalia: gli abbiamo detto subito che non lo avremmo votato. A volte ci troviamo più d’accordo con loro, altre volte con l’Udc. Dipende dall’argomento di cui parliamo.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=ILS5B">L'Opinione delle Libertà - Aldo Torchiaro</a>Stefania SARTORI: Crisi della Fondazione Arena2008-03-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it331084Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Verona (VR) (Lista di elezione: PD) <br/><br/>Una questione che coinvolge tutto il territorio e centinaia di lavoratori non può essere trattata dietro le quinte. Se continua il silenzio, organizzeremo un incontro pubblico invitando la città ed i lavoratori della Fondazione ad un confronto aperto sulle previsioni contenute nel piano e sul futuro dell'Arena. La Fondazione Arena, che pare sia indebitata per 21 milioni di euro, garantisce a Verona il lustro internazionale, a cui si aggiungono circa 500 milioni di euro di indotto l'anno. Il debito è tale anche perché negli ultimi quattro anni sono mancati 13 milioni dai soci privati e 5 di Fus sono stati tagliati dalle Finanziarie. Il piano industriale, voluto in primo luogo dalla Camera di Commercio, socio non in regola con i versamenti, prevede forti tagli nei costi di gestione e nel personale, prepensionamenti, oltre a versamenti consistenti dei privati, ai quali verrebbe chiesto un contributo straordinario di circa 10 milioni di euro. Chi finora non ha versato i quasi 10 milioni pattuiti dallo statuto, da domani dovrebbe versarne più del doppio?<br/>fonte: <a href="http://www.larena.it">L'Arena</a>OTTAVIANO DEL TURCO: REGIONE NO IN FONDAZIONE PER REISS ROMOLI: IMPORTANTE IL RUOLO DI FINMECCANICA2008-02-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328416Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Abruzzo (Partito: Unione) - Consigliere Regione Abruzzo (Lista di elezione: SDI) <br/><br/>La Regione non intende entrare nella costituenda Fondazione pubblica per la formazione post laurea tecnica e manageriale nel settore dell'ICT (Information and Comunication Technology) a L'Aquila.
Rispetto all'ipotesi di un'acquisizione della Reiss Romoli da parte della stessa Fondazione non è stata presentata alla Regione alcuna proposta di partecipazione alla Fondazione.
Ho chiesto, comunque, ad Abruzzo Engineeering di seguire l'evoluzione della vicenda e posso dire che, in relazione ai soci che dovrebbero costituire la Fondazione, la presenza di Finmeccanica all'interno della stessa Abruzzo Engineering costuiuisce un incentivo alla nascita di questa Fondazione che rappresenta una condizione essenziale per il salvataggio della Reiss Romoli
<br/>fonte: <a href="http://www.regione.abruzzo.it/xStampa/index.asp?modello=UltimaAgStampa&servizio=xList&template=default&msv=menuUlNot2">Regione Abruzzo</a>