Openpolis - Argomento: democrazia partecipatahttps://www.openpolis.it/2012-01-28T00:00:00ZAlberto Lucarelli: La rete dei comuni per i beni comuni: le prime azioni concrete da compiere 2012-01-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625477Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Napoli (NA) (Partito: Lista Civica - Cen-Sin) - Assessore Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) <br/><br/><br />
Partendo dalle esperienze delle democrazie locali e dei movimenti, vogliamo tessere le principali tappe di un percorso ambizioso e articolato: la Rete dei Comuni per i Beni Comuni. Un percorso che deve articolarsi in due modalità di azioni che possono anche muoversi con la stessa tempistica: esercizio di azioni politico-amministrative locali concrete; rivendicazioni, resistenza e disobbedienza civile verso atti statali illegittimi ed incostituzionali.
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Comincio ad indicare quelle azioni che i comuni, sospinti dalle pratiche sociali, potrebbero far partire da domani. Ne indico ovviamente solo alcune a titolo esemplificativo:
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<b>1.</b> In primo luogo, in attuazione della volontà referendaria espressa da 27 milioni di italiani lo scorso giugno, i Comuni devono impegnarsi, attraverso un patto federativo, a gestire l’acqua attraverso un modello pubblico partecipato. Come abbiamo fatto a Napoli con Abc.
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<b>2.</b> I comuni devono eliminare dalla tariffa il 7% relativo alla remunerazione del capitale investito. Ovvero uscire dalla logica del profitto.
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<b>3.</b> Si invitano, pertanto, i sindaci delle città che organizzano il servizio idrico integrato mediante società per azioni a totale capitale pubblico (Milano, Torino, Palermo, Venezia, ecc.) a siglare un patto da subito per transitare tutti verso una gestione del servizio per il tramite di aziende speciali, seguendo l’iter indicato da Napoli.
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<b>4.</b> Si invitano i Comuni all’adozione di piani energetici orientati ad un più razionale utilizzo delle risorse, nell’interesse delle generazioni future.
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<b>5.</b> Costruire da subito un patto tra amministrazioni e cittadini in difesa dei diritti delle generazioni future per la formulazione di un piano d’azione per l’energia sostenibile.
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<b>6.</b> Uscire da subito dal circuito affaristico di inceneritori e discariche e dimostrare che la gestione dei rifiuti possa fondarsi sulla politica delle “R”, piuttosto che su discariche ed inceneritori.
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<b>7.</b> Che la tutela dell’aria e la qualità della vita nelle città passino sempre più attraverso la predisposizione di ampie Ztl.
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<b>8.</b> Con una prospettiva di radicale riforma della mobilità urbana, occorre trasformare vie e piazze in giardini, spazi di gioco e incontro: in beni comuni a vocazione sociale.
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<b>9.</b> Definire e gestire il territorio bene comune significa arrestare il consumo di suolo e fronteggiare qualsivoglia forma di condono.
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<b>10.</b> Lo sviluppo urbanistico deve accettare limiti rigidi all’espansione su suoli agricoli, trovando spazi nella rottamazione degli edifici di bassa qualità, energeticamente inefficienti, riusando le aree già compromesse. Occorre riconquistare lo spirito di appartenenza al proprio territorio.
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<b>11.</b> Immaginare reti di distribuzione locale di prodotti biologici per operare una sinergia fra le città e le campagne circostanti. Creare opportunità di eco-lavoro cooperativo per far cessare le forme più intollerabili di precarietà e sfruttamento.
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<b>12.</b> Creare laboratori permanenti di consultazione dei cittadini dando loro la possibilità di deliberare ed incidere concretamente sulle grandi scelte operanti nelle città; in particolari quelle che attengono al governo ed alla gestione dei beni comuni.
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<b>13.</b> Nella grandi metropoli il governo dei beni comuni non può che passare attraverso un discorso serio sulla Città metropolitana e della democrazia di prossimità, non già quali ulteriori luogo di mera rappresentanza.
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<b>14.</b> Le istituzioni comunali, in quanto enti esponenziali delle comunità presenti sul territorio, devono impegnarsi a porre in essere politiche inclusive sul versante della rappresentanza, aprendosi, ad esempio, alla partecipazione dei migranti, ed ai minorenni (penso alla loro partecipazione ai referendum consultivi) ponendo il problema politico della doppia cittadinanza e dello ius soli per tutti.
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<b>15.</b> In sede locale vanno rafforzati tutti gli strumenti di democrazia diretta, quali i referendum abrogativi, consultivi, propositivi.
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<b>16.</b> I Comuni da subito, insieme ai movimenti, anche utilizzando alcuni strumenti del Trattato di Lisbona devono, da subito, promuovere e costruire una Carta Europea dei Beni Comuni, così come deliberato dal Comune di Napoli, mediante la quale inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell’Unione e fronteggiare la dimensione mercantile del diritto comunitario.
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<b>17.</b> Da subito i Comuni, infine, potrebbero modificare i propri statuti per introdurre la nozione di bene comune, non soltanto simbolica, ma capace di influenzare le politiche pubbliche locali.
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<b>18.</b> Occorre lavorare per il pieno accesso gratuito alla rete.
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<b>19.</b> Le istituzioni pubbliche della cultura devono agire come reali istituzioni culturali e non come strumenti politici o finanziari. Soltanto in questo modo i loro organi potranno garantire serietà nella valutazione dei progetti e loro credibilità internazionale.(…)
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Da Napoli dunque dovrà uscire una carta da consegnare al Capo dello Stato e al governo nella quale evidenziare tutti gli atti eversivi e incostituzionali che hanno progressivamente reso impossibile il funzionamento dei governi locali e soprattutto l’erogazione di servizi sociali tesi al soddisfacimento dei diritti fondamentali. (…)
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La Rete dei Comuni per i Beni Comuni è pronta costituire un modello alternativo di democrazia, oltre l’orizzonte attuale. Occorre però avere la forza, la compattezza , il coraggio di liberarsi o di resistere a tutte quelle leggi che danno al saccheggio il crisma della legalità. Occorre avere il coraggio, la forza, ma anche l’entusiasmo, di sperimentare pratiche alternative di democrazia, anche attraverso la ricerca di forme organizzative più adeguate allo stato di cose presenti.
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Modelli di coordinamento e di pratica collettiva meno obsoleti rispetto a quelli che stanno facendo naufragio. Mai più forme di leaderismo, di personalismo di autoreferenzialità, ma azioni coordinate da una molteplicità di soggetti, al fine di mettere in connessione diversità culturali, etniche, linguistiche. Un laboratorio in grado di superare la separatezza, fondato sull’inclusione e sulla contaminazione dei diversi. Proviamoci! Insieme possiamo riuscirci.
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<b>N.B.</b> Qui pubblicata è una parte dell’intervento di apertura al Forum dei Comuni sui Beni Comuni e sulla democrazia partecipata. Ricordiamo che il Forum si è tenuto presso il Comune di Napoli.<br />
<br/>fonte: <a href="http://comunicare56.wordpress.com/2012/02/22/la-rete-dei-comuni-per-i-beni-comuni-le-prime-azioni-concrete-da-compier/">il Manifesto / comunicare56.wordpress.com</a>Luigi de MAGISTRIS: Benecomunismo per la rivoluzione - INTERVISTA2012-01-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624068Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Napoli (NA) (Partito: IdV) - Consigliere Consiglio Comunale Napoli (NA) (Lista di elezione: IdV) <br/><br/><br />
Mentre Monti privatizza e liberalizza, a Napoli si va in direzione contraria e la sfida alla valorizzazione dei beni comuni è diventata il fiore all'occhiello della rivoluzione arancione. Ostinatamente Luigi De Magistris rivilitalizza le partecipate del comune: acqua, trasporto e rifiuti. Ieri, con una delibera, Palazzo San Giacomo ha perfino istituito il laboratorio Napoli che con le Assise del popolo è il primo esperimento in Europa di messa su carta della democrazia partecipata, mentre dopo aver aperto un registro per le coppie di fatto e quelle Gltb, ha visto la luce, sempre all'anagrafe del comune, anche quello dedicato al testamento biologico.
<p><b>Sindaco, continuando cosi Napoli si candida a diventare la San Marino dei benecomunisti…</b>
<p>«Scherzi a parte, è un fatto che le nostre scelte avvicinando i cittadini alla politica fanno paura a molti. Noi siamo il contrario dell’antipolitica e lo stiamo dimostrando giorno per giorno. Quello che verrà deciso nelle assemblee del popolo dovrà essere preso in considerazione da questa amministrazione, in un confronto faticoso, ma necessario per gettare le basi della democrazia partecipata. E l’inizio di un esperimento unico, dove l’assemblearismo non sarà più uno sfogatoio, ma un momento di crescita e critica costruttiva, contribuendo alle scelte dell’amministrazione»
<p><b>Uno del suoi “beni comuni” preferiti pare sia l’acqua. Ma con il decreto Monti sulle liberalizzazioni e in particolare con il comma 20, che di fatto vieta agli enti locali di gestire i servizi idrici, che fine farà la sua Abc?</b>
<p> «L’azienda speciale Acqua Bene Comune non farà una brutta fine, noi non lo permetteremo. Siamo stati la prima amministrazione a dare concretezza al referendum con una rivoluzione che ha riportato il controllo delle risorse e della gestione in mano pubblica, non consentiremo nessun colpo di mano»
<p><b>Con il paravento della crisi economica però Monti ha praticamente commissariato l’Italia, è un dato di fatto che a suon di decreti stia cercando di cancellare le consultazioni popolari di giugno…</b>
<p> «È giuridicamente illegittimo e politicamente inaccettabile. Confesso di essere preoccupato, ma anche deciso a contrastare ogni tentativo di privatizzare i beni comuni che sono fondamentali per i diritti universali. Su questo faremo una battaglia nazionale insieme a tutte le amministrazioni e naturalmente con il comune di Napoli in testa»
<p><b>Negli ultimi 15 anni tutti i governi che si sono succeduti hanno insistito per privatizzare. Secondo lei è possibile che questo accanimento possa essere legato ai futuri assetti globali che vedono nell’acqua una risorsa paragonabile al petrolio a livello di speculazioni sul mercato?</b>
<p> «Ci sono interessi economico-affaristici locali e quelli di tipo predatorio delle grandi multinazionali che pure sono interessate alle reti idriche dei comuni, rappresentando queste, tanti mattoni di un’unica casa. Qui noi stiamo ponendo ostacoli decisivi alle mire neoliberiste, ed è chiaro che rappresentiamo un’anomalia in un processo politico molto interessante che non solo si oppone alle privatizzazioni, ma si impegna anche nella valorizzazione dei beni della comunità offrendo un modello amministrativo che coinvolge la cittadinanza»
<p><b>E sulle altre liberalizzazioni? L’altro giorno si è schierato dalla parte del tassisti…</b>
<p> «Sì perché guardo la loro protesta da un punto di vista cittadino e in un momento di crisi economica così duro non credo che abbiamo bisogno di nuove tensioni sociali. A Napoli per esempio c’è una necessità di un dialogo con questa categoria per stabilizzare il nuovo modello di mobilità urbana. Il manifesto è uno dei pochi medium a sostenere la campagna sui beni comuni. Per molti, pubblico è sinonimo di inefficienza e fonte di sprechi. Stiamo cercando di ribaltare questo concetto e perciò abbiamo puntato sulla totale gestione pubblica del ciclo dei rifiuti, dei trasporti, nonché dell’acqua. Abbiamo ridotto gli sprechi, non abbiamo aumentato i biglietti dei bus, ma ampliato le corse di notte pur trovandoci con le casse vuote e i tagli del governo. Nonostante tutto siamo anche riusciti a rispettare il patto di stabilità e a conservare 70 milioni che presto saranno reinvestiti in opere pubbliche. Questo perché siamo convinti che la valorizzazione dei beni comuni e del welfare sia il cuore della politica nel terzo millennio. Ma attenzione a non demonizzare il privato, essenziale nel project financing nel rilancio dello sviluppo o nelle opere pubbliche»
<p><b> Con la delibera sul testamento biologico e precedentemente con quella sul registro delle coppie di fatto etero o Glbt siete andati a mettere lo zampino in quei temi etici su cui il parlamento da anni si accapiglia senza riuscire a venirne a capo.</b>
<p> «Il fine vita è un tema su cui è difficile mettersi d’accordo, ma è necessario dire cosa si pensa. Noi abbiamo fatto tutto nel rispetto dell’autonomia che ci è concessa dalle leggi nazionali. Si tratta a nostro parere di diritti inviolabili della persona e quindi di valori costituzionali su cui un paese laico plurale, contaminato da altre culture, ha il dovere di esprimersi. Non è un caso che ho tenuto per me la delega all’attuazione della costituzione repubblicana che come vedete non è un potere formale»
<p><b> Il 28 ci sarà l’assemblea per lanciare la Rete dei beni comuni, qualcuno mormora che lei stia usando Napoli come trampolino di lancio per la scalata a Palazzo Chigi.</b>
<p>«Assolutamente no, sono il sindaco di Napoli e intendo finire il mio mandato.<br />
L’amministrazione di questa città è una grande sfida, e può diventare una testimonianza utile al paese per un modo differente di pensare la politica. In questa logica si iscrive anche il Forum del 28 che vedrà l’arrivo di tanti sindaci, Emiliano, Pisapia, Vendola, per un confronto aperto e per far crescere l’alternativa sociale. Da quest’assemblea usciranno infatti alcune proposte che poi presenteremo al governo e al presidente della Repubblica».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=19DU4D">il Manifesto - Francesca Pilla </a>Nichi VENDOLA: Internet Premio Nobel per la Pace 20102010-09-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it507258Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
Esprimo il mio sostegno per la campagna <i>Internet for peace</i>, pensata e organizzata dal mensile <b>Wired Italia</b> e dal suo direttore Riccardo Luna, per candidare Internet al Premio Nobel per la Pace 2010.<br />
Perché Internet è un enorme propulsore di messaggi di pace e di libertà.
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La Rete è sempre più un vero e proprio <i>luogo del possibile</i>, in cui milioni di persone dialogano, si scambiano speranze ed esperienze, scienza e conoscenza.
La Rete ha il pregio di superare le barriere geografiche e abbattere i muri innalzati dai potenti e dai governi a protezione dello status quo, facilitando la conoscenza e la naturale predisposizione dell’essere umano all’empatia. La Rete consente l’estensione delle capacità delle donne e degli uomini e preme per l’attuazione di forme di democrazia partecipata, in cui ognuno è chiamato al proprio compito di cittadino del mondo.
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Internet ci fa vedere la faccia pulita della globalizzazione, quella dell’estensione dei diritti civili e sociali e della rivendicazione di libertà e giustizia per gli oppressi. E ci permette di osservare ciò che succede in ogni parte del mondo. Pensiamo al ruolo della Rete e delle sue applicazioni nella vicenda delle scorse elezioni politiche in Iran. Anche le grandi testate e i telegiornali utilizzavano immagini e video amatoriali estratti dalla rete. Pensiamo a come tutto il mondo abbia avuto la possibilità di osservare e guardare ciò che altrimenti sarebbe stato impossibile per via della censura imposta dal governo iraniano. E pensiamo a Neda, divenuta simbolo di quella lotta e di quelle rivendicazioni proprio perché la sua morte ha bucato i limiti e i confini del suo paese, entrando nel nostro privato, riannodando i fili di una umanità lacerata.
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La Rete costruisce pace perché unisce, perché narra porzioni di racconto che altrimenti non avrebbero voce.
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<br/>fonte: <a href="http://www.nichivendola.it/sito/mcc/informazione/internet-premio-nobel-per-la-pace.html">www.nichivendola.it</a>